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Messaggi - Ipazia

#6211
Scienza e Tecnologia / Re:La "velocità" del tempo
03 Gennaio 2020, 15:59:55 PM
Citazione di: Donalduck il 03 Gennaio 2020, 13:10:54 PM
La frustrazione è originata da un vizio di fondo: la mania di voler trovare una realtà fondamentale da cui dipendono unidirezionalmente, ossia derivano, tutte le altre realtà (che diventano illusorie). La mania di mettere ogni punto di vista in contrapposizione agli altri, anche quando non c'è nessun necessario conflitto. Che porta a pensare cose come: o esiste il pensiero, l'idea e quindi il mondo fisico è un'illusione, o (esclusivo) esiste la materia e quindi il pensiero, la psiche, la coscienza sono illusioni (o, eufemisticamente e pressapochisticamente parlando, epifenomeni). O nel migliore dei casi: o viene prima il pensiero che poi genera la realtà fisica o viene prima la realtà fisica che genera quella psichica. Cosa impedisce di pensare che entrambe le "realtà" siano su un piano paritario e siano magari due facce di una stessa medaglia? Tutti i monismi si basano sul prevalere di qualcosa su qualcos'altro e sulla negazione del dualismo (o di un qualsiasi pluralismo). E alla fine tutto si basa sul solito tentativo di arrivare ai "fondamenti ultimi" che a me più che altro evoca l'immagine dell'asino e la carota.
Si tratta di una visione delle cose ben radicata nella mentalità della gran maggioranza delle persone, non solo filosofi e scienziati. E anche il concetto ponziopilatesco di proprietà emergente, inventato per far fronte all'evidente sovrapposizione di "piani di realtà" interdipendenti ma ben distinti che si intrecciano nel mondo dell'esperienza senza rinunciare al monismo (che spesso coincide col riduzionismo materialista), resta alquanto lacunoso e privo di contenuto informativo. Lo "stato di realtà" di queste proprietà emergenti, che possono poi formare interi sistemi relativamente indipendenti, rimane indefinito e il problema viene sistematicamente eluso.
Questa esigenza di un ordine gerarchico assoluto, che evoca sia l'assolutismo in politica che il monoteismo in ambito teologico è anche alla base della tendenza imperialista della scienza (di certi settori della comunità scientifica) che vorrebbe fagocitare ogni altra forma di conoscenza, diventando così partner naturale, simbionte, di un potere politico assolutista, come lo è la religione monoteista.

Almeno su questo aspetto la specializzazione e frammentazione del sapere sub specie scientiae sarebbe indicatore di saggezza. Chiamare emergente la vita dalla materia inorganica e l'autocoscienza dalla materia organica non mi pare bassamente "ponziopilatesco", ma l'apposizione di un segno su un confine misterioso di cui nessuno ha saputo dire meglio.

Citazione
Citazione di: Ipazia
...Esiste un coacervo di scienze descrittive che si occupano di fenomeni qualitativi non misurabili. O semimisurabili attraverso algoritmi di tipo logico-probabilistico.
A questo bisogna mettersi d'accordo su cosa si intende per scienza, altrimenti si finisce per inserire tra le scienze anche la critica d'arte, o le arti stesse. Il punto è che solo la misurazione, la quantificazione permette l'uso della matematica e un criterio di verifica sufficientemente univoco e replicabile. E sono questi elementi che consentono in diversi campi alla scienza di rivendicare una superiorità metodologica che si concretizza in superiorità nei risultati rispetto ad altri sistemi di conoscenza. E quanto agli algoritmi probabilistici, bisogna vedere come vengono usati e se il loro uso porta a qualcosa di plausibile e affidabile, o solo a un castello di carte. Il mio parere è che discipline come la psicologia o, per focalizzare meglio un ambito specifico, la psicanalisi, non sono scienze, o sono scienze per modo di dire. Ossia usano anche il metodo scientifico (ma questo può essere vero anche per la più umanistica delle discipline) in qualche caso e in qualche misura, ma non sono affatto fondate su di esso. Sono basate su sistemi teorici in varia misura e in vario modo arbitrari, concepiti nell'immaginazione e non verificabili scientificamente (a meno che non si decida che il fatto che il paziente sia migliorato dimostri che l'impianto teorico è valido, ma questa sarebbe logica da strapazzo).

Si va per tentativi e ogni tanto si azzecca qualche risultato che soddisfa il metodo scientifico (mensurabilità e riproducibilità). In mancanza di meglio funzionano anche gli algoritmi, che combinano dati scientifici in correlazioni probabilistiche. Dalla registrazione dei fatti e affinamento dei parametri talvolta si giunge anche per via algoritmica ad un controllo "scientifico" sulla realtà. Tale metodologia è estendibile anche a discipline come arte, filosofia, storia e scienze umane varie perfezionando lo strumentario ermeneutico...

