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Messaggi - Ipazia

#6106
L'articolo citato è pensato per naufragi e naufraghi veri, non per chi si mette in mare aperto violando tutte le regole della marineria per migrare illegalmente. E' la stessa condizione di illegalità dei clandestini e della loro modalità di navigazione a rendere inapplicabile una convenzione pensata per situazioni accidentali in un contesto di legalità e rispetto delle norme della navigazione.

Nel conflitto di interessi tra la tutela della sovranità nazionale e quello di chi viola le norme sull'immigrazione legale, la CEDU si è già espressa: sì all'assistenza in mare, ma nessun obbligo di accoglienza.

Purtroppo dovremo aspettare un governo diverso, per altri aspetti politici assai discutibile, perchè l'Italia, come fanno tutti gli altri paesi del mondo, tuteli i suoi confini da invasioni indesiderate (dalla maggior parte dei loro e nostri cittadini). Sulle ragioni di tale opposizione se n'è parlato altrove: non è un dogma, ma l'esito di una valutazione sociale, politica ed economica.
#6107
Difficile dissociare lo spaccio di droga e la prostituzione dalle mafie. Che poi in galera finiscano i picciotti e non i capibastone é nella logica della legge del Capitale e della forma peculiare dello stato di diritto a delinquere italiano (in cui rientrano pure le manfrine per mantenere impuniti, e autorizzare sottobanco facendoci pure un business miliardario,  immigrati clandestini e trafficanti).
#6108
Tematiche Filosofiche / Re:Dei diritti e dei doveri
29 Gennaio 2020, 06:41:33 AM
La "coscienza di classe" non si rimuove con un colpo di spugna, é radicata più a fondo di ogni ideologia. La sua funzione evolutiva é riequilibrare diritti e doveri almeno secondo natura. E anche oltre ...
#6109
Tematiche Filosofiche / Re:Dei diritti e dei doveri
28 Gennaio 2020, 19:13:12 PM
Salve viator. Si chiama "concezione materialistica della storia" e postula che i ricchi e i poveri  non sono un prodotto naturale. E che il sangue blu non esiste, ma è rosso per tutti. Saluti
#6110
Tematiche Filosofiche / Re:Dei diritti e dei doveri
28 Gennaio 2020, 14:12:00 PM
Citazione di: paul11 il 28 Gennaio 2020, 12:39:27 PM
Non c'è nulla di oggettivo reale e soggettivo personale, non ci sono steccati. La suddivisione in oggetto e soggetto è sorta in una certa analitica filosofica, ma in realtà il soggetto compenetra l'oggetto e viceversa. Prima i nostri sensi ricevono impulsi e immediatamente l'atto intenzionale conoscitivo trasforma l"oggetto" in pensiero.
Noi abbiamo una idea della realtà che non è oggettiva e in qualche modo gli impulsi esterni , quell"oggettività" ci trasforma perché i pensieri essendo rappresentazione della realtà e non oggettività della realtà, li uniamo con significati e senso.

Quindi noi interpretiamo sia noi stessi (la soggettività) che il mondo(l'oggettività).
Husserl e la sua fenomenologia ,penso sia la più vicina al processo umano conoscitivo.
Tutto ciò mostra che l' idea che ci facciamo del mondo è sempre cultura, in quanto è la ragione che interpreta concettualmente e la psiche emotivamente.

La violenza della natura, terremoti, eruzioni vulcaniche,alluvioni, siccità, è comunque interpretata dall'uomo, da sempre.

Bisognerebbe convincere pure i calchi umani di Pompei dell'assenza di steccati tra una catastrofe naturale e la sua interpretazione.

CitazioneSi dice che noi non dovremmo parlare di ciò che non conosciamo (Wittgenstein), ma ogni parola è formata da lettere alfabetiche e le parole costruiscono in una proposizione sensi e signifcati che alludono sempre a qualcosa, allo scopo di una dichiarazione dentro una proposizione argomentativa.
E' impossibile separare mentalmente e quindi suddividere, il soggetto dall'oggetto, l'atto conoscitivo dal dato conosciuto. Una procedura, un protocollo scientifico è mentale prima che oggettivo, è il pensiero che determina una modalità per conoscere.

E' così impossibile che i linguisti, certamente rispettosi di Husserl, l'hanno risolta con la SS. Trinità semantica: significante, significanto e referente;  nell'ordine "soggettivo". A ritroso, in una prospettiva "oggettiva".

