Mario Barbella ha scritto:
La direzione del percorso della storia acquista un senso se riferito al sistema di riferimento assoluto universale che è l'Osservatore cioè l'IO nella sua unicità. Solo così assumono significato tutti quei termini particolari come, per esempio, il Tempo, quello di Sant'Agostino, ma non solo,che riteniamo essere indefinibili per via del fatto di cadere in inevitabili tautologie quando tentiamo di spiegarli o definirli. Questa problematica discende dalla convinzione errata, ma inevitabile nella vita quotidiana dell'umanità, di ritenere l'Osservatore, ovvero l'IO, come sostanzialmente, seppure non completamente, esterno rispetto al resto dell'universo e da questo in buona parte indipendente. Questo alimenta la credenza di considerare del tutto ovvio e naturale fissare sistemi di riferimento stabili ed assolutamente (o quasi) indipendenti da ciò che è il resto del mondo e ciò che vi avviene.
Mi sembra che queste argomentazioni siano riferibili a qualsiasi fenomenologia della realtà. Certo il senso della storia gode di un'attrazione magnetica che non caratterizza altri aspetti della realtà. Al di la del relativismo dell'osservatore, che comunque si riduce se gli osservatori sono tanti, io credo che la domanda sia oggettiva anche perché, almeno per la mia esperienza, lo studio della storia ti da l'impressione che dietro ci sia qualcosa che la muove, qualcosa che può essere sintetizzato con leggi come la teoria assiale, oppure con la descrizione delle ere della storia umana. Oggi siamo nell'era di Internet, un sistema di comunicazione, proviamo a riflettere sul ruolo che le forme di comunicazione hanno avuto nella società umana, scrittura, stampa, telefono, radio internet. La storia corre sul filo .....
La direzione del percorso della storia acquista un senso se riferito al sistema di riferimento assoluto universale che è l'Osservatore cioè l'IO nella sua unicità. Solo così assumono significato tutti quei termini particolari come, per esempio, il Tempo, quello di Sant'Agostino, ma non solo,che riteniamo essere indefinibili per via del fatto di cadere in inevitabili tautologie quando tentiamo di spiegarli o definirli. Questa problematica discende dalla convinzione errata, ma inevitabile nella vita quotidiana dell'umanità, di ritenere l'Osservatore, ovvero l'IO, come sostanzialmente, seppure non completamente, esterno rispetto al resto dell'universo e da questo in buona parte indipendente. Questo alimenta la credenza di considerare del tutto ovvio e naturale fissare sistemi di riferimento stabili ed assolutamente (o quasi) indipendenti da ciò che è il resto del mondo e ciò che vi avviene.
Mi sembra che queste argomentazioni siano riferibili a qualsiasi fenomenologia della realtà. Certo il senso della storia gode di un'attrazione magnetica che non caratterizza altri aspetti della realtà. Al di la del relativismo dell'osservatore, che comunque si riduce se gli osservatori sono tanti, io credo che la domanda sia oggettiva anche perché, almeno per la mia esperienza, lo studio della storia ti da l'impressione che dietro ci sia qualcosa che la muove, qualcosa che può essere sintetizzato con leggi come la teoria assiale, oppure con la descrizione delle ere della storia umana. Oggi siamo nell'era di Internet, un sistema di comunicazione, proviamo a riflettere sul ruolo che le forme di comunicazione hanno avuto nella società umana, scrittura, stampa, telefono, radio internet. La storia corre sul filo .....
