Citazione di: Franco il 28 Ottobre 2019, 19:06:28 PM
Scriva Ipazia,
É certo che i preti preservano se stessi anche fisiologicamente, in una condizione di potere parassitaria che li esonera dal "sudore della fronte", e non solo psicologicamente col loro passe-partout per la vita eterna.
Franco ( = F) :
L'analisi svolta da Nietzsche nel passo da me citato ha proprio la funzione di chiarire la sfera fisiologica sulla quale il prete lavora.
No, sulla quale il prete è, come tipo umano con una specifica strategia di autosussistenza.
Citazione di: Franco il 28 Ottobre 2019, 19:06:28 PM
Ma come ho iniziato ad osservare, il testo nietzschiano mostra le condizioni della tesi per la quale quell'analisi fisiologica è auto - analisi. Come a dire che la straordinaria fisio- logia presentata da Nietzsche è tale in quanto poggia su una ben matura auto - percezione.
Illazioni. FN è ferocemente autocritico, ma il suo autosuperamento della tipologia ascetica e la critica della stessa sono radicali.
Citazione di: Franco il 28 Ottobre 2019, 19:06:28 PM
Ipazia:
Riguardo alla mitologia, l'unico ordine altro dalla mitologia medesima é oggetto di studio, e di manipolazione, della psicologia di massa.
F:
Temo che non mi si legga con la dovuta attenzione.
Il mio discorso sulla mitologia cristiana intende richiamare l'attenzione sulla realtà della fede nelle entità alle quali anche Ipazia attribuisce una valenza mitologica. Aver fede in quelle entità - ho iniziato a sottolineare - significa - tra l'altro - non sapere del loro carattere mitologico. Onde altro è la realtà di quella fede, altro è l'attualità o la possibilità di una scienza di quella stessa fede. Che la fede nelle entità costituenti il contenuto dell'esperienza cristiana possano essere o siano attualmente oggetto di una psicologia delle masse, non implica che questa sia fondamento necessario della realtà di quella. In soldoni e per fare solo un esempio concreto: dell'attuale - dico attuale - situazione della fede cristiana fa parte - e in modo essenziale - la mancanza della sia pur minima notizia dell'esistenza di una psicologia di massa della fede nel carattere mitologico delle entità richiamate da Ipazia.
Cosa ha a che fare tutto ciò con Nietzsche? Molto. E questo nella misura in cui pensatori della levatura di Heidegger e Severino hanno letto assai diversamente la sentenza della "morte di Dio". Il primo assumendola come richiamo ad un recupero della dimensione sacrale in senso classico, il secondo - all'opposto - come affermazione definitiva della fine della metafisica quale configurazione fondamentale del tratto epistemico del nichilismo.
Che le ideologie costruiscano "scienze" pro domo loro non esenta dalla critica di tali ideologie che ovviamente non può prendere sul serio la "scienza" suddetta ma cerca di decostruirla nelle sue motivazioni reali evidenziandone le aporeticità. Le quali, altrimenti il gioco non funzionerebbe, sono invisibili ai loro seguaci così come noi, in assenza di uno specchio, non possiamo vedere il nostro viso. La "morte di Dio" è semplicemente la presa d'atto dell'esaurimento della funzione e del senso antropologici della "scienza" religiosa. Che le varie parrocchie filosofiche ci costruiscano sopra le loro carriere accademiche ci sta. Ma non è il caso di FN che va dritto al sodo e non aveva una grande opinione di quel genere di dotti per cui evitò accuratamente di stare al loro gioco. Così come fa Ipazia

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