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Messaggi - Ipazia

#6466
Tematiche Filosofiche / Re:La morte
13 Novembre 2019, 19:54:00 PM
Citazione di: Franco il 13 Novembre 2019, 16:36:17 PM
Vorrei comprendere meglio la negazione. A chi si rivolge? Forse a daniele 75 secondo il rilievo mossogli da Franco? Se così non fosse, allora si riproporrebbe - anche in ordine alla comprensione della morte - la questione del senso della fede religiosa. Tirare in ballo allucinogeni, stati illusionali e simili, significa ridurre semplicisticamente le cose.

I greci erano meno allucinati perchè avevano una concezione più realistica del post mortem rispetto ai cristiani: pochi assurgevano all'Olimpo, molti precipitavano nell'Ade. Indipendentemente dai meriti, ma secondo il capriccio degli dei. Che è quello che accade nella realtà dei paradisi in terra. Nessun motivo logico per non estendere l'analogia ai paradisi celesti, considerando che l'analogica antropomorfica è la base del pensiero religioso. Evidentemente a corrente alternata.

Nei forum atei girava una simpatica analogia contro l'argomento del numero di credenti nei numi. Te la risparmio perchè non voglio affondare il coltello nella piaga. Comunque non è un argomento valido: un tempo tutti credevano che il sole girasse intorno alla terra e si sbagliavano. Coi numi ci sono ottime probabilità che sia uguale.
#6467
Tematiche Filosofiche / Re:Schiavi della felicità
13 Novembre 2019, 14:58:28 PM
Abbiamo inseguito per secoli il Santo Graal e ce l'avevamo in corpo. Grazie a daniele75 che ce lo fa scoprire. Dopamina in pillole per tutti e crolla perfino il muro di cui nessun politicamente corretto vuol parlare: quello d'Israele. Da chimica dovrei essere fiera di questa sfrenata apologia dei biochimici naturali, elisir di felicità, ma la deontologia professionale me lo impedisce. Un fisico potrebbe contrapporre le energie che sono in gioco nel perseguimento della felicità. Scomodando pure la quantistica con qualche fenomeno a distanza tra particelle della felicità umana entangled con le loro accoppiate, concentrate in qualche astro ad altra densità orgonica che irradia di libidine l'universo. I fisici sono perfidi, e dopo aver sottratto ai chimici l'atomo potrebbero pure espropriare chimici e filosofi della felicità.

Ma torniamo alla dopamina che di primo acchito appare nella sua ubiquità indifferenziata funzionare come la democrazia: tutti la vogliono, ma nessuno la apprezza. E questo rimanda all'essere umano che non si accontenta di esistere, ma vuole essere (nessuno direbbe: "esistere umano"). Ecco allora che la biochimica faidatè deve supplire anche il campo più remunerativo della personalizzazione ricorrendo ad elisir più specializzati. Ad esempio la serotonina, prediletta da contemplativi e pacati; l'adrenalina, complemento indispensabile alla vita dei nevrotici; le endorfine, compagne preziose di chi come me predilige uno stile di vita fondistico; per finire, last but not least, con quel mix afrodisiaco di biochimici, autentica tempesta ormonale perfetta, che è l'innamoramento. Laddove ognuno combina nel modo più personale possibile la sua biochimica amorosa ottenendo talvolta il paradiso, talaltra l'inferno, a dimostrazione che la realtà finisce col difrangere perfidamente anche le più accurate formulazioni di laboratorio.

