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Messaggi - maral

#661
Riprendo qui una parte del discorso di Jean, in "Percorsi ed esperienze", "La nostra riserva indiana...":

CitazioneScienza..?
Noi comperiamo 1,300.000.001 (l'uno finale è il mio, però almeno quadriennale...) smartphone all'anno, usiamo il pc quotidianamente (o quasi), abbiamo sotto gli occhi le devastazioni crescenti a causa di cambiamenti climatici... e Fukushima, dove una lega di uranio e zirconio (corio) da 700 tonnellate fondendo dopo il vessel d'acciaio di 20 centimetri anche i quattro metri di calcestruzzo sottostante... è sprofondato e scende... e se incontra un deposito d'acqua... preghiamo che non accada...

Comunque scienza è anch'essa un viaggio... tra poche ore Juno se tutto andrà bene entrerà in orbita attorno a Giove... ma l'avete visto 2001 odissea nello spazio? Un gigante gassoso, un potenziale (secondo qualcuno) secondo sole... e le foto delle galassie, delle nebulose (la mia preferita, l'occhio di gatto della mia icona...), dei pianeti... e Curiosity, il rover della Nasa su Marte che si avvicinerà per documentare a mezzo fotografie la presenza dell'acqua, altro che ipotesi di vita extraterrestre...
Partendo da qui vorrei porre la seguente questione: ci rendiamo conto (e in che misura ciascuno di noi) dell'impatto enorme che hanno sul nostro modo di pensare, di concepire il significato di noi stessi e del mondo, le scoperte scientifiche e gli stessi strumenti tecnologici che utilizziamo? Oppure pensiamo che la tecnologia che usiamo è indifferente, che potremmo pensarla e comunicare (influenzandoci reciprocamente) esattamente allo stesso modo con o senza di essa, che questa strumentazione elettronica che abbiamo davanti non ha alcuna influenza sul nostro "spirito" e dunque sul nostro modo di dialogare, pensare, credere, sperare o disperare?
Lo chiedo perché ritengo che sia fondamentale capire il ruolo dello strumento tecnologico (a partire dall'età della pietra) nella percezione prima o poi inevitabile del significato delle cose, ben più che in quello di una descrizione con pretese "oggettive" (nel senso di indipendente dalla posizione dell'osservatore) della loro realtà. 
Jean, ha ragione, gli strumenti tecnologici ci mettono in viaggio, e nel viaggio il panorama di cui partecipiamo muta e muta sempre più rapidamente e, che lo vogliamo o no, in questo panorama noi finiamo sempre con il finirvi inclusi, qualsiasi intima resistenza o ragione ci illudevamo di poter porre a questa inclusione per conservare un rifugio stabile per lo spirito.   

#662
In queste definizioni (meno nel film) manca però la descrizione del tramonto già ampiamente accaduto della classe borghese, di quegli ideali (forse sogni) che avevano a riferimento la capacità fattiva dell'individuo, misurabile in una felicità la cui possibilità non poteva essere negata a nessuno. Una possibilità che tale è destinata a rimanere, se intesa come traguardo, ma che è continuamente vissuta se intesa come una continua e progressiva tensione a realizzarla, partendo dal proprio piccolo piccolo. Oggi ci ritroviamo in realtà sempre più gettati in un nuovo medioevo, un medioevo in cui la finanza globale ha assunto valenze teologiche, il denaro è diventato simbolo e feticcio del tutto astratto e autoreferente per poter assorbire in se stesso ogni significato e in cui elites dominanti sempre più ristrette godono di una ricchezza, di un potere, di un diritto di rapina e di vita e di morte sui popoli che nemmeno nei secoli più bui del feudalesimo fu consentito. Ormai quella che un tempo era stata la classe borghese si ritrova rigettata in una sorta di lumpenproletariat, che attende il lavoro come una grazia concessa dal Mercato e dai suoi magici disegni solo ai più meritevoli a servirlo, mentre è continuamente chiamata a consumare ciò che deve consumare e smaltire, come una sorta di tritarifiuti.
Non è vero che "il borghese inventa l'idea secondo cui si è sulla terra per essere « felici »", perché nessun essere umano, nemmeno il più convinto anacoreta, nemmeno Nikolai Berdjaev, desidera esserci per essere infelice. tutti desideriamo essere felici e accettiamo il dolore e l'infelicità solo se lo vediamo come mezzo di felicità, fosse pure in un altro mondo in cui è necessario credere. Il problema è invece dove collocare, qui, su questa terra e in noi stessi, la nostra felicità, dove poterla ancora trovare quando non la si trova più in ciò in cui ci si era illusi ci fosse, riuscendo però a non illudersi di pretese definitive ed eterne illusioni. La felicità non ha garanzia alcuna anche se è un diritto di tutti e forse è questo che il borghese, quando ancora c'era, prima di estinguersi, ci ha insegnato.
 