CitazioneIl mondo psichico può essere esplorato nel modo in cui si esplora quello fisico: osservandolo direttamente e imparando a distinguerne le entità, a individuare le proprietà delle entità e le relazioni tra le entità, e su queste basi descriverne i fenomeni e le relazioni tra fenomeni. Ma questo non va confuso col misurare l'intensità delle correnti elettriche che scorrono attraverso il sistema nervoso o le aree del cervello che risultano più o meno attive in determinate circostanze. Questo riguarda le tracce che l'attività psichica lascia nel mondo fisico (o nel lato fisico del mondo, se preferiamo quest'espressione). Dati che possono essere utili e possono anche essere messi in relazione con i dati rilevati dall'interno, ma che possono fornire solo un supporto ausiliario all'osservazione diretta. L'esplorazione diretta è quella che in vari contesti viene chiamata meditazione, ed è un'attività del tutto diversa dalla prassi scientifica corrente, anche se pure in queste attività è possibile usare in qualche misura il metodo scientifico, in particolare nella costruzione di un sistema basato sulle osservazioni fatte. E' probabile che nozioni come i chakra o i meridiani dell'agopuntura siano nati appunto dall'osservazione interiore e dal tentativo di sistematizzazione di queste osservazioni (a prescindere dal credito che si voglia dare a queste nozioni e ai sistemi di cui fanno parte). Sono convinto che ci sia molto da fare in questo senso, e che la psicologia manchi di concretezza perché sostanzialmente manca la pratica sistematica dell'osservazione diretta e la sistematizzazione delle informazioni ricavate da essa. Tutto è in genere fondato su assiomi indimostrati o su misurazioni degli effetti fisici e misurabili dell'attività psichica, che però forniscono solo informazioni indirette e marginali.

... a cui anche la meditazione e i riscontri intuitivi possono dare un loro contributo. Concordo che osservazione e registrazione dei fatti siano all'origine della conoscenza.

CitazioneDicendo che la scienza è autoreferenziale dal punto di vista dell'ontologia intendevo dire che la scienza, di per sé, non ci dà una mappa della realtà . La mappa la costruisce l'ontologia (filosoficamente intesa) avvalendosi sia della scienza che di altri metodi di conoscenza, mettendo in relazione, come già detto altrove, gli elementi della scienza (in generale del sistema di conoscenza) con gli elementi dell'esperienza (i dati della coscienza).

Possiamo anche chiamare la scienza una metafisica sui generis, filosofia della natura. Così è nata e così si è evoluta mentre piantava le sue bandierine sull'ontologia naturale disvelandone i misteri meglio di qualsiasi metafisica "dualistica" forte, per gran parte dell'universo di cui siamo, inclusa la nostra mente, parte.

CitazioneSulla teleologia bisogna innanzitutto notare che la scienza non se ne occupa e che la esclude volutamente dal suo campo d'indagine. Il che va bene finché non si pretende che questa visione diventi norma, come fa Monod nel suo Il caso e la necessità, un vero manifesto del pensiero riduzionista-materialista. Monod sostiene esplicitamente l'esigenza di un'"etica della conoscenza" basata sul "rifiuto sistematico" di considerare ogni chiave interpretativa di stampo teleologico (o teleonomico, come dice lui). Insomma un rifiuto arbitrario e aprioristico che tanto ricorda fenomeni come il razzismo o la caccia alle streghe. A parte il fatto che viene ribaltato il rapporto tra etica e conoscenza (non un'etica basata sulla conoscenza, ma una conoscenza basata su un'etica arbitraria), l'operazione nel suo insieme ricorda i sotterfugi della commedia dell'arte: prima la scienza autolimita il suo ambito di ricerca a tutto ciò che non riguarda cause finali, poi rivendica il monopolio della conoscenza e, dato che ha eliminato per sua scelta le cause finali, pretende che queste spariscano dall'orizzonte della conoscenza nel suo insieme.

Non ho letto Monod e mi devo fidare di quello che dici, ma condivido la preoccupazione etica e gnoseologica di non subordinare la realtà al principio, tipica di ogni paradigma finalistico. Vizio che ha danneggiato, nei secoli dei secoli, non poco la possibilità di produrre conoscenza. Ogni teleologia naturale si deve guadagnare sul campo della ricerca sperimentale i suoi galloni e pare che qualcosina stia uscendo fuori. Ma qualunque cosa esca la teleologia dell'unico dualismo (debole) evidente: la volontà umana autocosciente, è altra cosa.

