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Messaggi - anthonyi

#6046
Confermo, si tratta della stessa radice di verde, nel senso che rappresenta la ripresa della vita biologica dopo i freddi invernali.
La verità simboleggia la vita in contrasto alla morte rappresentata dalla menzogna.
#6047
Non metto in discussione la prospettiva di un futuro regno messianico ma nel frattempo, nel tempo presente, la presenza di un governo ragionevolmente stabile è un problema, non foss'altro per permettere a quante più persone possibili di conoscere questo futuro regno.
#6048
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo/Assolutismo
09 Marzo 2017, 08:42:14 AM
Citazione di: Sariputra il 08 Marzo 2017, 22:13:17 PM
Citazione di: Phil il 08 Marzo 2017, 17:59:18 PM
Citazione di: Sariputra il 08 Marzo 2017, 09:38:29 AMcome giustamente sottolinea Green Demetr [...]: MA Ci sarebbe allora da chiedersi come mai in un mondo relativista, dove ognuno crede solo alla sua storia, nasce una delle società più bieche e omologate di ogni tempo. [...] Se invece mi dico:"Va bè, tanto... è tutto relativo..." finisco velocemente ad entrare in una concessionaria per ordinare il SUV... E' un pò quello che scrivevo sopra: ossia della stretta connessione, nella prassi, tra il relativismo e il modello capitalistico della società. Il pensiero relativistico è perfettamente funzionale a questo modello di vita.
Concordo sul non demonizzare i metafisici (e nemmeno i dogmatici), perché non necessariamente sono individui mentalmente chiusi o con pretese di egemonia sul prossimo; tuttavia il binomio relativismo/omologazione mi lascia perplesso... e ancor più quello relativismo/capitalismo. Forse può essere utile indagare il rapporto fra relativismo e società attuale, triangolandolo con la tecnologia: siamo sicuri che l'omologazione vada a braccetto con il relativismo, oppure è uno dei risultati della iper-comunicazione abilitata dalla tecnologia? La tecnologia serve al capitalismo forse meno di quanto il relativismo, con la sua selva di opinioni, favorisca la finanza attuale? Non direi... Il relativismo, in quanto tale non omologa (sarebbe contraddittorio!), ma apre alla pluralità delle opinioni fai-da-te; la tecnologia, invece, se assume le vesti della comunicazione di massa, tende a omologare e appiattire le opinioni (e di conseguenza le prassi). Non è che, abbagliati dalla coincidenza della "sincronia storica", stiamo dando al relativismo una colpa (senza entrare nel merito se lo sia o meno) da imputare alla tecnologia? L'annichilimento tecnologico delle coscienze (se lo riteniamo tale) è coevo del relativismo, ma sarei cauto nel vedere una causalità fra i due: tecnologia e relativismo non sono parenti stretti (anzi, in ambito "commerciale" una invita a seguire delle mode comuni, impone dei bisogni indotti, etc. l'altro invita a riflettere, dubitare con la propria testa...). Proviamo poi a pensare, per assurdo, se l'attuale tecnologia di comunicazione pervasiva fosse stata disponibile nei secoli scorsi: non avrebbe prodotto un'omologazione ancora più radicale? Inoltre (e senza usare la fantasia) siamo sicuri che oggi si sia davvero più omologati di ieri? I nostri nonni e i nostri avi, non vivevano forse in una società in cui troneggiava l'alternativa: omologazione ai valori vigenti e adattamento forzato, oppure emarginazione-eliminazione (almeno quanto oggi)? In cosa la famigerata omologazione di oggi è maggiore di quella di ieri? Siamo poi davvero sicuri che questa sia l'epoca del relativismo? Ognuno di noi può guardarsi in giro e chiedersi quanti relativisti conosce o vede... sono davvero la maggioranza?

Non ho affermato che il relativismo sia la causa , ho detto che è funzionale al sistema , che è un'altra cosa.  Una societa capitalistica basata sulla creazione continua di bisogni da soddisfare e da imporre alle masse, "martella" un'opinione che finisce per essere condivisa da tutti, perché l'individuo, isolato e frammentato, non può opporre che opinioni 'deboli', relative, al quale lui stesso in definitiva non crede e alla fine, tra la scelta tra un'opinione personale debole e un desiderio ' forte' da soddisfare e che lo fa "includere" e accettare dal gruppo sociale( creato e imposto dalla società delle comunicazioni) sceglie quasi sempre il secondo, e lo vediamo.

