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Messaggi - Ipazia

#6526
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Civiltà occidentale
01 Novembre 2019, 21:21:30 PM
La contraddizione metafisica insolubile del nichilismo forte, dell'angoscia esistenziale nichilistica radicale (Kierkegaard) é, come già evidenziato da Phil, che essa deve reggersi su qualcosa che nulla non é: il pensiero del nichilista. L'idea del nulla può soltanto fingersi nulla, perdendo così l'agognato appuntamento con la verità, che nemmeno un Dio tappabuchi può surrogare.
#6527
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Civiltà occidentale
01 Novembre 2019, 17:05:45 PM
Citazione di: Freedom il 01 Novembre 2019, 10:34:49 AM]
Se dunque tu, come penso e ti prego di confermare, hai una concezione immanente della realtà; devi affermare che non sempre la sopravvivenza biologica sia il valore più alto per chi ha una concezione immanente della realtà.

Sono atea e quindi immanentista. La vita individuale essendo il sommo bene ontologico vale molto e quindi ció per cui vi si rinuncia deve valere ancora di più. In ció sta il trascendentale umano, emerso dalla natura sociale e dalle cure parentali che fondano e alimentano il concetto immanente di bene.
#6528
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Civiltà occidentale
01 Novembre 2019, 10:49:33 AM
E' sui "pezzi e core" che si radica lo spirituale umano. Così fortemente da superare anche il fin troppo mitizzato istinto di conservazione individuale.
#6529
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Civiltà occidentale
01 Novembre 2019, 10:24:22 AM
Chiarendo il concetto, le manifestazioni di abnegazione segnalate sono espressione di una spiritualità trascendentale, in sé necessaria e sufficiente, che non necessita di addendi trascendenti, ma é totalmente immanente.
#6530
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Civiltà occidentale
01 Novembre 2019, 09:07:09 AM
Citazione di: Freedom il 31 Ottobre 2019, 20:05:25 PM
Citazione di: Ipazia il 31 Ottobre 2019, 17:08:21 PM
Che la sopravvivenza biologica sia il valore più alto può essere irrilevante per chi ha una concezione trascendente della realtà, ma non per chi ne ha una immanente. Questione, al solito, di punti di vista.
Sì, questione di punti di vista ma.....più numerosi di quanti sembri prenderne in considerazione. Perdonami se estrapolo solo questo passaggio da un discorso molto più articolato e complesso. E' che rilevo, forse sbagliando, che questo concetto è decisivo per l'impianto del tuo pensiero.

E' certamente vero che, per istinto, tendiamo alla sopravvivenza tout court. Pur tuttavia non c'è solo la prospettiva trascendente che diminuisce, (non considera irrilevante, come scrivi) la valenza della sopravvivenza biologica.

C'è tutta una serie, discretamente numerosa, di valori ideali che, anche per un non credente, superano l'importanza della sopravvivenza biologica. Penso ai genitori che scambierebbero la loro vita con quella dei figli; penso a tutte quelle persone che, pur torturate sino alla morte, hanno barattato la propria esistenza per non tradire gli altri; al sacrificio militare cosiddetto eroico; penso anche ad innumerevoli casi, (sport estremi, scommesse idiote ma reali, etc.) anche patologici (anoressia) nei quali il principio assume valore assoluto, irrinunciabile e dunque superiore a qualsiasi altra cosa.

Ho detto "trascendenti" (aldilà) non "trascendentali" (aldiqua). Non è una distinzione convenzionale. E'  sostanziale e, hai detto giustamente, decisiva per il mio pensiero.
#6531
Riprendendo la bottiglia di Sari, la sua caratteristica è di non essere mai piena e, a seconda delle prospettive ideali e ideologiche, ciascuno può enfatizzare la parte piena o quella vuota. Ma un dato oggettivo c'è: quella bottiglia è più grande dei tempi passati. Questo fatto la rende anche più difficile da riempire, ma già sapere che ci sta più vita è un dato positivo.

Che la sopravvivenza biologica sia il valore più alto può essere irrilevante per chi ha una concezione trascendente della realtà, ma non per chi ne ha una immanente. Questione, al solito, di punti di vista. Da cui dipende anche la passione con cui la si riempie e con quali contenuti. Anche di natura spirituale delle più varie fogge, per chi uno spirito ce l'ha. Pensare che la dottrina abbia più spirito della libertà è un bias indimostrabile. Ovviamente anche la libertà di pensiero uno se la deve conquistare. Ma è più facile farlo dove vi è pure libertà di azione. E Galileo dimostra che tale libertà era molto pericolosa nei bei tempi andati. Più di oggi, laddove non si continua a regnare come nei bei tempi andati. Perchè anche oggi il modo antico non dà grande prova di sè di fronte al moderno.

