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Messaggi - anthonyi

#6121
 :D
A me questo titolo fa pensare all'esperienza della vita a tempo, quando la sentenza di un medico ti dice: "Lei ha x mesi di vita." Allora hai tempo per riflettere sul tuo passato, perché pensi di non avere più un futuro. Negli altri casi, invece, la morte arriva senza preavviso, per cui non puoi aver paura di morire, e se ce l'hai vuol dire che c'è qualcosa di anomalo che ruota nella testa.
Tutti abbiamo la certezza che un giorno moriremo, ma l'incertezza istantanea ci permette di relegare il pensiero nello sgabuzzino della mente, soprattutto se siamo felici. Se invece siamo infelici, sofferenti, allora il pensiero della morte sopravviene, magari come una potenziale liberazione, in particolare per le sofferenze psichiche, quelle che ti prendono nel profondo.
#6122
Rispondo a altamarea, in ordine:

1)   Quali leggi? Quelle che ci metti dentro, sono intese come leggi funzionali ad un utilizzatore che le percepisce come tali.   Tra razionalità e ragione effettivamente io li uso come sinonimi, ma in virtù della definizione di razionalità data, direi molto debole e quindi ampia, potremmo anche dire che l'individuo ragiona solo se usa la razionalità.
2)   Io ho posto l'utilità del concetto di Dio come possibile, ma comunque il problema non è la fede, perché qui il riferimento è sempre la realtà fenomenologica. Abbiamo detto che la razionalità è un insieme di leggi che si applicano alla realtà definendo relazioni tra eventi che si realizzano nel tempo, possiamo parlare di razionalità causale, quando un fatto precedente causa un evento successivo, possiamo parlare di razionalità finale quando un fatto successivo "causa" un evento precedente (nel senso che l'evento precedente è stato prodotto al fine di realizzare l'evento successivo) e qui può entrare in gioco il concetto di Dio che è supposto come un'entità razionale che agisce in funzione di un fine. Tale supposizione può comportare la spiegazione di una serie di eventi che hanno difficoltà ad essere spiegati da altre leggi di razionalità, e che visti alla luce di tale supposizione risultano spiegati. Si tratta ne più ne meno di quello che viene fatto per le teorie scientifiche, si suppone un modello teorico, poi si osserva la realtà e si confronta. Questo modo di procedere, che fondamentalmente si rifà al Rasoio di Occam, comporta che l'ipotesi sia verificata o falsificata, e quindi è compatibile con il falsificazionismo Popperiano.
3)   Con comunicazione intendo tutte le comunicazioni tra esseri umani.
4)   La paura di morire ci serve a stare attenti nelle situazioni di rischio, se io non ho paura di morire perché credo che continuerò a vivere, starò meno attento e con più facilità metterò un piede in fallo.

Rispondo a Paul11

Non sono d'accordo sulla visione schematica della scienza. La scienza certamente produce isolamento dal contesto per ragioni di efficienza della ricerca, ma poi le conoscenze separate si riportano in relazione, o almeno dovrebbero. Concordo sull'intelligenza umana che è relazione con il tutto.


#6123
E' difficile dare una soluzione, trovare il limite in cui una fede possa esercitare sul popolo dei benefici spirituali e sociali e non essere invece imposta e quindi riconoscere che c'è un "nemico" o comunque chi osteggia.