Riflettendoci, anche l'assolutismo è funzionale a un certo sistema, un sistema di potere. Io ho un'idea, interiormente posso considerarla relativa, ma pubblicamente ho bisogno di definirla assoluta perché dare rilevanza ad altre idee indebolirebbe il mio potere.
Questo inverte il rapporto consequenziale che è stato presentato in altri post: Non è il metafisico assolutista che è spinto ad imporre la sua idea, ma è il bisogno di imporre la propria persona che necessita dell'imposizione della propria idea che quindi viene posta come assolutista (metafisica o meno che sia).
#6049
Citazione di: Jacopus il 08 Marzo 2017, 13:12:17 PM
CitazioneNon credo che nel rapporto uomo-donna, sia rilevante il fatto che la donna possa o voglia "divertirsi". Anche fosse sarebbe una scelta da considerare come legittima, tenuto conto che la legittimità della stessa scelta riguarda anche l'uomo.
L'aspetto problematico è secondo me quando la donna usa furbescamente la sua attrattività per esercitare potere sul maschio (e non a caso parlo di maschio invece di uomo), a sollecitare al massimo i suoi meccanismi istintivi per porlo in condizione di soggezione.
Oggi di parla spesso della violenza di uomini contro le donne, ma si parla molto meno di quelle forme di violenza psicologica che tanti uomini subiscono in contesti di relazione patologica nella quale sono succubi di isterie (e non a caso isteria viene dalla stessa radice di utero) femminili.


Nessuno mette in discussione che vi siano situazioni di violenza o meglio di "manipolazione" di donne sugli uomini. E' vero anche il contrario però, la manipolazione può essere adeguatamente utilizzata anche dagli uomini, che però sono più specializzati sul versante "forza fisica". Quello che mi contrariava era soprattutto la descrizione nel post di Giona di una donna che è filogeneticamente destinata ad essere l'alter-ego del diavolo tentatore, evidenziando così la lunga storia culturale che vuole la donna non su un piano di parità con l'uomo ma su un piano di sottomissione che ricorda da vicino il razzismo (non a caso secondo me, il modello prototipico di ogni razzismo è proprio quello nei confronti del genere femminile).

Sono sostanzialmente d'accordo, notando che la visione di Giona su fonda su un'idea sessuofobica che ha sempre caratterizzato la cultura umana, a mio parere distorcendo la reale osservazione del rapporto di potere tra uomo e donna.
Tale rapporto di potere va poi analizzato tenendo conto anche della complessità del rapporto di potere tra uomo e uomo (Cioè tra servi e padroni).
#6050
Non credo che nel rapporto uomo-donna, sia rilevante il fatto che la donna possa o voglia "divertirsi". Anche fosse sarebbe una scelta da considerare come legittima, tenuto conto che la legittimità della stessa scelta riguarda anche l'uomo.
L'aspetto problematico è secondo me quando la donna usa furbescamente la sua attrattività per esercitare potere sul maschio (e non a caso parlo di maschio invece di uomo), a sollecitare al massimo i suoi meccanismi istintivi per porlo in condizione di soggezione.
Oggi di parla spesso della violenza di uomini contro le donne, ma si parla molto meno di quelle forme di violenza psicologica che tanti uomini subiscono in contesti di relazione patologica nella quale sono succubi di isterie (e non a caso isteria viene dalla stessa radice di utero) femminili. 
#6051
Una cosa che mi ha colpito dell'attuale discorso sul suicidio del Dj è la riflessione di Cappato sul fatto che mentre le sue argomentazioni in difesa del diritto alla buona morte erano di tipo spirituale, quelle del Cardinale con il quale si confrontava erano argomentazioni prettamente materiali. In effetti l'idea di una morte data dal fatto che si pensa di vivere una vita indegna, inaccettabile (e la ragione è sempre questa) presuppone una superiorità dell'idea di vita rispetto alla vita stessa.
Nello stesso tempo, però, non si può dire che le posizioni della Chiesa siano strettamente materiali, per la Chiesa la vita, anche se dicono che è un dono, in realtà è un dovere, per cui se ne devono accettare le conseguenze.
Credo che il punto nodale della questione sia nel rapporto tra il concetto di amore e il concetto di morte. Una sostenitrice del dovere di vivere sosteneva che amare e dare, o accettare, la morte è incompatibile. Si tratta di un'idea che non condivido, se l'amore supera la morte allora non deve essere condizionato da questa. Amare vuol dire volere la felicità dell'altro, se io faccio di tutto per trattenerlo a me vicino in realtà esprimo un possesso non l'amore. Se l'altro vivendo soffre, allora posso accettare che se ne vada per la sua felicità (Magari perché credo in un'aldilà).
Dal punto di vista del sofferente, che vive la coscienza della sofferenza di chi si sacrifica per dedicarsi a lui, la scelta di morire è anch'essa dettata da una logica di amore, dal desiderio di non gravare più sull'altro, di lasciarlo libero di vivere una sua vita.
#6052
Citazione di: Angelo Cannata il 29 Gennaio 2017, 11:52:03 AM
Citazione di: Apeiron il 29 Gennaio 2017, 11:09:07 AM
La tua critica ti vuole portare alla verità.
In effetti ogni tanto mi è capitato di pensare che prendere atto del relativismo possa essere considerato nient'altro che ricerca di una verità, che sia aderente a come stanno le cose più di quanto lo è la metafisica. La metafisica trascura il coinvolgimento del soggetto nel processo della conoscenza, mentre invece il relativismo ne tiene conto.

