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Messaggi - paul11

#616
Citazione di: odradek il 17 Maggio 2019, 14:37:30 PM
a Paul 11

citazione:
E' possibile  unire materia scientifica e mistica metafisica completando ad esempio  la fenomenologia husserliana.
Si dovrebbe rianalizzare il "fenomeno" che dalla percezione sensibile e intuitiva, kantianamente parlando, diventa coscienza. L'intenzionalità fenomenologica è ciò che mi spinge attivamente a vivere fisicamente, conoscitivamente, emotivamente.

Guarda che Kant l'han buttato dalla torre qualche post fa come mistificatore e personaggio dannoso,
quindi parlare di Kant non penso sia indicato.  Non è più gradito.  
Quindi sappi che stai citando un filosofo le cui considerazioni lasciano il tempo che trovano di fronte   a ben altri titani del pensiero.
Kant da credente in Dio, ha insegnato ,oltre ad essere un bravo gnoseologo ed essere fra i pochissimi ad essersi confrontato cone le categorie aristoteliche, che se si vuol essere "buon" metafisici bisogna avere i piedi per terra.
#617
Il principio di complementarietà è nel divenire delle energie, nella dinamica delle trasformazioni, dove il principi odi autoconservazione tende al riequilibrio e di nuovo un caos per un nuovo riequilibrio.
E' nei blocchi energetici del corpo che portano infiammazaioni e malattie , è nelle eruzioni vulcaniche che sprigionano energia dalla terra, è nei gradienti termici dell'acqua negli oceani che creano uragani e correnti marine, è nella storia umana di evoluzione involuzione rivoluzione.
E' in ogni dominio dell'intero scibile, se non ci fosse si configurerebbe un universo  statico  in un tempo eterno. La complementarietà sta nel divenire, nei mutamenti dello squilibrio e riequilibrio

E' possibile  unire materia scientifica e mistica metafisica completando ad esempio  la fenomenologia husserliana.
Si dovrebbe rianalizzare il "fenomeno" che dalla percezione sensibile e intuitiva, kantianamente parlando, diventa coscienza. L'intenzionalità fenomenologica è ciò che mi spinge attivamente a vivere fisicamente, conoscitivamente, emotivamente.
L'errore culturale è quella di sezionare le dinamiche(è una comodità analitica, che sbaglia nelle sintesi che sono sempre parziali dentro un solo contesto , mai totale), ma l'uomo ha una coscienza sola, e quando conosce, conosce con la sua totale interezza di coscienza , non con pezzetti di coscienza, noi siamo sensi percettivi, intuito, intenzionalità, intelletto ,ragione e ancora psiche ,anima, spirito noi amiamo conoscendo e conosciamo soprattutto ciò che amiamo.
Bisognerebbe allora cambiare lo scopo della cultura, che non è conoscere per aumentare la tecnica, ma conoscere per il benessere umano, perché l'aumento della tecnica non necessariamente porta a miglioramento del vivere umano. Noi siamo troppo testa e poca coscienza.
L'altro problema è la comunicazione. Una visione di interezza della coscienza è difficilmente oggettivabile e quindi improba all'universalismo, perché è una soggettiva è un personale stato di coscienza.E' più simile al linguaggio poetico, artistico che non a quello specificatamente scientifico.
Allora, altro passo successivo ,sarebbe di disarticolare la "parola"come segno , risezionarla per ridarle vitalità, significazione, è un po' quello che ha fatto Deridda.
#618
In risposta a Sgiombo
(ma chiunque può intervenire....)

Chi dice  il mondo è causalmente chiuso su se stesso sotto il profilo fisico,s' impegna a dire

che non ci sono relazioni causali che non siano fisiche tra eventi fisici. L'interazionista nega proprio questo: è la mia decisione(evento mentale non fisico) di fare la doccia a far sì che il pavimento della doccia si bagni, in un istante di tempo successivo(evento fisico).Sostenendo che la causa mentale non è fisica, quindi di tipo diverso dall'effetto che è fisico, e così presupponendo che il mentale e il fisico siano due tipi di entità,due titpi reciprocamente autonomi,l'interazionista viola la chiusura causale del mondo fisico.Viceversa se qualcuno sottoscrive la chiusura causale del mondo fisico,non può accettare l'interazionismo.

Un critico della tesi di chiusura è stato Popper, in un libro intitolato L'universo aperto: un argomento per l'indeterminismo è il vol.2 del Poscritto alla Logica della scoperta scientifica.

L'apertura,contraria alla chiusura, cui Popper allude è legata all'indeterminismo in fisica,ma Popper

contesta la chiusura causale in termini che non dipendono solo esclusivamente dai risultati della meccanica quantistica. La libertà del volere è intesa come qualcosa di più dell'imprevedibilità.
...............
La posizione di Putnam è diversa.Quello che contesta è l'intellegibilità delle ipotesi su cui si fondano sia l'argomento dei dualisti sia l'argomento dei sostenitori della teoria dell'identità

Tratto da La treccia di Putnam.Ultima fermata della filosofia analitica di Alberto Peruzzi


Si dovrebbe dire in che cosa risulterebbero discrepanze


Citaz.Sgiombo

L' uomo, con la sua cultura, non può costituire che uno sviluppo inevitabilmente coerente (per quanto straordinariamente creativo possa essere e sia) con la natura alla quale appartiene al 100%, anche con (e relativamente alla) la sua peculiarità culturale.
Se la natura (in generale) é deterministica, allora l' uomo non può che essere deterministico; anche in quanto creativo.

