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Messaggi - Eutidemo

#646
Citazione di: Ipazia il 14 Aprile 2024, 14:45:40 PMConvenzionale su basi statistiche non convenzionali. Ogni embrione si sviluppa per conto suo e spesso pure la data esatta della fecondazione è incerta. I 3 mesi rappresentano un buon calcolo statistico di assenza di ciò che potrebbe produrre sofferenza fetale, ovvero un snc.

Personalmente preferirei accorciare i termini, ma in un paese bigotto, che trascina l'intervento fino ai limiti di legge, dopo vicissitudini inenarrabili, vada per i 3 mesi.
Le mie competenze mediche e statistiche non sono tali da consentirmi di esprimere un giudizio su quale sia il termine massimo possibile, ed il più opportuno, per interrompere legalmente una gravidanza; per cui può darsi che sia come dici tu!  :)
#647
Citazione di: Pensarbene il 14 Aprile 2024, 13:25:35 PMGesù Cristo ha detto un sacco di cose ma l'unica cosa che ha fatto è quella di lasciare il mondo in un mare di guai.
Einstein disse a proposito della sua teoria:"Ho fatto un terribile scherzo al mondo"
e "Ho messo il mondo nei guai"
Cristo ha fatto lo stesso ma con conseguenze ben più durature e sensibili.
Quando si vuole coinvolgere Dio e la spiritualità negli affari di questo mondo, si creano più problemi di quanto si risolvano.
Come credente io dico che se l'umanità si decidesse a diventare adulta non avremmo più bisogno di  "divinitá" e ignoterìe del genere.
In particolare,di maestri del nulla,di ogni genere di maestri di ogni genere di nulla.
Adulti sul serio, svezzati da mamme e papà di ogni genere,umani e non umani, visibili e invisibili.
Liberi e basta.






Non hai tutti i torti! 
Ci vorrebbe più "etica autonoma", ed un po' meno "etica eteronoma" ;)
#648
Citazione di: Jacopus il 14 Aprile 2024, 09:52:50 AMA quando la ricostituzione della Sacra Inquisizione? Che di solito l'etica di fonda su convinzioni religiose è di una supponenza incredibile. I cinesi evidentemente non hanno etica così come la metà della popolazione europea, che si professa atea o agnostica. Le carceri in Italia dovrebbero avere almeno 20 milioni di posti letto.
Sono d'accordo con te!
Ed infatti solo "l'etica eteronoma" si fonda su convinzioni religiose; ma quella "autonoma" no! :)
#649
Citazione di: Ipazia il 13 Aprile 2024, 16:36:08 PMLa scelta dei 3 mesi è per garantire un margine di sicurezza rispetto alla presenza di un SNC che possa, per quanto rudimentalmente, presupporre un grado di senzienza del feto, tale da non essere un mero grumo di cellule nutrito dall'organismo ospitante. Non è che all'improvviso l'embrione diventa persona.
Il limite giuridico non è convenzionale, bensì stabilito su basi scientifiche. Il principio etico di una vita umana, intesa al livello della fecondazione, resta nell'ambito di un'etica di parte, cui se ne può contrapporre un'altra che privilegi i diritti della gestante rispetto a quelli dell'embrione. Di ciò ha tenuto conto la legge, sotto forte spinta popolare a favore della seconda, cercando di contemperare, su basi scientifiche, i diritti di entrambi.
Hai ragione, ma il fatto che tale termine sia stato stabilito su basi scientifiche, non vuol dire che non sia convenzionale; ed infatti molte convenzioni hanno basi scientifiche.
#650
Ciao Anthonyi. :)
Anche io ritengo che sia errato confondere i "principi etici" con le "norme giuridiche"; ed infatti non ho mai sostenuto una simile castroneria, bensì ho sostenuto una tesi completamente diversa!
***
Ho sostenuto, infatti, che "provocare la morte di chi è già nato" (come vieta espressamente il giuramento d'Ippocrate), ed "impedire la nascita di chi ancora deve nascere" (come, invece, non vieta affatto il giuramento), sono due cose completamente diverse non solo sotto il profilo del "formalismo verbale", bensì anche sotto il "sostanziale profilo logico, etico e giuridico".