Una volta che però il relativismo approda ad una presa d'atto dell'impossibilità di ogni verità, il relativista si trova a doversi chiedere che senso possa avere il suo sforzo di tener conto della soggettività, visto che esso non può essere motivato dalla ricerca di una verità più completa di quella metafisica.

A questo punto, per me, lo sforzo di tener conto della soggettività, non potendo essere considerato uno sforzo di verità, si può definire come sforzo di realizzare al meglio il nostro essere umani. Non sappiamo esattamente cos'abbia di esclusivo il nostro essere umani; oggi mi sembra che si possa tener conto di una nostra sensazione di poter partecipare attivamente all'evolversi del nostro essere. Si potrebbe chiamare anche sensazione di libertà. L'esistenza della libertà non è dimostrabile, ma mi sembra che la sensazione che ne abbiamo, vera o falsa che sia, valga la pena di essere sfruttata.

Dunque, rispetto alla metafisica, preferisco tener conto della soggettività non per raggiungere una verità più completa, ma perché ciò mi dà la sensazione di realizzare in maniera più completa e arricchente il mio essere umano.

Questa motivazione vale anche per altri atteggiamenti che preferisco ad altri, tra cui la critica e il dubbio ad oltranza: scelgo critica e dubbio perché ogni affermazione di verità mi appare limitante, in quanto, occultamente, nega il suo opposto. Se decido, per esempio di accettare come verità indiscutibile che il sangue umano è rosso, sto automaticamente scoraggiando o perfino vietando alla mia mente di ipotizzare qualcosa di diverso, provare ad effettuare ricerche in proposito, esplorare modi diversi di pensare. Questo scoraggiamento per certi versi è utile, poiché permette di evitare di sprecare tempo in ricerche inutili o già compiute da altri, ma è anche micidiale perché è disonesto quanto alla motivazione. Infatti la metafisica non dice che non serve sprecare tempo in ricerche inutili o già fatte, ma che è meglio non farle, anzi, non si devono proprio fare, perché la verità è quella e tutto ciò che le si oppone è falsità da mettere al bando. Questa è quella che trovo una grave disonestà della metafisica: secondo essa bisogna seguire la verità prestabilita non per economia di risorse, ma perché quella è la verità. Ciò per me è falso, allo stesso modo in cui è falso dire che il sangue è rosso: la verità non è che il sangue è rosso, ma che i risultati di tutte le ricerche compiute finora consigliano di trattare il sangue come oggetto rosso. C'è differenza.

Ho chiamato quest'ultima affermazione "verità" per semplicità di linguaggio, ma, in base a ciò che ho detto prima, preferisco quest'ultima affermazione non perché sia più vera, o più completa, ma solo perché mi dà la sensazione di farmi realizzare meglio, con più completezza e ricchezza, le mie facoltà di cui ho sensazione come essere umano, tra cui la mia facoltà di collaborare liberamente alla mia evoluzione di essere umano.

