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Messaggi - Ipazia

#6661
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
25 Settembre 2019, 10:05:47 AM
Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 10:25:17 AM
Certamente: ethos techne vs. polis techne che a sua volta retroattivamente modifica l'ambiente (umano) e le sue tecniche di gestione, quindi l'etica (Platone, Machiavelli, illuminismo, socialismo,...). Mai negato tutto ciò. Semplicemente non eravamo arrivati a discuterlo, ma la con-fusione tra le due era evidente soprattutto nelle repliche "fattuali" di Phil.
Alludi a quando ho relazionato il successo storico di una prospettiva (politica o altro) con l'imprinting etico che ne è poi derivato (v. indicatori)? Oppure a quando ho ricordato che la politiche hanno la mano più pesante delle etiche (come ci insegnano gli "squali del capitalismo", etc.)?
Se politica ed etica prescindono dai "fatti", non diventano ancor più avulse ed autoreferenziali, pagando tale disimpegno con una mancata spendibilità in ambito sociale? Se pensiamo a sintesi dialettiche, ma poi la realtà ce le falsifica, significa che sbagliamo ad appellarci alla realtà oppure che è il nostro pensare che va un po' ricalibrato? Ci interessa un'etica e/o una politica che possano essere praticate (v. tesi su Feuerbach) o soltanto (de)scritte come "miglior mondo nel sol dell'avvenire"?

Da quando la polis ha iniziato a contrassegnare pesantemente l'ethos umano, politica ed etica hanno viaggiato a vista d'occhio nella stessa direzione. Spesso conflittuale (Antigone) ma dialetticamente intrecciate: è evidente che Sofocle, e i suoi spettatori, stanno dalla parte di Antigone, pur vivendo nella quintessenza della polis, Atene.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 10:25:17 AM
Semmai è Phil convinto che si possa fare etica a partire dalla fisica
Tale "convinzione" risiede nel mio sbandierato non trovare un sequitur fra physis-ethos ed etica?
[Stai giocosamente "trollando" tutti i miei post in questa discussione o hai solo dimenticato di inserire un «non» prima di «convinto»?]

Non mi permetterei mai. Ma se si considerano il bene e il male dei ferrivecchi da archiviare e si pone l'etica nell'esclusiva autonomia individuale finisce che ognuno si costruirà il suo rapporto "etico" con la natura, inclusa quella umana, salvando la teoria (relativista), ma non la funzione intersoggettiva dell'etica (singolare in quanto sapere collettivo) che ci salva da guai peggiori fin dalla notte dei tempi (mors tua vita mea) ripristinando i sequitur che il relativismo pretende di sciogliere.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Anche un mio Maestro, che certo non si faceva illusioni sugli "squali dell'imperialismo capitalista", ne riconosceva la funzione progressiva nella razionalizzazione del lavoro e dell'economia. Compresa una funzione etica di metabolizzazione di squali di più antica datazione.
«Etica» o «sociale»?

Etica in quanto sociale.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Il paradigma a volo d'uccello appare come un serpentone unico, autoreferenziale nel suo volersi conservare in vita, per la qual cosa deve spendersi per il sequitur - poco presunto e reale - che il Maestro di cui sopra chiamava "ricambio organico uomo-natura"; la ricerca del cui equilibrio omeostatico è sempre una bella sfida per umani ed etiche di tutte le razze ed epoche.
L'etica non ha perlopiù altro campo d'applicazione rispetto all'equilibrio uomo/natura?

Sì, ma il suo campo d'esistenza si fonda lì. Inclusi gli sviluppi, anche quando cercano di scardinarne l'inerzia dell'ordine, dovendo comunque sempre farlo con mezzi naturali.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Come in questa bellissima canzone di Battiato, il divino Eraclito ci spiega che il ciclo della vita è un paradigma tautologico nel quale tutto avviene al suo interno, laddove l'induzione passata ci permette di dedurre il futuro e l'etica funge da filo di Arianna che dobbiamo ritessere man mano che ci inoltriamo nel divenire. Ci facciamo guidare dall'etica del passato, laddove essa dimostra di continuare a funzionare, decostruendo e ricostruendo ciò che non funziona più.
[In entrambe le ricorrenze]«Etica» al singolare?