Bisognerebbe dimostrare che le proprietà, caratteristiche del mentale appartengono al dominio naturale.
Se tu stesso dici che nel cervello è impossibile trovarvi il mentale, ma addirittura sostieni che il cervello è contenuto dal mentale, mi pare vi sia una incoerenza. O sono ontologicamente la stessa cosa(identità) o sono diversi con proprietà diverse ,ma interagenti e correlati.
#619
Citazione di: sgiombo il 15 Maggio 2019, 18:14:52 PM
Citazione di: paul11 il 14 Maggio 2019, 14:10:39 PM
L'archè originario ,se simile al big bang della scienza cosmologica, può accettare sia  il determinismo che l'indeterminismo.
Se, per semplicità dividessimo i domini in :
materiale,
naturale,
culturale
vi vedremmo regole comuni, ma anche peculiarità
Il determinismo scende dal materialismo(fisicità), alla naturalismo soprattutto di animali più evoluti.
Ma quando appare l'uomo, l'animale naturale perde a favore dell'animale culturale.Il sistema percettivo umano è molto scadente se rapportato alla vista di un insetto, ad olfatti e uditi di predatori.Ci uccidono  molto di più  virus  che non  i leoni o gli squali.
Citazione
L' uomo, con la sua cultura, non può costituire che uno sviluppo inevitabilmente coerente (per quanto straordinariamente creativo possa essere e sia) con la natura alla quale appartiene al 100%, anche con (e relativamente alla) la sua peculiarità culturale.
Se la natura (in generale) é deterministica, allora l' uomo non può che essere deterministico; anche in quanto creativo.




La scala evolutiva si inverte ,nell'indice di pericolosità e i virus scadentissimi esseri evolutivi seconda la blanda teoria evoluzionistica, sono fortemente adattativi e straordinariamente RNA ricombinanti.Sono i vincenti in natura con nessuna mente e cervello.
Citazione
Come non si stancava di ricordare il grande Stephen Jay Gould, non esiste in natura alcuna "scala evolutiva", ma invece una differenziazione fra specie senza un "alto" e un "basso" inevitabilmente da intendersi (che inevitabilmente possono essere intesi unicamente) come indebiti giudizi di valore, se non anche come espressioni di un "disegno intelligente" e comunque finalistico perseguito attraverso il continuo "perfezionamento delle creature".




L'uomo può suicidarsi, può volontariamente scegliere di non riprodursi, contravvenendo a qualunque regola finalistica biologica.
D'altra parte se una causa fisica X provocherebbe l'effetto Y sulla mente, o si decodifica l'energia elettromagnetica in pensieri ,oppure i segnali elettromagnetici del cervello fisico diventano segni linguistici nel sistema mentale, e non si capisce dove sia il "ponte" fra energia fisica/biochimica ed energia mentale, fra neuroni e sinapsi ed elettromagnetismo, con la sfera volontaria, intuitiva, intellettiva del mentale
Vi è correlazione, ma non identità, diversamente saremmo prevedibili quanto la traiettoria di un pianeta dentro un sistema stellare.
Citazione
Concordo che non vi può essere identità ma solo correlazione per la chiusura causale del mondo fisico (che riguarda non solo ma anche la questione dei rapporti mente-coscienza).
Ma se vi é biunivoca correlazione allora in linea puramente teorica di principio (non credo proprio di fatto!) si potrebbero in linea di principio prevedere le attività neurofisiologiche correlate alla volontà degli uomini proprio come la traiettoria di un pianeta (a parte le difficoltà pratiche di fatto incomparabilmente maggiori) e dunque indirettamente prevedere anche le nostre scelte ed azioni.




Sul piano epistemologico delle scienze moderne  semplicemente si postulano le cause, l'importante è la focalizzazione sugli effetti.
Per questo la diaspora fra determinismo e indeterminismo, ha perso d' importanza.
Non si conosce la psiche ontologicamente? Si fanno dei test sugli effetti, "provocando" la psiche ad una lettura.
Le pubblicità i marketing ,sanno poco o nulla dell'uomo, ma sanno come i"segni" condizionino comportamenti anche compulsivi
Citazione
Questo può bastare a chi abbia unicamente interessi pratici, non chi ami il sapere (anche) come fine a se stesso (non ai filosofi).
Si dovrebbe dimostrare come la mente possa essere direttamente correlata alla natura.
Come la natura possa produrre un qualcosa, la mente, che se non fosse identitaria con il cervello,diventa un qualcosa che non appartiene più alla natura.
Se la natura ha regole e un ordine, non si capisce come le facoltà mentali possano essere "naturali".
Se le facoltù mentali fossero la massima evoluzione della natura, daccapo non si capisce come un uomo naturale entra in competizione con la propria cultura sulla natura.
Perchè l'uomo non è semplice adattamento naturale, l'artificio, il dilemma della morte, la progettazione, sono oltre e spesso contro-natura.

La chiusura causale del mondo fisico ha diverse pecche d'impostazione teorica, tant'è che non ne
erano convinti, tanto per citare due nomi, Popper e Putnam.

E' proprio un certo tipo di filosofia che ha portato all'assiomatizzazione delle scienze, il che vuol dire che non vi sono asserti logici fondanti, piuttosto postulazioni "ad assetto variabile" che costituiscono l'area in cui una disciplina si muove,
Questo costituisce una infinita serie di ipotesi e persino di tesi e leggi che non vengono superate
"evolutivamente" dal progresso umano culturale, bensì vengono a volta accantonati, a volte spolverati, in funzione di scopi e di usi, non di "verità", Feyerabend, l'epistemologo, lo ha descritto molto bene.
Personalmente ritengo che nei vari domini, materia fisica, natura organica, mente/cultura umana, per semplificare, il problema siano i "ponti", come le leggi fisiche"ponte", in quanto riescono ad esempio a passare dall'energia meccanicaa quella elettromagnetica, ecc attraverso trasduttori.

Noi umani siamo quello che crediamo, questa è la forza di una mente che può portare un fanatico a portare una cintura di bombe e far saltare in aria, creare teorie che modificano natura e materia, costruire prassi nelle diverse tradizioni culturali. La mente è troppo potente per essere solo natura tanto da essere contro natura e in competizione contro la stessa natura se lo avesse generato.
E se la natura, come dominio della vita e quindi della biochimica a sua volta fosse un'evoluzione della materia fisica, non è spiegabile come alcuni elementi come l'azoto, il fosforo, il carbonio, l'ossigeno, essendo i mattoni su cui si formano gli acidi organici, carbossili, acidi nucleici, possano avere una "intelligenza recondita in-sè" che si esplicita in condizioni ambientali favorevoli per autocrearsi la vita e a sua volta una cellula e avere una "intelligenza" immediatamente riproduttiva, perché non basta il costituirsi della vita di una cellula, deve già sapere come riprodursi........
La vita come compare deve avere già in-sé una strategia di autoconservazione.
C'è ancora molto da capire e sapere alla scienza e nei punti chiave dei "ponti"dei domini per poter spiegare.
Quando diciamo finalismo, scopo, teleologia, significa che la materia, la natura, ha già in-sè un proprio disegno.e in effetti se esistono leggi significa che vi sono almeno regole e ordini intellegibili alla nostra mente.