Mi sembra tu abbia una visione della metafisica come equivalente alla dottrina religiosa. La metafisica è parte della filosofia per cui indica che c'è qualcuno che si pone delle domande di argomenti che certamente sono oggetto di dottrina, ma che non vengono posti come verità a priori.
#6053
Tematiche Filosofiche / Re:pensieri sull'inconscio
27 Dicembre 2016, 15:41:08 PM
Citazione di: davintro il 26 Dicembre 2016, 22:14:42 PM


L'idea di "confini mobili" tra conscio ed inconscio, l'idea che ciò che ora è inconscio un domani potrebbe divenire coscienza (o viceversa),

Su questo punto credo ci siano delle osservazioni interessanti, tutti noi ci domandiamo come è fatta l'intelligenza degli animali, abbiamo difficoltà a concepirla perché non si esprime con parole, e lo stesso vale anche per noi. Il conscio non è che quella nostra parte che si esprime in forma logica, poi ci sono tutti gli altri ragionamenti che elaborano emozioni, sensazioni, istinti, che sono dentro di noi, e che a volte si trascodificano in forma logica, come se fosse una traduzione, e questo è il passaggio dall'inconscio al conscio. Se poi teniamo conto che il nostro cervello evolve da almeno 500.000.000 di anni, diciamo dalla nascita dei vertebrati in poi, ed è caratterizzato dall'elaborazione di sensazioni e istinti, un po' più tardi anche emozioni(direi negli ultimi 65 milioni di anni), mentre il pensiero logico entra in gioco con il suono articolato, forse nell'ultimo milione di anni, non mi sembra ci sia da meravigliarsi se l'uomo ha un inconscio che, magari, è anche molto più ampio del conscio.
#6054
Tematiche Filosofiche / Re:pensieri sull'inconscio
27 Dicembre 2016, 15:23:53 PM
Citazione di: Fharenight il 26 Dicembre 2016, 18:16:49 PM
L'argomento è interessante e accurato, quindi non entro totalmnete nel merito della discussione perché dovrei leggere tutti i post precedenti. Ma ieri ho letto il post di Jacopus che mi sembra sui generis e qualche domandina sorge spontanea.

Citazione di: Jacopus il 25 Dicembre 2016, 23:53:57 PM

...infatti dalla psicoanalisi sono partite molte altre correnti, alcune delle quali hanno anche interpretato il fascismo (Reich) o la personalità autoritaria in chiave psicoanalitica (Adorno-Horkheimer).
Ma il Reich non era fascismo, era nazismo, non si possono confondere, pur essendo alleati. Sarebbe come dire che la Russia di Putin e la Turchia di Erdogan  sono la stessa cosa dato che ora vanno d'accordo. Mi piacerebbe sapere sulla personalità sinisteoide o dei tipi dei centri sociali che interpretazione in chiave psicoanalitica specifica si può dare.

Citazione di: Jacopus il 25 Dicembre 2016, 23:53:57 PM
All'epoca di Freud la società era organizzata in senso autoritario, il senso di colpa schiacciava i figli fino a farli sentire degli scarafaggi e quindi il disturbo tipico era la depressione e la paranoia (che infatti spesso clinicamente sono associate).
Ma cosa dice? La depressione può essere presente nella paranoia, ma non è detto che la depressione sia associata anche alla paranoia.

