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Messaggi - daniele22

#616
Tematiche Filosofiche / Re: La falsità della fisica
20 Dicembre 2023, 10:51:36 AM
Penso che la teoria tolemaica sia inadatta non per essere più complicata, bensì per non essere in armonia col moto di un corpo che non dovrebbe essere perturbato nel suo gravitare attorno alla terra. Ma più che altro perché questi moti particolari erano retti da un'ideologia di fondo che conosciamo tutti.
Nonostante le pretese del topic non sono certo in grado di addentrarmi nel mondo delle particelle sub-atomiche e dei suoi esperimenti, ma da un punto di vista storico filosofico direi che debba essere Einstein ad adattarsi ad Heisenberg. Heisemberg sarebbe il pioniere che getta carne al fuoco con nuovi esperimenti aperti dalla relatività e Einstein sarebbe il filosofo che deve adattarsi al pioniere.
Circa l'esperimento fessura e doppia fessura mi verrebbe da dire che sia l'inserimento della doppia fessura a perturbare il risultato. Mi chiedo però cosa si spari, o in alternativa cosa venga rilasciato. Un fotone? Ma un fotone è un corpo o un'onda? Noi sappiamo come si comporta quando interagisce, ma non come agisca imperturbato
#617
Tematiche Filosofiche / Re: La falsità della fisica
19 Dicembre 2023, 18:09:20 PM
Prima che si imbarchi male rispondo a tutti  in generale. Il tema è filosofico e scientifico. Per dirla alla Vasco Rossi in versione moderata, non sparo in alto prima di sparare in basso. Le dichiarazioni degli scienziati mi portano ad un'analogia. Io dico sempre che siamo in un mondo di tolemaici e tali metodologie che si propongono mi ricordano le funamboliche imprese imposte alle orbite dei pianeti erranti per tenere la terra al centro di tutto. A livello personale mi chiedo pertanto se esista una terra moderna che deve restare al centro a tutti i costi e in cosa possa configurarsi
#618
Citazione di: Jacopus il 18 Dicembre 2023, 14:34:35 PMMi dispiace, Daniele, dare l'impressione di essere così gesuita come mi descrivi, ma chissà, forse un pò di gesuitismo lo abbiamo tutti noi italiani a forza di vivere accanto a gesuiti, anche quando crediamo di essercene allontanati.
Però non credo di aver violato alcuna regola del forum. Ho tralasciato di impelagarmi nella discussione su Marx e ho cercato una nuova via per rinforzare quello che avevo detto. Il tutto perchè stimolato dalla lettura domenicale di un testo di Galimberti sul cristianesimo. Non credo per questo di poter essere dichiarato falso umile o superbo recondito. Vi sono migliaia di post dove non si risponde in modo puntuale agli interventi precedenti.
Ad ogni modo:In realtà non ho risposto anche perchè non mi è tuttora molto chiaro il tuo pensiero. Se ho capito il molteplice è la presenza contemporanea del dolore e del piacere e l'Uno è il tentativo, la difesa per non riconoscere questa dualità e perseverare nella ricerca del piacere, dimenticandosi che esso è sempre collegato al dolore. E' una prospettiva interessante, ma che mi sembra più vicina ad una visione psicologica che filosofica del tema. Il discorso che fai è molto vicino a quello che presenta l'ultimo Freud, nel Disagio della civiltà, quando riprende una sua tematica giovanile poi abbandonata, a seguito dell'importanza attribuita alla sessualità, e cioè il dissidio apparentemente eterno fra Eros e Thanathos.
Se proprio vogliamo collegare il discorso, si potrebbe dire che Freud, proprio a partire da questa sua tarda distinzione, si è iscritto al partito del molteplice, al partito della tragedia. Ovviamente vorrei anche dire, e qui rispondo un pò a tutti, che questi definizioni intanto sono dei giochi per riflettere e ragionare, senza avere la pretesa di avere ragione (ecco il gesuita che ritorna) nè di assolutizzare alcunchè. So benissimo che vi sono mille fili che collegano ellenismo e cristianesimo, ma ve ne sono altrettanti che lo disgiungono. Compito della cultura e della filosofia è tener presente queste differenze, senza fare di "tutta un'erba un Fascio."