A conferma sperimentale dell'inaffidabilità della via chimica alla felicità ci sta l'esercito di zombies che fin dalla notte alcolica dei tempi ha attraversato l'universo antropologico e che oggi marcisce anima e cervello nelle droghe sintetiche. Insomma, droga per droga, la filosofia e le scienze umane hanno ancora qualche lunghezza di vantaggio sulla chimica nell'arduo cammino della felicità. Anche sul piano epistemico. Poi ognuno può credere ciò che vuole. Ma sapere è altra cosa.
#6468
Concordo con viator. La tv rappresenta il medium ideale per l'incoattamento di massa finalizzato alla vendita di merce, commerciale e ideologica. Dai libri ci si difende meglio nella diversificata società affluente. Se non altro perchè leggere richiede un certo sforzo che aguzza l'ingegno e il senso critico correlato. In altri tempi, seminari, sinagoghe, madrase, ecc. hanno coinvolto anche la lettura in funzioni analoghe, ma oggi, salvo sopravvivenze dal dubbio futuro, il loro ruolo è in veloce declino. Avanzano i social, ma una fetta anziana di popolazione è ancora fuori bersaglio. Il cinema ormai è medium d'elite. Per non parlare del teatro. Non resta che la tv che sempre più si lega all'altro circense assai gettonato: il calcio. La banda larga unificherà il tutto e non ci penseremo più. Qualcosa di decente della tv e radio si può selezionare già ora via rete. Per cui l'elettrodomestico si può dismettere tranquillamente, visto che il pc ha parecchie marce in più. E non paga il canone. Dettaglio non trascurabile, che fu decisivo per la mia scelta ormai ventennale.
#6469
Citazione di: Gyta il 12 Novembre 2019, 23:11:06 PM
CitazioneAhimè.. Non trovo proprio nulla di 'spettacolare' nei 'sospesi' (tanto più in tale contesto)!!!!! ;-D Non siamo in ambito di mistica.. era solo una buona idea per riflettere sul senso del tempo e della mente.. ma resta comunque una sorta di film (serie tv o non serie che sia).. In questo caso non ci leggo nulla di sospeso riflessivo.. solo la volontà di rompere i marroni per qualche motivo futile che mi sfugge o troppo ovvio per coglierlo (il motivo).. Ci sono cascata, non ci casco più! E' che.. dopo un pochetto di tempo che non mi affaccio a sbirciare che accade nel mondo dell'intrattenimento mi scordo le idiozie che contraddistinguono il genere tanto più quando si discosta quel minimo dall'usuale.. (L'ultimo film animato decente che rammento di avere visto -semplice ma mai superficiale- era "Kung Fu Panda"). Grazie delle tue riflessioni..
Gyta

(p.s.: mi scuso per la formattazione ma non riesco ad inserire lo scritto in modo decente eppure scrivo da pc)

Nessun problema.  Hai riconfermato il livello miserabile del circense mediatico e puoi, chimica e mente, dedicarti ad attività più gratificanti.
#6470
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Civiltà occidentale
12 Novembre 2019, 17:32:16 PM
Citazione di: Sariputra il 12 Novembre 2019, 12:25:01 PM
Un tratto saliente, a mio parere, della società occidentale  è il cinismo. Sentirsi dire di essere dei cinici non è un gran complimento , anche se molti ormai se ne fanno un vanto...e anche questo è un segno dei tempi. Non è però sempre stato così...
Il termine 'cinico' deriva dal latino 'cynicus' che vuol dire "canino, cane" e si rifà alla vita di Diogene di Sinope che viveva in una botte ad Atene e che ne è considerato come il padre. Diogene viveva in estrema povertà mangiando gli scarti e i rifiuti e si narra si aggirasse con una lanterna in mano 'cercando l'uomo'. Al di là del suo stile di vita era probabilmente una delle menti più notevoli della Grecia del V sec. a.Y. Riteneva infatti che la natura avesse fornito l'uomo di tutto ciò di cui necessitava, ma che questi rifiutava la generosa offerta per 'vendere' il proprio cuore a futilità poco importanti.
Era perciò un cinismo che puntava all'abbandono dei beni materiali, della superficialità e della mondanità per darsi lo spazio necessario alla ricerca della vera natura umana. Ecco quindi il rifiuto che la filosofia cinica opponeva alla ricchezza, al potere e alla fama, con contorno di gloria, già ben presenti nella società ellenica del tempo. All'inizio era quindi una sorta di critica dell'esistente e aveva un significato molto diverso da quello che gli attribuiamo , nel linguaggio comune, oggi...
Questa filosofia pratica che potremmo definire 'umanista', prodotta dal pensiero ellenico, viene soppiantata dall'avvento del Cristianesimo, a cui si deve il significato attuale del termine.
Lentamente, da una filosofia pratica a tutto tondo, si passa ad un atteggiamento verso la vita, le persone e le vicissitudini esistenziali nei riguardi delle quali si assume un'attitudine che si potrebbe definire come 'fredda', distaccata e, soprattutto, opportunista. L'uomo cinico si fa calcolatore...

