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Messaggi - 0xdeadbeef

#616
Citazione di: sgiombo il 01 Novembre 2018, 20:36:30 PM


Infatti le parole servono per intenderci, e secondo me i termini "destra" e "sinistra" lo consentono egregiamente, mentre cercare un nuovo lessico porterebbe solo maggior confusione e ambiguità (si tratta di un  tipico caso di "innovazione", per me la parolaccia politicamente corretta di gran lunga peggiore; peggiore di meritocrazia, mercati, spread, ecc.).

Ciao!


Ritengo non lo consentano, e tanto meno "egregiamente".
Non lo consentono perchè costringono a guardare l'attualità con gli occhi del novecento, cioè con parametri
e paradigmi non più rispondenti alle mutate condizioni del reale (che ritengo vada sempre e "marxianamente"
distinto dall'ideale).
Se, in altre parole, intendiamo il materialismo come "storico" (come io lo intendo) bisogna allora "storicizzare"
la nostra analisi. Se invece intendiamo il materialismo come "scientifico", allora è un discorso diverso (per
me erroneo, in quanto nell'analisi politica non può darsi "scientificità").
Guarda ad esempio come durante il 900 siano andate mutando praticamente tutte le categorie della politica.
Prendiamo la "sinistra sessantottina" di cui si diceva. Per te sarà anche un ossimoro (mi par di ricordare), ma
per quanti lo è stata e lo è ancora? Sai quanta gente conosco che, votando per il PD, è convinta di votare per
un partito di sinistra?
Vogliamo fare un sondaggio fra i (pochi) iscritti di Liberi e Uguali per vedere quanti sono quelli consapevoli
che il loro partito è un partito in tutto e per tutto liberale (come per me, e credo anche per te)?
Nel corso degli anni solo una volta un esponente di Rifondazione mi disse: "alla fin fine siamo solo uno scialbo
partito socialdemocratico".
Come puoi pensare di continuare con questa indeterminazione? Anzi, proprio con questo caos filosofico-politico?
saluti
#617
Citazione di: Ipazia il 02 Novembre 2018, 15:22:18 PM
Il valore aggiunto che differenzia il parmigiano dal parmesan sta scritto nel suo disciplinare di produzione che prevede l'uso di particolari latti e fermenti, frutto dell'opera selettiva di chi nel corso, ormai dei secoli,  nè ha curato la qualità. Si aggiungano i tempi di stagionatura che sono un costo di produzione aggiuntivo ovvero un differimento del ricavo. Quindi non c'è nulla di ideologico e metafisico nel valore superiore del parmigiano sul parmesan. Non è il brand, o l'etnia,  che aggiunge valore, ma il lavoro contenuto in esso. Lavoro passato fatto di conoscenze e materiali esclusivi e lavoro presente fatto di tempi lunghi di produzione.


Questo è un estratto di quanto Wikipedia riporta alla voce: "Denominazione di Origine Protetta"
("https://it.wikipedia.org/wiki/Denominazione_di_origine_protetta")
"La denominazione di origine protetta, meglio nota con l'acronimo DOP, è un marchio di tutela giuridica della
denominazione che viene attribuito dall'Unione europea agli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative
dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono stati prodotti".
Chiaramente è solo un piccolo esempio di quanto si potrebbe dire in materia (che è tanto...)
Che aggiungere? Aspetto solo di sentir dire che la geografia fa parte della quantità di lavoro necessaria alla
produzione...
saluti
#618
Citazione di: Socrate78 il 02 Novembre 2018, 14:41:16 PM
E' vero che c'è una dimensione soggettiva estetica, ma il punto è che molti bisogni della popolazione nel mondo capitalistico non sono spontanei, ma INDOTTI. L'essere umano ha solo relativamente pochi bisogni veri e naturali, come quello di stare bene ed evitare il dolore, di sopravvivere, di avere amore/affetto, di conoscere il mondo che lo circonda,  tutti gli altri bisogni come l'avere quello specifico prodotto piuttosto che un altro (ad esempio le scarpe o i vestiti firmati) sono INDOTTI dall'esterno.  Il valore viene creato attraverso una sostanziale manipolazione delle masse, messa in atto dai media attraverso la pubblicità e quindi la popolazione diventa come una pedina che si muove in rapporto alle esigenze dei veri padroni, che gestiscono il tutto e fanno credere al popolo di essere libero, ma in realtà è schiavo. La maggior parte del valore dei beni è quindi frutto di truffa, poiché si fa credere in continuazione che essi valgano molto ma molto di più rispetto alla reale utilità! E' sufficiente analizzare qualsiasi spot pubblicitario per notare come non ci sia proprio niente di razionale in ciò che propinano, si gioca sull'emotività affinché la persona, nel suo subconscio, associ il prodotto a qualcos'altro (felicità, potere, realizzazione di sé,ecc.) e lo compri spinta da un meccanismo irrazionale.




