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Messaggi - doxa

#646
Riflessioni sull'Arte / Arte, Bibbia ed economia
07 Febbraio 2022, 19:09:06 PM
Per Anthonyi e Ipazia, alle vostre opportune osservazioni aggiungo alla vostra attenzione due parabole raccontate da Gesù e narrate dagli evangelisti Luca e Matteo

Luca (19, 11-28): "Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d'oro, dicendo: 'Fatele fruttare fino al mio ritorno' ". [...]

Quella di Matteo l'ho segnalata nel mio primo post, in questo, la evidenzio in modo più ampio

Matteo (25, 14 - 30): "Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro". [...]  Un talento equivaleva a circa seimila denari. 
#647
Riflessioni sull'Arte / Gli occhi
07 Febbraio 2022, 16:14:42 PM
Il filosofo e gesuita spagnolo Baltasar Gracián y Morales (1601 – 1658) in una delle sue trecento massime contenute  nel libro titolato "Oráculo manual y arte de prudencia", pubblicato nel 1647, afferma che


"Le cose non si percepiscono per quello che sono, ma per come appaiono. Pochi sono coloro che guardano in profondità, molti quelli che si appagano delle apparenze".


Simulare e dissimulare, mascherare e smascherare, velare e svelare: sono questi i due estremi che spesso mantengono le relazioni sociali.


Essere ipocrita e correre il rischio di essere contestato, in tal caso, come nella fiaba "I vestiti nuovo dell'imperatore", di Hans Christian Andersen, il "re rimane nudo".


Ci vuole prudenza, nella consapevolezza che, alla maniera evangelica, in questo mondo bisogna muoversi con la semplicità della colomba ma anche con la prudenza del serpente.


Baltasar Graciàn continua dicendo  che "La nostra vita si svolge come in una commedia e solo nel finale avverrà lo svelamento".


Prima di questo filosofo spagnolo, già Machiavelli nel "Principe" non esitava ad affermare che "ognun vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei".


Gli occhi sono organi di conoscenza, ovvio...


Il pittore e scultore Amedeo Modigliani (1884 – 1920) a chi gli chiedeva il perché in alcuni ritratti di quegli occhi bianchi senza iride, l'artista rispondeva: "Quando conoscerò  la tua anima dipingerò i tuoi occhi".

Amedeo Modigliani: "Ritratto di Jeanne Hebuterne", 1917, olio su tela, collezione privata


Nel quadro è  raffigurata Jeanne, fidanzata di Modigliani che all' epoca aveva diciannove anni. E' più giovane di lui di  quattordici anni quando si incontrano a Parigi. Jeanne è una dotata pittrice dalla forte personalità, affascinata dall'artista livornese.


#648
Riflessioni sull'Arte / Arte, Bibbia ed economia
30 Gennaio 2022, 22:08:21 PM
 

Georges de La Tour, "Il denaro versato", 1625-1627 ca. olio su tela, Leopoli National Art Gallery, Ucraina


particolare

Il pittore francese Georges du Mesnil de La Tour (1593 – 1652) nell'uso dei forti contrasti di luce ed ombra nel riprodurre interni con figure umane illuminati dalla fiamma di una candela fu influenzato dagli schemi artistici introdotti da Caravaggio nella pittura barocca.

Numerose immagini dipinte da de La Tour  fanno  acuire la vista per scoprire cosa si cela  nella semi-oscurità dove la luce della candela non riesce ad arrivare.

Questo dipinto titolato "Il denaro versato" mi fa pensare al recente libro titolato "Tra cielo e terra", un saggio scritto Carlo Bellavite Pellegrini, docente di finanza aziendale all'Università Cattolica di Milano.

L'autore ha incrociato l'economia e la finanza dei nostri giorni  con  dati  e numeri biblici. 

Per esempio, le norme riguardanti l'istituto socio-sacrale del giubileo ebraico secondo le disposizioni contenute nel capitolo 25 del Levitico. Nell'anno  giubilare  c'era  un evento particolare dal punto di vista economico e finanziario: la cancellazione dei debiti. Ma cosa significava esattamente? Quali erano gli obiettivi che con tale strumento si volevano perseguire?

Anzitutto c'è da dire che non c'è riscontro che i debiti  venissero  annullati in attuazione delle disposizioni bibliche, avulse dai criteri che regolavano la vita economica e sociale di Israele. Il giubileo si proponeva come finalità essenziale quella di disciplinare i comportamenti dei creditori nel periodo tra un giubileo e il successivo.

Le terre date in garanzia dei debiti, o le persone che erano state date, o si erano date in schiavitù per far fronte a un debito, potevano essere riscattate  a un prezzo che il testo del Levitico fissa esplicitamente: tanto più elevato quanto più lontana era la data del successivo Giubileo". La norma appare un sorprendente testo di analisi finanziaria scritto più di 2500 anni fa.

