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Messaggi - PhyroSphera

#631
Attualità / Ontologia e disastri umanitari.
16 Aprile 2023, 21:23:20 PM
Pubblico qui una mia piccola recensione inviata a un sito di libri. La recensione non mi è stata pubblicata e mi rincresce molto, per quanto pedestre e affrettata sia.


Su "Essere e dintorni", di G. Vattimo.

Il tempo passa e molti contenuti di questo libro di Vattimo non reggono proprio più. Sicuramente meglio i dintorni dell'essere che le vicinanze al nulla; eppure le presenti e future necessità ecologiche impongono di non restare nella sola prossimità dell'essere. Faccio un esempio con una tematica inclusa nel libro:
In un mondo dove si vuole affermare che il vero sesso è quello che si vorrebbe pur non avendolo né potendolo avere (!...) e ciò con la collaborazione di alcune strutture dello Stato, che approvano dannose o peggio disastrose asportazioni, plastiche e invasioni in nome del diritto (esiste il diritto di fare il proprio destino anche a costo di sbagliare, ma il diritto concesso non può consistere in un errore e tanto meno in un disastro, altrimenti non è diritto), è necessaria un'affermazione chiara e diretta dell'essere, anche a prescindere dai suoi dintorni. In caso contrario, il rischio è di favorire un'esiziale confusione.
Inoltre non bisogna usare il testo di Vattimo come se non fossero esistite o non esistessero o non potessero esistere altre espressioni e più appropriate per le medesime problematiche.
 
MAURO PASTORE
#632
Obiettivamente, io penso che "Oltre il linguaggio", sia, quanto a oggetto della trattazione, l'opera più attuale di Emanuele Severino. La sua definizione di eternità lascia il tempo che trova, il suo non nichilismo regge solo come considerazione relativa al pensiero, perché in fondo è vero che le cose non si annullano in quanto divengono, non viceversa. Il tentativo di Severino di fare di una nuova ontologia un pensiero assoluto è stato impotente: resta il suo discorso relativo, resta che l'essere in quanto tale è stato descritto validamente già da Parmenide e che l'essere come evento è stato validamente indicato dalla filosofia contemporanea (non solo da Heidegger) e in fin dei conti già Melisso lo aveva indicato. Sicuramente esiste un nichilismo da rifiutare, ma il concetto di eternità costruito da Severino è insostenibile. Dopo il ritorno a Parmenide è opportuno un ritorno ad Eraclito, senza incorrere in nuove opposizioni.
A causa dei suoi limiti, il discorso ontologico di Severino funziona bene se applicato al linguaggio, per ribadire la funzione di conoscenza della filosofia, che non è riducibile a poco più che un gioco linguistico. Se diamo valore linguistico-logico alla formula della 'eternità di tutto', non gnoseologico, possiamo rinvenire nel discorso di Severino il riferimento a una ulteriorità alla espressione dell'essere, senza ridurre questa a solo linguaggio ma neppure cadendo nell'illusione che essa possa definire il divenire e non viceversa... In questa illusione cadde il professore Severino... In fondo la sua eternità era una questione linguistica da trascendere, dando a quell'oltre un carattere più radicale di quanto non avesse fatto lui stesso.

Mauro Pastore
#633
Tematiche Filosofiche / Su Hegel, oggi.
10 Aprile 2023, 20:09:19 PM
Il punto è questo: cosa farsene dell'ottimismo hegeliano, quando e dove applicarlo? Sicuramente recuperare Hegel significa definire i limiti della sua filosofia. Lui stesso che io sappia suggerì una ricontestualizzazione del suo pensiero che ne stabilisse nettamente i confini. Bisogna cioè evitare di interpretare in senso totalitario il suo lavoro. Lui aveva agito in una situazione tranquilla, ignaro dei possibili futuri disastri della Germania e non solo della Germania. Costruì una Dialettica senza dubbio valida, ma ora più che mai c'è la necessità di stabilirne i confini. Bisogna capire che la sua era una concezione della storia quale evento chiuso, senza apertura all'irrompere del mistero; e che aveva obliterato il ruolo insostituibile e irriducibile del sentimento e più generalmente dell'irrazionale. Non bisogna sopravvalutare un pensiero così chiuso, neppure il suo rovesciamento, attuato da Marx e dal marxismo. La tragicità degli eventi attuali, soprattutto le emergenze ecologiche, può essere affrontata solamente da una ragione aperta e consapevole, non solo dei propri limiti ma pure del valore dell'irrazionalità in cui consiste gran parte della vita. Un ritorno ingenuo al sistema hegeliano tenderebbe a far dimenticare tutte le volte che una non-ragione non è un torto e quelle volte che la non-ragione è il bene o persino il meglio. Bisogna distinguere le crisi dalle rigenerazioni. Vi fu e v'è un irrazionalismo che è contro le ragioni della vita, ma v'è stato e v'è un irrazionalismo che rappresenta la forza innocente della vita. La filosofia di Hegel non fa sua quest'ultima istanza, ancora più preziosa.