Virus e batteri non erano meno micidiali nei bei tempi andati quando si moriva anche per una semplice influenza. Virus e batteri sterminarono i nativi americani, che non erano indeboliti dagli agi della modernità, ma dal fatto che la virologia è una cosa seria e ci si può fare sopra poca ideologia. Può essere vero che un tempo sopravvivevano solo i più forti, ma la mortalità infantile era enorme e demonizzare i vaccini esaltando l'autoimmunizzazione da pestilenze non credo sia proponibile sensatamente. Soprattuto per chi alle pestilenze non sopravviveva. Darwin sì, ma con moderazione.

Anche l'antropocentrismo insolente delle sorti magnifiche e progressive ha esaurito il suo tempo e la consapevolezza dei limiti dello sviluppo è divenuta patrimonio del pensiero scientifico moderno che non fa sconti all'impronta antropica e suggerisce una procreazione e un consumo delle risorse responsabili. Soluzione senz'altro preferibile alle guerre, carestie, pestilenze e morti da parto e alla nascita dell'era prescientifica. Ma anche preferibile all'ignoranza che intossicò gli antichi di piombo, rame, arsenico, mercurio ... di fronte ai quali neppure Darwin seppe trovare soluzioni adattive.

Anche sulla meritocrazia del passato bisognerebbe evitare di fare mitologia. Se Giotto non avesse incontrato Cimabue sarebbe rimasto a pascolare pecore per tutta la vita,  E Palladio, lo scalpellino, se non avesse, in età già avanzata per l'epoca, incontrato il conte Giangiorgio Trissino. E così via. Il percorso pedagogico della modernità, e la tutela che riserva all'infanzia, permettono di individuare e valorizzare il talento individuale assai più che nelle società dove solo ai figli dei ricchi è permesso avere questa possibilità. E' vero che i talenti della postmodernità non sono quelli del rinascimento, ma questa è faccenda storica, non etica, aspetto sul quale la modernità è certamente più generosa.

Su un unico punto ce la si gioca alla pari ed è l'omologazione sociale. La società moderna non è meno classista dell'antica e il potere di fagocitare il tempo di vita dei subalterni ha cambiato forma, ma non intensità e intrusività. Però la forma lascia più spazio alla libertà individuale e le opzioni sono maggiori. Anche il rispetto della vita umana nel diritto moderno è più garantista (anche troppo direbbe una cattivista come chi scrive) e i barbarismi più inumani - civili e penali - sono retaggio di etiche antiche.
#6532
Tematiche Filosofiche / Re:Nietzsche
31 Ottobre 2019, 08:51:39 AM
Citazione di: Franco il 30 Ottobre 2019, 23:02:03 PM

Ipazia:

No, sulla quale il prete è, come tipo umano con una specifica strategia di autosussistenza.


F:

Non "comprendo" la negazione. Non vedo cioè come possa la costituzione ontologica ( l'è) richiamata da Ipazia contraddire la tesi secondo la quale il prete lavora in quanto teo - logo sul fondamento della sua costituzione fisiologica. Nella tesi infondatamente contraddetta da Ipazia la mia attenzione è rivolta al piano nel quale il prete sfrutta l'ideale ascetico in senso teologico, ovvero nel senso di quella che potrebbe essere intesa come la sua grande, millenaria sublimazione. Sublimazione che in termini dottrinali è il suo grande lavoro metafisico. Il prete lavora sul'ideale ascetico nel senso che l'idealizzazione ascetica è il lavoro ( = l'energia sublimata) della teologia ( genitivo soggettivo e oggettivo).

Il che è vero. Ma prima di questo passaggio di catechizzazione vi è il passaggio ontologico che garantisce al clero la sua posizione sociale privilegiata di cui la teologia è il carburante per il mantenimento dello stato attraverso la sua costante rilegittimazione. Insomma, anche -logicamente, "è" viene prima di "fa".

Citazione
c) secondo Ipazia in Nietzsche sarebbe un autosuperamento e una critica radicali relativamente all'ideale ascetico. Tesi questa appena enunciata ed enunciabile, giacché - e per andare al sodo -  il rapporto non ideale ( = carnale) di Friedrich Nietzsche con il femminile si è limitato - almeno stando alle fonti - alla madre, alla sorella e ad un numero imprecisato di prostitute. Dunque assolutamente no. La tesi del superamento è tutta da dimostrare.

L'ideale ascetico non va confuso con la castità. Egli stesso era figlio di un prete. Una delle religioni più integraliste prevede pure la poligamia. Un tempio indù è decorato con altorilievi del Kamasutra. L'ideale ascetico è l'idealizzazione del mondo dietro il mondo che svaluta tutte le manifestazioni del mondo reale, non solo la sessualità.

