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Messaggi - doxa

#631
Riflessioni sull'Arte / "Ercole al bivio"
16 Aprile 2022, 20:52:17 PM

Annibale Carracci: "Ercole al bivio", olio su tela, 1595 circa, Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli. Questa tela era nel "camerino" del palazzo del cardinale Odoardo Farnese, a Roma.  Era al centro del soffitto tra gli affreschi sulla volta a botte.

Nella foto sotto la copia che ha sostituito la tela originale. Questa  nel 1662 fu tolta e trasferita dai Farnese prima nella residenza ducale  di Parma poi a  Napoli.

Il "Camerino" è una piccola stanza,  decorata  da Annibale Carracci tra il 1595 e il 1597.



Fu iconicamente  progettato  come presentazione del cardinale Odoardo Farnese che celebra la sua ascesa nella carriera ecclesiastica, tramite alcuni episodi  dei miti greci di Ercole, Ulisse e Perseo. Il tema simboleggia il trionfo della virtù sul vizio.

Il dipinto raffigura il giovane Ercole  seduto su una roccia mentre medita su cosa fare della propria vita. Incontra ad un bivio due donne, personificazioni allegoriche della virtù (aretè) e del vizio (kakìa)  Ognuna di esse espone al giovane i vantaggi dell'una o dell'altra scelta di vita, tentando di convincerlo a seguire la strada che ciascuna di esse personifica.

Quella sulla destra indossa  veli quasi trasparenti. Essa mostra ad Ercole carte da gioco, maschere teatrali (che simboleggiano l'ingannevolezza) e strumenti musicali;

quella sulla sinistra, la donna vestita, simboleggia la virtù. Con la mano sinistra sorregge il parazonium (un tipo di spada corta), con il dito indice della mano destra gli indica un erto sentiero, in cima al quale c'è il cavallo alato Pegaso, simbolo di virtù, emblema del casato Farnese,  e mezzo per l'ascensione al cielo.

Vicino i  piedi  della donna c'è un poeta coronato d'alloro, pronto a declamare le gesta dell'eroe se questi sceglierà la giusta direzione.

Il paesaggio sullo sfondo è metaforico e diviso in due parti:

sulla sinistra una zona montuosa, si  vede un piccolo tronco di albero tagliato e l'erto sentiero che si snoda  verso la cima;

nella metà  sulla destra  ci sono alberi e arbusti rigogliosi.

Secondo la favola quando le donne scomparvero Ercole decise di incamminarsi per il sentiero faticoso, scelse la via indicata dalla Virtù: ebbe così una vita di lotte e di prove, fra cui le famose "dodici fatiche", ma guadagnò la fama e l'immortalità tramandate dal poeta, raffigurato in basso all'angolo a sinistra nel quadro.

Per  l'iconografia di  "Ercole  al bivio" Carracci  fu motivato  dalla cosiddetta favola di "Eracle al bivio", scritta dall'antico filosofo e retore  Prodico di Ceo,  vissuto tra il V e il IV secolo a.C. e giunta fino a noi parafrasata tramite un racconto di  Senofonte,  riportato nei "Memorabilia":  raccolta di dialoghi socratici da parte di Senofonte.
#632
Percorsi ed Esperienze / Re: Abbracciarsi
13 Aprile 2022, 09:44:45 AM

La pandemia ci ha allontanati dagli abbracci reali e  costretti a quelli simbolici tramite le emoticons, tipo questa
 

 
o questa
 

 
E' molto piacevole abbracciare la persona amata. Con l'abbraccio  le comunico in modo simbolico che è importante per me, che la considero parte della mia vita.
 
Ma ci sono persone che detestano gli abbracci, lo considerano un gesto fastidioso e invadente.
 
Secondo gli esperti dipende dal modo in cui si è cresciuti.
 
La tendenza o meno al contatto fisico dipende dalle esperienze nella prima infanzia. I bambini cresciuti da genitori "abbracciatori" hanno più probabilità di esserlo a loro volta da adulti.
 
Gli studi in merito evidenziano che l'abbraccio è importante nell'educazione emotiva di un bambino.
 