Altri due esempi:  la strategia adottata dall'ebreo Giuseppe, divenuto viceré egiziano, per risolvere una crisi economica; vedi Genesi capitolo 39 e seguenti;

la celebre parabola evangelica dei talenti, ove appare persino il vocabolo "banchieri": trapezítai, in greco; vedi Vangelo di Matteo 25, 14 – 30.

Inoltre, la questione non rara nella Bibbia del prezzo di un campo che viene vagliata secondo l'attuale paradigma del "pricing di un asset reale", oppure il tema, frequente anche a livello biblico, dei contratti e dei mandati, che parlano nel nostro tempo di "Corporate Governance".

Il prof. Bellavite Pellegrini nella sua trattazione comparativa procede nei capitoli in modo quasi narrativo facendo sfilare tutti i crocevia dell'economia, oltre a quelli già citati:dal rendimento coi suoi rischi alla moneta-prestito-interesse, dai debiti-crediti-donazioni ai patrimoni e alla famiglia, dal lavoro-salario-incentivo-ferie alla giustizia-equità, fino alla sostenibilità e alle risorse ambientali.
#649
Attualità / Salviamo i libri ?
27 Gennaio 2022, 18:49:06 PM
Oggi, 27 gennaio, è il "Giorno della Memoria", ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell'olocausto.


Il 27 gennaio 1945 le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Questa data me ne evoca anche un'altra, quella del 10 maggio 1933: in 34 città della Germania, come Berlino, Dresda, Dusseldorf, Heidelberg, Lipsia, Monaco di Baviera, il nazismo al potere da pochi mesi, organizzò giganteschi roghi di libri svuotando le biblioteche delle principali città universitarie tedesche. Fu il più vasto e pianificato incendio di libri della storia contemporanea.


Il rogo più grande avvenne nella piazza del Teatro dell'Opera di Berlino, alla presenza del ministro della Propaganda del Terzo Reich Joseph Goebbels, secondo il quale "i roghi erano un ottimo modo per eliminare con le fiamme lo spirito maligno del passato".



Francoforte: piastra commemorativa del rogo dei libri il 10 maggio 1933  sulla piazza di fronte al municipio



Solo in quella notte, i membri dell'Associazione degli studenti tedeschi diedero fuoco a 25.000 volumi, scritti da autori che secondo loro non rappresentavano lo "spirito tedesco" ma una "cultura degenerata": ebrei, comunisti, socialisti, artisti delle avanguardie, sostenitori della Repubblica di Weimar, critici della morale e della religione, pacifisti, giornalisti oppositori e satirici.


La biblioteca di uno studioso non è semplice somma di volumi. Essa, nel suo costituirsi ed espandersi, esprime la cultura dell'individuo, traccia il suo ideale cammino di ricercatore, le sue fonti, i suoi rifiuti e  le predilezioni.


Anche la modesta biblioteca casalinga composta da pochi volumi (se non considerati oggetti decorativi) evidenzia la storia culturale di individui  e  della famiglia, dal primo timido approccio fino alla maturità delle scelte al fine della conoscenza. Senza i libri non potremmo  studiare, sapere ed incrementare la nostra cultura.


Lo scaffale pieno di libri  forse per molti è la quotidianità,  per altri è desiderio. Comunque la rete telematica sta sostituendo i libri cartacei, perché in casa, nella piccola casa, c'è il problema dello spazio, che congiura contro la biblioteca  larga e distesa sulle pareti, divisa in scansie e per genere.


Lo studioso o il bibliomane pensano a cosa ne sarà dei loro libri quando saranno defunti e progettano soluzioni di donazioni o lasciti testamentari. Ma università e altre istituzioni di cultura  sono sovente costrette al rifiuto, a non esaudire desideri e propositi altrui.


"Queste storie non possono andare disperse o distrutte: sarebbe un rogo più crudele e triste di ogni altro", dice il prof. Natalino Irti in un suo articolo titolato "salviamo i libri dai roghi dell'oblio e dell'incuria", pubblicato da "Il Sole 24 Ore, il 23 gennaio 2022.
#650
Riflessioni sull'Arte / Lo chiamarono "Gesù"
23 Dicembre 2021, 09:35:47 AM


Caravaggio, "Natività con i santi Lorenzo e Francesco d'Assisi", olio su tela, 1.600 circa.

Questo dipinto fu rubato nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969 dall'Oratorio di San Lorenzo, a Palermo.

Nacque un bimbo ebreo, lo chiamarono Gesù.

Nei giorni successivi la nascita, il figlio di Miryam (= Mariam nel Nuovo Testamento, da noi conosciuta come Maria) fu protagonista dei riti prescritti dalla tradizione ebraica: l'imposizione del nome, la circoncisione e l'offerta di animali nel Tempio di Gerusalemme.