#663
Il "me" non è qui il luogo in cui accade la coscienza di qualcosa (ad esempio una mela), ma è (come io, ossia come soggetto) la coscienza di quel qualcosa che appare a se stessa (il me appare come coscienza dell'essere cosciente di quella mela) e il tempo ha senso solo a partire da questo momento (se il "me" infatti non è il luogo della coscienza essendo esso la coscienza, è però il luogo del tempo, poiché il tempo si trova solo nella coscienza della coscienza di qualcosa).
In realtà l'obiezione che può essere mossa a Damasio, come a qualsiasi discorso che intenda spiegare la coscienza, è che la sua spiegazione non può che partire dall'essere coscienti, ossia parte da ciò di cui si intende spiegare l'origine, quindi ciò che non si può vedere.
#664
Tematiche Spirituali / Re:Medium
27 Giugno 2016, 15:34:05 PM
Citazione di: giona2068 il 27 Giugno 2016, 15:12:59 PM

[/color]Il vero colpo di genio sei tu perché stai credendo che ne estino tanti, ma, escluso l'Unico, gli altri sono demoni!

Senza tirarla tanto per le lunghe il medium è un satanista alla stessa stregua di maghi, cartomanti e indovini. Invece di girarci troppo attorno e di fare pubblicità a satana  senza orgersi, sarebbe opportuno prendere consapevolezza dell'inganno che c'è nel mondo invisibile e se possibile avvisare chi è in pericolo.
Come tramanda la Gnosi: il Pleroma si fece matte risate, quando il Demiurgo prese a vantarsi di essere l'Unico.
I demoni, come gli dei, sono rappresentazioni del Sacro, in cui il bene e il male non è mai diviso. Il colpo di genio del cristianesimo fu davvero tale (non l'ho detto in termini ironici): da una parte il male con tutti i peggiori demoni, dall'altra un unico onnipotente Bene che si prende cura di noi e ci ama al punto di sacrificarsi per gli esseri umani. Così il Sacro perse buona parte della sua oscura e paralizzante presenza, poiché il Bene ci ama e ci garantisce sempre, conduce e sorregge i nostri passi per andare  oltre ogni limite senza timore (Dio è con noi!) e quelli che hanno ancora contatti con la dimensione originaria del Sacro, non possono che essere degli invasati.

#665
Tematiche Spirituali / Re:Medium
27 Giugno 2016, 15:13:38 PM
Citazione di: acquario69 il 27 Giugno 2016, 14:28:00 PM
pero non ritieni che questo riguardi più la nostra contemporaneità ,proprio perché il Sacro e' stato eliminato?..ma e' come eliminare qualcosa che ci appartiene alle fondamenta,non solo individuali ma come forse accenni anche tu all'intera comunità umana e in armonia a tutto il resto,percio nel suo significato più ampio..e che una volta fatto uscire dalla porta questo inevitabilmente rientra (pero stavolta in maniera distruttrice - o meglio autodistruttice in noi stessi -) dalla finestra
Certo, riguarda la nostra contemporaneità per come è via via venuta preparandosi nel corso di millenni di pensiero occidentale. Ed è certamente vero che quella dimensione non più ammissibile alla luce di una piena installazione del controllo razionale (che si manifesta anche come esigenza catalogante), continua tuttavia a esprimersi nascosta nei sotterranei della psiche in modo ancor più subdolo e pericoloso.

