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Messaggi - paul11

#646
E' importante chiarire, nella chiave di lettura di Severino, il rapporto Essere-Essenza-Esistenza .
L'esistenzialismo ritiene il nulla a fondamento dell'ente, anche se afferma che in quanto ente, non sia niente.
Questa è la chiave contraddittoria di tutta la fenomenologia ed esistenzialismo, ma direi di tutta la cultura moderna: è il nichilismo .
Se la storia, l'esistenza, o valori come libertà, uguaglianza, ecc. non sono garantiti (direi legittimati) da alcun "essere trascendente" (quindi hanno come fondamento il niente), l'esistenza precede l'essenza.
Ma non ha un immutabile a cui "appoggiarsi", a cui commisurarsi, eppure l'occidente ritiene di "non venire dal nulla". Il rifiuto "di non essere niente",  è la persuasione di non volersi riconoscere con il niente, seppure sia il fondamento dell'intera civiltà occidentale.
Prendendo coscienza di sé, la persuasione si manifesta come suo opposto: come negazione che l'ente sia niente. Ma nella negazione l'ente viene pensato come ciò che può non essere, così che la nientità dell'ente resta il fondamento della negazione che l'ente sia niente.
Quando il tomismo, riprendendo la metafisica di Platone distingue fra"Esse per essentiam"ed "Entia per partecipationem" afferma che l'esistenza precede l'essenza .Se l'ente partecipa all'"esse"(con una connessione "sintetica") significa pensare l'ente come assoluta disponibilità all'essere e al non-essere.
L'ente è (partecipa sinteticamente all'"esse"), ma sarebbe potuto restare un niente e potrebbe ridiventare un niente.
Il pensiero moderno si rende conto che questa nientità dell'ente è possibile solo se l'ente non preesiste in un essere eterno(divino), vale a dire solo se il vuoto che l'ente non ha ancora occupato (o avrebbe potuto occupare, o ha cessato di occupare) non è riempito da un dio.
Nell'affermazione che "l'esistenza precede l'essenza", l'essenza è la dimensione dell'essere eterno (esse per  essentiam) e l'esistenza è  l'ente che esiste come ciò che sarebbe potuto restare un niente.
Se l'ente emerge dalla propria nientità e sarebbe potuto restare un niente, non ci può essere un'essenza eterna che precede l'esistenza dell'ente, e l'ente, in quanto niente, non può ancora essere.
 
Questo ,per sommi capi, è il nichilismo della cultura occidentale e la contraddizione anche di Heidegger, Levinas, pensare ancora l'essere come nulla e l'esistenza che precede l'essenza.
Qualunque narrazione, vita, non ha senso se non è commisurata ad una verità incontrovertibile, e quindi si riduce a natura, ad animale "sapiente", che venendo dal nulla e andando nel nulla, narra la sua nientità.
La nostra cultura e la scienza moderna naturale e fisica è all'interno del vuoto del nulla.
E' pensare la vita umana all'interno di leggi trasformative che si ritrasformano per mimesi.
Eppure vivevano credendo la terra piatta, eppure vivevano credendo la terra fino alle colonne d'ercole.
Eppure viviamo credendo alle leggi termodinamiche, della relatività e quantistica. Finchè altre leggi supereranno le attuali.
Si continua a vivere sempre dentro un  una verità falsificabile.


Il problema della Tecnica ,per Severino e in estrema sintesi è il credere al passaggio fra Essere e non-Essere.
Noi crediamo che un ente(una qualsiasi cosa fisica o pensiero) possa venire e poi sparire.
La Tecnica racchiude il concetto del saper conoscere e del sapere fare, non la tecnica come definizione produttiva economica.
La Tecnica occidentale è il creare per poi distruggere, il produrre per consumare, il vivere per poi morire.
C'è sempre dal primo atto del "venire" il pensiero conseguente dello sparire, per cui l'atto costruttivo ha già in sè implicito quello distruttivo. Tutta la nostra cultura è ri-produttiva: si vive peri figli, si vive per consumare oggetti e vite, si vive pensando alla morte, si produce per riprodurre.Tutto questo perchè pensiamo che il divenire sia la legge fondamentale, che la vita sia prima dell'essenza e prima dell'essere, che i fatti vengano prima del pensiero, che le prassi siano più importanti del come disponiamo il pensiero.
E il divenire è così per la nostra cultura pregnante, che il tempo "stressa" le vite, è il tempo che incalza le vite.
L'illusione di un essere che diventa non essere è pensare di dominare le apparenze.

Heidegger e Levians se pensano all'essere come nulla ritengono che prima venga la vita poi le essenze e infine l'essere: sbagliato è l'opposto.Perchè la vita  si manifesta dopo l'universo e le sue regole e i domini, perchè l'essere è precedente alle regole e domini, ma sono queste che svelano l'essere e non la vita.Se non fosse così ogni vita particolare sarebbe una verità assoluta e troppe vite reclamerebbero la propria assolutezza.
Questa è semplicemente "consapevolezza" perchè ovviamente non piovono dal cielo le verità, ameno che crediamo aquelle rivelate religiose. Noi confrontiamo esistenza e verità, perchè necessitiamo di un parametro critico che indirizzi i nostri pensieri, i nostri affetti, il nostro cammino.
Se la metafisica ci raccontasse di una verità, ma la vita non saprebbe coniugarla nella prassi, quella verità sarebbe comunuque sterile, priva di senso .La dialettica fra due domini :mondo dei fatti  e pensiero delle idee è il luogo in cui esistiamo
#647
ciao Green,
premetto che non sono un "severiniano", ma il discorso di Severino  è ben più sottile e profondo di quanto possa apparire.
Appunto : apparire.
L'errore dell cultura occidentale fu di credere ad un certo punto della sua storia già in grecia antica, alle apparenze.
La regola della logica formale A= A, l'identità porta con sè l'altra regola fondamentale A non-A, il che signifca che un ente non può essere anche  diverso da sè, la regola della contraddizione.In realtà la logica dialettica è una particolare logica non perfettamente uguale a quella dicamo ufficale.
ma andiamo con ordine.Se dico che la legna è la legna, non può la legna diventare cenere, perchè l acenere è cenera e non legna.
Noi crediamo al divenire "la legna è diventata cenere", alle  regole di una identità che si nega per diventare altro da sè.
Severino non nega la fisicità del divenire, ma il fatto che la cultura umana creda nel divenire, basa la  sua cultura al diventare altro da sè.
la logica dialettica allora costruisce "un sistema diveniente in negativo" appunto il non-A.
E' com dire, che tutto ciò in cui la cultura crede nel divenire è una negazione logica.
Il "positivo" è l'eterno per cui i diversi momenti narrativi della vita, in realtà sono ognuno fotogrammi eterni, proprio come ogni singolo fotogramma di una pellicola analogica.Lo scorrere di ogni fotogramma è il tempo
Questo sottointende qualcosa di più profondo: che nulla è perso, se ogni attimo dell'ente che esiste , l'essente, è eterno.

Noi non diveniamo, siamo sempre l'identico e non veniamo quindi dal nulla per poi sparire nel nulla, essendo tutto eterno.
Noi eravamo già all'origine di tutto,essendo tutto e tutti eterno.
Semmai questa logica dialettica, difficle da capire, poichè noi siamo abituati culturalemnte e fiscamente a pensarci diversi dall'attimo prima per poi essere in futuro di nuvo diversi e fino a non- essere, per poi sparire nel nulla e dunque morire, implica molto altro,
Di cui posso a volte e non posso altre volte, essere d'accordo.
#648
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
17 Aprile 2019, 13:59:37 PM
Citazione di: green demetr il 17 Aprile 2019, 02:16:17 AM
Seconda e ultima parte per Paul


Sulla seconda parte sono assolutamente d'accordo. E quindi sono d'accordo anche con Tersite, con mia sorpresa perchè non capisco come si faccia a passare da un mondo riduzionista ad uno che di fatto contiene il ragionamento delle cose.(Ma il ragionamento delle cose come può essere contenuto nel cervello? Mistero! Cmq, forse capirò più in là.)

"C'è necessità che il ponte fra un concetto o più concetti universali, che uniscano popoli, venga proiettato nel mondo storico delle esistenze. Dobbiamo richiederci cosa ci fa veramente felici, se siano i comfort o i gesti umani" cit Paul


Se presupponiamo che l'identità sia l'io (e non lo è), certamente sarebbe un tentativo non solo possibile ma necessario.
Ma ti rimando al topic che gioco forza ho dovuto aprire. (cfr appunto sull'identità-

La cosa non è semplice anzi è infinitamente complicata dal fatto che la comunità deve sapere ciascuno per sè anzitutto quali sono i propri desideri, quali quelli fondamentali e quali quelli accessori, provvisti dalla tecnica cioè.
La comunità che non conosce la questione del desiderio, non ha alcun senso, qualsiasi narrazione proverà a fare.
E' destinata alla mimesi, alla ideologia.