CitazioneParlando invece di "natura" e "significato"  ho qualche difficoltà a utilizzarli come rappresentanti di "causa in senso stretto" e "causa finale" o semplicemente "fine". Tutto il nostro sistema di conoscenza è basato sui segni. O, come si diceva prima, sulla creazione di modelli che vengono applicati all'esperienza. Ma i modelli sono costruiti con segni e di segni è costituito, in fin dei conti, anche il mondo dell'esperienza. E la "natura" temo che anch'essa non possa che essere costituita da segni. Io, in genere, soprattutto quando le cose si fanno confuse, uso come chiave interpretativa privilegiata l'informazione e i concetti ad essa correlati. Un segno si può considerare come un anello di una catena informativa, un componente di un flusso informativo coerente, individuabile e isolabile. Sia la natura che il significato, usando i tuoi termini, sia la causa che il fine fanno parte di un flusso informativo, ossia di catene di significanti che diventano significati (o che manifestano significati) dopo che sono stati interpretati con l'applicazione di un codice. Ora, la "natura" come la posso intendere? Direi che individuare la natura di qualcosa significa individuare il significante che ha veicolato quel qualcosa come significato. O, più realisticamente, l'insieme di significanti che hanno veicolato l'insieme di significati che hanno formato quel qualcosa (in effetti, in questo contesto bisognerebbe anche inserire il codice e la possibilità di usare diversi codici che determinano significati differenti, ma evitiamo di complicare le cose). Ma quei significanti  che costituiscono la "natura" del nostro qualcosa sono a loro volta significati da qualche altro significante. Quello che distingue la causa dal fine non è la posizione (prima o dopo il nostro qualcosa) nella catena dei significanti-significati, ma il verso del flusso d'informazione. Mentre la causa efficiente determina un effetto senza preoccuparsi delle conseguenze, la causa finale si occupa proprio dalle conseguenze, che sono volute, pianificate, preconcepite, e cerca di determinare una sequenza di cause-effetti che portano ad esistenza quelle conseguenze. Questa inversione è ciò che induce a dire che le cause finali si posizionano temporalmente nel futuro, mentre le cause in senso stretto stanno nel passato o nel presente.

La scienza della "natura" si occupa di cause efficienti e poi le assembla razionalmente in catene causali finalizzate a risultati tecnici. La mente umana è il medium meta-fisico di tale processo di manipolazione teleologica della realtà naturale. La catena dei segni (significante-significato) è tutta nella nostra mente, ma la sua operatività è rivolta ai referenti naturali alla ricerca delle cause efficienti che li muovono e correlano. Questa operazione a ritroso (inversione), concordo:

CitazioneMa quello che sembra mettere maggiormente in difficoltà gli scienziati sembra essere la natura necessariamente psichica della causa finale, dato che non possiamo attribuirgli una realtà fisica e non possiamo prescindere dai concetti di volontà e intenzionalità. Mentre non hanno difficoltà ad ammettere le ripercussioni psichiche dei fenomeni fisici, sono estremamente riluttanti ad ammettere che il mondo psichico sia anch'esso un "mondo delle cause" con pari diritto di quello fisico. E ancora di più ad ammettere che possano esistere principi psichici immanenti all'intera realtà, immanenti come lo sono le forze o interazioni fondamentali e gli altri costituenti basilari del modello fisico. Non mi risulta facile capire questa presa di posizione aprioristica, tanto meno giustificarla, ma così è, a quanto pare. Permane nel mondo scientifico la tendenza ad avere una visione fantasmatica della psiche, qualcosa che non ha vera consistenza, vera "realtà", perché non sarebbe in grado di determinare effetti (a dispetto di ogni evidenza). E quello che costituisce un problema è che c'è una forte tendenza, nel mondo scientifico, a voler imporre questa arbitraria e sostanzialmente irrazionale visione delle cose in tutti gli ambiti del pensiero.

, mette in crisi la dogmatica scientista fino al punto di negare l'evidenza, ovvero tutto un mondo artificiale/tecnologico non previsto dall'evoluzione naturale. Oppure no, ma ancora una volta non possiamo che chiamare in causa il deus ex machina dell'"emergenza" apparentemente dal nulla. Di fronte al cui procedere lo scientista deve quantomeno prendere atto di un sempre maggior grado di libertà dei prodotti evolutivi fino a livelli indeterministici che si sottraggono beffardamente ad ogni tentativo di misura e riproduzione.