Peter Sloterdijk nella sua "Critica della ragion cinica" separa nettamente queste due forme storiche di "cinismo" distinguendo Kynismus che è manifestazione della critica antagonista caratteristica di Diogene il cinico, da Zynismus, che è l'atteggiamento mentale tipico di chi detiene il potere e nullifica cinicamente, a puro mezzo dei propri interessi, chi ne è escluso.

Tale dualismo permane valido anche ai nostri giorni e confonde tutti i discorsi sul nichilismo dai demoni dostoevskianij al ressentiment nicciano alle apocalittiche grida manzoniane contro il nichilismo dei contemporanei.

Quando si accusa qualcuno o qualcosa di cinismo e nichilismo si dovrebbe aver chiara questa distinzione, anche in un'epoca di povertà cognitiva dialettica, e marcata propensione al manicheismo, come la nostra.
#6471
Un a priori dell'Essere c'è. Si chiama grammatica. Da cui deriva un a posteriori che si chiama ontologia.
#6472
Non conosco la serie e non sono i grado di giudicare sull'assenza o presenza di principi etici. Escluderei comunque l'assenza, perchè un filone di pensiero è sempre presente in ogni prodotto culturale e se quelli triviali vanno per la maggiore significa che è proprio quella trivialità che si vuole veicolare. Anche "lasciare il discorso in sospeso" può avere una sua consistenza etica, oltre che economica, nel lasciare lo spettatore, o nel dargli l'illusione di essere, parte attiva e deliberante di quella storia. Condizione da gratificare magari in un secondo tempo con le agnizioni del caso che lasciano tutti felici e contenti. Oppure no, se la montagna, come spesso accade, partorisce il classico topolino.

Preferibile piuttosto lasciare il discorso in sospeso, eternando così la propria esistenza in apologetiche contrapposte che si contendono l'autenticità del verbo. Meccanismo "spirituale" noto fin dalla notte dei tempi e, a giudicare dagli esiti storici, di grande, profetica, spettacolare, efficacia.
#6473
Ma è una "meccanica spirituale" che si innesta (a posteriori) su una "meccanica ambientale" in cui l'impronta antropica comincia a pestarsi i piedi l'un con l'altro. Senza questo meccanicissimo "pestarsi di impronte antropiche" lo spirito sarebbe rimasto a gongolare nel "crescete e moltiplicatevi" della "creatura prediletta da Dio" a cui tutte le cose di cielo, mare e terra sono state donate perchè si sollazzasse e ne facesse l'uso che riteneva opportuno. Finalmente si comincia, in maniera bassa e immanente, a ragionare sull'opportunità di quell'uso. Il che ha anche risvolti spirituali nell'imparare a rispettare gli immanentissimi cicli naturali. Conoscenza ignota ai libri unici della spiritualità, acquisita con i metodi evolutivi dello spirito umano.

La natura è un po' come la schiava che solo da quando ha cominciato a ribellarsi e presentare il conto ha cominciato ad essere considerata anche nella sua umanità, e non solo nella sua schiavitù. E anche questo è "evoluzione spirituale".
#6474
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia politica
12 Novembre 2019, 09:54:33 AM
Citazione di: viator il 11 Novembre 2019, 21:56:17 PM
Salve Paul11: Tutto sommato, io la vedo come questione legata all'esistenza (o meno) del libero arbitrio.