Il fatto è che Schopenhauer ha stilato una grammatica sull'arte di ottenere ragione che, i bambini prima, gli adolescenti poi e i giovanotti infine, praticano senza conoscerla. La pratica precede la grammatica appunto. Da adulti, sarebbe chiaro infine che ognuno possiede la misura della propria tecnica, ovvero quanto egli ritenga giusto di attuarla con inganni consapevoli, arti della persuasione occulta comprese.
Scusa se ti ho attaccato, ma qui se non attacchi pochi leggono.
Penso comunque che avrai capito meglio dal video che ho postato, se l'hai visto. Purtroppo io non ho cultura accademica e ho fatto un percorso di ricerca partendo dal linguaggio, ma provo a spiegarmi meglio. Non mi convince molto il Socrate platonico che nei dialoghi mi si rivela quasi come un dogmatico anche nei confronti della sapienza. Mi riferisco all'immortalità dell'anima in relazione al modo in cui risolve la sapienza dello schiavo, ovvero come ricordo di una vita precedente. Assomiglia molto alla dottrina della reincarnazione. Sarebbe invece chiaro per me che lo schiavo conosca la geometria per esperienza, proprio perché lavora nella terra senza conoscerne le regole; egli sa comunque misurare, sa che il lato di un campo è uguale, più lungo o più corto di un altro lato. La pratica precede la grammatica appunto.
Ci sarebbe da chiedersi quale sia il valore di tali grammatiche, cioè quale sia il bisogno più profondo che le produce.
Quindi, se la nostra conoscenza del bene (piacere) e del male (dolore) è quella che produce e guida tutte le conoscenze significa che a te fa comodo sapere quali siano gli enti che ti procurano il male e il bene e cerchi quindi di conoscerli meglio. Conosci il molteplice appunto. Di fatto, per come andarono e per come vanno le cose, la conoscenza del molteplice ha messo in luce una ricerca volta a trovare l'unità nel molteplice. 
All'origine di tutta questa faccenda conoscitiva starebbe il culto del fuoco che rivela in questa azione una devozione giustificata dalla capacità del fuoco di trasmettere il bene e il male, piacere-dolore, che, di rimbalzo all'interno del nostro essere, provoca una dedizione al binomio voluttuario-necessario. Esiste però un conflitto dentro di noi che agisce in misura diversa per ciascun individuo e all'interno di questo in misura diversa tra uomo e donna. Restando all'interno dell'individuo l'esperienza ci dice che ben poche gioie si ottengono senza dolore e sarebbe tale conflitto a produrre la ricerca di una grammatica che decida come conciliare queste due cose in modo decisivo. In termini scientifici, si innesca la via dell'uno che ci imprigiona all'interno di un rigido determinismo pur essendo sconfessato dalla teoria degli errori di Gauss nel mondo macroscopico e da Heisemberg nel mondo microscopico. D'altra parte, nel mondo religioso nostrano, giudaico, l'uno resta imperturbato conferendo però l'arbitrio all'individuo di scegliere tra il bene e il male e generando così i buoni e i cattivi con tutte le conseguenze tra cui l'odio reciproco tra atei e credenti.
Tutto questo accade mentre noi di quaggiù non ci interessiamo molto ai problemi dell'uno e del molteplice e cosa ci ritroviamo tra le mani? Ci ritroviamo i manufatti prodotti dalla ricerca dell'uno sia da parte religiosa che da parte della scienza, ovvero i luoghi di culto, i prodotti tecnologici e un corpo giuridico.