CitazioneSignifica che la violenza della natura è interpretata anche oggi, come nell'antichità, per quanto oggi si conoscano meglio i fenomeni. Noi oggi li chiamiamo "disastri" naturali, quando sono "movimenti naturali" geologici, solo che ci uccidono, demoliscono case, le nostre cose, i nostri affetti. La natura ha un suo decorso e noi che siamo ospiti in realtà vorremmo addomesticarla per i nostri desideri. Invece dovremmo assecondarla con intelligenza.

Cosa che uno studente di materie scientifiche capisce fin dalle superiori.

CitazioneLa conoscenza storica, temporale, è esperienza non tautos. L'esperienza ci racconta di molti pensatori in diversi campi scientifico-speculativi. Nel lasso di tempo che l'attuale scienza definisce storia, cioè fatta di reperti e scritture, ciò che ha avuto davvero progresso è la sola tecnica, la tecnologia con quello che a sua volta comporta nel pensiero umano.
Non vedo progresso nel concetto di democrazia greca con quella contemporanea, anzi.
La teoria evoluzionista ha parecchie falle. Non vedo questa iperbola storica, vedo cicli di civiltà che iniziano e finiscono, noi siamo oggi nella potenza USA e la cultura anglosassone, (forse succerderà quella cinese....), ma quante civiltà prima di loro! Non è detto che il ciclo temporale sia migliore di quello antecedente, prendiamo cose nuove e lasciamo cose vecchie. Una civiltà si caratterizza per alcuni suoi fondamentali "visioni", quella attuale si focalizza sull'utilità e funzionalità (non che non ci fossero nelle precedenti civiltà, solo non erano così spinte).
Il passato lo si vuol dimenticare nelle cose che riteniamo non siano "comode", o per dirla nel contemporaneo utili e funzionali, e spesso buttiamo via esperienze salienti così che riproduciamo continuamente gli stessi errori di passate civiltà, invece di farne tesoro.
Sostengo che le civiltà antiche avessero molto più ben presente il concetto di armonia ed equilibrio, e lo dimostra l'arte "classica", perché l'utile e funzionale non era ancora asservito ad una tecnica, evoluzionista, progressista. Non che fossero esenti da errori ed orrori come la stessa storia mostra, Ma l'atteggiamento verso il mondo non era culturalmente così dirompente, come lo schiaccisassi moderno.

Schiacciasassi furono pure la falange macedone, le legioni e triremi romane. Nel saccheggio delle città conquistate si vede poca armonia ed equilibrio e se avessero avuto la bomba atomica l'avrebbero usata, tanto contro i nemici che contro, qualche secolo più tardi, infedeli ed eretici, mettendoci pure le insegne di Dio (in hoc signo vinces)

CitazioneE la causa è l'essersi affidati alla tecnica, il surrogato divino che dà potenza poiché è pratica e immediata. Ma proprio perché non è mediata ciò che fu partorito dalla creatività umana è scappato di mano è sfuggito al controllo. Oggi è impossibile fermare la tecnica e controllare una società globale e la competizione è frutto della potenza che dà la tecnica. E' un cane che si morde la coda.
La tecnica è prodotto culturale umano, è credere nel divenire, è credere nella malleabilità degli elementi per conformarli a nostro piacimento e secondo i nostri desideri.
Questa contraddizione , la tecnica nella storia, è un concetto che alcuni filosofi additano in maniera a volte diversa. Severino ritiene che l'aporia del fondamento che ha prodotto la tecnica sia appunto nel credere nel divenire e non negli eterni. Perchè il divenire è contraddizione della regola dell'identità logica. (ma è un inciso, il discorso sarebbe lungo.......)

La tecnica era destino antropologico anche all'epoca degli specchi ustori di Archimede. Oggi concordo che la sua potenza ha ridotto di molto l'impatto di quelle "forze naturali" che produssero, ad esempio, la sottomissione della donna. Ma ha pure dato più spazio al "muscolo" cerebrale. Il che ha anche i suoi aspetti eticamente progressivi e antropologicamente evolutivi.

CitazioneIl fideismo , avere fede, l'uomo lo ha sempre avuto e sempre lo avrà, conscio o inconscio, intutivo o razionale, irrazionale, ecc. Poca ha importanza il giudizio su di esso.
Oggi il contemporaneo crede nella tecnica quanto prima credeva in Dio.

