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Messaggi - Socrate78

#616
Tematiche Filosofiche / Re:Scienza e libertà
03 Novembre 2018, 09:40:54 AM
Un altro problema sta nel fatto che la ricerca scientifica è condizionata fortemente dagli interessi economici soprattutto in campo medico, poiché un prodotto anche se è efficace non viene commercializzato se non ha un prezzo conveniente per le case farmaceutiche. E' possibile che per le case farmaceutiche sia molto più conveniente continuare a curare il cancro con i chemioterapici, ma mi capita spesso di leggere che in realtà c'è l'alternativa dell'immunoterapia, in pratica la cura si basa sul cercare di "educare" il nostro organismo a considerare il tumore come un virus da abbattere e si scaglia quindi il sistema immunitario contro le cellule anomale. Ora, sinceramente mi viene a volte il sospetto che la ricerca sia molto più avanti teoricamente, ma l'eventuale terapia non viene portata avanti perché le case farmaceutiche avrebbero un danno economico e preferiscono continuare con le cure tradizionali maggiormente redditizie, come si dice, a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina!
#617
Tematiche Filosofiche / Re:Scienza e libertà
02 Novembre 2018, 18:44:55 PM
Io credo invece che il progresso scientifico possa avere grossi risvolti totalitari. Ad esempio in un futuro più o meno lontano si potrà scoprire che manipolando il DNA si possono far nascere individui molto intelligenti, dal carattere deciso o al contrario troppo mite; di conseguenza la scienza potrà spingere per creare una casta di persone geniali che domineranno il mondo mentre gli altri saranno selezionati per essere docili e obbedienti e non troppo intelligenti, come Aldous Huxley aveva descritto nel suo "Il mondo nuovo". Ma anche se non si arriverà a questi livelli estremi e apocalittici, sarà possibile che in futuro si scopra con certezza che determinare caratteristiche considerate "positive" delle persone (come l'altruismo, la bontà, la fiducia, l'ottimismo, la determinazione, ecc.) sono il frutto di meccanismi biochimici cerebrali, ed allora finiranno per produrre le sostanze adatte a questo e per spingere le persone al consumo di queste droghe in modo da avere un esercito di persone modellate in base alle esigenze di chi governa la società in quel momento. Ovviamente si potrà dire di NO, ma in un contesto del genere le pressioni sulla volontà dell'individuo potranno essere forti, molto di più di quelle attuali.
#618
E' vero che c'è una dimensione soggettiva estetica, ma il punto è che molti bisogni della popolazione nel mondo capitalistico non sono spontanei, ma INDOTTI. L'essere umano ha solo relativamente pochi bisogni veri e naturali, come quello di stare bene ed evitare il dolore, di sopravvivere, di avere amore/affetto, di conoscere il mondo che lo circonda,  tutti gli altri bisogni come l'avere quello specifico prodotto piuttosto che un altro (ad esempio le scarpe o i vestiti firmati) sono INDOTTI dall'esterno.  Il valore viene creato attraverso una sostanziale manipolazione delle masse, messa in atto dai media attraverso la pubblicità e quindi la popolazione diventa come una pedina che si muove in rapporto alle esigenze dei veri padroni, che gestiscono il tutto e fanno credere al popolo di essere libero, ma in realtà è schiavo. La maggior parte del valore dei beni è quindi frutto di truffa, poiché si fa credere in continuazione che essi valgano molto ma molto di più rispetto alla reale utilità! E' sufficiente analizzare qualsiasi spot pubblicitario per notare come non ci sia proprio niente di razionale in ciò che propinano, si gioca sull'emotività affinché la persona, nel suo subconscio, associ il prodotto a qualcos'altro (felicità, potere, realizzazione di sé,ecc.) e lo compri spinta da un meccanismo irrazionale.