Se il libero arbitrio non esiste, qualsiasi differenza tra gli umani per come essi individualmente nascono e diventano deve essere accettata come in sè fatale e non potrà nè colpevolizzare nè assolvere alcuno, qualsiasi scelta costui operi (in realtà quindi : qualsiasi scelta egli creda di compiere autonomamente).

Se invece esiste, sarà assurdo e vano chiedere a tutti coloro che risultano avvantaggiati per un qualsiasi motivo (origine, fortuna, merito) di rinunciare a qualche aspetto della loro fortuna per favorire - a scopo di astratta giustizia - la condivisione dei loro vantaggi innati od acquisiti con altri i quali magari non sarebbero neppure in grado di sfruttarli...

Questa impostazione metafisica non tiene in alcun conto l'origine di ciò che ho nerettato e riduce tutto alla questione del libero arbitrio e leadership all'interno di un pollaio. Ma basta che una volpe vi entri dentro per dimostrare tutta l'illusionalità del l.a. imprenditoriale e leadership del gallo del pollaio.

Anche il postulato della terzietà dello stato è infondato. Lo stato è il pollaio di cui la legge è il recinto edificato su un progetto etico che nasce dall'etologia del pollaio. Basta cambiare habitat sociale perchè questo modello riveli tutta la sua inadeguatezza.

La filosofia politica, avendo velleità gnoseologiche universalistiche, dovrebbe trovare indicatori più solidi per redigere il suo discorso. Quale l'evoluzione dell'istituto della proprietà, evolutasi dalla proprietà "naturale" della prole (famiglia) e della, comunque velleitaria e instabile, marcatura del territorio, a forme meno naturali di proprietà quando quella marcatura viene palettizzata, confinata, delimitando un dentro e un fuori, un privilegio (fortuna) e un'esclusione (sfortuna). Processo di appropriazione generalmente violenta cui segue una istituzionalizzazione del diritto acquisito nella consuetudine, prima, e nello stato "di diritto", infine.

E' in tale fase istitutiva che nasce la giustizia e i concetti giuridici ad essa riferibili. Ma siamo già lontani dallo stato di natura e questa lontananza mostra l'infondatezza di ogni filosofia politica giusnaturalistica forte, inclusa quella alla moda del sociodarwinismo di ispirazione capitalistica.
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#6475
Tematiche Filosofiche / Re:La morte
12 Novembre 2019, 09:10:57 AM
Citazione di: Freedom il 12 Novembre 2019, 08:37:10 AM
Ben vengano dunque queste interessantissime discussioni anche se, a mio modesto avviso, nonostante il tema abbia ampio diritto di cittadinanza nella sezione "Filosofia", potrebbe essere anche guardato da un'altra, fondamentale angolatura, nella sezione "Spiritualità".

Certamente, perchè la spiritualità umana nasce intorno alla morte e al suo mistero postumo che solleva la questione del mistero originario e del senso di tutto ciò.

Ma in questa sede, dove pare siano i teisti ad avere il monopolio della spiritualità, meglio lasciarla nella sezione by partizan, dalle mammelle capienti, della filosofia, laddove la morte occupa pure una posizione centrale: nella questione ontologica, datata ma sempre latente e mai esaurita, dell'essere e del nulla.
#6476
Tematiche Filosofiche / Re:La morte
11 Novembre 2019, 16:30:47 PM
Citazione di: Franco il 11 Novembre 2019, 14:55:33 PM
... si pensa di far fuori facilmente l'esperienza di fede nel paradiso. La quale, malgrado tutti gli illuminismi, continua a determinare la vita di un numero incalcolabile di individui.

