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Messaggi - Il_Dubbio

#631
Citazione di: Socrate78 il 05 Novembre 2017, 15:35:59 PM
 Sembra quasi una sorta di pigrizia della mente, secondo cui focalizzarsi sulle differenze sarebbe troppo faticoso e dispendioso, e si preferisce ripiegare su ciò che unisce.


Non ho idea del lavoro intelletuale e filosofico che sta dietro la domanda (e la supposizione citata) che poni. Quindi potrei dire castronerie, ma ci provo.

La mente io credo lavori autonomamente fino ad una certa soglia di (chiamiamola) disattenzione. Egli segue (suppongo) un suo criterio in base al minor dispendio di energie e al tipo di analisi dei dati ricevuti dai sensi. Poi esiste un'analisi superiore di attenzione che è rivolta all'analisi delle differenze.

La pigrizia quindi non è dovuta alla mente autonoma, la quale fa il suo "sporco" dovere istituzionale, ma a quella superiore.

Gli uomini sono tutti uguali? Sotto un certo dipo di attenzione si, ma con un po' di attenzione notiamo una piccola differenza fra uomini e donne. Nonostante questa differenza per uomini si intende (sotto una certa soglia di attenzione) comunque la globalità continua fra uomini e donne.
Andrea è un uomo?
Non è possibile stabilire se Andrea sia un uomo poiche, sopra una soglia di attenzione e di conoscenza, il nome Andrea è usato per chiamare senza distinzioni uomini e donne. Ma sotto questa attenzione conoscitiva certamente Andrea è un uomo, sempre che Andrea sia un pappagallo a cui il proprietario ha voluto dare un nome da uomo. E quali saranno i nomi da pappagallo?  :-\
#632
Tematiche Filosofiche / Re:La realtà è illusione?
11 Novembre 2017, 23:13:32 PM
Domanda riccorrente.

In passato io mi sono risposto in un certo modo. Non penso di poter riprodurre qui, in un'unico post, esattamente il mio pensiero anche perche non mi ricordo piu tutti i passaggi che ho fatto. Ma questa mia dimenticanza ha anche a che fare con la risposta.

Provo quindi ad esaminare i passaggi che ricordo.

L'universo è unico. E' un solo universo. Colui o ciò che io chiamo soggetto è l'universo. Colui o ciò che chiamo oggetto è l'universo.

Ragion per cui oggetto e soggetto sono l'universo.

La domanda posta da Socrate78 considera la possibilità di conoscere l'intero universo attraverso il soggetto. Si domanda cioè se questa conoscenza (del soggetto) sia illusoria.

Si premette che il soggetto è un uomo che utilizza 5 sensi sensoriali piu l'intelletto. Attraverso questi mezzi l'uomo deve giungere alla comprensione dell'universo intero.

Si presuppone che nessuno dei mezzi usati possa da solo comprendere l'universo. Quindi tutti concorrono alla sua comprensione. Alla fine dovremo tirare le somme e decidere se questi mezzi siano sufficienti o adeguati per comprendere l'universo o se ci facciano giungere ad una comprensione illusoria.

Da notare che ho inserito anche l'intelletto. Li dentro c'è anche tutta la matematica creata fino ad ora. Molti credono infatti che la matematica risolva i problemi di illusione.
Ma la matematica l'ha creata il soggetto. E la matematica senza i 5 sensi non serve a nulla (riferendoci sempre alla comprensione dell'universo).

Quindi racapitoliamo. Gli uomini sono soggetti di questo universo, ma sono anche un oggetto di questo universo. L'universo quindi attraverso l'uomo conosce se stesso. Infatti l'universo è uno e la differenza fra soggetto e oggetto è solo apparente.
Questa conoscenza viene però interposta da 5 sensi e dall'intelletto.

Siccome l'universo è uno potremmo farlo a fettine e trovare la fettina corrispondende al soggetto.

A questo punto il soggetto, con i suoi 5 sensi e il suo intelletto, dovrebbe ricomporre l'universo cercando di agganciare tutte le fettine che compongono l'intero universo. Per farlo bene deve riuscire a descrivere non solo l'universo distante dalla fettina/soggetto, ma soprattutto le fettine adiacenti al soggetto stesso.