La qual cosa è sia progressiva che evolutiva, come ben sanno i sopravvissuti alle epidemie grazie ai vaccini, piuttosto che alle messe.

CitazioneL'uomo ha necessità si sperare, di avere fiducia e affidarsi in qualcosa. Non gli dà tregua la necessità di avere pace e serenità in mondo in continuo divenire che muta scenari e destini, di vedere nascere come morire. Daccapo ribadisco, la necessitò di dare senso ai significati che raccoglie la conoscenza ,induce la coscienza a trovare un senso globale, oppure può perdersi nel giorno dopo giorno, invecchia senza saperne, perché vuol rimuoverla, il senso di vita e morte.
E queste sono domande, richieste che la coscienza umana ha da sempre, dalla pietra scheggiata ai voli su Marte.

Certamente, e su questo noi aspiranti filosofi giochiamo la nostra onorevole partita.

CitazioneLa metafisica non è anti-fisica, questa è la visione banale e superficiale.

A chi lo dici ?

CitazioneIl metafisico non aborre la natura e il dominio sensibile, semplicemente ritiene che la verità non sia nel SOLO dominio fisico e naturale diveniente.

"Verità" necessita di contesto, altrimenti è flatus vocis. Ogni verità fisica è sorgente di corollari metafisici la cui verità può essere affermata solo dal contesto ambientale, più o meno universale, esteso, permanente.

CitazioneLa tua anti-metafisica è banale, perché un comunista se non si origina da una idea, che non è natura ma è pensiero, che non ha un senso di marcia, non è né comunista e neppure non ha senso.

Ti do una notizia: l'anti-metafisica se la passa pure peggio dell'anti-materia, in quanto può manifestarsi nella realtà solo come metafisica. Ad esempio: ritenere anti-metafisico, su sua dichiarazione, lo scientismo, significa soccombere alla ingenua banalità dell'oste che decanta il suo vino. Tutte le visioni del mondo, dall'idealismo più scettico al materialismo più "volgare" sono metafisiche. Io uso in senso negativo l'appellativo (aggettivo o sostantivo) "metafisico" solo quando si porta, per suo tramite, confusione nel triangolo semantico confondendo tra loro le tre sacre figure.


CitazioneMarx inizia da Hegel. Non è lo scenario, materiale e naturale, che dirige il cammino, è il l'idea di senso che unisce i frammenti storici, e questo lo fa il pensiero e che sia ratio lo può dire la logica che è anche nella metafisica, nella paralogica severiniana della negazione dialettica, nella dialettica storica idealista di Hegel, ecc. Siamo tutti metafisici, in termini di pensiero; si tratta di come costruiamo la verità, o più banalmente di come ognuno costruisce le proprie credenze a cui si affida.
Il marxista ha una spiritualità intrinseca, solo che lo indirizza nella materia, come se cambiare la materia cambi il pensiero e l'essere umano.. Il pensiero resta ed è indipendente dalla fisicità del sensibile, è la premessa costitutiva umana e che lo caratterizza, lo rende diverso dall'animalità, tanto da essere definito anima.

Il marxista ha la indigesta (per l'idealista) abitudine di subordinare il principio alla realtà, e non viceversa come ama fare chi filosofiggia a partire dal mondo platonico delle idee. Fatto salvo che vi sono certamente contesti ontologici in cui pure l'immaterialità ideale assume un suo peso, più o meno convenzionale e gratificante.


CitazioneIl popolo non ha capacità di legiferare, come nessun proletariato ha mai compiuto una rivoluzione, Era già chiaro agli antichi greci.

Ettecredo: erano tutti liberi e padroni di schiavi.

CitazioneE non è una considerazione altezzosa o anti-popolare, la verità è che il gregge cerca sempre il pastore che lo organizzi e in quanto tale si prenda le loro responsabilità.

E' dura liberarsi dalla "cultura dominante della classe dominante", ma da chi si diletta di logos un piccolo sforzo in tal senso sarebbe il minimo sindacale...