Una religione, così come un sistema di pensiero che si ponga al centro della cultura di un popolo una volta che si sia affermato impone a quello stesso popolo quei meccanismi di punizione nei confronti di chi con parole o azioni lo mette in discussione, è la natura istintiva umana che produce questo. Che poi questa natura si concretizzi con un editto del leader di quel popolo, nel caso di Teodosio, o con sommovimenti popolari contro chi è individuato come nemico cambia poco. Io credo che la difficoltà nell'evidenziare il rapporto tra spiritualità e religione sia nel fatto che la spiritualità è un fatto personale, interiore, mentre la religione storicamente è stato un fatto sociale, politico. Oggi abbiamo difficoltà a comprendere questa differenza perché la religione è stata declassata (Ma è poi così vero?) dal libero pensiero. 
#6124
Un saluto al lettore, il presente post ha un obiettivo, cioè quello di mettere in discussione una visione del rapporto fede razionalità che confina la fede nell'ambito dell'irrazionale e, quasi per reazione istintiva, produce l'idea che la ragione sia una sorta di anti fede.
Affermare che la fede è irrazionale produce un effetto per chi si considera portatore di ragione, cioè quello di renderne difficile l'indagine in partenza.
Partiamo da una definizione di razionalità: "La razionalità è un insieme di leggi che permette di sintetizzare la descrizione della realtà fenomenologica". Questa non fa riferimento ad un noumeno, di qualsiasi genere, e nel contenuto della stessa può essere presente il concetto di Dio o altri concetti metafisici. Dal punto di vista della razionalità, cioè, il concetto di Dio può essere trattato come uno strumento astratto razionale funzionale alla descrizione della realtà.
L'affermazione "Dio esiste" ha una grande importanza per chi crede, ma per chi osserva la realtà con approccio razionale è importante domandarsi: "Il concetto di Dio è utile a spiegare la realtà osservata?"
Il mio parere è che la frettolosa liquidazione del concetto di Dio, che si è realizzata sull'onda della nota affermazione Nietzchiana, abbia limitato quell'approccio cognitivo sul concetto stesso che diventa interessante proprio oggi, per effetto delle notevoli scoperte in campo antropologico, e dell'evoluzione del pensiero sociale.
Parlo di questo perche indagare il concetto di Dio vuol dire indagare il pensiero umano, tenuto conto che Dio è il concetto astratto più importante di tutta la storia del pensiero.
Ora ciò che è pensiero, può essere considerato una sintesi della comunicazione umana. L'uomo di pensiero ascolta quello che dicono tanti, a parole o per scritto, aggiunge quel minimo di esperienza personale diretta, e scrive o dice qualcosa che sintetizzi tutte le informazioni acquisite, per cui se Dio è importante nel pensiero, lo è anche nella comunicazione.
Gli uomini per comunicare usano simboli, simboli che, per essere compresi, devono essere associati a esperienze, dirette o indirette. Ora nel caso di Dio si pone il problema di capire quali esperienze lo hanno prodotto, tenuto conto che si tratta di un ente metafisico e quindi impercettibile.
Il secondo punto è poi la funzionalità del concetto, l'uomo non comunica per caso, comunica perché gli serve a risolvere tanti problemi quotidiani, per cui se Dio è (stato) importante per l'uomo vi è (era) una ragione di utilità. Al riguardo il pensiero sociale propone delle soluzioni, Dio viene spiegato come effetto del bisogno di superare il pericolo ignoto e la morte. E' quella che potremmo definire una spiegazione edonistica. La spiegazione edonistica mi convince poco. Essa ha problemi di coerenza, visto che la storia del pensiero ci ha consegnato molti concetti metafisici non edonistici: spiriti maligni, inferno, un concetto di Dio autoritario e vendicativo.
Ma il problema principale è nell'idea che la felicità sia funzionale all'uomo, mentre in realtà la felicità è solo un sistema di controllo che spinge l'uomo verso azioni funzionali alla sopravvivenza e alla riproduzione e l'alterazione di tale controllo con una felicità artificiale è antifunzionale. Ritornando alla spiegazione edonistica vediamo che se il concetto di Dio riduce la paura del pericolo ignoto riduce anche la motivazione a rendere tale pericolo noto e a difendersi da esso, stesso discorso per la morte, chi non ha paura di morire perché crede in un'altra vita probabilmente vive di meno.



:-X
#6125
Rispondo ad altamarea.