#666
Tematiche Spirituali / Re:Medium
27 Giugno 2016, 13:24:50 PM
Citazione....che significa essere medium...e che cose' la chiamata divina o grazia?
Mi soffermo sulla prima parte della domanda. Il Medium è il mezzo che rende possibile un fenomeno, in particolare è mezzo di comunicazione. Nell'ambito della domanda specifica la comunicazione accade tra la sfera del Sacro e quella dell'esperienza umana retta dalle regole sociali e dai reciproci doveri che esse instaurano. Il Sacro è una dimensione estremamente inquietante agli occhi della esperienza sociale umana, può esporre a una violenza devastante che annienta l'individuo, frantuma e assorbe il suo io, ma esprime anche la fonte primordiale del vivente, in essa si racchiude quell'energia che sola può alimentare l'esperienza umana del significato, che può addirittura dare forza alla comunità sociale e restituire integrità all'individuo, sanandolo pur esponendolo all'annientamento. Il Medium è il tramite di questa potenza selvaggia: fu lo stregone di ogni antica comunità, il sovrano sacro da venerare e sacrificare in quanto tramite prescelto.
Poi ci fu quel "colpo di genio del cristianesimo" che ridusse il divino a un solo Dio, creatore onnipotente e misericordioso, che ama le sue creature e soprattutto l'uomo, creato a Sua immagine e somiglianza. Del Medium ce ne fu sempre meno bisogno, bastavano i Santi, mentre il sacro originario si popolava di demoni da esorcizzare e di poveri esseri invasati da mandare al rogo, in nome dell'alleanza con il Dio misericordioso che solo salva, protegge e dischiude l'uomo mortale alla Sua potenza immortale. Poi, in virtù dell'onnipotente alleato, anche i demoni sono stati di troppo agli occhi di una razionalità umana che poteva trovare piena conferma in se stessa; sono rimaste solo le psicosi e il loro trattamento terapeutico. E' nata così quella psichiatria clinica, agli occhi della quale la follia del Medium non comunica né significa assolutamente nulla, solo la sofferenza sintomatologica di una psiche considerata altamente disturbata e disturbante, da contenere, magari farmacologicamente, per censurarla nei sotterranei più oscuri del soggetto ove a volte riesplode. Il Medium è  diventato a questo punto solo un caso clinico psichiatrico catalogabile.
#667
Citazione di: Loris Bagnara il 26 Giugno 2016, 13:14:09 PM
Ma è esattamente la stessa cosa anche con le proprietà fisiche che si dicono "scientificamente verificabili".
Perché una mela cade?
Perché la terra e ogni massa possiede un campo gravitazionale.
E che cos'è un campo gravitazionale?
E' un campo di forze che attira verso il centro di quella massa...
Mi pare che la proprietà "attrattiva" del campo gravitazionale sia l'analogo della proprietà "dormitiva" dell'oppio...
No è diverso, infatti si chiama forza gravitazionale, non semplicemente "proprietà attrattiva dei corpi che si attraggono". E' diverso in quanto dall'osservazione che due corpi si attraggono si intende spiegare il fenomeno cercando le relazioni costanti che in esso si ripetono per esprimerle nella forma rigorosa di una legge matematica che consente di verificarne esattamente la predicibilità (e si noti che la stessa legge gravitazionale regola verificabilmente sia la caduta di una pietra che le orbite dei pianeti e degli astri, una faccenda davvero sorprendente se non incredibile). La proprietà dormitiva dell'oppio invece non spiega né predice nulla, semplicemente prende la domanda e la ripete negli stessi termini, ma formulandola come risposta. Infatti, grazie dalla legge gravitazionale posso progettare e costruire un razzo che mi porti sulla luna, dalla proprietà dormitiva dell'oppio non posso progettare né predire alcun altro farmaco che goda della stessa proprietà né di quella opposta.  