Sì, intesa come sapere. Come prodotto dell'intelligenza storica collettiva. La pluralità riguarda semmai le applicazioni pratiche nei molteplici piani del reale. Le quali però derivano il loro "spirito" da una fonte tendenzialmente unificante.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
La sintesi nasce dal conflitto. Dialettica hegeliana elementare.
Eppure, il buon Hegel si occupava di dialettica fra paradigmi etici o parlava di sintesi storica "a posteriori"


La sintesi storica a posteriori comporta anche una sintesi di paradigmi etici; una loro sintetica unificazione come avviene nel caso delle rivoluzioni scientifiche. Che l'ostacolo più forte all'unificazione dei paradigmi etici sia laddove si resta invischiati in "massimi sistemi" contrapposti dimostra la bontà anche teoretica di un riferimento alla (comune) natura e la non peregrinità fondativa della teoria dei bisogni che produce la farina di cui tutti si alimentano. (alimenti ce ne sono molti, ma la necessità alimentare è unica e incontrovertibie)

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Intanto, nel qui ed ora del conflitto, quale dialettica scandisce l'etica (o meglio, le etiche)?

Il conflitto è manifestazione di interessi contrapposti a prori di ogni possibilità di unificazione etica (che avverrà in qualche modo a conflitto concluso). Però che l'etica abbia un conatus unificante lo dimostra l'etica del conflitto: Odissea, etica cavalleresca, convenzione di Ginevra, regole d'ingaggio, DUDU. E mettiamoci pure la netiquette.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Il che mi spinge a caldeggiare l'unificazione degli assiomi e dei referenti fondativi.
Possiamo manipolare e unificare gli assiomi, ma davvero anche la pluralità dei referenti?

Dobbiamo. Questione di sopravvivenza della specie e di lieto vivere. La pluralità dei referenti non è questione etica, ma di gusto personale. Quando diventa questione etica nasce il conflitto, che esige almeno un'etica condivisa che si chiama tolleranza. Soluzione provvisoria in attesa di unificazioni più soddisfacenti. Con la farina a fare sempre da collante. E pure vaselina talvolta, quando l'animalità riscopre il suo senso. Perfino nelle trincee di una volta, a Natale e non sempre (i talebani c'erano anche allora).

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Il valore vita ha avuto anche risvolti differenti dalla piramide alimentare darwiniana. Abbiamo portato anche morte e distruzione, ma bisogna mettere tutto nel conto evolutivo. Nel quale solo il progresso etico e l'accuratezza dei suoi paradigmi ci può salvare.
Progresso etico? Secondo quali indicatori (di quale etica)?

Algoritmi di soddisfazione dei bisogni primari, salute, alfabetizzazione, tempo libero, diritti sociali e civili. Teoria dei bisogni: etica e politica sempre lì devono andare a parare. Fissando il tutto nel divenire delle tavole della legge.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Benessere e felicità hanno loro algoritmi abbastanza rigorosi finchè si resta nel campo della soddisfazione dei bisogni condivisi. Con un grado si certezza maggiore quanto più ci si trova alla base della piramide di Maslow, cui corrisponde una invarianza etica alquanto incontestabile.
«Invarianza etica» dei bisogni primari? Il testo di Maslow (citato in precedenza) non aveva confermato che la piramide ha valenza individuale (così come sono vissuti individualmente i bisogni primari)?

La valenza individuale è data dal fatto che gli stomaci sono individuali. Anche i cervelli, ma è più facile ingannarli con cibo farlocco (di qui nasce il mio rispetto per i ragionamenti di pancia). L'invarianza etica intersoggettiva sta, fatta la tara del gusto e della varietà, nel cibo e nel bisogno di esso.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
lo sviluppo socioeconomico e tecnologico travolgente dell'Asia è frutto di intelligenza collettiva. Sintetica, piuttosto che debitrice, del pensiero occidentale. Al punto che ci stanno già facendo scuola.
Lavoro collettivo, senza scendere nei dettagli della sua "eticità", significa intelligenza collettiva? Lo sviluppo è davvero anche «socio» oltre che «economico»?

Senza entrare nei dettagli della sua eticità, sì: altrimenti non ci sarebbero questi post. L'economico trascina il sociale ma è solo la politica, col suo combustibile etico tarato sui bisogni collettivi, che può impedire lo trascini all'inferno.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Sotto il Mediterraneo manca. E infatti se la vengono a prendere in Europa.
Davvero è l'intelligenza collettiva ciò che (ap)prendono (provenendo dai paesi dell'ubuntu)?