Da quando l'autodeterminazione religiosa è figlia della cultura liberale ? Il filosofo inglese John Locke ed il filosofo francese Montesquieu non perorarono l'autodeterminazione religiosa.
Comunque credo sia giusto scegliere la religione attinente le proprie esigenze e non accettare per tradizione quella vigente nella società in cui si vive.


Con cultura liberale io intendo l'idea, abbastanza dominante nel pensiero moderno, che la volontà individuale sia il fondamento della società, in economia viene chiamato individualismo metodologico.
Nella cultura liberale è giusto scegliere in funzione dei propri obiettivi, solo che la religione definisce o meglio ridefinisce gli obiettivi individuali e si pone sullo stesso livello del processo educativo, è quello che in economia viene definito un bene meritorio, del cui bisogno, cioè, l'individuo non è cosciente, per cui non è in grado autonomamente di fare una scelta razionale.

Di solito è la spiritualità che motiva verso una religione e non il contrario.
Sul rapporto spiritualità religione potremmo discutere, io mi limito ad osservare la realtà dicendo che il 99% di quelli che seguono una data religione lo fanno per ragioni  tradizionali, convenzionali, familiari, di ruolo sociale etc. Non so quanti di questi arrivino a comprendere una qualche verità spirituale. D'altronde affermare una direzione spiritualità --> religione implicherebbe la complicazione di avere una spiritualità cattolico romana, ortodossa, protestante, sunnita, sciita ...., no, così è troppo complicato.

Se metti insieme temi diversi non fai comprendere cosa vuoi dire. Cosa c'entra l'associazione ortodossia-istituzioni religiose con il threed del topic ? Socrate si uccise per motivi religiosi ? E quanti furono i pagani uccisi dai cosiddetti cristiani dopo gli editti dell'imperatore Teodosio che decise di fare del cristianesimo l'unica religione di Stato ? Ti consiglio di studiare prima di sentenziare !

Io contesto l'idea che le religioni producano ortodossia o demonizzazione del non ortodosso più di altre realtà istituzionali, e contesto anche che questo sia legato alla unicità del Dio rappresentato. I Greci, cioè la principale espressione del pensiero razionale antico, condannavano a morte i non credenti, e Socrate fu condannato per empietà. Sia le vittime delle persecuzioni dei cristiani, che quelle delle persecuzioni dei pagani, sono figlie di un unico meccanismo, cioè la persecuzione del diverso che si manifesta in quasi tutte le società umane in forme differenti.