#619
Tematiche Filosofiche / Re:L'io di me stesso
01 Novembre 2018, 16:32:33 PM
Però c'è un problema non di poco conto. Il neonato non è consapevole di se stesso, lo diventa solo quando inizia ad instaurare un rapporto di relazione con gli altri. Quindi non sembra essere l'individuo portatore di coscienza preso singolarmente. Se la coscienza risiedesse davvero in un principio già formato come può essere l'anima o anche una parte materiale del cervello, non dovrebbe il neonato essere consapevole di questo sin dall'inizio della sua vita? Invece sembrerebbe, a rigore, che questo principio derivi solo dall'interazione con gli altri, quasi come se l'anima o la parte che genera la coscienza diventasse consapevole di sé e funzionante solo grazie alla relazione con il mondo esterno. E' stato notato come alcune persone, poste e vissute in uno stato di totale isolamento dagli altri , da adulte pur sopravvivendo abbiano finito per avere atteggiamenti perfettamente sovrapponibili a quelli degli animali, mancanza di linguaggio e uso di versi per comunicare le proprie sensazioni, forse nemmeno coscienza di sé ma solo vita fatta di puro istinto.
#620
Tematiche Filosofiche / Re:Hiroshima fu il meno peggio
01 Novembre 2018, 15:24:26 PM
Ne sarebbe scaturito sicuramente un bene, visto che avrebbe limitato lo strapotere degli USA nel mondo. La bomba atomica, caro Viator, l'hanno buttata soprattutto per instaurare una forma di deterrenza contro l'URSS che aveva intenzione anch'essa di sperimentare l'arma, i giapponesi ormai erano spacciati anche se resistevano eroicamente, non era affatto necessario ridurli in polvere radioattiva per vincere la guerra.
#621
Il problema sta nel fatto che, in un regime capitalistico, più si consuma e più ovviamente chi gestisce l'economia guadagna: di conseguenza è necessario incrementare i consumi con varie strategie. Il male sta proprio nell'ideologia di fondo, che vede il profitto come il primo e più importante valore a cui subordinare ogni cosa, anche il rispetto dell'ambiente e della limitatezza delle risorse ambientali. Ora, finché la popolazione mondiale si mantiene su livelli stabili, il tutto può ancora ancora reggere, ma se l'aumento diventa esponenziale il ritmo di consumo non può reggere a lungo e il sistema entra in crisi. In un'economia pianificata il problema del consumismo invece alla radice non esiste, poiché lo Stato, non dovendo tener conto del profitto dei privati, può effettuare un'accorta valutazione delle risorse di cui una nazione ha effettivamente bisogno, quali beni produrre e quali settori dell'economia far sviluppare, evitando che ci sia un consumo sfrenato da parte di ristrette fasce della popolazione.
#622
Per quanto riguarda la situazione e il sistema economico del futuro, beh, io invece non credo affatto che sia poi così difficile fare previsioni, poiché (e direi purtroppo....) sono i numeri a parlare. La popolazione sta crescendo molto velocemente, attualmente siamo sette miliardi in crescita, nel 2035/2040 diventeremo probabilmente 9 miliardi e mezzo.
Ora, il sistema capitalistico attuale ha come motto quello di produrre e soprattutto consumare il più possibile, tutto il sistema si alimenta con il consumo, ma in questo modo lo sviluppo diventa insostenibile, poiché le risorse non crescono magicamente in funzione dell'aumento demografico! Quindi le opzioni possibili sono due, o ci si ostina con l'attuale sistema e quindi si verificheranno carestie su larga scala, guerre per il cibo, con gravissima minaccia per la pace mondiale (in prospettiva terza guerra mondiale....), oppure si dovrà rivedere in maniera massiva tutto il sistema e instaurare forme di economia pianificata con proprietà collettiva (statale o sociale) dei mezzi di produzione. Ed è chiaro che la seconda opzione è sicuramente preferibile al caos che verrebbe fuori ostinandosi a mantenere l'attuale sistema basato sul consumismo.