Il che non vuol dire affatto omologare i precetti "etici" con quelli "giuridici", bensì soltanto che, considerare come se fossero la stessa cosa:
- "provocare la morte di chi è già nato";
- "impedire la nascita di chi ancora deve nascere";
costituisce una "aberrazione" sotto <<diversi aspetti>.
E, cioè, è una aberrazione:
- sia sotto il profilo semantico;
- sia sotto il profilo logico;
- sia sotto il profilo etico;
- sia sotto il profilo giuridico.
Cioè, è sbagliato sotto quattro <<diversi aspetti>; nessuno dei quali, però, deve essere confuso con gli altri.
***
Quanto al fatto che l'etica si fondi su convinzioni religiose, questo è vero solo per l'"etica eteronoma", e non per l'"etica autonoma"; per cui io consento senz'altro che i medici siano liberi di avere una loro personale etica, purchè, però, non vadano a dire in giro che non praticano l'aborto (legale) perchè glielo impedisce il "Giuramento d'Ippocrate".
Perchè questo non è vero!
***
Quanto al termine "vita", io lo ritengo molto ambiguo e pericoloso, in quanto si presta a "giochetti sofistici" ed a "masturbazioni mentali" di vario genere; ed infatti, per fortuna, la deliberazione del Parlamento Europeo fa riferimento al "corpo umano", il quale, invece, non dà luogo ad "equivoci metafisici", bensì soltanto alla cosiddetta "aporia dell'acervo".
La quale, come ho detto, almeno in pratica, è superabile con ragionevoli "convenzioni".
***
Ed invero, almeno "in atto", la morula è un semplice "aggregato di cellule", come altri aggregati di cellule del corpo della madre, senza ancora  il benchè minimo accenno, "neanche in formazione", di testa, braccia, gambe o di qualsiasi altro elemento che possa far parlare di un "corpo umano" (concetto molto più "inequivoco" di "vita umana").
Nel momento in cui, invece, sia pur "convenzionalmente", cominciano a formarsi testa, braccia, gambe o qualsiasi altro elemento che possa far parlare di un "corpo umano", i vari ordinamenti statuali lo sottopongono alla loro tutela giuridica, vietandone la soppressione, se non per motivi strettamente terapeutici.
***
Se, invece, cominciamo a parlare di "vita", la questione si complica!
Ed infatti la "morula" è fatta di "cellule vive", alla stessa stregua qualsiasi altra "cellula viva" del corpo della madre; così come, ad esempio, le "cellule cutanee" della sua pelle, che sono anch'esse "cellule vive umane", in quanto appartengono ad un essere umano.
***
Però, se la "morula" è fatta di "cellule vive", come qualsiasi altra "cellula viva" del corpo della madre, e, quindi, la "vita" non ne costituisce un "caratteristica distintiva"  rispetto alle altre cellule, non c'è alcun dubbio che IN POTENZA le cellule di una "morula"  siano completamente diverse dalle altre; ed infatti, a differenza delle altre cellule dell'organismo della madre, le cellule di una "morula"  sono geneticamente programmate per dar luogo, a tempo debito, alla formazione di un "corpo umano".
Ma la "morula",  IN ATTO, non può considerarsi neanche lontanamente un "corpo umano" (che deve ancora cominciare a formarsi) così come il "tuorlo di un uovo" è diverso dal "pulcino" formato nell'uovo.
***
Un cordiale saluto! :)
***

#651
Ciao Pio. :)
Sono perfettamente d'accordo con te che è senz'altro "...una convenzione quella di dire che il feto diventa un " corpo" con dei diritti dopo tre mesi. Infatti non è che al 91 esimo giorno improvvisamente gli spuntano braccia, gambe e testa."; in altri Stati, invero, si adottano termini differenti dai nostri.
***
Ed infatti avevo scritto che, se è vero che, almeno fino ad un certo stadio dello sviluppo, l'embrione è senz'altro "parte del corpo della madre", e non certo "un corpo a sè stante" (tantomeno una "persona"), per stabilire quand'è che comincia a diventarlo  si cade inevitabilmente nella antica "aporia dell'acervo" (cioè del "mucchio"); ed invero 2 sassi non fanno un mucchio, 3 nemmeno, 4 neanche...e allora quand'è che si ha un mucchio?