Continuo a pensare che la mente non sia riconducibile a semplici schemi di  causa/casualità e determinismo/indeterminismo
#620
Tematiche Culturali e Sociali / Re:La volgarità
15 Maggio 2019, 11:09:58 AM
La volgarità, intesa come immoralità, nasce dal fatto che esista socialmente una morale che incide sui comportamenti, linguaggio verbale e dei gesti.
Un conto è letterariamente, artisticamente prendere di mira una morale corrente ritenuta magari ipocrita, e direi che nulla più dell'arte può svolgere questo compito di denuncia, ironica, sarcastica e persino  provocatoria;
e un altro in una cerchia di amici, dove c'è una certa intimità, scherzarci sopra.
Sono i contesti che aumentano o annullano una tenuta comportamentale, un clichè.
Sta al singolo capire il contesto e fin dove può "forzare" un linguaggio fra il morale e il volgare; una battuta felice può disgelare un ambiente, come quella infelice può creare disagio.
Nel contesto di un forum, sono le parole che danno le immagini di noi stessi agli altri, come scriviamo.
Non  ci sono volti, gesti, sorrisi(anche se gli emoticons questo dovrebbero servire), per cui l'ironia potrebbe essere scambiata come provocazione personale,quindi bisogna distinguere l'argomentazione da chi lo argomenta. Possiamo dire che l'argomentazione ci sembra falsa, ma non falsa la persona che la esprime.
Vale il buon senso e il buon senso non lo vendono negli scaffali dei supermercati
#621
L'archè originario ,se simile al big bang della scienza cosmologica, può accettare sia  il determinismo che l'indeterminismo.
Se, per semplicità dividessimo i domini in :
materiale,
naturale,
culturale
vi vedremmo regole comuni, ma anche peculiarità
Il determinismo scende dal materialismo(fisicità), alla naturalismo soprattutto di animali più evoluti.
Ma quando appare l'uomo, l'animale naturale perde a favore dell'animale culturale.Il sistema percettivo umano è molto scadente se rapportato alla vista di un insetto, ad olfatti e uditi di predatori.Ci uccidono  molto di più  virus  che non  i leoni o gli squali.
La scala evolutiva si inverte ,nell'indice di pericolosità e i virus scadentissimi esseri evolutivi seconda la blanda teoria evoluzionistica, sono fortemente adattativi e straordinariamente RNA ricombinanti.Sono i vincenti in natura con nessuna mente e cervello.
L'uomo può suicidarsi, può volontariamente scegliere di non riprodursi, contravvenendo a qualunque regola finalistica biologica.
D'altra parte se una causa fisica X provocherebbe l'effetto Y sulla mente, o si decodifica l'energia elettromagnetica in pensieri ,oppure i segnali elettromagnetici del cervello fisico diventano segni linguistici nel sistema mentale, e non si capisce dove sia il "ponte" fra energia fisica/biochimica ed energia mentale, fra neuroni e sinapsi ed elettromagnetismo, con la sfera volontaria, intuitiva, intellettiva del mentale
Vi è correlazione, ma non identità, diversamente saremmo prevedibili quanto la traiettoria di un pianeta dentro un sistema stellare.