Non la faccio ancora piu lunga. Per conoscere l'universo senza illusione c'è bisogno di descrivere (in modo deterministico) il motivo per cui esiste un soggetto e poi da li in davanti (o meglio indietro..ma è uguale) descrivere ogni passaggio che contraddistingue il restante universo.

Noi invece cosa abbiamo fatto fino ad ora? Siamo giunti fino ad una descrizione dell'inizio dell'universo (big bang), ora ci domandiamo addirittura come l'universo evolverà nel futuro, ma non sappiano nulla di come noi siamo riusciti ad essere il soggetto di questo universo. Praticamente i nostri 5 sensi e il nostro intelletto guardano troppo lontano, ma la soluzione ai nostri enigmi e fin troppo vicino per vederlo, per cui a quanto pare il nostro difetto è la presbite. ;D
#633
Si può trovare un riscontro storico.

Qualcuno si chiese come mai esiste la massa nell'universo. Cosicchè si "inventò" una teoria che dopo mezzo secolo è stata verificata.

Ora che è stato verificato il motivo dell'esistenza della massa la domanda conseguente è: perchè esistono famiglie di particelle con masse differenti?

Io non ho alcuna utilità nel ricevere la risposta, ma la domanda non solo mi sembra lecita ma mi sembra paradossale che si abbia una teoria che spieghi perchè esista la massa nell'universo ma non il motivo per cui ogni famiglia di particelle ne abbia una porzione differente. E' come avere una risposta sul motivo per cui esistano le torte ma senza capire il motivo per cui le torte siano differenti. In un certo senso, almeno riferendoci alle torte, la prima cosa che si evidenzia è invece la differenza fra le torte. Invece sembra che la torta sia di un valore assoluto mentre l'esistenza di torte differenti una domanda inutile.

Comunque ne parlemo. L'intenzione mia è quella di affrontare l'entanglement e i suoi paradossi sperando di ricevere ulteriore conoscenza.
#634
Citazione di: iano il 08 Novembre 2017, 15:38:31 PM

Io abbraccerei volentieri il tuo punto di vista , ma faccio di necessità virtù.
Le teorie non nascono per essere utili , ma per sete di conoscenza.
Ma è' quando si dimostrano utili che assumono rilevanza e modificano i nostri orizzonti mentali.
Se la MQ non avesse avuto tanto successo non staremmo qui a disquisirne e tu non avresti aperto questa discussione.

Sicuramente potremmo trovare una utilità dopo aver trovato una teoria che spiega la nostra domanda.
Ma se prima di cercare una risposta pensassimo che la domanda che ci si pone è inutile o/e fine a se stessa come potremmo cercare una teoria che la spieghi?

Le teorie non nascono per sete di conoscenza, ma solo perche noi siamo in grado di porci delle domande. La sete di conoscenza nasce a monte non a valle.
Se non fossimo stati in grado di distinguere una conoscenza da una ignoranza non saremmo in grado di porci domande sulla nostra ignoranza. Senza porci domande non saremmo in grado di trovare soluzioni (ora chiamate teorie).

La m.q. (come ho voluto indicare io nella sua breve storia) non nasce come domanda specifica sull'essenza della materia (onda o particella). Questa domanda la si è posta dopo aver trovato una risposta ad un'altra domanda. E come ho evidenziato nella stessa storia, la domanda (precedente) era ritenuta non molto fondamentale, tanto è vero che la comunità scientifica di allora pensava che ormai non c'era piu nulla da scoprire e la fisica sarebbe diventata solo una materia storica.
Nulla di piu sbagliato.

E' passato solo un secolo da quando ci si è posti la domanda sull'essenza della materia; non mi sembra quindi giustificato da nessun criterio, tanto meno storico, ritenere che questa domanda sia inutile e fine a se stessa. Anche perche dietro questa domanda si cela ancora tanta roba da capire.  Ad esempio entanglement quantistico. La natura dello spazio/tempo ecc. ecc.
#635
Citazione di: iano il 08 Novembre 2017, 11:31:47 AM
Conoscerne la "vera" natura , e magari istante per istante, è una curiosità comprensibile , ma se rimane una conoscenza fine a se stessa , a cosa serve ?
Il punto di vista utilitaristico , che si attiene rigorosamente ai fatti , in questo caso ci salva.

La tua è una opinione rispettabile ma, almeno per me, non condivisibile.

