Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Apeiron

#616
Tematiche Filosofiche / Re:sull' etica
08 Ottobre 2017, 16:47:42 PM
L'etica, o più precisamente la "responsabilità", ha senso come concetto solo se si ammette che l'uomo abbia la facoltà di scegliere in maniera almeno parzialmente autonoma. Questa "autonomia" ovviamente non è totale altrimenti saremmo per così dire "divini" ma deve esserci perchè altrimenti parlare dell'etica dell'uomo sarebbe più o meno la stessa cosa che parlare dell'etica dell'animale. Questa autonomia inoltre si fonda anche sulla conoscenza del bene e del male (ossia di avere una concezione di bene e di male) e quindi in ultima analisi si fonda sul pensiero concettuale, ossia sul logos umano. Il "libero arbitrio" tuttavia è condizionato anche dal contesto sociale in cui uno si trova, nel senso che certe scelte sono possibili solo entro determinati contesti. Lo stesso vale per il contesto economico, il contesto della salute fisica e mentale ecc (un etica "universale" per questo motivo deve tener conto anche di queste particolarità se non vuole essere banale...).

Siccome però scientificamente non si può trovare un indizio a favore del libero arbitrio anche solo parziale (e anche con la sola filosofia) allora ritengo doveroso postularlo, in modo analogo per certi versi a quanto fece Kant.
#617
Tematiche Filosofiche / Re:Il filosofo riluttante
08 Ottobre 2017, 16:38:54 PM
Il motivo per cui a mio giudizio la filosofia sembra destinata a sparire è che oggi si pensa (erroneamente  ;) ) di non averne bisogno e la si accomuna a discussioni da perditempo (così ho sentito dire da alcuni quando ho chiesto cosa ne pensassero della filosofia). C'è però anche un altro motivo per cui ciò avviene: una volta il "filosofo" era anche il "saggio", ossia l'immagine del filosofo coincideva con l'immagine di colui che vive perfettamente secondo i propri principi e non a caso le filosofie fin dal primo millennio a.c. (uso questa data perchè non sono a conoscenza di scritture più antiche di questo periodo di filosofia  ;) ) sia orientali che occidentali cercavano di trovare per esempio l'"uomo ideale, perfetto" ecc e di realizzarlo. Oggi questa fede nella "perfezione" la si è persa anche per motivi razionali in quanto ci siamo accorti quanto a volte certi uomini "perfetti" siano tremendamente difficili (se non impossibili) da trovare - e anzi la "produzione" di tali perfezioni andrebbe contro il progresso dell'umanità (per esempio Bertrand Russell criticava il giovane Ludwig Wittgenstein perchè se cercava solo di pubblicare scritti perfetti non avrebbe mai pubblicato niente - anche se lo stesso Russell riteneva come "obbiettivo" finale la perfezione). Motivo per cui la filosofia con i suoi canoni di perfezione (oggi non più magari di "uomo perfetto" ma comunque almeno di conoscenza, chiarificazione "perfette" ecc) è vista quasi come un intralcio dalla maggioranza. Molti a cui la filosofia piace però non riuscendo a sopravvivere a questa "corrente contraria" finiranno per arrendersi e abbandonare la filosofia.

Alla tua domanda "A che cosa assomiglierà il filosofo del futuro? Al monaco di oggi?" rispondo di sì! Perchè solo quei pochi che davvero danno importanza a queste "perfezioni" anche solo come obbiettivi a cui tendere senza necessariamente realizzare. Se poi resteranno saldi in questa "convinzione" probabilmente faranno come quegli antichi monaci e abbandoneranno la società.
#618
Tematiche Filosofiche / Le tre parti della filosofia
08 Ottobre 2017, 16:27:27 PM
Riuscire a definire cosa si intende per "filosofia" è in genere molto complesso. Un giorno anni fa mi è stato chiesto "cosa è la filosofia?" e lì per lì ho semplicemente detto "ragionamento critico". Tale mia risposta pur essendo corretta è evidentemente incompleta per ragioni che dico adesso. Anzitutto nella filosofia è importante lo studio: grazie ad esso infatti impariamo i termini con cui dialogare, le dottrine dei filosofi precedenti e così via. Senza studio inoltre non riusciamo nemmeno a iniziare a filosofare per un motivo alquanto semplice: non abbiamo la minima idea di cosa voglia dire. Quindi lo studio è una delle parti della filosofia tanto importante quanto il "ragionamento critico". Ma a questo punto potremo dire che la filosofia è una attività di studio e di ragionamento. Questo però è insoddisfacente: manca la terza parte, che probabilmente è la più importante, ossia la parte "creativa" in cui si producono teorie, dottrine e così via. Grazie d'altronde a questa parte produttiva è possibile lo studio, che rende possibile la parte "critica" (o "distruttiva") che rende possibile a sua volta la parte creativa (d'altronde se confutiamo una posizione ne cerchiamo un'altra). La terza parte è possibile per vari motivi: o per astuti collegamenti tra varie zone del sapere oppure per "ispirazioni"/intuizioni di varia natura e così via.