Salmo che finirebbe in gloria se le retroazioni di tale libertà non riconducessero inesorabilmente alla causa efficiente (limitata) frustrando quella finale (illimitata). Ma è un gioco talmente bello che vale la pena di giocarlo fino in fondo, nel rispetto dell'avversario (natura) e nel mancato rispetto dei caifa di tutte le religioni sacre o profane.
#6212
Citazione di: anthonyi il 03 Gennaio 2020, 13:26:20 PM
Con sofferenza, Ipazia, devo ammettere che hai ragione, tra sinistra liberale e sinistra Marxiana c'è una contrapposizione paradigmatica, anche un pò più ampia di quella che hai definito tu descrivendo i lavoratori come schiavi, cosa che ritengo offensiva nei confronti di tutti quei lavoratori che, con soddisfazione, svolgono correttamente il loro ruolo nella società libera nella quale, per nostra fortuna, viviamo.

Da un sito di aspiranti filosofi mi aspetto almeno ci sia la capacità di prefigurarsi un mondo senza schiavi e senza padroni, e senza schiavi camuffati da lavoratori felici. Il massimo che concede il paradiso capitalista è la contrattazione sul peso del catename. Tu chiamala, se vuoi, libertà. E vedi di spiegare in cosa consiste questa "libertà". Ma lascia filosoficamente agli altri la libertà di chiamarla schiavitù. E di spiegare perchè lo è.
#6213
Scienza e Tecnologia / Re:La "velocità" del tempo
03 Gennaio 2020, 14:11:48 PM
Citazione di: Donalduck il 02 Gennaio 2020, 20:53:37 PM
 
Che le scienze cognitive abbiano qualcosa da dire sul processo di conoscenza non lo metto in dubbio, anche se è tutto da stabilire quanto siano o possano essere effettivamente utili e in quali contesti. Idem per le cosiddette scienze umane. Bisogna comunque precisare che man mano che ci si muove dalle scienze "hard" a quelle "soft", il metodo scientifico empirico-sperimentale-matematico ha sempre meno presa sugli ambiti d'indagine delle scienze stesse, quindi esse risultano tanto più vaghe, imprecise e opinabili quanto più "soft".
 
Comunque, non ho negato tutto questo, parlavo dei fondamenti, che ricadono in ambito filosofico, al di fuori del dominio di qualunque scienza. Tu stessa, mi pare, hai ammesso che l'epistemologia ha un senso e una ragion d'essere e non può essere inglobata nella scienza (cosa che certe tendenze in ambito scientifico rivendicano).
Quello che non mi risulta è che i progressi nelle scienze, in tempi recenti, ossia dopo che la filosofia si è sbarazzata, con l'aiuto della stessa scienza, di pregiudizi e tabù fideistici, abbiano "sottratto terreno" alla filosofia, in particolare all'ontologia-metafisica (che trovo preferibile considerare come un tutt'uno). Sarebbe utile qualche esempio.
 
Non è che la scienza costruisca modelli e la filosofia no, ma in ogni caso bisogna costantemente tener presente la distinzione tra modello e referente del modello, che invece certi scienziati e divulgatori tendono a confondere. Il compito della filosofia della scienza è stabilire le relazioni tra il modello scientifico e il modello esperienziale (o altro modello, eventualmente). In alcuni casi queste relazioni sono pressoché implicite nel modello scientifico stesso. Ad esempio se ho una distanza e una velocità media di un veicolo posso calcolare il tempo di percorrenza (e posso verificarlo sperimentalmente), quindi in questo ambito e a questo fine posso applicare il modello, ossia considerare certi elementi della realtà esperienziale come elementi del modello scientifico. In altri casi, come quelli dei concetti di spazio e tempo, la mappatura è assai più problematica, ci si imbatte in paradossi ed è necessaria una visione più ampia (trascendente) di quella fornita dal modello. E' necessaria, in particolare, anche una profonda riflessione su cosa sia (come viene vissuto, considerato e usato) il referente esperienziale del modello scientifico (ad esempio il tempo esperienziale).

Il guaio per la filosofia è che anche sul fronte della paradossalità di tempo e spazio il là viene dalla scienza, non dalla filosofia. E viene attraverso teorie scientifiche che hanno ottenuto il crisma della verifica sperimentale come la relatività e la quantistica che finiscono col coinvolgere anche il sancta sanctorum dell'ontologia filosofica...
 
CitazioneLa "cosa in sé" non trova posto in questa discussione. Ho già chiarito che considero la ricerca di "fondamenti ultimi" o "realtà ultime" una missione impossibile sia per la scienza che per la filosofia, anche se la ricerca a domande che non avranno mai una risposta definitiva stimola la riflessione e ci aiuta soprattutto a sbarazzarci di credenze infondate, pregiudizi e superficiali luoghi comuni.

... in cui ogni proposizione sulle cose - incluse le proposizioni di carattere filosofico - origina dalle scoperte che su di esse ci vengono dal mondo della ricerca scientifica.
 