Non tutta (altrimenti farebbero altrettanto da dove provengono). Solo quella parte che si materializza in welfare.
(la versione esportazione ubuntu ha deciso che tocca agli europei dimostrare che non esistono bambini orfani, o meglio abbandonati, africani. Pare che l'intelligenza collettiva europea su questo punto si stia svegliando dal letargo)
#6662
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
24 Settembre 2019, 22:46:20 PM
Citazione di: Jacopus il 23 Settembre 2019, 23:30:02 PM
Solo sul finale dissento, Ipazia. Un dissenso relativo comunque. Perché quella ricerca del benessere e della felicità mi sembra sempre che nasconda un baco avvelenato. Mi si addice di più il detto latino "in hilaritas triste, in tristitia hilare". E comunque mi appare sempre come una riduzione della nostra libertà, questo correre tutti insieme verso questo benessere, in fondo un po' conformista e perfino totalitario...

Che la sazietà, inclusa quella erotica, rischi di finire in tristezza e l'opulenza materiale ponga le basi per nuovi feticci, ci sta. Ma sono "sofferenze" da ricchi che possiedono strumenti intellettuali per venirne fuori senza grandi sforzi.

Sui conflitti col potere la faccenda è più spinosa. Non penso vi siano strategie di lotta e neppure dispositivi etici buoni per tutte le stagioni. Si viaggia su una tavola da surf che bisogna imparare a manovrare in tutti i mari possibili avvalendosi della manualistica morale che fin dall'antichità si è cimentata su quei mari, marosi e mareggiate.
#6663
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Abbiamo difficoltà a distinguere la Germania nazista dalla Germania democratica ? Torquamada da Voltaire ? Tanto difficile e opinabile un paradigma a proposito ? Ne girano parecchi: indicatori di sviluppo, qualità della vita e persino di felicità
La distinzione (del referente "fattuale") la vedono sia il nazista che il democratico, sia gli inquisitori che gli illuministi; sul valore (significato) della differenza, temo non siano perfettamente concordi (come già ricordato da Jacopus). Chiaramente qualcuno viene sconfitto nel corso della storia; ma davvero capita solo ai "cattivi"? O sono i vincitori a fare l'etica più di quanto la facciano i presunti sequitur? Forse non ne avremo mai la controprova; tuttavia, riflettendo sulle categorie (e sulla compilazione degli indicatori) attuali non è difficile intuire che esse siano figlie della storia più di quanto siano formalizzazioni di valori assoluti e meta-storici (se riusciamo a riconoscere la loro genesi terrestre: contingente, non necessaria). Ad esempio, il successo storico degli "squali dell'imperialismo capitalista" quanto condiziona il "segno +" dei nostri «indicatori di sviluppo, qualità della vita e persino di felicità»(cit.)? Autoreferenza dei paradigmi, dicevamo.

Essendo tutto legato, lo sono anche i segni +, una volta separati dai - . Anche un mio Maestro, che certo non si faceva illusioni sugli "squali dell'imperialismo capitalista", ne riconosceva la funzione progressiva nella razionalizzazione del lavoro e dell'economia. Compresa una funzione etica di metabolizzazione di squali di più antica datazione. Il paradigma a volo d'uccello appare come un serpentone unico, autoreferenziale nel suo volersi conservare in vita, per la qual cosa deve spendersi per il sequitur - poco presunto e reale - che il Maestro di cui sopra chiamava "ricambio organico uomo-natura"; la ricerca del cui equilibrio omeostatico è sempre una bella sfida per umani ed etiche di tutte le razze ed epoche.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Chi decide la "normatività" etica ? Un assioma idealistico assoluto o storicamente determinato ? La falsificabilità la misurano le varie Stalingrado sociali e morali che hanno segnato la storia. L'oggettività incontrovertibile meglio lasciarla ai metafisici e ai matematici. Per la vita reale basta un'etica laica, capace di demarcare diritti e doveri nello spirito e materialità dei tempi.
La normatività è solitamente implicita nell'etica, non fuori (per questo ammonivo sul ricordare cosa ci aspettiamo dall'etica). L'etica deve guidarci o noi dobbiamo guidare l'etica? Sarebbe bella una salomonica dialettica fra le due, ma se intanto, in concreto, dobbiamo decidere una questione etica, come quelle che ho citato in precedenza, non possiamo che far appello all'etica che abbiamo: "per vedere l'effetto che fa" o perché la riteniamo giusta? La risposta rivela il peso della distinzione fra induzione e deduzione, fra falsificabilità e paradigma tautologico, etc.