Mauro Pastore
#634
Citazione di: Socrate78 il 10 Aprile 2023, 09:58:27 AMMi chiedo come mai l'omeopatia continui ancora oggi ad essere considerata una terapia valida. Se si prendono i principi su cui l'omeopatia si fonda, essi sono assurdi da un punto di vista di logica elementare. Infatti il principio cardine è che "Il simile si cura con il simile", vuol dire che la cura consisterebbe nell'esporre il malato alla stessa causa da cui ha originato il male, in questo modo lo si curerebbe. L'assurdità è evidente, come può infatti ciò che è causa obiettiva del male farlo guarire? Se fosse davvero valido questo principio, allora bisognerebbe curare un colpo di calore esponendo la vittima ad altre fonti di calore e non al fresco, bisognerebbe curare il raffreddore esponendo il malato appunto al gelo, visto che il freddo è stato la causa del male. Bisognerebbe assumere caffeina per curare l'insonnia e non invece sonniferi! E' inutile dire che se si curerebbe in questo modo deriverebbero conseguenze gravissime e anche letali! Inoltre, come può l'omeopatia curare il cancro secondo questo principio? Forse inducendo altre cellule tumorali nell'organismo? Quindi come mai è ritenuta una terapia valida ancora, e non una pericolosa e  in fondo criminale truffa ai danni di chi ci crede ed è ingannato da tali teorie? Infatti tutti i farmaci omeopatici non sono mai scientificamente validati e se il paziente ne ricava un miglioramento ciò sarà dovuto ad effetto placebo o anche dal beneficio dovuto a sospendere un'altra terapia con effetti collaterali, ma secondo me MAI dal farmaco omeopatico, che non ha validità vera.
Il simile non è lo stesso.

Mauro Pastore 
#635
Storia / Re: Come fu partorito(politicamente) Lenin
10 Aprile 2023, 14:25:29 PM
Citazione di: Pensarbene il 16 Marzo 2023, 14:51:14 PMhttps://it.m.wikipedia.org/wiki/Movimenti_rivoluzionari_russi_del_XIX_secolo

 " Alekzandr Ulianov partecipò a un complotto per uccidere lo zarAlessandro III. L'attentato fu sventato e i suoi organizzatori furono arrestati e giustiziati. La morte di Aleksandr impressionò grandemente il fratello Vladimir che, influenzato dagli scritti di Černyševskij, si unì anch'esso a Volontà del Popolo per poi iniziare lo studio del marxismo influenzato dalle idee di Plechanov: poco dopo iniziò l'attività clandestina usando lo pseudonimo di Lenin."

Ecco come nasce un rivoluzionario marxista: NON dalla base economica del sociale ma dalla sua SOVRASTRUTTURA!
Allora, caro Marx, come la mettiamo?
Inoltre, Alessandro III, zar illuminato e riformista, ha trovato come risposta alla sua apertura una serra di rivoluzionari che,nella stragrande maggioranza, non erano né operai né contadini ma intellettuali nobili(Bakunin ad esempio) e"borghesi".
Le rivoluzioni NON NASCONO E SI REALIZZANO TRAMITE IL POPOLO MA PER OPERA DI UNA ÉLITE INTELLETTUALE E ESCLUSIVA.
Ripeto, caro Marx, come mai la SOVRASTRUTTURA è così determinante nei cambiamenti sociali?
Come mai il popolo, alla fin fine, resta un oggetto anche quando viene usato come fosse un soggetto?
Chi fa le rivoluzioni?


