Ciao Eutidemo, non sapevo di Al Capone e del metodo delle "diecimila tovaglie". Va a finire che con il bravo Al al Ministero delle Finanze si andrebbe meglio e ci sarebbe meno evasione  
 
				
			
 
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				Citazione di: davintro il 22 Gennaio 2021, 23:26:32 PMCiao Davintro, concordo con te su molte cose. Ragionando su questi argomenti, che possono toccare molto da vicino chiunque, io credo, da (per ora) sano, che potrei identificarmi, nel caso di una diagnosi/prognosi infausta, nella categoria "fragile/pessimista", non dico rifiutando le cure, ma intimamente certo che, se la malattia che ha deciso di prendermi è cattiva, molto probabilmente vincerà lei. La retorica del guerriero,come dici giustamente, è funzionale a certi tipi di carattere, per poter mantenere uno standard qualitativo nella propria esistenza e nelle proprie attività/scelte. A mia moglie è stato diagnosticato nel 2012 un tumore maligno al seno ( un tumore che è ragionevolmente curabile, se preso in tempo) e l'ho vista e aiutata, per quanto ho potuto, a lottare. E' stata una lotta silenziosa, oscura, dolorosa, assai poco retorica, ma caparbia, durante la quale io ho dovuto fare sforzi giganteschi per nascondere il mio fondamentale pessimismo, ma che è stata vinta. Al di là della retorica, in campo sanitario ci sono vittorie e, purtroppo, sconfitte. In realtà, a mio avviso, ci sono solo le vittorie, chi purtroppo lotta e non ce la fa, o addirittura rinuncia alla lotta con la malattia, in realtà non perde niente, se non la vita.
Sempre più comune è la moda, soprattutto mediatica, di utilizzare una terminologia bellica nei discorsi che si riferiscono alle gravi malattie nelle quali le persone incappano. Il malato è presentato come "guerriero" che deve "combattere" la sua "battaglia" contro la malattia. In questo sempre più frequente atteggiamento linguistico si nascondono alcuni aspetti di una mentalità che meriterebbe quantomeno di essere oggetto di una sana critica. Il punto focale di questa mentalità, il più evidente, è una certa sovrastima della rilevanza della forza di volontà, della volontà di vivere, come fattore determinante il raggiungimento o meno della guarigione: definendo il malato come "guerriero", si vuole lasciare intendere che, quanto più la "volontà di vivere" del paziente sia forte, tanto più aumenta la possibilità di "vincere la battaglia", di guarire. Conseguenza di ciò, chi muore, è perché "non ce la fatta", ha "perso la battaglia", perché magari, tutto sommato, non aveva abbastanza forza e voglia di vivere. Oltre a essere un concetto irrispettoso e offensivo per i morti, è evidente che, al di là della retorica volta all'incoraggiamento, funzionale per molti malati a non lasciarsi oltremisura abbattere e demotivare nelle loro attività quotidiane, ad essi si tende ad inculcare, tramite condizionamento linguistico, un eccessivo peso e senso di responsabilità, attribuendo alla loro volontà un esito della malattia nei cui confronti, realisticamente, hanno un peso ben maggiore il destino, l'entità della malattia, la qualità delle cure mediche. E mi pare evidente come tutto questo addossare la responsabilità del loro stato di salute a pazienti, rischi di produrre uno stress dovuto all'assumere se stessi come protagonisti del loro destino, che in persone che vivono situazioni così estreme può rivelarsi psicologicamente controproducente. Connesso a tutto ciò, c'è la proposizione in chiave moralista di un certo modello antropologico, da parte di chi tende a usare questo linguaggio militaresco, che si vuole subdolamente imporre, caratterizzato da forza, coraggio, estroversione, le prerogative del "guerriero", posto come unico modello da seguire, a scapito della sensibilità, della ricettività, della timidezza, dello spirito contemplativo, che caratterizzano altri modelli di personalità, che in questo modo finiscono con l'essere quasi colpevolizzati, tacciati di arrendevolezza, come fosse colpa di chi in questi modelli