Come in questa bellissima canzone di Battiato, il divino Eraclito ci spiega che il ciclo della vita è un paradigma tautologico nel quale tutto avviene al suo interno, laddove l'induzione passata ci permette di dedurre il futuro e l'etica funge da filo di Arianna che dobbiamo ritessere man mano che ci inoltriamo nel divenire. Ci facciamo guidare dall'etica del passato, laddove essa dimostra di continuare a funzionare, decostruendo e ricostruendo ciò che non funziona più. Il paradigma e talmente ben congegnato nella sua autoreferenzialità che funziona anche quando sembra che non ci sia più niente che funzioni. Dall'archè in poi si è edificato molto, evidentemente. Si è consolidata una forma umana.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Stiamo parlando di un'etica che acquisisce senso in una circolarità planitaria, di specie. E che se ne incontra un'altra non nasce aporia, ma necessità di sintesi, perchè la dialettica è ormai globale.
Eppure, su scala globale, i "fatti" ci parlano più di conflitti che di sintesi; più di incompatibilità paradigmatica che di dialettica. Dove le talpe notano sgambetti e colpi bassi, le nottole, dall'alto, vedono un laborioso formicaio; come sempre, ognuno scorge ciò che la sua prospettiva gli consente.

La sintesi nasce dal conflitto. Dialettica hegeliana elementare. L'ellenismo ha guadagnato secoli di vita dalla conquista romana. Ne ha beneficiato la sapienza greca e pure i romani. Il problema non è il conflitto, ma il livello dei belligeranti e dei loro paradigmi etici. Il che mi spinge a caldeggiare l'unificazione degli assiomi e dei referenti fondativi.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Anche perchè pure le interpretazioni sono fatti. E producono fatti il cui sfondo incontrovertibile, in assenza di dei, diventa la natura, ivi compresa quella natura particolare che è la natura umana. In cui i significati non sono, ma si danno. E sopravvivono in base alla loro capacità di produrre più benessere e felicità.
Selezione "naturale" fra i significati in vista di maggior benessere e felicità? Come dissi pagine addietro, è un alibi ben noto a noi occidentali, dai tempi delle crociate sino all'esportazione della democrazia (cito, non valuto); gli squali di cui sopra ne sarebbero fieri, i pesci piccoli e martirizzati un po' meno; tuttavia se questa è la sintesi dialettica "giusta" che la storia ci propone, le sorti della vita dei pesci piccoli sono la conferma dell'ethos del «mors tua, vita mea»; tutto piuttosto "naturale" (la vita ha di certo un suo "valore" nell'economia della piramide... non di Maslow, ma quella alimentare).

L'alibi occidentale con la sua scienza riesce a sfamare sette miliardi di umani, compresi i pesci piccoli che se la passano un po' meglio di quando morivano di fame, epidemie e parto. Il valore vita ha avuto anche risvolti differenti dalla piramide alimentare darwiniana. Abbiamo portato anche morte e distruzione, ma bisogna mettere tutto nel conto evolutivo. Nel quale solo il progresso etico e l'accuratezza dei suoi paradigmi ci può salvare.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
capacità di produrre più benessere e felicità. Concetti non incontrovertibili, ma solidi abbastanza da poter essere assiomatizzati con la consapevolezza dei loro limiti.
Assiomatizzare «benessere e felicità» non è forse il primo passo per chiudere impostare un paradigma etico sull'interpretazione del significato di quei due termini? In un gesto solo ecco spiegati l'autoreferenza del fondamento etico e la pluralità delle etiche.

Benessere e felicità hanno loro algoritmi abbastanza rigorosi finchè si resta nel campo della soddisfazione dei bisogni condivisi. Con un grado si certezza maggiore quanto più ci si trova alla base della piramide di Maslow, cui corrisponde una invarianza etica alquanto incontestabile. Salvo casi patologici, nessuno si augura carestie, cataclismi, malattie, morti sul lavoro, per strada o per crimine. Vicino ai fondamentali antropologici la pluralità etica diventa impraticabile.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
E' la lezione di Nietzsche: interrogare il proprio destino (evolutivo) e cercare di assecondarlo al meglio possibile. Ovvero, aggiungo io (anche se FN non sarebbe d'accordo) vagliandolo con lo strumento più oggettivo di cui disponiamo: l'intelligenza collettiva.
Sbaglierò, ma qui rilevo un ingombrante occidente-centrismo: al di là degli Urali e al di sotto del Mediterraneo, l'intelligenza collettiva/connettiva non va troppo di moda, o forse è così "pensiero laterale" che la fraintendiamo?