Negli Stati Uniti, una interessante ricerca effettuata dalla psicologa sociale Darcia Narvaez con la sua équipe su gruppi di orfani cresciuti in orfanotrofio, ha evidenziato che il gesto dell'abbraccio veniva rifiutato o accolto con fastidio, non avendo essi ricevuto un quantitativo di affetto espresso fisicamente (abbracci, carezze, coccole) paragonabile alla media.
 
Osservate la sottostante fotografia.
 

 
Alcuni amici s'incontrano e si abbracciano. Ma nell'abbraccio tra i due maschi e tra le due femmine la loro zona genitale rimane distante dal corpo dell'altro/a.
 
Nelle relazioni di coppia, invece, durante l'abbraccio anche la zona genitale aderisce al corpo del/la partner.
#633
Percorsi ed Esperienze / Abbracciarsi
12 Aprile 2022, 18:07:31 PM

 
Il verbo transitivo abbracciare deriva da braccio.
 
Gli abbracci solo esternamente si somigliano. Ci vuole uno sguardo attento per andare oltre il congiungersi delle braccia e percepire la carica emotiva con i significati che comunica.
 
L'abbraccio  si può ricevere o donare a persone diverse: partner, amici, genitori, nonni, fratelli, figli, nipoti, colleghi....
 
L'abbraccio non si limita ad avvicinare ma esprime intesa, condivisione. E' un modo per dimostrare amore, compassione, simpatia o empatia.
 
Ci sono abbracci che comunicano il bisogno di conforto, il rifiuto di una imminente separazione o il timore di non potersi più riabbracciare.
 
Abbracciarsi fa bene alla mente e al corpo.
 
Un aforisma afferma  che "Il linguaggio dell'amore è un linguaggio segreto e la sua espressione più alta è un abbraccio silenzioso".
 
Sull'abbracciarsi lo  scrittore israeliano David Grossman scrisse un libro pubblicato da Mondadori nel 2010, titolato "L'abbraccio". E' un racconto, un breve apologo sulla solitudine e sull'amore. Narra del dialogo fra il piccolo Ben e la sua mamma durante una passeggiata. Il bambino fa alcune domande alla madre, e questa in una delle sue risposte gli dice:
 
"Ecco, prendi te per esempio. Tu sei unico", spiegò la mamma, "e anch'io sono unica, ma se ti abbraccio non sei più solo e nemmeno io sono più sola". "Allora abbracciami disse Ben stringendosi a lei"
#634
Ciao Viator, da quanto leggo gli Incel sono anche diventati un problema sociale, derivante, secondo alcuni di loro,  dalla liberazione sessuale delle donne. Queste, a loro dire,  tendono ad andare a letto o avere una relazione con quelli che percepiscono come "migliori", mentre gli uomini sono più  di "bocca buona".

Si dice che la donna ama con l'uso della mente, l'uomo con gli occhi !

Generalmente per un giovane maschio approcciare una ragazza in maniera amichevole ha come risultato  di non essere considerato come possibile partner sessuale; le giovani donne sono programmate biologicamente per essere attratte da chi non si pone come amico ma come "minaccia" o "potenziale minaccia" alle proprie virtù.

Nella vita  ci sono  situazioni diverse. Se un uomo si sa accontentare anche di una donna pari-estetica  forse può incontrare la partner. Altri rifiutano l'accontentarsi perché lo considerano mancanza di rispetto a sé stessi e inizio della strada che conduce all'insoddisfazione e alla frustrazione.

Da quanto leggo molti di loro sono assidui del social Tinder in attesa di un like.
#635
Cliccare sul link

https://www.msn.com/it-it/lifestyle/...out&li=BBqfWMR
 
Gli incel: sono i cosiddetti single involontari o "single per scelta altrui".

Credono di  essere parte lesa di un complotto consumistico/progressista/femminista, e loro sono le vittime sacrificali.
 
Negli U.S.A. c'è una sottocultura tra alt-right, misoginia e incel.
#636
A quanto  da voi descritto aggiungo alcune note.