caratteriali si riconosce, "la sconfitta", la morte. Più in generale si propone un'antropologia nella quale sembra venir meno la componente, fondamentale, della finitezza ontologica, il malato-guerriero incarna una concezione dell'essere umano che sembra potenzialmente invincibile, i cui momenti di debolezza e di sofferenza, anziché riconosciuti come dimensioni interne e connaturate, sono espressioni accidentali della malattia, un nemico esterno da combattere, l'esercito nemico che, per l'appunto, accidentalmente si è insediato nella cittadella del corpo, ed ora occorre raccogliere tutte le nostre forze per ricacciarlo (antesignana di questo approccio mentale/linguistico può esser considerata Oriana Fallaci, che definiva il suo tumore "l'alieno"). La fragilità, invece di essere riconosciuta come dimensione costitutiva dell'umano, diventa una colpa da condannare in nome del modello del guerriero che per vincere non può permettersi debolezze. Se per un aspetto questa retorica ha quantomeno il merito di recuperare un margine di autonomia dello psichico e dello spirituale all'interno dell'antropologia, per cui il malato cessa di vedersi come "ridotto" alla sua malattia, cioè ha la possibilità di essere, seppur secondariamente rispetto al lavoro dei medici, poter contribuire psichicamente al suo percorso di guarigione, dall'altro questo ruolo dello psichico e dello spirituale, della volontà, viene per un verso come sopravvalutato ed esasperato, conducendo la persona a individuare un modello di personalità irrealistico, che per ottenere la guarigione "basta volerlo veramente", nei cui confronti svalutare l'effettiva realtà imperfetta della sua vita, sempre in buona parte in balia di fattori non dipendenti dalla sua forza di volontà, dall'altro viene moralisticamente identificato come qualcosa da orientare verso un certo tipo di approccio alla malattia posto come l'unico "corretto possibile" sulla base di un aderire a una tipologia caratteriale che non può e non deve essere la stessa per tutti.
Citazione di: doxa il 20 Gennaio 2021, 16:31:38 PMCiao doxa, mi incuriosisce molto approfondire che simbolo sia quello di raffigurare Afrodite Urania con il piede sulla tartaruga. Secondo Esiodo, Afrodite è generata dai genitali di Urano, recisi dal figlio Crono e poi buttati in mare. La schiuma da cui nasce la dea è, in pratica, il seme di Urano. Mi pare un simbolo poco "etereo", piuttosto materiale.
Afrodite Urania
Nell'antica arte greca Afrodite Urania veniva rappresentata su un cigno, oppure col piede su un globo o una tartaruga.
Fidia (o collaboratore), "Afrodite Urania", circa 430 – 420 a. C.; Berlino, Antikensammilungen
La dea è raffigurata col piede sinistro su una tartaruga.
Questa scultura potrebbe essere quella che era nel tempio dedicato a lei ad Atene, costruito nel V sec. a. C..
Platone considerava Afrodite Urania figlia del dio greco Urano, concepita e nata senza madre.
Secondo Esiodo la dea Afrodite nacque dai genitali recisi di Urano, divinità primordiale che personificava il cielo.
La dea emerse dalla schiuma del mare. Era considerata protettrice dei marinai durante i loro viaggi. Alcuni suoi tratti evocano l'antica dea orientale Astarte, sotto la cui protezione navigavano i Fenici, e alla Venus Iovia dell'epoca lucana e repubblicano-imperiale.
Afrodite Urania veniva spesso associata ad Ares e rappresentata armata; le sue sacerdotesse dovevano rimanere vergini.
Citazione di: bobmax il 13 Gennaio 2021, 12:09:41 PMCredo di aver capito quasi tutto e ti ringrazio. Il quasi è riferito a quel " Un cuore che pur essendo ovunque ti parla tramite cifre", che mi spiazza abbastanza e mi fa dubitare di aver capito bene ciò che intendi dire. Va a finire che non ho capito un bel niente...
Ciao Sapa,
la visione materialista è, diciamo così, una precondizione.
Il materialismo è il punto di partenza per chi non vuole ingannarsi. È la risposta alla superstizione spirituale, alle "verità" rivelate che vorrebbero essere assolute mentre sono solo superstizioni.