Lenin non era un vero marxista. Prese il potere all'interno del marxismo ma, a differenza di questo, il suo pensiero non era classista. La dittatura del proletariato teorizzata da Marx ed Engels sarebbe dovuta consistere in un dominio politico; proclamavano la fine del potere borghese pensando fosse stato esso a decidere l'intera politica e a determinare le condizioni di vita dei non abbienti e volevano sostituirlo con un potere alternativo, concepito altrettanto forte. Lenin parve agire secondo questo piano, in realtà per lui la "dittatura del proletariato" doveva consistere soltanto nel ristabilire un equilibrio sociale. Al di là della uguaglianza dei proclami, si trattò di due cose diverse. Lenin usò un metodo sindacale e lo Stato bolscevico non instaurò mai un regime classista. Il vero marxismo si basava su una rigida distinzione di classe, tra borghesi e proletari; Lenin si inserì in tale contrasto, non voluto dalla borghesia, senza cancellare il potere borghese come invece si prefiggeva il vero e proprio marxismo. Solamente fu dato modo ai proletari di esprimere e realizzare la propria esigenza, esercitando lo Stato per questo anche la forza, ma non di sostituire la borghesia. Questa anzi senza la struttura dello Stato zarista ebbe notevole parte nella nuova Unione Sovietica.
I marxisti accusarono Lenin di essere un traditore e Stalin ignorando tutti i progressi fatti riprecipitò l'Unione nella situazione iniziale... Non che il proletariato prendesse realmente il potere; si instaurò un regime che giocava alla guerra tra borghesi e proletari suscitandola dal nulla; e sembrava che il marxismo avesse la sua ragione ma in realtà era solo Stalin e poi lo stalinismo che ne creavano le condizioni con la violenza. Si potrebbe dire che neanche Stalin era marxista ma che giocasse al marxismo. Nonostante tutto, in Unione Sovietica i leninisti alla fine prevalsero, cercando un nuovo equilibrio e poi sciogliendo lo Stato sovietico (siamo ai tempi di Gorbaciov).
Il comunismo sovietico nei suoi aspetti positivi non fu l'esperienza programmata da Marx ed Engels. D'altronde di Marx va detto che alla fine aveva fatto 'dietro front'. Quindi i termini marxista e marxiano non sempre furono usati in riferimento alle teorie espresse da Marx. Marxisti e marxiani veri e propri, che cioè si basavano sulle teorie di Marx, esercitavano una dittatura nel loro mondo anche prima della Rivoluzione e molti intellettuali erano costretti a dichiararsi per Marx senza esserlo; oppure erano per le ultime decisioni di Marx, che non erano contenute nelle teorie.
Il bolscevismo va distinto dal marxismo.
Le distinzioni marxiane e marxiste nei territori dell'Impero Russo non funzionavano o funzionavano diversamente da come Marx prima di ravvedersi, marxiani e marxisti avevano pensato. Per farle funzionare, Stalin violentò tutti i luoghi russi e non solo russi ma alla fine la violenza non prevalse. Inoltre non fu Lenin a fare il tentativo di estendere il comunismo all'intero mondo... Quel che di buono fece il comunismo per il mondo, non venne da Marx né da Engels e Stalin e i veri stalinisti furono dei criminali.
Non c'è da scandalizzarsi se Lenin per il marxista era espressione di una "sovrastruttura".

Mauro Pastore
#636
Si dice che le apparenze ingannano. Non c'è ancora filosofia in questa affermazione però ci si trova una saggezza preziosa. Come sempre però, bisogna capire di una saggezza quale sia la sua funzione. Si dice che le apparenze ingannano quando bisogna evitare di essere troppo ingenui e ottimisti.
Questo contenuto di saggezza ha avuto anche un corrispettivo nella filosofia, con la distinzione tra fenomeno e noumeno, quindi con la definizione della diversità tra i due àmbiti. Kant e Schopenhauer furono i filosofi che nella modernità più si occuparono di questa 'materia'.
Cos'altro possiamo dire sull'argomento? Esso si riferisce alla realtà del pensiero e filosoficamente è fatto di considerazioni prettamente intellettuali.