Ivan IV fu denominato "Il temibile" e non il "Terribile" come spesso si legge nei libri di storia per l'errata traduzione dal cirillico al latino.

Il popolo russo gli attribuì l'appellativo di "Groznyi", che significa "temibile", "spaventoso", ma  è anche il toponimo della capitale della repubblica cecena. La città è pure nota  col nome di Sölƶa Ġala.

Ivan IV fu il vero fondatore dello Stato russo. Nel 1561 si attribuì il titolo di "Zar di tutte le Russiev", dopo essere riuscito a sottrarre il potere ai Boiardi, l'aristocrazia feudale.

Il titolo di "Zar di tutte le Russiev" fu successivamente approvato con decreto del Patriarca di Costantinopoli.

Ivan IV combatté contro i Mongoli, respingendoli sia verso Est sia verso Sud, raggiungendo gli Urali ad Oriente,  il Mar Caspio e il Caucaso a Sud.

Con il controllo delle pendici settentrionali del Caucaso, Ivan si assicurò la difesa da eventuali invasioni dalla Persia e dall'Asia Minore.

Nelle zone di confine c'era la necessità del continuo controllo delle popolazioni residenti, perciò il governo centrale impose l'autoritarismo per reprimere i tentativi di ribellione. Il controllo comportava la presenza continua  di un numeroso esercito, supportato da un'efficiente rete di Intelligence.
#637
Ultimo libro letto / Re: Aramis e d'Artagnan
15 Marzo 2022, 18:25:33 PM
 
Bobmax ha scritto:
Citazionescavare nel mondo, per vedere quello che veramente è
Ciao Bob, l'ipotetica indagine nel mondo  penso che possa indurre a considerarlo come un poliedro, perciò non si può fare l'errore di osservare soltanto una faccia piana  e considerarla rappresentativa dell'intero solido geometrico.

Di solito, banalmente, per considerare il mondo, cioé l'umanità,  si sceglie come approccio la "faccia" del Bene e del Male, due concetti assoluti, di solito considerati soggettivi, perché connessi con i valori e le norme sociali della cultura di appartenenza.

Ma come si fa a trascurare la "faccia poligonale" che rappresenta l'amore ? o quella inerente la bellezza di un paesaggio ?


CitazioneDavvero è meglio non mostrare mai la mia debolezza?
 Perché il mondo altro non è che questo cinismo?
 
 O non è proprio così?
 
 Mostrando la mia debolezza, il mondo risponderà con lo sguardo della Medusa? Oppure nel buio apparirà una luce?
Mostrare la propria debolezza ? O. K., ma a chi ? Alla persona che ti ama ? E se col tempo l'amore se ne va ? La persona che hai amato  e non ti ama più, se  cambia il giudizio su di te forse può usarti contro ciò che le hai confidato.  
 
Medusa pietrifica chi non sa guardarla ! Simboleggia  anche il fato, che può essere cambiato, ovviamente con l'aiuto degli dei,  oppure di Dio per chi crede in lui.

Ora ti faccio leggere cosa scrisse Ovidio (Epistulae ex Ponto I, 2, vv. 33-38) riguardo a Medusa:

"Io sono quello che non sarà accolto da nessun albero,
Io sono quello che invano di pietra vorrebbe diventare. 
Venisse Medusa in persona incontro ai miei occhi,
perderebbe addirittura Medusa i suoi poteri. 
Son vivo per non restare mai senza amarezza 
e la mia pena, per la sua durata indefinita, diventa sempre più grave"


Citazione
CitazioneSe non mi mostro, se non tolgo la mia maschera, come potrò mai scoprilo?

Luigi Pirandello nel romanzo "Uno, nessuno, centomila",  fa dire a Vitangelo Moscarda: 
 
"Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti."