La scienza non persegue fini utilitaristici. E' una conoscenza fine a se stessa!  Questa mia opinione va nel verso opposto alla tua.

Io chiaramente difendo il mio punto di vista. Lo difendo per esempio sostenendo che prima di ogni scoperta scientifica non è possibile supporre quale possa essere l'utile vantaggio futuro. Potrebbe essercene uno nell'immediato, uno nel prossimo futuro o nessun vantaggio. Ma prima che tale scoperta avvenga non è dato sapere se avrà un vantaggio o meno. La scienza è al servizio dell'umanità, non è al servizio di pochi approfittatori che devono per forza trarre un qualche vantaggio (magari per fare più soldi).

Il solo pensare che una possibile conoscenza sia inutile o fine a se stessa credo sia un atteggiamento anti-scientifico.
#636
Citazione di: iano il 07 Novembre 2017, 18:40:01 PM
Prima della misura io posso parlare di una particella,in quanto l'esperimento consiste nel lanciare particelle contro uno schermo.
Il comportamento della particella non è quello classico a causa dell'interposizione delle fessure.

...è come se io spedissi delle banconote. Nel tragitto diventassero dei coriandoli e solo se trovassero una sola fenditura aperta ritornerebbero ad essere le stesse banconote iniziali.

E' una bella idea non trovi?

Ora per spirito di indagine che penso ci accomuna, secondo te se quelle banconote trovassero una fenditura aperta possiamo dire che prima fossero coriandoli o siano sempre rimaste banconote?
E sulla strada, durante il tragitto, come fanno a sapere come "comportarsi" (se rimanere coriandoli o banconote) se non sanno cosa il nemico (colui il quale deciderà la loro sorte, chiudendo o lasciando aperto una fenditura) ha deciso di fare?

Non so come la pensi, forse mi darai la tua versione, ma parlare di particelle che vengono lanciate contro le fenditure comporta il dover ammettere che una volta lanciate come particelle essere siano in grado di stabilire in anticipo quale comportamento adottare prima ancora che si sia deciso quale esperimento fare su di loro.
#637
Scienza e Tecnologia / Re:Costante cosmologia
06 Novembre 2017, 19:03:45 PM
Se non ricordo male fu introdotta da Einstein per motivi estetici. Un universo statico doveva essere piu bello di uno dinamico  ;D 
In realtà le sue equazioni già gli suggerivano un universo dinamico. Avrebbe potuto quindi anticipare la scoperta sperimentale.
Per questo forse lui disse che l'introduzione della costante cosmologica fu il suo piu grande errore.

Il problema del dinamismo forse non è del tutto preciso. L'universo può espandersi o contrarsi. Siccome la gravità è attrattiva e il pericolo era che l'universo si contraesse, bisognava bilanciarla con una forza repulsiva. Per questo introdusse questa costante. Però questa costante può avere entrambi i segni, quindi essere attrattiva o repulsiva.

Errore che comunque ha anticipato una soluzione al motivo per cui l'universo non solo si espande ma addirittura accelera. Ovvero una costante cosmologica repulsiva (cioè positiva).

Una delle cose che invece io non ho capito è perche si dica che il valore di questa costante è molto piccola. Se è vero che accelera non dovrebbe essere piu grande del previsto?  ::)
#638
Citazione di: iano il 05 Novembre 2017, 01:07:08 AMAd una particella è associata una onda di probabilità .