No, si sa quanto difficile sia superare l'esperienza di fede nel paradiso. Che è una fede al quadrato: perchè no una più realistica esperienza di fede nell'inferno ? Nell'Ade oscura dei nostri meno allucinati antenati greci ? Anche le illusioni hanno i loro bias. Che moltiplicati miliardi di volte non cambiano di uno iota la loro sostanza illusionale.
#6477
Forse hanno preso ispirazione da "le mille e una notte" mitico archè della narrazione incompiuta. Cosa peraltro legittima - per definizione - in un serial. Finalizzati entrambi alla propria sopravvivenza nel tempo più lungo possibile. Anch'io ho dismesso la televisione da circa due decenni. La realtà, pur nelle sue infinite manipolazioni, è molto più avvincente della fiction.
#6478
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
11 Novembre 2019, 10:19:41 AM
La mia verità non è la tua Verità. E neppure le metafisiche che vi afferiscono sono le stesse. Se cambiano le grammatiche cambia anche la dialettica. Il trascendentale si è introdotto da solo in un processo evolutivo. Noi ormai ce l'abbiamo e non possiamo fare a meno di usarlo. bene o male, lo decidono i riscontri reali. Tipo: nell'antibiotico c'è più verità che nella preghiera. Così come nel processo metafisico che ha portato quella differenza di postulato.
#6479
Una trattazione più sistematica al post in cui esponi estesamente il tuo sistema di pensiero può rispondere anche alla domanda su cos'è parassitismo. A partire da un mio bias dichiarato di stampo marxista che dovrebbe coincidere, nello spirito, col tuo.

Citazione di: niko il 09 Novembre 2019, 19:54:59 PM
Si è prolifici perché non industrializzati, non non industrializzati perché prolifici. E' la mancanza di welfare come ingiustizia sociale patita che porta i miserabili e gli oppressi di tutto il mondo ad essere prolifici, infatti i figli sono, o meglio surrogano, il "welfare" (l'assicurazione per il futuro) che al contadino o al proletario nel senso antico del termine manca. Da vecchio, se non hai la pensione dallo stato, o ti mantengono i figli o crepi.
E questa mentalità non può morire in Nigeria finché la Nigeria non si sviluppa, e in Nigeria non si introduce un sistema di pensioni. In condizioni estreme di povertà, si è prolifici anche per puro e insopprimibile desiderio umano e istinto quasi animale di vedere qualcuno dei figli sopravvivere, oltreché come forma primordiale di welfare nella speranza che in vecchiaia ci mantengano i figli, perché in condizioni di estrema povertà o precarietà esistenziale, qualcuno della linea di sangue ha maggiore probabilità di sopravvivere se i figli sono molti di numero. Quasi tutti gli animali tranne l'uomo, che sono in condizione di precarietà esistenziale in natura, fanno così. I poveri figliando come conigli si ribellano all'estinzione e alla prospettiva di essere sostituiti geneticamente dai ricchi. A cui bastano uno o due figli per mantenere la linea di sangue, perché quegli uno o due figli mangeranno e staranno bene. Così sarà, per sempre sulla terra, finché ci saranno poveri e ricchi.

Confondere la causa con la conseguenza, dire "sono miserabili perché prolifici", e non come stanno le cose veramente, prolifici perché miserabili, non aiuta. Il marxismo è soprattutto osservazione scientifica della società, che mette le cause al posto giusto, e le conseguenze al posto giusto. Noi italiani, eravamo prolifici come la Nigeria duecento anni fa, ci siamo sviluppati, abbiamo smesso di essere prolifici. E adesso abbiamo il problema opposto, che siamo pure troppo poco, prolifici. Qualcosa dovrà pur significare. Quindi un marxista non è qualcuno che fa la morale ai poveri che figliano perché figliano, è qualcuno che crea e difende per un modello di società che offra soprattutto ai poveri delle alternative geneticamente, culturalmente e socialmente valide al figliare a casaccio, come le pensioni, la sicurezza sociale, condizioni di vita per cui anche ai poveri uno o due figli bastino a non estinguersi nella linea di sangue, situazione che nei secoli è sempre stata quella tipica ed esclusiva dei ricchi.