Ancora Pirandello, nel saggio titolato "L'umorismo" dice che: "Ciascuno si racconcia la maschera come può - la maschera esteriore. Perché dentro poi c'è l'altra, che spesso non s'accorda con quella di fuori. E niente è vero! Vero il mare, sì, vera la montagna; vero il sasso; vero un filo d'erba; ma l'uomo? Sempre mascherato, senza volerlo, senza saperlo, di quella tal cosa ch'egli in buona fede si figura d'essere: bello, buono, grazioso, generoso, infelice, ecc. ecc. E questo fa tanto ridere, a pensarci".
#638
Ultimo libro letto / Aramis e d'Artagnan
14 Marzo 2022, 18:12:23 PM
Dal romanzo "I tre moschettieri", scritto dal francese Alexandre Dumas (padre). 

il moschettiere Aramis dice a d'Artagnan: "La vita è piena d'umiliazioni e di dolori, tutti i fili che la legano alla felicità si rompono in mano all'uomo uno dopo l'altro, soprattutto i fili d'oro.

Caro d'Artagnan, continua Aramis dando alla sua voce un tono di amarezza, cercate di nascondere bene le vostre ferite quando ne avrete. Il silenzio è l'ultima gioia degli infelici; fate attenzione a non mettere nessuno sulle tracce dei vostri dolori: i curiosi bevono le nostre lacrime come le mosche succhiano il sangue d'un daino ferito"
(capitolo XXVI). 

Suggestiva è l'immagine iniziale della vita considerata come un tessuto in cui ai fili d'oro s'intrecciano anche i fili neri. Infatti, secondo il  teologo francese Henri de Lubac: "la sofferenza è il filo  con cui la stoffa della gioia è intessuta".

Della sofferenza siamo tutti testimoni, come vittime o come artefici.

Alcuni, che si ritengono amici, ascoltano le disgrazie altrui con la segreta soddisfazione di non esserne colpiti. E le parole di conforto che esprimono hanno "il timbro" dell'ipocrisia, il loro ascolto è soltanto curiosità e la solitudine del sofferente è più amara.
#639
Estratti di Poesie d'Autore / Quel volto
02 Marzo 2022, 23:00:58 PM
Eugenio Montale: "Non recidere, forbice, quel volto"

Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.

Un freddo cala... Duro il colpo svetta.
E l'acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.


In questo mottetto in due strofe Montale descrive la dolorosa perdita dei ricordi, che non riesce a contrastare.

Nella prima quartina il poeta  dice alla forbice di non tagliare l'immagine del volto  della donna amata, l'unico rimasto nella sua  memoria, ormai labile; di non staccare dalla sua mente  quel viso "grande" (nel senso che  lo domina) che sembra protendersi ancora in ascolto delle parole dell'amato, mentre la  metaforica forbice (= nebbia)  elimina impietosa il ricordo. 

Nella seconda quartina il poeta allude all'arrivo del freddo autunnale, al colpo d'accetta (metaforicamente è la forbice della prima strofa)  che scuote l'albero di acacia, gli fa perdere le foglie (corrisponde al poeta, privato dei suoi ricordi più belli) e fa cadere dal ramo il vuoto guscio della cicala (simbolo della stagione estiva) sul terreno fangoso, bagnato dalla prima  pioggia di novembre.


Il rischio di perdere i ricordi più cari è anche nella poesia di Montale titolata "Cigola la carrucola del pozzo".

Cigola la carrucola del pozzo,
l'acqua sale alla luce e vi si fonde.

Trema un ricordo nel ricolmo secchio,
nel puro cerchio un'immagine ride.

Accosto il volto a evanescenti labbri:
si deforma il passato, si fa vecchio,
appartiene ad un altro...

Ah che già stride
la ruota, ti ridona all'atro fondo,
visione, una distanza ci divide.




La carrucola gira e stride  mentre  solleva dal pozzo il secchio con l'acqua in una giornata di sole, il poeta vede un bagliore di luce.

Il pozzo rappresenta l'incertezza del poeta, sapendo che il passato non è più recuperabile.

Il secchio tirato verso l'alto simboleggia il ricordo che torna nella mente.

Quando l'acqua si fonde con la luce, il ricordo diventa più nitido, ma subito svanisce nel passato.

Montale immagina di rivedere per un attimo sulla superficie dell'acqua il viso della persona amata  ("un'immagine ride", dice Montale, accostando le labbra, gli "evanescenti labbri", al volto che gli appare, ) ma avvicinando il suo viso e toccando appena la superficie dell'acqua, essa muta e diventa qualcosa di così diverso. E' l'inutile tentativo di un contatto più concreto con il passato.