Al dire il vero è problematica anche questa affermazione.
Io ho distinto il loro comportamento in ondulatorio o particellare in quanto l'unica fase di interesse fisico è proprio il loro comportamento durante la misura (ammesso si possa parlare di misura anche quando le due fenditure, nell'esperimento omonimo, sono aperte). Cosa esse siano prima di questa fase di misurazione non è dato saperlo. Quello che chiami "onda di probabilità" in realtà con l'onda o meglio, con il comportamento ondulatorio credo abbia poco da spartire. Quello che chiami "onda di probabilità" potrebbe essere inteso come evoluzione del sistema o come una sua descrizione in un dato istante. Questa descrizione poi non è una descrizione classica. L'onda di probabilità è una forma pittoresca per descrivere ciò che succede a tali sistemi quando essi non sono sotto la presssione di una misura fisica. E ciò che succede a questi sistemi quando non sono sotto la "luce di un riflettore" è descritto matematicamente da un ente matematico chiamato funzione d'onda che con precisione (appunto) matematica descrive in modo deterministico la sua evoluzione. Ma questi geni della fisica fanno evolvere in modo matematico e deterministico "oggetti" (chiamiamoli tali solo per cortesia) che con la particella come noi la intendiamo non hanno nulla da spartire.
Quindi è problematica la tua affermazione in quanto non è possibile affermare che si associ ad una particella un'onda di probabilità poichè questa affermazione farebbe pensare come se ci sia una particella a cui si associa un'onda di probabilità. Mentre prima di una misura non è possibile parlare ancora dell'esistenza di una particella. Per quanto riguarda l'onda di probabilità essa è solo una descrizione matematica, e come per gli enti matematici di un certo tipo, che Platone inseriva in un mondo platonico (non reale), nemmeno quella esiste.
#639
Ciao
Non hai specificato quali sono questi temi moderni specifici e complessi di natura scientifica che verrebbero frenati dall'uso rigoroso e razionale del linguaggio scientifico.
Conseguentemente non hai specificato cosa intendi per linguaggio scientifico e la differenza che passa tra un linguaggio scientifico rigoroso ed uno meno rigoroso.
Se un linguaggio meno rigoroso fosse comunque ugualmente scientifico andrebbe chiarita la necessità o la virtù dell'essere piu o meno "rigoroso".

Ho fatto il finto tondo, mi sembra chiaro (ma se non fosse cosi sarà necessario un tuo intervento di chiarimento) che tu intendessi dire che il linguaggio rigoroso altro non è che quello matematico. Se è vero però che il linguaggio scientifico usa un linguaggio matematico va detto pure che il linguaggio matematico va ben oltre il linguaggio scientifico. Per linguaggio scientifico intendo infatti il poter descrivere la realtà, mentre non tutta la matematica è al servizio di questa esistenza. La realtà quindi va letta con un linguaggio (se mi si passa il termine) misto.
Se il linguaggio matematico, infatti, può anche non avere nulla a che fare con la realtà, il linguaggio scientifico deve per forza di cose essere aderente alla realtà.

L'aderenza alla realtà viene data dal metodo in uso.
Il linguaggio scientifico diventa quindi un misto tra la rigorosità del linguaggio matematico  e il metodo usato per stabilire che quel linguaggio sia aderente alla realtà. Solitamente il metodo usato  è la sperimentazione. Con questo metodo si stabilisce se quel specifico linguaggio matematico sia o meno aderente alla realtà.

Esistono possibilità che la natura non segua il linguaggio matematico? Tante volte me lo sono chiesto. Sicuramente c'è la possibilità che se anche la natura seguisse un linguaggio matematico, non è detto che sia stato già codificato dagli uomini. Per cui avremmo un linguaggio rigoroso ma non abbastanza per essere aderente alla realtà. In questo ultimo caso entra sicuramente in ballo un certo tipo di razionalità che chiamiamo meno rigorosa a sostegno di una tesi che alle volte viene ugualmente contraddistinta con il marchio di scientifico.

Per cui  il termine scientifico non sempre lo si sposa con la rigorosità del linguaggio matematico, altrimenti la scienza (probabilmente) non sarebbe mai progredita. La rigorosità è invece una utile risorsa, ma non sufficiente.
Se proprio volessi rispondere alla domanda in modo diretto, direi che si...a naso la rigorosità di certi linguaggi potrebbe anche rappresentare un freno.  Ma si tratta di frenate inconsapevoli. Quella della rigorosità è infatti una strada larga e la si segue per consuetudine. Solo i folli e i geni preferiscono cercare su altre direzioni  le risposte alle domande scientifiche.
#640
Citazione di: iano il 03 Novembre 2017, 18:03:41 PMUna particella è definita come una massa puntiforme che occupa una posizione nello spazio ed evolve nel tempo.

Carissimo iano hai toccato ahimè un °tasto dolente (stavo scrivendo °punto, ma ho dovuto trovare alla svelta un sinonimo).

La definizione di una particella come un "punto che occupa uno spazio" è la mia (onestamente) più grande incomprensione di tutta la fisica.
Magari ha la stessa risoluzione matematica che viene riservata al paradosso di Zenone, comunque mi provoca una certa inquietudine.  ???