Riassumendo a mio giudizio la filosofia può essere riassunta in queste tre parti (non si deve considerare l'ordine come temporale ovviamente  ;) ):
1) la parte dello studio di dottrine, teorie, modi di ragionamento... ossia, usando un'immagine suggestiva, questa è la parte in cui si scava cercando il minerale prezioso ma anche si cerca di studiare sia come tale minerale si può riconoscere e purificare (ossia si studia il "metodo") ;
2) la parte "creativa" o "produttiva": tramite una intuizione, una ispirazione, un collegamento creativo ecc si arriva a proporre una nuova teoria; Per certi versi non è la critica ma la produzione l'obbiettivo della filosofia ,a meno che non si creda già di aver a disposizione la "dottrina vera" che può essere perfezionata proprio utilizzando la critica. Questa parte della filosofia è quella in cui - per usare l'immagine del punto (1)- si raccoglie (oppure si vede che si ha già in mano  ;D *) qualcosa che si ritiene essere prezioso;
3) la parte distruttiva o "critica" (a cui in genere i "razionalisti" danno a mio giudizio troppa importanza dimenticandosi della terza parte). Questa parte è quella "dialogica" (ma la si può fare anche da soli  ;) ), ossia la dottrina (propria o altrui) in questione viene, per usare un'analogia kantiana, messa costantemente in accusa e bisogna trovarne i punti di forza e i punti di debolezza. In questo modo si fa per così dire un processo di "katarsis"/purificazione rimuovendone le imperfezioni e i difetti oppure la si confuta completamente. La "critica" è tanto più efficace quanto più è per così dire "profonda" in quanto solo utilizzando una così forte critica si riesce a toglierne le imperfezioni (si badi bene che anche colui che crede ad una determinata dottrina può utilizzare questo procedimento. Ad esempio uno che crede nell'esistenza della vita dopo la morte può esaminare le conseguenze della sua credenza e di quella opposta in modo da meglio valutarne i pregi e i difetti...). Questo procedimento, utilizzando sempre la stessa immagine, è simile a quello di chi cerca di stabilire se un minerale raccolto è l'oro e/o di levare via tutte le impurità da tale minerale.

Ovviamente qua si può distinguere anche tra filsofia in senso stretto e spiritualità in senso stretto: nel primo caso infatti i minerali sono le verità (o la Verità per chi crede ancora nella presenza di una Verità Assoluta - di qualsiasi tipo  ;) / si può anche stabilire per esempio che alcune verità non possono essere "capite" o "trovate" - ossia quando ad esempio la miniera è inacessibile) nel secondo caso invece le cose cercate (i "minerali" preziosi) sono i "beni dello spirito (per coloro a cui va bene questa combinazione di parole, il senso credo che sia chiaro - ognuno può chiamarli come vuole)" (valgono le stesse considerazioni di "assolutismo" per il Bene se si ritiene che "esista" qualcosa di simile).

Vale ovviamente secondo me questa massima: Coloro che cercano l'oro scavano molta terra e ne trovano poco. (fr. 22 Eraclito)

*Se ad esempio Platone ha ragione con la sua dottrina dell'anamnesi ovviamente tale "intuizione" in realtà è una reminiscenza.
#619
Scienza e Tecnologia / Re:La massa dell universo
05 Ottobre 2017, 21:56:30 PM
Ecco non sono domande molto facili da rispondere  ;D
Ci provo.
Risposta alla prima: in fisica si parla di "sistema universo" ogniqualvolta si parla di un sistema isolato (ossia che non interagisce con l'esterno) che contiene tutti i componenti del sistema che stiamo studiando. Si postula che noi viviamo in "qualcosa" di isolato che contiene tutte le "cose". "Ovviamente" questo potrebbe essere infinito.
Risposta alla quarta: La simmetria rispetto a traslazioni temporali significa grossomodo (appunto grossomodo) questo: se la "forma" e/o la "dimensione" dell'universo sono variate nel tempo. Siccome sappiamo che l'universo è in espansione (lo si vede dal fatto che le galassie sono in allontnamento relativo tra loro), quindi la simmetria di traslazione temporale è rotta. Questo porta alla possibilità di rompere la conservazione dell'energia, ossia del valore TOTALE di energia contenuta nell'universo in tutte le sue forme (particelle, luce, quarks...). Quindi la quantità totale di energia varierebbe.