#623
Ritengo che il fascismo/nazismo non sia affatto anticapitalistico, anzi al contrario ne esaspera alcuni aspetti. Se si ritorna all'esempio del Cile, che ho fatto in apertura di post, ecco che si può sicuramente definire di tipo fascista/nazista il regime sanguinario di Pinochet, iniziato proprio con un colpo di Stato sostenuto l'11 settembre 1973 dagli USA in accordo con l'estrema destra, il colpo di Stato che rovesciò il governo del socialista Allende. Pinochet si basava su un misto di autoritarismo politico unito tuttavia ad un selvaggio liberismo economico e si avvaleva della collaborazione di teorici capitalistici americani: il risultato fu un'enorme dilatazione della differenza tra una casta di super-ricchi e i cittadini che, oltre a non essere liberi politicamente, finirono per impoverirsi di molto e non avevano più nessun diritto. Per inciso, ecco che cos'è la "democrazia" made in USA, ha sostenuto e sostiene spesso dittature per il proprio interesse. Lo stesso, sia pur con le dovute differenze, si può dire del fascismo italiano. Mussolini liberalizzò molti settori e si mosse in un'ottica di costante tutela degli interessi dei padroni, proibendo lo sciopero ed instaurando il corporativismo: apparentemente le corporazioni tra datori di lavoro ed operai dovevano essere un modo per appianare i conflitti e collaborare per il bene comune (questa sì che è utopia...), tuttavia DI FATTO esse divennero un modo per far sì che i padroni controllassero i lavoratori ed imponessero la loro linea, un modo per proibire qualsiasi forma di libero associazionismo tra i lavoratori salariati. Mussolini inoltre spesso imponeva tagli indiscriminati dei salari.
#624
Oltretutto nel decidere se è preferibile un'economia gestita da privati (capitalismo) o un'economia pianificata dallo Stato bisogna soprattutto considerare le implicazioni di tale scelta. La domanda da porsi è: i privati che cosa perseguono nella gestione dell'economia? Mi sembra evidente che essi perseguano il loro profitto personale, a cui sono anteposte le esigenze del lavoratore, e tra queste esigenze vi è quella di avere un posto di lavoro sicuro e garantito. Nel capitalismo per definizione il lavoro è PRECARIO, poiché è subordinato al profitto, all'esigenza del capitalista di raggiungere il massimo guadagno: egli quindi licenzierà per risparmiare, potrà attuare mille forme di sfruttamento della manodopera (larvate o palesi). Non solo, il sistema capitalistico, per sua natura, è soggetto a periodi di recessione che favoriscono, in un circolo vizioso, l'accumulo della ricchezza nelle mani di pochi: ciò è un fattore che rende quindi il lavoro ancora più precario, una recessione da un momento all'altro lo mette in pericolo. La crisi del 2009 è stata figlia di questo sistema, e ha prodotto un forte aumento delle diseguaglianze sociali nel mondo.
Esaminiamo invece l'economia pianificata. Essa sicuramente ha dei difetti, ma consente tuttavia una migliore redistribuzione della ricchezza tra la popolazione e, soprattutto, consente di evitare o di limitare di molto gli effetti negativi delle recessioni cicliche che affliggono invece il sistema capitalistico. Un'economia del genere impedisce inoltre le speculazioni sui prezzi che ricadono gravemente sulle fasce sociali più deboli, mentre in un'economia gestita da privati si possono trovare mille espedienti per aumentare i prezzi anche notevolmente, speculando su crisi, avversità climatiche, situazioni contingenti. Il fatto poi che senza libera impresa non c'è sviluppo è storicamente smentito, come ho detto nel post iniziale, dal fatto che l'URSS a partire dal 1925 ha visto aumentare di molto la produzione diventando dopo il 1945 la seconda potenza economica mondiale, questo sviluppo non ci sarebbe stato se fosse vera la tesi dell'inefficienza del socialismo a prescindere.
#625
@Anthony: In realtà, anche se non si tratta di dati diffusi (anzi, direi che sono nascosti....), vi sono molti sondaggi che indicano come i russi, almeno al 61%, rimpiangano il comunismo e vorrebbero tornare indietro, solo che questi dati non sono diffusi per evidenti motivazioni ideologiche, poiché farebbero venire dei dubbi sulla capacità del capitalismo di garantire ricchezza e benessere capillari e diffusi.