Questa risposta, il materialismo, è necessaria, perché obbliga a guardare quello che c'è, senza volersi ingannare.
E più non vogliamo ingannarci e più quello che c'è è il deserto.
Perché la materia non ha in sé alcun valore...
Ma è proprio il deserto che dobbiamo attraversare.
Dove non vi è nulla su cui possiamo contare, se non noi stessi.
Allora potremo percepire come pure il materialismo altro non sia che un'ennesima superstizione.
Questo percorso è sia spirituale sia filosofico. Non vi è infatti alcuna differenza tra spiritualità e filosofia. Sono il medesimo slancio di fede nella Verità.
Le religioni rappresentano la caduta nella superstizione, così come l'ateismo materialista.
Ma vi è un cuore pulsante nella filosofia e nella spiritualità di ogni tempo. Un cuore da cui sono scaturite, pur nel fallimento, tutte le religioni e tutte le ideologie.
Un cuore che pur essendo ovunque ti parla tramite cifre. Non lo puoi afferrare e fare tuo, lo puoi trovare solo in te stesso.
 
				Citazione di: bobmax il 12 Gennaio 2021, 18:07:23 PMCiao bobmax, permettimi, non ti seguo. Quando chiedi: "E chi ci ha gettati - nella vita-... se non noi stessi?", a cosa alludi? Francamente, il tuo post mi è abbastanza oscuro. Probabilmente, per limiti miei. Necessito di chiarimenti, se ne vorrai dare. A presto.
Il luogo in cui si nasce e da chi si nasce non sono la "casa", ma soltanto le condizioni di partenza.
In cui ci si ritrova gettati.
E chi ci ha gettati... se non noi stessi?
Questa vita l'hai scelta ancora tu, chi altro mai?
E il Padre, non sei forse ancora tu?
Quando ti ritrovi all'inferno, chi ti ha condannato? Non sei sempre e solo tu il giudice?
Epperò resti all'inferno... Perché la Verità non ti consente di uscirne, per sempre.
E tu sei la Verità...
Figlia unigenita, finché non torni a casa.
Citazione di: doxa il 09 Gennaio 2021, 12:16:04 PMBellissima disamina, doxa, come del resto quasi tutte quelle che ci proponi, a tema mitologico/artistico. Unica precisazione che faccio, freschissimo lettore delle Argonautiche di A. Rodio, è che il personaggio di Medea è illustrato dalla mitologia anche prima di essere abbandonata da Giasone, quando appunto, accecata dall' amore fatale per lui, prima tradisce il padre e poi accetta l'eliminazione del fratello da parte dello stesso Giasone, che ne sfregia il cadavere in una specie di rito cannibalesco. Medea, una "strega" la chiameremmo oggi, abile preparatrice di filtri e pozioni, nelle Argonautiche è quasi una vita "sbagliata", condannata dal Fato, tramite l'amore, a tradire e ad essere tradita, sempre con il cuore in tumulto e la coscienza divorata dal dubbio, il perno cioè di destini tragici e drammatici.
Crono, Medea
Crono, Medea dalla mitologia alla psichiatria.
Crono, chiamato Kronos dagli antichi Greci e Saturno dai Romani.
In ambito psicologico è citato nella cosiddetta "sindrome di Crono"; la versione femminile è detta "sindrome di Medea".
La cosiddetta "sindrome di Crono" induce il padre ad uccidere i figli, a volte sopprime anche la moglie, poi si suicida.
La "sindrome di Medea", invece, allude alla madre che uccide i suoi figli, e a volte poi si uccide.
Per poter comprendere la sindrome è necessaria una breve lettura della leggenda che si "nasconde" dietro la stessa.
La "sindrome di Crono" evoca la mitologia e l'evirazione di Urano da parte del figlio, Crono.
Urano, signore del cosmo, aveva generato con Gea i giganti, i ciclopi e i titani, che egli rifiutò.
Il titano Crono attese che Urano si unisse a Gea. Durante il coito dei suoi genitori colse di sorpresa il padre e con un falcetto lo evirò con un sol colpo.