Ciao Socrate78
Mi stai dunque dicendo che la mia preferenza per l'olio italiano da 10 euro la bottiglia è un bisogno che mi
viene indotto dai media attraverso una manipolazione della mia mente?
Sarà meglio che non faccia leggere la tua risposta a mia moglie, la quale appunto sostiene che la "miscela di
olii proveniente da paesi comunitari e non" (dal costo di 4-5 euro) è uguale all'altro ("La maggior parte del valore
dei beni è quindi frutto di truffa, poiché si fa credere in continuazione che essi valgano molto ma molto di più
rispetto alla reale utilità", come anche tu affermi).
Beh, sai che ti dico (la stessa cosa che dico a mia moglie): che la "miscela di olii" puzza terribilmente di
lubrificante per motori.
Va beh dai, teatrino a parte sono anch'io convinto di molte delle cose che affermi; ma sono anche convinto della
necessità di non fare sempre e soltanto un discorso "ontologico"; di non voler sempre per forza "racchiudere" la
molteplicità in una rigorosissima unità...
Il rischio è sempre quello: di fare "ideologia"; di prendersi troppo sul serio; e per non prendersi troppo sul
serio anche un pò di teatrino può servire...
saluti
#619
Citazione di: anthonyi il 01 Novembre 2018, 18:57:47 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 01 Novembre 2018, 14:28:54 PM


Scusami Anthony ma questo ritornello lo sentiamo da troppo tempo (e certo ci vuole molta ignoranza economica,
molto più di quella del Papa, per continuare a dargli credito...).
Si distinguano di nuovo la tutela del risparmio e il credito alle aziende dagli investimenti finanziari, e si
lascino pure fallire questi ultimi (che poi sono quelli che vanno in defalt miliardari...).

Ciao 0xdeadbeef, Banca Etruria, le altre banche popolari, le banche venete, sono tutte fallite per il credito ordinario, perché la crisi ha fatto fallire molte imprese e la caduta dei valori immobiliari che hanno eroso le garanzie.
Solo per MPS si può parlare di strane operazioni finanziarie, le quali comunque non avrebbero prodotto il fallimento da sole se non vi fosse stato un carico di problematicità di credito ordinario interne e caricate quando MPS stesso "salvo'" Banco di Napoli e Banco di Sicilia.
Anche nella situazione USA i primi a fallire furono i fondi per il credito al settore immobiliare proprio per effetto della profonda crisi del settore. Certo sono stati fatti degli errori, tipo concedere mutui per il 100 % del valore "stimato" dell'immobile, si è cioè venuti meno ai criteri prudenziali, il problema non è la separazione tra banche ordinarie e banche d'affari,( che oltretutto in Italia c'è sempre stata perché la banca d'affari Italiana è solo una, cioè Mediobanca, una banca che oltretutto non ha mai avuto problemi) ma il controllo sulle banche ordinarie.