CitazioneSe uno scienziato mi venisse a raccontare (come accade che si faccia) che "il tempo non esiste" o il tempo e lo spazio hanno avuto un "inizio" e addirittura mi fornisse approssimativamente la data di nascita, pretendendo di trasferire pari pari questa narrazione dal contesto in cui è nata (la teoria scientifica) al mondo dell'esperienza, gli farei osservare:
1) Che sta sconfinando dal suo ambito scientifico in cui è un esperto, a un ambito filosofico che è, per come la penso, di "pubblico dominio" e di pubblica competenza, in cui ha voce in capitolo, in linea di principio, quanto chiunque altro.
2) Che il concetto di inizio presuppone senza possibilità di elusione un preesistente contesto spaziotemporale, quindi sta dicendo in partenza cose senza senso. Qualsiasi cosa che abbia un inizio sta già in uno spaziotempo. Impossibile definire e dare un senso al concetto di inizio senza appoggiarsi ai concetti di spazio e tempo. Se vuole applicare la teoria al mondo dell'esperienza, dovrà trovare altri concetti e altri termini. Come ad esempio uno spaziotempo che ne contiene un altro. Non che questo concetto non sia problematico, ma almeno permette un possibile aggancio col mondo dell'esperienza, nel quale lo spazio non può avere confini, il tempo non può avere limiti né inferiori (passato) né superiori, il passato non può tornare e neppure possiamo tornare nel passato. Se il tempo e lo spazio della scienza non hanno queste caratteristiche, non si tratta di modificare le concezioni del tempo e dello spazio esperienziale (che sono elementi primari dell'esperienza), ma di stabilire i nessi tra il tempo e lo spazio della fisica e il tempo e lo spazio dell'esperienza. Io direi che lo spaziotempo dell'esperienza si potrebbe configurare come una sorta di metaspaziotempo rispetto a quello della fisica, che ammette una finitezza e regole non compatibili con quelle "incorporate" nella comune percezione-concezione di questi elementi primari. Lo spaziotempo è trattato dalla fisica come una sorta di oggetto, ha una sua "materialità" che non c'è affatto nello spaziotempo dell'esperienza.

Qui i discorso si complica. Il concetto di tempo è questione squisitamente filosofica fin dalle origini del "tempo antropologico", della nostra storia e riflessione su di essa. L'approccio alla funzione "tempo" della fisica e della scienza della natura in generale, è di tipo specialistico, misurabile come dici nel post successivo. Perfezionando il metodo di misura ci si è accorti che tutti i nostri strumenti danno come risultato una variabile dipendente da altre grandezze (massa, velocità) e non una costante come tutta la koinè precedente era convinta. Questo ha avuto ricadute su fisica e metafisica. E come accade ormai costantemente anche in questo caso il là è venuto da una scoperta scientifica. Con esiti addirittura grotteschi quando un esperimento di fisica, affetto da un errore di calcolo legato appunto al tempo relativistico, ha indotto una politicante nazionale a gridare al miracolo del superamento della velocità della luce nell'italico "tunnel" tra Ginevra e Gran Sasso.

Sul tempo antropologico si può lavorare filosoficamente. Basta farsi avanti e dimostrare che esiste pure un'ontologia dell'universo antropologico non  colonizzabile dalla big science. Senza timori reverenziali, che raggiungono l'apice quando si tratta di confutare la montagna pseudoscientifica che assoggetta la funzione tempo (antropologico) ad usum regni nella teologia economica in salsa capitalistica.
 
CitazioneInsomma la scienza non ha e non può avere l'ultima parola sull'applicazione dei concetti della disciplina a quelli dell'esperienza generica, e qualunque scienziato che si esprima in merito sta dismettendo le vesti dello scienziato per indossare quelle del filosofo. C'è invece una preoccupante tendenza, in ambito scientifico, a ritenere di poter sostituire la filosofia con la scienza impadronendosi di tutta la "filiera" del sapere e in sostanza spacciando il suo punto di vista per "il" punto di vista, quello "vero", e non "un" punto di vista, aprendo la strada al pensiero unico fondato su una Scienza divinizzata (che piace tanto anche ai potentati economici e politici, quando non abbiano una religione a cui appoggiarsi per affermare la loro indiscutibile autorità).

Riferendomi a quanto ho detto sopra, la filosofia dovrebbe anche servire a sbufalare la scienza adattata ad interessi di parte. Ma tale è anche interesse della scienza e poichè il martello demolitore delle teodicee scientiste necessita di carburante scientifico non vedo altra alternativa che nella figura del filosofo-scienziato, che conosca vizi e virtù di entrambi gli approcci epistemo/gnoseologici. Di un sapiente di stile antico, che contrasti l'andazzo che segue ...
 