CitazioneQuesta concezione metafisica del popolo, ha dilaniato anche il concetto di democrazia contemporanea. Il popolo cerca denaro quanto il borghese "sui padrone".Non gli interessa sovvertire alcunchè, è più conformista del suo padrone, vuole i beni di consumo, il futuro per i figli che diventino a loro volta buon borghesi. Pochi, pochissimi sono coloro che resistono alle sirene consumiste anche loro cercano l'utile e il funzionale, la materialità. Non si battono per una idea. Questa è la grande contraddizione marxista, la sua stessa materialità sconfitta dalle più materialistiche idee: tecnica+capitalismo che hanno ben più potenza, sono cultura pratica prima di essere materialità ciò che sposò Marx e che non capì culturalmente sfidandolo sul piano materiale.
Perchè la tecnica dà al capitalismo gli strumenti della sua trasformazione e anche qui la ciclicità delle parabole .Il capitalismo, come la tecnica, non è sovvertibile sul piano materialistico, la sua anima è nella cultura di potenza della tecnica nelle prassi, renderà fruibile ai proletari gli oggetti i consumo che prima erano dei ricchi, utilizzando efficienza ed efficacia, frammentando il sociale in individualismi e quindi fra loro in competizione.

... e non è certo la "tecnica" la leva esorcistica su cui si possano risollevare le sorti del pensiero filosofico. Ma certo si possono sollevare gran polveroni. Da dissolvere, logicamente e tecnicamente, con opportuni aspirapolvere gnoseologici.

CitazioneMi trovo d'accordo con Jacopus, a sua tempo l'avevo scritto.
Attenzione a quella cultura "naturalista" e "materialista" che ha solo due opzioni.
La competizione nel branco per avere il capo oppure costruire termitai "funzionalcollaborativiruolificati"
Il primo giustifica il capitalismo, il secondo una certa idea di comunismo.

Auguro a Jacopus di avere una visione meno banale della cultura moderna e delle sue varie ramificazioni.
.
#6111
Ormai non ci finiscono nemmeno gli spacciatori. Ci finiscono i componenti della criminalità organizzata, ma pare che l'Europa, le lobby leguleio-umanitarie e le insidie della Procedura Penale, riescano ad alleggerire anche questa popolazione, presente principalmente nella fascia demografica che il Capitale protegge meno, posto che  mandanti e fiancheggiatori, anche non eccellentissimi come il cliente della Bongiorno, ammesso e non concesso che arrivino al processo, alla prescrizione arrivano sempre. Qualche innocente o piccolo spacciatore ci casca, ma non perchè il sistema giudiziario italiano sia particolarmente "cattivista" (generalmente non gli suona nemmeno il campanello e se lo fa lo rilascia dopo la "direttissima"), bensì perchè il suo scandaloso "buonismo" è calibrato "ope legis" su altre aree sociali di impunità.

La vicenda "immigraziane clandestina" è un manuale a memoria imperitura di tale impostazione giuridica impunitaria, che ha travisato perfino nobili e antiche fattispecie giuridiche relative ai naufragi e al diritto internazionale.
#6112
Tematiche Filosofiche / Re:Dei diritti e dei doveri
28 Gennaio 2020, 09:50:32 AM
Citazione di: paul11 il 27 Gennaio 2020, 14:35:22 PM
Chiariamo.
La natura è fondante come interpretazione, quindi il come la natura si movimenta, diciamo i suoi comportamenti non sono eludibili.
Il problema, a mio parere ma non solo, sta nel fatto che la natura da sola non è determinante.
E' determinante semmai l'idea rappresentativa, interpretativa che noi facciamo della natura.

Sì chiariamo. Fin qui ci sta pure il frammento di verità da cui parte viator. La natura pone a noi mortali, immanenti fino a prova contraria, la necessità di cibo, protezione e cure. Su tali necessità si implementa anche il discorso etico, la legge, che comunque sempre cose umane rimangono.

Il predatore, nubifragio, terremoto, incendio non violano alcuna legge naturale e non ne pongono alcuna di metafisica a cui l'animale predato o *catastrofato possa chiedere soddisfazione.

CitazioneNon credo al concetto di "sviluppo evolutivo", semmai c'è ,c'è stato e ci sarà uno sviluppo della tecnica, che non è conseguente ad uno sviluppo della saggezza umana.

Chiariamo, appunto: l'evoluzione è oggettiva quanto la natura e non ha in sè alcuna connotazione di "progresso". Evoluzione naturale, sociale, etica, storica sono la presa d'atto, ermeneuticamente condotta nel suo flusso causale, di ciò che è: un processo che si nutre del passato dissodando il terreno del futuro. Nell'intersezione ci troviamo noi a districarci, col nostro secolo scarso di cicli terrestri, avendo quale supporto gnoseologico solo la nostra ratio. Ratio che ha prodotto quel terzo elemento, dopo natura ed evoluzione - oggettivo e fatale - che è la tecnica (1).