L'acqua sfiorata dalle labbra si increspa, l'incantesimo svanisce,  l'immagine si deforma, il volto si corruga, sembra quello di un vecchio in cui non  si riconosce: "appartiene ad un altro".

Tutto dura pochi secondi, il secchio ridiscende nel pozzo, la carrucola cigola, e lui pensa di aver solo immaginato.

Lo scorrere del tempo è simboleggiato dall'acqua, che s'increspa. L'illusione, durata solo alcuni secondi, scivola lentamente verso il fondo oscuro della memoria ("l'atro fondo", che  evoca Dante) e il poeta rimane deluso,  interiormente diviso.

La mente, sembra dire Montale, tende a dimenticare,  anche i ricordi più belli, e questi, quando riemergono, sono fugaci, un'illusione che subito si spegne. 

L'uomo vive diviso perché sente di non possedere veramente il suo passato, chiedendosi se tutto quello che ricorda sia mai veramente accaduto.

Tutto è effimero, vuol dirci Montale, non riusciamo a trattenere nella memoria neppure i volti amati e gli istanti di gioia: essi sono solo un barlume, un'illusione che si spegne.
#640
Riflessioni sull'Arte / Re:Gli occhi
09 Febbraio 2022, 12:00:49 PM
 


Per Luigi Pirandello  nelle relazioni sociali indossiamo delle metaforiche maschere da usare nelle diverse circostanze che ci vengono imposte dalle convenzioni e dalle norme di comportamento.

Per questo drammaturgo siciliano la vita non è nient'altro che "un'enorme pupazzata", uno spettacolo all'interno del quale ognuno di noi è ridotto a marionetta, costretto a compiere atti e gesti che non gli appartengono, impossibilitato a fare scelte e a realizzare i propri desideri e le proprie aspirazioni, così scrisse in una lettera alla sorella.

Pirandello mi evoca il sociologo Erving Goffman, il quale sosteneva che nella vita quotidiana ognuno di noi è chiamato a recitare una serie di "ruoli", all'interno dei quali deve assumere determinati comportamenti: come  se fossimo attori, recitiamo una parte. Secondo Goffman  sono normali strategie dell'interazione sociale.

Per Pirandello, invece, le diverse "maschere" che usiamo nelle relazioni sociali sono un pesante fardello, come nei  "Sei personaggi in cerca d'autore".
#641
Riflessioni sull'Arte / Arte, Bibbia ed economia
07 Febbraio 2022, 19:09:06 PM
Per Anthonyi e Ipazia, alle vostre opportune osservazioni aggiungo alla vostra attenzione due parabole raccontate da Gesù e narrate dagli evangelisti Luca e Matteo

Luca (19, 11-28): "Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d'oro, dicendo: 'Fatele fruttare fino al mio ritorno' ". [...]

Quella di Matteo l'ho segnalata nel mio primo post, in questo, la evidenzio in modo più ampio

Matteo (25, 14 - 30): "Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro". [...]  Un talento equivaleva a circa seimila denari. 
#642
Riflessioni sull'Arte / Gli occhi
07 Febbraio 2022, 16:14:42 PM
Il filosofo e gesuita spagnolo Baltasar Gracián y Morales (1601 – 1658) in una delle sue trecento massime contenute  nel libro titolato "Oráculo manual y arte de prudencia", pubblicato nel 1647, afferma che


"Le cose non si percepiscono per quello che sono, ma per come appaiono. Pochi sono coloro che guardano in profondità, molti quelli che si appagano delle apparenze".


Simulare e dissimulare, mascherare e smascherare, velare e svelare: sono questi i due estremi che spesso mantengono le relazioni sociali.


Essere ipocrita e correre il rischio di essere contestato, in tal caso, come nella fiaba "I vestiti nuovo dell'imperatore", di Hans Christian Andersen, il "re rimane nudo".