CitazioneUn'altra considerazione che va fatta è che la scienza, come la conoscenza in generale, è ben lontana dall'essere unitaria. E' invece frammentaria e si fatica a mettere in relazione i vari ambiti o addirittura le diverse teorie negli stessi ambiti. Quindi risulta ancora più arduo, da parte della scienza, il compito di attuare questa unificazione, che per ora non riesce ad attuare neppure all'interno delle singole discipline, in tutti gli ambiti che attualmente stanno a notevole distanza tra loro. Soprattutto non si capisce su quali basi e in che modo dovrebbe realizzare questo oneroso compito. Posso ammettere che tale compito possa esser visto (dalla filosofia o al limite anche da una scienza che riesca, modificando sé stessa, a inglobare anche la filosofia) come una lontana meta, ma a sentire certi scienziati si direbbe che siamo a un passo dal trovare la chiave di interpretazione che ci svelerà ogni "segreto dell'esistenza", cosa a mio parere falsissima.

... rendendosi però conto della necessità, quanto dei limiti, anche etici, della specializzazioni entro un mondo del sapere talmente vasto da non potersi evolvere senza competenze specialistiche, corrette filosoficamente almeno fino ad un sapere capace di superare lo stadio infantile del tifo - e ignoranza - da stadio.

Compito evolutivo che richiama pressantemente in scena la figura del filosofo-scienziato.
#6214
Citazione di: anthonyi il 02 Gennaio 2020, 21:06:59 PM
Jacopus, tu sostieni di essere liberale, ma parli il linguaggio una visione alternativa a quella liberale che ha costruito una sua morale per condannare il libero mercato.
L'idea dell'uomo "come strumento mercificato del capitale" è priva di ogni senso in una rappresentazione di tipo liberale nella quale gli uomini sono liberi di scegliere. Poi certo gli uomini diventano anche strumenti, quando scelgono di entrare nelle imprese, nelle istituzioni, ma lo diventano perché lo hanno scelto...

Questa contraddizione di Jacopus è la stessa che ha tolto ogni credibilità politica alla sinistra storica fattasi social-liberista.

Subalterna ad una visione del mondo che ti sbatte in faccia che gli schiavi hanno scelto di essere tali e che con tale verità rivelata - vae victis - la Storia arriva alla sua, e al suo, fine.
#6215
Vi sono migrazioni, cooperazioni, melting pot,... fisiologici e patologici. Io concordo con Jacopus e Niko che il modello capitalistico asimmetrico di rapina e sfruttamento insozza tutto, ma non è che chi viene insozzato sia immune da responsabilità (corruzione, collaborazionismo, arretratezza culturale e politica) per cui sono arrivata alla conclusione che non ci sono catechismi buoni per tutte le situazioni e che ogni fenomeno politico-sociale va analizzato nelle sue peculiarità senza lasciarsi trascinare troppo dai bias ideologici e di classe che ognuno si porta dentro.
#6216
Citazione di: baylham il 02 Gennaio 2020, 10:38:14 AM

Sul tema non posso che ribadire la mia prospettiva, che la migrazione sia una necessità positiva.
La logica del branco e del territorio va bene per gli animali, dall'uomo mi aspetto che vada oltre.


Non credo che aborigeni australiani e nativi americani siano dello stesso avviso. Solo per citare due casi eclatanti di migrazioni genocide. Ma anche osservando casi meno truculenti, le migrazioni di massa si sono per la maggior parte convertite in sangue, sudore e lacrime per chi veniva invaso. Anche oggi pare che il bilancio +/- sia in grande sofferenza. Per cui non posso che - realisticamente - riconoscere le ragioni del sovranismo. Il quale non è xenofobo a prescindere, ma vuole avere il timone su chi entra nel suo paese.

Anch'io mi aspetto che gli umani vadano oltre, ma non col machete o coi ricatti umanitari.
#6217
Ciao Eutidemo,

Stai certo che finchè l'Europa si prenderà in carico i clandestini dal porto franco libico, anche attraverso la sua flotta ONG, i "lager libici che solo un nazista può prendere in considerazione" continueranno ad essere un'attrazione irresistibile per tutta l'Africa e anche un bel po' di Asia che paga pure il biglietto aereo per andarci.
#6218
Citazione di: anthonyi il 02 Gennaio 2020, 13:39:11 PM

Il tasso d'interesse dipende anche dalla natura del debitore, dalla natura del debito, dalla tipologia di servizio offerto. Non so se sai che il latte ha prezzi di mercato intorno ai 30 cent, eppure tutti noi, quando va bene, lo paghiamo 75-80 cent, lo stesso vale per il credito.
Ora riprendendo lo stesso esempio, sarebbe come se le banche, con il signoraggio, avessero la possibilità di procurarsi latte a costo 0, dopodiché te lo vendono sempre a 75 cent e guadagnano doppiamente, sul signoraggio di 30 cent, e sul servizio di 45 cent.