Ordunque, io mi dichiaro agnostico pur comportandomi da ateo, e lasciando Dio da parte, mi interesso soprattutto di prodotti tecnologici e di giustizia. Per quel che riguarda la relazione col benessere e il malessere, noto che questi prodotti tecnologici si rivolgono tanto al nostro piacere quanto al nostro dolore, da intendersi come desideri e paure, e noto pure che si tratta delle stesse cose prodotte in origine dal fuoco e che fatalmente lo resero quindi indispensabile. È chiaro a questo punto che la gestione del combustibile prefigura il manufatto "corpo giuridico". Allora, il conflitto tra quanto impegno (dolore) sia opportuno dedicare per ottenere una soddisfazione (piacere) è tutto nelle mani di come la giustizia debba governare questo conflitto che è in primo luogo soggettivo; ognuno cioè ha la propria misura di spesa in questo senso. Il manufatto giuridico è però sempre stato appannaggio dei potenti. E, come ha detto Cacciari alla conclusione del video, l'uomo cerca la libertà, e il passo è breve a mettere in connessione la libertà a qualcosa di più concreto da un punto di vista biologico come il piacere e il dolore. Se l'essere umano è predisposto dunque alla libertà questo implicherebbe senz'altro una nuova visione della giustizia; il principio di responsabilità che tu invochi nel tuo ultimo post è sicuramente una via giusta. Va da sé che prima o dopo andrai a cozzare con la nozione di "proprietà privata"
#619
Giusto così per rassicurare Jacopus e a dispensarlo dal rispondermi ecco qui  un filosofo del ventunesimo secolo che si esibisce. Condivido in pieno quel che sostiene e gli avrei pure fatto una domanda
https://youtu.be/61J-8TIOlR4?si=P9auxDhbhFJuLBid
#620
Tematiche Filosofiche / La falsità della fisica
18 Dicembre 2023, 09:51:34 AM
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Apro questo tema poiché a mio vedere, dato che affermo in un certo senso la falsità della filosofia, anche la fisica sarebbe in un certo senso falsa. In questo articolo si scorge il suo procedere casualmente affidandosi appunto ad una scelta arbitraria ben individuabile all'interno dell'articolo e in merito alla quale occorreranno parecchi anni per ottenere risultati. Se la filosofia divenne quella che io definisco una scienza da ranocchi poco dopo i suoi albori, quando accadde, sempre ammesso che sia così, che la fisica imboccò la stessa via?
#621
Citazione di: Jacopus il 17 Dicembre 2023, 17:59:32 PMTornando al mio primo intervento che suddivideva la filosofia con filosofia dell'Uno e filosofia del Molteplice, oggi dopo alcune suggestioni e pensieri vari, connetto quella prima distinzione ad un'altra, parzialmente sovrapponibile. Ovvero quella fra il concetto greco di Physis e il concetto Cristiano di Natura. La Physis per i greci è una cornice superiore, a cui devono sottostare uomini, animali, piante e persino gli dei. La Physis è correlata al Molteplice, all'umiltà dell'uomo di riconoscere i suoi limiti tragici. È l'accettazione del ciclo della vita e della morte. La Physis non può pertanto essere dominata. Il pensiero Cristiano invece parte dal concetto di Natura come creazione divina, del Dio che la consegna all'uomo come suo gestore. Scompare così l'equilibrio del molteplice. Il cerchio diventa freccia e l'Uno diventa il mondo attuale, anche se desacralizzato. Solo dal Cristianesimo poteva nascere la scienza moderna e la sua pretesa di dominio sulla Natura. Ciò che mi continuo a domandare è se sia possibile una visione del mondo in grado di conciliare l'Uno e il Molteplice, il nostro Ego (Io-Dio) e il Deus Sive Natura di Spinoza. Da Agostino a Schopenhauer, pur alla presenza di sinistri scriccholii, l'Uno ha dominato, sia nella sua dimensione fattuale dell'homo laborator, sia nella dimensione culturale, dell'homo orator. Dopo Schopenhauer il mondo ha perso la sua unità culturale. È riapparso il Molteplice e la sua vestale "il Tragico". Ma il mondo continua, come per inerzia, ad agire secondo la filosofia dell'Uno. L'homo laborator compie l'Uno, senza più esserne legittimato dall'homo orator,  e vedendo sempre di più le conseguenze che la Natura gli mostra. Per superare il dissidio, subentra il concetto dì nichilismo, che serve per raschiare il barile, in assenza di nuovi assetti. In mancanza di nuovi profeti, possiamo solo attendere il medioevo prossimo venturo.
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Sembra che in questo forum "l'arte di ottenere ragione" sia applicata alla grande.