Eppure il "mucchio di sassi" esiste, ed è una cosa completamente diversa dal singolo "sasso"; così come un seme è diverso dall'albero.
***
Per cui, al riguardo, ogni ordinamento giuridico stabilisce "discrezionalmente" (e più o meno "arbitrariamente") un diverso mese di gravidanza, oltre il quale l'aborto diventa un reato; ma, secondo me, non si può fare diversamente, perchè "il mondo, la vita e il diritto, si basano necessariamente su convenzioni".
Non sono possibili alternative, nel mondo reale!
***
L'importante è che, in uno stesso ordinamento giuridico, non ci siano "convenzioni contraddittorie", come, ad esempio, quando io avevo 18 anni:
- non mi ritenevano ancora abbastanza maturo per poter partecipare alle elezioni politiche;
- però mi ritenevano abbastanza maturo per poter imbracciare un fucile e sparare ad altri esseri umani.
***
Circa la tua perplessità circa il fatto che una "ghianda" non sia un "albero", comprendo benissimo anch'essa; ed infatti è un errore molto comune (e comprensibile), quello di voler "omologare" ciò che è solo "in potenza", da ciò che, poi, è, effettivamente, "in atto".
Però si tratta senz'altro di un marchiano ERRORE, sia dal punto di vista "logico", sia dal punto di vista "semantico", sia dal punto di vista "giuridico".
***
Ed infatti non puoi pretendere di comprare un "pollo" al prezzo di un "uovo"; d'altronde, se rubi il primo, sei teoricamente punibile per il reato di "furto" ai sensi dell'art. 624 del codice penale, mentre, se rubi soltanto un "uovo", sei sicuramente non punibile ai sensi dell'art. 131 bis Codice Penale.
***
Ed infatti è vero che non c'è alcuna gallina se prima non c'è un uovo, e nessun uovo se prima non c'è una gallina; ma questo non implica affatto che l'uovo sia la stessa cosa di una gallina.
Anzi, dimostra il contrario; e, cioè, che si tratta di "entità fenomenologiche" diverse.
E che si tratti di "entità fenomenologiche" diverse, te ne accorgi facilmente se le cucini, e, poi, te le mangi; ed infatti non si è mai visto un "pollo al tegamino" o un "uovo arrosto" ;D
***
Allo stesso modo è vero che non c'è alcun albero se prima non c'è una ghianda e nessuna ghianda se prima non c'è un albero; ma questo non implica affatto che una ghianda sia la stessa cosa di una quercia.
Anzi, dimostra il contrario; e, cioè, che si tratta di "entità fenomenologiche" diverse.
E che si tratti di "entità fenomenologiche" diverse, te ne accorgi facilmente, se cerchi di metterti in tasca "ghianda" oppure una "quercia". ;D
***
E' anche vero che la distinzione avviene sul piano dello sviluppo della forma e la conseguente definizione che noi attribuiamo alle diverse forme di un unico processo; ma le definizioni che noi attribuiamo alle diverse forme di un unico processo identificano, comunque, "realtà fenomeniche completamente diverse".
Ed infatti, possiamo discutere all'infinito, ma la "realtà fenomenica" è che:
- un "uovo" non è una "gallina";
- un "seme" non è un "albero";
- una "morula" non è un "feto di tre mesi".
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Un cordiale saluto! :)
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#652
Ciao PhyroSphera. :)
Io avevo chiaramente precisato che la madre  ha certamente "il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo", ma, da un certo momento in poi, "non ha più alcun diritto su quello del figlio";  ciò in quanto, quello che tiene in grembo da mesi, ha ormai un suo proprio "corpo" sebbene ancora "in formazione", e, quindi è un "altro corpo", sul quale la madre non può più vantare nessun diritto decisionale (almeno nei casi di normale gestazione "fisiologica").
Ed infatti, in tali casi, quasi ovunque nel mondo l'aborto è proibito.
***
Ma una "morula", almeno secondo me, non è affatto un "corpo in formazione", come diverrà da un certo mese in poi; bensì è soltanto un "aggregato di cellule" che non può in alcun modo definirsi un "corpo umano", neanche "in formazione" (non ha testa, nè braccia nè gambe).
***
Ed infatti, sebbene si tratti di concetti molto "contigui", secondo me, non bisogna confondere:
- ciò che è solo "in potenza".