(la cui repressione riguarda universalmente il genere femminile ed è legata alla civiltà patriarcale nel suo complesso. Su questo FN glissa e ciancia di fruste, ma lungo la direttrice Salomè, Freud, Reich, Marcuse si arriverà alla liberazione del '68 che la critica antipsichiatrica allargherà infine a tutti i comportamenti trasgressivi)

CitazioneRelativamente al fenomeno della morale ascetica, nell'opera di Nietzsche è potente la pars destruens ma pressoché mancante la pars construens. Analogamente a quanto avviene in sede di scienza anti - teologica, dove, appunto, la pars construens si perde nelle brume della poesia.

Fosse vissuto nei ruggenti anni settanta del novecento forse avrebbe sperimentato la pars costruens di una comune hyppie, ma che l'unica donna da lui amata fosse un'etera, una menade, depone a favore della sua buona volontà costruens. Ma anche nella restante critica all'ideale ascetico egli testimonia il valore del mondo nel mondo quando invita a diffidare delle dottrine partorite al chiuso e valorizza sopra ogni altro i pensieri nati all'aperto col corpo in movimento. Anche l'importanza che dà al buon cibo riporta alla valorizzazione dell'immanenza psicosomatica. E pure la contrapposizione dei 6000 piedi di Sils Maria alle mefitiche paludi metropolitane avrà un seguito nella crescita di una sensibilità ecologica. Insomma di spunti costruens FN ne dà molti, anche se il suo physique du rôle era lungi dall'essere all'altezza di tutte le situazioni di liberazione professate. Anche nel campo a lui più congegnale della critica artistica è significativa la repulsione per il Parsifal contrapposto al Tristan und Isolde. Parsifal che segnò la conferma della giustezza della sua rottura con Wagner

CitazioneConsiderazioni interessanti. Ma che hanno poco a che fare con le mie. Le quali intendono richiamare l'attenzione su ben altro, ovvero sulla realtà attuale - lo ripeto in corsivo - della fede nel carattere non - mitologico delle entità richiamate da Ipazia. Onde qui non è e non può essere primariamente in questione qualcosa come il carattere ideologico della scienza del carattere mitologico dei contenuti della fede cristiana, giacché dellla determinazione ideologica della scienza del carattere mitologico di quei contenuti, l'attuale massa sterminata di fedeli in senso cristiano non ha punto notizia.

Evidentemente non ci capiamo, perchè mi pareva di avere risposto esaurientemente sul merito almeno due volte (geocentrismo e fideismo). Lo ripeto per la terza volta: FN si pone il problema di capire la natura del fideismo e dà delle risposte, più o meno condivisibili, a partire della costruzione ideologica di un mondo dietro il mondo sostenuto politicamente dall'ideale ascetico.

(sequenza presente pure nell'accumulazione capitalistica, per non ridurre al questione solo al teismo classico, sviluppata da FN nella prospettiva, non marxista, ma diversamente antropologica dell'ultimo uomo e dell'umano troppo umano).

Semplificando al massimo (perchè gli Holzwege della fede sono infiniti): che il fideista non sia a conoscenza dell'aporia della sua fede è lapalissiano, altrimenti non crederebbe. Che su quella fede farlocca si costruiscano cose reali è altrettanto vero. Alcune di squisita fattura come l'arte e la musica sacra dei secoli d'oro di quelle arti. Così come dei precetti etici condivisibili anche in un contesto a-teistico. Ma tutto questo non rende quella fede meno farlocca.
#6533
La critica alla modernità e ai suoi feticci é legittima. Quello che non è legittimo é sussumere tutte le manifestazioni della modernità alla categoria del nichilismo. In tal senso ho parlato di un diffuso luogo comune  "antimodernista". Ma avrei potuto forse usare il concetto più appropriato di apocalittismo. Generalmente collegato al venir meno dell'etica teista. Spero di essermi spiegata meglio.
#6534
Se il "paradiso terrestre" è nichilista, che dire del paradiso "celeste" ? Bastano i martiri con cintura esplosiva e annesso paradiso da 77 vergini per capire quale dei due sia più nichilista. Mi pare che sul "nichilismo" il walzer delle interpretazioni sia ormai sconfinato per cui applicarlo come etichetta sulla - già di suo confusa - "civiltà occidentale" produce solo polveroni ideologici.

Che poi si chiami nichilista la società del welfare e non nichilista quella delle crociate e jihad rasenta l'assurdità totale. I valori non si trovano nei Libri Unici e neppure nel magistero dei guru. Si fondano sulla conoscenza della natura, inclusa quella umana. Che è individuale e sociale. Unico terreno solido ed edificabile. Solo così ci si salva dal nichilismo, che è fondazione di valori su deliri fantasmatici.