 
#6126
Saluti a tutti. Sento spesso parlare di escalation della violenza, la mia impressione è però che questa non ci sia, solo che noi osserviamo la violenza con una sempre maggiore sensibilità e quindi ci sembra maggiore. Qualche tempo fa la maestra di mio nipote è stata messa in discussione perché troppo aggressiva con i bambini che avevano paura di lei, solo che si trattava di una donna vicina alla pensione che aveva probabilmente insegnato sempre con lo stesso metodo, oggi considerato illegale.
Certamente oggi abbiamo il terrorismo islamico, ma sappiamo che nei paesi dai quali questo proviene le carneficine non sono mai stati eventi eccezionali, in Italia mi risulta che i reati violenti sono in costante diminuizione, con l'unica eccezione delle violenze in famiglia sulle donne.
Per cui parlare di fallimento degli psicologi non mi sembra fondato. :-\  :-*
#6127
L'autodeterminazione religiosa  è figlia della cultura liberale, dell'idea che le religioni siano come prodotti da supermercato, uno passa col carrello e prende il prodotto che reputa migliore. In tale visione vi è una grande fiducia nella razionalità individuale, il punto è che se l'individuo è così bravo da costruirsi una spiritualità ad hoc certamente non ha bisogno di una religione visto che le religioni servono anche a portare verso la spiritualità, ma soprattutto a tenere sotto controllo errori strutturali che caratterizzano i nostri comportamenti istintivi. L'esempio banale è quello della droga, la religione produce un vincolo morale che ti condiziona e ti impedisce di compiere quell'atto che a posteriori potrebbe essere distruttivo per la tua vita.
Io contesto poi l'associazione ortodossia-istituzioni religiose come esclusiva, tutte le realtà istituzionalizzate sono ortodosse. Nella Russia atea e comunista non avere le stesse idee del sistema comportava costi notevoli. Anche il riferimento alle religioni monoteiste è discutibile, nella politeista Grecia la condanna per empietà (ateismo) era la morte, Socrate ne sa qualcosa, e quanti sono stati i Cristiani uccisi dai politeisti Romani?
In realtà l'unica ragione per la quale possiamo fare tanti ragionamenti sull'anarchismo religioso è data dal fatto che siamo in una società occidentale e liberale, i cui attributi di liberalità si sviluppano culturalmente in una società caratterizzata dal forte potere di istituzioni religiose Cristiane. Cattoliche o Protestanti, ed hanno tra i loro principali propagatori ministri della fede come il frate cappuccino Giordano Bruno e l'Abate Sieyes che, il 17 giugno 1789, per la prima volta in Francia dichiara che l'assemblea ribelle degli stati generali è sovrana, ha autorità legislativa e sù di essa il Re ha solo potere di certificazione notarile. :-*  >:(  :-*
#6128
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
28 Luglio 2016, 17:19:27 PM
L'oggetto del forum mi sollecita una possibile risposta. E se al di là dell'aldilà ci fosse l'aldiquà. In caso affermativo questo chiuderebbe il cerchio, che invece rimarrebbe immancabilmente aperto se la risposta fosse negativa. Solo in quest'ultimo caso, i contenuti propri dell'aldilà sarebbero importanti, per questo che questa è una risposta fondamentale.
#6129
Nella Bibbia vi è anche una situazione nella quale il successore di Mosè si trova a dialogare con Dio, e Dio gli chiede di comportarsi, nella conquista di una città, in maniera estremamente cruenta (Alla domanda se si sarebbe dovuto uccidere tutti gli abitanti, comprese donne e bambini, Dio risponde che non solo loro, ma anche tutti gli animali domestici). Credo che la crudezza di questi contenuti siano la principale prova della trasparenza di un libro come la Bibbia, mai assogettato a ritocchi funzionali al tempo, e del fatto che in quelle storie c'è molto di vero. Magari non è il caso dell'Esodo, che potrebbe avere avuto un'evoluzione storica differente, mentre la storia dei primogeniti, per il riferimento a riti sacrificali che erano comuni in tutto il mondo antico, (anche Abramo stava sacrificando il figlio), potrebbe avere uso simbolico.
#6130
Ho vissuto una vita di sofferenza psicologica comunque mai diagnosticata ufficialmente, anche se mi è capitato di avere contatti con psichiatri o psicoterapeuti in momenti difficili. Per la tipologia sintomatologica tendevo ad associare il mio male alla depressione bipolare. All'età di 40 anni scopro che la fonte dei miei problemi è un'infestazione malefica. Da quel momento inizia un iter di scoperta di un modo nuovo di vedere la realtà, al di fuori cioè dell'effetto di quella forza innestata nella mia mente.
Dopo alcuni anni di cura, basata soprattutto sulla preghiera, direi che della mia patologia è rimasta soltanto l'ombra.Vi è stata anche una sorta di "crisi spirituale" perché sono una persona estremamente razionale che tende ad analizzare tutto, e in tal caso ho avuto un accesso particolare, da allora, infatti sento continuamente i sibili della reazione di questa cosa che agisce nella mia mente, a tanti miei pensieri e a tante situazioni sacrali con le quali mi relaziono. Io non so quanto sia particolare la mia esperienza, e quanto rapporto possa avere con altre situazioni di patologia mentale, ritengo però che al riguardo vi sia una certa ortodossia, ad esempio nelle regole assunte dalla Chiesa Cattolica si afferma che per i sospetti infestati bisogna prima verificare che non abbiano patologie mentali con cause ordinarie. Il problema è che questa verifica è impossibile perché non si conosce la causa delle patologie mentali. Mi sembra che nel dibattito, anche in questo, si confrontino la tesi ereditaria (Che nel mio caso potrebbe anche avere conferma visto che ci sono problemi vari in buona parte della famiglia) e quella sociale. Naturalmente vi sono anche posizioni intermedie, che danno peso probabilistico alle due tesi. Mi domando perché la stessa elasticità non possa essere usata anche nei confronti di una tesi spirituale.
#6131
La discussione sulle identità nazionali richiama, come è logico, il riferimento allo scarso senso patriottico del nostro paese. Non possiamo dimenticare che noi Italiani siamo stati separati da differenti staterelli fino a 150 anni fa. Uno dei più forti meccanismi di identificazione patriottica scatta nelle guerre o sommosse che chiamano in causa il popolo ma noi non ne abbiamo avute pochissime.
#6132
Volevo rispondere a InVerno.