Da una premessa meno limitata, possiamo dire invece che il mondo è pieno di insidie e la realtà colma di suggestioni. La seconda affermazione si riferisce all'interezza della mente, non al solo pensiero. La nostra mente per applicarsi con successo alle cose deve superare delle difficoltà. Si dice di insidie invece quando bisogna compiere un'impresa.
Filosoficamente, il tema delle suggestioni fu trattato dal neoplatonismo rinascimentale (Ficino, Bruno). Ma il tema delle insidie non può essere adeguatamente trattato dalla filosofia. Per esso ci vuole direttamente una sapienza.


L'incomprensione di Schopenhauer per il concetto di 'magia naturale' illustrato da G. Bruno mostra l'intellettualismo del primo in molti casi anche importanti.
Da un punto di vista meramente intellettuale e assumendo come premessa del discorso la forza di gravità, possiamo dire che il sole pare muoversi e invece è fermo e la terra pare ferma e invece si muove. Se invece facciamo lo stesso discorso coinvolgendo l'intera mente, possiamo dire che nel sole la forza di gravità sembra quasi assente o poca e invece essa è tanta anzi prevalente. Nel primo caso, discutiamo degli inganni delle apparenze; nel secondo caso delle suggestioni, di cui in verità la realtà è colma. (Nonostante tutto, in entrambi i casi non abbiamo veramente saputo qualcosa sul sole e la terra.)



Mauro Pastore
#637
Citazione di: iano il 08 Aprile 2023, 18:35:29 PM@ Mauro Pastore.
La dinamica descrive i diversi stati in cui si possono trovare  i corpi sottoposti a forze, e la statica è uno di questi stati, quello in cui le forze si equilibrano.
La spiegazione che la statica sia solo uno stato di equilibrio non è riferibile a più che situazioni particolari. Inoltre la statica non ha applicazione solo per le situazioni di equilibrio. La statica è ancora adesso il riferimento di base per tutte le principali realizzazioni tecniche. Tra gli scienziati c'è il sogno di fare della fisica dinamica il principale strumento di conoscenza del cosmo, oltre al sogno c'è pure l'illusione e allora è molto diffusa la svalutazione della fisica statica. C'è molta distrazione e rivalità e dominano affermazioni di tipo dogmatico e molti scienziati fanno uso di sofismi. L'affermazione che tu fai si avvale in realtà del tentativo di utilizzare la filosofia. Come dicevo, filosoficamente si può dire che il divenire è più originario dell'essere; molti fisici tentano di trasporre questa verità nella scienza ma come dicevo la scienza si basa su teorie, cioè del divenire studia solo le costanti. Subissando la filosofia, i fisici spacciano lo scientismo per scienza. Il divenire non dimostra che in fisica praticamente tutto è dinamica, semmai mostra che col tempo tutti i numeri della scienza fisica cambieranno. Già sono state scoperte variazioni, nella teoria della gravità.

Mauro Pastore
#638
Secondo voi per descrivere l'universo è più adatta la fisica statica o la fisica dinamica?

La dinamica è sottoposta alla statica, d'altronde il divenire è più originario dell'essere. La fisica dinamica sarebbe più adatta, non fosse che la scienza, del divenire può studiare solo le costanti. Quindi la fisica dinamica dipende dalla fisica statica.
La condizione del fisico dinamico che volesse fare una mappa dell'universo è la stessa di uno che guarda il mondo dietro una lastra di vetro a effetto deformante; può scorgere ma non descrivere... D'altronde il fisico statico è nella stessa condizione di chi non ha vetri davanti ma è cieco!

Archimede o Newton, geocentrismo od eliocentrismo? Sembrerebbe che abbia avuto la meglio Newton, d'altronde a voler assolutizzare il sistema eliocentrico si cadrebbe in contraddizione: il moto infatti è pur sempre relativo; questo è un principio della stessa fisica dinamica... E perché ci si dovrebbe convincere che il centro di gravità sia il centro di tutto? Nessuna scienza lo afferma. D'altronde il geocentrismo non assicura che il centro da esso considerato sia davvero più di una convenzione anzi potrebbe solo illuderne. Se è vero che lo stesso Einstein, che era un fisico dinamico, aveva avuto bisogno di usare riferimenti geocentrici per la propria teoria, è vero pure che dalla teoria dei Quanti, la più generale di tutte quelle principali della fisica dinamica, non si deduce proprio nessun sistema.