Sul piano epistemologico delle scienze moderne  semplicemente si postulano le cause, l'importante è la focalizzazione sugli effetti.
Per questo la diaspora fra determinismo e indeterminismo, ha perso d' importanza.
Non si conosce la psiche ontologicamente? Si fanno dei test sugli effetti, "provocando" la psiche ad una lettura.
Le pubblicità i marketing ,sanno poco o nulla dell'uomo, ma sanno come i"segni" condizionino comportamenti anche compulsivi
#622
Citazione di: Jacopus il 08 Maggio 2019, 08:32:13 AM
Come noto esistono nel cervello diversi tipi di memoria: dichiarativa, procedurale e operativa sono le principali.
L'ipotesi che vorrei discutere non è nuova, e risale alla teoria dei riflessi condizionati di Pavlov. Una teoria che è stata piuttosto denigrata in seguito, criticata di materialismo, di scarsa attenzione ad altri fattori comportamentali.
Facciamo un passo indietro (o avanti).
"Se il neurone A stimola ripetutamente il neurone B a rilasciare un potenziale d'azione - impulso elettrico - in entrambe le cellule si verificherà un cambiamento che verificherà un cambiamento nei due neuroni, rafforzando la connessione sinaptica."
Questo é il modo in cui funziona la memoria procedurale, quella che ci permette di camminare o parlare, poiché le connessioni sinaptiche sono state stimolate così tanto da aver raggiunto le parti più profonde del SNC. Per questo motivo le persone anziane affette di demenza conservano capacità come camminare, parlare, mangiare o svolgere semplici compiti motori.
Ma ipotizziamo che questo meccanismo funzioni anche per aspetti più complessi del comportamento umano e delle credenze umane.
Se un soggetto viene sottoposto fin dalla più tenera età a un "lavaggio del cervello" sulla bontà del sistema feudale o sulla moralità della pedofilia (Sto esagerando), i circuiti della memoria procedurale, strutturati così in profondità, potrebbero assorbire anche questi messaggi culturali e di conseguenza condizionare in modo rilevante il comportamento del soggetto così condizionato?
no, non necessariamente.
Tanto più è in tenera età il soggettoe tanto più la sfera emotiva è prioritaria su quella concettuale.
In seconda istanza c'è una fase dello sviluppo ,dopo il passaggio dell'imitazione, nella fase adolescenziale ,in cui lo sviluppo cognitivo e della sfera emotiva, ha una fase di contestazione.
Quindi non necessariamente la prima fase del plagio porta conseguentemente ad un assorbimento concettuale.
#623
Il rapporto è fra Sovranità è il bios e zoè del singolo cittadino, in quanto componente del corpo sociale  politico
La sovranità ha il potere di condizionare, per autorità riconosciuta e istituita, la vita del singolo componente sociale e lo compie con la sanzione che deriva dalla legislazione. Una sovranità priva del potere sanzionatorio non ha più forza pe poter nemmeno legiferare.
Il rapporto è quindi fra sovrano e reo  , come uomo sacrificabile, dove il boia nella pena di morta era incappucciato, anonimo rappresentante esecutore della pena comminata  della sovranità ,della comunità.
Lo Stato inteso come sovranità della polis ha il poter sul bios dei singoli componenti della comunità e in quanto tale il potere di condizionare le vite appunto all'interno della propria configurazione ambientale dettata dalla legislazione e utilizza la forza armata per pacificare gli interni conflitti fra i singoli cittadini o le parti associative..
Il corpo politico può uccidere il corpo umano del singolo cittadino.
Solo la sovranità può decidere se graziare il condannato a morte.
I termini, "grazia", "pena", vengono dall'antichità,  rimangono tutt'ora come concetti giuridici istituzionali.
C'è chi potrebbe pensare che siano vestigie antiche di cui non riusciamo nel progresso, ancora a eliminare.
In realtà l'uomo ha necessità per costruire una comunità di un "corpus" politico e di un"codex" che sta al di sopra di qualunque ragionamento empirico., psicosociale moderno.
Se proprio nella società più liberal e pragmatica, tecnologicamente avanzata,come gli USA, ,sussiste sia la possibilità del singolo cittadino di armarsi, che nasce dal concetto del potersi ribellare all'ingiustizia dello stato, e  in alcuni stati federati  di aver ancora la pena di morte, significa che le istituzioni giuridiche non possono privarsi  di concetti che sono a-priori sul bios, sulla volontà del sovrano di poter decidere del corpus fisico e sociale.
La nuda vita, la zoè o viene ritenuta "sacra"  e inviolabile, oppure l'uomo, nel momento in cui appartiene
ad una comunità, di fatto consegna il suo bios, che non è la nuda vita come principio del venire al mondo, bensì le condizioni di sottomissione alla volontà sovrana, rappresentante dell' ordine della comunità.
Nasce quindi il contrasto fra zoè e bios e storicamente la biopolitica che è estremizzata nei lager, diventa il possesso assoluto del bios umano, tanto da disumanizzare l'uomo e non chiamarlo più con un nome, come persona, ma come un codice, un numero, una matricola, magari stampigliata sul braccio.
Ho esteso volutamente la discussione del concetto di pena di morte, in quanto nasce dalla rappresentazione formale e istituzionale della volontà sovrana che commina la pena o grazia il reo(può compierlo nel braccio della morte o su un ergastolano) e in quanto tale è l'evidenza suprema del potere sul singolo bios umano.
La pena di morte è quindi la soppressione non solo del bios, ma anche della zoè, come corpo individuale sociale e come corpo fisico nell' esistenza.
Le derivazioni storiche, o se si viole, il dispositivo culturale di mimesi, nasce dall'homo sacer, dal sacrifico, dal capro espiatorio, da figure storiche. Tant'è che era pubblica la pena di morte, il popolo vi partecipava come rito, come lo è, magari in diversa misura ,ancora attualmente. Il rito è ancora il gesto del potere sovrano
Il bios appartiene alla comunità, è la condizione di appartenenza ad un sociale che può difendere come può uccidere
#624
La velocità del cambiamento dettati dal capitale impone aree geografiche "omogenee" che la democrazia offre in maniera strutturalmente migliore.
Da tempo sostengo che le tre aree USA-Europa-Cina si stanno giocando il futuro negli assetti imperialistici.
La seconda guerra mondiale si avviò verso un epilogo quando fra i tre blocchi USA-Germania-Russia, due si associarono(USA e Russia). L'errore di Hitler fu invadere la Russia.
Se Trump, continuerà con una linea dove con l'Europa( con un ritardo enorme ,non essendo politica e quindi ogni singolo stato si trova in ordine sparso e con pochissimo potere contrattuale) i rapporti
non sono idilliaci, ne approfitterà la Cina. La nuova Russia ha un ruolo interlocutorio.

Ci sono figure storiche, come Titto per l'ex Jugoslavia ,ma direi persino Gheddafi in Libia, che riuscivano a ricucire i rapporti interni di etnie, di tradizioni, storicamente diverse.

Attualmente la stasi economica a livello mondiale, con bassissimo costo del denaro, pochissima inflazione e poco pil, è voluta .Perchè i moti accelerati alimentano le divergenze strutturali dei grandi blocchi e di singoli stati, soprattutto in Europa, accelerando anche la decadenza dell'imperialismo statunitense,seppure abbia ancora la leadership mondiale, a favore di quella cinese che sta diminuendo velocemente il gap tecnologico.

A mio parere l'invito di Ipazia è giusto, è corretto(siamo nella tematica del forum culturale e sociale).
Quando Trump, presidente dell'imperialismo statunitense, apre ai dazi, proprio il blocco che volle la globalizzazione, presentandosi contraddittoriamente sul governo economico, compie
una strategia difensiva interna cercando di salvaguardare i propri interessi, a scapito di manovre espansive globali, dove nella scala delle tipologie economiche, vediamo che fra l leader dei grandi gruppi privati, da anni emergono aziende cinesi.
Dal punto di vista sociale abbiamo assistitto e direi vissuto nell'ultimo decennio perdite nette in termini di diritti nel lavoro.Era prevedibile.La cultura della sinistra politica parlamentare e con essa i sindacati dei lavoratori, più che avere una strategia difensiva, hanno "accompagnato" silenti,
se non addirittura compartecipi, alla trasformazione socio economica, aumentando ed evidenziando quando l'uomo sia poco nella sua dignità nel rapporto di forza con la velocità della tecnica e degli assetti del turbocapitalismo,pagando sia nella fase di sviluppo, come squilibrio globale da compensare, che nelle crisi come squilibrio di reddito e di diritti da pagare.