Ciao Anthony
Penso che non ti sia sfuggito che le banche possono fare "scoperti" che ammontano a decine di volte il loro capitale
(adesso non ricordo esattamente i numeri, ma è facile controllare).
Quanto alla banche americane ti se già risposto da te (pur usando un eufemismo come "criteri prudenziali"...).
Io penso che questo non sia affatto "credito", ma sia qualcos'altro.
Se tu fai dello "scoperto" così vistoso i casi sono tre. O sei un filantropo (non mi pare proprio...), o sei un
pazzo (nemmeno questo), oppure dici: "ma tanto, anche in caso di...". Ecco, questa terza opzione mi sembra più
credibile delle altre due (è così che vengono fuori i, sembra, quasi 200 miliardi di "crediti inesigibili").
Il caso di BancaEtruria lo conosco abbastanza bene. C'è stato chi ci ha perso tanto e chi invece, grazie ad una
semplice soffiata di un impiegato amico (del tipo: "sento una strana aria, fossi in te...") si è salvato appena
in tempo. Non può funzionare in questo modo, è evidente.
Come dicevo, a mio modo di vedere tutela del risparmio e credito alle aziende vanno separate dalla parte relativa
agli investimenti finanziari.
Tutela del risparmio e credito alle aziende dovrebbero essere pertinenza di istituti nazionalizzati o comunque a
stretto controllo pubblico, che garantiscano i risparmiatori ed offrano alle aziende credito al tasso più basso
possibile (vero credito, naturalmente, cioè quello che in cambio chiede precise garanzie).
Per tutto il resto, si facciamo pure le "gambling hall", magari con tanto di luci colorate e ragazze pon pon
(io vedo con favore l'iniziativa privata...)
saluti
#620
Citazione di: paul11 il 02 Novembre 2018, 01:03:13 AMPure il valore di scambio scompare di fronte alla capacità delle cabine di regia di manipolare i prezzi di mercato. Il "valore aggiunto" ideologico di tutto ciò è la scomparsa del lavoro, e di chi lo fa, dal valore della merce.
Perfetto: hai fotografato perfettamente lo svincolamento dei prezzi rispetto a qualunque legge micro e macroeconomica
sulle teorie del valore economico e sulle formazioni dei prezzi.
La dimostrazione è che il costo del lavoro per le medie e grandi aziende, è ridicolo rispetto al costo del capitale,