Il primo atto civico fu la circoncisione e l'imposizione del nome. Secondo la consuetudine degli Israeliti, la circoncisione corrispondeva anche all'imposizione del nome al neonato.

"Quando furono compiuti gli otto giorni per circonciderlo, fu chiamato col suo nome Gesù" (Lc 2, 21).

L'evangelista Matteo in modo sbrigativo ci fa sapere  che Giuseppe, padre legale, "chiamò il suo nome  Gesù"(Mt 1, 25), in lingua ebraica Yehoshu'a" (= Giosuè, che ha il significato di "YHWH è salvezza"). Gesù è l'adattamento in lingua italiana del nome in aramaico, all'epoca diffuso tra gli Israeliti.  Deriva dalla radica ebraica jasha' (= salvare), la quale, oltre a Giosuè, genera anche i nomi Osea e persino Isaia.

Il bambino Gesù fece il suo ingresso nella comunità d'origine attraverso il rito fondamentale d'aggregazione della circoncisione del prepuzio, praticata anche da altre culture e religioni, come lo stesso islam, sia pure in diversa età,  per ragioni igieniche o mediche.

Nella Genesi, invece, si afferma che la circoncisione è un segno dell'alleanza tra Israele e Dio e che dev'essere praticato all'ottavo giorno dalla nascita (17, 9 -14).

"Disse Dio ad Abramo: Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra di voi ogni maschio.  Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi. Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra di voi ogni maschio di generazione in generazione, tanto quello nato in casa come quello comperato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe. Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi viene comperato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. Il maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del membro, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza".


• Michael Pacher, "Circoncisione" (1479 – 1481), particolare della pala d'altare nella chiesa di Sankt Wolfgang (Austria)

L'evangelista Luca narra un altro evento rituale (2,22-40). Il  neonato Gesù ha soltanto 40 giorni e i suoi genitori da Betlemme si spostano nella vicina Gerusalemme "per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo".  Lo stesso evangelista rimanda esplicitamente a due testi biblici: il primo riguarda il riscatto del primogenito che era per legge consacrato e assegnato a Dio (Esodo 13,2); il secondo che determina il sacrificio animale per la riammissione piena della madre nella comunità, dopo il periodo di "impurità" sacrale connesso al parto (Levitico 12,8).

Per l'offerta sacrificale  erano prescritti un agnello e una colomba; ai poveri  veniva evitata l'offerta dell'agnello troppo costoso, sostituendolo con una coppia di tortore o colombe. Ed è ciò che offrirono Maria e Giuseppe come rituale. 

Questa famiglia entrò nel tempio eretto da Erode dal 19 a.C.,  Maria si avvia nell'atrio riservato alle donne, davanti alla cosiddetta "Porta di Nicanore", dal nome del benefattore, un giudeo della diaspora di Alessandria d'Egitto, che l'aveva fatta edificare e ornare.

La narrazione ha una svolta con l'inattesa entrata in scena di due  anziani ebrei  nei quali Luca simboleggia l'attesa messianica dell'Israele fedele.

Il primo personaggio è  Simeone, "un uomo giusto e timorato di Dio" che intona un piccolo salmo mentre stringe tra le braccia il neonato Gesù.  E' un inno festoso divenuto famoso per il suo incipit nella versione latina di san Girolamo, Nunc dimittis, usato dalla liturgia cattolica  nella preghiera serale, la "Compieta": "Ora puoi lasciare che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele" (2,29-32).

Subito dopo, però, la voce di  Simeone si fa cupa  ed emette un oracolo severo rivolto a Maria: "Ecco, egli [Gesù] è qui per la caduta e la risurrezioni di molti in Israele e come segno di contraddizione – a anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori" (2,34-35).

L'evangelista Luca in queste parole vede anticipato il destino di Cristo, "segno di contraddizione", come da adulto lo stesso Gesù dichiarerà: «Pensate che sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione!» (12,51).

Dal XVI secolo, il simbolo della spada che trapassa l'anima della madre diverrà la base per la statuaria mariana della Mater dolorosa con le sette spade sul petto.

Dopo la profezia di Simeone interviene Anna, un'anziana donna di 84 anni, costante e orante nel tempio, che "lodava Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme" (2,38).

Liete feste !
#651
Attualità / Re:Peccati della "carne" ?
14 Dicembre 2021, 18:41:34 PM
Gentile Sapa,  informo te e gli altri nick del forum che a Firenze, nel Palazzo Pitti, da oggi, 14 dicembre, al 17 aprile 2022 c'è la mostra titolata: "Dall'Inferno all'Empireo: il mondo di Dante tra scienza e poesia", curata da Filippo Camerota in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi.