Tecnica che, malgrado Severino (che Dio l'abbia in Gioia), al pari delle due che la precedono, non ha nulla di divino o demoniaco, dovendo attendere la nostra soggettività autocosciente, individuale e/o collettiva, perchè il bene o il male si compiano.

CitazioneDaccapo, il problema è la fede nella tecnica nel suo svolgersi, ma socialmente non fa altro che costruisce scenari mutevoli dove l'uomo socialmente ormai ne è assoggettato.
Credere nella tecnica significa averne fede e quindi si è asserviti al suo destino che determina per correlazione il destino umano. Non è l'uomo che fa la tecnica, intesa come potenza culturale, è la tecnica che assoggetta e condiziona il modo di pensare umano. E fu una scelta culturale umana, come quella fideistica di credere in un Dio. La tecnica ha surrogato il "dio".

Ma il fideismo non è obbligatorio: la via "nessun dogma" è praticabile fin dai tempi della levatrice Socrate. E del principe Siddhartha che insegnò a diffidare dagli scherzi illusionali del samsara.

CitazioneSostanzialmente ritengo, ma proprio perché la natura non ha un bene o un male, semmai noi proiettiamo sulla natura ciò che riteniamo a nostra volta giusto o errato, bene o male.
La giustizia nella natura è il movimento ,il decorso ciclico, ma senza un criterio di bene o male.
Sembrerà "strano" concettualmente, ma è la natura che aiuta a costruire una idea di giustizia, è il suo apparente caos e determinazioni ripetitive che ci indicano una armonia seppur all'interno vi appaiono movimenti disarmonici, caotici, sottodominanti.

Sostanzialmente ritengo che non ci sia nulla di "strano" concettualmente in tale "influsso" naturale sull'etica, perchè appena ci si cala dalle fantasie delle armonie universali e dei disegni celesti e si tocca terra si scopre subito, nella durezza dell'impatto, il prezzo che la vita esige per restare tale.

CitazionePer questo nacque la teologia naturale o il giusnaturalismo, come luogo originario prima del diritto legislativo, come diritto di natura originario inoppugnabile, in quanto la vita non nasce per diritto, ma ha un diritto in quanto vita, in quanto esistenza, in quanto è del mondo e non per volontà strettamente umana.

Sulla centralità del vivere nella costituzione della vita come valore etico non posso che concordare e altrove definii la vita (naturale) come il bene assoluto incontrovertibile del vivente. Bene materiale che ben si presta ad essere convertito in valore etico.

CitazioneIl potere delle legislazioni ha avuto teorici importanti. Perchè la legislazione in quanto condizionante dei comportamenti umani, delimita il potere dei singoli e delle istituzioni private e pubbliche. Questo giuspositivismo soppianta il giusnaturalismo, nel momento in cui il legislatore diventa potente nel condizionare il popolo (in positivo o in negativo diventa "bravura" del legislatore), ma ciò non toglie la dialettica storica e nemmeno la perdita del diritto di natura che infatti rimangono presenti storicamente, come contesa e come neocontrattualismo.

Gran giorno sarà quando il popolo riuscirà a legiferare in proprio con "bravura" e non ci saranno più potenze metafisiche aliene a condizionarlo. Ma anche allora il diritto positivo non potrà che trarre la propria legittimazione da quanto riuscirà a servirsi delle leggi naturali, anche contro i loro automatismi evolutivi, per migliorare la quantità e qualità di vita dei viventi umani. Con tutti gli altri viventi non confliggenti, analogicamente, a seguire.