- - ciò che, invece, è già "in formazione".
***
Ad esempio:
- un "seme" è un albero "in potenza", ma non ancora "in formazione";
- un "arboscèllo" è un albero "in formazione";
- un "albero" è un "arboscèllo" completamente "formato".
***
Per il resto sono perfettamente d'accordo con te quando scrivi: "Non si può e non si deve fare di una crisi la normalità, altrimenti non la si può contrastare."
Ed infatti in una società sana, la "prevenzione" dovrebbe ridurre al minimo gli aborti; che non debbono assolutamente diventare un modo "normale" per controllare le nascite (ammesso che ce ne sia bisogno).
Ed infatti, per fortuna, il Parlamento Europeo ha anche sancito quanto segue: "I Paesi dell'Ue dovrebbero "garantire l'accesso all'intera gamma di servizi relativi alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, compresa l'educazione sessuale e relazionale completa e adeguata all'età.
Dovrebbero essere messi a disposizione metodi e forniture contraccettivi accessibili, sicuri e gratuiti, nonché consulenza in materia di pianificazione familiare, prestando particolare attenzione al raggiungimento dei gruppi vulnerabili".
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Un cordiale saluto! :)
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#653
Ciao Anthonyi. :)
Non si tratta affatto di una questione di "formalismi verbali", ma del dare il nome giusto alle cose; ed infatti dobbiamo sempre tenere presente che: "Nomina sunt consequentia rerum" (Giustiniano, Institutiones, libro II, 7, 3).
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Ed invero:
- un conto è l"omicidio", che è riferibile esclusivamente ad "una persona già nata";
- un altro conto, invece, è l'"aborto", che è invece riferibile ad "un feto che non è ancora nato".
Ed infatti "provocare la morte di chi è già nato" (come vieta espressamente il giuramento), ed "impedire la nascita di chi ancora deve nascere" (come, invece, non vieta affatto il giuramento), sono due cose completamente diverse non solo sotto il profilo del "formalismo verbale", bensì anche sotto il "sostanziale profilo logico, etico e giuridico".
Altrimenti la maggior parte dei ginecologi e degli ostetrici, che praticano legalmente l'aborto, dovrebbero essere radiati dall'Albo, per aver violato il "Giuramento di Ippocrate".
Cosa che, invece, non si verifica affatto!
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Quanto alle diverse "reazioni emotive" che un ginecologo vive, quando:
- in un caso é chiamato a difendere con ogni mezzo la speranza di vita di un nascituro malato;
- in un altro caso é invece chiamato a sopprimere questa speranza di vita in un feto sano;
sono perfettamente d'accordo con te, perchè, oltre al ginecologo, tali "reazioni emotive" le condivido anch'io!
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Però si tratta di un aspetto della questione completamente "diversa" da quella qui in esame; la quale riguarda esclusivamente la "legge" ed il "Giuramento di Ippocrate", e non le le normali e comprensibili reazioni umane davanti a realtà più o meno difficili da accettare e da affrontare.
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Un cordiale saluto! :)
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#654
                        IL GIURAMENTO D'IPPOCRATE
Il testo attuale del "Giuramento di Ippocrate", che tutti i medici devono prestare nel momento in cui richiedono l'iscrizione all'Albo, obbliga testualmente a "non compiere mai atti finalizzati a provocare la <<morte>>" (n.4 del Giuramento)
Ma, per "morire" è prima necessario "nascere"; altrimenti la cosa è fisicamente, materialmente, giuridicamente, ed eticamente "impossibile".
***
E poichè di un "feto" si può dire soltanto che è stato "concepito", ma, indubbiamente, non si può certo dire che sia già "nato", provocandone l'aborto non se ne provoca affatto la "morte", bensì soltanto l'"impedimento della nascita"; altrimenti la maggior parte dei medici che pratica l'aborto, ovviamente nei termini di legge, dovrebbe essere radiata dall'Albo, il che, invece, non avviene!
***
Per cui i medici che si rifiutano di praticare l'aborto (legale), non possono in nessun modo invocare il "Giuramento di Ippocrate" da loro prestato all'inizio della loro professione, ma soltanto la loro "scarsa conoscenza della lingua italiana".