Il curatore, vice direttore del Museo Galileo, evidenzia che per tutte le religioni e tutte le mitologie l'aldilà è "realtà", anche se l'oltre-mondo è un non luogo, non ha dimensione e vi si può accedere solo dopo la morte. Ma  alcune religioni e alcune mitologie hanno avuto  ognuna almeno un eroe che da vivo si recò nell'oltretomba per poi tornare e testimoniare del viaggio.


"Ulisse  viaggiò nel paese dei Cimmeri per incontrare nell'Ade l'ombra di Tiresia.


Il valoroso soldato Er tornò dal regno dei morti per raccontare come i giudici delle anime separavano i giusti dai malvagi.



Enea entrò nell'Ade  nei pressi del Lago Averno, guidato dalla Sibilla Cumana, per incontrare il padre Anchise".


Secondo il "Simbolo degli apostoli" (il  cosiddetto "Credo") anche Jesus discese agli inferi per poi ascendere.


Dante con la "Commedia" non si limitò ad entrare nell'Ade , proseguì fino a scendere nel Tartaro della mitologia greca, l'Inferno cristiano.


L'Alighieri dette forma all'oltretomba basandosi sulle fonti bibliche e cosmografiche.


Lucifero cadde in mezzo a quello che chiamiamo Oceano Pacifico, in un luogo situato a 32° di latitudine sud, agli antipodi del sito su cui poi fu costruita Gerusalemme.  La Terra lo inghiottì, aprendo una voragine e spingendo la materia verso l'esterno per formare la montagna del Purgatorio, che chiuse definitivamente il pozzo infernale. Il demone restò incastrato al centro della Terra, con le gambe nell'emisfero australe e il busto nell'emisfero boreale.
#652
Attualità / Peccati della "carne" ?
08 Dicembre 2021, 12:35:16 PM
Ciao Viator, ogni tanto ci incontriamo... virtualmente.  :D


Sono d'accordo con la tua analisi sulla Chiesa cattolica riguardo la sessualità. Verso questo pratica nel passato usò tramite i confessori repressione e clemenza per governare le "anime dei fedeli".


L'attività sessuale  in sé e il piacere  sessuale  erano  considerati peccaminosi, perciò il coitus doveva essere praticato "con parsimonia e disagio esclusivamente nel matrimonio e principalmente per procreare".

Nel passato per  la teologia cristiana,  il rapporto sessuale doveva essere pervaso di significati spirituali, privato dell'aspetto ludico ed erotico.


Martin Lutero e la Riforma protestante denunciarono la corruzione ed il lassismo della Chiesa di Roma anche nella morale sessuale. 


Come risposta il Concilio di Trento e la  "Controriforma" cattolica cercarono di disciplinare gli ambiti e le modalità entro cui poteva esprimersi la sessualità. 


Tramite le norme canoniche e la confessione coercizzarono le coscienze dei fedeli,  cioè di tutti o quasi, fino alla prima metà del secolo scorso.


I confessori ed i parroci mediavano l'intransigenza delle norme del catechismo con le necessità quotidiane e particolari della "carne e del desiderio". Usavano flessibilità e pragmatismo, avendo cura di instillare e rafforzare nelle coscienze il senso del peccato e della colpa che garantiscono la perpetua soggezione delle "anime", meglio definirle coscienze. 


L'espiazione della colpa  mi evoca la "Commedia" di Dante Alighieri nel suo involontario ruolo di "urbanista" in senso metaforico:  creò per l'aldilà un "piano regolatore" diviso in tre Cantiche: Inferno, Purgatorio e Paradiso.


Per Dante la  topografia dell'Inferno è formata da una serie di cerchi concentrici sempre più piccoli a forma di imbuto.


I peccatori che hanno commesso i  peccati meno gravi sono puniti nelle zone superiori, quelli che hanno compiuto i  peccati più gravi espiano la pena nelle regioni inferiori. Satana è in fondo all'Inferno. La lussuria "risiede" nei "piani alti del condominio".  :o


Il pittore fiorentino Sandro Botticelli (1445 – 1510) traspose in immagini il "piano regolatore dantesco". Fu
il primo a disegnare la fantastica struttura architettonica, come quella  dell'Inferno, che conosciamo fin dai libri di scuola.



Sandro Botticelli: "La voragine infernale", 1481 – 1488, inchiostro su pergamena, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano





Botticelli realizzò  graficamente quasi tutte le cantiche della Commedia.  Cento disegni gli furono commissionati dal banchiere e ambasciatore Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici, cugino di secondo grado di Lorenzo il Magnifico.

Di quei disegni se ne conoscono 92. L'unico completato è "La voragine infernale", che introduce i Canti dell'Inferno.

