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Messaggi - Ipazia

#6061
Tralasciando la miseria di chi é immerso nel mondo-dietro-il-mondo, penso che l'autocoscienza sapiens abbia una eccezionale potenza evolutiva mirata alla sopravvivenza in quanto, promuovendo forme di cooperazione razionali, ci ha permesso di scalare la piramide alimentare, malgrado la nostra individuale miseria predatoria specista.
#6062
Concordo pienamente con Jacopus. Non solo l'evoluzione scientifica ci ha tolto i numi, ma pure gli extraterrestri, viste le grandi distanze dei sistemi similsolari, la diacronia evolutiva e l'eccezionalità delle condizioni ambientali che permettono l'esistenza di biologie similterrestri. Siamo soli e tanto vale farsene una ragione. Tanto per l'assenza dei numi che degli e.t. al dilemma "fortuna, sfortuna? chissà!" propenderei per la prima.
#6063
La sostituzione vitiana del nichilismo all'idealismo della manualistica, in contrapposizione al realismo, ha delle suggestioni filosofiche che vale la pena di esplorare e che di primo acchito ho trascurato presa com'ero dalla mia avversione all'operazione di riciclaggio del noumeno.
#6064
Citazione di: Sariputra il 07 Febbraio 2020, 14:03:00 PM
Citazione di: Ipazia il 07 Febbraio 2020, 13:57:01 PMCertamente, ma proprio per tale relatività non tutte le opinioni si equivalgono: un asino è reale, un asino volante è immaginario. La stesso gradiente è riscontrabile tra una pistola vera e una giocattolo. Con la pallottola reale a fare la differenza razionale. E pure metafisica, se vogliamo.

Il tuo ragionamento avrebbe senso se il presunto assoluto fosse un fenomeno condizionato come tutti gli altri (come un asino). Ma non essendo un fenomeno condizionato non puoi dimostrarne empiricamente (scientificamente) l'esistenza. Un asino volante ha delle caratteristche condizionate,  immaginabili,  pertanto possiamo dimostrarne l'inesistenza. L'assoluto non lo puoi immaginare e neppure falsificare.

... e neppure dimostrare, a differenza delle caratteristiche dell'asinità.

L'assoluto rimane nel dominio ontologico del concettuale, in cui possiamo affermare tutto e il suo contrario e dimostrare nulla.

L'immanenza è totalizzante al pari dell'universo, che è quanto di più totale possiamo non solo supporre, ma pure, coi condizionamenti dei nostri mezzi, dimostrare. Finito-datato e presumibilmente non eterno. Di più, escludendo l'immaginazione, non si può dire.

Sull'assoluto qualcosa possiamo dire: zero gradi K e c. Finora nessuno è riuscito a scendere sotto quella temperatura o superare quella velocità. Anche l'immanenza ha i suoi assoluti: dimostrati.
Assoluti di rango inferiore vi sono in ogni sistema fisico prima che collassi. Ma pur sempre sub judice perchè l'esperienza scientifica è una totalità aperta. Anche ai numi, basta che si manifestino.
#6065
Certamente, ma proprio per tale relatività non tutte le opinioni si equivalgono: un asino è reale, un asino volante è immaginario. La stesso gradiente è riscontrabile tra una pistola vera e una giocattolo. Con la pallottola reale a fare la differenza razionale. E pure metafisica, se vogliamo.
#6066
Dio è concettuale, ipotetico, non reale. E tale rimane anche se il concetto umano che lo evoca si traduce in azione reale.
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#6067
Citazione di: Sariputra il 07 Febbraio 2020, 12:02:14 PM
Citazione di: Ipazia il 07 Febbraio 2020, 11:57:00 AMAppunto, quindi l'assoluto non esiste. Vince chi legge meglio il reale. Ma deve continuare a rileggerlo per continuare a vincere, perchè il reale si - e ci - trasforma.
Può esistere un assoluto che ti dà un senso e poi "devi continuare a rileggerlo [e riempirlo di significati] per continuare a (vincere? Meglio vivere direi..), perchè il reale si - e ci - trasforma". Perché no? ::)