A Ipazia e Paul11
Sicuramente il mercato (di cui non sono certo sostenitore acritico, come penso avrete notato) fa molte e "brutte"
cose, fra le quali non penso però sia annoverabile il concetto di valore di scambio.
Cosa c'entra il "turbocapitalismo" con la differenza di opinione che ho con mia moglie su quale olio d'oliva
comprare (lei è per quello "prodotto con olii comunitari" - 4, 5 euro al lt - io per quello "italiano" da 10)?
Semplicemente attribuiamo un valore diverso all'olio, un valore che è appunto "valore di scambio".
Naturalmente non mi sfugge che vi siano molti casi di prezzi "drogati", di bisogni "indotti" e via discorrendo,
ma da qui a ipotizzare un valore aggiunto "ideologico" credo ne passi.
Dicevo in un precedente intervento: le opere di Michelangelo non erano apprezzate perchè di Michelangelo, ma
perchè ritenute oggettivamente belle (e facevo il confronto con un'opera d'arte di oggi, apprezzata non perchè
oggettivamente bella ma perchè realizzata da "mister x" - chiaramente oggi un qualsiasi scarabocchio di
Michelangelo varrebbe milioni).
Non può, in altre parole, sfuggire la dimensione soggettiva che oggi assume il valore di un bene economico (così
come non può sfuggire quella oggettiva di ieri, che giustificava il valore come valore-lavoro).
Voler ricondurre (Paul11) i prezzi a leggi micro e macroeconomiche può avere come risultato solo quello, vano,
di voler "ingabbiare" il soggetto in uno schema rigido e, in definitiva, ideologico.
Il costo del lavoro, diceva Paul11, per le medie e grandi aziende è ridicolo rispetto al costo del capitale.
Beh, io direi che tanto ridicolo poi non è, visto che laddove l'azienda non produce un bene ad alto valore aggiunto
è proprio su di esso che si gioca la "partita del plusvalore" (faccio personalmente sempre l'esempio della FIAT e
della Mercedes, con la prima che delocalizza e con la seconda che non lo fa).
A questo proposito, in un precedente intervento notavo come certi trattati internazionali sul commercio vadano a
penalizzare i nostri prodotti d'eccellenza (i pochi rimasti, in verità), andando a colpire proprio quel "valore
aggiunto" che essi avrebbero rispetto ad altri prodotti (facevo l'esempio del Parmigiano e del Parmesan).
Insomma, mi sembrerebbe che vi siano numerosi esempi che vanno nella direzione proprio di voler ricondurre i prezzi
a leggi micro e macroeconomiche, ma che queste politiche (perchè tali sono...) vadano non solo a colpire i nostri
prodotti nazionali (come egoisticamente mi verrebbe da dire); ma soprattutto che, non essendovi "nell'arena
internazionale nessun pretore" (come diceva Hegel), vadano direttamente a livellare al basso le condizioni di
quello che una volta si chiamava "proletariato".
saluti
#621
Ciao Sgiombo
Allora, cominciamo col dire che "destra" e "sinistra" sono parole; "flatus vocis" che vanno riempite di "sostanza".
Queste "parole", come forse saprai, sono nate nel periodo post-hegeliano dal posizionamento nel Parlamento
Francese di coloro che intendevano usare la filosofia di Hegel per criticare la religione (quelli posizionati a
sinistra) o per difenderla (quelli a destra).
A me, del fatto che si voglia continuare a dare importanza a delle "parole" mi sfugge l'importanza...
Ritengo invece importante proprio la "sostanza", che possiamo, dobbiamo e vogliamo definire come maggiore o
minore eguaglianza (in tutti i sensi che tale termine racchiude).
E questa "sostanza" non la si supera, visto che accompagna da sempre e per sempre accompagnerà la storia
dell'uomo.
saluti
#622
Citazione di: sgiombo il 01 Novembre 2018, 15:38:42 PM
MI astengo deliberatamente dall' entrare in dettagli troppo "immediatamente politici" in questo meraviglioso forum, ma dire che Salvini, Orban e compagnia sarebbero sarebbero "quella forza politica [sottinteso, mi pare evidente, anticapitalistica] che alla tecnocrazia ed al mercato intende oggi opporsi" mi sembra proprio prendere colossali luccioloni per lanterne (come ci son stati e ci saranno -almeno spero- socialismi diversi fra loro -russo-sovietico pre-cinquantasei, russo-sovietico post-cinquantasei, iugoslavo, ungherese, cinese; anzi: cinesi, ecc.- così possono darsi diversi capitalismi, più o meno cosmopoliti oppure nazionalisti, più o meno smaccatamente o più o meno "pudicamente" e ipocritamente fascisti, ecc.).