A me non sembra ci sia una filosofia emergenziale nella riforma, bene o male è stata dibattuta nel giro di due anni, tenendo conto anche del lavoro dei saggi di Napolitano poi ..
Secondo me poi, il problema non è neanche la velocità delle leggi, quanto quella di dare ai cittadini la certezza di chi prende le decisioni. Nella vecchia Italia vivevano l'esperienza dello scaricabarile, qualsiasi politico, di fronte a qualcosa che non funzionava, poteva accusare il sistema di essere farraginoso, poteva dire che le decisioni non dipendevano da lui. Se come probabile, le riforme passeranno, il vincitore delle elezioni potrà governare e prendersi la responsabilità dei suoi atti governativi. Alle successive elezioni gli Italiani si faranno i conti, se il governo è stato efficace lo rivoteranno, altrimenti cambieranno.
#6133
paul 11 ha scritto
Temo che di fatto lo siano o che quanto meno riducano sensibilmente la democrazia nel paese realizzando un quadro di gestione politica sempre più nelle mani di un esecutivo che può essere eletto grazie a esorbitanti premi elettorali da minoranze di votanti e quindi per nulla rappresentativo.

L'attuale riforma prevede però il doppio turno, questo vuol dire che nel secondo turno devono essere il 50%+1 dei votanti a confermare il partito di governo. In Italia si confonde la democrazia, che può essere definita in tanti modi, con il parlamentarismo proporzionale che è una forma di questa.
Il riferimento che poi spesso viene fatto al periodo delle dittature fasciste mi sconcerta ancora di più. Sia in Italia che in Germania, le dittature andarono al potere in quelli che erano sistemi parlamentari proporzionali e per effetto anche dell'incapacità di tali sistemi di garantire condizioni stabili di governo.
#6134
Tematiche Filosofiche / Re:Sul disegno intelligente
29 Aprile 2016, 17:52:42 PM
Vorrei dire a Hollyfabius, ma perché un creatore dovrebbe uccidere la sua creatura, e poi perché per conoscenza, se l'ha creata è evidente che la conosce già, direi anzi che l'atto della creazione svela un approccio costruttivo che è l'esatto opposto dell'approccio distruttivo di chi uccide.
#6135
Percorsi ed Esperienze / Re:L'indemoniato di Gadara
29 Aprile 2016, 17:38:10 PM
Le interpretazioni che io faccio sono di natura simbolica e sono intercorrelate, sono il risultato di un'esperienza interiore perché da persona che ha vissuto pesanti esperienze di marginalizzazione sociale e di infestazione malefica mi sono identificato con questa esperienza. Naturalmente l'interpretazione può essere condivisa o meno, ma in ogni caso non è una valutazione storica dell'evento.