Ma volendo potremmo anche fregarcene delle dimensioni (o strutture interne) di una particella, la questione è che c'è una differenza sostanziale fra un comportamento particellare ed uno ondulatorio. Volendo forse è possibile anche stabilire quando un comportamento è fintamente particellare ma in realtà è ondulatorio.

Ammettiamo infatti si possa comprendere (nell'esperimento della doppia fenditura) se ogni punticino, che segna una macchia sullo schermo, sia dovuto ad una particella o a una finta particella con comporatamento ondulatorio. Anche ammettendo che si possa comprendere se un solo segno (dovuto all'impatto di una "finta" particella sullo schermo) sia di natura particellare o ondulatorio, avremmo comunque due segni differenti...anzi a maggior ragione saremmo ancora piu convinti del fatto che essi abbiano segni contraddistinti. Quindi al momento non possiamo sostenere una teoria che faccia a meno delle particelle, benche forse ognuno di noi ha solo una vaga idea di cosa siano in realtà. :-X
#641
Citazione di: iano il 26 Ottobre 2017, 16:45:32 PMPer,quanto riguarda il determinismo lo si può guardare da due punti di vista.
Si può dire che senza determinismo non è possibile fare alcuna previsione utile,per cui la scienza stessa non può esistere.
Oppure si può dire,se trovassi le giuste parole,che esso sia un valore assoluto in se',e dico valore non trovando di meglio.
La meccanica quantistica non mi sembra faccia a botte col primo punto di vista,perché il non poter prevedere il singolo evento (dove andrà a finire la particella sullo schermo),non inficia la previsione della distribuzione finale delle particelle,ciò che è utile in effetti.
Va invece a inficiare una idea assoluta di determinismo,ma non il valore della scienza,e non ne decreta
certamente fine.
La scienza è certamente basata sul determinismo,ma questa dipendenza ha maglie più larghe di quel che credevamo.
Mettiamola così.

La scienza si muove a grandi o a piccoli passi. Non si muove seguendo un'unica direzione e spesso deraglia dai suoi fondamenti epistemologici. Nonostante tutto anche gli errori portano  benefici. Purchè poi ci si metta di nuovo d'accordo sulle regole di base.
Che scopo ha la scienza?  Senza ombra di dubbio uno degli scopi che si prefigge la scienza è di comprendere la natura, ma per essere convinti che la natura sia legata alla nostra comprensione (e non ai nostri abbagli) ha bisogno di regole. Tutti infatti possono inventarsi teorie, ma non tutte le teorie spiegano la natura. Quindi va trovato un metodo che scelga la teoria migliore che spiega la natura.
Sono arrivato al punto di dire che la scienza non spiega la natura, ma sceglie le migliori teorie che tentano di farlo.
Arriviamo quindi alla considerazione generale secondo la quale il metodo scientifico non serve a decretare vera una teoria ma solo a sceglierla tra le tante.

Quindi arrivamo al discorso che facevi sul singolo evento. Se la domanda si ponesse sulla singola particella e no su una distribuzione statistica di N particelle, non avremmo alcuna risposta scientifica. Se dovessimo perciò attenerci alla teoria quantistica standard non avremmo alcun risultato scientifico sulla previsione di un singolo evento di una singola particella.
In caso non ci fosse alcuna teoria in grado di dare una spiegazione scientifica su un comportamento di un singolo evento dovremmo attestare il fatto che non esiste alcuna teoria in grado di spiegare in modo scientifico quell'evento che ci interessa.
La cosa che mi suscita perplessità è che si continua a dire che la maccanica quantistica descrive il comportamento della materia subnucleare. Mentre non mi sembra del tutto vero. La meccanica quantistica è una teoria stastica quindi sperimentata su un grande numero di particelle. Si potrà magari credere che non essendoci una teoria deterministica su singole particelle misurate, essa non esista. Se non esiste una teoria che spieghi un particolare fenomeno allora solitamente la scienza non si pronuncia. E cosi dovrebbe essere anche per questo specifico problema.  Io resto quindi dell'idea che il problema esista e il fatto che invece non esista una teoria che comprenda quel comportamento denoti solo la nostra ignoranza. E credo che sostanzialmente Einstein si volesse riferire proprio a questa mancanza di spiegazione. Indubbiamente il ragionamento di Einstein non può essere sintetizzato cosi facilmente, ma a grandi linee possiamo anche fare uno sforzo e comprimerlo in questo modo: non siamo in grado di prevedere il risultato di una misura di singola particella. Per cui non essendoci alcuna teoria in grado di farlo, semplicemente non abbiamo idea di come funzioni la natura.
#642
Scienza e Tecnologia / Re:Ma cos' è la morte?
29 Ottobre 2017, 19:36:29 PM
Vediamo un po'.