Citazione"L'unità del corpo", come l'hai definita qui sopra, è un concetto che si potrebbe applicare pari pari anche a qualunque macchina o apparato artificiale progettato per mantenere una determinata condizione di equilibrio funzionale interno ed esterno. Ad esempio, un impianto di condizionamento, o un drone col pilota automatico. Ma queste macchine non sono dotate di coscienza, e soprattutto non ne hanno alcun bisogno: la loro funzione la possono svolgere tranquillamente senza coscienza, proprio perché quel che fanno lo fanno automaticamente.
Certo, ma la differenza è che, nel caso del cervello, il meccanismo di questa regolamentazione diventa input per il cervello stesso (per il termostato nel tuo esempio). La regolazione omeostatica vitale funziona in modo del tutto automatico, ma questa regolamentazione dell'omeostasi viene rappresentata a livello corticale e  ritorna come input per il meccanismo automatico di regolazione che a sua volta viene di nuovo rappresentato nella corteccia e così via all'infinito. La cosa è rappresentata ad esempio da Hofstadter in "Anelli dell'io" con la metafora degli specchi che si rispecchiano l'un l'altro. Ovviamente questo non significa che due specchi che si riflettono costituiscano un sistema cosciente, poiché non costituiscono un sistema autopoietico, ovvero non costituiscono un sistema in grado di produrre e mantenere se stesso in autonomia. In questo senso la ricerca sta andando verso sistemi operativi progettati in informatica per reiterare continuamente se stessi accrescendo a ogni ciclo la propria memoria e capacità operativa.
La scintilla della coscienza resta comunque la capacità di poter apparire nel sistema di una prima emozione autonoma riconoscibile dall'osservatore e finora non mi pare che si sia mai verificata per nessun sistema operativo, anche se in grado di dare prestazioni certamente stupefacenti.
#668
Citazione di: sgiombo il 21 Giugno 2016, 09:51:39 AM
Ma le costanti della fisica si constatano empiricamente a posteriori (e dalle previsioni ripetibilmente esatte che consentono sono confermate).
Non si può pretendere che vengano conosciute a priori (saremmo simili a dei onniscienti se ci fosse possibile) o dedotte logicamente da qualche principio a priori.
malgrado ciò le teorie fisiche sono con tutta evidenza corrette in termini logici (se fossero aurtocontraddittorie o assurde nemmeno sarebbero prendibili in considerazione e sottoponibili a controllo empirico); inoltre sono sottoposte a falsificazione empirica.
Il problema delle costanti ad hoc in realtà da un punto di vista logico è piuttosto complesso e filosoficamente (oltre che scientificamente) molto interessante, ma qui ci porterebbe fuori tema. Sicuramente le costanti che si introducono in fisica, essendo espresse da un valore numerico, per quanto arbitrarie sono verificabili a posteriori (e varranno finché le si misurerà empiricamente costanti, anche se non c'è alcuna ragione per cui devono essere tali, semplicemente funzionano), diversa è l'idea di una coscienza universale introdotta ad hoc per risolvere il problema dell'unità di ogni coscienza individuale. In che modo si potrà mai verificare una simile ipotesi? Per quanto l'idea sia affascinante assomiglia un po' a quella proprietà dormitiva che i medici sapienti di una famosa commedia di Moliere tiravano in ballo per spiegare come mai l'oppio avesse proprietà sedative: chiaro, l'oppio possiede la proprietà dormitiva e così tutto si spiega.
#669
Citazione di: Loris Bagnara il 21 Giugno 2016, 12:59:27 PM
Replico non per convincere nessuno, ma solo per chiarire meglio il mio pensiero.