Giorgio Vasari, "La mutilazione di Urano da parte di Crono", 1570 circa, particolare dell'affresco sul soffitto della "Sala degli Elementi" in Palazzo Vecchio, Firenze.
In ambito psicologico la "sindrome di Crono" allude al timore, alla paura di un uomo di essere sostituito da un altro nel ruolo di marito e padre nella famiglia che ha creato. La tensione, lo stress può innescare il tentativo o l'atto di "sabotare" la moglie uccidendo i figli.
Medea nella mitologia.
Giasone, marito di Medea, preferisce abbandonare la moglie per convivere con Glauce, figlia di Creonte, re di Corinto. Medea si dispera, ma Giasone è ingrato e indifferente al dolore della donna, la quale si adira e medita la vendetta. Con un particolare veleno riesce ad uccidere Glauce e Creonte.
Euripide narra che la vendetta di Medea continuò. Dopo angosciosa incertezza uccise i suoi figli, avuti con Giasone, per farlo soffrire atrocemente e non dargli la discendenza.
Eugène Delacroix, "Medea", 1862, Museo del Louvre, Parigi
Il viso di Medea è in penombra, stringe il pugnale, afferra con forza i figli, volge lo sguardo altrove.
Eugène Delacroix, "Medea", 1862, Museo del Louvre, Parigi
Il viso di Medea è in penombra, stringe il pugnale, afferra con forza i figli, volge lo sguardo altrove.
Delacroix dipinse Medea in tre versioni: la prima, conservata al Museo di Lille, è del 1838; la seconda, del 1859 e nella Staatsgalerie di Berlino; l'ultima versione, del 1862, è al museo del Louvre.
Per la criminologia clinica, la "sindrome di Medea" coinvolge la madre che ha problemi conflittuali con il partner. La donna per scaricare la sua aggressività e frustrazione può arrivare ad uccidere il figlio o i figli, come simbolico strumento di potere e di rivalsa sul coniuge. Comportamento finalizzato alla distruzione del rapporto tra padre e figli dopo le separazioni conflittuali: così l'uccisione diventa simbolica; si mira a sopprimere il legame coniugale e la distruzione della famiglia.
Dal punto di vista psicologico, nel momento dell'uccisione del figlio, la madre raggiunge l'apice del delirio di onnipotenza e si considera giudice di vita e di morte.
A volte la madre si uccide insieme ai figli, drammatica conclusione di situazioni di sofferenze, di violenze psicologiche, di incomprensioni, di abbandoni.
Euripide fa dire a Medea: "Non si può giudicare in modo obiettivo quando ci si sofferma soltanto all'apparenza: bisogna conoscere l'animo di una persona e non odiarla a prima vista"
Citazione di: InVerno il 09 Gennaio 2021, 11:41:38 AMSì, infatti, come ho scritto è un lockdown da operetta. Probabilmente, perchè si è agito troppo invasivamente e troppo a lungo prima. Comunque, qui da noi, e nellEmilia-Romagna in generale direi, le norme "basilari" sono abbastanza rispettate, gli assembramenti festaioli o meno non ci sono stati e continuano a non esserci. Le autocertificazioni non le fa quasi nessuno, anche perchè quasi mai vengono richieste, come del resto succedeva anche in primavera. Io ho fatto in quei 3 mesi quasi 10mila km. in macchina per lavoro, cambiando a volte 3 province al giorno, senza che nessuno mi abbia mai controllato. Adesso, sicuramente in città c'è un po' più movimento, anche se sembiamo tutti degli zombi, ahimè.Citazione di: sapa il 08 Gennaio 2021, 10:41:05 AMNon so "come gira" dalle tue parti, ma dalle mie, mentre si susseguono annunci bellicosi di zone gialle e rosse, coprifuochi e tutte le altre manovre dell'armata brancaleone, la gente fa come gli pare, le autocerficazioni o i validi motivi figurarsi, la zona rossa di dicembre non è nemmeno parente con il lockdown primaverile, è più una sorta di allerta meteo.