"Severino....
Un conto è dire, che ha ragione logicamente e un conto è costruire una filosofia, un pensiero che sappia dare senso all'unione fra il mondo fattuale e il mondo delle idee."


Concordo, infatti formalmente è un grande filosofo, ma ha commesso un terribile errore, quello di non essersi accorto della mimesi che lo riguarda, per cui parla dell'identità, astraendola come al solito a concetto formale, ma non si rende conto che è di se stesso, del suo io che sta parlando. (e quindi è effettivamente la sua filosofia, e non la Filosofia come si ostina a dire, ovviamente preso dalle maglie della nevrosi, come tutti noi). Per cui di nuovo ti rinvio al 3d sulla identità.


"La logica dice che se un ente esiste non può "trasformarsi" in un altro ente e sparire,sono due enti separati e la regola dell'identità verrebbe contraddittoriamente asserita." cit Paul

Certamente come già detto, concordo.
Ecco per me questa pan-cosmologismo che tanto ti appassiona e ti distingue, non ha però valore rispetto agli enti che lo costituiscono. Perchè se seguiamo Severino, l'originario non esiste nemmeno, o meglio è la pazzia dell'occidente quella di essere rimasti traumatizzati. Se leggi le note che riguardano i suoi ultimi libri, capisci che ormai sta andando verso teorie naziste, nella totale idiozia dei suoi commentatori taciuta ogni critica. Egli teorizza la liberazione della potenza della Tecnica, alla fine della distruzione di qualsiasi politica, un nichilismo tale che alla fine, secondo lui, l'uomo sarà costretto ad aprire gli occhi e di fronte alla morte, che la tecnica porterà, capire di essere immortale.....Discorsi deliranti a dire poco. (e che ora che ricordo erano gli stessi in uno speciale televisivo condotta su la7 da Lerner, con un agguerrito Vattimo, unico a stagliarsi contro il Maestro. A ragione dico io).
ps.
Anche se questi scritti presi come politicamente scorretti, sono una specie di monito a qualsiasi politica ideologica (che pretenda di dominare la tecnica nel caso). E' l'etos di fondo che mi preoccupa.

Ma torniamo al tuo pan-cosmologismo, certo è così, l'archè ci dice che qualcosa di primitivo agisce in ogni cosa.
Ma ciò che intendiamo, non è il suo meccanismo originario (potrebbe anche non essere un meccanismo a dirla tutta, no?)
bensì il suo apparire, appunto la sua fenomenologia.
Non ha senso formalizzarla a livello universale. Già la fisica quantistica ha toccato il fondo conoscibile.
Esistono solo modelli, tutt'altro che universali, ma che ben spiegano le forze agenti. (ove il bene è quello strumentale della tecnica).
Ora di nuovo a livello politico, e quindi comunitario. Trovare quella funzione che regoli il mondo, diverrebbe questione della tecnica. Ma di nuovo torniamo alla critica della italian theory, che rigurda il bio-politico.
Dire che quella funzione sia universale, è esattamente quel "lavoro vi renderà liberi" che però nasconde l'ossesione cinica che porta a milioni di morti. Non esistono funzioni universali. Siamo ben lontani dal lavoro comunitario se continuiamo a pensare teologicamente così.


"Necessariamente bisogna fare i conti con la storia, la sua cultura che detta i modi di essere" cit Paul

Si non possiamo non fare i conti con questo.
Comunque per dare la direzione è proprio questo che Nietzche invece chiede di fare: uccidere la cultura, il serpente morso via dal pastore.Nello zarathustra (interpretazione di Sini).

Ora secondo Sini questo è impossibile. E' per questo che recentemente continua a sottolineare la morte della Filosofia.
Ed è per questo che anch'egli è nelle maglie della nevrosi.

Ti ripeto benchè difficile, la comunità degli amici che non sappia fare a meno della propria identità, è mera follia.
Per accogliere l'altro la mia identità deve performarsi al desiderio altrui laddove quel desiderio non sia quello originario, che mi vuole vedere morto.
Sono gli istinti di Thanatos a dover esser eliminati, cosa impossibile, e dunque si necessita di forze sublimanti, ossia agenti che ci permettano di sorpassare proprio sul proprio campo quella necessità.
Per quel che mi riguarda è abbastanza semplice scegliere la vita piuttosto che la morte. All'interno delle pulsioni annichilenti, rilanciare invece quelle desideranti la vita, anche quella del proprio nemico. (sempre Nietzche, sullo sfondo, questa volta).
Ma per farlo bisogna capire l'istinto cinico che ci porta anche solo a pensare la morte.
Un lavoro personale immenso, figuriamoci comunitario.
Solo quando il gruppo degli amici si sarà formato, saremo agli albori del comunitarismo.
Per ora rimane solo il lavoro personale, pensandolo non come ognuno di noi, ma ciascuno di noi. In ordine proprio di un movimento verso l'altro, e non verso se stessi (che è sempre un implosione)

Grazie dello scambio Paul, sempre un piacere.
ciao green,
stò approfondendo Kant, la sua gnoseologia(termine da non confondere per storia all'epistemologia).
Mi sembra che Kant deve riconoscere che nel cervello/mente ci sono degli apriori, che non sono dati dall'esperienza e che quindi sono intrinseci all'uomo. Prima accetta un apriori dello spazio e  e tempo e poi dovrà riconoscere 12 categorie suddivise a loro volta in 4 tipologie del giudizio, se vuole legittimare che la conoscenza umana abbia un "grado veritativo". e quì nasce un' antinomia.
Da dove vengono gli apriori della mente/cervello umano? Se non derivano dall'esperienza dei mondo dei fatti vengono dal mondo o delle idee. Ed è questo che Hegel recriminerà a Kant, il non aver avuto il coraggio di spingersi alla metafisica.

Sull'identità scriverò sul topic da te aperto, anche perchè Tersite non ha forse capito a cosa alludessi con "identità".

Tutti e tutto  veniamo da un origine comune, questo non lo dice solo la metafisica.
Sempre rifacendomi a Kant, quando si dice "oggettivo" significa universale. Una formula ,una legge ,fisica o matematica non è opinabile ,o la si accetta come paradigma, o non la si accetta.
la metafisica, tratta la SINTASSI, che sono le regole ordinative universali ,Quando studiamo gli elementi fondativi  matematici,studiamo le proprietà delle operazioni(somma, moltiplicazione ecc.). le proprietà di commutazione, invarianza, ecc. 
Ogni scienza nasce da enunciati, postulati, ricordiamoci di questo.E ogni programma algoritmico dentro l'informatica ha un codice sorgente, ricordiamocelo. Già appunto il termine"codice sorgente" che gli hacker rubano al sistema operativo  Windows.
Queste sono le regole dove i numeri sono la semantica. La metafisica deve svelare le regole universale che relazionano tutti i domini compresa l'esistenza.
Perchè il vero scopo umano ,relazionato alla metafisica, è la costruzione di un'etica che non è contrapposta alla physis.
Quando Anassimandro  nel celebre "frammento"scrive il termine physis, non intende affatto "materia",  o solo materia. 
Moltissimi termini antichi sono stati manipolati nei significati nella modernità e bisogna quindi fare attenzione alla "mimesi", e questo è politica.
Ha senso eccome il modello universale diversamente esistono oggi quasi sette miliardi di tesi, quanti sono gli umani sulla Terra, di come comportarsi e vivere la vita, e chi vuole il "dividi et impera" ha in mano il potere culturale che stipendia a libro paga. La cultura è politica, non si scappa da questo. I modelli "condivisi" o sono negoziati che ritualizzano lo scambio economico con lo scambio politico, "io dò una cosa a te e tu la dai a me" e quindi si riducono a rapporti di forza .
Per quale motivo pensi che Zizek ed Agamben cerchino anche nell'antichità la risposta ai problemi politici e culturali attuali?
La verità, che è la vera traduzione di episteme, non cambia con la storia o le apparenze, diversamente non è verità.Non cambia con una cultura della finta evoluzione  e progressione culturale come una verità da fiorellino che spunta in primavera e sparisce in inverno.
La tecnica non regola il mondo, è l'uomo che ha scelto la tecnica perchè gli dà potere sulla natura, un potere illusorio.
La cultura della tecnica ,in termini filosofici, significa la scelta di una pratica che non ha fondativi veritativi, perchè le scienze non le hanno.Se ogni scoperta mette in crisi un sistema veritativo di una scienza, vuol dire che quella scienza fino alla nuova verità, si era mossa su una falsa verità.
L'epistemologia, la filosofia delle scienze moderna, si prende l'alibi di falsificare  o addirittura mantenere più teorie anche contrastanti.
La gnoseologia ,temine proprio filosofico, perchè la gnosi antica dava fastidio come la dà la filosofia, non può mutare gli immutabili a seconda da dove tira il vento.
Heidegger e Levinas sanno bene tutto ciò e a loro modo, ciascuno in modo suo originale, hanno tentato di dare risposte