I paesi che scaricano il loro incontrollato esubero demografico sono indipendenti da oltre mezzo secolo e partono da situazioni di sottosviluppo e dominazione coloniale molto simili a paesi dell'estremo oriente asiatico che oggi sono diventati autosufficienti e ci fanno pure concorrenza, avendo messo nel loro carnet anche una saggia politica demografica.

Il confronto con situazioni di due secoli fa, la scienza a modico costo della contraccezione nol consente. Semmai c'è una politica di conquista di territori e risorse altrui usando l'arma demografica che è altra cosa. Sapientemente perseguita nelle banlieu del primo mondo più "aperto".

Come è altra cosa lo "stile" migratorio, rispetto ai nostri bisnonni poveri, che 1) si guadagnavano la pagnotta straniera col sudore della fronte 2) entravano coi documenti bussando alla porta 3) se respinti gli stati di provenienza se li riprendevano e 4) tutto ciò rientrava in una tollerabilità del fenomeno migratorio coi suoi pesi e contrappesi.

Tutto ciò è presente anche nei processi migratori legali attuali che rientrano nella parte progressiva del globalismo e permettano a molti giovani e meno giovani (e meno poveri) di realizzare la loro cittadinanza globale in maniera sana e non parassitaria.

Questo per l'aspetto soggettivo del tuo teorema, veniamo agli elementi macro: socio-politico-economici:

CitazioneQuanto al parassitismo, il vero parassitismo è la distribuzione mondiale iniqua delle risorse, la distribuzione mondiale iniqua del lavoro, da cui l'immigrato fugge e ha sempre il diritto di fuggire. Noi nella massa degli immigrati vogliamo distinguere chi scappa dalla fame da chi scappa dalla guerra, e dire che chi scappa dalla fame ha certi diritti, chi scappa dalla guerra altri, chi è perseguitato politico altri ancora, ma la cruda realtà è che la fame è guerra e la guerra è fame. Non c'è una vera distinzione. Se io ho fame e il cane del mio vicino deve andare in palestra perché è obeso (negli stati uniti esistono le palestre per i cani obesi), io sono in guerra col mio vicino. Questa guerra è evidente a tutte le persone razionali e di buona volontà, non ha bisogno di essere dichiarata. Anche le cose che ci sembrano, e che dal nostro punto di vista sono, giuste e sacrosante, come le pensioni, la sanità, il relativo benessere economico per cui da noi non muore di fame nessuno, il nostro welfare, grondano del sangue di chi da altre parti del mondo quel welfare e quel relativo benessere non ce li ha. E' la distribuzione iniqua delle risorse e del lavoro che permette il relativo benessere da noi, e se qualcuno viene alle nostre porte ha tutto il diritto da un punto di vista planetario e terrestre di venirci: lui, che non ha niente, sta venendo sacrificato perché i nostri vecchi abbiano almeno la pensione minima e i nostri barboni possano mangiare almeno alla caritas, poi da un punto di vista nazionale e continentale non so, se è giusto e se ha il diritto di venire, ma non voglio neanche saperlo, Semplicemente io mi rifiuto di assumere un punto di vista nazionale o continentale, sono terrestre e ragiono da un punto di vista terrestre.