Non posso abbandonare la metafora contenitore/contenuto perché il corpo non è un'unità, ma un'entità sfuggente quanto una nuvola nel cielo. Se volessimo descrivere un singolo corpo umano, non sapremmo nemmeno definire i suoi limiti. La flora batterica intestinale fa parte del mio corpo oppure no? Il cibi che ho nello stomaco? Quella parte del cibo che è passata nel sangue? L'aria che ho nei polmoni? L'ossigeno che è passato nel sangue? etc
Ciò che non è unità non può darsi unità da sé, perché per farlo dovrebbe essere ciò che non è: unità.
Nemmeno le "mappe corporee" di Damasio possono realizzare quell'unità che il corpo non è, perché una mappa non può dare a se stessa unità: una mappa è solo un insieme di informazioni che vengono interpretate globalmente da un soggetto cosciente. La mappa riceve unità dal soggetto, non può essere la mappa a creare il soggetto che legge la mappa stessa (circolarità). La mappa prodotta dall'accostamento di pixel su un monitor, può farsi soggetto capace di leggere se stessa come mappa? Mi pare evidente che no.
Loris, l'unità del corpo (del corpo vivente che si riconosce come soggetto) qui non è data da una sorta di topografia in cui ci sta dentro questo o quest'altro oggetto come dentro ai confini tracciati in una mappa, ma da tutto quell'insieme di attività che hanno come unico scopo il mantenimento di quei parametri biofisici che consento l'omeostasi vitale costante. Si tratta pertanto di un'unità funzionale che corrisponde a un'autopoiesi complessa, ossia un'attività che continuamente e reiterativamente si costruisce e ricostruisce in modo continuo e costante ed è prodotta da diverse unità funzionali tutte volte a quel medesimo unico scopo che definisce il sistema all'osservatore come unitario. Il soggetto non è inteso come una cosa, ma come un'attività unitaria capace di autorappresentarsi, del tutto finalizzata a se stessa, che comprende ogni sua parte funzionale nell'attività ad essa specifica (e che comprende certamente quindi l'attività dei polmoni, dell'intestino, dei batteri che partecipano al processo digestivo e dei neuroni del sistema cerebrale che la traducono nell'immagine di un'identità, un me stesso).  
CitazioneInfine, concludo con questo esperimento mentale. Supponiamo che due individui vengano generati "in vitro" perfettamente identici in tutti gli aspetti fisici. I due individui saranno forse una sola coscienza? No, ogni corpo avrà la sua coscienza, e ciò dimostra che due basi materiali perfettamente identiche possono essere animate da due coscienze distinte. Il che significa che la coscienza non può essere generata dalla base materiale, ma in qualche modo esiste un ventaglio di possibili (infinite) coscienze che preesistono alla formazione del corpo; almeno come possibilità, se non nel senso concreto di "anime parcheggiate in attesa di incarnarsi"...
No, non avranno la stessa coscienza (anche se magari vivranno certe esperienze di coscienza comune come accade talvolta nei gemelli omozigoti), e non l'avranno perché la coscienza è sempre adattamento ai contesti diversamente variabili in cui gli individui vengono diversamente a trovarsi, costantemente volti a mantenere dinamicamente l'unità funzionale di se stessi, ossia la propria fondamentale e assolutamente unica autopoiesi.
#670
Attualità / Re:Femminicidio: degenerazione del uomo
25 Giugno 2016, 13:39:47 PM
Penso che il femminicidio (e in genere la violenza fino all'estremo del maschio sulla femmina) sia un problema vecchio quanto l'uomo e sicuramente non una caratteristica dei tempi attuali. Quello che oggi emerge è invece la contraddizione profonda di una società che credeva di poter razionalmente superare certe ataviche e perverse dinamiche sociali, magari anche con la liberazione dei costumi sessuali, e si accorge che quelle stesse dinamiche restano in realtà del tutto invariate (in questo caso nel modo di sentire maschile) anche in quelle classi sociali che si ritenevano più adeguate alla cultura dei tempi. Il femminicidio oggi emerge a causa della contraddizione che esprime rispetto allo sfondo culturale vigente, ben più che a causa di una recrudescenza quantitativa del fenomeno, mostrando come sempre quanto la nostra pretesa di civiltà sia appunto solo una pretesa, una specie di superficiale tinteggiatura facile a scrostrarsi, mettendo in luce la vera natura dell'essere umano, in questo caso, quella del maschio.     
#671
Citazione di: Gibran il 21 Giugno 2016, 07:33:26 AM
Oggi voglio proporvi una domanda: esiste un criterio oggettivo, potremo dire scientifico, in base al quale giudicare una religione e quindi decidere se l'Islam possa essere considerata tale a pieno titolo? Cioè possiamo trovare un argomento affidabile che controbatta la mia tesi iniziale e ribalti quindi il giudizio?
Qui c'è davvero da chiedersi con quale titolo pensiamo di ergersi a giudici dell'Islam o di qualsiasi altra religione mettendolo sul banco degli imputati? Su quale scranno sapienzale intendiamo ergerci per proclamerci giudici per di più di qualcosa di cui abbiamo una conoscenza estremamente superficiale e del tutto generica. Che senso ha considerare una religione in termini oggettivi? Oggettivi rispetto a chi? Chi si arroga il diritto di un'oggettività di giudizio in materia e in base a che cosa che non siano preconcetti e dei peggiori proprio in quanto fondati sull'ignoranza di ciò che si vorrebbe giudicare e classificare?
#672
Citazione di: Gibran il 20 Giugno 2016, 13:59:45 PM
il problema nasce dal prende le parole troppo alla lettera e soprattutto confondere le parole con "ciò che è".