Incominciamo con l'etimologia.
Morte in latino Mors dal verbo mori ovvero morire. Questa radice latina proviene da quella sancrita mar- trosformatasi in mor-
Anche il greco antico (pare) abbia importato la stessa radice mar- il cui verbo significa consumare, distruggere (in italiano marasma stato estremo di consumazione).
Fin qui la mia ricerca etimologica-

Alla domanda che poni tu in modo specifico, ossia se ci sia una trasformazione chimica, non saprei rispondere in modo mirato. Quando un albero muore? O quando muore una foglia di un albero?
Se pensiamo che gli alberi possono essere sradicati senza farli morire, per piantarli da un'altra parte, vuol dire che non si distrugge un albero solo sradicandolo dalla propria radice. Come non muore un pesce solo perchè è fuori dall'acqua.
La terra il mare e l'aria sono però i luoghi dove vivono e sopravvivono la maggioranza degli esseri viventi sulla terra. Terra, mare e aria sono quindi le fonti di sopravvivenza degli esseri viventi. Per cui se un albero viene sradicato da un suolo può essere ri-piantato in un suolo diverso purchè il tempo che trascorre fuori dal suo luogo di sopravvivenza non sia piu lungo della sua autonomia di sopravvivenza. Anche noi possiamo infatti immergerci sott'acqua purchè il tempo di immersione non sia piu lungo della nostra scorta di aria nei polmoni.
Nel momento in cui questa scorta finisce l'essere vivente muore. Ovvero, quando tutti gli organi vitali esauriscono la loro scorta di sostentamento, il corpo di quell'essere è ufficilamente morto.
Chiaramente quando un corpo è in vita assorbe energia dai suoi luoghi di sostentamento e lo restituisce (trasformandolo chimicamente) al  suo corpo il quale assume decisamente un aspetto differente. L'aspetto è dovuto a trasformazioni chimiche programmate dal suo dna. Per cui se una foglia viva è verde, assumerà un aspetto diverso se la stessa foglia è invece morta.  Questo vale in modo diverso per ogni essere vivente e le trasformazioni chimiche sono perciò diverse. Non credo quindi (tentanto una mia personale risposta alla tua domanda) si possa tracciare una sorta di differenza chimica uguale per tutti gli esseri viventi.

Ho risposto a questo quesito non tanto per la specifica domanda, ma perchè mi ha ricordato una legge generale di fisica che è cosi generale che riguarda tutti, dagli esseri viventi fino all'intero universo. E' la seconda legge della termodinamica.  Secondo questa legge i sistemi (al pari l'universo intero è un sistema) isolati passano da uno stato di equilibrio termico ordinato ad uno disordinato. E' impossibile il contrario. Naturalmente quindi i sistemi tendono o a rimanere in equilibrio oppure a cedere in uno stato di disordine. E' la famosa questione dell'entropia.

Gli esseri viventi infatti tendono a rimanere in equilibrio, consumando energia dall'ambiente in cui vivono. Ciò che viene consumato però si perde. Per cui se è vero che gli esseri viventi riescono a rimanere per molto tempo in equilibrio, dall'altro canto il lavoro che l'essere vivente compie per rimanere in vita fa aumentare il disordine, quindi l'entropia del sistema in cui vivono. Per assurdo un essere vivente potrebbe al massimo vivere fino a che riesce ad assorbire energia dall'ambiente. Se l'ambiente fosse l'intero universo, il vivente potrebbe viveve fino a che l'universo ha ancora calore da trasformare in lavoro.  Siccome l'universo è un sistema isolato, una volta che tutto il calore si è esaurito non è possibile piu fare una trasformazione di questo calore in lavoro; perciò l'universo muore ed anche il futuribile essere vivente che fosse riuscito ancora a resistere, muore con lui.
#643
Scienza e Tecnologia / Re:La massa dell universo
28 Ottobre 2017, 00:42:24 AM
Citazione di: Essere Immortale il 27 Ottobre 2017, 23:35:40 PM