Ci vuole prudenza, nella consapevolezza che, alla maniera evangelica, in questo mondo bisogna muoversi con la semplicità della colomba ma anche con la prudenza del serpente.


Baltasar Graciàn continua dicendo  che "La nostra vita si svolge come in una commedia e solo nel finale avverrà lo svelamento".


Prima di questo filosofo spagnolo, già Machiavelli nel "Principe" non esitava ad affermare che "ognun vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei".


Gli occhi sono organi di conoscenza, ovvio...


Il pittore e scultore Amedeo Modigliani (1884 – 1920) a chi gli chiedeva il perché in alcuni ritratti di quegli occhi bianchi senza iride, l'artista rispondeva: "Quando conoscerò  la tua anima dipingerò i tuoi occhi".

Amedeo Modigliani: "Ritratto di Jeanne Hebuterne", 1917, olio su tela, collezione privata


Nel quadro è  raffigurata Jeanne, fidanzata di Modigliani che all' epoca aveva diciannove anni. E' più giovane di lui di  quattordici anni quando si incontrano a Parigi. Jeanne è una dotata pittrice dalla forte personalità, affascinata dall'artista livornese.


#643
Riflessioni sull'Arte / Arte, Bibbia ed economia
30 Gennaio 2022, 22:08:21 PM
 

Georges de La Tour, "Il denaro versato", 1625-1627 ca. olio su tela, Leopoli National Art Gallery, Ucraina


particolare

Il pittore francese Georges du Mesnil de La Tour (1593 – 1652) nell'uso dei forti contrasti di luce ed ombra nel riprodurre interni con figure umane illuminati dalla fiamma di una candela fu influenzato dagli schemi artistici introdotti da Caravaggio nella pittura barocca.

Numerose immagini dipinte da de La Tour  fanno  acuire la vista per scoprire cosa si cela  nella semi-oscurità dove la luce della candela non riesce ad arrivare.

Questo dipinto titolato "Il denaro versato" mi fa pensare al recente libro titolato "Tra cielo e terra", un saggio scritto Carlo Bellavite Pellegrini, docente di finanza aziendale all'Università Cattolica di Milano.

L'autore ha incrociato l'economia e la finanza dei nostri giorni  con  dati  e numeri biblici. 

Per esempio, le norme riguardanti l'istituto socio-sacrale del giubileo ebraico secondo le disposizioni contenute nel capitolo 25 del Levitico. Nell'anno  giubilare  c'era  un evento particolare dal punto di vista economico e finanziario: la cancellazione dei debiti. Ma cosa significava esattamente? Quali erano gli obiettivi che con tale strumento si volevano perseguire?

Anzitutto c'è da dire che non c'è riscontro che i debiti  venissero  annullati in attuazione delle disposizioni bibliche, avulse dai criteri che regolavano la vita economica e sociale di Israele. Il giubileo si proponeva come finalità essenziale quella di disciplinare i comportamenti dei creditori nel periodo tra un giubileo e il successivo.

Le terre date in garanzia dei debiti, o le persone che erano state date, o si erano date in schiavitù per far fronte a un debito, potevano essere riscattate  a un prezzo che il testo del Levitico fissa esplicitamente: tanto più elevato quanto più lontana era la data del successivo Giubileo". La norma appare un sorprendente testo di analisi finanziaria scritto più di 2500 anni fa.

Altri due esempi:  la strategia adottata dall'ebreo Giuseppe, divenuto viceré egiziano, per risolvere una crisi economica; vedi Genesi capitolo 39 e seguenti;

la celebre parabola evangelica dei talenti, ove appare persino il vocabolo "banchieri": trapezítai, in greco; vedi Vangelo di Matteo 25, 14 – 30.

Inoltre, la questione non rara nella Bibbia del prezzo di un campo che viene vagliata secondo l'attuale paradigma del "pricing di un asset reale", oppure il tema, frequente anche a livello biblico, dei contratti e dei mandati, che parlano nel nostro tempo di "Corporate Governance".