E' stato un piacer anche per me.
#649
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
11 Aprile 2019, 22:32:25 PM
Ciao Green,
Non ho scritto chel'Essere non sia un ente, l'Essere è un ente.Alcuni filosofi utilizzano l'Essere,altri no. Chi utilizza l'Essere spesso lo compie per distinguerlo dagli enti, che sarebbero ogni "cosa", diciamo che Essere è un ente"speciale".
L'essente è l'ente che esiste, che si manifesta, che appare.
Se la vita comunque è, esiste come diveniente, dovrà pur avere un senso rispetto all'Essere:questo in fondo è Essere e Tempo di Heidegger.
Kant distingue l'essenza dall'esistenza, in quanto l'essenza non necessita di esperienza per essere compresa.Ho esperienza delle cose che mi appaiono, che si manifestano nella vita, con cui costruisco una relazione di conoscenza sensibile. Non ho necessità di avere fisicamente in tasca 100 tallari, per pensarli solamente. Kant cerca nella Critica della ragion pura e ragion pura significa il solo "mentale", il solo pensiero, di coniugare la conoscenza dell'esperienza dei mondo dei fatti con il pensiero.Diciamo che si accorge, riflettendo, che vi sono degli "apriori" nel pensiero e sono questi che permettono al mentale di prelevare dal mondo sensibile le percezioni e diciamo trasformarli, utilizza il termine, trascendente, in pensieri. Così come riflettendo il pensiero di Hume sull'indimostrabilità della causazione e anche della sostanza che Hume imputava non ad una dimostrata causazione, ma ad una "abitudine" consolidata che ci fa credere che una relazione fra la nostra mente è fatti o cose fisco-naturali sia "certa", quando invece è probabile razionalmente.
Kant prosegue il pensiero di Hume, fra un limite conoscitivo fra l'esperienza e la capacità mentale
di costruire pensieri relazionati, e sposta il limite ad un livello superiore, poiché Kant sostiene la possibilità di una metafisica, ma che sia correlata con l'esperienza ,Significa che cerca un "ponte" razionale fra il mondo dei fatti e il mondo delle idee.
Kant non scarta affatto l'idea di Dio, purché, ribadisco abbia un senso nell'esistenza,
L'importanza di Kant e lo si constata dall'utilizzo dei termini di fenomeno e trascendentale, utilizzati da Husserl e prima ancora da Hegel è in questa possibilità di unire esperienza dell'esistenza, e trascenderlo nel pensiero, nel mondo delle idee.

A mio parere l'archè l'abbiamo perso,culturalmente ,filosoficamente.Il proseguimento storico del pensiero di Kant-Hegel-Husserl è nella linguistica, sullo strumento della relazione fra un Io e il Mondo fisico, in termini di capacità o meno del linguaggio, con i suoi segni e simboli, con la sua logica predicativa e proposizionale, di costruire significati, descrizioni, definizioni più o meno veritatitive. Le famose aporie, antinomie linguistiche che già venivano dall'antichità proseguono nella filosofia analitica del linguaggio ad es. in Russell.

Nietzsche è a mio parere a se stante,fortemente strumentalizzato da i pro e i contro : è un pensatore che divide.Non avendo costruito una vera e propria trattazione filosofica il suo pensiero rimane implicito nei suoi aforismi, nelle sue narrazioni. Questa estate ho studiato Così parlò Zarathustra e ultimamente ho finalmente finito Genealogia della morale. A mio parere è un grande conoscitore dell'animo umano, ha capito le mimesi dei dispositivi culturali, come il "senso di colpa", ma estremizza i concetti, li generalizza troppo. C'è in lui una forma "isterica"estremizzante, ma è abissale nella capacità di analisi e di saperla rendere nella scrittura, un grandissimo letterato in questo.La sua parte più "bella" è la sua umanità "fanciullesca", naturale, oserei dire innocente, in simbiosi con la natura, spoglio dei sitemi culturali che hanno appesantito e spesso negato all'uomo la sua stessa umanità,In Zarathustra alcune parti come il finale in cui il con l'aquila e il serpente , lascia i suoi ospiti, tutti uomini simbolicamente deboli, decadenti, nella sua caverna e descrive il sole come sua energia vitale, la sua gioia di vivere.
Nietzsche, leggendo alcuni suoi scritti, diciamo minori, ritene, questo è un mio parere, di non doversi porre delle riflessioni diciamo metafisiche. Lui, scrive, prende atto che esiste e l'uomo per lui è essenzialmente natura, non ama la cultura intesa come sovrastruttura che appesantisca come un fardello l'esistenza, che lo ingabbi, che lo imprigioni, rendendole "intristito e debole",si pone antimoralmente in quanto questi pongono scrupoli anche ai gesti naturali ,li condizionano.

La storia del pensiero umano è correlata al ,diciamo materialismo storico.
Mettiamola così, se Kant cerca di unire l'esperienza all'idea mentale, in passato, ma non solo in passato , hanno utilizzato strumentalmente un'idea per asservire il prossimo, popoli, facendo il percorso inverso : "uso dio, o un qualcosa di metafisico per schiavizzare le esistenze"
Ma bisogna stare attenti a non cadere in queste strumentalizzazioni .

Sono d'accordo che una mimesi fondamentale sia la bio-politica, intesa come furto della propria esistenza da parte dei poteri umani.Quì sta la capacità di smascherare i dispositivi culturali.

La mimesi è un ente, un concetto culturale la cui radice è psicologica, religiosa, morale, che muta storicamente, è il senso di colpa, è il senso di responsabilità, che possono nascere come regolatori naturali "giusti", ma che i poteri nella storia della umanità e i mass media attuali ad esempio usano psicologicamente. Ad esempio il "mercato", lo Stato, molti istituti anche giuridici, non sono affatto fattuali, o per meglio dire, non sono originariamente fattuali , sono letteralmente invenzioni umane per intimorire, indebolire, relegare e condizionare i comportamenti umani ,spostando le correlazioni.Ecco allora che una nevrosi nata in famiglia si trasformi mimeticamente sul lavoro con il capo, nel sociale nell'ubbidineza senza sapere il perchè di questa origine cuturale.

Per uscire dalle nevrosi, dall'indebolimento dell "animo" umano, continuo a pensare che ci voglia qualcosa di non fattuale.affinchè l'uomo impari ad aver cura di sé, del prossimo, del pianeta, della natura, ha necessità di avere un'idea forte, universale che unisca le diversità non che le appiattisca, perché è giusto che ognuno tenga alla propria identità e dignità umana.
Questa cultura strumentalizzata ad arte ha utilizzato antiche forme culturali, appunto mutandole ,mimetizzandole. L'aletheia heideggeriano, che è una mimesi del mondo greco, questo disvelamento dovrebbe anche  essere  utilizzato nel mondo dei fatti ad esempio nel mercato economico.
La forza di Marx è la costruzione di un concetto come il materialismo storico per individuare ciò che non muta, lo sfruttamento di un uomo su un uomo, ma storicamente mimetico, trasformato dai mezzi di produzione, dalla tecnica. dallo stesso mercato ,concetto così impalpabile eppure condizionante nella vita fattuale Ma il concetto di fondo è ancora attuale più che mai.
C'è necessità che il ponte fra un concetto o più concetti universali, che uniscano popoli, venga proiettato nel mondo storico delle esistenze. Dobbiamo richiederci cosa ci fa veramente felici, se siano i comfort o i gesti umani

Non sono un seguace di qualcuno in particolare , mi attraggono e mi fanno riflettere qua e là pensieri, argomentazioni.Ma non ho,diciamo così un maestro.
Severino è molto difficile da capire e ancora di più da spiegare.E' un grande logico a mio parere e utilizza la logica dialettica che pone come negazione gli essenti contraddittori, che per lui sono gli essenti .Un conto è dire, che ha ragione logicamente e un conto è costruire una filosofia, un pensiero che sappia dare senso all'unione fra il mondo fattuale e il mondo delle idee.
E' esatto quando scrivi che l'errore è credere che il mondo dove appaiono e scompaiono gli essenti sono veri. La fisica con la legge della termodinamica, dice che il nostro corpo si decompone, si "smolecoralizza", ma non sparisce, si trasforma in altre cose.ora questa spiegazione ha senso nel dominio di una energia fisica Ma se nulla viene dal niente e non sparisce nel niente, se seguo la teoria cosmologica allora l'intero universo era nel big bang iniziale, all'origine.
La logica dice che se un ente esiste non può "trasformarsi" in un altro ente e sparire,sono due enti separati e la regola dell'identità verrebbe contraddittoriamente asserita. Noi mutiamo fisicamente da bebè ad anziani, ma è nel mentale l'identità che rimane nonostante il corpo muti.E questa identità non può venire dal nulla e sparire nel nulla con il corpo fisico.
Quando lo stesso Kant ammette che vi sono degli apriori mentali, significa che ad esempio lo spazio e tempo mentale ci permette di relazionare le percezioni dei sensi nel mentale, la stessa logica, la stessa matematica che non sono oggetti fisici e naturali .quando diciamo che sono innati, da dove vengono? Dal DNA?E il DNA originariamente come è spiegabile? E il passaggio da natura inorganica in organica e infine nella vita come è spiegabile?
Fin quando la scienza non sarà in grado ,se mai lo sarà, di dare spiegazioni fondamentali, qualunque dubbio o domanda rimane per lo meno "un giudizio di sospensione", un epochè.