Ma al di là di tutto, a me sembra che, oltre alla riduzione delle libertà alle quali eravamo abituati, ci sia anche la poca efficacia delle misure adottate, da considerare. Dal 3 dicembre scorso stiamo soggiacendo a norme al limite della praticabilità, imposte con il solito DPCM, senza che la percentuale tra nuovi positivi e tamponi fatti sia calata in modo significativo. I decessi, purtroppo, sono sempre svariate centinaia al giorno, a che gioco stiamo giocando? Quanto pensiamo di andare ancora avanti con questo delirio? Qui, bisogna scegliere l'ipotesi giusta: 1) le restrizioni/limitazioni sono inadeguate e, come tali, rischiano di prolungare l'emergenza 2) il virus si muove in modo a noi quasi sconosciuto, ragion per cui bisogna attrezzarsi per vaccinare il più in fretta possibile almeno tutti i soggetti a rischio e, in seguito, almeno una fetta consistente della popolazione. Diversamente, quanto stiamo sopportando da quasi 10 mesi sarà stato solo un accanimento "primitivo" (distanziare, limitare e bloccare per mesi la popolazione) sulla società italiana intera. Io sono veramente preoccupato.
Citazione di: Alexander il 08 Gennaio 2021, 11:59:29 AMCiao Alexander condivido. E non faccio alcuna fatica a credere che tu non riesca a spiegarti dove e come puoi aver contratto il morbo, visto che la stessa cosa succede ed è successa ad altre persone sicuramente attente ed assennate. E' ora di finirla di pensare che chi risulta positivo lo è perchè "sporcaccione" e non si lava le mani, o perchè non ha voluto rinunciare all' "ape" con gli amici nel corso cittadino. Non ci vogliono l' OMS e un comitato tecnico scientifico, per dirci in pratica che dobbiamo evitare gli assembramenti, lavarci spesso le mani, portare la mascherina se dobbiamo intrattenerci al chiuso con estranei e girare in macchina al massimo in 2, uno davanti e l'altro dietro. Tutto ciò non basta e lo dimostrano 10 mesi di DPCM con risultati scarsi ed evanescenti sotto il profilo sanitario, nonchè devastanti dal punto di vista economico e sociale. Per tornare alle libertà, le si possono e le si devono limitare, in casi come questi, ma se le misure adottate portano risultati concreti. Io non capisco dove si pensa di andare, in questo modo.
E' piuttosto evidente che, per esempio in GB, a fronte di un lockdown molto più duro di quello che avevano seguito a malavoglia in primavera, il contagio sia praticamente fuori controllo (50-60.000 casi di positività mediamente al giorno). C'è da dire che fanno circa 550.000 test al giorno, contro i 150.000 italiani. quindi la percentuale di contagiati è a livello di quella italiana, più o meno, sui tamponi eseguiti. Comunque il tracciamento se n'è andato a donne sulla tangenziale, ormai. La cosa che seguo, per valutare il più oggettivamente possibile l'andamento e la gravità dell'epidemia è il numero di letti occupati in Ter.Int. e in subintensiva. Devono destinare risorse alla campagna di vaccinazione e agli ospedali, inutile ormai correre dietro al virus: è dappertutto! Io stesso non ho alcuna idea di dove l'abbia contratto, visto che sono sempre stato molto prudente. Vedo che in Italia è calato da dicembre il numero giornaliero dei tamponi. Forse ormai si va sul sintomatico, visto che il tracciamento è praticamente saltato.
Citazione di: Eutidemo il 02 Gennaio 2021, 07:25:20 AMOops....In questo caso, Eutidemo, chiedo venia e mi zittisco! Ciao
Ciao Sapa.![]()
Guarda che io e Ipazia stavamo parlando della situazione e delle restrizioni "attuali"; le quali non contemplano in alcun modo limitazioni circa la fruizione dell'"aria aperta", bensì soltanto il divieto di "resse" e di "assembramenti".
Soprattutto:
- in particolari giorni
- in particolari luoghi
- in particolari circostanze.
***
Per quanto, invece, riguarda il "lockdown" primaverile, a parte il fatto che 69 giorni non mi sembrano affatto costituire una "durata di proporzioni inaudite", non era affatto di quello che noi si stava parlando; per cui temo che tu abbia equivocato il "focus" della nostra "diatriba".