La visione apocalittica della costruzione dantesca è collegata ai  concetti di peccato e castigo, di dannazione ed espiazione, ma anche di redenzione e salvezza.
#653
Attualità / Peccati della "carne" ?
07 Dicembre 2021, 21:53:32 PM
Luigi Accattoli, vaticanista del Corriere della Sera, commentando sul  predetto quotidiano le dimissioni dell'arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit,  ha fra l'altro scritto:

"La paura del sesso è stata forte nelle Chiese cristiane degli ultimi secoli. Ma non fu sempre così. Dante mette i lussuriosi nel secondo girone dell'inferno, subito dopo il limbo, narrandoli con la storia degli adulteri Paolo e Francesca: cioè considera peggiori -rispetto alla lussuria – tutti gli altri peccati. Questo il suo ordine di gravità: golosi, avari e prodighi, iracondi e accidiosi, eretici, violenti, fraudolenti, traditori. Dunque possiamo dire che con Francesco torniamo a Dante, ovvero alla Scolastica, a Tommaso d'Aquino.
La voce grossa contro la sessualità – per quanto riguarda la Chiesa Cattolica – l'ha fatta la manualistica per confessori, che per secoli ha affermato come nelle cose dell'amore non si dia materia lieve: "In re venerea non datur parvitas materiae".
E' a motivo del celibato dei consacrati che il rigore contro la corporeità è salito, nei secoli della controriforma, a note acute. Quando la legge del celibato era meno stringente, come al tempo di Dante, anche la paura della corporeità era meno invasiva".
#654
Attualità / Peccati della "carne" ?
07 Dicembre 2021, 20:59:15 PM
Un proverbio veneto asserisce che i "Pecài de mona Dio li perdona, pecài de pantaeòn pronta assoiussiòn": il detto popolare non fa differenze tra maschi e femmine e li vuole assolti.

Anche per  papa Francesco "Il peccato della carne non è tra i più gravi. I più gravi sono quelli che hanno a che fare con lo spirito, come la superbia e l'odio...". Lo ha detto ieri, 6 dicembre,  ai giornalisti nella conferenza stampa durante il viaggio in aereo per il ritorno a Roma dopo il suo viaggio apostolico a Cipro e in alcune località della Grecia.

La giornalista francese Cécile Chambraud, del quotidiano "Le Monde", ha chiesto al pontefice perché l'arcivescovo emerito di Parigi, mons Michel Aupetit, lo scorso 25 novembre ha rinunciato all'incarico vescovile, pur respingendo le accuse contro di lui dal settimanale "Le Point" riguardo ad una presunta  relazione sentimentale con una donna (la sua segretaria) nel 2012.


Aupetit ha rimesso il suo mandato di arcivescovo di Parigi a papa Francesco, che ha accolrto la rinuncia lo scorso 2 dicembre.


 

Michel Aupetit, arcivescovo della Chiesa cattolica

Papa Francesco ha così risposto: "Io mi domando: ma cosa ha fatto, Aupetit, di così grave da dover dare le dimissioni? Cosa ha fatto? Qualcuno mi risponda...
Se non conosciamo l'accusa, non possiamo condannare.
Prima di rispondere io dirò: fate l'indagine. Fate l'indagine. Perché c'è pericolo di dire: 'E' stato condannato'. Ma chi lo ha condannato? 'L'opinione pubblica, il chiacchiericcio...'. Ma cosa ha fatto? 'Non sappiamo. Qualcosa...'. Se voi sapete perché, ditelo. Al contrario, non posso rispondere. E voi non saprete perché, perché è stata una mancanza di lui, una mancanza contro il sesto comandamento, ma non totale ma di piccole carezze e massaggi che lui faceva (alla sua segretaria): così sta l'accusa. Questo è peccato, ma non è dei peccati più gravi, perché i peccati della carne non sono i più gravi. I peccati più gravi sono quelli che hanno più "angelicità": la superbia, l'odio... questi sono più gravi. Così, Aupetit è peccatore come lo sono io. Non so se Lei si sente così, ma forse... come è stato Pietro, il vescovo sul quale Cristo ha fondato la Chiesa. Come mai la comunità di quel tempo aveva accettato un vescovo peccatore? E quello era con peccati con tanta "angelicità", come era rinnegare Cristo, no? Ma era una Chiesa normale, era abituata a sentirsi peccatrice sempre, tutti: era una Chiesa umile. Si vede che la nostra Chiesa non è abituata ad avere un vescovo peccatore, e facciamo finta di dire "è un santo, il mio vescovo". No, questo è Cappuccetto Rosso. Tutti siamo peccatori. Ma quando il chiacchiericcio cresce e cresce e cresce e ti toglie la buona fama di una persona, quell'uomo non potrà governare, perché ha perso la fama, non per il suo peccato – che è peccato, come quello di Pietro, come il mio, come il tuo: è peccato! –, ma per il chiacchiericcio delle persone responsabili di raccontare le cose. Un uomo al quale hanno tolto la fama così, pubblicamente, non può governare. E questa è un'ingiustizia. Per questo, io ho accettato le dimissioni di Aupetit non sull'altare della verità, ma sull'altare dell'ipocrisia. Questo voglio dire. Grazie
".
#655
Riflessioni sull'Arte / Benvenuti all'Inferno !
20 Novembre 2021, 21:14:57 PM
"Quando il Figlio dell'uomo  verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo" (Mt 25, 31 – 34).