Io noto nel ragionamento di Sariputra, che è compiutamente rappresentativo di una scuola di pensiero "antimoderna" (mi si passi il termine, forse c'è di meglio) una costante identificazione dei nuovi feticismi secolarizzati con il progresso tecnoscientifico toucourt. E' pur vero che la potenza "miracolosa" di esso stimola nell'immaginifico animale umano un neofeticismo galoppante, ma non è un percorso obbligato. La filosofia "dell'avvenire" deve essere capace di discernere tra questi due livelli del reale antropologico e tenere il bambino, buttando via l'acqua sporca. E dopo averlo tenuto, farlo crescere secondo i principi di una gaia scienza transumanante sempre possibile seguendo la bussola che Nietzsche definì il senso della terra. Dal quale, come tecnoscienza insegna, è sempre possibile vincere la forza di gravità e lo spirito che l'accompagna. Possibile, non garantito, perchè altre forze, non proprio amorevoli, partecipano al gioco. Ma non sono esse il gioco.
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#6535
Storia / Re:Austerity e storia
30 Ottobre 2019, 15:39:14 PM
La questione non è economica ma storica. Le due cose sono collegate, ma non sincroniche. Se l'economia ha la priorità, i tempi di maturazione della politica possono essere anche molto lunghi e nel frattempo accadere cose che impediscono la tempesta. Col nazismo le cose che accaddero portarono invece alla tempesta perfetta.

Gli elementi da mettere nel frullatore in sequenza sono:

1) Le orrende condizione di pace di Versailles che economicamente ebbero un effetto assai rapido (1920), ma richiesero tempo per maturare anche nelle coscienze politiche - sagacemente orientate dai nazisti - e nei risultati elettorali.

2) La borghesia tedesca, ebrei compresi, puntò tutto inizialmente sulla pulizia etnica anticomunista operata dalla socialdemocrazia che con Noske e la sua epurazione antispartachista dava le necessarie garanzia di affidabilità (in ciò l'attualità, da Monti in poi, ma anche prima con Berlusconi e soprattutto il liquidatore Prodi, si ripete)

3) La crisi del '29 affossò definitivamente tale soluzione politica, mentre la mannaia Versailles continuava a dissanguare l'economia tedesca rallentandone la ripresa (altri tempi, altre mannaie) e aumentando il conflitto sociale.

4) Nel '33 tutti i fattori giunsero a maturazione e la borghesia tedesca, ebrei esclusi per ovvi motivi, sposò in massa la causa nazista. E pure il proletariato, massacrato dai social-liberisti dell'epoca e privato di una propria autonomia politica ridotta a percentuali rifondarole

5) Non va sottovalutata l'indubbia abilità dei gerarchi nazisti e dei loro sponsor, che però avevano un precedente importante e di successo da Hitler sempre riconosciuto come il suo sol dell'avvenir: la "rivoluzione" fascista di Benito Mussolini. Applicate quelle ricette con la consueta razionalità teutonica e il sostegno di un capitale nazionale che vedeva in Hitler l'uscita definitiva dal tunnel bolscevico, non restava che mettere in moto il frullatore.

Se alcune costanti politiche - di bassa ideologia - si ritrovano tanto in ambito renziano che salviniano, la struttura economico-finanziaria globalizzata e gli sponsor sono talmente cambiati che ogni parallelismo risulta puramente casuale. Le cui ragioni (del caso), la ragione non conosce. Ma che escluderebbe dovendo scommetterci su. A cominciare dal fatto che l'Italia è sempre più terra di conquista, che di conquistatori. Conquistata persino da immigrati clandestini semianalfabeti.
#6536
Citazione di: Sariputra il 30 Ottobre 2019, 10:10:59 AM
Nel riconoscerci, tutti noi occidentali, ma più in generale la gran parte dell'umanità, come è stato già evidenziato, dei nichilisti, tenendo conto che anche coloro che non si dichiarano tali sono infettati da questo virus nullificante (basta osservare la profonda crisi etica delle varie chiese e confessioni religiose, e il loro appiattirsi in generica filantropia...), bisognerebbe porsi il problema di come uscirne, se è ancora possibile uscire da questo stato di anestetizzazione.

Posto che anche in questa discussione ciascuno intende la civiltà occidentale a modo suo e che personalmente la vedrei più come civiltà europea con fondamentali influssi asiatici (il cristianesimo stesso nacque in Asia e la Grecia ebbe contatti con l'Egitto, la Mesopotamia e giunse fino all'India con Alessandro), già lo stato di anestetizzazione è qualcosa, non il nulla. Inoltre, l'anestetico anestetizza da qualcosa, non dal nulla. Già Epicuro insegnava che dal nulla reale non c'è nulla da temere perchè divenuti nulla, nulla ci può fare qualcosa. Quindi mi pare che tutta la diatriba sul nichilismo si fondi piuttosto su un nulla ideologico, entizzato. Se invece intendiamo il nichilismo come forza distruttrice, un qualcosa da distruggere deve pur esserci. Ma anche qui l'etichetta nichilismo non è di facile applicazione. Distruggere un'illusione, salvaguardando "medicalmente" chi ne è affetto, non è nichilismo. E' liberazione. Semmai il problema è di tipo medico. Terapie più distruttive del male hanno indubbiamente un carattere "nichilistico".