Sarebbe comunque il caso di ricordarsi anche di Aristotele, non solo di Galilei. Il riferimento principale al Pianeta Terra resta un'esigenza primaria della nostra vita e l'universo è sterminato e in ultima analisi incomprensibile per la nostra piccolezza (anche l'esistenzialismo ha il suo valore in questa questione).


MAURO PASTORE 
#639
L'ho pensato e scritto proprio io e semplificarlo non mi riesce possibile.
Non lo trovo tanto difficile, tutto sta a usufruire di una buona divulgazione scientifica e di avere saldi concetti filosofici generali.

Mauro Pastore 
#640
Secondo voi per descrivere l'universo è più adatta la fisica statica o la fisica dinamica?

La dinamica è sottoposta alla statica, d'altronde il divenire è più originario dell'essere. La fisica dinamica sarebbe più adatta, non fosse che la scienza, del divenire può studiare solo le costanti. Quindi la fisica dinamica dipende dalla fisica statica.
La condizione del fisico dinamico che volesse fare una mappa dell'universo è la stessa di uno che guarda il mondo dietro una lastra di vetro a effetto deformante; può scorgere ma non descrivere... D'altronde il fisico statico è nella stessa condizione di chi non ha vetri davanti ma è cieco!

Archimede o Newton, geocentrismo od eliocentrismo? Sembrerebbe che abbia avuto la meglio Newton, d'altronde a voler assolutizzare il sistema eliocentrico si cadrebbe in contraddizione: il moto infatti è pur sempre relativo; questo è un principio della stessa fisica dinamica... E perché ci si dovrebbe convincere che il centro di gravità sia il centro di tutto? Nessuna scienza lo afferma. D'altronde il geocentrismo non assicura che il centro da esso considerato sia davvero più di una convenzione anzi potrebbe solo illuderne. Se è vero che lo stesso Einstein, che era un fisico dinamico, aveva avuto bisogno di usare riferimenti geocentrici per la propria teoria, è vero pure che dalla teoria dei Quanti, la più generale di tutte quelle principali della fisica dinamica, non si deduce proprio nessun sistema.

Sarebbe comunque il caso di ricordarsi anche di Aristotele, non solo di Galilei. Il riferimento principale al Pianeta Terra resta un'esigenza primaria della nostra vita e l'universo è sterminato e in ultima analisi incomprensibile per la nostra piccolezza (anche l'esistenzialismo ha il suo valore in questa questione).


Mauro Pastore
#641
In Occidente durante il Medio Evo vigeva una concezione della scienza per noi moderni non rigorosa o inautentica. Considerate le differenze di significato tra latino e italiano, si può dire che la scientia medioevale non sempre o non in tutto indicava la vera e propria scienza.
La formulazione dei limiti della conoscenza segnati dalla riflessione critica kantiana rappresentò una smentita delle eccessive pretese di conoscenza che dal Medio Evo alla Modernità creavano pericolose illusioni; tuttavia essa iniziò anche un fraintendimento.
Io penso che Tommaso d'Aquino e la Scolastica ad egli ispirata originariamente intendessero la Causa Prima non quale oggetto di conoscenza ma di sapienza. Aveva fatto bene Kant a negare la prova cosmologica ma non risulta che questi avesse negato in senso assoluto il concetto di Causa Prima bensì solo la sua dimostrazione sul piano strettamente conoscitivo...
E dato che i testi medioevali risultavano ambigui nel contesto moderno, Kant si occupò di smentirne le interpretazioni ingenue ed esagerate... Eppure ricostruendo il contesto culturale del Medio Evo si può risparmiare il causalismo della Scolastica da una incauta distruzione intellettuale.
D'altronde le Critiche di Kant non hanno un reale significato distruttivo; si può recuperare il concetto metafisico di Causa Prima depurandolo di pretese conoscitive e attribuendogli un significato sapienziale. Non si tratta cioè di valutarlo attraverso il solo intelletto e la ragione conoscitiva, ma anche con ciò che noi attualmente psicologicamente chiamiamo intuizione e ottenendone e considerandone i risultati nell'àmbito del sapere.