A quanto mi risulta la paranoia è un sintomo spesso relazionato alle sindromi depressive.
#6055
Tematiche Filosofiche / Re:Die Mutter sind es!
27 Dicembre 2016, 15:12:08 PM
Citazione di: Apeiron il 26 Dicembre 2016, 12:02:31 PM
Citazione di: anthonyi il 26 Dicembre 2016, 10:39:43 AM
Citazione di: Sariputra il 23 Dicembre 2016, 09:40:09 AMSe la spinta profonda di tutti gli esseri è cercare il piacere e fuggire il dolore, e le emozioni più profonde sono la rabbia e la paura, si può arrivare a sostenere che l'etica e la morale umana nascano come desiderio di piacere e sicurezza, da contrapporre alla paura generatrice di rabbia dolorosa? Sappiamo però che la morale è anche una forma di frustrazione del desiderio di provare piacere infliggendo sofferenza agli altri ( sadismo). Chi di noi non ha mai provato quella spinta rabbiosa dell'animo a "spaccar la testa" a qualcuno ? Quanto piacere interiore ne abbiamo provato? Di fronte alla frustrazione di non ottenere ciò che desidera, l'essere umano genera in sé la rabbia e l'odio, che deve farsi azione per trovare soddisfazione e piacere. Questo piacere di infliggere sofferenza agli altri, per placare la rabbia e la paura, si scontra però con il suo opposto ( forza contrapposta) ossia con il desiderio del piacere dato dalla sicurezza. Immagino la solita grotta primordiale con un bel fuoco al centro e tanto fumo. Arriva il maschio umano, pieno di rabbia e frustrazione per non esser riuscito a cacciare che qualche sorcio. Le femmine lo guardano intimorite e piene di paura. Ormai sanno che sfogherà su di loro la sua rabbia e proverà così piacere infliggendo a loro dolore. La cosa che più atterrisce le femmine è però un'altra...hanno visto che il maschio preferisce sfogarsi sui loro cuccioli. Sembra che il suo desiderio di crudeltà trovi nei piccoli maggior soddisfazione. Ecco però che, a questo punto, i due desideri di piacere contrapposti vengono in collisione ( il desiderio del maschio di godere crudelmente e quello della femmina di godere del suo piccolo che sente come "suo"). Allora, un bella sera, quando il maschio ritorna alla grotta, le femmine lo aspettano...e lo uccidono! (Provano piacere ad ucciderlo). Ecco sorta la prima morale ( non si toccano i piccoli delle madri) . Mettiamo che arrivi, a questo punto, il secondo maschio e che veda il corpo massacrato del primo. Subito proverà una rabbia terribile e, probabilmente, si accanirà anche lui sulle femmine e sui piccoli, per provare piacere. La seconda sera però, le femmine rimaste...aspettano pure lui. Il terzo maschio, forse l'ultimo del gruppo, non desiderando ( provando terrore) di morire per mano delle femmine si adatterà a sfogare la sua rabbia contro tutto ciò che è esterno al gruppo ( e nascerà così la guerra). A cascata da questo primo punto fermo di moralità imposto dalla femmina sul maschio seguono tutti gli altri... "Dèe dominano altere in solitudine. Non luogo intorno ad esse e meno ancora tempo. Parlarne è arduo. Sono le Madri ! (Die Mutter sind es!) Siedono alcune, altre stanno e si muovono come il caso comporta. Formarsi, trasformarsi, eterno giuoco dell'eterno senno." (J.W.Goethe, Faust) Che luogo sarebbe il mondo degli uomini senza "le Madri"?
La mia impressione è che la ricerca della felicità non sia sufficiente a spiegare la morale, per quest'ultima è necessaria anche la convenzione, l'idea cioè di una similarità tra gli individui che si vincolano l'un l'altro nell'azione. La ricerca della felicità, da sola, è spesso invece la premessa per tanti comportamenti immorali.

Forse non la ricerca della propria felicità ma la ricerca della propria e dell'altrui felicità. Il vero "nemico" della morale è l'egoismo.

Affermare che l'altruismo è alla base della morale, a mio parere, crea un circolo vizioso, una tautologia, allo stesso modo potrei dire che che l'altruismo si fonda sulla morale.
Vi è poi il problema dell'interpretazione da parte dell'io dell'altrui felicità (Quanti conflitti nascono tra due persone quando l'una vuole imporre all'altra la sua idea di felicità).
#6056
Varie / Re:BUON NATALE
26 Dicembre 2016, 11:28:18 AM
Ricambio gli auguri a tutti, a questo punto anche per Capodanno.
#6057
Citazione di: DrEvol il 04 Dicembre 2016, 18:28:51 PM
L'Italia è quella che è. e non può essere altro che così.  Probabilmente votare si o no non fa cambiare molto le cose.  Comunque, io suggerisco a coloro che sono ancora indecisi di votare SI in modo da non rendere questo Paese permanentemente irriformabile.  Quali sono le ragioni del vostro voto?

