Pubblico qui una mia piccola recensione inviata a un sito di libri. La recensione non mi è stata pubblicata e mi rincresce molto, per quanto pedestre e affrettata sia.
Su "Essere e dintorni", di G. Vattimo.
Il tempo passa e molti contenuti di questo libro di Vattimo non reggono proprio più. Sicuramente meglio i dintorni dell'essere che le vicinanze al nulla; eppure le presenti e future necessità ecologiche impongono di non restare nella sola prossimità dell'essere. Faccio un esempio con una tematica inclusa nel libro:
In un mondo dove si vuole affermare che il vero sesso è quello che si vorrebbe pur non avendolo né potendolo avere (!...) e ciò con la collaborazione di alcune strutture dello Stato, che approvano dannose o peggio disastrose asportazioni, plastiche e invasioni in nome del diritto (esiste il diritto di fare il proprio destino anche a costo di sbagliare, ma il diritto concesso non può consistere in un errore e tanto meno in un disastro, altrimenti non è diritto), è necessaria un'affermazione chiara e diretta dell'essere, anche a prescindere dai suoi dintorni. In caso contrario, il rischio è di favorire un'esiziale confusione.
Inoltre non bisogna usare il testo di Vattimo come se non fossero esistite o non esistessero o non potessero esistere altre espressioni e più appropriate per le medesime problematiche.
MAURO PASTORE
Su "Essere e dintorni", di G. Vattimo.
Il tempo passa e molti contenuti di questo libro di Vattimo non reggono proprio più. Sicuramente meglio i dintorni dell'essere che le vicinanze al nulla; eppure le presenti e future necessità ecologiche impongono di non restare nella sola prossimità dell'essere. Faccio un esempio con una tematica inclusa nel libro:
In un mondo dove si vuole affermare che il vero sesso è quello che si vorrebbe pur non avendolo né potendolo avere (!...) e ciò con la collaborazione di alcune strutture dello Stato, che approvano dannose o peggio disastrose asportazioni, plastiche e invasioni in nome del diritto (esiste il diritto di fare il proprio destino anche a costo di sbagliare, ma il diritto concesso non può consistere in un errore e tanto meno in un disastro, altrimenti non è diritto), è necessaria un'affermazione chiara e diretta dell'essere, anche a prescindere dai suoi dintorni. In caso contrario, il rischio è di favorire un'esiziale confusione.
Inoltre non bisogna usare il testo di Vattimo come se non fossero esistite o non esistessero o non potessero esistere altre espressioni e più appropriate per le medesime problematiche.
MAURO PASTORE