Sul piano concettuale sì, ma non su quello reale.
#6068
Appunto, quindi l'assoluto non esiste. Vince chi legge meglio il reale. Ma deve continuare a rileggerlo per continuare a vincere, perchè il reale si - e ci - trasforma.
#6069
Citazione di: Sariputra il 07 Febbraio 2020, 10:52:12 AM
Citazione di: Ipazia il 07 Febbraio 2020, 10:49:39 AMNon esiste il nulla e non esiste l'assoluto. Esiste il reale. Spiace sia difficile inventarne uno di nuovo, visto che ne facciamo parte da qualche miliardo di orbite terrestri intorno al sole, e che le nostre possibilità di modificarlo sono assai relative. Su quel margine relativo ci stiamo dando da fare. Compito non meramente ancillare della filosofia è dare un senso alla realtà, seguendone il divenire e individuando le persistenze. Le quali possono, con tolleranza sperimentale, divenire costanti, quindi fondamenti di paradigmi esistenziali.

Quindi il reale ( materiale in questo caso) è l'assoluto?

No, perchè è aperto, mobile, e l'episteme ne deve seguire le trasformazioni per restare tale. Non c'è un sapere per tutte le stagioni, nè sui fondamenti nè sui paradigmi.
#6070
Non esiste il nulla e non esiste l'assoluto. Esiste il reale. Spiace sia difficile inventarne uno di nuovo, visto che ne facciamo parte da qualche miliardo di orbite terrestri intorno al sole, e che le nostre possibilità di modificarlo sono assai relative. Su quel margine relativo ci stiamo dando da fare. Compito non meramente ancillare della filosofia è dare un senso alla realtà, seguendone il divenire e individuando le persistenze. Le quali possono, con tolleranza sperimentale, divenire costanti, quindi fondamenti di paradigmi esistenziali.
#6071
Citazione di: Phil il 06 Febbraio 2020, 23:50:53 PM
Citazione di: Ipazia il 04 Febbraio 2020, 14:52:41 PM
Non è detto che le scienze umane non possano percorrere le stesse vie, non solo teoretiche, della scienza, rinunciando ai fondamenti assoluti così come ha fatto la scienza.
La rinuncia ai fondamenti assoluti, o meglio al loro "monismo assolutistico", è stata vissuta troppo differentemente (ed era inevitabile): in un campo si è parlato di rivoluzione scientifica, scoperte di nuovi sistemi, apertura di nuovi campi di indagine, etc. nell'altro di crisi del pensiero, morte della filosofia e, appunto, nefasto nichilismo come «male estremo» (a cui estremi rimedi, come il ritorno all'imperituro noumeno e la riduzione della metafisica alla sua etimologia letterale). Suona piuttosto sintomatica ed eloquente la differenza dei rispettivi campi semantici a cui si fa ricorso quando una "frattura epistemologica" (direbbe Kuhn) bussa alla porta: c'è chi l'approccia come nuova possibilità da sperimentare, chi come ostile e/o ingenuo inciampo storico.

Il primo campo semantico da dissodare è cosa intendere per "scienze umane". Per me sono quelle che si occupano del comportamento dell'animale umano, dalla pratica all'immaginazione, e vanno dall'etologia alla filosofia passando per antropologia, psicologia, storiografia, politica, estetica, ... In tale ampio e specialistico ventaglio di sapere vedo, a seconda delle remore della tradizione, segnali incorraggianti verso l'unificazione dell'episteme, inclusiva pure della metodologia di ricerca. In questo prato stormente, la filosofia, essendo la disciplina più venerabile, ha qualche acciacco in più e qualche nostalgia di troppo per i bei tempi andati quando era ancilla di signori assai più elevati dell'impresentabile homo supponentemente sapiens e inguaribilmente immanente.