(1)
Il fato tecnico emerge potentemente anche dal terreno archetipico del sacro, dal quale solo l'oscurantismo talebano e la miseria culturale lo possono esiliare. Prova ne siano le arti raffigurative pagane e cristiane, letteratura come la Commedia dantesca e la musica sacra di eccelsa levatura che va dalla polifonia rinascimentale alle grandi composizioni romantiche. Laddove la tecnica decade, come nelle cacofoniche musichette e vocalità devozionali moderne, anche lo spirito soffre. Ma forse, materialisticamente, il fallimento tecnico è semplicemente la manifestazione di un corrispettivo decadimento ontologico.
#6113
Non parlo di "presunti criminali" in attesa di giudizio, ma di "criminali conclamati" pluri condannati, rilasciati all'istante dopo condanne per direttissima con sentenze passate in giudicato. Quindi la "presunzione d'innocenza" non c'entra. A meno che non la applichiamo, come di fatto accade in Italia (ultimo clamoroso esempio la beatificazione di Craxi), fino al grado ennesimo di giudizio - che non è il quarto perchè in Italia si riesce a moltiplicare anche i tre nominali - del Padre Eterno.
.
#6114
Il carcere non serve ad espiare la pena, ma ad impedire ai criminali di nuocere. E' un dispositivo di difesa, non di vendetta sociale.  In quanto tale penso sia difficilmente eliminabile. Soprattutto in un paese dove, a differenza della Norvegia, il crimine organizzato è uno stato nello stato.
#6115
Citazione di: davintro il 27 Gennaio 2020, 16:00:57 PM
quel riferimento all' "attualizzare" mi mette in sospetto. I princìpi su cui una comunità si fondano, proprio in quanto "princìpi" non si attualizzano, si applicano. Relativizzarli, a seconda della situazione contingente, vuol dire lasciare libero sfogo alle percezioni condizionate dall'emotività, sempre manipolabile dai demagoghi. La realtà particolare, contingente, deve essere campo di applicazione dei valori universali, non fattore di relativizzazione, pena la perdita di ideali stabili da utilizzare come modello regolativo a cui ispirare l'azione giuridica e politica. Quindi nessuna considerazione sullo stato di cose contingenti può essere di per sé argomento valido per mettere in discussione i princìpi essenziali dello stato di diritto, garantisti, piuttosto, si può discutere andando direttamente a contestare la validità di quei princìpi universali, proponendone altri (sempre che sia possibile...), che a loro volta dovranno essere posti come universali, nonché coerenti con le ragioni necessarie dell'esistenza di uno stato, o di una società organizzata. Come diceva Aristotele, non si dà scienza del particolare, e dunque ogni considerazione sul "qui e ora" apre la strada alla legittimazione di ogni istinto di rabbia, paura o vendetta (la ragione è sempre subordinazione del "qui e ora" ai criteri universalistici) irrazionale, frutto della suggestione alimentata da una politica (o meglio dire, pseudopolitica) che parla alla pancia anziché al cervello per meri motivi elettoralistici. Il particolare suggestiona, l'universale fonda il ragionamento

L'invito all'attualizzazione non è tanto sui princìpi dello stato di diritto a fare giustizia, ma sulla realtà attuale di un paese che dal 1994 è diventato sempre più uno stato di diritto a delinquere. Un paese invaso da criminali a piede libero condannati per direttissima e subito rilasciati, pronti a rapinare, spacciare, truffare e pure uccidere, come nel caso dei femminicidi, ancora. Un paese che a forza di non toccare Caino, è diventato l'incubo di Abele.

Tre gradi di giudizio e un nugolo di leggi salvadelinquenti, dal carcere e dalla condanna (amnistia), hanno reso l'impunità una costante giuridica tale da attirare nel belpaese i criminali di tutto il mondo. Al solito favoriti i delinquenti ricchi che hanno le risorse per puntare ai tempi dell'amnistia, ma neanche i poveri se la passano male e le cronache locali sono piene di pluricondannati in flagrante a piede libero. Poi ci si chiede come mai si buttano tutti a destra, ignorando che la destra ha contribuito al pari della sinistra a questa ignobile attualità.
#6116
Meglio un colpevole dentro che un innocente fuori (dal suo diritto alla giustizia). Chissà se i buonisti lo capiranno mai !

Forse sarebbe il caso di attualizzare la discussione alla realtà del garantismo vigente, verificando se viviamo in un paese (e in un mondo) che rischia più di lasciare le vittime senza giustizia (e la società in balia di criminali) o gli innocenti marcire in galera.
#6117
Tematiche Filosofiche / Re:Dei diritti e dei doveri
27 Gennaio 2020, 13:41:15 PM
Citazione di: paul11 il 27 Gennaio 2020, 01:15:43 AM

Il concetto di giustizia non ha a che fare con la natura etologica dei comportamenti quindi animali e di natura, perché la natura non conosce il bene e il male.

La natura biologica no, ma l'etologia umana nel suo sviluppo evolutivo produrrà etica e quindi pure il concetto di giustizia.

