Non esiste "il" suicidio. Ogni suicidio è diverso dall'altro come diversa è la persona che lo compie. Possiamo stabilire analogie fenomenologiche su cui costituire categorie omogenee sulle quali esercitare il discorso etico, ma la differenza "noumenica" rimane ed è relazionata soltanto al soggetto suicida. Su questo soggetto e la sua scelta vale l'invito al silenzio. Mentre sulla fenomenologia si può discutere e cercare cause e rimedi a vantaggio di tutti. Preso atto che la morte, per chi ha una concezione immanente della realtà, è una costante universale, il discorso etico dovrebbe svilupparsi sulle motivazioni del suicidio e sulla razionalizzazione di tali motivazioni.
.
.