Forse ispirato da questi versetti dell'evangelista Matteo, il Beato Angelico nel suo dipinto titolato "Giudizio universale" divise l'umanità in buoni e cattivi: mise da una parte i beati in Cristo, dall'altra i malvagi condannati alla perpetua dannazione.


Beato Angelico e aiuti "Giudizio universale", tempera su tavola, 1432 circa,  Museo di San Marco, Firenze

Il dipinto fu commissionato all'Angelico nel 1431 circa per la decorazione della parte alta del seggio sacerdotale nell'oratorio degli Scolari, cosiddetto perché  commissionato dagli eredi di Filippo degli Scolari, noto condottiero fiorentino che lasciò 5 mila fiorini d'oro per far costruire  in Firenze una cappella esterna al camaldolese monastero di Santa Maria degli Angeli.

Il ligneo pannello di forma rettangolare ha la parte centrale trilobata e serviva da spalliera per il seggio sacerdotale. 

L'oratorio, dedicato alla madre di Jesus e ai 12 apostoli,  è a  pianta centrale, di forma ottagonale all'interno e 16 facciate all'esterno. Fu progettato nel 1434  dal famoso architetto Filippo Brunelleschi, perciò è anche conosciuto come la "Rotonda del Brunelleschi".


oratorio

La parte centrale del dipinto
nella cuspide è raffigurato "Cristo giudice" entro  un lucente  clipeo,  circondato da una schiera di angeli. Sulla sua sinistra guardando, è raffigurata la Vergine,  sulla sua destra l'apostolo ed evangelista Giovanni.

Entrambi sono affiancati  da una doppia tribuna di santi,  di apostoli e  da personaggi del Vecchio Testamento, come Abramo e Mosé in posizione preminente.

Nel bordo inferiore del coro angelico è raffigurato un angelo con la croce e due angeli dell'apocalisse che suonano le trombe per svegliare i morti e farli uscire dalla tomba.

Gli aperti  sepolcri  si vedono in basso in primo piano:  sembrano finestre su un piano orizzontale; sono  dominati dalla  lignea bara vuota, immaginata usata per Jesus, il Cristo risorto., ma dai Vangeli si apprende che Gesù di Nazaret fu avvolto in un sudario e deposto nel sepolcro  privato offerto da Giuseppe d'Arimatea.

Gli angeli e i diavoli si sono spartiti i corpi  dei risorti: i beati a sinistra, i dannati a destra, divisi dalle due file di tombe aperte

Sulla sinistra, nel Paradiso, in un giardino i beati pregano e ringraziano il Signore mentre un gruppo di angeli effettua un girotondo. La scena non è collegata alla  tradizione cristiana; sembra desunta da la "Repubblica", testo che scrisse l'antico filosofo greco Platone.

Nell'XI libro questo filosofo disserta sull'immortalità dell'anima e sul premio riservato ai giusti, descrive l'abbraccio gioioso dei beati che danzano in cerchio. 

Sulla destra ci sono i dannati,  tormentati da neri demoni che li spingono verso l'Inferno, dove vengono smistati nei nove gironi per subìre le pene secondo la "legge del contrappasso".  In basso c'è Satana con la triplice testa che mastica tre dannati.


il Paradiso
#656
Riflessioni sull'Arte / Benvenuti all'Inferno !
19 Novembre 2021, 09:53:07 AM
Benvenuti all'Inferno !

La calorosa accoglienza infernale anziché immaginarla si può vedere a Roma nelle opere d'arte esposte in questi giorni nelle Scuderie del Quirinale nella mostra  titolata "Inferno".

Per dare un "volto" al Male  con le rappresentazioni figurative dell'Inferno, ci sono dipinti che mostrano le spettacolari e orrifiche cadute dal cielo di muscolosi "angeli ribelli", come nel quadro del pittore fiorentino Andrea Commodi (1560 – 1638): era  un ammiratore  di Michelangelo Buonarroti e  cercò di eguagliarlo nell'arte.

Papa Paolo V  (Camillo Borghese)  che pontificò dal 1605 al 1621,  nel 1612 circa commissionò al Commodi un quadro con la rappresentazione della "Caduta degli angeli ribelli".

Questo pittore si limitò al bozzetto. Rinunciò a completare il dipinto perché sconfortato dal paragone con il "Giudizio Universale" di Michelangelo.