Complimenti. Apri un topic, fai poi un intervento abbastanza banale a metà via e giungi infine a sentenza dicendo delle inesattezze sul cristianesimo e sulla mancanza di un filosofo che riesca a risolvere le ambizioni sottese nel tema. Io sono un filosofo e se tu lo fossi pure, ma negherai senz'altro questo status che ti conferisco, potresti opporti al mio post nr. 42 prima di entrare inopinatamente a gamba tesa nel bel mezzo di un dialogo ancora in corso. E sei pure un moderatore tra l'altro. Ricordandoti quello che ha già detto Ipazia sull'uomo faber aggiungo che se c'è una stortura nel cristianesimo di sicuro una è quella di essersi dimenticato di mettere tra i vizi capitali pure l'umiltà, cosa che contagia pure gli atei. Più semplice sarebbe togliere la superbia, dato che superbo significa pure magnifico; più corretto sarebbe quindi parlare di arroganza, ma allora io dico che l'umiltà, intesa come falsa modestia, forse sarebbe ancora più perniciosa che l'arroganza proprio perché offre potere all'arrogante
#622
@Ipazia
In relazione al transumanesimo c'è una recente lezione di Cacciari facilmente reperibile in rete sull'esodo, la legge e la torah. Ho visto solo l'inizio in cui connette esodo e nostalgia ... la riprenderò.
Per quello che riguarda Marx devo ammettere che pure il pensiero di Eraclito era ben fondato, pure se non so se avesse preso in considerazione il combustibile. Pur tuttavia sono incline a pensare che durante il tempo che va dalla Scolastica a Kant vi sia stato un certo cambiamento nel pensiero filosofico e probabilmente il passaggio da Tolomeo a Copernico ebbe una certa influenza in tal senso. Nel passaggio quindi da una visione di un mondo rigidamente deterministico ad uno in cui l'incertezza svolge un ruolo importante immagino ugualmente che debba esserci un adeguamento filosofico che evidentemente non è ancora avvenuto; per dirla un po' alla Vico, la pratica precede la grammatica. Lasciando perdere Darwin, proprio perché il mio pensiero implicherebbe che l'evoluzione sarebbe direzionata, torno alla prima risposta lapidaria che ho dato in questo topic: la teoria filosofica è cosa fatta. Resta una pratica filosofica che corrisponde per me a quella che ho indicato. In parole povere, l'avvento del comunismo nella nostra società costituirebbe un errore madornale equiparabile all'avvento di una società matriarcale. Se vuoi possiamo ampliare quest'ultima osservazione buttata lì senza nulla dire in più 
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@green demetr
Tua citazione: "L'errore sta in quello che dice Hegel, ossia che il piacere nasce dentro la coscienza e non dentro il dolcetto" : il piacere non nasce dentro la coscienza, nasce nel percepire da parte dell'individuo una differenza dello stato del suo corpo dovuta a dei semplici neurotrasmettitori. Pertanto se uno vuole ingozzarsi di dolcetti ad libitum e sia convinto che questo corrisponda al suo benessere sono cavoli suoi, ma che non pretenda di imporre a tutti questa sua visione.
Anch'io penso come il Dr.D. Chi sarebbe costui?
Vista la tua fratellanza col popolo ebraico ti rendo partecipe di una mia speculazione ottimistica sul libro di Daniele. In verità non conosco benissimo il testo, ma dato che mi sento pure un millenarista mi sono interessato a decriptare la sua apocalisse, quella in cui alla presenza di un gigante presso a un fiume gli viene detto che la fine accadrà in un tempo, per più tempi e in mezzo tempo. Allora, il tempo è il tempo della guerra e corrisponde allo scontro dovuto alla nascita della separazione tra i popoli-nazioni, un tempo arcaico. Questo gesto primitivo di guerra si ripercuote durante il tempo cronologico fino ad oggi, ripetendosi nel suo distruggere e ricostruire; in un tempo, per più tempi dunque; il mezzo tempo dovrebbe quindi intendersi come momento in cui, a guerra inoltrata, ci si renda conto tramite l'uso della ragione che possa essere più opportuno cessare questa sempiterna ripetizione del tempo (per più tempi) e debba stipularsi quindi una pace che immagino scaturire da una reciproca comprensione tra gli opposti, ovverosia la comprensione che l'uno è in realtà un due
#623
@Ipazia @green demetr
Cit: "La struttura è il rapporto soggetto-feticcio, la sovrastruttura è la sua riproduzione.
Dove sta lo sclero?
Tu stesso dici che chi cerca nel fuori rischia di cadere nel feticismo.
E secondo te il feticismo non è alla base dei piaceri personali che tu dici siano la cosa importante su cui si basa l'etologia umana?
Ok, manca però la parte argomentativa: secondo te il piacere è fuori o dentro il feticcio? Perchè sembra che per te il piacere è dentro.