Il prof. Bellavite Pellegrini nella sua trattazione comparativa procede nei capitoli in modo quasi narrativo facendo sfilare tutti i crocevia dell'economia, oltre a quelli già citati:dal rendimento coi suoi rischi alla moneta-prestito-interesse, dai debiti-crediti-donazioni ai patrimoni e alla famiglia, dal lavoro-salario-incentivo-ferie alla giustizia-equità, fino alla sostenibilità e alle risorse ambientali.
#644
Attualità / Salviamo i libri ?
27 Gennaio 2022, 18:49:06 PM
Oggi, 27 gennaio, è il "Giorno della Memoria", ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell'olocausto.


Il 27 gennaio 1945 le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Questa data me ne evoca anche un'altra, quella del 10 maggio 1933: in 34 città della Germania, come Berlino, Dresda, Dusseldorf, Heidelberg, Lipsia, Monaco di Baviera, il nazismo al potere da pochi mesi, organizzò giganteschi roghi di libri svuotando le biblioteche delle principali città universitarie tedesche. Fu il più vasto e pianificato incendio di libri della storia contemporanea.


Il rogo più grande avvenne nella piazza del Teatro dell'Opera di Berlino, alla presenza del ministro della Propaganda del Terzo Reich Joseph Goebbels, secondo il quale "i roghi erano un ottimo modo per eliminare con le fiamme lo spirito maligno del passato".



Francoforte: piastra commemorativa del rogo dei libri il 10 maggio 1933  sulla piazza di fronte al municipio



Solo in quella notte, i membri dell'Associazione degli studenti tedeschi diedero fuoco a 25.000 volumi, scritti da autori che secondo loro non rappresentavano lo "spirito tedesco" ma una "cultura degenerata": ebrei, comunisti, socialisti, artisti delle avanguardie, sostenitori della Repubblica di Weimar, critici della morale e della religione, pacifisti, giornalisti oppositori e satirici.


La biblioteca di uno studioso non è semplice somma di volumi. Essa, nel suo costituirsi ed espandersi, esprime la cultura dell'individuo, traccia il suo ideale cammino di ricercatore, le sue fonti, i suoi rifiuti e  le predilezioni.


Anche la modesta biblioteca casalinga composta da pochi volumi (se non considerati oggetti decorativi) evidenzia la storia culturale di individui  e  della famiglia, dal primo timido approccio fino alla maturità delle scelte al fine della conoscenza. Senza i libri non potremmo  studiare, sapere ed incrementare la nostra cultura.


Lo scaffale pieno di libri  forse per molti è la quotidianità,  per altri è desiderio. Comunque la rete telematica sta sostituendo i libri cartacei, perché in casa, nella piccola casa, c'è il problema dello spazio, che congiura contro la biblioteca  larga e distesa sulle pareti, divisa in scansie e per genere.


Lo studioso o il bibliomane pensano a cosa ne sarà dei loro libri quando saranno defunti e progettano soluzioni di donazioni o lasciti testamentari. Ma università e altre istituzioni di cultura  sono sovente costrette al rifiuto, a non esaudire desideri e propositi altrui.


"Queste storie non possono andare disperse o distrutte: sarebbe un rogo più crudele e triste di ogni altro", dice il prof. Natalino Irti in un suo articolo titolato "salviamo i libri dai roghi dell'oblio e dell'incuria", pubblicato da "Il Sole 24 Ore, il 23 gennaio 2022.
#645
Riflessioni sull'Arte / Lo chiamarono "Gesù"
23 Dicembre 2021, 09:35:47 AM


Caravaggio, "Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi", olio su tela, 1.600 circa.

Questo dipinto fu rubato nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969 dall'Oratorio di San Lorenzo, a Palermo.

Nacque un bimbo ebreo, lo chiamarono Gesù.

Nei giorni successivi la nascita, il figlio di Miryam (= Mariam nel Nuovo Testamento, da noi conosciuta come Maria) fu protagonista dei riti prescritti dalla tradizione ebraica: l'imposizione del nome, la circoncisione e l'offerta di animali nel Tempio di Gerusalemme.

Il primo atto civico fu la circoncisione e l'imposizione del nome. Secondo la consuetudine degli Israeliti, la circoncisione corrispondeva anche all'imposizione del nome al neonato.