Lo spazio-tempo è definito "cronotopo" perchè "spazio" e "tempo" matematicamente vengono trattati come due "parti" di un unico "ente", il cronotopo o spaziotempo. Nello spazio-tempo ci sono 4 dimensioni, una temporale e tre spaziali. per l'energia... (quello che segue è un tentativo di spiegare un concetto abbastanza difficile. Portate pazienza se non è chiaro)
Nella relatività la massa (a riposo) è vista come una grandezza proporzionale ad un certo tipo di forma di energia. Nel caso dell'energia si può utilizzare la quantità di moto (o "momento"). Per certi versi lo spazio dei quadrimomenti (lo spazio quadridimensionale formato da energia e le tre componenti della quantità di moto - una per ogni direzione (e dimensione) spaziale) puoi pensarlo come l'analogo del cronotopo. Nella pratica l'analogo che cerchi forse sarebbe questo "spazio dei quadrimomenti" ma è un concetto piuttosto avanzato che comunemente non si sente.
#620
Per @sgiombo
Faccio solo un appunto: rispetto le posizioni che ho citato (per come sono riuscite a capirle io) ma non coincidono con la mia "visione delle cose" (che più o meno è quella del Sari  ;) e ancora in evoluzione). Rimarco ancora che:
1) i nostri concetti hanno un campo di validità limitato, quindi l'argomento per cui "c'è tanto male nel mondo, ergo..." non dimostra niente;
2) la questione è molto più complessa di quello che sembra - ovviamente si deve "ammettere" che la "realtà" è per così dire "più densa" di quello che sembra (si potrebbe fare un argomento molto esteso su come le varie filosofie trattano il problema del male - e ci sono devo dire somiglianze talvolta sorprendenti. Per esempio in alcune filosofie orientali non si può parlare di "teodicea" visto che non si ha a che fare con un Dio Personale ma resta comunque un qualcosa di simile alla "caduta"...). Riguardo alla "densità/complessità" della realtà ho accennato qualcosa in questi argomenti: https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/ateismo-e-proiezione-umana-di-dio/ e https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/buddhismo/ (in particolare da fine di pagina 4 in poi). Anche se ovviamente l'argomento non è veramente approfondito, ma è in forma per così dire di "spunti"  ;) .
3) un'analisi filosofica del problema del male con la sola premessa (ossia senza caratterizzare come è avvenuto la Creazione, cosa è avvenuto dopo, come siamo arrivati qua ecc) "Dio è buono e ha creato il mondo" a causa del punto (1) non può arrivare ad una conclusione in un senso o nell'altro. Ovviamente se rigetti la validità di (1) (e di (2)) allora è chiaro che l'argomento della teodicea diventa molto più forte. Così come è altrettanto ovvio che se aumenti il numero di premesse il risultato è ben diverso.

Per quanto riguarda la frase enigmatica attribuita alla Weil (anche se non sono riuscito a trovare la fonte ancora) secondo cui "se non ci fosse il male non si parlerebbe di Dio" - io la interpreto così: noi vediamo il male come "male" perchè...ecc

(rispetto comunque il tuo punto di vista non fraintendermi)

P.S. Non so sgiombo se hai visto il film "Arrival", te lo consiglio. Tratta la difficoltà di comunicare e di interpretare linguaggi diversi da quello umano, quindi per certi versi mi pare in tema.
#621
Sgiombo, non era mia intenzione convertirti. La mia era solo un cercare di vedere il problema da un altro punto di vista.
Concordo con te che ovviamente andando di "misteri" alla fine si crede a tutto, questo il problema. Vedi tra l'altro il problema tra i credenti stessi. Ci sono vari modi e motivi per cui credere... e per cui non credere ::) non a caso per esempio alcuni prendono solo il significato letterale mentre la maggior parte no. Idem alcuni non credenti, non credono per le ragioni per cui non credono altri.
Ergo in fin dei conti: "La vita può educarci a credere in Dio...esperienze, pensieri - la vita può imporci quel concetto in noi" (Wittgenstein). D'altronde non tutti nella vita hanno le stesse esperienze, lo stesso condizionamento sociale ecc  ;)

Oppure il tronco pensa: "nutrito e sorretto da stupide radici,
sostengo e innalzo stupidi rami;
sarei uno stupido a non essere felice
che posso conoscere
ciò che conoscono gli stupidi rami
e la stupida radice"    :D
#622
Grazie Sari  ;) come interpretazione direi che anche io la vedo così. Chissà il buon Tagore a cosa stava pensando  ;D



D'altronde per il problema della teodicea in fin dei conti alla fine si arriva a cercare di smettere di chiedere "perchè?". Ma come la Weil curiosamente dice in un'altra domanda attribuita a lei: "chi parlerebbe di Dio se non ci fosse il male?::)  vabbeh però in fin dei conti sto facendo come Giobbe. Meglio lasciar lavorare il vasaio ;D
#623
Scienza e Tecnologia / Re:La massa dell universo
04 Ottobre 2017, 18:32:52 PM
Alla fine rispondo anche se questa risposta a mio giudizio può essere facilmente fraintesa, visto che servirebbe una trattazione matematica. Anche perchè non mi pare che ci sia un vero accordo nella comunità scientifica e fra poco spiego il perchè.

La conservazione della massa a riposo (a la Lavoisier)è già saltata ai tempi della Relatività Ristretta. Quindi NO, la massa (a riposo) non si conserva.
L'energia (o "massa-energia") invece si conserva ogni qualvolta che il sistema rispetta la simmetria delle traslazioni temporali (https://en.wikipedia.org/wiki/Noether%27s_theorem - il Teorema di Emmy Noether, quello che secondo me è il più bel teorema della Fisica Matematica). Ora le osservazioni cosmologiche ci suggeriscono che l'universo è in espansione, quindi per questo motivo la simmetria sopra citata potrebbe non essere più vera a livello cosmologico - il che significa che l'energia totale dell'universo potrebbe non essere conservata a livello cosmologico.
Tuttavia il concetto di "energia" in Relatività Generale è piuttosto fumoso, visto che si può associare un'energia al campo gravitazionale stesso. In tal casol'energia si conserva. In ogni caso vorrei far notare che la definizione di "energia" è sorprendentemente convenzionale: solamente "allargandola" nella Relatività Generale si ha sempre la conservazione dell'energia. Altrimenti si potrebbe non avere.