E' impossibile caro amico."
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Per quel che attiene ai cavoli a merenda la mia come si chiama neuroplasticità mi consente cose ben più orribili.
Il presupposto è che io di Marx non ne so nulla, come di Hegel del resto, a parte qualche nozione per quest'ultimo. Ma sono però certo che da qualche parte ci sia nel suo pensiero un punto di crisi. E forse proprio perché non potè assistere alle evidenze dell'indeterminismo di Heisemberg e magari non conosceva neppure Gauss ... proprio non lo so.
Prima di abbandonare questa mia provocazione fondata sul nulla, un solo pensiero, che è una domanda che pretende di capirne un po' di più: da un punto di vista marxista sarebbe lecito affermare che i femminicidi siano in connessione col patriarcato, o col capitalismo?
Alla seconda domanda rispondo che sì, ma sarebbero una morbosità, da intendersi nel senso buddhista dell'attaccamento.
Alla terza domanda se l'ho ben capita, il piacere è dentro di me, così come dentro di tutti noi. Perchè sarebbe dunque impossibile? Rispondo così all'ultima domanda dicendo che per ora sei incomprensibile, ma ...
#624
Citazione di: Ipazia il 15 Dicembre 2023, 11:35:32 AMNon è un reato: è inutile e inconsistente. Per eliminare il male bisogna conoscere le cause e agire su di esse.

Allo stato attuale di ciò, il futuro probabile assomiglia più a Gaza e Jenin o alla Dichiarazione universale dei diritti umani ?

La mia risposta è che preferisco avere ancora altri luoghi nel pianeta in cui poter scappare. Anche fuori dalla porta di casa o addirittura qui dentro. "Senza orario e senza bandiere".
Oggi come oggi le cause del male stanno quasi tutte nell'imporsi di un'ideologia che se ne strafrega di qualsiasi argomento che possa metterla in crisi in virtù di uno strapotere economico con tutti i suoi lacchè che gli consente tale atteggiamento. 
Inutile? Che sia inutile sognare sarebbe per me dovuto allora a questo pregresso ben consolidato. 
Inconsistente? Se ti riferisci al mio discorso dovresti forse dire qualcosa in più per farmi partecipe della sua inconsistenza. Se ti riferisci ad altro diccelo senza farne mistero. In ogni caso, cosa scriviamo a fare? Bella domanda questa, alla quale è possibile rispondere in modo decisivo solo essendo onesti con sé stessi. E la risposta migliore, decisiva, sarà certamente: non lo so di preciso ... altro che le balle che si suona con la propria tromba. Se non sono chiaro dimmelo. 
Tutto fa pensare alla catastrofe dell'individuo sballottato qua e là da putriscenti ragioni di stato che trovano sempre buone vie per strafottersene della dichiarazione universale dei diritti umani. Tra il consapevole e l'inconsapevole sarà magari anche per questo che esiste ancora un diritto di veto all'ONU, proprio al pari di come oggi Orban ha posto il veto, non sull'ingresso in UE, bensì sui nuovi miliardi da inviare ... A pensar neanche troppo male immagino che molti altri stati promotori, probabilmente tutti, avranno tirato un sospiro dicendosi tra sé ... meno male che Orban c'è. E in questo caso gli americani si sarebbero comportati relativamente meglio di noi.
Anch'io scapperei via da questo forum, infatti ogni tanto mi prendo delle pause. Di casa non scapperei certo volentieri
#625
".... Quando sarete nella luce cosa farete? Un giorno eravate uno è diventaste due. Ma quando diventerete due cosa farete?" (Cit. Vangelo di Tommaso, presumibilmente log 11)
Tralascio il pensiero che conduce alla domanda altrimenti dovrei parlare di 💰 e qui non c'entra molto. L'unica conoscenza certa sembra essere quella del proprio piacere e del proprio dolore. Per me sarebbe il luogo da cui irradia tutta la nostra conoscenza, pertanto il suo fondamento. Conoscenza quindi come emanazione naturale in funzione del proprio benessere, almeno in prima istanza. C'è chi si accontenta e chi no. Per quest'ultimo si prospettano due vie estreme. Una volta al fuori di sé e l'altra al dentro di sé. Entrambe queste vie si concentrano sull'uno, ma se non sono state percorse correttamente, quest'uno risulta ineffabile solo perché non si vuol riconoscere che è un due ... il piacere e il dolore appunto. Ciò che appare molteplice deriva quindi dalla gestione della conflittualità tra piacere e dolore all'interno di chi pensa di essere uno e, fondamentale, di essere nel giusto. Egli rigetta il due perché lo mette in crisi. Nel caso della ricerca interiore, il pericolo maggiore è quello di comportamenti mentali troppo severi nei confronti di sé stessi. Nel caso della ricerca verso il fuori di sé, il pericolo maggiore è quello dei feticci e dell'azione da invasati.