Mica tanto: lo sviluppo socioeconomico e tecnologico travolgente dell'Asia è frutto di intelligenza collettiva. Sintetica, piuttosto che debitrice, del pensiero occidentale. Al punto che ci stanno già facendo scuola. Sotto il Mediterraneo manca. E infatti se la vengono a prendere in Europa.
#6664
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
24 Settembre 2019, 10:25:17 AM
Citazione di: green demetr il 23 Settembre 2019, 23:04:13 PM
Citazione di: Ipazia il 21 Settembre 2019, 21:02:29 PM
Per quanto tra etologia ed ecologia vi sia un sequitur non ridurrei l'etologia all'ecologia. Sulle gretinate stenderei un velo di pietoso silenzio. Ormai la politica liberal riesce a rendere autorevoli personaggi come Trump, Salvini e Orban che non fanno i sinistri con gli sponsor miliardari e le loro flotte. Neanche tanto dietro le quinte.

Saranno kretinate ma di fatto i liberal si muovono proprio a partire dall'etica, quando i progressisti dal provare a dare risposte.

Il fatto che tu insisti sul problema generale dell'etica, a mio parere dimentica proprio il fatto che l'etica è di fatto una politica.

Certamente: ethos techne vs. polis techne che a sua volta retroattivamente modifica l'ambiente (umano) e le sue tecniche di gestione, quindi l'etica (Platone, Machiavelli, illuminismo, socialismo,...). Mai negato tutto ciò. Semplicemente non eravamo arrivati a discuterlo, ma la con-fusione tra le due era evidente soprattutto nelle repliche "fattuali" di Phil.

CitazioneUna politica generale mi pare molto metafisica, lo stesso metafisica che tu aborri così tanto.

In questo senso apprezzo che Phil parli di ricordo di cosa sia l'etica.

L'etica è una teorizzazione di una prassi, in fin dei conti per me è ciò che segue la prassi stessa, un continuo rimodellamento del suo presentarsi come politica.

Anche qui grande incomprensione del mio pensiero. L'uomo è animale metafisico. La scienza stessa è metafisica naturale. Semmai è Phil convinto che si possa fare etica a partire dalla fisica, tralasciando il passaggio metafisico (teorizzazione della prassi, appunto) autoreferenziale e tatuologico, ergo "fallace". Le mie stoccate alla metafisica sono dello stesso genere che riservo alla fisica (ovvero ai loro interpreti e ai loro bias): quando la fanno fuori dal loro vaso. Dalla mia assai opinabile (e discutibile, qui) prospettiva "metafisica".

CitazioneIl punto principale ribadisco per la ennesima volta, è che il problema va spostato dall'etica ai soggetti che la pongono in atto. Ossia chi sono questi soggetti che la pongono in atto. In questo caso torniamo ai liberal.

Non solo ai liberal: in ogni società umana funziona così. E si risolve conflittualmente o condivisivamente, ma sempre sinteticamente. L'analisi serve solo a distribuire i pezzi sulla scacchiera. Tornando ai liberal, per me sono quelli che hanno messo i diritti civili al posto dei diritti sociali. Coloro che difendono Caino al punto di massacrare Abele lasciandolo su un ponteggio finchè schiatta. I sepolcri imbiancati dei sensi di colpa occidentali che ignorano del tutto le colpe dei loro arrembanti e ultraprolifici beniamini sottosviluppati. Filantropia interessata di cui sono sempre gli Altri a pagare il conto economico e sociale. Per questo ti dico che ...

CitazioneE le Kretinate tornano a inquinare qualsiasi opinione generale.
Tanto che io continuo a sentire gente che nega il fascismo latente di ogni movimento di destra europeo.
Non quello americano, in quanto tutte le loro corti federali hanno già fatto piazza pulita degli uomini del presidente.
Per la loro giurisdizione la libertà (dei ricchi ovvio) è sacra.
In Europa invece l'idea di libertà si sta colorando di un bruno inquietante.

.. il Leviatano ha poco da spartire con le utopie nazionalistico-razziali dei secoli scorsi, ma preferisce vestire liberal, e lo fa ben prima che la parola sovranista e il rossobruno apparissero in Europa. Lo fa fin da Portella della Ginestra e la sua impermeabilità incappucciata - ben più inaccessibile di Auschwitz -  è tale che non sapremo mai che cosa ha combinato a Piazza Fontana, Ustica, ... mentre noi gli leccavamo i piedi. Pratica che Conte e Di Maio hanno rinnovato nella capitale dell'impero occidentale anche ieri.