Se Draghi, col QE, abbassa il prezzo di mercato del latte a 0, e poi, per effetto della concorrenza, il prezzo del latte al dettaglio cala a 45 cent, la banca che prima incassava 75 adesso deve accontentarsi di 45.
Un saluto


D'accordo: il parco buoi classico rende meno, ma non zero. E anche avere capitale a costo zero dalla BCE senza doversi approvviggionare dal parco buoi risparmiatore pagandoglielo qualcosa è pur sempre un buon risparmio. Poi resta aperta tutta la partita del parco buoi creativo, cui far firmare obbligazioni e conti gestiti, home banking e titoli tossici in carico agli stati da cui nessuno si può esimere in quanto contribuente. Qui il paradiso è assicurato per la mafia finanziaria.
#6219
Citazione di: anthonyi il 02 Gennaio 2020, 12:51:30 PM
Le banche, invece, hanno sempre guadagnato tanto dal loro signoraggio che deriva dalla capacità di creare moneta bancaria, ma se gli interessi calano a 0 anche il signoraggio vale 0, questo te lo potrà confermare qualsiasi studente che abbia passato l'esame di Economia Monetaria.
Mi dispiace che la realtà non confermi le tue interpretazioni, C'est la Vie.

Qualsiasi studente che abbia passato l'esame di Economia monetaria mi indichi una banca o finanziaria dove prestano i soldi a interesse 0.
#6220
Citazione di: baylham il 02 Gennaio 2020, 10:53:43 AM
Secondo me il futuro non si può conoscere né prevedere: non so che cosa sia il futuro.

Invece si può prevedere qualcosa, molte cose abbastanza bene: ad esempio le previsioni del tempo dei trascorsi giorni festivi sono state ottime, ho organizzato delle belle escursioni (anch'esse ben previste: le strade, i sentieri, le montagne erano là, proprio come li avevo previsti).

Le previsioni si fanno sul futuro. Più difficile prevedere il passato e il presente in assenza di macchine del tempo o menti eterne. Concordo però sulle cose che è possibile prevedere abbastanza bene. E sull'unica magia che le sa prevedere: la magia naturale.
#6221
Caro Eutidemo io prediligo, forse per deformazione professionale, la prevenzione primaria su quella secondaria, e quindi tutte le forme che spostano verso la fonte la soluzione materiale e strumentale del blocco all'immigrazione clandestina.

Prevenzione primaria di comodo, puoi obiettare, perchè non considera tutte le cause primarie dell'immigrazione clandestina, ma solo quelle che sono compatibili con le nostre necessità e limiti economici. Su questo a te, e a tutti gli "umanitari", posso dare ragione, ma quando la coperta è corta meglio coprire quelli che si può che lasciare al freddo tutti strattonandola di qua e di là. Neppure si può nascondersi sotto la coperta la percentuale infima di aventi diritto prendendosi in corpo tutti coloro che non ce l'hanno (almeno sul fatto dei costi proibitivi, ovvero modalità impossibili del rimpatrio, mi pare concordi pure tu). Salvare anche un solo giusto con cento malvagi può forse aprirci le porte del paradiso celeste, ma ci apre sicuramente quelle dell'inferno terrestre. Non resta che andare a prendere il giusto a casa sua, o vicino se non ce l'ha più, filtrando così all'origine il grano dal loglio.

Meglio ancora portare giustizia a casa sua e magari interrogarsi su quanto giusto sia il giusto. E se non sia più giusto lasciarlo al destino che si è costruito con le sue mani. Pensando a Idlib e a tanti paesi africani e non ...
.
#6222
Scienza e Tecnologia / Re:La "velocità" del tempo
02 Gennaio 2020, 12:15:03 PM
Concordo con l'ultimo post di "paperino" e mi pare possa anche completare la mia sintetica risposta a viator.

Sull'aspetto epistemologico delle cui affermazioni trovo un paio di inesattezze:

1) Il fatto che gli strumenti ci permettano di accedere ad aspetti della realtà non percepibili ad occhio nudo non fonda una realtà "convenzionale" ma dilata la realtà "reale". I microbi visti al microscopio o gli anelli di saturno visti al telescopio sono reali, ed erano tali anche prima che li vedessimo e pure se non li avessimo visti mai.