***
Se poi, invece, invocano una "questione di coscienza personale", allora è perfettamente comprensibile la loro riluttanza; sebbene essa non sia giustificabile nè per la "leggenè per il "Giuramento di Ippocrate".
***
#655
3)
Quanto al fatto che i deputati europei  abbiano condannato il fatto che, in alcuni Stati membri, "l'aborto sia negato dai medici, e in alcuni casi da intere istituzioni mediche, sulla base di una clausola di 'coscienza', spesso in situazioni in cui un eventuale ritardo metterà in pericolo la vita o la salute della paziente".
Al riguardo, secondo me:
a)
Nei casi in cui un eventuale ritardo nel praticare l'aborto (legale) dovesse mettere in pericolo la vita o la salute della paziente, non vedo quale mai dovrebbe essere la "questione di coscienza" del medico; ed infatti, in tal caso, è lo stesso "Giuramento di Ippocrate" ad imporgli di intervenire.
b)
Nei casi in cui, invece, il medico, per una "questione di coscienza", si rifiuti di praticare un aborto (legale) richiesto dalla madre per suoi motivi personali, che esulino da ragioni di salute di lei e/o del figlio, ho molti dubbi sulla liceità di "costringere" il medico a  praticare un aborto, anche se nei termini di legge; ed infatti, visto che "nemo ad factum cogi potest", non ritengo che lo si possa costringere ad impugnare un bisturi, e a praticare quello che, per lui (per me erroneamente) viene considerato un "omicidio".
***
Però, in tal caso ritengo che, poichè la legge concede alle donne il diritto di praticare l'aborto entro un certo periodo di tempo, se il medico in questione si rifiuta, a mio parere:
- non può essere "costretto" a praticare l'aborto;
- però, poichè si rifiuta di obbedire alla legge scritta per "motivi di coscienza", deve assumersene le relativa responsabilità, e, quindi, deve accettare di essere sottoposto a determinate sanzioni legali (dirette o indirette).
***
Io sono un "giusnaturalista" (ex "anarchico"), per cui ritengo che, prima che alla legge, bisogna rispondere alla propria coscienza; però la disobbedienza alla "legge positiva" per "motivi di coscienza" ha un suo prezzo, che va comunque pagato.
Altrimenti sarebbe troppo facile, ragazzi!
***
.
4)
Concordo, invece, in pieno con la conclusione della risoluzione del Parlamento Europeo; e, cioè, che "I Paesi dell'Ue dovrebbero garantire l'accesso all'intera gamma di servizi relativi alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, compresa l'educazione sessuale e relazionale completa e adeguata all'età".
***
E che, inoltre: "Dovrebbero essere messi a disposizione metodi e forniture contraccettivi accessibili, sicuri e gratuiti, nonché consulenza in materia di pianificazione familiare, prestando particolare attenzione al raggiungimento dei gruppi vulnerabili".
***





 








#656
Ieri, 11 aprile, il Parlamento europeo ha espresso a larga maggioranza (336 voti a favore, 163 contrari, 39 astensioni) la volontà di modificare l'articolo 3 della "Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo" aggiungendo a tale disposizione il seguente comma: "Ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo, all'accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l'accesso all'aborto sicuro e legale".
***
I deputati, inoltre, hanno condannato il fatto che, in alcuni Stati membri, "l'aborto sia negato dai medici, e in alcuni casi da intere istituzioni mediche, sulla base di una clausola di 'coscienza', spesso in situazioni in cui un eventuale ritardo metterà in pericolo la vita o la salute della paziente".
***
In particolare, il Parlamento sottolinea che in Italia l'accesso all'assistenza all'aborto "sta subendo erosioni e che un'ampia maggioranza di medici si dichiara obiettore di coscienza, cosa che rende estremamente difficile 'de facto' l'assistenza all'aborto in alcune regioni".
***
Secondo il testo, "I Paesi dell'Ue dovrebbero garantire l'accesso all'intera gamma di servizi relativi alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, compresa l'educazione sessuale e relazionale completa e adeguata all'età". "Dovrebbero essere messi a disposizione metodi e forniture contraccettivi accessibili, sicuri e gratuiti, nonché consulenza in materia di pianificazione familiare, prestando particolare attenzione al raggiungimento dei gruppi vulnerabili".