In ogni caso: suggerisco (non impongo, non pretendo, ma suggerisco  ;D ) di aprire un "argomento" intitolato "curiosità scientifiche" o qualcosa di simile, dimodoché non apriamo un argomento ogni volta  ;) - se posso rispondo.
#624
Citazione di: maral il 04 Ottobre 2017, 14:22:57 PMNon credo che batteri patogeni e virus siano dei mostri di egoismo, semplicemente vivono per quello che sono e non distruggono ecosistemi (questo semmai è l'uomo da sempre a farlo), ma vi partecipano in cooperazione. D'altra parte anche la patogenicità è un fattore relativo (patogeno per chi?) e sulla patogenicità verso altre specie e pure verso la propria si potrebbe considerare che gli esseri umani non sono secondi a nessuno, neppure ai peggiori virus. Ma il problema che sollevi qui riguarda il Creatore: come potrebbe un Dio che crea questo mondo con tutte le sue disgrazie, sofferenze e malvagità essere ritenuto amorevole e giusto? Nella Bibbia c'è un racconto bellissimo e terribile che pone questo problema, è il racconto di Giobbe: che razza di Dio sei, chiede Giobbe dopo che gli sono stati inferti i più terribili dolori, nonostante fosse sempre stato buono, pio e giusto, se permetti che accada tutto questo? Perché? E il bello è che lo chiede pure Cristo, uomo sulla croce, al Padre celeste, di nuovo perché, "Perché mi hai abbandonato?" E più angosciante ancora è se questo perché della creatura umana non trova una risposta. Ma Dio risponde a Giobbe e la sua risposta è netta e definitiva nel non dare ragione: chi sei tu, creatura, per rivolgere una tale domanda al tuo creatore, come puoi solo anche lontanamente ritenere di capire. C'è chi dice che gli Dei non esistono perché non si manifestano e questa è la loro sola giustificazione, ma io credo che la faccenda vada intesa in modo diverso: gli Dei non si manifestano perché se si manifestassero sarebbe la fine dell'umano, di quello scarto di libertà in cui l'uomo può esistere. Questo è il loro più alto atto di misericordia nei nostri confronti. Solo che l'esistenza che ci lasciano, per quello che è, è anche dolore e il dolore più grande è mancare a se stessi, a quello che si è. E questo in qualche modo, dipende tutto da noi, non da un Dio che non si manifesta per lasciarci vivere. E' il prezzo da pagare per il fatto di esserci sapendo di esserci in questo mondo enorme, sconvolgente, infinito, mentre continuamente, senza rendercene conto se non in rarissimi istanti, moriamo. Virus e batteri pare che questo non lo sappiano e per questo non sono egoisti né distruggono ecosistemi.

Bella risposta anche questa. Tra l'altro ricorda anche la posizione della Weil, come in questa citazione a lei attribuita: "Dio non poteva creare che nascondendosi, altrimenti non avrebbe potuto esistere che Dio solo. Forse, egli ha lasciato intravvedere di sé solo quanto basta perché dalla fede in lui l'uomo sia spinto a occuparsi dell'uomo.".
Riguardo alle catastrofi naturali, ai batteri e i virus concordo con Maral, ahimé così stanno le cose. Tutto questo è un "Mistero" (uso la "M" maiuscola perchè d'altronde come "mistero" è enorme). Non a caso credo che questa sia la ragione per cui nella Bibba a Giobbe non viene data alcuna spiegazione, sarebbe una cosa troppo pesante per l'uomo da "sopportare".

Citazione di: Sariputra il 04 Ottobre 2017, 15:06:10 PMLa radice pensa: "io sono intelligente, stupidi rami: la polvere e la terra sono pieni, il cielo è vuoto." R.Tagore da Sfulingo https://www.youtube.com/watch?v=aLDLpqZdhX0

Sari: ma questa poesia è un modo per dire che noi (la radice) non possiamo capire le "cose celesti" (il cielo)? In sostanza per Tagore la Teodicea si risolve in modo simile a quello cristiano, ossia accettare il "Mistero". Ha senso la mia interpretazione? ;D

Citazione di: sgiombo il 04 Ottobre 2017, 14:51:01 PMUn Dio immensamente buono e onnipotente non può creare un modo che comprende anche dolore. E un Dio immensamente giusto e onnipotente non può imporre a nessuno, senza ovviamente poter avere (per un' impossibilità logica!) il suo consenso, il rischio del dolore e dell' infelicità. Ergo: si può credere alle religioni abramitiche (e probabilmente a tante altre che non conosco) solo alla maniera di Tertulliano: "quia absurdum".

Più che altro le tue argomentazioni che si ritrovano già nell'antichità non ammettono la possibilità che tale "bontà infinita" possa essere "simile" alla bontà umana, ossia che i nostri concetti applicati non possono essere applicati in modo esatto a Dio (questo tra l'altro è il principio dell'apofatismo). Molti pensatori cristiani d'altronde sono ben consapevoli di questo problema comunque.
Alla fine credo che abbia ragione Wittgenstein: "La vita può educarci a credere in Dio...esperienze, pensieri - la vita può imporci quel concetto in noi".