2) Vedere la realtà "da dentro" o "da fuori" mi pare un inutile tormentone metafisico. La conoscenza del pianeta Terra non è certo più completa vista da una sonda spaziale che da una miniera o batiscafo. Sono modi diversi e complementari di conoscere che cosa è il pianeta Terra. Da dentro e da fuori.
#6223
Il capitale finanziario messo in crisi dall'allentamento quantitativo (quantitative easing, in sigla QE) ? Maddai anthonyi !

1) Il QE passa tutto attraverso le banche che hanno capitale gratis su cui mettono il pizzo (anche a 2 cifre) prima di "socializzarlo";

2) Il capitale finanziario marcia su quantità finanziarie che travalicano qualsiasi politica istituzionale monetaria;

3) E' vero che questo mostro finanziario divora anche le banche, ma chi ne paga il prezzo non è la banca, ma i popoli perchè:

a) Una buona fetta della speculazione tossica è in corpo a stati e istituzioni pubbliche che rispondono fino all'ultimo centesimo;

b) non così per le banche, assicurate dal "too big to fail". Ma anche se non sei big nessuno riesce a togliere al banchiere/finanziere truffatore le risorse che il capitale finanziario (globale) gli ha permesso di dirottare su lidi finanziari sicuri,  mentre tocca ai contribuenti salvare le loro organizzazioni criminali giunte al capolinea;

La vicenda greca è emblematica di cosa rischi la finanza che ha in corpo titoli spazzatura: fiscalizzazione del debito greco a carico dei contribuenti europei e della sopravvivenza dei greci, e banche sgravate con tecnica indolore dal doloroso parto del mostro finanziario da loro stesse concepito per taroccare la finanza greca;

c) Il capitale finanziario non esercita il suo potere solo attraverso lo strumento elettivo del credito e speculazione finanziaria, ma anche attraverso il braccio politico privato delle agenzie di rating e quello pubblico delle istituzioni nazionali e internazionali, popolato dalle loro creature tecnico-ideologiche attraverso un sicuro e indistruttibile meccanismo di porte girevoli (sliding door) che permettono, ad esempio, ad un eccellente funzionario che ha battezzato i titoli tossici G&S di appiopparli subito alla finanza italiana quando ne era governatore e assurgere poi a capo della BCE, a scanso di sorprese che non fossero funzionali alla buona salute del capitale finanziario globale di cui egli è emanazione;

d) Poiche a fare la Cassandra ci si azzecca quasi sempre (e senza "quasi" in Italia) mi immagino già l'agente speciale G&S diventare pdc di un governo di salvezza finanziaria nazionale in Italia, che farà sembrare il golpe Monti-Napolitano del 2011 una esercitazione da boy scout. Non subito, ma dopo la vittoria dei "populisti antieuropeisti" e le grandi manovre della sezione speciale del capitale finanziario agenzia di rating sullo spread. Per ora godiamoci S.Giuseppe. Fosse mai che la taumaturgiche doti del doroteo superino altri muri del suono. Ma la vedo difficile anche per un doroteo della sua levatura visto che il partito della garrota finanziaria nazionale gli sta sempre più sul collo. E se lo fa, malgrado la gigionaggine del suo capo, significa che sa di avere le spalle ben coperte. Da chi ?  ;D
#6224
Scienza e Tecnologia / Re:La "velocità" del tempo
01 Gennaio 2020, 23:17:35 PM
Citazione di: viator il 01 Gennaio 2020, 20:57:07 PM
Salve Ipazia. Comunque non se ne esce, quindi andiamo tranquillamente avanti a battibeccare. Ad esempio (citandoti) : "Il deficit è scientificamente circoscrivibile. L'occhio umano è sensibile ad un range di frequenze limitate"........afferma solamente che le frequenze impercepibili esistono solamente per la scienza, cioè per un punto di vista e "modo di (non) essere reale" che altro non è che una costruzione mentale, convenzionale, concettuale, immateriale che vorrebbe "descrivere" e "definire" la realtà stando - OVVIAMENTE E NECESSARIAMENTE - al di fuori della realtà stessa !. (Dal momento che tu sai benissimo che non è possibile descrivere oggettivamente qualcosa restando al suo interno). Buon anno.

Manco per nulla. Significa che noi abbiamo intelligenza e strumenti per fare entrare nella realtà anche ciò che non ci è immediatamente percepibile. Per esempio: sappiamo tutto dell'aria, pur essendo essa invisibile, incolore, inodore, insapore. E la distinguiamo dall'ossido di carbonio che ha le stesse caratteristiche organolettiche, ma effetti del tutto opposti sul nostro organismo. La scienza ha dilatato la realtà oltre il livello del percepibile e l'ha fatto realmente, non farloccamente come la pseudoscienza, o convenzionalmente come se la realtà fosse una fiction.
#6225
Chi prende i voti degli schiavi per fare gli interessi dei padroni.