***
Ad ogni modo, volendo spostare tale "focus" sul "lockdown" primaverile, sono perfettamente d'accordo anch'io, sul fatto che, essendo stato preso, in fretta e furia, alla "bruttiddio", esso ha "inevitabilmente" assunto anche aspetti:
- a volte eccessivi;
- a volte ai limiti dell'assurdo;
- a volte ai limiti del ridicolo.
Però, se mi consenti un po' di francese, "C'est ce qui a sauvé nos cules!" ("E' proprio quello che ci ha salvato il culo!"); per cui, da Paese con più contagi al mondo, divenimmo quello con meno contagi di tutti!
Poi, gravi errori sono stati fatti anche dopo; ma, allora, sotto la spinta dell'urgenza, sia pure a fin di bene, a volte si è senz'altro ecceduto.
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In ogni caso, anche in quel periodo, io non ho affatto rinunciato al mio solitario "jogging" mattutino; e, le rare volte che ho incontrato qualche pattuglia di sorveglianza, non mi è stato fatto il benchè minimo appunto e nessuno si è mai sognato di redarguirmi.
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Quanto ai "matti", come il tuo Sindaco, che minacciava l'uso dei droni, o il tuo vice Sindaco che interpretava a suo modo i vari DPCM, credo che tutti noi abbiamo visto il bellissimo film di Totò "Siamo uomini o caporali?"
https://www.youtube.com/watch?v=TtLFLI8gTXU
I "caporali" ci sono sempre stati, soprattutto nel tempo dei "coprifuoco"; ma mica era colpa del "coprifuoco"!
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Un saluto!![]()
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Citazione di: Eutidemo il 01 Gennaio 2021, 12:36:12 PMScusami Eutidemo, non per voler difendere Ipazia, che non ha sicuramente bisogno di "paladini", ma credo che stavolta abbia ragione. Nel primo lockdown, durato praticamente 8 settimane, non solo non si poteva uscire dal perimetro di casa, ma i parchi cittadini erano chiusi e inviolabili. In più, le FdO erano sguinzagliate a redarguire o sanzionare chi si avventurava, pur in solitudine, su percorsi all'aria aperta anche extra-cittadini. Qui dove abito io, addirittura, il Sindaco minacciava l'uso dei droni, per scovare chi violava queste disposizioni. Addirittura il vice Sindaco ha emanato una sua particolare interpretazione dei vari DPCM restrittivi, ipotizzando che si dovesse considerare il perimetro di casa agibile all'aria aperta come " la proiezione dall'alto dei confini della proprietà/condominio, eventualmente intersecata da strade di viabilità". Decisioni irrazionali e al limite del ridicolo, dovute probabilmente al fatto che in quel periodo non c'erano mascherine disponibili e che, soprattutto, poichè le FdO non potevano intervenire in ogni assembramento, la popolazione "responsabile" era tenuta barricata in casa, per dare il buon esempio. Quello che viviamo oggi, coprifuoco compreso, è un lockdown da operetta, in confronto a quello che io non esito a definire un abominio, anche per la durata di proporzioni inaudite. Ciao
Ciao Ipazia.
E' sconfortante riscontrare tanta ostinazione nell'insistere su affermazioni così palesemente ed oggettivamente FALSE; stai sicura che non diventeranno VERE neanche se venissero cocciutamente ed ossessivamente ripetute all'infinito (checchè ne pensasse Goebbels).
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Ed infatti, anche in tempo di covid, <<NESSUNO>> si è mai accanito contro "la vita all'aperto" in quanto tale, bensì, soltanto contro le "resse di folla" dovunque esse si verifichino; anche un bambino è in grado di capire la differenza, ma, forse, aiutandomi con un un'immagine, riuscirò a spiegarmi meglio (almeno spero).
https://cdn-thumbs.imagevenue.com/68/95/3c/ME12RLTZ_t.jpg
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Affollarsi e così propagare il covid! Questo sì che non lo perdonerò mai a chi decide sulla vita e libertà altrui, assembrandosi come una mandria di caproni nelle pubbliche vie.
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Un saluto!![]()
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