Citazione di: Phil il 06 Febbraio 2020, 23:50:53 PM
Citazione di: Ipazia il 04 Febbraio 2020, 14:52:41 PM
Nel caso del coronavirus vediamo come lo spazio teor-etico e pratico tra comunità scientifica e comunità umana tenda ad azzerarsi in una comune declinazione della ratio.
Nel caso del virus "made in China" (su cui non sono aggiornatissimo), non rinvengo alcuno "spazio" teor-etico, né filosofico; si tratta di rendere orgogliosa la buon'anima di Ippocrate, ma la teoresi non è soprattutto altro?
Se intendi invece la teor-etica delle mascherine preventive e degli sguardi obliqui rivolti a chi ha gli occhi un po' all'orientale, in tal caso il divario "spaziale" (in entrambi i sensi) fra comunità scientifica e comunità sociale mi pare piuttosto marcato.

La teor-etica più sensata aggrega, obtorto collo, tutte le comunità intorno a quella che, nel caso specifico, ne sa di più. Tale unificazione di comportamenti e saperi, (auto)rimossi i pochi ma rumorosi alberi che cadono fragorosamente nei loro pregiudizi, permette alla silente foresta di crescere nel suo insieme, sviluppando la riflessione metafisica sulla verità e i sentieri che ad essa conducono. Mappando pure gli Holzwege senza sbocco.

Sulle altre repliche mi fa piacere che Phil, come spesso accade, abbia focalizzato al meglio della discussione le questioni cruciali.

Rispetto al nichilismo ne sottolineerei la relatività "cosmologica", ovvero la necessità di indagare lo specifico universo valoriale che lo denuncia come altro da sè (non-Essere). Il "mondo dietro il mondo", che vede nichilismo dietro ogni angolo dell'universo, è, dal punto di vista immanente, la quintessenza del nichilismo del mondo (reale).

Anche in questo caso la questione dei fondamenti, peraltro mai assoluti ma di "sistema" (con un loro specifico "campo di esistenza"), torna ad essere metafisicamente "fondamentale" e al contempo si riduce, quando il fondamento è solido, la distanza dal paradigma, rendendo il tutto consistente.

Citazione di: iano il 07 Febbraio 2020, 02:35:35 AM
Non è la scienza ad aver introdotto il relativismo, ma è l'esatto contrario.
Ma da cosa nasce questa tendenza al relativismo?
Dal fatto che abbiamo incentivato l'uso della coscienza.

Coscienza ... della realtà, che è l'approccio scientifico all'universo. Esso stesso concetto sistematico coerente in relazione a quanto se ne sa (episteme) nel divenire del sapere. E' lo stesso spazio-tempo dell'episteme ad essere relativistico. Tale relatività esperita è la critica più consistente all'ontologia degli assoluti e alle sue metafisiche.
#6072
Citazione di: viator il 05 Febbraio 2020, 21:50:04 PM
Essa funzione (l'intuito) tra l'altro incarna a meraviglia le peculiarità cerebrali di stampo femminile che tutti conosciamo.

Beh, certo c'è voluto molto fumo metafisico maschile (fase 1) per fornire una teoretica al patriarcato.

Di fronte alla quale teoresi il femminile si è difeso salvando il rapporto in-mediato con la realtà (fase0 intuizionismo "procreativo"), mantenendo la potenza di quel richiamo vitale da cui la vostra metafisica, in tutto il suo misogino decorso teoretico, non vi ha salvato. Facendo perfino impazzire il vostro profeta più veridico che in una donna intravide, per un attimo, la verità. Ma che, maschile, troppo maschile, non seppe tradurre compiutamente in filosofia.
#6073
Per accendere qualcosa bisogna che vi sia a priori una corrente che fluisce e un interruttore. Una volta accesa la lampadina non mi è metafisicamente concesso invertire l'ordine causale delle cose facendo derivare corrente e interruttore dalla lampadina. O meglio: posso fare tale operazione ermenautica a livello gnoseo-epistemo-logico, ma non a livello onto-logico. Qui nascono tutti i problemi della vecchia metafisica, e delle sue attualizzazioni, incentrate sulla cosa-in-sè (noumeno).