E' già tardi, perché di ritardo si tratta, per una riflessione profonda sulla cultura che sia di destra o sinistra, sta assistendo più che governando. Non si può parlare di diritti ancora e di dignità in un sistema "trituratutto".E' lampante che i rapporti sono oramai fra chi ci guadagna, chi ci vivacchia e chi è disperato, dove la cultura e politica dominante è solo giustificativa a sua volta dello status quo esistente è quindi conformistica se non reazionaria.
#625
Tematiche Filosofiche / Re:La "struttura originaria"
30 Aprile 2019, 09:35:42 AM
Citazione di: 0xdeadbeef il 29 Aprile 2019, 21:48:31 PM
Citazione di: paul11 il 29 Aprile 2019, 15:02:14 PM

E' una necessità a livello metafisico ed una possibilità a livello pratico.


Ciao Paul
Mi par di capire che le nostre rispettive posizioni divergono soprattutto sulla concezione
parmenidea e severiniana circa il divenire ed il molteplice.
Io, ti dico la verità, la penso un pò come G.Reale: "io definisco la filosofia di Severino come
espressione di una tesi che è falsa – negazione dello spessore ontologico del divenire e, quindi,
del non essere e della morte – però espressa nel modo più coerente e più perfetto. Ma con Nicolas
Gomez Davila penso che la coerenza di un discorso non sia prova di verità, ma solo di coerenza".​
E questo, sia chiaro, senza negare la statura di grande pensatore che gli compete...
Ti chiedevo infatti se la tua affermazione ("è solo la coscienza che può unire i domini") fosse
da intendere nel senso della necessità o della possibilità proprio perchè l'idea dell'unitarietà
dell'Essere parmenideo esclude categoricamente il secondo termine (l'Essere che è non può essere
diverso da come è - cioè "non può").
E a ben pensarci neppure potrebbero esserci i due diversi domini del nomos e della physis, che
infatti nella tua tesi mi sembrano appunto obliare, quasi "sfumandola", la loro diversità.
Comunque alla mia precisa domanda rispondi quel che metto in citazione (e devo dire che lo trovo
molto interessante...).
Molto interessante ma anche molto controverso, soprattutto alla luce di quanto dicevo prima circa
quel che mi pareva di aver capito dei tuoi ragionamenti.
Parlando infatti di una necessità a livello metafisico e di una possibilità a livello pratico non
credi di riproporre quella stessa diversità dei domini che sembravi aver precedentemente negato
parlando di "nomos" e di "physis"?
Ma dici anche un'altra cosa estremamente interessante: "il vero problema è nella gerarchia fra i
domini". Cui aggiungi in conclusione: "il problema è smascherare gli "alibi", per questo ritengo
necessaria la verità incontrovertibile come struttura originaria. Si necessita di un punto di
riferimento inalienabile, logico e razionale e non opinabile dove alla fine contano  i rapporti
di forza e non la ragione, la logica, la razionalità".
Tutto questo mi ricorda ciò che dicevo in un'altra discussione a proposito della metafisica, che
personalmente credo coincida con la filosofia ma non solo: che addirittura coincida con la "politica".
E questo proprio per i motivi che mi sembra di scorgere nel tuo ragionamento, e cioè che la
coscienza come "luogo originario dove avviene la decisione" è, in definitiva, il "luogo per
eccellenza" della filosofia come "scelta", come decisione, cioè come quel qualcosa che dà senso
e significato alla parola "politica".
Il pericolo di una simile visione è però davvero dietro l'angolo, ed è ben sintetizzato da Nietzsche
quando descrive il "filosofo" come: "colui che dice: così dev'essere".
saluti
ciao Mauro(Oxdeadbeef)
non sono hegeliano,non sono severiniano, sono"Nessuno" e vagabondo per il mondo, cercando di capire, senza verità in tasca.
Non sono etichettabile, semplicemente di Severino mi convincono i tre punti che ho postato precedentemente, quali non ti convincono?
Stiamo dimenticando che fra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, c'è stata una rivoluzione scientifica teoretica, con Maxwell che unisce l'elettricità e il magnetismo creando le premesse per la teoria  generale e ristretta della relatività, le 12 assiomatizzazioni della matematica i Hilbert nel congresso del 1900, il superamento del postulato sulle parallele di Euclide apre alle geometrie sferiche e iperboliche.
Nasce un "mondo" che è controfattuale, perchè la descrizione del sistema è diverso dai nostri sensi che si sono dettati all'ambiente del pianeta Terra, così leggendo di quanti e spazio tempo relativo, le "memorie percettive sensitive" ci farebbero pensare ad una assurdità, e la nostra ragione arranca a seguire concetti controsensibili, controfattuali.
Popper assiste a lezioni di Einstein, Bergson con Einstein si scontra in un dibattito sul concetto di tempo, un anno fa a Milano un dibattito con Penrose e Severino su intelligenza naturale e artificiale, sulla coscienza.

Severino è difficile nella  lettura, allo stesso modo dello studiare la meccanica quantistica e la relatività.
Sono tutte controfattuali, e il dato dimostrativo percettivo vuol dire che sta andando a "farsi benedire" anche le scienze stanno andando in una metafisica dove la rappresentazione è espressa dalle formule matematiche.E' difficile spiegare a parole come nell'astrofisica un buco nero risucchia la luce e tempo e spazio collassano.

Divenire e molteplice non hanno verità. Sono opinione ingannevole. Affermando l'esistenza del divenire, si afferma che l'essere non è; affermando l'esistenza del molteplice, si afferma che il non-essere è. 

Severino risolve le negazioni con la logica dialettica, come dire che essendo il divenire un "falso", gli essenti, vale a dire gli enti che esistono apparendo e sparendo, sono negazioni rispetto alla regola d'identità 

Da sempre nella filosofia è controverso il rapporto del dominio fattuale, del mondo in cui il corpo umano fisico si adatta come animale, come organismo e il dominio metafisico della ragione.
Gli gnostici antichi lo dividevano fra un demiurgo il fattuale e sophia la gnosi.
Le religioni e spirtualità indicano praticamente tutte che la via della conoscenza non è nel dato sensibile(maja dice la cultura indiana).
Il dominio naturale è ciò che permette al corpo fisico di sopravvivere, non di vivere.
La materialità attuale è attaccarsi ai desideri animali di possesso e proprietà giustificando come il capitalismo, la regola del migliore come il più forte del branco.Questa cultura naturalista e materialista  è già obsoleta per quanto espresso dalle scienze attuali.E' già in seno all'attuale cultura dominante la diaspora fra la scelta naturalista e fisicalista rispetto alle ontologie fisiche attuali che sono meta-fisica. L'uomo, l'umanità ,la polis, è arretrata culturalmente a gestire la potenza della tecnica, e questo è già contraddizione interna nella teoretica e prassi contemporanea.
Mentre l'uomo è attaccato al vil denaro e agli scranni del potere, le stesse scienze avanzano nelle biochimiche nei Cern scoprendo il bosone di Higgs.