CitazioneLeggiamo i molti dibattiti culturali e filosofici, i documenti vari, le prese di posizione dei vari nichilisti che ragionano intorno alla loro consapevolezza di esserlo. Tutti sforzi lodevoli per esaminare il virus, per identificarlo e darne dei contorni chiarificatori. Insomma...la malattia è ben conosciuta e riconosciuta. Il problema è che al di là della diagnosi non si va...D'altronde , se sei sotto anestetico, anche se non del tutto addormentato, certamente ti muovi con lentezza, con sonnolenza, quasi avvolto in una nebbia di sbadigli...Senti che sei 'pesante' nel tuo ragionare e che i tuoi pensieri riflettono questa tua pesantezza esistenziale. In questa situazione per la gran parte di noi nichilisti il rifugio è l'alienazione. Alienarsi da questa realtà nebbiosa e sostanzialmente privata di ogni residua speranza, che non sia quella di continuare a "pendolare" da un'attrattiva offerta ad un'altra, con l'uccellino che ogni tanto fa cucù-cucù...

Se esiste un malato di nichilismo, bisognerebbe pure concordare sull'ontologia della malattia, mentre mi pare che il concetto di nichilismo pecchi di un eccesso di ideologizzazione in cui il pieno degli uni viene visto come il nulla degli altri e viceversa. Che poi questa espressione sia venuta in grande auge alla caduta di un universo valoriale i cui fantasmi, e la cui azione in nome di essi, sono parimenti classificabili come fenomeni nichilistici, aumenta non di poco la confusione sul concetto di nichilismo e sul suo nulla di riferimento.

CitazioneNon c'è farmaco possibile perché, ahimè, i farmaci possono curare il corpo o le nevrosi e psicosi (in parte...)ma come possono curare un 'vuoto' ? Dove s'appigliano i farmaci in questo vuoto?

L'unico vuoto, o meglio iato, che mi sento di sottoscrivere è tra l'aspirazione umana all'infinito e all'eternità e l'autocoscienza della propria limitatezza e mortalità. In questo iato s'appigliano i farmaci, il migliore dei quali ritengo sia la filo-sophia, intesa in senso assolatamente etimologico, ovvero quella cosa che rese - nell'immaginario fantasmatico - furibondi gli dei dell'Eden e dell'Olimpo contro le velleità tecnico-sapienziali umane.

CitazioneE l'effetto collaterale di farmaci inadatti non è forse più pericoloso del 'male' stesso? Una cintura imbottita di esplosivo si rivela cura adatta al nichilismo forse? O meglio, possiamo concedere che qualche effetto lo fa...Lo scoppio fa sussultare il vuoto degli altri nichilisti che così, per il tempo di un notiziario, si ricordano del "devi morire" che abbiamo censurato in noi; ma giusto per il tempo strettamente necessaro al movimento del pendolo...

Questa fenomenologia è propria di quell'autentico nichilismo, farmaco inadatto e psicotico, tipico delle sindromi religiose catechizzanti, esportate pure in contesti diversi dalle religioni costituite. E' il nichilismo del martire, dello shaid. Dell'uomo debole e malriuscito di nicciana memoria che, incapace di comprendere e agire sul mondo, come un bambino viziato, lo distrugge.

CitazioneSi parla di recuperare il senso di 'comunità'...molto bello...se non che non riusciamo nemmeno a tenere in piedi la nostra micro-comunità famigliare perché, mentre il nostro pendolo oscilla verso destra, quello degli altri di solito batte a sinistra (come orologio s'intende, che per la politica sono passati da un bel pò i tempi in cui ci si divideva in famiglia...). E' del pendolo dei desideri che si parla...
Ecco allora che i più colti, scaltri e intelligenti fra noi nichilisti, stanno escogitando e progettando la soluzione. Dobbiamo essere grati in eterno a questi benefattori che, con grandi sforzi e costi economici, hanno trovato il modo di pensare ad una soluzione. Si scriveranno certamente delle nobili autobiografie che andranno a ruba (soprattutto se di poche pagine, sapete la fretta...) sulle loro conquiste.
La soluzione è semplice in definitiva: non pensarci più e delegare all'intelligenza artificiale (IA o AI o AHI! :o  ...come preferite) di pensarci per noi!
Namaste o Saluti, come preferite...