La cui ricca costellazione "fase 1", che potremo definire "eziologia razionale della cosa-in-sè", potremmo illustrare nei seguenti termini, da non ritenersi esaustivi perchè il gioco di riflessioni e mimesi tra le dramatis personae del gioco razionale confonde sovente cause ed effetti, oggetti e soggetti, invertendone i ruoli:

Per mia comodità e bias, partirei dall'Essere che è la maschera immanente di Dio che a sua volta è la reificazione dei concetti di assoluto-infinito-eterno che la narrazione archeometafisica sintetizza solitamente in Tutto, consistente in sè e per sè (an und für sich). L'universo parallello del "negativo", del cattivo, necessario in ogni rappresentazione che si rispetti, lo potete ricavare da voi.

Dal negativo di cui sopra, si postula che una volta rimosso tutto l'ambaradan metafisico "positivo" si affonderà nel nichilismo. Dal quale metteva in guardia, tra i primi, il buon vecchio padre Parmenide quando lanciava anatemi (peraltro epistemologicamente fondati) contro il non-Essere. Così persuasivi che perfino un eracliteo incallito come FN li prese per veri e si mise ad annunciare l'età del nichilismo, proponendosi come suo profeta nella modernità *.

Che non sia così, è facile dimostrazione osservando quanto insensata sarebbe un'accusa di nichilismo al pitecantropo o al cane di casa, ma a livello "1"(ragione), che per definizione esclude cani e pitecantropi, includendo solo gli umani conclamati, potrebbe essere così. Il condizionale è d'obbligo perchè bisogna avere l'accortezza di non confondere i ta onta con l'episteme, il Tatsachenraum (spazio delle cose di fatto) di LW con il logos che lo tratta e nomina, la realtà con la ratio.

Morale della favola: la fase 1 (razionale) è epifenomenica di una fase 0 (intuitiva, prerazionale) archetipica di una fase basale con EEG piatto che regge, matericamente, il tutto. Tanto è dovuto all'ontologia e penso che anche la filosofia dovrebbe cominciare a tenerne conto.

* a onore del profeta maledetto della modernità va detto che le sue "intuizioni" su maschere, profondità e superfici, e pure il suo divincolarsi verso una ricomposizione postmetafisica del logos incentrata sulla vita (quindi antinichilistica in un contesto valoriale attuale), sono eredità di grande fecondità filosofica ed esistenziale.
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#6074
Ho letto quello che c'era da leggere incluso il link 6 (mancante) che rimanda ad un libro di ca. 200 pagine dove la terza rivoluzione filosofica suppongo sia svolta per esteso. Poichè di un sistema la parte cruciale è il fondamento mi accanirei amichevolmente su di esso partendo dalla "mistica", in cui viene posto e sviluppato:

Citazione di: Vito J. Ceravolo - GUIDA MISTICA AL NOUMENO – 8 brevi passi per accedere all'invisibile
[1] Assumiamo:

    Un oggetto, una realtà in sé, un ordine sovrasensibile delle cose, un noumeno. Detto ragione in sé delle cose;

    Un soggetto, una realtà apparente, un ordine sensibile delle cose, un fenomeno. Detto immagine apparente delle cose.