In estrema sintesi pensare o non pensare alla verità incontrovertibile sta alle condizioni sociali ed economiche per cui mi tocca lavorare più di 40 anni, prostituendo il mio tempo di vita in tempo di lavoro attendendo che le crisi cicliche economiche sottraggano dal mio conto corrente il vil denaro di scambio fra prestazione di lavoro e tempo buttato e qualcuno in nome di un nomos che non è vero, ma che rappresenta la physis dei poteri forti per potere e non per ragione imporrà il suo volere sul mio, perchè le istituzioni gli danno il mandato di farlo.
E' chiaro? Per questo il rapporto verità-coscienza-pratiche ,fra nomos e phisys o collimano o collidono
Le culture rivoluzionarie sbagliano se rimangono sul piano naturalistico e fisicalista, perchè è il vento in poppa capitalistico e la sua giustificazione di essere.
I filosofi anche antichi sbagliavano se introducendo la metafisica, nella pratica accettavano la schiavitù e la diversità fra dignità umana.Vedo chiaramente la contraddizione.E' su questo che è sempre stata debole la filosofia, il filosofo pensa, ma non sa fare e quando fa compie scelte sbagliate.
La nostra cultura è un fare molto senza tanto pensare

La metafisica 2.0 è necessario che entri nella vita e non faccia il Ponzio Pilato lavandosene le mani 
di fronte al capitalismo 4.0, quello del denaro metafisico, impalpabile che non puzza più di sudore

Il filosofo può anche dire così dovrebbe essere, presentandosi come "profeta" od "oracolo", tanto non conta nulla a livello pratico, campa nelle università, vende libri, partecipa convegni, adesso fa il consulente. Nietzsche conta a livello pratico?
Intanto  le classi dirigenti fanno  corsi di formazione sul problem solver o sula leadership o fare public relation
Il filosofo o fa scelte di campo come libero pensiero o scrive belle favole ed una volta chiuso il libro,avanti...bisogna correre per sopravvivere nel sistema tecnico
#626
Ciao Inverno
ritengo che il capitalismo si accompagni bene e meglio con la democrazia.
Il totalitarismo implica uno Stato forte e chi lo guida persegue questo scopo a scapito dell'interesse privato.
Non a caso la dottrina del capitale è il liberismo che implica appunto dal termine la libertà, la necessità che il capitale sia dinamico, si movimenti e non fermi alle frontiere .
Semmai la democrazia decadente, può nascondere un totalitarismo nei poteri forti , nel momento in cui la classe dirigente economica corrompa quella politica sia in modo legale, pagandogli la campagna elettorale, o illegale.
Storicamente i totalitarismi sono anelastici, mentre le democrazie assorbono i colpi delle crisi.
 
La mia personale lettura sulle crisi degli stati in termini economico e politici attuali è data in primo luogo dalle tre grandi aree, USA- Europa-Cina, in cui gli Usa sono ormai in difesa ,mentre la Cina è in ascesa, e l'Europa essendo ambigua, in quanto non è politicamente unita, ma lo è monetariamente, paga lo scotto di essere "indecisa" sul  ruolo internazionale da tenersi (unita o in ordine sparso?)
Anche se i cosiddetti populismi vinceranno, nessuno è in grado di mettere in crisi  il sistema economico monetario che comunque tiene in piedi i singoli stati , ma non ne avranno nemmeno la volontà politica, hanno già patteggiato con i poteri forti economici. Al capitalismo basta e avanza che le sinistre si siano autodistrutte.
#627
Tematiche Filosofiche / Re:La "struttura originaria"
29 Aprile 2019, 15:02:14 PM
Citaz.Oxdeadbeef
Ma, mi chiedo, la tua è l'affermazione di una "necessità" (come nella "struttura originaria" di
Severino) o soltanto di una "possibilità" (in fondo ciò che dici è: "può")?

 
E' una necessità a livello metafisico ed una possibilità a livello pratico.
Tutto inizia, come personale percorso, dalla politica, economia, psicologia a metà anni Settanta.
Da una parte ho visto una esponenziale crescita della Tecnica, e dall'altra una decadenza in termini umani, di relazioni, di organizzazioni, di morale, di istituti e valori come Stato ,democrazia, libertà.
Penso che sia il clima culturale a determinare le condizioni e gli ambiti di vivibilità dentro un sistema e il postmodernismo è più una presa d'atto che una risposta   per come costruire una società "migliore".
Mi rendo conto che sono solo "parole" su cui fiumi di inchiostro hanno sporcato o dettato qualcosa.
Quella metafisica deve necessariamente aiutare a vivere in un sistema  questo è il mio personale scopo.
Quindi , Severino, ma non solo, scrive tre regole importanti:
1) La verità è incontrovertibile
2) Le regole logiche di identità e di contraddizione ne sono il "movimento" la dinamica fra eterno e divenire. Ma io direi , non solo
3) La tecnica nasce nel momento in cui la cultura umana ha ritenuto che il dominio dei fatti degli eventi in divenire sia il giustificativo, il dimostrabile per l'accertamento di una verità.
 