Segnalo su questo tema: http://www.roangelo.net/logwitt/goats-man-and-god.html.

P.S. Su Tertulliano (forse è fuori tema, quindi lo scrivo nel "post scriptum") voglio fare una precisazione: Il "credo quia absurdum" di Tertulliano è spiegato bene qui https://plato.stanford.edu/entries/fideism/: Tertulliano non aveva come intento quello di lasciar perdere la ragione, bensì il senso della frase era che "è troppo assurdo per essere stato inventato" - era quasi un'esclamazione al fatto che la dottrina cristiana superava la ragione umana. In sostanza il problema viene "ribaltato": è possibile per la ragione umana concepire una tale "assurdità" senza "rivelazioni" dall'alto?
#625
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
04 Ottobre 2017, 12:27:49 PM
Già concordo con quanto hai scritto. Diciamo che "simpatizzante critico" come definizione mi piace anche se più vado avanti nello studio (e per poco che riesco nella pratica) mi sembra di essere un "simpatizzante agnostico"  ;D  ossia più vado avanti più tutto mi sembra paradossalmente più misterioso. Quindi ecco: potrebbe davvero essere stato "infallibile", "speciale" ecc, non mi prendo la briga di negarlo, anche perchè "è una cosa che so di non sapere".
Sulla sua storicità ovviamente ci sono molti più indizi a favore che contro mentre per esempio nel caso di Laozi gli indizi sono semplici leggende. Recentemente hanno anche dubitato perfino dell'esistenza di Socrate, anche se abbiamo moltissime testimonianze della sua esistenza. Ovviamente a mio giudizio sono esistiti sia un Siddharta Gotama che un Socrate ma quello che mi dà molte perplessità è che sia esistito il Siddharta Gotama del Canone Pali. Non mi sorprenderebbe se in futuro venisse rivelato che molto di ciò che è attribuito a lui in realtà è stato detto da molti suoi "discepoli". L'esistenza degli Arhat così come sono descritti mi ha sempre lasciato perplesso, la vedo come una cosa estremamente improbabile. Ma ovviamente ritengo anche assurdo essere certi della loro non-esistenza visto che " Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia."(Amleto, Shakespeare).  Me ne rendo conto.  Quindi sono scettico ma credo che sia la cosa più "intelligente" da fare.
Nel buddhismo tibetano viene data molta importanza allo scetticismo perchè è visto come l'unico modo di "purificarsi" da posizioni erronee, così come un buon orafo deve esaminare la purezza dell'oro. Per la mia comprensione delle cose ritengo molte cose "false" ma sai com'è  ;D ad ogni modo una cosa che mi perplede molto in realtà è chiamare "Siddharta Gotama" il fondatore del Buddhismo. In realtà non può essere considerato in modo analogo a Gesù da questo punto di vista proprio perchè ci viene fatto notare che il Dhamma è già stato insegnato, nella lontana antichità lo si praticava forse meglio di oggi e così via. Allo stesso modo dire che i fondatori del daoismo sono Laozi e Zhuangzi lo ritengo un'altra assurdità visto che entrambi ci tengono a farci notare come i loro insegnamenti sono già stati insegnati molto tempo prima (e in questo caso ci tengono ancora di più a dire che allora venivano praticati meglio). Idem per lo giainismo e per l'induismo. Come ben fai notare tu è il Dharma ad essere seguito e non il Buddha. Per il buddhista sia ingenuo che serio il Buddha è "infallibile", lo scettico da questo punto di vista invece cerca il Dharma e usa il buddhismo come strumento. Ad ogni modo stando alla storia dei ciechi e dell'elefante, la Realtà è molto più vasta delle nostre limitate menti quindi il Nobile Silenzio sembra essere un ottimo modo per "comprendere l'ineffabile"  ;)  
#626
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
03 Ottobre 2017, 22:51:53 PM
@Sari
Nessuna pazienza (cit. Sariputra  ;D ).
Il Siddharta Gotama storico che sia stato davvero o meno quell'infallibile mente che ci è stata tramandata certamente fu un "rivoluzionario", andò contro la sua cultura riformando probabilmente sia i movimenti Samana che l'induismo vedico del tempo. Come ben osservi tolse quel valore sacro che avevano allora le caste, insegnava a tutti il nuovo "Dhamma", creò un ordine di monache alla pari dei monaci ecc Proferì le parole della Metta Sutta (!) e certamente le mise in pratica (o fece del suo meglio se non era davvero "infallibile"). Ma il Buddha Sakyamuni che ci è stato tramandato è ben più di un rivoluzionario ossia di una personalità storicamente "plausibile" (almeno agli occhi di un sempliciotto che scrive 2500 anni dopo circa). Quello che vedo è un individuo "profondo, incommensurabile, difficile da capire, come l'oceano", ossia di un uomo che ormai è più paragonabile ad una divinità (seppur "non eterna") più che all'uomo comune (intendevo questo nel discorso degli alieni ;) , non che il Buddha non fosse nato umano). Perchè? Non può commettere errori morali, non può fare affermazioni false, non può errare nella dottrina ecc. Un uomo del genere è ormai paragonabile ad una divinità. Ma allora è esistito veramente, secondo quel sempliciotto di Apeiron? Sono abbastanza convinto che sia esistito un Siddharta Gotama (tra l'altro il nome e il cognome ho scoperto essere essi stessi ricolmi di significato), abbia fatto l'asceta e abbia esposto gli insegnamenti che almeno in parte costituiscono il buddhismo ma mi duole dirlo mi perplede molto in modo non molto dissimile dall'Incarnazione crisitiana che questo uomo fosse davvero come ci è stato tramandato. Posso capire saggio, posso capire santo, posso capire carismatico ma qui siamo di fronte a un qualcosa di incredibile. A confronto Socrate che sentiva i messaggi divini del suo daimon e che aveva una missione datagli dall'Oracolo di Delfi diventa estremamente "plausibile". Ma questo significa che bisogna abbandonare il buddhismo perchè è in fin dei conti una religione e quindi appartiene all'"infanzia dell'umanità"? NO. Semplicemente riconoscere questa "implausibilità" ci fa scoprire la ricchezza delle varie forme di buddhismo, una ricchezza che non potrà mai essere contenuta in una filosofia come quella di Batchelor. No perchè il buddhismo anche se Buddha non fosse mai esistito è una fonte di ricchezza spirituale incredibile. Per questo motivo si dovrebbe ribaltare il nostro modo di vedere le religioni! Sì sono implausibili ma è proprio la loro implausibilità che le rende "qualcosa di più alto" (per esempio ho citato l'Incarnazione cristiana. Se si toglie il sovrannaturale dal cristianesimo si arriva ad una semplice - seppur onorevole - filantropia come tra l'altro mi pare che sostenevi anche tu  ;) ). Solamente infatti davanti a qualcosa che vediamo come incredibilmente Grande possiamo sentire il Mistero. Mistero che non mi trasmettono per niente i "buddhisti secolari" ma che il "buddhismo" invece sì  ;)