"Quando furono compiuti gli otto giorni per circonciderlo, fu chiamato col suo nome Gesù" (Lc 2, 21).

L'evangelista Matteo in modo sbrigativo ci fa sapere  che Giuseppe, padre legale, "chiamò il suo nome  Gesù"(Mt 1, 25), in lingua ebraica Yehoshu'a" (= Giosuè, che ha il significato di "YHWH è salvezza"). Gesù è l'adattamento in lingua italiana del nome in aramaico, all'epoca diffuso tra gli Israeliti.  Deriva dalla radica ebraica jasha' (= salvare), la quale, oltre a Giosuè, genera anche i nomi Osea e persino Isaia.

Il bambino Gesù fece il suo ingresso nella comunità d'origine attraverso il rito fondamentale d'aggregazione della circoncisione del prepuzio, praticata anche da altre culture e religioni, come lo stesso islam, sia pure in diversa età,  per ragioni igieniche o mediche.

Nella Genesi, invece, si afferma che la circoncisione è un segno dell'alleanza tra Israele e Dio e che dev'essere praticato all'ottavo giorno dalla nascita (17, 9 -14).

"Disse Dio ad Abramo: Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra di voi ogni maschio.  Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi. Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra di voi ogni maschio di generazione in generazione, tanto quello nato in casa come quello comperato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe. Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi viene comperato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. Il maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del membro, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza".


• Michael Pacher, "Circoncisione" (1479 – 1481), particolare della pala d'altare nella chiesa di Sankt Wolfgang (Austria)

L'evangelista Luca narra un altro evento rituale (2,22-40). Il  neonato Gesù ha soltanto 40 giorni e i suoi genitori da Betlemme si spostano nella vicina Gerusalemme "per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo".  Lo stesso evangelista rimanda esplicitamente a due testi biblici: il primo riguarda il riscatto del primogenito che era per legge consacrato e assegnato a Dio (Esodo 13,2); il secondo che determina il sacrificio animale per la riammissione piena della madre nella comunità, dopo il periodo di "impurità" sacrale connesso al parto (Levitico 12,8).

Per l'offerta sacrificale  erano prescritti un agnello e una colomba; ai poveri  veniva evitata l'offerta dell'agnello troppo costoso, sostituendolo con una coppia di tortore o colombe. Ed è ciò che offrirono Maria e Giuseppe come rituale. 

Questa famiglia entrò nel tempio eretto da Erode dal 19 a.C.,  Maria si avvia nell'atrio riservato alle donne, davanti alla cosiddetta "Porta di Nicanore", dal nome del benefattore, un giudeo della diaspora di Alessandria d'Egitto, che l'aveva fatta edificare e ornare.

La narrazione ha una svolta con l'inattesa entrata in scena di due  anziani ebrei  nei quali Luca simboleggia l'attesa messianica dell'Israele fedele.

Il primo personaggio è  Simeone, "un uomo giusto e timorato di Dio" che intona un piccolo salmo mentre stringe tra le braccia il neonato Gesù.  E' un inno festoso divenuto famoso per il suo incipit nella versione latina di san Girolamo, Nunc dimittis, usato dalla liturgia cattolica  nella preghiera serale, la "Compieta": "Ora puoi lasciare che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele" (2,29-32).

Subito dopo, però, la voce di  Simeone si fa cupa  ed emette un oracolo severo rivolto a Maria: "Ecco, egli [Gesù] è qui per la caduta e la risurrezioni di molti in Israele e come segno di contraddizione – a anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori" (2,34-35).

L'evangelista Luca in queste parole vede anticipato il destino di Cristo, "segno di contraddizione", come da adulto lo stesso Gesù dichiarerà: «Pensate che sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione!» (12,51).

Dal XVI secolo, il simbolo della spada che trapassa l'anima della madre diverrà la base per la statuaria mariana della Mater dolorosa con le sette spade sul petto.

Dopo la profezia di Simeone interviene Anna, un'anziana donna di 84 anni, costante e orante nel tempio, che "lodava Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme" (2,38).

Liete feste !