Capisco anche che la metafisica sia invisa. Perché la si ritiene "conformistica", assolutistica, autoritaristica ,
reazionaria, soprattutto nelle prassi. E in parte è storicamente vero.
Ma non arretrata e superata, perché la cultura antropologica nella modernità  ha implicito il concetto di linearità storica ,di evoluzione biologica,  quindi  di progresso dalle quali fuoriescono o le stesse contraddizioni o nuove. E se viene spacciato come giustificativo il livello acquisito di materialità ,in quanto la tecnica scopre e inventa, anche questo lo si poteva attuare prima della modernità.
Ma è un falso problema l'antitesi fra scienze moderne e metafisica.
Il vero problema è nella gerarchia fra i domini.
Il secondo passo è smascherare  il dispositivo  culturali che per mimesi sono ambigui nella contemporaneità.
Ad esempio, il concetto di sovranità, come nel post precedente avevo descritto, nasce dalla metafisica e viene  introdotto nelle prassi. Attenzione al processo di "incarnazione" del processo metafisico.
Per essere chiari e diretti, un umano non può stare al di sopra della legge, questo è confondere materia e forma, e porsi come inviolabile, indiscutibile. Tutt'oggi esistono persone che nei vari istituti giuridici economici, politici, sono dichiarati al di sopra della legalità e accettati giuridicamente.
E si ripropone il nomos come dialettica fra dike, giustizia e bia, violenza. Perché lo stato comunque è armato verso  i cittadini che lo formano.
Perché le prassi storiche, grazie anche a teoretiche diverse dalle originali, hanno modificato le forme metafisiche prima svuotandole e poi inserendovi nuovi contenuti, ma anche di fatto violano l'originaria forma.
Quando questo accade saltano le relazioni dirette e indirette, come i valori morali, come  le istituzioni, come lo  Stato, come processi come democrazia. La comunità si disgrega, ma l'involucro formale serve a tenere unita la comunità, divenendo figura retorica.
Non è possibile dalla stessa cultura modificarne le forme. Per questo falliscono le rivoluzioni,  in quanto ogni mutamento viene riacquisito e riassorbito dentro una medesima cultura sia come  teoretica e sia come di prassi .
Il problema è smascherare gli "alibi", per questo ritengo necessaria la verità incontrovertibile come struttura originaria. Si necessita di un punto di riferimento inalienabile, logico e razionale e non opinabile dove alla fine contano  i rapporti di forza e non la ragione, la logica, la razionalità.
#628
Tematiche Filosofiche / Re:La "struttura originaria"
29 Aprile 2019, 01:29:01 AM
Ciao Mauro (Oxdeadbeef)
chiariamo due punti.
Il nomos basileus di Pindaro è la regola, la struttura, desunta dai domini(metafisico,fisico e naturale) che dovevano conseguentemente portare alla sovranità, in quanto il sovrano incarnando la regola, poteva ordinare coerentemente l'organizzazione umana.
Il nomos si muoverà storicamente fra dike, la giustizia, e bia, la violenza


(Emanuele Severino, La filosofia antica, Emanuele Severino, Superbur Saggi, pag. 55-56)


Nei pensatori che precedono Parmenide, la verità è l'apparire della physis intesa come unità delle cose molteplici, fonte del loro generarsi e termine del loro corrompersi. Parmenide testimonia il significato originario della physis: la physis è l'essere che si manifesta nella sua essenziale opposizione al niente. La verità è l'apparire di questa opposizione. Ma questa opposizione esige, si è visto, la negazione dell'esistenza del divenire e del molteplice. (E il problema di determinare quale sia l'elemento unificatore del molteplice è risolto eliminando i termini stessi del problema.) Divenire e molteplice non hanno verità. Sono opinione ingannevole. Affermando l'esistenza del divenire, si afferma che l'essere non è; affermando l'esistenza del molteplice, si afferma che il non-essere è. E tuttavia il divenire e la molteplicità delle cose appaiono: l'universo molteplice e diveniente continua a manifestarsi anche quando si riconosca, come vuole Parmenide, che esso è privo di verità. Dopo Parmenide, la filosofia si rende esplicitamente conto che la manifestazione dell'universo molteplice e diveniente è anch'essa qualcosa di innegabile, non smentibile, incontrovertibile. Tale manifestazione è quindi, anch'essa, "verità".

La verità viene così a porsi in antitesi con sé medesima: da un lato, come ragione (Lògos) - ossia come negazione che l'essere sia niente -, esige l'immutabilità e la non molteplicità dell'essere, dall'altro lato, come esperienza - ossia come manifestazione del mondo -, mostra il divenire e la molteplicità dell'essere.

E dall'altra parte Parmenide stesso e i suoi discepoli negano sì che l'esistenza del divenire e del molteplice abbia verità, ma non negano che tale esistenza appaia e quindi riconoscono anch'essi, implicitamente, che il conenuto della "verità" non è soltanto l'opposizione tra essere e niente, ma anche l'apparire di tutto ciò che appare. Ma, proprio per questo, è il pensiero stesso di Parmenide a trovarsi in antitesi con sé medesimo perché, in quanto appaiono, il divenire e la molteplicità delle cose hanno verità, ma non hanno verità in quanto l'affermazione della loro esistenza è negazione della ragione.

Il problema che pertanto s'impone e che impegna tutta la filosofia greca dopo Parmenide (vedi cap. II, 1), è costituito dalla ricerca delle condizioni che impediscano l'autodistruzione della verità e cioè consentano la conciliazione della ragione con l'esperienza. In questo senso, la filosofia di Empedocle, di Anassagora e di Democrito (nel V secolo a.C.) indica già la direzione in cui si muoverà il pensiero di Platone e di Aristotele. In essa, il problema dell'antitesi tra esperienza e ragione diviene pienamente esplicito e trova i primi grandi tentativi di soluzione.

Innanizitutto, si tratta di reinterpretare la physis preparmenidea, tenendo conto che l'uscire e il ritornare delle cose nell'unità originari della physis non possono essere più pensati indipendentemente dal senso dell'essere e del non-essere.


Il nomos prende dalle regole universali, la physis è la cerchia delle apparenze


Una decisione deve seguire una regola universale, oggettiva in quanto tale se vuole essere razionale e quindi logica.

Nella coscienza, intesa come unità di funzioni, c' è oltre la materia, il cervello, la forma.
La forma è struttura ed essenza che può (il possibile non è il necessario perché ogni soggetto ha delle sue condizioni materiali e "mentali").