Ci sono diversi modi di interpretare il mondo .
Ad esempio se prendo Nietzsche, per quello che ho capito, lo si può fare eccome.Il vero problema è sapersi spogliare di tutti i condizionamenti e tornare fanciulli e riprendersi la vita. Che detta così sembra facile, ma è difficilissimo. Sarebbe vivi la vita e pensa alla vita felice.
Questo potrebbe essere un punto di partenza. Perché temo risulterebbero a sua volta molte contraddizioni di carattere sociale.Puoi fare uno Zarathustra, ma senza famiglia, senza vincoli, isolato e magari deriso dai tuoi stessi simili a cui invece vorresti donare una via felice di vita.
Se si entra nel sociale, ecco lo scambio economico, il valore, il possesso, la proprietà, gli istituti.......
Necessariamente bisogna fare i conti con la storia, la sua cultura che detta i modi di essere
#650
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
09 Aprile 2019, 15:31:47 PM
Citazione di: green demetr il 09 Aprile 2019, 06:46:29 AM

Quindi facciamo un pò di chiarezza.

Ripartiamo dalla metafisica speciale di cui parla Kant nella sua dialettica.

DIO, ANIMA, MONDO.

per te queste tre idee, sono correlabili a livello ontologico.

Partiamo dalla nozione che ci accomuna certamente, ossia che DIO, è l'esistente (visibile e non). Direi che è l'ontologia fondamentale. Ma per essere logia dell'ontos, ossia discorso sull'essere, abbiamo bisogno di introdurre termini medi.
Ossia le idee come evincibile da Platone (o almeno quella tradizione sotto cui lo pseudonimo Platone converge, perchè sennò si impazzisce se si pensa che era una sola persona). E da Hegel (? non saprei con sicurezza, ma direi che dovrebbe essere così).
Che diventano così i nemici, che hanno dato il "mezzo! con cui parlare dell'Essere.

Quindi che sia un iperuranio, o la filosofia (il sapere) alla fine della Storia (cristiana), sempre di un idea si sta parlando. anche se ovviamente dell'Idea con la lettera maiuscola.
E che io chiamo l'originario.

Il problema è ora qui di coniugare ciò che incontrovertibilmente è (e quindi a mio parere oltre platone, e con hegel, l'idea è un mezzo, non la verità, come la manualistica riporta) con le idee di mondo e anima.

Se l'Idea è ciò che è ontologico, capisco il problema, e come mai interagisci con chi snobba lo spirito.

Anima e Mondo, ossia Mente e Cervello.

Che l'Anima sia animata da Dio e non dal Mondo è questa la grande questione.

Ovviamente in un Mondo dove Dio è morto, capisco benissini che i cani dell'impero come li chiamava anche Preve, ossia i cinici, i prezzolati; facciano a cazzotti per dimostrare che la mente è il cervello, ossia il monismo riduzionista della filosofia analitica.
In realtà come la italia theory ha ampiamente esposto (R.Esposito,G.Agamben) si tratta di mordere l'osso e non più l'anima, essendo l'anima già fagocitata dall'ideologia (Levinas arriva con un giro di ritardo, ovviamente se letto in maniera occidentale, con le cazzate sulla responsabilità).
E' proprio tramite il principio di responsabilità che si uccide la gente....sveglia!
Ossia si tratta di trattare DIRETTAMENTE i corpi.

DEVE esistere una teoria che la appoggi.

I filosofi che io chiamo robot, non sanno fare di quest conti, perchè troppo complicati per loro.
I conti è meglio farli in tasca agli altri.
Da qui allo smantellamento del wellfare, e alle prossime torture il passo è breve (fratelli d'italia purtroppo tra buone intenzioni e buone leggi, ci ha già messo un bomba, fortunatamente non votata...ma quanto durerà? visto che anche il 5stelle dice che la scienza...ossia il monismo riduzionista, dice la verità????

Ora fatta la solita nojosa sparata politica, rimane il problema che se il mondo è tale come è tale, allora come mai questo stato di cose, che non possiamo non dire ONTOLOGICO, ossia le cose stanno come stanno, si votano cose come stanno. Si rende legge, ossia ESISTENTE, Mondo direbbe il buon Sini, nella sua accezione più ampia, di costumi dovute ai gesti.
Norma.

Possiamo dire che le norme non sono ontologia?

E allora come potresti uscire da questo impasse?

O forse questo delirio di desiderio di morte, che chiamiamo per comodità, capitalismo è ciò che è vero e dunque Giusto?

No perchè non mi pare che queste idee ti abitino, io vedo un grosso problema a vedere il Mondo come cervello.

Il mondo è la rappresentazione, ma la rappresentazione di un anima, ossia di un soggetto che si determina certamente tramite il suo oggetto, i suoi oggetti, ma necessariamente anche tramite il fatto, che DIO esiste, che vi è un esistente che non è visto.

Non il ribaltamento della questione ossia che il soggetto, è un oggetto, sebbene di carattere aleatorio, vedi le teorie di sfondo, e di progressiva determinazione, intenzionale, come se un DIO ci formi.
Quindi intenzione non dell'uomo ma del suo Burattinaio.

La fenomenologia di Husserl è sbagliata.

Quella di Heidegger si rende conto che invece non esiste alcun intenzionale, l'intenzionale è forse lo scontro tra la radura dell'esisitente e l'esistente stesso, che medianamente è l'uomo, ossia l'unico oggetto che la PENSA.

Ossia è il soggetto che pensa, non Dio.

Dio si da negativamente, la sua Legge è solo tramite la negazione in atto, delle ideologie delle comunutà.
Ossia si dà come negazione dell'ideologia, come Abramo ha capito PRIMA DI TUTTI, e per PRIMO. (ossia il popolo eletto).

La legge è rispettare da SOGGETTO, il DIO eveniente, che viene, non che si DA' prima.
E' vivente il DIO, proprio ontologicamente, come è vivente la sua datità come essente, ovvero vivente.
Quindi ovviamente DIO è l'UOMO, ma era così anche nella tradizione giudaica.

Non è che Nietzche non l'avesse capito! DIO è morto, si intende che è morta la sua ideologia, ossia che ora abbiamo a che fare con il vero DIO, che annichilisce, e a cui rispondiano tramite la comunità.
La comunità è però dei viventi soggetti. Dei soggetti che scelgono.
Non della SCIENZA; ossia di cose che non esistono, e che sono il cammuffamento dell'arrivo del nichilismo.
Il monismo è il nichilismo.


Che l'ente sia è uno degli errori alla base.
DIo è, l'uomo è, il MONDO NON è. Il mondo sembra, è sembiante. E' il NOUMENO.

Questa è la mia posizione.

E le domande che mi vengono pensando ad un possibile intreccio con le tue soluzioni, che dubito siano saltate fuori parlando con gli altri (i robot dell'ontologia).
Ciao Green,
tolgo i termini Dio e anima, ma i significati ontologici non mutano mutando le parole.
L'Essere non è esistenza, l'essere "è".L'Essere non è in divenire , è un eterno è nell'origine di tutto, è l'archè.
L'essente dell'Essere (ad es. il dasein, l'esser-ci di Heidegger) è esistenza=diveniente.
L'Essere è pre-esistente in quanto verità incontrovertibile , per cui l'esistenza è la ricerca delle significazioni, tramite le essenze, per tornare all'Essere e questo dà il senso della vita.
E' contraddittorio dire che l'esistenza disvela(aletheia) l'Essere, se già l'Essere non fosse un immutabile e verità incontrovertibile.
 
L'esistenza è fondamentale è il cammino verso l'Essere(direi il ritorno all'Essere) attraverso significazioni e le essenze.
Le essenze sono degli immutabili ontologicamente e sono regole e ordinamento universale.
Lo stesso Kant, confutando Anselmo che riteneva le essenze come esistenze, con l'esempio dei 100 tallari ritiene che le essenze siano pensabili senza necessità di esperienza.
 
Tutti i filosofi e direi la grandissima parte dell'attuale filosofia, si è persa nel divenire.
La regola non logica, ma veritativa e convenzionale  eper nulla epistemica su cui tutto è adagiato è che i risultati delle prassi portano utilità e autovalidazione.
Il capitalismo funziona? Allora è vero
Il politico ha vinto le lezioni?Allora è vero
Lo sportivo è il top? Allora è vero.
La scienza sperimentale porta risultati: allora è vera.
 