[2] La ragione in sé delle cose è il tertium comparationis, ciò che permette la conoscenza razionale delle stesse, l'uguale che conosce l'uguale, il medio fra inanimato e animato, fra res extensa e res cogitans, fra meccanica-biologia-cultura, fra body-mind, ed è ratio efficiens:

    Ciò che appare necessita di ciò da cui apparire, il quale conseguentemente non può apparire, ma dal quale conseguentemente si dà quell'apparire;

    L'apparire sensibile è conforme alla ragione sovrasensibile per cui si dà, cosicché ogni fenomeno sia una manifestazione della ragione in sé per cui appare;

    L'esperienza fenomenica è di valori sensibili e ogni valore sensibile ha un ordine implicante la ragione per cui è tale. Anche ciò che rientra nell'ordine degli irrazionali è conforme alla ragione per cui è tale;

    La ragione in sé, noumeno, ha la sua conseguenza esperienziale che le si conforma, condizione basilare per essere presa in considerazione in una teoria della conoscenza che prevede la verificabilità condivisa dell'oggetto in esame;1

    Alla realtà in sé, alle ragioni sovrasensibili, si conformano casi di determinazione, probabilità, caos, causa, caso, libertà, contraddizioni, paradossi etc (cfr. Libertà).


Spostare semanticamente la cosa in sè kantiana anteponendole una ragione non mi pare particolarmente rivoluzionario, ma un riformismo per restare all'interno dell'impostazione madre della questione, perdendo pure per strada la posizione ontologica, storicamente decaduta ma reale, dell'originale settecentesco, poi transitato nel positivismo ottocentesco fino al novecento che lo bloccò.

Se l'escamotage onto-logico rivitalizzante è: "un ordine sovrasensibile delle cose", mi pare si peggiori la situazione - ma evidentemente non si poteva fare diversamente - riproponendo metafisiche d'antan su cui il pensiero illuminista, Kant compreso, aveva già posto la sua critica. Critiche che lo sviluppo delle conoscenze neuro- e psico-scientifiche hanno rivestito di carne e sangue sperimentali.

Il problema è il "sovrasensibile". Già gli antichi, non totalmente animisti, avevano ipotizzato un sesto senso, quint'essenza, terzo occhio, per definire quel senso totalizzante che tutti li sussumeva in un "oggetto", più o meno immateriale, dai molteplici nomi, tra cui nous, spirito, atman, mente, coscienza, intelletto, ragione,...  che le neuropsicoscienze hanno unificato in psiche e sistema nervoso centrale (snc).

Vado brutalmente di sintesi, e i fini specialisti non me ne vogliano per l'uso grossolano dell'oggetto dualistico (1) per eccellenza, piallato nelle sue fenomeniche sottigliezze, ma un prodotto evolutivo che deve tutto, compresa la possibilità di sopravvivere, al sensibile, non può permettersi il lusso di far dipendere tutto ciò da un noumenico alieno sovrasensibile, depositario di una ragione superiore di fronte alla quale il suo raziocinio cogitante si collocherà sempre come il figlio di un dio minore, schiacciato tra il padre noumeno e il figlio "tertium comparationis", depositario del codice segreto ("ratio efficiens") per accedere al padre. Pur sempre in via limitata e sub gratia (trascendente ?).

Ontologicamente parlando, mi tengo pertanto la (auto)coscienza e sto a vedere quanto le Bigscienze e il nichilismo apocalittico ci si scornano contro. Razionale, irrazionale, immateriale, immaginifica, riflessa, gettata, poiettata, progettata, diversamente libera:  ma sensibile in toto, innanzi all'ordine duramente materico delle cose. Cui si sovrappone l'ordine immateriale - più opportunista che giocosamente fittizio (pur non escludendo in condizioni gioiose tale opportunità), ma pur sempre sensibilmente fondato sulla sua cogitante matericità - della riflessione filosofica e delle sue prassi.

(1) sui fondamenti, metafisicamente declinati, del dualismo la formula cartesiana - res cogitans vs. res extensa, rimane a mio avviso ancora oggi la più esplicativamente azzeccata.
#6075
Attualità / Re:Sanremo 2020, lo seguirete?
04 Febbraio 2020, 23:52:04 PM
Tu o Sanremo ?