#626
@Viator: Roosevelt è Roosevelt, nel senso che un presidente USA, votato anima e corpo all'ideologia capitalistica, non poteva che dire quelle frasi. La frase, oltretutto, andrebbe corretta dicendo che il sistema capitalista permette ad alcuni di diventare ricchi "affossando gli altri", visto che si fonda su una lotta spietata per il denaro e quindi per il potere che esso dà. In realtà il discorso della costrizione alla povertà riguarda soprattutto il capitalismo, poiché esso subordina la persona e i suoi bisogni al profitto del capitalista: le multinazionali, sfruttando la manodopera a basso costo a livello globale, costringono intere masse nel mondo a non svilupparsi e a restare povere.  E poi, la frase di Roosevelt è sbagliata anche da un punto di vista logico, poiché se per ipotesi togli qualcosa ad un ricco per dare ricchezza ad un povero, non costringi certo il povero a restare nella miseria, anzi migliori la sua condizione. Se continuiamo a ripetere le frasi dette dai presidenti americani sull'argomento, finiamo per ricadere in quei pregiudizi che sono stati diffusi proprio per demonizzare il nemico socialista, anche perché non era vero,come i capitalisti statunitensi volevano far credere, che tale sistema non premiasse con incentivi il merito di chi lavorava di più e si impegnava a produrre di più per la collettività, ciò che invece si cercava di evitare era l'arricchimento di gruppi sociali in concorrenza e quindi A DANNO della società. Il capitalismo è in fondo antisociale, è l'egoismo del principio "Mors tua vita mea".
#627
Normalmente, soprattutto tra i sostenitori ad oltranza del sistema capitalistico come unico modo di produzione ed organizzazione sociale, si ripete come un mantra che il comunismo (o meglio socialismo) ha fallito e che non è un'ideologia applicabile né mai lo sarà. In realtà se si esamina veramente ed attentamente la storia si nota come si debba concludere che ciò sia FALSO, almeno a mio giudizio. Infatti la Russia, prima dell'instaurazione del socialismo, era uno Stato arretratissimo, basato su un'economia feudale e agricola, industrializzazione zero: a partire invece dal 1928 (primo piano quinquennale) vi fu, all'interno di un'economia socialista, un forte incremento dell'industrializzazione, con il raggiungimento della piena occupazione, cosa che non accadeva in nessuno dei paesi capitalistici, che invece avevano un ritmo di crescita del PIL inferiore rispetto a quello dell'allora Unione Sovietica. Persino dopo le devastazioni terribili dell'invasione nazista (centinaia di villaggi distrutti) della seconda guerra mondiale, il PIL crebbe dell'11% dal 1945 al 1953. L'analfabetismo, altissimo durante il periodo zarista (90%), venne ridotto moltissimo nell'arco di meno di un ventennio, con il raggiungimento nel 1939 dell'87% di alfabetizzazione. Non mi sembra un fallimento, anzi, può essere considerato un risultato eccezionale (a prescindere dalla presenza o meno di democrazia) visto soprattutto il punto di partenza di un paese arretratissimo, feudale e con enormi ingiustizie sociali qual era l'Impero zarista.
Ora, c'è dell'altro. Esaminando da vicino le cause del crollo economico dell'URSS, si può notare come in realtà ciò avvenne più che altro per fattori esterni: negli anni Ottanta infatti gli USA con l'amministrazione Reagan iniziarono una folle corsa agli armamenti nel quadro della "guerra fredda" e ciò provocò, per reazione, un fortissimo investimento in armi dell'URSS, che in questo modo finì per dissanguare le proprie risorse e si verificò quindi una profonda crisi economica, con scarsità di beni di consumo. Tutto questo, però, è appunto un fattore esterno, che non ha nulla a che vedere con il socialismo in sé, si tratta di dinamiche da guerra commerciale che si possono benissimo verificare tra due paesi non socialisti. Anzi, quando è stato poi applicato veramente il capitalismo in maniera radicale (anni Novanta), ecco che la situazione della popolazione è peggiorata grandemente, in pochissimi si sono arricchiti e si è verificato semmai un impoverimento generale. Se si analizza anche un altro caso storico, quello del Cile, si nota come durante il governo del socialista Salvador Allende (democraticamente eletto) l'economia del Paese stava migliorando di molto nel quadro di un'economia che andava verso la nazionalizzazione delle imprese, l'alfabetizzazione migliorava, si riduceva l'enorme divario tra ricchi e poveri.  Tutto questo, anche in base alla logica, mi porta a concludere che la tesi del fallimento del socialismo è falsa, e semmai è il capitalismo, con le sue recessioni cicliche, le diseguaglianze, lo sfruttamento della manodopera nel mondo, a non garantire quella prosperità che teoricamente promette. O sbaglio in qualcosa?