Il parassitismo capitalistico non fa sconti a nessuno. Accumula il suo plusvalore su ogni substrato umano e ragiona da un punto di vista (globalmente) terrestre come il più assatanato comunista. Semmai tocca al substrato umano difendersi da questa invasività. Come dicevo all'inizio, c'è chi l'ha fatto con più successo e chi meno. Chi ha speso i soldi dello sviluppo in sviluppo e chi in suv, kalashnikov, corruzione, c/c esteri e guerre tribali. L'esito tragico della decolonizzazione africana è grasso che cola per tutte le interpretazioni più lombrosiane di quel contesto sociale. Pur con le sue differenze, perchè vi è anche un'Africa dove si immigra e si investe in sviluppo e non tutta scarica l'esubero demografico e le vittime delle guerre tribali in Europa. Purtroppo da noi arriva solo quello spaccato di Africa. Non certamente la più povera, se può permettersi di pagare cifre ingenti, per i paesi di provenienza, per venire a parassitare l'Europa con metodologie migratorie di pari segno patologico.

Patologia che deflagra una volta raggiunto il paese dei balocchi nelle forme di parassitismo molesto se non criminale.

E veniamo all'ideologia (buonista ovvero cattocomunista):

CitazioneL'etica del lavoro mi interessa meno di niente, superare il lavoro salariato non mi sembra un buon pretesto per prendersela con nomadi, mendicanti, piccoli criminali e prostitute, che già ne sono fuori. Se i regimi del socialismo reale lo hanno fatto, hanno fatto male a farlo. Avrebbero dovuto piuttosto valorizzare il loro sapere e farne tesoro, farsi spiegare come si esce dal lavoro salariato da chi ne è già fuori.  Lo spacciatore poi, vende qualcosa che dovrebbe essere legale vendere in maniera controllata e regolata, ma lasciamo stare..

Magari si trattasse di superare il lavoro "salariato". Dal carrello della spesa al traffico di droga e prostituzione fino al furto liturgico su base etnica si supera il lavoro toutcourt . O meglio lo si declina in una direzione che da veteromarxista con etica del lavoro al seguito, quale - a questo punto - mi sento, può solo inorridirmi.

CitazioneDire che l'immigrazione distrugge ricchezza invece di redistribuirla è l'unico che mi sembra un buon argomento contrario ai miei, Antony faceva l'esempio dell'impero romano: i barbari volevano godere dello stesso benessere dei romani, sono entrati a forza nei loro confini, e il risultato è stato che l'impero è crollato, nel senso che non ne hanno potuto più godere ne i barbari ne i romani, che la ricchezza che quell'impero rappresentava non è andata redistribuita, come in un certo senso speravano e si illudevano i barbari, ma distrutta. A seguito di un'invasione a tratti pacifica, a tratti guerresca, come quella dei barbari ai tempi dei romani, che viene paragonata a quella degli immigrati ai giorni nostri, l'impero è crollato e la festa è finita per tutti, sia per quelli che ne godevano, che per quelli che non ne godevano e ne avrebbero voluto godere.

Il che dimostra che mobilitare gli indigeni contro le invasioni, respingendone i cavalli di Troia e gli utilizzi suicidi, rimane, a duemila anni di distanza, politica buona e giusta. Peccato che a trarne giovamento siano proprio i politici più reazionari. Ma in fatto di etichette politiche grande è la confusione sotto il cielo e se Gaber poteva avere poche ragioni al tempo di Berlusconi ne ha assai di più al tempo di Salvini e dell'immaginifico Fusaro.

Col quale, pur da fronti opposti, compete alla grande l'immaginifico niko:

CitazioneChe dire, prendo molto sul serio questo argomento, per me vale sempre la pena di distruggere una società ingiusta anche solo perché ingiusta, come un impero che divide la terra in inclusi ed esclusi, ad esempio in barbari e romani, e di rischiare una distruzione della ricchezza di questo impero pur di tentarne una redistribuzione, ma posso capire che per molti non sia così. Dalla distruzione dell'impero romano ci siamo risollevati in qualche modo, e mi piace pensare che quella civiltà non era giusta appunto perché non comprendeva tutti, perché c'erano dei "barbari", cioè degli esclusi. Ci risolleveremo anche dalla distruzione di questa società se essa è ingiusta, e così via finché non ne sorgerà una giusta o non ci estingueremo tutti. Vedere l'immigrato come il barbaro che viene a invaderci è qualcosa che possiamo superare, e ad esempio si può vedere con altri occhi la storia dell'impero romano, che è crollato per la sua decadenza interna, più che per il barbaro invasore.
Il cristianesimo per esempio ha contribuito, nel bene e nel male, a distruggere l'impero molto più dei barbari, e dovremo vedere quali sono oggi le tendenze di pensiero e di cultura che ci fanno decadere, o progredire a seconda di come le intendiamo. Tendenze di pensiero e di cultura che riguardano anche noi, che sono o possono essere già da ora le nostre, non importate dai barbari.

L'immaginazione al potere ha attraversato anche la mia generazione che per prima l'ha formulata. Ma il senno di poi ha confermato che se l'immaginario funziona bene per dare l'assalto a Bastiglie e Palazzi d'Inverno, funziona assai meno bene quando si tratta di moltiplicare pani e pesci. Questo spiega anche, restando in casa comunista, la differenza fatale tra gli imperi sovietico e cinese.

Ripensando alla concretezza antideologica che i padri fondatori postularono nella "concezione materialistica della storia", mi pare che tanto sul piano economico (dumping sociale) che culturale (soprattutto per la condizione femminile, la religione e lo stile di vita) i nuovi barbari che entrano di forza col ricatto umanitario contribuiscano ad un degrado socioeconomico i cui ipotetici frutti da consegnare alle future, improbabili, generazioni, sono un sacrificio troppo grande da chiedere ai poveri indigeni che devono farsi carico di questa transumanazione idealistica, dal carattere decisamente transumante tipo animali che si portano al macello. Idealisti sì, ma con moderazione. Tenendo anche conto del trapasso dall'utopia alla scienza che i padri fondatori raccomandavano.
#6480
Tematiche Filosofiche / Re:Fisica e Tempo
11 Novembre 2019, 08:00:19 AM
Citazione di: Sariputra il 10 Novembre 2019, 14:37:10 PM
Riporto un articolo apparso oggi nella sezione scienza del sito Ansa che mi sembra interessante nel contesto di questo topic...il titolo è :"Nuova ipotesi sull'universo, potrebbe essere chiuso"...
...
Tra cent'anni il Big Bang sarà diventato una Big Bufala?...Ai posteri... :(

Certo, come lo è diventato Dio - non l'oggetto di fiction, ma l'Ente ritenuto reale - dopo millenni di regno ideologico incontrastato. Ma il focus di tutta la faccenda è che il Big Bang e Dio non possono essere sbufalati senza il lavoro di ricerca che li sbufala. Senza quel lavoro c'è solo "l'etica naturale" di viator. Basterebbe questo per santificare la ricerca. Comprese le sue complicazioni, perchè il reale è complesso e solo un animale metafisico, caro Bobmax, lo può districare, non un animale allo stato brado, caro viator.

Mai mi sono sognata di demonizzare la metafisica. La scienza stessa è metafisica: astrazione di principi generali dal caos empirico. Astrazione che implementa il metodo deduttivo nella natura liberandoci dalla coazione statica dei suoi deterministici percorsi. La metafisica che la modernità ha spedito in discarica è quella che costruisce saperi farlocchi fingendo ipotesi. Farlocchi in quanto si sottraggono alle forche caudine dell'esperimento attraverso cui passano solo i cammelli veraci. Fintantochè quelle forche non si restringeranno e ci passeranno solo cammelli di razza più "sottile". Oppure animali razionali di una razza intelligente che ancora non esiste . Ma allora, come canta il poeta e musico, "noi non ci saremo". Per ora teniamoci il BigBang, decisamente, alla luce di ciò che sappiamo,  più probabile di Dio. Con il valore aggiunto di non aggiungere coazioni e superstizioni insensate alla nostra esistenza.