Aveva ragione Kierkegaard nel notare che le conclusioni kantiane valgono entro la concezione intellettualistica della realtà inaugurata da Cartesio e praticata dal cartesianesimo di più stretta osservanza.
Non bisogna usare le Critiche kantiane per negare le sapienze filosofiche antiche e medioevali né quelle moderne da esse originatesi o ad esse ispiratesi...
Purtroppo però vasta parte del filosofare contemporaneo è improntato a disastrose illazioni, ispirato soprattutto da Marx il quale tentò di usare alcuni principali esiti della filosofia tedesca del suo tempo per cancellare la maggior parte delle tradizioni culturali occidentali, dalla metafisica alla teologia
(Nietzsche invece si limitò nei fatti a contrapporre soltanto dei valori diversi).

Mauro Pastore
#642
Se intesa pragmaticamente e non come descrizione del mondo, la distinzione, introdotta da Kant, tra fenomeno e noumeno, è un riferimento senza dubbio valido ancora oggi e per il futuro.

L'idealismo di Fichte, Schelling ed Hegel mostrò la contraddittorietà nel concepire la "cosa in sé" indipendentemente dal pensiero: intuitivamente non intellettualmente ha senso dire che esistono le cose, non la cosa in sé.
Il pessimismo di Schopenhauer che faceva uso di quella distinzione aveva ed ha il proprio significato non nel descrivere il vero mondo ma nell'indicare il falso.
Il rifiuto nietzschiano del concetto di noumeno aveva il suo senso in relazione ad una situazione d impossibilità culturale solo transitoria, dovuta a una crisi della civiltà tedesca ed europea di allora.
L'impiego della stessa distinzione da parte di Jaspers serviva a denotare la relatività e assolutezza dell'esistenza non a definire la forma della realtà stessa...
La contrarietà del marxismo più intransigente alle nozioni di fenomeno e noumeno invece conduce ad una antifilosofia, in quanto tali nozioni servono alla cultura per protrarre il sistema tecnico-scientifico e per continuare ad avvalersi delle religioni; esse infatti evitano che la cultura cada negli inganni delle apparenze.

La distinzione, quanto a linguaggio originata dal pensiero greco, di fenomeno e noumeno, era già diversamente presente nelle religioni dell'India, quale contenuto filosofico-metafisico, emergente dal mito e senza una filosofia, in particolare fisica, a farne da base, come invece poi in antica Grecia.
La contrarietà marxista riprecipita, per antioccidentalismo, la cultura alle condizioni prefilosofiche dell'antico Oriente, precludendone l'esito filosofico tramite la negazione del valore indipendente delle religioni e impedendo la prosecuzione delle scienze a causa di un materialismo non filosofico, ingenuo, intromesso nella filosofia dalla quale le scienze dipendono... È il mito della Grande Madre, che il pensiero junghiano, debitore della riflessione kantiana, aveva ravvisato a fondamento della mentalità delle ideologie politiche marxiste-comuniste: un mito dal quale Marx, rifiutando le ideologie caratteristiche dell'Occidente, dipendeva contraddittoriamente; mentre egli infatti additava le religioni come oppio dei popoli, praticava per parte propria l'idoleggiamento della materia, diventato poi nei suoi accoliti idolatria fino alla ribellione alla stessa filosofia (nonostante il materialismo marxista avesse preso le mosse dal materialismo spinoziano, interpretato forzosamente in senso ateo ma non senza un residuo di misticismo panteista).

La interpretazione pragmatica del fenomeno e del noumeno si presenta quale un'assoluta necessità culturale, per la sopravvivenza dell'Occidente politico oltre tutte le proprie mancanze ed errori, per il persistere di un salvifico riferimento al Mistero da parte delle civiltà non solo occidentali e per la continuazione ecologica di prassi scientifiche e tecniche nel Villaggio Globale.
Il platonismo che fa da base alle nozioni di fenomeno e noumeno è alla base non dell'abuso sulle odierne scienze e tecniche ma del corretto uso di esse e la spiritualità da cui quelle nozioni originano è espressione di una realtà comune a tutte le pratiche religiose e per l'utilità di esse non per la superstizione che potrebbe allignare su di esse.