Visti gli ultimi interventi di Ipazia ... sul non riconoscere la necessità di un ordine mondiale, ma soprattutto nelle risposte date sulle capacità del computer quantistico e susseguente affermazione rimodulata che il sapere quando decadrà un singolo atomo non sarebbe importante, mi induce infine a mettere sotto la lente il celeberrimo filosofo Marx. Obsoleto direi. Vissuto in un periodo in cui non era stato ancora prodotto il primo modello atomico (il due col terzo: elettrone, protone, neutrone). Bando alle ciance: il modello "struttura sovrastruttura" è sclerotico. Come per Hegel, anche qui non si tiene conto del valore del linguaggio nell'evoluzione della società umana.
Si accettano opposizioni comprensibili
#626
@Ipazia
Non sono mai stato a Gaza, ma conosco uno che è stato a Jenin in tempi passati, mi ha ben descritto la situazione e discutemmo pure di quanti anni sarebbero dovuti passare per esaurire l'odio che gravava in quella terra. A volte mi sorprendi Ipazia e non so cosa pensare ... non certo cose buone. Una che si lamenta dell'Italia, dell'Europa, dei nazidem e viene a mettere i bastoni tra le ruote proprio a me. Mi stai prendendo per il culo?, mi vuoi provocare, o è solo il fatto che sei comunista? È ovvio che certe cose debbano essere discusse, vagliate, non dico attuate, qui in Italia. L'alternativa è quella di continuare a scaricarsi addosso per secoli la responsabilità per lo stato delle cose lasciando ai più scaltri e con più pelo sullo stomaco la libertà di agire più o meno indisturbati ... "Sognare non è un reato" ... Solo il contesto in cui l'hai detto mi fa pensare che per te lo sia
#627
Tematiche Filosofiche / Re: Oltre la Cenere
14 Dicembre 2023, 22:30:17 PM
Citazione di: Alberto Knox il 14 Dicembre 2023, 14:10:06 PMIl momento esatto in cui un atomo instabile decadrà in uno più stabile è ritenuto casuale e impredicibile. Ciò che si può fare, dato un campione di un particolare isotopo, è notare che il numero di decadimenti rispetta una precisa legge statistica.
L'impredicibilità qui è fondamentale, non dipende dalla velocità del calcolatore.

Era quello che pensavo infatti, ma meglio avere qualche conferma. Si tratta di un limite della nostra conoscenza dunque, gnoseologico. Il "caso" allora dipenderebbe da un intreccio di cause da ascriversi l'una alla quantità di sostanza e che si rivela nel tempo di dimezzamento e l'altra all'instabilità interna all'isotopo radioattivo. Ti ringrazio 
 
#628
Ipazia, detto da anarchico democratico mi sembra inconcepibile una società senza sb... ehm ... senza polizia. E pensa un po' all'amaro boccone che devo inghiottire, che poi tutto sommato così amaro non è. Mi sembra però altrettanto inconcepibile che un anarchico debba assoggettarsi a governi nazionali che sono dotati di corpi giuridici arbitrari, seppur adeguati a costumi nazionali e/o nazionalisti e di conseguenza competitivi tra loro per ragioni di natura culturale ed economica. Cazzo! Siamo globalizzati! Serve un mondo fondato sull'etica e che su quell'etica trovi eventualmente a livelli nazionali o regionali il mondo dei diritti. L'etica deve fondarsi sull'unica conoscenza certa che possa essere in nostro possesso, cioè quella del piacere e del dolore in noi, cosa che non è misurabile, ma senz'altro incontestabile ... e che corrisponde tra l'altro alla conoscenza a cui ciascuno di noi attinge per agire, e senza che questo sia codificato.