Ciao Sgiombo
Non ho detto che il sovranismo è una forza politica che intende opporsi alla tecnocrazia e al mercato. Ho
piuttosto detto che il sovranismo (che guardato con gli occhi della sinistra sessontottina è indubitabilmente
destra) sembra profilarsi come avversario "ontologico" del liberalismo (ed ambedue le categorie prendere il
posto della destra e della sinistra novecentesche - che non vuol certamente dire esserne gli eredi politici).
Se comunque proprio devo specificare, mi sembra che nel sovranismo (non certo riducibile a Salvini e ad Orban,
visto che addirittura nemmeno forze politiche della sinistra nordeuropea ne sembrano immuni) vi sia un
atteggiamento se non proprio apertamente ostile, perlomeno molto, molto critico nei confronti della
tecnocrazia e del mercato.
Una tecnocrazia ed un mercato che, penso concorderai, sono stati del tutto ed acriticamente accettati da
quegli eredi della sinistra sessantottina che, prima, sono diventati "socialdemocrazia", poi "liberaldemocrazia"
perdendo ogni parvenza di differenza con i partiti liberali tradizionalmente intesi.
Questo è quel ci dice l'analisi del "reale" (dunque quel qualcosa da cui è escluso l'ideale), poi se tu vedi
forze politiche diverse affacciarsi sulla scena beh, mi vengono seri dubbi sulla qualità della tua vista... ;D
saluti
#623
A Socrate78
Il problema a parer mio non sta nel dire "economia pianificata", ma nel dire "quanto" pianificata...
Ritengo non siano possibili i due estremi. L'abolizione della proprietà privata come nei sistemi "socialisti" la
ritengo improponibile, perchè andando a negare la "soggettività" del valore economico va a negare la stessa
soggettività filosofica e antropologica così come si è venuta costituendo dalla fine del 700.
All'estremo opposto, nemmeno l'attuale "mercatismo" (il "laissez faire" assoluto; l'economia che detta le regole
alla politica) è possibile, perchè fondato sulla più ottusa e perniciosa delle ideologie (quella che afferma,
assurdamente, l'utile individuale coincidere con quello collettivo) ha portato, con gravissime conseguenze
prima economiche che sociali, all'attuale spaventoso squilibrio fra i pochi che possiedono tutto e i molti
che non possiedono nulla.
saluti
#624
Citazione di: anthonyi il 01 Novembre 2018, 12:57:14 PM
Sul riferimento ai "regali" alle banche non ha senso neanche dare una risposta, purtroppo solo le persone che hanno conoscenze adeguate possono comprendere la necessità di mantenimento degli equilibri fondamentali del sistema finanziario per il funzionamento del sistema economico. Anche il Papa ha detto: "Affamare i popoli per salvare le banche" senza comprendere, nella sua ignoranza economica, che salvare le banche (Non i banchieri, ma le banche) è necessario proprio per sfamare i popoli.


Scusami Anthony ma questo ritornello lo sentiamo da troppo tempo (e certo ci vuole molta ignoranza economica,
molto più di quella del Papa, per continuare a dargli credito...).
Si distinguano di nuovo la tutela del risparmio e il credito alle aziende dagli investimenti finanziari, e si
lascino pure fallire questi ultimi (che poi sono quelli che vanno in defalt miliardari...).
E' stato fatto dalla Grande Depressione fino al (mi pare) 1996, quindi non si inventa nulla (in America il
provvedimento del governo Roosevelt che istituiva la distinzione si chiamava "Glass Steagall Act", in Italia,
con qualche anno di ritardo, "Legge Bancaria").
La cancellazione è stata fatta prima dal governo Clinton su pressione dei grandi gruppi (i quali, con ogni
evidenza, avevano interesse all'indistinzione fra risparmio, credito e finanza), poi come pecorelle da
tutti gli altri dei paesi occidentali.
Queste cose è bene averle chiare...
saluti
#625
Citazione di: Ipazia il 01 Novembre 2018, 12:45:43 PM
Quindi confermi che il valore di scambio (merce) è un epifenomeno del valore d'uso (oggetto) prodotto dal lavoro. E si ritorna al lavoro come archè di tutti i valori (economici).


Si ma, voglio dire, è come nel caso del tabacco e dei cavoli: è chiaro che per ambedue le colture c'è bisogno di
lavoro...
Cioè c'è bisogno di terra, di sementi, di acqua (di fertilizzanti, di antiparassitari etc.). E di lavoro umano...
Però, ed è questo il punto, il "valore" del prodotto finito sarà dato dalla richiesta del mercato (cui andranno
sottratti i rispettivi costi di produzione, presumibilmente non gli stessi per le due colture).
Il "valore", ovvero, sarà SOPRATTUTTO (in quanto è presumibile che i costi di produzione non siano molto
diversi) in funzione del valore di scambio fra venditore e compratore (cioè del valore di mercato).
saluti
#626
Citazione di: Ipazia il 01 Novembre 2018, 11:38:56 AM
Citazione di: 0xdeadbeef il 01 Novembre 2018, 10:02:21 AM