***
Al riguardo, secondo me, non sarà molto facile formulare, in modo giuridicamente corretto, l'articolo in questione.
***
Ed infatti:
.
1)
La dizione testuale: "Ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo", secondo me, va ben oltre il cosiddetto "diritto all'aborto"; ed infatti, stando alla lettera, tale formulazione implica anche il "diritto  al suicidio" (assistito o meno), il quale, in effetti, costituisce l'"estremo diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo".
Sulla qualcosa io sono completamente d'accordo, perchè, almeno secondo me, soltanto il singolo individuo può avere il "diritto di vita o di morte" riguardo alla propria persona; a mio parere, cioè, nè lo Stato nè la Religione hanno il diritto di negare a nessuno tale fondamentale diritto!
Ma, ovviamente, questa è solo la mia discutibilissima opinione; che ho già esposto ampiamente in altri miei TOPIC!
***
.
2)
Tuttavia, la dizione testuale: "Ognuno ha il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo", restringe, invece, almeno secondo me, una concezione troppo estesa del "diritto all'aborto".
***
Ed infatti:
a)
Salvo mettersi a fare della filosofia (secondo me di carattere molto "sofistico"), una "morula" potrà pure essere considerata un "corpo umano" "IN POTENZA"; però, "IN ATTO" non è affatto nè un corpo nè una persona.
***
Ed infatti noi esseri umani consideriamo e definiamo le cose soltanto quando sono "IN ATTO", e non certo quando sono  soltanto ancora "IN POTENZA"; altrimenti non solo ogni discorso perderebbe di senso, ma crollerebbe qualsiasi ordinamento giuridico.
***
Ed invero, ragionando per analogia logica, visto che procedere alla eliminazione di "alberi" senza autorizzazione è vietato dalla legge, dovrebbe essere sanzionato anche chi dà da mangiare delle "ghiande" ai maiali; poichè, in effetti, la "ghianda" non è altro che una "quercia in potenza".
Un conto è un "uovo" (sia pure fecondato) ed un altro conto è un "pulcino" ancora nell'uovo; provate ad ingoiare l'uno e l'altro, e così noterete subito la differenza.
***
Per cui, a mio avviso, almeno fino ad un certo stadio, l'embrione è senz'altro "parte del corpo della madre", e non certo "un corpo a sè stante" (tantomeno una "persona"); anche se poi, si cade nella vieta "aporia del mucchio", cioè 2 sassi non fanno un mucchio, 3 nemmeno, 4 neanche...e allora quand'è che si ha un mucchio?
***
Per cui, al riguardo, ogni ordinamento giuridico stabilisce "discrezionalmente" (e più o meno "arbitrariamente") un diverso mese di gravidanza, oltre il quale l'aborto diventa un reato; ma, secondo me, non si può fare diversamente, perchè è molto difficile stabilire se lo sviluppo del feto costituisca una progressione "discreta" oppure  una progressione "continua)!
La verità è spesso molto complessa ed elusiva!
.
b)
Però, sempre salvo mettersi a fare della filosofia (secondo me di carattere molto "sofistico"), trascorso un congruo periodo di tempo, il feto, ormai, cessa di essere un "corpo umano" "IN POTENZA, ma lo diventa decisamente "IN ATTO"; al riguardo, secondo me, a nulla rileva che, per qualche tempo, non sia ancora "autonomamente" in grado di sopravvivere al di fuori della placenta.
***
Ed infatti neanche un malato nel polmone artificiale, o alimentato e ventilato artificialmente "è in grado di sopravvivere autonomamente; ma nessuno negherebbe mai che si tratti un "essere umano" con un proprio "corpo" (dotato di testa, di braccia e di gambe).
In tal caso, quindi, secondo me, la madre  ha certamente "il diritto all'autonomia decisionale sul proprio corpo", ma "non più su quello del figlio";  perchè quello che tiene in grembo da mesi, ha ormai un suo proprio "corpo (quasi) perfettamente formato", e, quindi è un "altro corpo", sul quale la madre non può più vantare nessun diritto decisionale (almeno nei casi di normale gestazione "fisiologica"); ed infatti, in tali casi, quasi ovunque nel mondo l'aborto è proibito.