Ma proprio come il nomos basileus la cui dinamica è fra dike e bia, a sua volta è dinamica
all'interno del dominio naturale e fisico ,come sopravvivenza e consapevolezza di senso.
Trovare il senso della propria esistenza, e ribadisco, non possiamo venire dal nulla per sparire nel nulla, significa correlare i domini, sapendo che l'origine è verità incontrovertibile, in quanto eterna, in quanto regola logica dell'identità e della non contraddizione.
La coscienza metaforicamente incarna la forma, come nel nomos la sovranità incarna l'ordine.
#629
Tematiche Filosofiche / Re:La "struttura originaria"
28 Aprile 2019, 18:00:36 PM
Ciao Mauro(Oxdeadbeef).
Come si dovrebbe sapere, la "struttura originaria" è un libro chiave di Severino.
Quest'ultimo non utilizza quasi mai il termine essere, a volte gli enti, spesso gli essenti.

Ritengo che l'uomo, inteso come coscienza, sia l'ente più misterioso anche della teoria astrofisica sui buchi neri ,della teoria cosmologica, del multiverso, ecc.
Già il termine coscienza è sempre stato ambiguo e quindi misterioso.
Dov'è il luogo dello spirito, dell'anima, della psiche, dell'intelletto, della ragione?
E' dalla coscienza che nasce tutta la gnoseologia e l'ontologia,
Persino i testi sacri che rivelano una cosmologia, una morale, una parusia, colpiscono nel luogo
più misterioso umano.
La modernità avendo relegato la dimostrazione nel dominio della fattualità chiacchiera di ciò che vede sensibilmente, ma nel momento in cui appura un indimostrabile , mi chiedo, qual è il luogo
umano che decide .Non decidono i recettori sensoriali dove sta la verità o dove sta il dominio giustificativo di una dimostrazione.decide la ragione che non appartiene solo al dominio naturale
Kant è il più appariscente di questa contraddizione ma per sua grande e ribadisco grande onestà
umana e intellettuale. Quando nella critica della ragion pratica postula l'imperativo categorico come principio morale, sa benissimo che non può venire dal dominio naturale, perché sarebbe soggettivo e quindi non oggettivo e quindi non universale. Un "fuorilegge" può benissimo pensare di essere in buona fede assecondando le proprie passioni, istinti, sentimenti. E' la ragione il luogo in cui nascono gli oggettivi universali.
Quando Kant dovrà dimostrare la libertà, l'immortalità dell'anima e l'esistenza di Dio, avendo scelto nella critica della ragion pura il dominio fattuale come accertativo del dimostrabile, dirà che sono indimostrabili e quindi possibili solo da postulare.

Trovo che ci sia la contraddizione fondamentale.
E' solo la coscienza che può unire i domini e infatti Kant inventa il noumeno per le tre dimostrazioni ma solo nel noumeno, vale adire fuori dalla fattualità. ma siamo daccapo, chi decide il dominio della verità se non la coscienza?
Solo la coscienza può intuire e intenzionare, prima ancora della ragione razionale(o irrazionale) verso i tre domini del naturale del fisico e del metafisico, e le culture ,di volta in volta, decidono quale sia il prioritario dimostrativo.

Severino desogggettivizza il suo pensiero ponendo le regole dell'identità e della contraddzione al posto delal coscienza .ma da dove viene la logica, da dove viene la geometria e la matematica,

Ancora Kant dice che non possono venire dalla natura, sono indimostrabili, però  l'uomo li utilizza "funzionalmente" applicandoli a praticamente tutto ciò che conosce.
Tutta la conoscenza viene da un luogo indimostrabile ma che dimostra?

Allora continuiamo a fingere come i fiscalisti più estremisti che non essendo nemmeno provato il luogo dove si trova fisicamente la coscienza, non esiste? Ma questi "scientisti" parlano  per il loro il mitocondrio, il citoplasma, una sinapsi che gira in un cranio vuoto?

Ma daccapo è lo stesso Kant che diceva che i domini naturali e fisici sono deterministici e quindi il principio di causa effetto, meccanicistico, sussistente. Per l'uomo no: si sa forse come può comportarsi deterministicamente una persona se l'offendiamo? Si aprono ventagli di possibilità e in quanto tali delle scelte.

Oggi la scienza non sa rispondere nella correlazione fisicità del cervello, e il cosiddetto "mentale", a mio parere la correlazione esiste. Noi studiamo gli effetti, poiché visibili, non conosciamo bene la natura ambigua umana(lo sosteneva anche Kant questa ambiguità).Le scienze si muovono epistemologicamente senza sapere le proprie ontologie, ma sanno gli effetti prodotti
Sappiamo che l'uomo è condizionabile, spesso utilizzano strumenti atti per condizionare,
ma non conoscono ontologicamente la coscienza .
Eppure la coscienza è il luogo fondamentale ontologico e gnoseologico.
Ontologico in quanto "è" e  non appartenente strettamente ai domini naturali e fisici, ma eppure correlati e quindi l'unico in grado di porre l'unità dei molteplici.
#630
Citazione di: davintro il 25 Aprile 2019, 23:59:57 PM
. Il punto è che tra eternità e finitezza c'è uno scarto, un aut aut qualitativo: tutto ciò che non è eterno è finito e viceversa, non ci sono mediazioni terze da cui sfuggire dalla dicotomia. Questo però non esclude, stante la complessità ontologica delle cose, di poter ammettere distinti livelli, per cui all'interno della singola cosa convivono qualcosa di essenziale, eterno, la sua componente spirituale, unito al livello diveniente, contingente e mutevole. Due dimensione conviventi realmente, ma opposte concettualmente, in quanto ciascuna è presente nella misura in cui tende a escludere l'altra.

E' possibile tramite il sinolo, l'unione di forma e materia ,arrivare alle sintassi (regole e strutture)comuni delle manfestazioni, apparenze nel dominio diveniente.
Ciò che accomuna sono le  modalità costitutive delle discipline, sono i loro fondativi, delle scienze naturali, delle matematiche, della logica, delle scienze umane, perchè nascono e si orignano da una detrminata "visione"umana e quindi culturale".L'analisi e la sintesi può mettere in evidenza i loro dispositivi culturali mimetici che nascono tutti dalle forme metafische,in quanto non appartenenti al dominio fisico e naturale.