Ma la teoria del valore-lavoro era quella predominante fino a Marx-Ricardo (e non lo era certo perchè Marx ne aveva fatto una bandiera ideologica). Si chiama "teoria classica", ed è fra l'altro la medesima di Adam Smith. Ora, certo Marx l'aveva per così dire "indagata" nel profondo, facendone il fondamento di tutta la sua teoria sociale,
politica ed economica, ma non l'aveva mica inventata lui...
Essa è null'altro che la teoria della "oggettività" del valore economico, poi soppiantata dalla più adatta ai tempi teoria "soggettiva" (che è la teoria del valore di scambio).

Per soppiantare l'ontologia del valore economico bisognerebbe negare la legge di conservazione di massa ed energia. La soggettività può concepire tante cose, ma crearle è tutt'altra faccenda. Che i numi, compreso il Capitale, tendano a soggettivizzare, pro domo sua, la realtà, è storia millenaria. E giustamente tu percepisci lo spostamento verso il valore di scambio. Ma è pseudontologia economica, al pari dei titoli tossici. Necessaria all'economics capitalistica, ma non all'economia reale. Per la quale rimane valida l'osservazione del nativo americano da me postata all'inizio di questa discussione.




Premesso che starei ore ad argomentare "contro" l'ideologia mercatista (non parlerei di "capitalismo", oggi
ampiamente superato "a destra" - appunto dal "mercatismo"), non vedo però a chi o a che cosa possano giovare
queste posizioni così, diciamo, improntate alla partigianeria più miope...
In una precedente risposta (all'amico Anthony) affermi: "presupporre che capitale, impresa, stato si reggano su
qualcosa di diverso dal lavoro bisognerebbe dire cos'è. Qualche entità metafisica ? La soluzione dell'economia
classica è l'unica percorribile".
Ma, voglio dire, sbaglio o qui tu stai affermando che il valore di un bene come valore di scambio è un concetto
che non si regge sul lavoro?
E' tanto difficile vedere che stiamo parlando del "valore" di un bene economico (che, ovviamente, va prodotto
con il lavoro), e non di qualcos'altro?
Mi spiace doverlo dire, ma lo stesso Marx sarebbe inorridito da simili argomentazioni (del tutto sovrastrutturali).
saluti (e scusami il tono, ma...)
#627
Citazione di: everlost il 01 Novembre 2018, 01:35:46 AM
Quindi non so quale tipo di sistema economico, politico e sociale sarà più adatto al domani, perché non so davvero quale futuro immaginare.
Il mondo sta cambiando più velocemente delle nostre idee.
Nell'immediato, tenderei a immaginare una nuova forma di socialismo diverso dal comunismo sovietico e dagli altri regimi autoritari che hanno dimostrato ovunque di non volere il bene del popolo, ma quello dei capi e dei loro comitati 'democratici'.
Se solo esistesse e non fosse un'altra utopia...




A parer mio è necessario non ostinarsi a guardare la contemporaneità con gli occhi del novecento...
Ad esempio, cosa sono la "destra" e la "sinistra" oggi?
Se giudicassimo con gli occhi di Marx la "destra" sarebbe senz'altro la tecnocrazia, il "mercatismo" dello spread e
delle agenzie di rating.
Se invece giudicassimo secondo le linee politiche emerse dalla sinistra sessontottina la "destra" sarebbe
piuttosto il "sovranismo" (sarebbe in definitiva identificata con i Salvini, gli Orban e compagnia), cioè
sarebbe piuttosto quella forza politica che alla tecnocrazia ed al mercato intende oggi opporsi.
Le due forze che si stanno oggi profilando come avversarie "ontologiche" non sono più le novecentesche destra
e sinistra, ma il sovranismo e il liberalismo.
saluti
#628
Citazione di: Phil il 30 Ottobre 2018, 21:51:11 PM
Con convenzionali metodi di verifica e/o falsificazione.
Facciamo un esempio:





Per come io la vedo il problema è appunto quello di dire come il linguaggio possa "uscire" da un contesto...
Se, ad esempio, un inglese e un italiano possono trovare facilmente un accordo (una convenzione) sul significato
del termine "sedia", o "chair", altrettanto non possiamo dire per quanto riguarda altre e più importanti cose
(proviamo, ad esempio, a trovare un accordo con un islamico radicale sul significato del termine "legge").
E' molto interessante il concetto alla base della foto da te postata (mi richiama alla mente una discussione di
non molto tempo fa sul "realismo negativo" di U.Eco - non ricordo se proprio tu postasti quel documento).
Diceva Eco a proposito di un cacciavite: "lo posso usare per svitare-avvitare una vite, ma anche per tante altre
cose; sicuramente non per pulirmi le orecchie...".
Quindi ecco, dell'oggetto della foto posso darne diverse interpretazioni. Sarà quella o quell'altra cosa, ma non
sarà sicuramente questa o quest'altra.
Dunque concordo senz'altro laddove affermi che dell'oggetto in questione non si potrà mai dire che è un paradenti
o una cucina.
In definitiva, mi sembra che non si possa andare al di là di queste definizioni "negative". Però, mi chedo, con
questo abbiamo forse "risolto" qualcosa? Voglio dire, la "sintesi" che sempre avviene fra una tesi e una
antitesi (Levinas afferma che questa è: "la grande verità dell'Idealismo") - nel nostro caso fra contesti diversi -
non rilancia forse una concezione "pratica" circa l''assolutezza del linguaggio?
saluti
#629
Citazione di: anthonyi il 01 Novembre 2018, 06:17:13 AMComunque ti spiego perché la teoria del valore/lavoro è puramente ideologica. In ogni processo produttivo tutti i fattori (Natura, lavoro, capitale, impresa, stato) si combinano per produrre la ricchezza che viene prodotta. Supporre che il valore derivi esclusivamente dal lavoro serviva ideologicamente a Marx per affermare che profitto e rendita sono sottratti al lavoro, sono sostanzialmente un furto che i capitalisti fanno ai lavoratori.


Ma la teoria del valore-lavoro era quella predominante fino a Marx-Ricardo (e non lo era certo perchè Marx ne aveva fatto
una bandiera ideologica). Si chiama "teoria classica", ed è fra l'altro la medesima di Adam Smith.
Ora, certo Marx l'aveva per così dire "indagata" nel profondo, facendone il fondamento di tutta la sua teoria sociale,
politica ed economica, ma non l'aveva mica inventata lui...
Essa è null'altro che la teoria della "oggettività" del valore economico, poi soppiantata dalla più adatta ai tempi
teoria "soggettiva" (che è la teoria del valore di scambio).
saluti
#630
Citazione di: Ipazia il 31 Ottobre 2018, 18:22:25 PM
Valore aggiunto



Non mi sembra di dire nulla di diverso (senonchè le definizioni economiche sono sempre espresse in termini inutilmente
complicati - e i "competenti" ci sguazzano...).
Prendi questa definizione della misurazione del valore aggiunto (sempre da Wikipedia): "dal punto di vista della produzione,
sottraendo al valore dei beni e servizi prodotti il valore dei beni e servizi necessari per produrli".
Se, per esempio, al prezzo di vendita di tabacco e cavoli togli i costi di produzione (sementi, acqua per irrigare, lavoro
(soprattutto) etc. - costi che, bada bene, non saranno esattamente gli stessi) vedrai che il tabacco ha una redditività
maggiore, cioè ha un valore aggiunto superiore (perlomeno nella mia zona e non dappertutto, come dicevo).
saluti