CitazioneSinceramente fin quando noi paio di filosofi continuiamo a non capire la cosa, non solo diamo spazio al pop-philosophia e al nuovo realismo, ma proprio all'interno del nostro pensare ci stiamo rendendo ridicolmente idioti. (perseveranti in idee astruse e dimentiche della grande tradizione filosofica).
Amen

Mi auguro di aver colmato la carenza politica che poteva trasparire dai miei post. Sempre restando IT: la polis è luogo principe dove il bene ed il male si generano e si consumano. Tornando ai sentieri, quando sboccavano in radure assolate  succedevano varie cose: bivaccamenti, scontri alla clava con altri pervenuti,... finchè qualcuno non ebbe la balzana idea di costruirci una polis. Lì - nel bene e nel male - è nato l'universo antropologico.
Amen
#6665
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 16:24:48 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
Dal cielo, tutti o quasi, vedono il brulicare della vita. Da terra ci si chiede come regolarla al meglio. La risposta (storica) incontrovertibile è che alcune ricette funzionano meglio di altre.
Il «meglio» è esattamente il problema (valutativo, direi). Che la strada dell'uomo proceda pian piano verso il meglio, possono dirlo Darwin e Leibniz (e altri, suppongo), ognuno con le sue ragioni; ci sono tuttavia anche altre ragioni che, su altri piani, decostruiscono persino la categoria di «meglio», relegandola al rispettivo paradigma (questione di interpretazioni e di fondamenti).

Abbiamo difficoltà a distinguere la Germania nazista dalla Germania democratica ? Torquamada da Voltaire ? Tanto difficile e opinabile un paradigma a proposito ? Ne girano parecchi: indicatori di sviluppo, qualità della vita e persino di felicità  ;D

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 16:24:48 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
L'assiomatica a priori è un delirio metifisico che ha già fatto infiniti danni. Persino nella "razionalità pura" scientifica gli assiomi nascono da induzioni continue, soggette a falsificazione, e deduzioni a posteriori. Nell'universo antropologico funziona uguale: l'assioma va sempre ricercato nell'esperienza ed è soggetto a continue revisione che lo adeguino ad un ethos in costante evoluzione. Come nella scienza, l'unica autorità assiomatica è il pear review dell'intelligenza collettiva che, col senno di poi (sempre a posteriori), può rivelarsi anche poco intelligente, ma che avendo essa scritto la storia chiede comunque di essere presa sul serio, generando un punto assiomatico da cui ripartire per fare eventualmente tutto il contrario.
Tutto condivisibile; almeno finché non parliamo di etica, che non credo possa procedere "per tentativi ed errori"; non perché non ci sia la pazienza per farlo, ma perché un'etica induttiva, che sperimenta, prende nota e poi si corregge, non avrebbe la normatività che le si richiede (non dimentichiamoci cosa ci aspettiamo da un'etica...), né ha, essendo basata su interpretazioni di significato, una falsificabilità fruibile per riorientarsi al meglio (sempre in attesa che si scopra/inventi un sequitur incontrovertibile e oggettivo per risolvere definitivamente le questioni etiche, rendendole mere operazioni epistemologiche).

Chi decide la "normatività" etica ? Un assioma idealistico assoluto o storicamente determinato ? La falsificabilità la misurano le varie Stalingrado sociali e morali che hanno segnato la storia. L'oggettività incontrovertibile meglio lasciarla ai metafisici e ai matematici. Per la vita reale basta un'etica laica, capace di demarcare diritti e doveri nello spirito e materialità dei tempi.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 16:24:48 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
La filosofia fa da moderatore quando qualcuno la fa fuori dal vaso trasformando quattro dati sperimentali in metafisiche di bassa lega. Non si tratta di "raccordare i saperi", ma di trarre da essi elementi nutritivi per il proprio sapere (filosofico) che pare non andare mai in pensione visto la debordante "richiesta di significato" che popola di folle umane ogni sagra turistico-filosofica che neppure l'armata di Bergoglio e la pietra nera riescono a reggere la concorrenza.
Magari sbaglio, ma direi che il paragone numerico sia piuttosto impietoso a favore della concorrenza con la tunica (inevitabilmente, a parer mio) e, soprattutto, la «richiesta di significato» di oggi mi appare piuttosto consumistica, nozionistica, fumettistica, presenzialistica e populistica (e ben venga la "popsophia"), proprio per colmare il vuoto lasciato, loro malgrado, da quelli con la tunica e non ancora conquistato dagli psicologi. Questo, a suo modo, è il compimento del declino della metafisica tramite volgarizzazione a livello popolare e mutamento in "letteratura d'ispirazione" (ogni piano ha i suoi tempi e la sua voracità). Quando parlo del "vecchietto senza cantiere", intendo questo:«una volta sì che si sapeva come tirar su una metafisica fatta bene» direbbe il suddetto vegliardo guardando alla teoresi di oggi.