Per intenderci: la parola "albero" non è l'albero, riesci a capire questo? Bene, eppure questa semplice cosa non è capita da miliardi di esseri umani.

La parola albero è solo un simbolo che ci permette di parlare di quella cosa che chiamiamo albero con un altro essere umano, ma non ci dice nulla di ciò che è effettivamente la cosa, il fatto.
Allora, se hai capito questo possiamo procedere.

La parola "Dio" non è Dio, come non è Dio l'immagine che ne abbiamo di esso. Le immagini come le parole, evocano le cose reali ma NON sono le cose reali. Il menù non è il pranzo che puoi mangiare.
Detto in altri termini, l'idea di Dio è una astrazione, e se siamo onesti con noi stessi, dovremo ammettere che è l'unica cosa che conosciamo. Noi non conosciamo quella cosa reale che convenzionalmente si chiama "Dio". Possiamo dire quindi che in effetti siamo tutti "atei" cioè senza Dio. Puoi dire di avere il menù, la descrizione, ma non il pranzo.

Allora la stessa cosa possiamo dire della parola "califfo" che io ho usato con molta liberalità. Ho già spiegato il senso con cui ho usato questa parola credo a Paul, ma probabilmente non lo hai letto o lo hai sorvolato.

La parola "albero" non è un albero, così come la parola "Dio" non è Dio e la parola "califfo" non è un califfo, ma questo non toglie che è la parola a esprimere il significato della cosa e la parola non è neutra o indifferente o arbitraria rispetto alla cosa, ma è ciò la fa vedere e la mostra secondo una ben evidente prospettiva che di quella cosa rivela un modo di significare. E' per questo che le parole vanno usate con molta attenzione, perché proprio nella parola la cosa si rivela e qui si usano solo delle parole che hanno un peso che occorre tenere in conto. "Islam" è una parola, come lo è "religione" e dire dell'Islam "non chiamatela religione" non è un gioco di parole fine a se stesso, se è vero che questa frase ha un significato.

Non per niente il Vangelo di Giovanni inizia con le frase "In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.", non per niente infatti Dio crea (fa apparire le cose) con la parola, non per niente il Logos è parola, non per niente nell'Islam ci si è confrontati e scontrati per secoli sul ruolo della Parola di Dio rispetto a Dio. Le parole non sono le cose, ma ne fanno segno e i segni sono ciò che mostrano le cose, le fanno apparire nel modo in cui esse ci vengono incontro, facendocele odiare o amare, detestare o apprezzare, rifiutare o comprendere, tutto questo è nelle parole.
#673
Ripeto per maggior chiarezza formale il mio precedente intervento (che provvederò a eliminare),  apparso per mio errore come "citazione".
In effetti comunque l'Islam è una religione che va considerata come una delle maggiori forme in cui ha trovato riscontro autentico la religiosità di molti popoli che in essa si sono espressi secondo modalità assai diverse. Queste modalità assai diverse meriterebbero di essere almeno conosciute prima di parlare di un immaginario dio-califfo.