Dunque, in fisica classica si parla di massa (o massa a a riposo) come proprietà intrinseca nel corpo..Se prendiamo in esame la formula m=F/a si ha che senza forze applicate o accelerazioni la massa sarà uguale a zero. Nel nostro universo, anche andando nel vuoto si avranno forze dovute ai campi. Ergo la massa a riposo è un caso puramente ideale (o meglio l 'unica massa a riposo è l universo stesso).

Magari Aperion risponderà con maggiore precisione alle numerose domande che ti poni.
Io vorrei aggiungere solo una considerazione. Abbiamo da poco compreso (compreso per modo di dire, e spiegherò il motivo del perchè la comprensione è  "per modo di dire") perche  le particelle hanno una massa. Infatti è stato scoperto da poco l'esistenza del bosone di Higgs il quale testimonia che il meccanismo di Higgs è giusto (faccio notare che la cosa piu importante è il meccanismo, il bosone è solo l'accidente).
Il meccanismo di Higgs infatti stabilisce il motivo per cui le particelle hanno una massa. Fin qui penso sia tutto chiaro. La cosa davvero difficile (o quasi impossibile se uno non è un tecnico matematico) da capire è cosa dica tale meccanismo. L'equazione (se si può parlare di equazione) è pari ad un lenzuolo.
L'altra considerazione da fare, che è davvero curiosa ed è pari alla considerazione sul "lenzuolo", è che tale meccanismo anche se stabilisce perchè i corpi hanno una massa (e dobbiamo crederlo sulla parola, altrimenti dovremmo per forza studiare tutti matematica di livello superiore al °livello massimo °è una battuta) non spiega perche i corpi hanno masse (intrinseche) diverse. Non credo quindi (è una supposizione) che si possa risalire quindi al motivo per cui i fotoni non hanno massa e gli elettroni un po' si e i neutrini molto meno degli elettroni. Per cui sembra esserci ancora molto da scoprire e da capire sul funzionamento  dell'universo.
Quindi la risposta alla tua domanda forse va cercata in quel meccanismo (se uno lo sa leggere). I corpi hanno massa e c'è un meccanismo che lo spiega.

Se io fossi un elettrone a riposo avrei una massa intrinseca? Questa domanda la girerei ad Aperion (che forse il "lenzuolo" se lo sarà letto). Io credo di si, non solo perchè un elettrone (ed io stesso) a riposo è difficile immaginarselo, ma perche altrimenti non lo chiameremmo piu elettrone. Almeno credo... ::)
#644
Ciao grazie iano per la risposta.
Credo che tu abbia colto il senso dell'argomento proposto.

In effetti uno poteva chiedersi perche ricordare Pitagora, Euclide e addirittura Platone per tracciare la storia antecedente alla meccanica quantistica?

Se si fa caso è lo stesso Planck che non crede che la sua proposta matematica abbia un senso fisico. Einstein invece recupera la proposta matematica per darle senso fisico ma viene osteggiato dall'intera comunità scientifica (compreso Planck). Poi è lo stesso Einstein che cambia opinione e reclama un senso fisico che ora lui non vede piu. A quel punto è la comunità scientifica, ormai convinta della bontà della proposta fisica, che osteggia Einstein. 
Questa è la storia.

Capire perchè Einstein non fosse piu convinto della meccanica quantistica vale (secondo la mia opinione) la stessa cosa che capire la differenza (o anche la parentela) che passa tra un ente matematico e il significato che noi diamo al senso fisico della realtà per essere tale.
In tal proposte -fisico- vuol dire reale. Quindi percepito o sperimentato. Ma Einstein credo desse al significato "fisico" una valenza superiore che la meccanica quantistica pare negargli. Mi pare fosse Born a dire ad Einstein (in soldoni): non possiamo preoccuparci di ciò che non possiamo sperimentare.
Mentre Einstein suggeriva probabilmente che la natura si comporta in modo tale che quello che sperimentiamo è il risultato di un processo reale e deterministico.  Ciò che sperimentiamo invece (attraverdo la m.q.) è calcolabile solo attraverso un calcolo statistico. La differenza tra la natura di questi eventi e la loro statistica (tra  un processo deterministico e uno non deterministico), sta la differenza fra ciò che suppone (anzi è convinto) Einstein e ciò che vuole dire Born.