Andrea Commodi, Caduta degli angeli ribelli, olio su tela, 1612 – 1614, Palazzo Pitti, Firenze

L'affresco doveva decorare una cappella nel palazzo del Quirinale.


Il bozzetto fu portato a Firenze nel 1614 dallo stesso Commodi.  In origine era più grande e centinato.
#657
Riflessioni sull'Arte / Abbaglio
25 Ottobre 2021, 16:55:26 PM

Rembrandt, "Un erudito nel suo studio",  acquaforte, 1652 circa,  Le  Gallerie degli Uffizi, Firenze

L'artista con il bianco e il nero  incise sulla lastra l'abbaglio di luce. Questa stampa è una delle sue più significative,  interpreta le valenze simboliche e mistiche della luce.

Si è molto discusso sul soggetto della scena e sul significato dei singoli elementi  che compaiono sul tavolo.

E' un alchimista intento nei suoi esperimenti o la rappresentazione di Faust, nel momento in cui una visione lo dissuade dal patteggiare col demonio ? 

La scritta nell'apparizione luminosa è stata interpretata come un anagramma cabalistico della mistica ebraica.

Qualunque sia il reale significato della scena, è interessante la capacità di Rembrandt nel padroneggiare la resa della luce, in questo caso  l'abbaglio: l'etimologia di questa parola è  riconducibile secondo alcuni studiosi al latino balium (= bagliore, lampeggio).

L'abbaglio altera il campo visivo dell'individuo e fargli perdere l'orientamento, la valutazione della realtà circostante, ma illumina in modo sorprendente un ambiente prima oscuro.

Oltre che dalla luce fisica, si può rimanere  "abbagliati" dalla sorprendente bellezza di una persona, dalla sua intelligenza, ecc.. Anche in questo caso, quel fascio metaforico di luce può ridurre, fino ad annullarla, la capacità di discernimento, di esprimere valutazioni oggettive. E si usa l'espressione "prendere un abbaglio", stabilendo in tal modo una sorta di "parentela", non per assonanza, tra le parole abbaglio e sbaglio: il primo lemma è considerato causa del secondo. E la parola "sbaglio", per effetto della "s" sottrattiva significherebbe "senza luce", "oscuro", fino a significare "errore".
#658
Ultimo libro letto / Isaac B. Singer
03 Ottobre 2021, 19:39:10 PM
 


La foto sulla copertina del libro: una ragazza emancipata di metà '900 che si appresta ad attraversare la strada; un uomo posto in lontananza sullo sfondo, in un contesto di solitudine urbana.

Nel trentennale della morte dello scrittore e traduttore polacco (naturalizzato statunitense) Isaac Bashevis Singer (1903 – 1991), premio Nobel per la letteratura nel 1978,  Fiona  Shelley Diwan  ha pubblicato un suo saggio titolato "Un inafferrabile momento di felicità. Eros e sopravvivenza  in Isaac Bashevis Singer", edito da Guerini e associati.

La Diwan nel suo libro argomenta, fra l'altro, anche su temi che Singer considerava importanti: Dio, le donne e la letteratura.

Tratteggia il percorso umano dello scrittore, la sua malinconia, il rammarico dal peso insostenibile per tutto quello che poteva essere e non era stato, per l'inafferrabile momento di felicità, appena intravista ma irraggiungibile.

L'erotismo ebbe un ruolo fondamentale nella sensibilità  di Isaac Singer, di aspetto mite e non aitante.


Isaac Bashevis Singer


Questo scrittore fu un "dongiovanni compulsivo". E altrettanto  smodati nei desideri sessuali e nella pulsione a sedurre e possedere le donne ("fanciulle in fiore", donne mature, algide intellettuali e cameriere di poche pretese) sono i protagonisti di alcuni suoi testi letterari. Sono tresche poligamiche che Singer intesse ossessivamente.
#659
Riflessioni sul Viaggio e in Viaggio / Coquille
19 Luglio 2021, 09:37:22 AM
La coquille Saint-Jacques (conchiglia di San Giacomo) è nota in Italia come "cap(p)asanta"): questo nome deriva dalla similitudine delle sue valve con un mantello, la cappa, e le sue pieghe.

Nel passato i pellegrini nel loro viaggio verso il santuario di San Giacomo di Compostela usavano la valva sia come ornamento sia per bere durante il cammino.  In Spagna questa "conchiglia pellegrina" viene chiamata "Venere". Tale nome mi evoca la  "Nascita di Venere" il dipinto a tempera su tela di lino, realizzata nel 1485 da Sandro Botticelli.

La dea è in piedi sopra la valva di una conchiglia.



Realizzata per la villa medicea di Castello, l'opera è attualmente conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Per i credenti il pellegrinaggio simboleggia il cammino personale di ascesi, di pentimento. Mediante la veglia, il digiuno, la preghiera cerca il sostegno della "grazia di Dio.