P.S. Interessante il discorso che hai postato sul fatto che i brahmani per il Buddha fossero tutti, perfino "gli ultmi". Così come sui sacrifici (nell'Antico Testamente c'è scritto "misericordia voglio e non sacrifici" (Os 6,6)). E vorrei mettere in evidenza l'amore per l'ultimo e l'emarginato che accomuna Buddha e Gesù. Ed anche, aggiungo io, lo Zhuangzi e il Daodejing. In tutti questi casi si ha a che fare con "rivoluzionari" che vanno contro le isituzioni del tempo a favore dell'emarginato ecc. Domanda (chiaramente retorica) che mi faccio prima di tutto a me stesso: sarà, per caso, forse un'indicazione di qualcosa?

P.S.P.S Sul discorso della contestualizzazione mi fai venire in mente anche il daoismo. Oggi diciamo che DaodeJing e Zhuangzi ci invitano ad essere "naturali". Il problema è che a quei tempi essere "naturali" voleva dire una cosa ben più profonda e misteriosa di quanto lo sia oggi. Ma mi sembra che pochi su questo punto ci riflettano davvero. Per esempio leggo che il "Dao coincide con le Leggi della Fisica" (sicuro di averlo letto, non so dove ma l'ho letto)... no il Dao mi pare molto più "ineffabile" :)
#627
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
03 Ottobre 2017, 19:51:45 PM
Sulla questione dei "trattati" filosofici devo dire che me lo aspettavo, d'altronde a parte forse la filosofia Vedanta, questo tipo di "opere" non sono comuni in oriente. Peccato, aiuterebbe chi ha una mentalità "matematica" e "speculativa".;) 
Anche la spiegazione che dai sul linguaggio in effetti ci può stare: d'altronde allora i Samana indiani erano quasi tutti eternalisti, ossia ritenevano che "il (senso del) sé" si potesse conservare in qualche modo ad infinitum e quindi l'obbiettivo era proprio quello di "dare una spinta" da questo punto di vista. Probabilmente fosse nato in Occidente avrebbe usato un linguaggio simile ai Mahayana visto che le neuro-scienze d'altronde suggeriscono già loro che "il (senso del) sé è illusorio", ergo da noi l'anatta sembra quasi un'ovvietà, motivo per cui per esempio un Sam Harris o un Batchelor non hanno problemi a dire che il Buddha non era religioso, che non ha insegnato la teoria delle rinascite, che la parte mitologica del buddismo è mera superstizione e che non possiede assoluti (quando in realtà ovviamente è tutto falso...)  ;) mentre una volta in pratica era dire "l'io esiste" la moda, oggi invece in occidente si dice "l'io è illusorio", ma questi "buddhisti" di certo non sono Arhat. Fai conto che tempo fa ero molto vicino al materialismo (per non molto tempo in realtà), credevo che la nostra identità fosse una flebile illusione che alla morte veniva annientata ecc ma allo stesso tempo ritenevo che l'uomo avesse la mente più sviluppata o quasi (visto che mi sono immaginato alieni più sviluppati di noi) di ogni essere. D'altronde l'evidenza scientifica di certo non smentisce tale visione, anzi. Tuttavia per quel brevissimo periodo che ho sostenuto una tesi simile rimpiangevo quella ricchezza perduta di quasi tutti gli altri filosofi che parlavano di un mondo molto più ricco e denso di quello visibile. Ben diverso è il buddhismo, che come la maggioranza delle religioni suggerisce l'esistenza di menti qualitativamente diverse dalle nostre ma a differenza di molte - se non tutte- altre religioni nega l'eternità di questi individui perfetti (per certi versi si può dire che il Buddha è un "dio" - d'altronde supera i devas, gli dei del Pantheon - ma è un "dio" che è impermanente  ;D ) . Sentire parlare però di "anatta" così frequentemente lo ritengo pericoloso, visto che appunto i materialisti moderni asseriscono bene o male una cosa simile (ovviamente non uguale, ma simile). Ben vengano le assolutizzazioni dei Mahayana altrimenti si corre il rischio di creare un fraintendimento molto grosso, ossia quello tra "nulla" e "trascendenza". Il rigoroso Buddha del Canone Pali d'altronde doveva parlare di qualcosa che "non è né terra né fuoco..." (Udana 8.1) ossia negando tutti i concetti (fino ad allora?) utilizzati per descrivere tale "trascendenza". Inoltre il buddhismo "secolare" moderno non si rende conto di quanto per tutti i buddhisti sia importante l'infallibilità del Buddha mentre il buddhismo secolare non credo che contempli la possibilità che un uomo possa veramente diventare "infallibile", "impeccabile" ecc come l'Arhat.
Probabilmente Sari l'insegnamento è in cammino (bella immagine  ;) ) per questo motivo: pur essendo infatti "immutabile" lo "Zeitgeist", la mentalità dell'uomo continua a mutare, quindi anche le parole utilizzate nelle suttas e nelle sutras hanno un significato diverso da quello che riteniamo noi (chissà tra l'altro quanto questo mutamento è cominciato). Quindi per quanto mi riguarda tenderò sempre più ad usare termini "eternalisti" parlando di buddhismo perchè l'altro estremo purtroppo ormai è la norma  ;)