I numeri assoluti ti danno ragione, ma il trend va a scemare. Il vescovo della mia città dice che siamo diventati noi occidentali la nuova terra da evangelizzare. Seminari e conventi languono e "un pane per grazia di Dio" scandisce penosamente i nuovi reclutamenti. Che invece abbondano nelle kermesse socio-filosofiche. A prova di snobbismo iniziatico: ogni epoca ha il suo logos, e che si sia proletarizzato un po', alfabetizzando le masse, non guasta. Magari è solo una questione di tecniche cantieristiche, cui gli intronati stentano ad adeguarsi.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 16:24:48 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
Che i bisogni materiali muovano la Lebenswelt ha tutti i crismi dell'assioma correttamente relazionato al referente reale in tutto l'arco non virtuale che va dai boat people a Wall Street. [...] Per tutti gli animali terrestri l'assioma regge.
Certo, assioma fisico; per diventare etico deve purtroppo spogliarsi della sua incontrovertibilità, aprendo il referente (physis, bios) ad un senso che si fa sempre più imposto alla vita in sé (dall'ethos all'etica). Solo a seguito di tale spogliarsi, ogni etica acquisisce senso (se lo avesse prima, non staremo qui a parlarne) e si fonda nella sua tautologica circolarità (che diventa aporia ogni volta che ne incontra un'altra).

Stiamo parlando di un'etica che acquisisce senso in una circolarità planitaria, di specie. E che se ne incontra un'altra non nasce aporia, ma necessità di sintesi, perchè la dialettica è ormai globale.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 16:24:48 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
filosofia [...] il suo campo operativo è una semantica in cui nessuna "scienza umana" è stata finora capace di prenderne il posto.
Concordo, e come ogni semantica è infatti arbitraria, autoreferenziale, etc. volerlo evitare comporterebbe un ritorno ai fondamenti celesti, gli unici che oltre ad essere referenti "incontrovertibili" avevano in omaggio anche dei significati parimenti incontrovertibili (per quello potevano e dovevano negare che, anche nell'etica, non ci fossero fatti ma solo interpretazioni... oggi per noi è forse un po' più difficile).

Anche perchè pure le interpretazioni sono fatti. E producono fatti il cui sfondo incontrovertibile, in assenza di dei, diventa la natura, ivi compresa quella natura particolare che è la natura umana. In cui i significati non sono, ma si danno. E sopravvivono in base alla loro capacità di produrre più benessere e felicità. Concetti non incontrovertibili, ma solidi abbastanza da poter essere assiomatizzati con la consapevolezza dei loro limiti. E' la lezione di Nietzsche: interrogare il proprio destino (evolutivo) e cercare di assecondarlo al meglio possibile. Ovvero, aggiungo io (anche se FN non sarebbe d'accordo) vagliandolo con lo strumento più oggettivo di cui disponiamo: l'intelligenza collettiva.
#6666
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
Citazione di: Phil il 20 Settembre 2019, 21:54:05 PM
Citazione di: Ipazia il 20 Settembre 2019, 17:30:59 PM
La nottola vola alto per vedere la luna oltre le cortine fumogene dei cacciatori; ma per indagare le microscopiche miserie dei loro fondamenti e l'inconsistenza delle loro radici é senz'altro meglio un animale per molti versi ad essa complementare, la talpa.
Eppure, come dicevo, se la nottola vuole nutrirsi dovrebbe scendere di quota, persino fino a terra se preferisce prede sostanziose (magari piccole talpe sprovvedute, perché no?); ovvero: se la filosofia (o l'etica), vuole fare davvero i conti con il reale, dovrebbe abbandonare le rotte aeree dello Spirito (seppur hegeliano) che, come hai condivisibilmente notato, servono più a guardare il cielo che a capire le dinamiche della terra toccandole con mano. Ricordo sempre volentieri che Talete non è solo il filosofo della buca, ma anche quello dei frantoi (da far scuola a Bezos) e oggi, a parer mio, più che in passato alla filosofia si chiede di stare con i piedi per terra (l'epistemologia è infatti roba da talpe).

Contrariamente alla talpa, la nottola vede nel buio e riesce a dare un quadro d'insieme del reale (l'ermeneutica è infatti roba da civette) che alla talpa è negato. Direi che la migliore soluzione è una sinergia dei due talenti.