#628
Comunque mi sembra che in questo forum ma in generale nel mondo della filosofia Nietzsche sia una specie di sapiente intoccabile, una sorta di guru che anche quando dice cose molto discutibili va difeso anche distorcendo le idee che lui stesso con forza affermava, come se si volesse alla fine nascondere il fatto che quelle idee sono quantomeno scomode, imbarazzanti.
#629
In genere si parla sempre in maniera positiva del volontariato e delle associazioni no-profit, viste come espressione di solidarietà sociale e di senso civico. Tuttavia, secondo me esistono anche aspetti negativi di tale mondo. Innazitutto, spesso accade che dei privati cittadini svolgano un compito che non compete loro, ad esempio da alcuni anni si sono creati nelle città dei gruppi di volontari chiamati "Angeli della città" che si arrogano il compito di garantirne la sicurezza, ma tale compito dev'essere svolto solo dalla polizia di Stato e non da altri, altrimenti si crea una pericolosa sovrapposizione tra le forze di polizia e i cittadini. Ecco, questo è a mio avviso un esempio di volontariato discutibile, si verificano scene in cui il volontario segnala qualcosa e poi viene chiamata la polizia che dà ragione alla persona "accusata".
Inoltre, non mi sembra giusto che nelle autoambulanze il personale paramedico sia composto da volontari, poiché un servizio del genere dev'essere svolto da persone qualificate retribuite per quella mansione, così pure per l'assistenza agli anziani, per principio l'assistenza è un diritto e non un favore che la persona può ricevere o meno dipendendo dalla generosità altrui. I problemi sociali si risolvono con azioni politiche mirate a far sì che ogni cittadino viva in una condizione accettabile di benessere, se è il volontariato a tamponarli si crea una cultura in cui lo Stato non si impegna davvero per la collettività e oltretutto sfrutta il lavoro di privati che non paga a dovere, poiché la definizione di sfruttamento è proprio quella di lavoro non retribuito.
Di conseguenza mi sembra che alla fine anche il volontariato contribuisca allo sfruttamento della manodopera, e diventa un comodo alibi per la politica affinché non rimuova davvero le cause della povertà, della solitudine dell'individuo, del bisogno che genera sofferenza.
#630
La preminenza del potere economico su quello politico, che oggi raggiunge livelli elevatissimi, in realtà era presente anche in passato, molto di più di quanto si creda. Tutte le guerre che studiamo ancora sui libri di storia sono scaturite da motivi economici, le motivazioni ideologiche sono sempre state più che altro (almeno a livello del potere centrale) una copertura di ben altri interessi, legati alla volontà di gestire i traffici commerciali, le Crociate sono un esempio lampante, ma il discorso può essere applicato con i dovuti distinguo a tutte le guerre. In pratica da sempre la società, anche quella antica, ha attribuito alle persone una diversa importanza e un maggiore o minore rispetto in base a quanto possedevano in termini di beni materiali: la piramide egizia si basa sostanzialmente su questo, come pure è accaduto nel feudalesimo, l'estensione di terre possedute era la misura del "valore" e della nobiltà dell'individuo. Di conseguenza la democrazia (che vuol dire "governo del popolo") non è mai veramente esistita, poiché è sempre prevalsa l'oligarchia del denaro, la legge del più forte/ricco ai danni dei più deboli: attualmente, anzi, la situazione sta peggiorando, poiché la globalizzazione sta creando una situazione mondialein cui pochi multimiliardari hanno nelle loro mani il 99% della ricchezza globale, agli altri le briciole, forse per qualcuno briciole più consistenti, ma si tratta sempre di briciole.