.
c)
Il problema, invece, si pone quando, per eventi patologici, l'ostetrico può salvare solo uno dei due "corpi"; come si deve regolare in tale ipotesi?
***
Al riguardo, secondo me, i casi sono due:
- se la madre è cosciente, sta a lei decidere, perchè, anche se teoricamente non avrebbe più alcun diritto all'autonomia decisionale sul corpo del figlio, è solo lei che può decidere chi dei due deve sopravvivere ("mors tua vita mea" e viceversa);
- se la madre, invece, non è cosciente, a decidere non può che essere il medico.
Il quale, almeno secondo me, "ceteris paribus", in via di principio dovrebbe decidere di salvare la madre; ed infatti, sebbene si tratti di una atroce "alternativa del diavolo", a mio parere, è pur sempre meglio lasciare una madre senza figlio (la quale può averne un altro), che un figlio senza madre (il quale non potrà mai avere un'altra madre).
Ma, altre considerazioni a parte (su cui sorvolo perchè sono ovvie), sulle quali, per brevità, sorvolo, anche queste sono solo mie opinioni personali.
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#657
Citazione di: Pio il 12 Aprile 2024, 14:02:48 PMÈ molto bello e dolce e soave il profumo della festa. Tengo nostalgia di quelle domeniche nelle quali tutto il paese si fermava. Persino i contadini riducevano al minimo il lavoro. In pratica si risolvevano ad accudire la stalla solamente. E i pomeriggi nei bar?  :)) Quanto divertimento; quante storie inverosimili. Adesso è un giorno come un altro. Metà mondo lavora, l'altra metà va al centro commerciale a far la spesa; qualcuno passeggia se è bel tempo. Il lunedì, se togliamo più traffico al mattino e verso sera è quasi uguale. Secondo me abbiamo perduto molto, ma siamo così adusi all'assurdità dell'esistenza che meniamo da non rendercene più conto. Anzi, ci hanno fatti convinti che è pure meglio. :(
Non hai tutti i torti neanche tu; anche io, spesso, ho nostalgia di quelle domeniche.
https://www.youtube.com/watch?v=tSrX34mzQ2s
#658
Ciao Pensarbene. :)
Io la penso esattamente come te!
Ed infatti Gesù disse che "Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l'afferra e la tira fuori? Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene".
E disse pure: "Il sabato è stato fatto per l'uomo, e non l'uomo per il sabato!"
***
Però, come pure ho già scritto, anche non condividendone le convinzioni, rispetto l'esigenza religiosa di coloro che, invece, ritengono un "precetto religioso" cogente quello di doversi astenersi dal lavoro in determinati giorni.
***
Un cordiale saluto! :)
***
#659
Ciao Pensarbene. :)
Anche io, pur essendo religioso, non capisco la necessità di fissare certi  giorni per onorare determinate ricorrenze sacre; tuttavia rispetto l'esigenza religiosa di coloro che, invece, ritengono un "precetto religioso" cogente quello di doversi astenersi dal lavoro in determinati giorni.
Per cui, come stabilisce l'art.9 comma 2 della "Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo", non vedo perchè,  fatte salve la pubblica sicurezza, la protezione dell'ordine, della salute o della morale pubblica, e la protezione dei diritti e della libertà altrui, non si dovrebbe concedere a costoro di astenersi dal lavoro nelle "feste comandate" (eventualmente recuperando le ore di astensione in altri giorni, così come è previsto dall'art 4 della L. 8 marzo 1989, n. 101).
***
Un cordiale saluto! :)
***
#660
Ciao Baylham :)
Sono d'accordo con te che, fin quando la maggioranza dei cittadini difenderà la libertà di espressione, la democrazia sarà stabile; ma cosa accadrebbe se la maggioranza dei cittadini risultasse sfavorevole alla libertà di espressione delle minoranze (come è già accaduto)? :'(
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Ed infatti una assemblea di 50 lupi e 40 cerbiatti, può "democraticamente" decidere, a maggioranza, di mangiarsi tutti i cerbiatti per colazione! ::)
***
Non a caso l'art. 604 bis del Codice Penale sanziona con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico; ed io, visti i precedenti storici, sono perfettame d'accordo con tale sanzione penale >:( .
***
Un cordiale saluto! :)
***