#628
Tematiche Filosofiche / Re:L'inutile Popper.
03 Ottobre 2017, 13:11:56 PM
Carlo, posso capire quello che stai dicendo, questo messaggio è molto più chiaro del precedente. Ad ogni modo non citano Popper perchè la sua versione di "falsificazionismo" è stata nel tempo migliorata. Ma una cosa simile viene usata comunque (così come viene usato il "verificazionismo" in modo un po' diverso, ossia utilizzando la compatibilità statistica tra previsioni e dati sperimentali). Però fai conto che una filosofia della scienza deve parlare di teorie scientifiche (e non altro), ossia quelle che si basano sull'osservazione nei laboratori. Ti serve secondo me una convenzione su come decidere il "modo giusto" di utilizzare gli strumenti nel laboratorio. Altrimenti è il caos  ;)
#629
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
03 Ottobre 2017, 13:07:49 PM
Nietzsche si divertiva a dividere le filosofie e le religioni in due classi "affermatrici della vita (o del mondo)" e "negatrici della vita (o del mondo)". Nella prima classe ci ha inserito di tutto: cristianesimo, platonismo, filosofia di Schopenhauer, buddhismo, alcune scuole vedanta, spinozismo ecc. Nella seconda classe ha inserito: la sua filosofia e forse quella di Eraclito ( ;D ) e alcune scuole vedanta. Questo perchè a suo dire tutte le filosofie a parte la sua e quella di Eraclito erano un rifiuto al mondo, alle passioni, ai desideri ecc. Nel caso di platonismo e cristianesimo ovviamente il desiderio era spostato. Nel caso della filosofia di Schopenhauer, buddhismo ecc invece si aveva un "rifiuto" del mondo. Per quanto riguarda Eraclito scrisse: "vedere il mondo come un gioco divino oltre il bene e il male: in questo Eraclito e i Vedanta sono i miei predecessori". Ora il "povero" Nietzsche a mio giudizio fece un errore grossolano, ossia non si rese conto che anche le filosofie che da lui erano "negatrici della vita" in realtà davano il massimo della vita. I cristiani nella "gioia della Lode divina", i platonisti nella "contemplazione delle Forme, specie quella del Bene (quest'ultima se vuoi è la mia attuale "concezione di Assoluto")", i buddhisti nella Cessazione ecc. Tu giustamente mi fai notare i valori positivi presenti nel buddismo che ogni tanto mi dimentico (come vedi sono una "zucca vuota" anche io  ;D ): d'altronde è proprio l'assenza di desideri che ci fa vivere pienamente perchè usando impropriamente le parole di Schop. "smettiamo di voler vivere e finalmente viviamo ;D " - in questo ritengo che il trittico delle filosofie orientali (ossia: vedanta, daoismo e buddhismo) sia d'accordo. Ma il problema del Canone Pali forse è il linguaggio: mi sembra molto spostato verso il "negare", l'annichilire, lo sguardo negativo verso la realtà. Ben diversa è la mia impressione quando ho letto alcuni scritti del buddhismo cinese dove viene invece enfatizzata la parte "positiva" dell'insegnamento del Buddha, ossia quasi la glorificazione della Vita (Dogen arriva addirittura a dire: "la Natura di Buddha è l'impermanenza" - non so se il Buddha storico l'avrebbe preso a ceffoni per una frase simile ma a mio giudizio l'unica differenza è di tono, di enfasi - davvero a questo punto la filosofia Zen è diversa da quella del gioco divino "lila" vedantino??). E qui appunto a mio giudizio c'è la differenza tra il Canone Pali e la filosofia Mahayana. Leggendo il Canone Pali si ha l'impressione che tutta la realtà sia una prigione, che bidogna amare (metta&karuna) le creature perchè siamo come in una prigione e soffriamo assieme (ossia quasi un amore di "pietà" più che di compassione), e che dopo milioni di anni di "lacrime" (la Assa Sutta per esempio) la contemplazione dell'annichiliazione viene quasi automatica - non mancano ovviamente anche note positive nel Canone Pali, ma la parte "negativa" è molto enfatizzata. Leggendo invece certi scritti del buddhismo Mahayana l'impressione è quasi ribaltata, la "vacuità" diventa quasi un'apertura all'Infinito, l'impermanenza diventa quasi una glorificazione della vita contro la morte ecc. Non a caso mi rendo conto che molti theravadins più conservatori siano molto "perplessi" rispetto alla filosofia mahayana. Personalmente sono più vicino alla filosofia mahayana proprio perchè la trovo più "ricca", aperta, accogliente ecc. La Cessazione concordo con te che è un bene - ad esempio quando abbiamo una sete intensa stiamo male, quando abbiamo bevuto non abbiamo più sete, che è cessata ;)