L'umano è animale sociale e l'agorà IA, per chi la sa usare, funziona bene quanto l'agorà greca. La tecnoscienza ha apportato benifici reali, antinichilistici nella loro capacità di colmare, per quel che le è possibile, lo iato di cui sopra. Ne ha potenziato invero anche la capacità distruttiva, nichilistica, di cui la essenziale inumanità valoriale (accumulazione infinita e distruzione di uomini e cose per rinnovare il ciclo) del Capitale è l'attuale protagonista assoluta. Ma le soluzioni da escogitare e progettare stanno al di fuori della neutralità bifronte tecnoscientifica. Stanno nella capacità - e scelta - della comunità di evolversi nella direzione antinichilistica. Ripensando e riprogettando (trasvalutazione) continuamente il proprio ethos secondo la propria attuale misura. Come insegnò Protagora.
#6537
Tematiche Filosofiche / Re:Nietzsche
30 Ottobre 2019, 10:15:48 AM
Citazione di: InVerno il 29 Ottobre 2019, 17:08:46 PM
... Ma che Nietzsche fosse della stessa opinione, non ne sarei per niente certo, vista la sua propensione aristocratica, il finale della sua opera massima, e l'allergia per la morale degli schiavi. Infatti, da li a poco arriverà la teoria dell'inconscio, ovvero un uomo che non è in completo controllo di se stesso, e come potrebbe perciò forgiare i propri ideali? Le aristocrazie soccomberanno, ad un pittore austriaco, un seminarista georgiano ed un giornalista italiano, insieme alle loro tribù per niente aristoricratiche prenderanno il potere.

Come un altro maestro insegna, le aristocrazie reali contano nella storia più delle aristocrazie ideali. Se ne accorse persino il padre dell'idealismo filosofico, Platone, che pensava ad una Repubblica di filosofi e si ritrovò ad educare solo tiranni. Lezione che FN ha tenuto poco presente, limitando la sua critica all'orizzonte angusto della "morale da schiavi", incomprensibile se non si indaga anche la "morale da padroni" che la genera e riproduce. Le aristocrazie reali dell'epoca sono un tassello non esorcizzabile del successo dell'imbianchino tedesco e dell'ex socialista italiano. Il seminarista georgiano appartiene ad una parabola ideologica diversa, ugualmente punita dalle condizioni oggettive della storia.

CitazioneE la storia peraltro si sta anche ripetendo ai giorni nostri..

Con altre aristocrazie economiche che continuano a dirigere l'orchestra politica umana. Aristocrazie reali che si autogenerano imprevedibilmente, ma subito acquistano coscienza di sè, come Facebook che si appresta a battere moneta (segno inequivocabile di Macht) e primo o poi lo farà, mentre Amazon incide le nuove tavole della legge commerciale occupando il Mercato con le sue stesse leggi non scritte, ma inesorabilmente praticate. E infine  Google, fattasi intelligenza collettiva e schedario anagrafico globale.

CitazioneComunque di quello che Nietzsche ha detto, forse poco sopravviverà al tempo, massacrato dalla frammentazione interpretiva. Ciò che rimane secondo me, è una forma mentis, una totale indisposizione verso l'ipocrisia, che come ha fatto notare Don in maniera secondo me magistrale, da un certo punto di vista, ha molto a che fare con un profeta del passato che condivideva la stessa allergia per l'ipocrisia. Uno diceva di portare la spada, l'altro il martello, non parlo di reicarnazioni, parlo di carattere personale, di determinazione, di coraggio, di capacità transvalutativa..  (e anche di repressione sessuale, se proprio ci vogliamo puntellare sulle biografie, giusto per fare uno sgarro a Barthes )