Probabilmente anche l'ethos animale ha suoi specifici, o meglio specistici, elementi "etici" che gli etologi animali studiano. Ma variano da specie a specie, interessano principalmente le speci sociali, ed è difficile distinguere l'aspetto genetico da quello culturale, essendo la nostra ignoranza in materia ancora assai grande.

Anche si arrivasse a definire un principio comune archeo-etico di tipo naturalistico, esso sarebbe comunque irrilevante rispetto alla complessità delle relazioni sociali umane e di scarsa utilità nella soluzione dei problemi etici in cui l'elemento culturale, su cui si fondano il concetto di giustizia e il diritto positivo, è predominante.
#6118
Ultimo libro letto / Re:"L'altra metà di Dio"
27 Gennaio 2020, 07:48:20 AM
Citazione di: InVerno il 26 Gennaio 2020, 19:51:11 PM
Citazione di: Ipazia il 26 Gennaio 2020, 15:25:11 PMIl dio Padre è invece un'operazione meramente ideologica
La rivoluzione agricola, che praticamente fissa la data (su tutto il globo) della perdita di centralità delle divinità femminili e il loro progressivo ibridamento (non sostituzione) con divinità androcentriche o androgine, non è una invenzione ideologica, è un fatto storicamente riconosciuto che ha sconquassato gli ordini sociali e i ruoli di genere, dando risalto al genere che in guerra e al lavoro poteva vantare migliori prestazioni fisiche, fino all'industrializzazione. Ideologiche sarebbero state quelle comunità agricole che avessero riconosciuto centrali le donne, nonostante il lavoro dei campi e la forza militare fosse principalmente espressa da uomini, il che le avrebbe rese facili prede degli "ideologhi" del vicinato.

Passi per Marte che se la giocava con Venere, ma Giove e Ihvh sono prodotti ideologici patriarcali. Che diventano polpetta avvelenata ...

CitazioneLe dee madre sono state o ibridate (come nel caso di Atena, che da dea uccello partenogenica riceve lancia e scudo) o sono rimaste indipendenti sotto forma di "regine" come nel caso peraltro della Madonna cristiana, che per moltissimi credenti è più centrale di Cristo stesso.

... con la sterilizzazione di Maria, cui non viene riconosciuta neppure la dolorosa procreatività di Eva, riducendola a strumento asessuato del Padre asservito al Figlio: patriarcato ai raggi X.

Perfino il dolore materno diventa strumentale al progetto metafisico di annichilimento della dea Madre progenitrice, trasformando la natività in una iconografia infantile e spostando tutto il pathos femminile sotto la croce (stabat mater dolorosa...) o all'inerte giaciglio della pietà michelangiolesca. Così come subalterno e intermediatorio rimane il ruolo della dea cristiana innanzi al potere salvifico giudicante delle divinità maschili dell'olimpo cristiano (la Trinità).

Con Maria Vergine si crea l'eunuco femmina divino da contrapporre fisicamente e metafisicamente, demonizzandola, alla ridondante sessualità della dea Madre paleolitica.
.
#6119
Tematiche Filosofiche / Re:Dei diritti e dei doveri
26 Gennaio 2020, 17:44:09 PM
Diritti e doveri sono concetti umani di tipo et(olog)ico, applicati originariamente alle comunità umane. Concetti che l'evoluzione etica ha esteso analogicamente, con garanzie variegate, a viventi di speci diverse dall'umana.
#6120
Ultimo libro letto / Re:"L'altra metà di Dio"
26 Gennaio 2020, 15:25:11 PM
Il sacro nasce dall'immanenza (e dove altro potrebbe nascere ?) della procreazione con la dea Madre. Il dio Padre è invece un'operazione meramente ideologica - altrettanto immanente - di dominio di una parte dell'umanità sull'altra e non ha nulla di sacro, per quanti sforzi metafisici possa fare in tale pretesa.

Concordo con InVerno che l'invenzione maschilista di un Matriarcato inteso in termini di potere e sopraffazione simmetrico al Patriarcato non ha alcun senso. Se mai vi fu una comunità umana a leadership femminile essa si sarebbe implementata sulla procreazione che è esperienza sociale condivisiva, non sulla riduzione in schiavitù che invece è divisiva. Quindi avrebbe avuto anche caratteristiche politiche e di governo radicalmente diverse da quelle patriarcali.