I grandi itinerari della fede: la Terrasanta, le strade per Roma, il "cammino di Santiago" di Compostela. Fra i pellegrini  c'erano ricchi e poveri, sani e infermi, santi e peccatori.

La Terra Santa fu considerata la modalità completa del pellegrinaggio cristiano, soprattutto  nei periodi in cui il rischio di raggiungerla era pericoloso: rappresentava la terra promessa, meta ultima del lungo pellegrinare dell'esistenza umana.

Roma, era la "città santa" dei martiri e degli apostoli, sede del successore di Pietro. Per giungervi i pellegrini provenienti dall'Europa settentrionale seguivano la strada del passo del Brennero, oppure la via Francigena.

A Santiago de Compostela, i cristiani del Medioevo pensavano fosse sepolto l'apostolo Giacomo, figlio di Zebedeo e cugino di Gesù;  questo santuario divenne  anche un simbolo: della "riconquista cristiana" della Spagna contro i musulmani.

Nel Medioevo europeo la propria fede e doveva  essere dimostrata, esteriorizzata, perciò  il pellegrinaggio doveva essere riconoscibile.

Dal XIII secolo l'abito del pellegrino  diventò  quasi un uniforme di riconoscimento (signa peregrinationis),  era costituito da una tunica corta per camminare agevolmente, dalla cappa con cappuccio, ed altri accessori: il bordone (bastone ricurvo) per appoggiarsi nel "fatale andare",  la bisaccia, e un grande cappello a larghe tese. La bisaccia alludeva alla povertà e alla carità; il bastone serviva anche  come strumento di difesa contro animali pericolosi,   simboleggiava la lotta della Trinità contro il Male, simboleggiato dai lupi e dalle serpi.

Spesso i pellegrini si procuravano  le  'prove' del viaggio avvenuto: per esempio piccole reliquie o  l'acqua santa  dai luoghi visitati, simboli da appendere sul mantello o sul cappello.

I simboli del pellegrinaggio  a Gerusalemme erano il ramo d'ulivo o delle piccole croci.

Quello a Roma erano le medaglie di piombo con l'immagine dei Santi Pietro e Paolo, o le chiavi incrociate di San Pietro o la rappresentazione della Veronica.



Il simbolo del pellegrinaggio a Santiago de Compostela era la valva della conchiglia Saint-Jacques.



La leggenda narra che un cavaliere mentre era in sella al suo cavallo fu disarcionato dall' animale imbizzarrito e cadde nelle acque agitate dell' Oceano. Dopo di attimi terrore da parte dei suoi compagni di viaggio, il cavaliere fu salvato da San Giacomo. Tornò a riva coperto da  valve.

Prima della partenza per il luogo del pellegrinaggio il penitente si preparava al viaggio con pratiche di purificazione: se aveva dei nemici si riappacificava, se aveva dei debiti li saldava, faceva testamento, elargiva donazioni alla Chiesa per il bene dell'anima ed infine si confessava perchè, senza un sincero pentimento, il viaggio era inutile. Inoltre, riceveva la benedizione per sé e per l'abito che aveva deciso di indossare. La cerimonia rievocava la partenza del cavaliere per la prima crociata.

Intraprendeva un pellegrinaggio per ottenere con offerte in denaro le indulgenze per sé o per i propri cari, anche defunti. Talvolta il pellegrino partiva per cercare una cura miracolosa, altre volte per un percorso di fede.
   
Per chi, vecchio e malato non poteva permettersi di affrontare il viaggio per  quete mete  lontane era possibile mandarvi un sostituto. Era il cosiddetto "pellegrinaggio per procura". Le strade e le rotte marine erano frequentate da "pellegrini professionisti" e da falsi pellegrini. Per evitare che il pellegrinaggio venisse effettuato da persone disoneste e indegne che lo facevano solo per mestiere, il committente disponeva fra le clausole del testamento che a effettuarlo dovessero essere persone di provata onestà oppure i propri familiari. Per costoro il pellegrinaggio diventò la condizione imprescindibile per entrare in possesso dell'eredità.
#660
Tornando fugacemente all'iniziale post dedicato al "destino del corpo", come breve intervallo vi propongo questa poesia titolata "Ricorda, corpo...",  del poeta greco Costantino Kavafis


Ricorda non solo quanto fosti amato, corpo,
non solo i letti sopra cui giacesti,
ma anche quei desideri che per te
brillavano negli occhi apertamente,
tremavano nella voce – resi vani
da qualche impedimento casuale.

Ora che tutto è parte del passato,
è come se ti fossi concesso
anche a quei desideri – ricordali brillare
negli occhi volti verso te,
tremare nella voce, per te, ricorda, corpo.