Per certi versi il problema è anche di "metodo", quindi possiamo richiamarci a Galileo (che ho inserito nella breve storia). A parte aver dato un significato ai "gravi", Galileo da al mondo scientifico un metodo. E quello è un metodo sperimentale. In certo senso dando ragione a Born. L'idea che ha Einstein non è molto diversa. Suppongo non avesse contrarietà sul metodo sperimentale. Ma probabilmente suggeriva (o almeno io la leggo anche in quest'ottica) l'idea che su una teoria non è progettata per dare risposte fisiche allora è incompleta.
Ed è forse, in fin dei conti, la descrizione di quel che è la funzione d'onda nella teoria ondulatoria della meccanica quantistica. Ed in effetti tale "ente matematico" non è la realtà fisica, ma è come se fosse il precussore dell'entità fisica che si andra a sperimentare. Se la funzione d'onda è l'ente matematico e l'esperimento è l'ente fisico, è chiaro che ci troviamo di fronte ad un salto. Questo "salto" è incontrollato. Eintesin suggeriva (sempre secondo la mia interpretazione) che anche questo salto debba essere controllato in senso fisico. Mentre noi ci troviamo a dover fronteggiare un ente matematico che ha una sua evoluzione deterministica che ad un certo punto "salta" in una situazione fisica (attraverso una misura sperimentale) in modo indeterministico. Per Einstein c'era qualcosa di non compreso ... e secondo me. nonostante tutto, ha ancora ragione.
#645
Devo aggiungere ancora un'altra curiosità su Einstein. Una curiosità che ha un eco ancora tutt'oggi.
Dopo essere stato uno dei protagonisti della nascita della meccanica quantistica, dopo aver creduto che il quanto di azione di Planck (pensato dallo stesso autore solo come un artifizio matematico per risolvere l'enigma del corpo nero) avesse un significato fisico ed essersi battutto contro l'intera comunità scientifica che non gli credeva, alla fine Einstein rimase comunque solo a combattere un'altra battaglia che però non l'ha visto vincitore in vita e probabilmente si ritiene perdente post mortem. Dopo aver dato vita alla meccanica quantistica infatti Einstein non credette piu nella meccanica quantistica e ricomincio la sua battaglia contro tutti fino alla sua autoesclusione dal mondo scientifico (probabilmente anche per motivi di età e di salute). Einstein giuse al convincimento che la meccanica quantistica non fosse una teoria credibile per cui credeva fosse una teoria incompleta (o forse al contrario pensava fosse incompleta quindi non credibile).  Una delle magistrali contromosse di Einstein fu l'aver ideato (con altri due autori Podolski e Rosen) un esperimento ideale che fa discutere ancora oggi il mondo scientifico, conosciuto come il paradosso EPR (dalle iniziali dei tre autori).

Un'altra curiosità (e forse è un po' una constatazione) è data dal fatto che questi grandi scienziati si sono visti scontrare non tanto sulla materia scientifica (che non mancava di certo) ma soprattutto sulle interpretazioni apparentemente filosofiche sulla realtà. Ci fu solo uno che alzo la voce (si fa per dire) e pronuncio forse l'unica cosa pragmatica che un uomo di scienza potrebbe dire in certe circostanze: zitto e calcola!

Oggi rimane solo l'eco di quelle grandi discussioni appassionate. Oggi del pensiero di Einstein e della sua visione del mondo si sono quasi perse le tracce. Oggi forse non c'è nessuno (della comunità scientifica) che darebbe ancora ragione ad Einstein. Eppure la sua visione del mondo era del tutto ragionevole. Perchè questa visione si crede sia errata è discussione forse di altri argomenti. Per il momento dico che secondo me c'è ancora una parte della visione di Einstein che si mantiene a galla, nonostante tutto. Forse non sarebbe del tutto contento, ma  quello che secondo me non è ancora caduto del tutto e che è forse la cosa piu importante di tutto l'aspetto filosofico sulla meccanica quantistica, è il mantenimento del determinismo.