Ciò che può massacrare un'ideologia non sono le interpretazione ma la critica inesorabile del reale. Finchè esisteranno religioni la lezione di FN resterà attuale. E poichè le religioni riproducono i loro feticci in tutti gli ambiti dell'immaginario - incluso il più immanentistico e secolare - penso che il suo pensiero godrà ancora lunga vita; aggiornato alle mutate condizioni storiche, tenendo conto delle illuminazioni, ma anche dei limiti, storicamente determinabili, di quel pensiero. Jacopus ha affermato una cosa che condivido su tali limiti, ma la dimensione dell'ethos è troppo ampia e importante per poterla superare con formule ready-made. La dialettica tra "morale dei padroni" e "morale degli schiavi" è ancora aperta e nessun circolo ermeneutico può pretendere di avere raggiunto la perfezione tautologica che la chiude.
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#6538
Tematiche Filosofiche / Re:Nietzsche
29 Ottobre 2019, 13:29:02 PM
Citazione di: Sariputra il 29 Ottobre 2019, 09:53:32 AMA mio parere il fallimento profetico di Nietzsche sul superamento del nichilismo passivo in un nichilismo attivo in cui l'uomo, totalmente immanente, 'aderisce' senza ipocrisia alle sue passioni (qualunque esse siano..."spirito dionisiaco") è naufragato nella società liquida attuale in cui l'uomo nichilista non aderisce alle proprie passioni ma bensì a quelle che gli vengono offerte, inculcate da altri in modo interessato. In realtà la storia dell'uomo, soprattutto occidentale, non è la storia del Cristianesimo o del nichilismo passivo, ma la storia di una dipendenza: quella dall'unico dio che l'uomo ( come massa, ma non certo senza eccezioni...) ha sempre seguito nel corso dei secoli, ossia il dio denaro...Il dio denaro è quel dio interiore che accomuna il credente e l'ateo, il sacerdote e il filosofo, il teologo e il superuomo/furher...Il dio denaro, come collante dell'umanità, ha funzionato e funziona meglio di qualsiasi religione o filosofia; non ha mai subito crisi, ha superato indenne qualunque rivoluzione storica, culturale e dei costumi ed è super partes: sta riposto tranquillamente nella tasca del vescovo come nella borsetta della prostituta ...Uno sguardo disincantato sul mondo non può prescindere dallo sguardo sulla maggiore passione dell'uomo (anche Dioniso e Bacco avevano bisogno di denaro per acquistare il vino necessario ad orge e baccanali...) . In realtà è il denaro il signore di questo mondo, mai messo realmente in discussione...il resto è condimento per illusi e anime pie... E' il dio del "quel che posso avere se lo adoro" e di "quel che non posso avere se non lo adoro"...ergo "avere" (brama) è il desiderio più profondo dell'uomo, visto che supera indenne tutte le epoche e tutti i rivolgimenti.

A FN si può imputare di tutto , ma non di essere tenero coi mercanti. Basta una superficiale conoscenza del suo pensiero, anche la sola lettura dello Zaratustra, per rendersene conto. Il discorso che egli tiene alla città del funambolo è una condanna totale del nuovo dio mercantile che ha ucciso il vecchio Dio di Abramo. La sua pietas è tale da caricarsene il cadavere sulle spalle, portarselo in giro per i boschi per qualche giorno, fino a concludere che essendo impossibile ogni rianimazione, non resta che seppellirlo.

Il potere è l'alter ego del Vitello d'Oro. Ad entrambi si inchina l'ultimo uomo. Ma la cosa era nota da secoli, ancor prima che il verbo capitalistico diventasse l'unico reggente conclamato di un immanentismo infelicemente trascendente. Nei confronti del quale il pensiero di FN è totalmente avverso e antinichilistico. Dioniso non compra l'ebrezza vitale dai mercanti; da bravo dio qual'è, la crea. E la dona agli uomini. Anzi prima alle donne, le menadi, più radicate nella natura e meno, malgrado l'ingannevole apparenza, nei feticci umani.
#6539
Tematiche Filosofiche / Re:Nietzsche
29 Ottobre 2019, 08:38:21 AM
Citazione di: davintro il 27 Ottobre 2019, 17:08:15 PM
non sono d'accordo sul fatto che l'ateismo debba essere esonerato dal portare prove a sostegno delle proprie pretese di verità. Il fatto che si presenti come "negazione" è solo una possibile forma sintattica, che può tranquillamente essere riformulata come affermazione, senza che il contenuto cambi. Negare l'esistenza di Dio, implica necessariamente affermare "positivamente" una visione del mondo in cui Dio non c'è, e in quanto affermazione che voglia essere legittimata come valida filosofica, e non solo come opinione del tutto arbitraria, necessita di argomentazioni a sostegno. Cioè ogni ateismo filosofico che si rispetti dovrebbe essere in grado di mostrare quali passaggi logici sarebbero forzati negli argomenti che i pensatori teisti hanno portato a sostegno dell'ipotesi dell'esistenza di Dio. Prove che, a meno che non si voglia cadere in delle superficiali banalizzazioni, argomenterebbero l'idea di una Causa prima entro i limiti in cui appare come la spiegazione più razionale per rendere ragione del reale, senza alcuna necessità di convalidare ogni rappresentazione storica delle religioni fondata su interpretazioni letterali dei testi sacri. Non c'è davvero alcuna ragione per cui l'essere convinto della validità della prova ontologica, o di quelle tomiste, cartesiane o rosminiane debba vincolarmi a credere alla reale esistenza di Adamo, Eva, il serpente, i miracoli evangelici, la morte e la risurrezione di Cristo.  Se poi la polemica nicciana non fosse rivolta a contestare il particolare modo di impiegare la logica delle metafisiche teiste, ma a contestare più in generale ogni possibilità per la ragione di dedurre un complesso coerente (se il termine "sistema" infastidisce) di verità, allora come detto nel topic sulla metafisica, molto più coerente sarebbe stato negare la propria stessa rilevanza filosofica, e ripiegare su una visione del mondo espresse in forme meramente estetiche e sentimentali, dedicarsi alla poesia, alla musica, alla narrativa. Se si vuole essere riconosciuti all'interno di una comunità filosofica di spiriti dia-LOGANTI, si accettano i principi universali e autoevidenti della logica formale, come strumenti di convalida delle proprie opinioni nei confronti di eventuali obiezioni.