Ma la mia domanda era però un'altra. Fin dal principio la filosofia greca era interessata alla questione del "Valore". Comunemente il valore "econimico" è una stima di quanto un bene sia importante. Per Platone il "Bene-in-sé" è il massimo "Valore" ed è infinito, eterno ecc. Mi chiedevo se la filosofia buddhista in genere ha per così dire composto "trattati" su questi temi (e non solo sutras ;) )? Spero di essermi spiegato meglio.
#630
Citazione di: Kobayashi il 03 Ottobre 2017, 09:40:45 AML'idea che noi abbiamo di Dio viene inevitabilmente dal cristianesimo, e il cristianesimo non ha fatto che riprendere il Dio dei Salmi. E' nel Salterio che va ritrovata la costruzione di una certa immagine di Dio. Ma in queste composizioni poetiche qual'è l'elemento dominante? Quello dell'uomo terrorizzato. L'uomo attaccato dai propri nemici, dalla povertà, dalla malattia etc. Un uomo che si avvicina alla morte in solitudine. Ma l'uomo è un mammifero sociale, non è capace di affrontare il terrore da solo. Ha bisogno di essere accompagnato. Così invoca l'aiuto di un Dio che gli sta accanto, che c'è, che è lì con lui. E' un'immagine di Dio che nasce nel deserto, dal terrore specifico del deserto. Finché l'uomo non si sente del tutto perduto, finché pensa di avere forze a sufficienza per rialzarsi da solo non conoscerà mai questa fede. Nelle difficoltà normali della vita farà affidamento alla propria ingegnosità, al proprio patrimonio, al proprio nome. Avrà sì fede in queste cose, ma la sua sarà idolatria. Quando invece non avrà più nulla a cui attaccarsi, ecco l'invocazione al Dio dei Salmi. A quel punto la questione dell'esistenza di Dio non si pone nemmeno... Il vero problema è superare la notte.

Sì appunto. Mettersi a discutere della teodicea in fin dei conti porta a pochi risultati, al massimo a rendere più "plausibile" la fede. Al massimo si può cercare di dare una "spiegazione" un po' più convincente ma il problema del Male d'altronde è un "mistero". Concordo con te che il Dio Cristiano è proprio il Dio che si pone davanti nel momento più buio della disperazione, quando ogni altra cosa sembra non risolvere il problema. Wittgenstein (ma anche la Weil col suo "Dio che si nasconde e si ritira" - non è una citazione) a mio parere espresse bene la cosa in questo modo scrisse (fonte: http://www3.dbu.edu/mitchell/wittgensteinassessment.htm):  Traduco dall'inglese:"la religione cristiana è solo per l'uomo che necessita di un aiuto infinito, solamente, cioè, per l'uomo che ha l'esperienza di un tormento infinito. Il pianeta intero può soffrire un tormento meno grade di quello di una singola anima. Ciascuno che in questo tormento ha il dono di aprire il suo cuore, anziché contrarlo, accetta i mezzi della salvezza nel suo cuire... Nessun tormento più grande essere sperimentato rispetto a quello che un uomo può sperimentare. Perchè se un uomo si sente perduto, questo è l''ultimo tormento". In ogni caso ritengo che l'esperienza possa portare ad essere cristiani o meno (sempre Wittgenstein: "La vita può educarci a credere in Dio...esperienze, pensieri - la vita può imporci quel concetto in noi"). Alla fine è qui che uno può diventare cristiano, argomentare a favore o contro alla fine serve fino ad un certo punto (non che sia inutile comunque, però credo che se uno ha determinate esperienze il problema della Teodicea in fin dei conti diventa secondario o non se lo pone nemmeno).

P.S. Non so se le frasi di Wittgenstein possono anche, volendo, essere incorporate in altre religioni, tipo alla Bhakti indiana (bhakti=devozione). Magari il Sari conosce frasi simili anche nelle religioni indiane ;) cosa che personalmente ritengo possibile.