Le pratiche non necessitano di supporti teoretici. Non è vero che vince la teoria saggia su quella stupida, il risultato finalistico avvalora il processo in retroazione.
Ribadisco quindi che la verità attuale è :risultato-funzionale- utile e questo deve essere tangibile e fattuale diversamente è  "avulsa metafisica". E' l'evidenza dei successi  che convalidano una teoria, ma convivono tranquillamente una infinità di teorie ad uso e consumo:tanto sono i risultati fattuali quello che contano.
Questa impasse prima di tutto deve essere analizzata ,come fanno Agamben( con i dispositivi culturali della mimesi)e Zizek. Ma per uscirne bisogna ammettere che l'esistenza del venire dal nulla per finire nel niente , non solo non ha senso, ma è contraddittoria.Perchè non è venuta ontologicamente prima l'esistenza di un origine, un archè che regola e ordina i domini e ammettere che la mente non è un suppellettile che ci serve solo mangiare, bere e dormire........Ma ormai siamo talmente immersi nel relativismo figlio della fattualità e del divenire, che manca persino il coraggio di uscire fuori dal coro dei gargarismi .
 
Se tutto viene da un origine l'Archè è lampante che anche le singole cose che si manifestano apparendo e quindi essenti in quanto esistenti, hanno con sé un "frammento " di verità originaria.
La cultura dell'essere e non dell'avere, è appunto alimentare la sensibilità della totalità umana(anima, spirito, psiche, ragione, intuito, ecc.) verso un frammento di verità che sarà consegnato alla morte  nell'esistenza per ritornare all'Essere.

In questa cultura di lobotomizzati  è paradossale, ma vince chi crede di più.
Chi crede di più in se stesso, in una idea, in una religione e la porta avanti con forza. Ha poca importanza, come ho precedentemente scritto, se sia giudicata vera ,falsa, giusta, sbagliata.
Questa cultura moderna teme molto quindi le ideologie, le religioni, e qualunque forma culturale idealistica.
E hanno talmente tambureggiato per decenni  i mass media così da far assomigliare il servo con il padrone, il pastore con la pecora .
I servi pensano da padroni e le pecore da pastori
#651
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
08 Aprile 2019, 13:01:02 PM
Citazione di: Ipazia il 08 Aprile 2019, 07:55:32 AM
Citazione di: paul11 il 07 Aprile 2019, 15:20:48 PM

... Che il luogo dell'esistenza sia dove debba essere ricondotta tutta la conoscenza, dalla scienza sperimentale alla metafiscia, questo è sempre stato implicito.Diversamente gli antichi non avrebbero toccato argomentazioni sul come comportarsi, etica/morale.
E' la modernità che ha focalizzato semmai la "fidelizzazione" sui sensi perdendo l'ontologia.
Prender la vita, importantissima, ma in sè-e-per- sè rischia di essere trattata biologicamente, bio-politicamente direbbero alcuni filosofi contemporanei,con il rischio che diventi"cosa", ente fra gli enti, senza nessuna o poca specificità.
Il paradosso quindi sarebbe ,esaltare la vita, per poi accorgersi che non è nemmeno rispettata dalla stessa cultura che l'ha esaltata

Quale modernità ? Quella di un attento osservatore del mondo circostante che scrive "Povera, e nuda vai, Filosofia, Dice la turba al vil guadagno intesa. Pochi compagni avrai per l'altra via; Tanto ti prego più, gentile spirto, Non lassar la magnanima tua impresa." parecchi secoli prima dell'utilitarismo e della fenomenologia.

Quale cultura moderna ? Io ne vedo molte e tra esse le dominanti sono ben lungi dall'esaltare la vita umana puntando piuttosto sulla sua alienazione mercatistica (con la sua subcultura meccanicistico-scientista) o religiosa (col suo mondo dietro il mondo a denigrare il mondo). La cultura umanistica, l'unica che si faccia carico della vita umana in sè e per sè, è ampiamente minoritaria, come nella testimonianza medioevale, e risollevare la filosofia da quella condizione di nudità e povertà effettuale, affermando la magnanima sua impresa, è compito ancora ampiamente irrealizzato. Che dubito passi per il catafalco funebre dell'Essere e della Verità Incontrovertibile. Ennesime mimesi, riesumate dall'oltretomba del pensiero, dell'alienazione umana.
.
forse non ti sei accorta che da almeno 4 secoli siamo passati dai "numi" ai "lumi", invocando la  fine della metafisica, la  morte di Dio : e così  è stato. Di questo passo arriveremo  ai "lumini "dei cimiteri. La volontà di potenza è diventata delirio di onnipotenza
Ora la parola d'ordine  è  BENVENUTI AL NUOVO ORDINE MONDIALE, dove i cuori sono salvadanai e dove la vita è misurata su il conto corrente, persino gli affetti, i sentimenti , sono un "dare" e "avere"
#652
Tematiche Spirituali / Re:Esoterismo religioso
08 Aprile 2019, 01:12:41 AM
Citazione di: green demetr il 06 Aprile 2019, 01:15:11 AM
Citazione di: paul11 il 23 Febbraio 2019, 18:42:03 PM
M.Biglino, rientra in un aspetto relativo in quello che ha scritto uno studioso ebreo che conosce il Talmud orale: COMPIVANO ESPERIMENTI GENETICI.
La parte cosiddetta "divinatoria" come la Gemiatria che è la trasformazione delle lettere in numeri o lìalbero sefirotico letto e interpretato in diversi modi, così come prendere ile lettere di ogni capoverso dal testo ebraico che forma nuove frasi, ecc, è altro.
Per me l'esoterismo è la VERITA' che poi è stata interpolata.
La verità del termine ECCLESIA in greco antico ha come signifcato ASSEMBLEA e non CHIESA come hanno orami trdotto il celebre passo in cui Pietro dove fondare la CHIESA. qualcuno ha autogiustificato una stutzione clericale che nè ISlam e neppure ebrei hanno.Gli Inam e i rabbini sono altro dai preti e dalle parrocchie.

Biglino era il traduttore ufficiale su committenza del Vaticano per le edizioni Paoline.Quando si è "messo in proprio" ha comnciato a tradurre in modo "letterale", non il greco che non c'entra nulla, ma l'ebreo antico.La polemica con l'estensore del post da me citato, che è un ebreo che ha parecchia conoscenza, ma ovviamente fa apologia,è sui termini tradotti e sulle frasi che ovviamente cambiano di senso.
Quì entriamo nella Tanak, nella Torah e saltano testi interessentassimi cone l'Enoch slavo, e d etiopico, perchè è quì che si narra di Vigilanti e Angeli caduti.Il Tabernacolo della Sancta Sanctorum del Tempio di Gerusalmme, la stessa Arca di Noè. l'Arca dell'Alleanza erano dispositivi altamente tecnologici e lo si intuisce leggendo attentamente la Bibbia, tanto che interessò un certo Isaac Newton.
Perchè quì YAWHE  detta con tanto di numeri e misure come dovevano essere costruite.Ed è famoso il fatto che chiunque toccasse l'Arca dell'alleanza morisse fulminato sul colpo.

Allora c'è un'altra storia, la risposta è sì.Ma sono spariti testi fondamentali, finiti in mane private, di Sette, di Confraternite,
Itesti casualmente scoperti di Qumran,finiti in mercatini mediorientali, sono dimostrazioni che reperti archeologici o testi antichissimi viaggiano da mercanti a privati.Moltisimi testi vedici sono stati letteralmente rubati dalla dominazione inglese in India.Napoleone ha fatto la sua parte in Italia.,

L'esoterismo che sconfina nelle dottrine ermetiche è una cultura altra che è ovviamente diversa dalla cultura"ufficiale" e quindi scomoda.
La mia più che ventennale ricerca narra di una storia diversa e bisogna fare continuamente confronti con le diverse tradizioni e con i relativi tempi cronologici.
Ma sappiamo, tanto per dire della cultura e tradizione orale, che nè Confucio, nè Buddha, nè Lao Tzè, nè Zarathustra e neppure Gesù, scrissero di loro pugno........nulla.Stiamo parlando dell'intero sistema spirtuale e religioso che venne dopo il passaggio di una scienza antica orale da generaziona generazione.Questi personaggi celeberrimi appaiono quasi tutti attorno al Sesto secolo avanti Cristo.
Quì appaiono orfismo e pitagorismo e guarda caso quì nasce la filosfia greca con il Frammento di Anassimandro.
E' casuale che questo secolo fu di spartiacque per l'intera storia dell' Umanità?



Non ho capito l'ultimo pezzo. Ti riferisci all'età dei Pesci?
Comunque forse l'età dei Pesci, è la rielaborazione del lutto (enochiano)
di quello che è successo. di terribile, nell'età infausta dell'ariete. (caduta luciferina?)
Comunque se sono vere le pre-cognizioni, l'età dell'acquario sta già per finire.
Molti credono che siamo appena entrati nell'era dei Pesci...ma ovviamente si sbagliano.
Il Pesce (d'oro) è già passato.

Sono molto dubbioso sulla questione del geneticamente, proprio ora che abbiamo scoperto i geni, viene fuori la questione del genismo? Mi pare che il genismo sia solo un tentativo di questa età utilitaristica, appunto acquariana...è evidente!

Per quello che mi è dato vedere, ho visto fiamme e oscure nuvole. Un pianoro.

Io ero lontano e piangevo. Piangevo questa umanità, sempre alla mercè.