Hai ragione Pensarbene, salvo il fatto che saremmo comunque e pur sempre animali, ma penso che tu lo sappia ... ci stiamo dentro pure coi Marziani, non trovi?
#629
Citazione di: daniele22 il 06 Maggio 2021, 11:23:59 AMBuongiorno, mi lancio ad aprire un post, è il primo che tento. Questo che segue è uno stralcio di un articolo che il poeta e scrittore siriano Nazih Abu Afash scrisse in occasione dell'uccisione di Rafiq al Hariri, uomo politico libanese ex primo ministro, occorsa nel 2005 a Beirut. Mi auguro che la riflessione che segue e che condivido pienamente possa stimolare qualche intervento al proposito.         

Si, quanto è bella la bandiera del Libano! Però, quanto più bella sarebbe se fosse veramente "una bandiera"! Com'è sfuggito al nostro amico Paul che questa "quanto è bella" non era un'unica bandiera per un'unica collettività, per un unico desiderio di libertà, per un'unica volontà di vita dignitosa? La bandiera che "quanto è bella" non parlava nemmeno chiaramente dei volti e delle voci dei suoi possessori, ma anzi, nella maggioranza dei casi, nascondeva ciò che i santi della "bella patria" avevano combinato di massacri.
Non è un'identità, ma una maschera, questo è ciò che c'è di bello nella bandiera, che "cosa c'è di più bello?" Questo è il bello - il brutto - in ogni bandiera che si risveglia all'odio delle ideologie e alla smania di sangue. E nelle bandiere dei nostri paesi (nelle bandiere di tutti i paesi, amico mio) che abbondanza di sangue e che incomparabile pena! Cosa c'è di più forte del grido di morte e cosa di più debole del gemito di vita?! ..
Visto che son passati più di due anni dall'apertura di questo topic, visto che son passati quasi due anni dall'inizio della guerra in Ucraina, visto che son passati due mesi e più dall'inizio del "nuovo kippur", dirò che mi preoccupa sentir parlare ancora di Europa, o addirittura di Eurasia, e sí che considero niko (tifoso dell'Eurasia) quasi un amico, anche se non penso sia una serpe in seno. E non sono certo un sovranista. Ma di quale identità stiamo parlando? Parliamo di quella che si contraddice clamorosamente ... È in pericolo la democrazia!!! Capisco fosse in pericolo il donbass ... Parliamo dunque di un'identità i cui valori fondanti, sacri a detta di molti, ad un anno e mezzo dall'inizio del conflitto vengono affidati alle speranze riposte in un "pat pat" sulla spalla all'inqualificabile nano muscoloso in mimetica. Comunque io mi sono già attestato sulle sponde del Piave essendo per certo uno che sa mettere in uso la real politik proprio come diabolik, ma me ne sarei stato molto più volentieri a casa mia invece che sperperare energie per una faccenda che potrebbe risolversi con un pat pat sulla spalla. È anche vero che sulle sacre sponde ho trovato di che trastullarmi non c'è che dire.
Per questo motivo è comunque a mio vedere, la via giusta per noi di quaggiù, qualora si volesse un po' piu di pace e giustizia, sarebbe quella di ambire ad una bandiera mondiale. È una via la cui traccia si rivela al principio dell'aforisma 291 - Umano troppo umano - di Nietzsche:
"291. Accortezza degli spiriti liberi. — Uomini di sentimenti liberi, che vivono solo della conoscenza, si troveranno presto ad aver raggiunto lo scopo esteriore della loro vita, la posizione definitiva nei confronti della società e dello Stato, e si sentiranno ad esempio ben soddisfatti di una piccola carica o di una sostanza che basti appunto a vivere; infatti essi regoleranno la propria esistenza in modo che nessun grande mutamento dei beni esterni né alcun sovvertimento dell'ordine politico possano coinvolgere la loro vita ... etc".
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Ci vorrebbero infine consapevolezza e coraggio
#630
Attualità / Re: Guerra in Ucraina III
14 Dicembre 2023, 09:49:28 AM
Caspita! Il topic stava quasi finendo in seconda pagina. Proprio ora che la Russia è isolatissima e Zelensky è stato onorato dagli Usa come nuovo eroe dei due mondi. Sarà finalmente soddisfatto immagino e speriamo sia ancora clemente e nobile come si è sempre dimostrato