Io ho votato Si, comunque il Si e il No non erano indifferenti. Con la vittoria del No Berlusconi si prepara a far valere il suo potere contrattuale, evidentemente ai 19 milioni di Italiani va bene così.
#6058
Tematiche Culturali e Sociali / Re:mi stanno antipatici
26 Dicembre 2016, 11:12:42 AM
Alla base di questo discorso c'è l'idea che il benessere economico sia sinonimo di felicità, una felicità nei confronti della quale si prova un po' d'invidia.
Il mio parere è che l'idea iniziale sia discutibile, so per esperienza che per certi ambienti economicamente elevati la coincidenza ricchezza=felicità è un dogma indiscutibile, ma questo non vuol dire che realmente queste persone siano felici.
Vi è poi il problema del rapporto figli di papà/bamboccioni, non è detto siano la stessa cosa. Di solito essere figli di papà vuol dire avere opportunità di realizzazione, in particolare nello stesso settore dei genitori (Non è solo questione di nepotismo, c'è anche la trasmissione di valori ed esperienze di vita che fanno si che i figli di chi ha avuto una buona professione con facilità possano realizzare lo stesso).
#6059
Credo che il limite della teoria bicamerale sia nel presupporre un mutamento strutturale della mente nel tempo senza spiegare perché questo mutamento sarebbe avvenuto. A parte il fatto che situazioni di voci interiori, spesso imperative, ma non sempre, sono documentate anche nelle popolazioni umane moderne, per cui in effetti si potrebbe dire che il mutamento strutturale non c'è stato.
Ipotizzando che ci fosse stato mi sembra difficile possa essere un mutamento di tipo evoluzionistico perché non ci sono i tempi né le ragioni. Potrebbe certamente essere l'effetto dell'evoluzione culturale, ad esempio una crescita dei contenuti e quindi delle voci culturali nella seconda camera ha reso sempre meno rilevante la voce derivante dalla prima camera. Questa spiegazione particolare aiuterebbe anche a spiegare perché sono soprattutto gli individui dotati di cultura ad avere poca fede.
#6060
Tematiche Filosofiche / Re:Die Mutter sind es!
26 Dicembre 2016, 10:39:43 AM
Citazione di: Sariputra il 23 Dicembre 2016, 09:40:09 AM
Se la spinta profonda di tutti gli esseri è cercare il piacere e fuggire il dolore, e le emozioni più profonde sono la rabbia e la paura, si può arrivare a sostenere che l'etica e la morale umana nascano come desiderio di piacere e sicurezza, da contrapporre alla paura generatrice di rabbia dolorosa? Sappiamo però che la morale è anche una forma di frustrazione del desiderio di provare piacere infliggendo sofferenza agli altri ( sadismo). Chi di noi non ha mai provato quella spinta rabbiosa dell'animo a "spaccar la testa" a qualcuno ? Quanto piacere interiore ne abbiamo provato? Di fronte alla frustrazione di non ottenere ciò che desidera, l'essere umano genera in sé la rabbia e l'odio, che deve farsi azione per trovare soddisfazione e piacere. Questo piacere di infliggere sofferenza agli altri, per placare la rabbia e la paura, si scontra però con il suo opposto ( forza contrapposta) ossia con il desiderio del piacere dato dalla sicurezza.
Immagino la solita grotta primordiale con un bel fuoco al centro e tanto fumo. Arriva il maschio umano, pieno di rabbia e frustrazione per non esser riuscito a cacciare che qualche sorcio. Le femmine lo guardano intimorite e piene di paura. Ormai sanno che sfogherà su di loro la sua rabbia e proverà così piacere infliggendo a loro dolore. La cosa che più atterrisce le femmine è però un'altra...hanno visto che il maschio preferisce sfogarsi sui loro cuccioli. Sembra che il suo desiderio di crudeltà trovi nei piccoli maggior soddisfazione. Ecco però che, a questo punto, i due desideri di piacere contrapposti vengono in collisione ( il desiderio del maschio di godere crudelmente e quello della femmina di godere del suo piccolo che sente come "suo"). Allora, un bella sera, quando il maschio ritorna alla grotta, le femmine lo aspettano...e lo uccidono! (Provano piacere ad ucciderlo). Ecco sorta la prima morale ( non si toccano i piccoli delle madri) .
Mettiamo che arrivi, a questo punto, il secondo maschio e che veda il corpo massacrato del primo. Subito  proverà una rabbia terribile e, probabilmente, si accanirà anche lui sulle femmine e sui piccoli, per provare piacere. La seconda sera però, le femmine rimaste...aspettano pure lui.
Il terzo maschio, forse l'ultimo del gruppo, non desiderando ( provando terrore) di morire per mano delle femmine si adatterà a sfogare la sua rabbia contro tutto ciò che è esterno al gruppo ( e nascerà così la guerra). A cascata da questo primo punto fermo di moralità imposto dalla femmina sul maschio seguono tutti gli altri...
"Dèe dominano altere in solitudine.
Non luogo intorno ad esse e meno ancora tempo.
Parlarne è arduo.
Sono le Madri ! (Die Mutter sind es!)
Siedono alcune, altre stanno e si muovono
come il caso comporta. Formarsi, trasformarsi,
eterno giuoco dell'eterno senno."
(J.W.Goethe, Faust)
Che luogo sarebbe il mondo degli uomini senza "le Madri"?

La mia impressione è che la ricerca della felicità non sia sufficiente a spiegare la morale, per quest'ultima è necessaria anche la convenzione, l'idea cioè di una similarità tra gli individui che si vincolano l'un l'altro nell'azione. La ricerca della felicità, da sola, è spesso invece la premessa per tanti comportamenti immorali.