Mauro Pastore
#643
Citazione di: Phil il 06 Dicembre 2022, 14:33:38 PML'esistenza della frutta non implica alcuna contraddizione, né logica né reale; specialmente se intendiamo «contraddizione» con il significato ben preciso che ha nel riferimento al principio di non contraddizione o anche, più in generale, nella logica formale.
La frutta non implica contraddizione logica poiché notoriamente è il nome di un insieme di elementi e, stando al primo principio fondatore di ogni logica conosciuta, il principio di identità, se "A = mela" e "B = frutta", si può affermare la verità dell'uguaglianza "A = B" se e solo se A e B sono la stessa "cosa"; così, evidentemente, non è.
Di fatto non si mangia mai la frutta, che è insieme concettuale di frutti, ma un frutto specifico, come già ricordato da iano che ha anche esplicitato la differenza fra appartenenza ed identità: un elemento appartiene ad un insieme ma non è l'insieme; la mela appartiene all'insieme della frutta, non è la frutta; in simboli: A ∈ B non è A = B (puoi trovare agevolmente riscontro di ciò in ogni manuale di logica, o anche solo di insiemistica).
Sul piano del reale, essere contraddittori per esistenza, come già detto, significherebbe esistere e non esistere allo stesso tempo e prescindendo dal discorso che se ne fa in merito; situazione ontologicamente contradditoria che, fino a prova contraria, non si realizza mai.

Io ho mostrato che una cosa semplice come la frutta non è descrivibile sfruttando il principio di non contraddizione...

Dogmaticamente menzioni gli insiemi di appartenenza, ma in contrasto con le affermazioni. La frutta non è l'insieme dei frutti diversi, è un tipo di organismo vegetale e non può essere fatto corrispondere a un insieme. (Non è questione di linguaggio corrente o non corrente.)

Inoltre la contraddizione non va pensata sempre quale quella del principio di non contraddizione. Il fatto che la vita sia fatta sia di gioie che di dolori, questa è una contraddizione esistenziale.


Mauro Pastore
#644
Citazione di: iano il 06 Dicembre 2022, 15:03:51 PMDunque per te il linguaggio corrente ha il valore della rigorosa logica, quella che si serve dei simboli A,B,C?
Perchè allora li hai tirati in ballo?
Solo per farti bello, per farci capire che la sai lunga, visto che avresti potuto limitarti al linguaggio corrente.
Sei una sagoma, và! ;D

Non è questione di linguaggio corrente, è questione di rispettare le affermazioni e non distorcerle. Se uno mangia una mela, mangia frutta non carne. Voi che mi volete smentire abusate della logica, ne fate un linguaggio occulto, poi non ammettere di negare la semplice evidenza.
Io ho espresso la contraddizione e proprio quella volevo esprimere, volevo mostrare che la logica aristotelica non è adatta a descrivere la realtà... e mi si dice che non ho ragione perché c'è una contraddizione! Questa voi la chiamate logica?

Mauro Pastore 
#645
Citazione di: Jacopus il 05 Dicembre 2022, 19:11:06 PMForse la contraddizione cui fa riferimento Mario Pastore è relativa a quella che possiamo definire ambivalenza più che contraddizione. L'ambivalenza è una condizione umana universale e riguarda l'esistenza. Il suo nocciolo originario dice: esisto ma non esisto, perché non esisterò per sempre e perché il mio esistere di oggi sarà diverso dal mio esistere di domani e perché il mio esistere è corrotto dall'esistenza degli altri eppure cerco incessantemente gli altri. Odio e amore, cura e indifferenza, violenza e dolcezza, carità ed egoismo convivono in ognuno di noi creando per ognuno un modello unico e irripetibile di ambivalenze.

Io ho mostrato che il principio di non contraddizione non concerne la struttura dell'esistente ma solo la forma delle affermazioni, come il suo stesso nome indica. Se si prende in esame l'esistenza, si nota che è fatta anche di contraddizioni, ma non bisogna pensarle sempre come errori. Non si tratta di affermare che l'esistenza è anche sbagliata... Volevo dire che nel descrivere l'esistenza si trovano delle contraddizioni ma che non si tratta di errori logici. Si risolve la cosa con la logica della conciliazione degli opposti, senza concepire la coerenza della realtà come se fosse identica alla coerenza delle affermazioni. Struttura dell'esistenza e struttura del linguaggio che la indica non sono conformi.

Mauro Pastore