Ma ormai il dado è tratto ho dato la parola.

L'arca non entra nei miei pensieri. Comunque se le narrazioni sono vere. Il suo potere è immenso. Io credo che non esistesse. Credo che fosse un entità astratta. Non a caso il terzo tempio (di salomone) che ha da tempo perso l'arca, è di nuovo in SE' l'arca. Protezione sempiterna del popolo ebraico (e quindi delle nazioni...o almeno avrebbe dovuto essere...forse nella nuova era quella del capricorno).
Seguendo la teologia negativa per me è ovvio!!! Non ho dubbi.

Passeggiando per L'Aquila se ne ha la certezza.

Interessante sono le sequenze sonore, quelle mi pare sono l'unica cosa che rimane, in tutta la tradizione, proprio a partire dal pitagorismo anche in occidente.

Sul sito del collemaggio ne trovate la spiegazione, dopo che la chiesa cattolica approfittando del terremoto ha corroto il luogo esoterico. mi riferisco alla chiesa templare di collemaggio ovviamente.

sto leggendo il mio primo testo sui templari a proposito!!! ;)

E sto scoprendo che pure qui a milano ci sono! eccome se ci sono (i luoghi esoterici).

Non li sento però! sento solo il cavaliere Ambrogio. (okkei ai + noto come sant'ambrogio)

Il fondatore ideale non a caso! Tu mi puoi suggerire qualcosa di Milano Paul? Ormai mi fido della tua onniscenza  ;)  (non si sa mai!)
ciao green,
mi riferisco al fatto che inspiegabilmente almeno apparentemente, personaggi lontani fisicamente, ma nello stesso tempo storico, ricodificano il mondo con le spirtualità e religioni:non penso sia un caso.Il pensiero è uno, ma viene costantemente rimodulato,riformulato.

Ci sono diverse teorie ermetiche sulle energie, perchè tutto è energia:materiale, spirituale, vitale, e l'energia è "vibrazione".
Ad esempio di "correnti energetiche sotterranee" e una passa per Torino, altamente energetica.
C'è addirittura una guida ( mi pare una ragazza )esoterica per Milano
.In ogni paese, città , c'è qualcosa di esoterico.

A Poveglia non ci vado 8) .Per mie esperienze personali,fatte per gioco da adolescente, ho constatato che esistono cose inspiegabili scientificamente. E ritengo che se la legge della termodinamica funziona per l'energia materiale, quella vitale, spirituale non può sparire, da qualche parte è.

Per mia personale formazione culturale, filosofia, politica, religione/spiritualità , fisica, hanno tutte una unica spiegazione: è tutto correlato.
#653
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
07 Aprile 2019, 17:31:49 PM
Citazione di: tersite il 07 Aprile 2019, 12:06:41 PM
Citazione di: paul11 il 06 Aprile 2019, 23:58:11 PMSolo un parametro eterno e non in divenire , può orientare il senso di un'esistenza, questo è il punto.
:) Ma scusa, orientare il senso di una esistenza è una questione psicologica e non "filosofica", ma lasciando pure perdere questa questione che filosofia e psicologia,secondo me, hanno intrecci indicibili ed inscrivibili (inscrivibili sopratutto), l'unico parametro "eterno" che un "soggetto osservante" possa riferire è nascita-morte, e non mi sembra sia una grande scoperta. E poi un parametro eterno per misurare un esistenza (ovviamente umana, perché penso di umani si stia parlando...ignorando il resto) non ti sembra un poco gravoso per quella povera esistenza che magari dura trentanniventiquarantocento che siano? E questo parametro eterno viene assunto per votazione referendum imposizione o che altro.. In pratica, prova a renderti conto ( in senso tecnico, come premesse logiche che poni, "renditi conto" in quel senso) di tutte le domande a cui "devi" dar risposta se vuoi "tenere" razionalmente quel "punto" e la spaventosa quantità di domande che pone dovrebbe segnalarti come minimo la sua dubbia utilità come parametro.
Citazione di: tersite il 07 Aprile 2019, 12:23:39 PM
Citazione di: paul11 il 06 Aprile 2019, 23:58:11 PM.
Ha più ragione Heidegger o Levinas quando discutono dell'Eseere, dell'esistenza e di argomenti importanti ad esempio del rapporto con l'etica?

Nessuno dei due ovviamente.
Altrettanto ovviamente questo è per te (che sempre ovviamente significa anche me) totalmente irrilevante.
Chi dei due o degli altri mille abbia ragione nulla attiene a quello che sei, che eri e che diventerai.
Prendi di heidegger quel che ti serve e ti  "piace" e da levinas pure che tutti e due come ovviamente gli altri mille han scritto un sacco di cose davvero carine.
L'etica non è un problema di marx o di socrate, da risolvere leggendo o imparando, è un tuo\mio problema che risolviamo ogni giorno.
La filosofia è ragione, penso che sia inscindibile dalla psiche se intendiamo l'uomo come totalità di oggetti(strumenti?) conoscitivi anche non solo attraverso la ragione, ad es. con i sentimenti.
E prima della nascita, e dopo lamorte? La vita, e soprattutto quella umana ,viene dopo le regole universali ,gli ordini e i domini.Noi siamo dentro regole ben più alte del come conosciamo, del come siamo fatti e perdendo di vista le regole e gli ordini universali ci autodistruggiamo.Diventiamo quella "coscienza infelice" di hegeliana memoria.
Sia le cosmologie religiose sia la cosmologia del big bang, ovvero rivelazioni spirituali e rivelazioni scientifiche sperimentali dicono di un origine e di regole  e principi universali in cui tutto muta (l divenire), ma eterne sono le regole e gli ordini che modellano il divenire, che sia energia e materia, che sia il comportamento umanao , il determinato e l'indeterminato, il conosciuto o il non conosciuto.
i referendum sono la base del relativismo, vince una maggioranza che sia stolta o saggia non è più domanda da farsi in un mondo fatto di chiacchiere e opinioni.

Non è un problema di Marx o Socrate o Heidegger e Levinas è di settemiliardi di persone attualmente esistenti sul pianeta Terra e di tutte le vite passate e future,Se riduciamo l'uomo a obnulare anche la ragione, meglio essere nati da incoscienti amebe che non si pongono domande.
L'unico mezzo per trovare concordia e vivere almeno in serenità e in pace è trovare una regola universale comune e PRATICARLA ,che unisca tutte le tradizioni esistenti sul pianeta. E' una possibilità........
#654
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
07 Aprile 2019, 17:07:42 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 07 Aprile 2019, 11:47:06 AM
Citazione di: paul11 il 06 Aprile 2019, 23:58:11 PM

Il nobile tenttivo di Kant, e cerchiamo anche di capire il suo tempo storico privo di molte scoperte neuroscientifiche o sul cognitivismo, ecc.
è collegare l'uomo alla realtà con una scientificcizzazione filosfica, vale  dire procederre con gli argomenti filosfici ma con una procedura scientifca. ora che sia giusto o sbagliato, o in parte giusto e in parte sbagliato è al vaglio da più di due secoli


Ciao Paul
Mah guarda, secondo me Kant dice una cosa molto chiara (oltre che molto condivisibile): che il
"fatto" è presumibile/conoscibile solo all'interno di un "campo", cioè di un contesto o interpretazione che
dir si voglia (certo non usa questi termini, bensì i desueti "fenomeno", "noumeno" etc. ma la
"ciccia" di quel che dice è quello).
La cosa era ipotizzata già da un pezzo: fin da quando Tucidide (o era Erodoto?) pensava i diversi
modi di onorare i defunti che avevano Greci e Persiani; ma Kant, come dire, la "rilancia alla
grande" ponendo così fine al, chiamiamolo, "mondo degli oggetti" a lui antecedente.
In seguito, come noto, verrà un'ulteriore specificazione ad opera della fisica relativistica.
Questo, ritengo, è il motivo per cui si parla di Kant da così tanto tempo (non certo per le sue
teorie morali, pur importanti).
Con tutto il rispetto, ma credo che sicuramente non si parlerà altrettanto a lungo dei "dettagli"
proposti dalla neuroscienza, dal cognitivismo e dall Fenomenologia.
saluti
ciao Mauro(Oxdeadbeef)
Kant non arriva ancora ad argomentare di interpretazioni,cerca di costruire un processo gnoseologico, mentale,
L'oggetto mentale è il fenomeno ed è quello che viene consiuto.
Il noumeno verrà superato da Hegel, quando "spinge" la fenomenologia fino allo spirito, alle idee,, attraverso la dialettica.
La fenomenologia quando riprende un "oggetto" essenziale come l'Essere che "è" e non diviene e lo ripone nell'esistenza.riridefinisce l'Essere relativizzandolo nell'esitenza, ma perdendo la verità incontrovertibile: ora la verità è posta nella singola esistenza e diventa un processo di retrorica, il convincere, che possa essere verità condivisibile,Diventa politica.

La morale di Kant non mi convince nei fondativi, ma ha avuto un'enorme influenza nella dottrina della filosfia politica/morale,tanto da essere ispirazione nelle scienze giuridiche.I caposaldi delle Costituzioni degli Stati moderni , i principi dei valori, vengono anche da Kant.