Mi chiedo con quali diritto si parli dell'Islam senza conoscerlo minimamente e travisandolo completamente. Non c'è nessun Dio-Califfo nell'Islam e nemmeno un Califfo vicario di Dio come il papa. C'è invece sempre stata un'interpretazione pluralistica della scrittura coranica da parte degli Ulema (i dotti a cui è affidato il compito di tramandare della parola di Dio e tra cui vi sono anche delle donne, a differenza che nei sinodi cristiani), spesso contrastante. Uno degli scogli maggiori è sempre stato, da secoli,  il problema teologico-filosofico se la parola di Dio venga prima o dopo Dio stesso. Ci sono sempre state posizioni molto contrastanti in merito alla corretta lettura della tradizione coranica, sia in ambito Scita che Sunnita, per non parlare del Sufismo, la corrente mistica dell'Islam all'interno della quale si sono sviluppate posizioni assai critiche anche verso lo stesso testo sacro, soprattutto se preso alla lettera. L'assurdo è continuare, per totale ignoranza, a identificare l'Islam con il Wahabbismo, corrente islamista fanatica tradizionalista, degenerata dal Sunnismo, che ha preso piede in Arabia Saudita nel secolo scorso e che un capo tribù di beduini ha assunto come una sorta di culto tribale per conquistare il potere assoluto in quella regione e per ragioni esclusivamente di convenienza di potere.
I Musulmani sono più di un miliardo e non sono certo tutti seguaci del Califfo vagheggiato da una setta fanatica (ricordo che attualmente l'Indonesia è lo stato che conta il maggior numero di islamici e non mi pare vi si vagheggi di alcun califfato universale). Aggiungo che in Islam, a differenza che nel Cristianesimo non esiste neppure il concetto di eresia contrapposto a quella di ortodossia. Certo, la legge coranica non può essere messa in contrapposizione con una legge laica dello stato, il Corano resta un testo di riferimento, ma, con l'eccezione dell'Arabia Saudita (e di alcune sette sviluppatesi in questo contesto), il Califfo non ha alcun primato interpretativo sul Corano che possa imporre sugli Ulema.  
Non abbiamo spesso nemmeno la più pallida idea di tutte le correnti politico religiose che animano l'Islam, eppure, in perfetto stile occidentale, ci sentiamo in diritto di parlare dell'Islam come se ne avessimo capito tutto l'essenziale, con un'arroganza culturale davvero sconfinata, noi pensiamo di saperne sempre più di loro per tutto quello che li riguarda!
#674
Citazione di: Loris Bagnara il 15 Giugno 2016, 12:00:56 PM
Il concetto è molto sottile ed è difficile da cogliere per un individuo di mentalità occidentale, che è abituato a identificare se stesso con il proprio corpo.
Direi semmai che sono i concetti separabili di anima e corpo (spirito e materia) che sono di chiara ascendenza occidentale: l'idea di anima, come essenza ideale autosussistente comincia con Platone per essere poi assunta dal cristianesimo in contrasto con la concezione originaria di anima come vita, respiro.
CitazioneIo sento di essere me stesso qualunque sia il contenuto della mia mente.
Certo, questo è il problema che pone anche Damasio e propone di risolverlo identificando questa costanza di riferimento del sé con il complesso delle informazioni corporee afferenti nel midollo allungato volte al mantenimento biostatico vitale, unico, ma da ogni individuo esperito in modo diverso. Certamente è una posizione che si può considerare troppo riduttivistica e inadeguata, ma che comunque credo interessante nella sua esplorabilità scientifica.
CitazioneNon essendoci un rapporto di necessità, quella bottiglia avrebbe potuto apparire sotto a un altro rubinetto e riempirsi di altra acqua. In tal caso, il medesimo Sé avrebbe raccolto e trattenuto un'altra psiche dipendente da un altro corpo...
Non c'è un rapporto di necessità in quanto tu continui a considerare l'esperienza del sé pre esistente alla corporeità, appunto come una sorta di contenuto (acqua) che può essere versato o meno in un certo contenitore o in un altro, senza necessità di versarlo in quello in cui lo si trova versato. Ma se abbandoni questa metafora del contenuto/contenitore e consideri il corpo-Sé come unità non c'è alcuna possibilità che il "sé stesso" si trovi in un corpo diverso da quello che è, poiché il sé è quel corpo che lo esprime e viceversa, anche se è possibile considerarli a mezzo di linguaggi diversi che considerano l'unità incindibile e sempre coesistente di io-corpo secondo modalità di descrizioni diverse. Non c'è quindi l'acqua contenuta in una bottiglia, ma qualcosa che è contemporaneamente acqua e bottiglia a seconda di come la descrivi (proprio come l'acqua è l'elemento liquido che conosciamo e insieme molecola chimica)
CitazioneRiguardo al "postulare ad hoc", se postulare la coscienza universale suona falso, perché non suona falso postulare materia ed energia, e in generale un mondo oggettivo, che potrebbe essere più semplicemente il sogno di una coscienza soggettiva? Se è arbitrario l'uno è arbitrario anche l'altro...
Sì, anche i termini materia ed energia sono delle pure astrazioni che cercano di tradurre in modo del tutto astratto le esperienze che abbiamo di noi stessi e del mondo. Possiamo parlare invece di "coscienza universale" e vedere come questo presupposto aiuta a vedere le cose, nel punto di vista di chi lo assume, senza però dimenticarsi che anche questo è un punto di vista che nasce comunque da un sentire particolare da cui trae il proprio universale per dare ragione al proprio particolare.
Su tutte le costanti introdotte ad hoc in fisica hai perfettamente ragione: non hanno motivazione razionale, ma solo funzionale: funzionano per fare previsioni ripetibilmente esatte, ma rappresentano un buco dal punto di vista teorico, ossia indicano che la teoria, come formulata, in qualche misura non è comunque corretta in termini logici, per quanto pragmaticamente funzionale.   