Rispondendo in maniera meno telegrafica, mi pare che la dissoluzione metafisica del teismo "abramitico" sia già stata compiuta tutta in casa teista a partire da Occam col  rasoio e da Spinoza col deus sive natura. Penso che entrambi fossero sinceramente teisti e che pensassero Dio talmente evidente da resistere alla loro metafisica, il che non fu. Se ne accorsero i guardiani dell'ortodossia cristiani ed ebrei dell'epoca che "scomunicarono". Poco dopo si arrivò alla storia universale che non necessitava dell'ipotesi Dio (Laplace). Tutto questo è avvenuto prima di FN che si limita a raccoglierne i frutti e a chiedersi come mai l'errore "metafisico" persistesse malgrado le confutazioni.

Sgombrato il campo dell'incontrovertibilità metafisica rimane Pascal: la scommessa. La quale come afferma Niko non è a costo zero. E si basa su un calcolo delle probabilità molto cambiato - esclusi i primariati in OG nel SSN italiano e l'area off limits dei tagliagole - rispetto all'epoca di Pascal. Oggi anche il teista più accanito sceglie la medicina piuttosto che la preghiera per curare il soma. Il quale, non solo nella gravitazione terrestre, ma pure nei "massimi sistemi del mondo" finisce col pesare molto .

Tolta la metafisica e la fisica che rimane all'ipotesi Dio ? La fede. La quale ...

CitazioneLa mia, fallibilissima impressione, è che la grande fortuna di Nietzsche sia derivata proprio dal suo stile aforistico, antisistematico, e fortemente metaforico/allusivo, uno stile che cattura l'interesse degli esegeti proprio per la sua ambiguità, che apre a tante interpretazioni diverse e contrastanti, alimentando un dibattito, che non c'è, o c'è in misura molto minore per pensatori alla Husserl o alla Tommaso d'Aquino, che utilizzando un linguaggio molto più tecnico, rigoroso e semanticamente preciso, offrono una minore gamma di chiavi di lettura su cui dibattere. E questo è un punto che personalmente ho sempre recepito come una grande ingiustizia. Lo sforzo di essere chiari, di argomentare con rigore e precisione le posizioni, invece di essere premiato, viene sanzionato con l'indifferenza a scapito di chi usa artifici letterari e stilistici per apparire più misterioso, evocatico, affascinante. Sul "Dio e morto" nicciano si aprono interminabili discussioni, sull'infinito impegno di un Tommaso d'Aquino, in ogni articolo della Summa Teologica, a render conto delle posizioni opposte alle sue argomentando puntigliosamente le proprie contestazioni, c'è il totale disinteresse. Personalmente, preferisco di gran lunga sentirmi ispirato dai Socrate, Platone, Anselmo, Cartesio, Rosmini, Husserl, da chi vede la filosofia come luogo di prove, dimostrazioni, confutazioni da poter discutere, più che su aforismi da diari del liceo

... non può che nutrirsi di metafore e dimostrazioni imperfette, falsificate epistemologicamente e metafisicamente, che sopravvivono solo laddove non sono falsificabili razionalmente, ovvero nel campo irrazionale dell'intuizionismo e della metafora. Non essendovi più alcuna dimostrazione dotata di senso possibile, rimane (L.Wittg.) solo l'area del mistico, che uno può trovare esistenzialmente confacente alla propria natura come pharmakon filosofico. Ma ciò non lo autorizza a disprezzare altri farmaci esistenziali, nè tantomeno ad imporre il proprio.

Può soltanto esercitare un atto di testimonianza, pubblicizzando la propria formula nel mercato globale delle idee (ethos) dove Cristo e Dioniso partono allineati agli stessi blocchi di partenza nella pista dell'immanenza trascendentale. In quella reale il confronto è più taroccato (polis) ed anche di questo il filosofo deve tener conto quando scommette sui concorrenti. Conoscendoli a fondo innanzitutto. Il che permette di capire perchè certi liceali - incluse le loro metafore proibite - corrono più forte di certi dotti, il cui fiato si accorcia a misura di quello che ci devono testimoniare sopra. FN non ha badato a spese quando si è trattato di testimoniare del suo. Tommaso: hanno dovuto demolire la porta del convento per poterlo seppellire.
#6540
Tematiche Filosofiche / Re:Metafisica ed energia
28 Ottobre 2019, 19:46:57 PM
Direi invece che fisica è il regno della materia e metafisica è il regno della libertà. Anche di dire e fare fesserie, ma soprattutto di inventare qualcosa di nuovo.