La fenomenologia ha avuto profondi sviluppi in altre discipline, persino nella teologia del primo Novecento.
Molti docenti universitari hanno origine, per studi, per tesi da lì.Mi pare che Sini sia uno di questi.

Non so che sviluppi avranno le neuroscienze , il cognitivismo nella filosfia della mente,  è una dialettica fra scienza e filosfia, alcuni grandi scienziati soprattutto matematici , hanno costruito pensieri filosfici importanti.
Ma rimarrà sempre centrale nella storia umana il come conosciamo e "cosa siamo noi umani".
#655
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
07 Aprile 2019, 15:20:48 PM
Citazione di: Ipazia il 07 Aprile 2019, 09:04:34 AM
Certamente. Ma essendo il divenire un parametro incontrovertibile bisogna imparare a scrivere l'ontologia sull'acqua della storia e a tal proposito ...

... Il free jazz dell'ermeneutica (non semplice narrazione) storica diventa strumento indispensabile

La risposta è la filosofia della prassi che non si limita ad enunciare principi astratti, ma li verifica costantemente, dopo averli estratti dalla realtà antropologica - fenomenologicamente complessa - con le sue luci, da esaltare, e le sue ombre, da illuminare e regolamentare. Questo le permette anche di non prendere lucciole metafisiche per lanterne naziste.

Anche la materia e la cosmogonia erano zona grigia ai tempi di aria-acqua-terra-fuoco. Non si è arrivati per incanto alla tavola di Mendeleev e al bigbang, ma scavando nella fenomenologia naturale con procedimenti ermeneutici sempre più precisi. Il metodo scientifico è una somma di pratiche gnoseologiche sviluppatesi nel corso dei millenni in parallelo con lo sviluppo della "mente". La filosofia più consapevole, non arroccata nella necropoli di antiche entità metafisiche, non è rimasta estranea a questo sviluppo conoscitivo e - proprio per l'autonomia della "mente" - ha la piena capacità di trasferire quel rigore al suo campo d'elezione: l'ethos. Approfondendone i fondamenti e producendo le sue tavole. Dal durevole (posto che non esiste l'eterno) fino al contingente, ogni volta che un cigno nero diveniente rompe l'incanto provvisorio della struttura pensante induttiva-deduttiva consolidata.

Secondum non datur.
La citazione mi prende i tuoi scritti, ma non il mio scritto a tua volta citato, ma spero che si capisca ugualmente.

Che il luogo dell'esistenza sia dove debba essere ricondotta tutta la conoscenza, dalla scienza sperimentale alla metafiscia, questo è sempre stato implicito.Diversamente gli antichi non avrebbero toccato argomentazioni sul come comportarsi, etica/morale.
E' la modernità che ha focalizzato semmai la "fidelizzazione" sui sensi perdendo l'ontologia.
Prender la vita, importantissima, ma in sè-e-per- sè rischia di essere trattata biologicamente, bio-politicamente direbbero alcuni filosofi contemporanei,con il rischio che diventi"cosa", ente fra gli enti, senza nessuna o poca specificità.
Il paradosso quindi sarebbe ,esaltare la vita, per poi accorgersi che non è nemmeno rispettata dalla stessa cultura che l'ha esaltata
#656
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
07 Aprile 2019, 15:05:08 PM
citaz Sgiombo
Secondo me di innato ci sono unicamente tendenze comportamentali, capacità, "potenzialità di conoscenza" (le caratteristiche fisiche della famosa empiristica tabula rasa", come il colore, la ruvidezza e la durezza delle superficie, la forma e l' ampiezza, che condizionano i "materiali con cui ci si può scrivere", l' "estensione delle scritture possibili", i "modi di tracciarveli", ecc.: nessuna conoscenza a priori. Ben spiegate dalla biologia scientifica; spiegazione ovviamente ben diversa -tutt' altro!- che una critica filosofica della conoscenza o che una gnoseologia filosofica).

La mente secondo e si constata empiricamente come insiemi - successioni di sensazioni fenomeniche (interiori, non misurabili quantitativamente, non postulabili essere intersoggettive), esattamente come la materia (insiemi - successioni di sensazioni fenomeniche esteriori, misurabili quantitativamente, postulabili essere intersoggettive).
Quindi non é altro che (un determinato tipo di) "apparire" : fenomeni.

E il linguaggio é il peculiare modo umano (simbolico) di pensare e dunque di conoscere, da quando é stato inventato).


C'è stata da Leibniz la problematica empiristica e innatistica.
Kant prendendo le categorie aristoteliche le porta nel dominio dell'esperienza.
L'esperienza è centrale come nuovo luogo del sapere nella modernità. che poi vuol dire esistenza che puoi vuol dire manifestazione delle apparenze che è diverso da sostanza, forma, essenza ed Essere della metafisica.Kant, se non ricordo male, ritine l"estensione" spazio/tempo innata ad esempio.

Non direi che la conoscenza è innata, se nascessimo "imparati" non avremmo necessità di esperienza per imparare, ma direi "le condizioni" affinchè sia possibile una conoscenza.


N.B. nota tecnica: la citazione non preleva automaticamente  l'intero testo citato
#657
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
06 Aprile 2019, 23:58:11 PM
Citazione di: green demetr il 06 Aprile 2019, 00:49:22 AM
Ciao Paul ho fatto un salto in avanti, mi manca la parte intermedia, anche se vedo come al solito che la faccenda (mai che si parli di pensiero) si è di nuovo incancrenita nell'analitica americana, mente corpo verita e cazz'altro. Oltre al senz'anima Sgiombo sè aggiunto pure tersite.....andiamo bene....nuovi robot nel forum, potrebbero benissimo essere dei BOT che partono in automatico, appena leggono le parole chiave della metafisica speciale, mondo anima dio.

Ovviamente quella parte non mi interessa minimamente.

Forse sarà la presenza di davintro, ma perchè a levinas mancherebbe la parte ontologica?

D'altronde qua nel forum si parla di fenomenologia, ma un conto è quella astrusa husserliana, un conto quella vivente heideggeriana.

Ontologia heidegeriana, è fenomenologia heidegeriana, per esempio.

Intendi forse questo?

Comunque Levinas è uno dei pochi che segue Husserl, non a caso anche lui si rivolge alla matematica per creare un sistema che matematico non è (quello gnoseologico che pretende di fondare il soggetto, nel caso di Husserl finalmente trovate un audizione seria fatta non a caso alla normale di Pisa, la miglior università per distacco, proprio su Husserl. E che testimonia ancora una volta, come intuisca subito quale è il punto del filosofo, ossia che non è questione logica, quanto analitica, ma nel senso proprio che l'analitica è vivente. Il che è ridicolissimo, nessun matema è vivente, è l'uomo che lo suppone...buon husserl !!!salvo svegliarsi alla fine della vita con la questione della crisi delle scienze, chiaramente influenzato dall'allievo nel frattempo caduto in disgrazia).
Ma su questo credo che la questione ghematrica della Torah abbia un eco, non leggibile dal filosofo mediocre moderno.
Voglio dire anche qui....mi descrivono un Levinas occidentale, ma Levinas era ebreo.
La questione va letta su ben altre problematiche, per quel che mi riguarda superiori!

Temo che l'errore, se di errore vogliamo parlare sia quello di aver ribadito il patriarcato come necessità per la comunità-

Io sinceramente non vedo comunità reale, relazionale, al massimo comunità politca in quei termini. (principio di responsabilità etc....)
Ma in quel caso siamo dentro l'ideologia, e non fuori come si addice alla filosofia!!!

comunque mi rimane il dubbio sul tuo intervento, Ciao!
L'Essere entra nella grande tematica della corrente fenomenologica quando Hidegger, essendo pro Aristotele e contro Platone( e per me è un luogo comune della grande battaglia culturale esistente contemporanea colpire Platone nell'antichità e spesso Hegel fra modern, perchè sono "pericolosi") attacca Platone sul concetto di Essere. Heidegger ritiene che fosse una fissità senza contenuto e per dagli un "senso" lo pone nell'esistenza, creando il dasein, l'esser-ci.
Il problema rimane ontologico filosoficamente .Solo un parametro eterno e non in divenire , può orientare il senso di un'esistenza, questo è il punto.
Diversamente cadiamo ,come ha compiuto il disepolo di Heidegger, Gadamer , nell'ermeneutica: interpretiamo.Ma vien fuori il free jazz, non una orchestazione sinfonica. Quale interpretazione è giusta?Ha più ragione Heidegger o Levinas quando discutono dell'Eseere, dell'esistenza e di argomenti importanti ad esempio del rapporto con l'etica? Heidegger è caduto nell'errore di diventare nazista, anche se per poco tempo.
Intendo dire che una filosfia non esenta da errori pratici, anzi bolla la teoretica, in questo caso di Heidegger, quanto meno di "ambigua".