#675
Citazione di: Loris Bagnara il 12 Giugno 2016, 16:57:12 PM
Provo a dire così. In ottica materialista, il corpo-maral appena nato comincia a dare vita ad una coscienza. così come il corpo-Loris appena nato comincia a dare vita ad un'altra coscienza. Poiché, in ottica materialista, né il mio io né il tuo io esisteva prima della nascita, non c'era alcun rapporto di necessità fra io-maral e la coscienza in formazione nel corpo-maral, tanto che nulla vieta di pensare che invece io-maral potesse "aprire gli occhi" nella coscienza formatasi dal corpo-Loris, e viceversa, io-Loris nella coscienza del corpo-maral.
Insomma, io avrei potuto aprire gli occhi trovandomi nel tuo corpo, e tu nel mio ( ??? ), perché non vi è nulla di necessario in ciò che invece si è effettivamente verificato: tu, là dove sei, e io, qui dove sono.
E' questa considerazione, la nascita di una coscienza dal nulla, a lasciarmi profondamente perplesso.
Non so in un'ottica materialista. ma dalla mia ottica non vedo come se nessun io può esistere prima della nascita ci possa essere un mio io che nasce nel tuo corpo e vicerversa. Quello che si produce con il corpo di Maral sarà sempre e solo l'io di Maral e mai l'io di Loris Bagnara.
Citazione
Postulare qualcosa è inevitabile. Sappiamo forse cosa sono, in sé, la materia e l'energia? No, le postuliamo come entità, benché siano indimostrabili e inattingibili. Perché non fare altrettanto con la coscienza?
Sì, ma postulare ad hoc suona falso, un po' come si fa in fisica quando si introduce una costante ad hoc per far tornare i conti. Prima o poi quella costante va dimostrata non ad hoc (ossia non solo perché i conti devono comunque tornare), ma dimostrare una coscienza universale sarà mai possibile a una coscienza particolare in essa inclusa come parte?

CitazioneLe coscienze particolari non entrano ed escono dalla coscienza universale. Potremmo dire che sono punti di vista all'interno della coscienza universale. In qualche modo, illusioni. Modi di esplorare se stessa, che la coscienza universale impiega, creando infiniti punti di vista all'interno di sé e ponendoli in un'illusoria cornice spazio-temporale. Lo spazio e il tempo in effetti non esisterebbero.
E' chiaro che una visione del genere si può solo tentare di intuirla, poiché un essere umano non può uscire dallo spazio-tempo in cui è "ingabbiato".
Ipotesi certamente interessante e suggestiva, ma difficile, dato che fa appello a un tentativo di intuizione, da sostenere.