Alla "polemos" Mauro(Oxdeadbeef) Sgiombo,
pacifichiamo chiarendo:
Sgiombo non è un materialista, direi un naturalista -empirista- comunita engelsiano che stima molto Timpanaro.
(Ho inquadrato almeno sufficentmente Sgiombo?) Apassionato fra l'altro di filosfia della mente ha sempre sostenuto che il cervello materiale non corrisponde affatto alla Mente (infatti ritiene che quest'ultima  esista) e' un dualista (cervello da una parte, mente da un'altra parte).

Il problema è che la scienza sperimentale moderna è diversa dall'empirismo, la fenomenologia, è diversa da entrambe è nessuno a tutt'oggi è capace di dire ontologicamente(,una cosa, ente filosficamente, che"è"), prima ancora della  procedura gnoseologica(conoscenza.
Che cosa è la mente, che cosa è la coscienza,(ma anche psiche, anima ,spirito) quali sono i loro contenuti chiari e distinti, perchè esistono intuizioni, intenzioni, una logica a priori, magari rudimentale (è innata?) come nasce la necessità lingusitica di relazionare con il mondo(prima ancora con i nostri simili umani, prima ancora di relazionare con noi stessi e quindi la "nascita" di una consapevolezza).Tutta questa zona fondamentale che è ontologica fra il dominio fisico materiale(cervello) e quello mentale(metafiscio?) è una zona grigia..
Si ì spesso con disnvoltura passati all'apprire della mente direi.Anche quì come tutta la nostra conoscenza nasce da una tautologia, da un'evidenza, verso cui ci "fidiamo".Se non conosco la mente allora studio le sue relazioni(gli effetti), quindi studio la linguistica, i segni i simboli, le signifcazioni: ma perchè?Nessuno conosce la mente, ma si conosce meglio oggi come condizionarla.

Il nobile tenttivo di Kant, e cerchiamo anche di capire il suo tempo storico privo di molte scoperte neuroscientifiche o sul cognitivismo, ecc.
è collegare l'uomo alla realtà con una scientificcizzazione filosfica, vale  dire procederre con gli argomenti filosfici ma con una procedura scientifca. ora che sia giusto o sbagliato, o in parte giusto e in parte sbagliato è al vaglio da più di due secoli
#658
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
06 Aprile 2019, 22:43:39 PM
Citazione di: tersite il 05 Aprile 2019, 14:18:07 PM
..............
Quello che cerchi non esiste e rischi di trovarlo in quelle signorine che non sono la filosofia ma si vestono come lei.  
Rassegnati a non aver alcun fondamento che non sia la tua mente la tua sensibilità.
Tutto quel che rimane fuori non conta.  
Molto bello tutto il post, come e cosa hai scritto.
Lascio evidenziata una tua constatazione che mi sono chiesto un milione di volta, se valesse la pena continuare a studiare la filosfia.
Ritengo di sì, nonostante tu abbia ottime ragioni nella tua argomentazione.
C'è chi vive senza sapere di vivere, o utilizza come orpello la propria mente, c'è chi crede che sia un prolungamento evoluzionistico animale per cui cerca l'utile e il dilettevole come se la vita fosse un conto corrente fra passività e attività.
Cerco altro........cerco di capire  ad esempio perchè gli indivdui in determinate condizioni emotive e materiali dà il peggio o il meglio di sè, così come negli eventi sociali. ma soprattutto penso che la vita abbia un senso, non c'è niente nell'intero universo che esista senza un senso.
Questo significa non dover solo interessarsi di filosfia, ma un pò di tutto, compresa l'arte.
#659
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
05 Aprile 2019, 10:18:22 AM
bah, mi aspetto che arrivi uno scientista riduzionista che neghi la mente e la coscienza in quanto indimostrabili... e fra l'altro contraddicendosi.


La fenomenologia di Heidegger e Levinas non pone più al di sopra dell'esistenza l'Essere. ma lo riporta come necessità del senso della vita ,dentro l'esistenza. Questo in estrema sintesi.

Che cosa lo dimostra? Il fatto che l'uomo pensi anche senza vedere ,sentire, ascoltare, anche isolandosi dal  dal mondo esteriore.
Chi contraddice questo ,contraddice la sua stessa contraddizione perchè non può esistere  un Io cogito,  Io penso, relegato alla dimostrazione veritativa  fisico-naturale . C'è un mondo mentale ,di coscienza, che nessuna scienza sperimentale riuscirà mai a dimostrare: eppure esiste. Questo è il punto, che supera empiristi scetticisti che credono che l'etica nasca dai sentimenti, se fosse vero le prossime elezioni le eseguiremo su schede in Facebook inserendovi le emoticons.Infatti questi social vengono tutti dala lcultura americanoide di derivazione anglofona che ha infatti i suoi epigoni in Hume da cui arriverà Stuart Mill, fino a far diventare l'etica "l'utilità Questo è "lo spirito che cementa i popoli"? Che ha costruito nazioni e Stati?
#660
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
04 Aprile 2019, 14:33:38 PM
Citazione di: Ipazia il 04 Aprile 2019, 09:52:08 AM
E che altro può fare l'animale umano una volta diventato sapiens se non fondare sulla conoscenza, sulla gnosi, tutto il suo universo sensibile e trascendentale, sottoponendo la gnosi ad un secondo grado di giudizio epistemologico ?

Quale vincolo ontologico che trascenda il pensiero umano è possibile una volta che la critica all'ontologia metafisica, di cui Kant e il suo noumeno sono ancora aldiqua, ci arriva già matura fin dalla notte dei tempi filosofici: non ci bagnamo mai il piede nello stesso fiume ?

E oggi sappiamo che non solo il fiume cambia, ma pure il piede. E pure il pensiero del suo detentore.

Doppiamo accontentarci di un'ontologia fisica che nel divenire cristallizzi ambiti di costanza che sappiano superare di molto nel tempo l'esperienza sensibile e pensante del singolo individuo umano, e in base a ciò permettano di costruire ontologie fisiche - e metafisiche etico/morali - ragionevolmente persistenti e affidabili. Ma non assolute. Però scalari nelle tabelle dei valori che siamo sempre noi a darci, ma molto poco arbitrariamente proprio per i vincoli "empirici" cui siamo sottoposti. (La contraddizione è molto più creativa di Nulla e Tutto, e procede per congiunzioni avversative)

Abbiamo scelto la gnosi e l'empiria perchè non avevamo altra scelta. Ma questa scelta obbligata è anche il terreno in cui possiamo esprimere la libertà della nostra capacità creativa. L'universo antropologico in cui siamo immersi, nel differenziale rispetto al mondo naturale da cui siamo emersi, ne è la dimostrazione; aldiqua, aldilà e ben dentro il bene e il male, che possiamo manipolare producendo ethos soltanto attraverso la gnosi. In alternativa al sogno, s'intende. Perchè legittimo è anche pensare che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni. Compresi quelli di Dio. Ma dopo un po', fosse pure per volgari ragioni corporali, ci accorgiamo che i sogni non bastano per vivere. E filosofare.
Non la penso così .
Sostengo che l'attuale cultura si è chiusa in un baratro, e solo una diversa cultura che tenga conto, anche
(e non solo) di una nuova metafisica potrà salvare anche l'umanità
 
Se riduci l'uomo ad animale, è fatta:togligli anche le "sembianze" divine  e avrai una "cosa" che perderà anche la dignità di essere e senza questo non ci saranno valori morali che stiano in piedi, è solo la forza prepotente, l'arroganza che vince e vincerà.
 
L'uomo le scelte le ha da sempre.Il problema non è la contraddizione, il problema è non avere più nessun parametro di riferimento per dichiarare se un qualcosa è vero  o falso, è giusto  o sbagliato, e pensare che le scienze possano sostituire la necessità ontologica di una verità non opinabile e quindi incontrovertibile.
La fenomenologia, per rimanere in argomento , è infatti costruita sulle contraddizioni costruttive, ma non avendo un'ontologia, si avvita su se stessa. Quando Heidegger dichiarò la celebre frase che ci vorrebbe un Dio per salvarci e che la filosfia era morta, è la constatazione senza illusioni moderniste della inadeguatezza e ingenuità umana di  pensare di costruire verità storiche relative e costruire le teorie scientifiche sulla fallibilità epistemologica. La contraddizione insomma è ritenere che i fondativi non sono fondativi, sono diventati "virtuali" e che l'episteme che è la verità sia fondata invece sulla falsità fallibile, vale a dire tutto diventa opinione e relativismo.
Il problema non è solo teorico o filosofico, non vogliamo ancora capire che le pratiche sociali e le istituzioni moderne sono anch'esse fondate (anzi in-fondate) su questa fallibile cultura e lo verifichiamo ormai ovunque. E' la prepotenza, l'arroganza, la forza a determinare la storia e le condizioni umane in cui sguazziamo  e hanno addirittura l'alibi culturale che almeno un tempo non avevano. Oggi nemmeno il deterrente culturale può fermare la prevalenza del cretino perché anche l'indignazione popolare non ha più sostenitori culturali, tutti in balia del nulla.