CitazioneDal cielo, tutti (o quasi) vedono la sacralità della vita, ma intanto sulla terra ci si chiede: è a priori "sbagliata" qualunque guerra poiché elimina la vita altrui? La vita nasce con la fecondazione? La vita è tale anche quando si vive nel sonno grazie a macchinari elettrici? Quanto possiamo dobbiamo limitare la vita del singolo contro la sua volontà, ma per il bene presunto della vita della comunità? Etc.
Queste sono domande etiche a cui il macroscopico comandamento «non uccidere» (che arrivi dalla "voce rivelata" del Cielo o dal calcolo social-razionale) può dare poche direttive pratiche e, come insegna la storia della terra, ciascuno le interpreterà comunque a modo suo (ricordo ancora una volta la pluri-vocità dei dibattiti su questi e altri temi, a cui mi risulta manchi una soluzione incontrovertibile, oppure bisognerà andargliela a dimostrare...).

Dal cielo, tutti o quasi, vedono il brulicare della vita. Da terra ci si chiede come regolarla al meglio. La risposta (storica) incontrovertibile è che alcune ricette funzionano meglio di altre. L'assiomatica a priori è un delirio metifisico che ha già fatto infiniti danni. Persino nella "razionalità pura" scientifica gli assiomi nascono da induzioni continue, soggette a falsificazione, e deduzioni a posteriori. Nell'universo antropologico funziona uguale: l'assioma va sempre ricercato nell'esperienza ed è soggetto a continue revisione che lo adeguino ad un ethos in costante evoluzione. Come nella scienza, l'unica autorità assiomatica è il pear review dell'intelligenza collettiva che, col senno di poi (sempre a posteriori), può rivelarsi anche poco intelligente, ma che avendo essa scritto la storia chiede comunque di essere presa sul serio, generando un punto assiomatico da cui ripartire per fare eventualmente tutto il contrario.

Citazione di: Phil il 20 Settembre 2019, 21:54:05 PM
Citazione di: Ipazia il 20 Settembre 2019, 17:30:59 PM
Forse sì, perché se il referente é unico (l'universo antropologico naturalmente immanente e culturalmente trascendentale), ogni disciplina lo analizzerà dalla sua prospettiva gnoseologica lasciando alla filosofia la sintesi etica dei risultati. Eventualmente criticandoli e chiedendo ulteriori approfondimenti. Quindi nessuna superficialità, ma collegialità d'indagine.
Ammetto che questo ruolo aulico non mi ha mai convinto totalmente; la filosofia che raccorda i saperi, che fa da moderatore nel dibattito interdisciplinare, controlla e dirige i lavori altrui quasi fosse l'intellettuale-architetto che istruisce i tecnici (più spesso mi pare ormai sia il vecchietto che guarda gli operai in cantiere... perché lui un cantiere non ce l'ha più, c'è turn over anche fra i saperi e la filosofia mi pare abbia fatto "quota 100" da un pezzo). Potrei chiedere esempi concreti in cui la filosofia, oggi, tiene davvero le redini di discorsi interdisciplinari (più di quanto ne sia a sua volta imbrigliata), ma sarebbe off topic (a ciascuno lo sfizio di rispondere fra "se" e sé).

La filosofia fa da moderatore quando qualcuno la fa fuori dal vaso trasformando quattro dati sperimentali in metafisiche di bassa lega. Non si tratta di "raccordare i saperi", ma di trarre da essi elementi nutritivi per il proprio sapere (filosofico) che pare non andare mai in pensione visto la debordante "richiesta di significato" che popola di folle umane ogni sagra turistico-filosofica che neppure l'armata di Bergoglio e la pietra nera riescono a reggere la concorrenza.

CitazioneD'altronde, se il sequitur c'è, lo si chiama per nome (e chiamarlo «struttura-sovrastruttura» è quasi come chiamarlo "derivazione": pseudo-tautologia di sinonimi che lascia trasparire... autoreferenzialità), altrimenti mi resta il sospetto che convocare le altre discipline sia una ricerca di appoggio superficiale (di superficie) che denota, manco a dirlo, un fondamento inadeguato o instabile (o autoreferenziale, ma non insisto).

Che i bisogni materiali muovano la Lebenswelt ha tutti i crismi dell'assioma correttamente relazionato al referente reale in tutto l'arco non virtuale che va dai boat people a Wall Street. Forse solo dai cieli nirvanici non si vede più tale relazione. Ma è più roba da aquile che da nottole. Per tutti gli animali terrestri l'assioma regge. Il sapere ha carattere olistico. Leggere ciò in termini di inadeguatezza della filosofia denota un certo pregiudizio che non tiene conto del fatto che il suo campo operativo è una semantica in cui nessuna "scienza umana" è stata finora capace di prenderne il posto. Contribuendo piuttosto, attraverso la parzialità dei propri risultati di ricerca, a richiederne pressantemente l'intervento, quando si passa dalla cosa al significato, dalla fisica alla meta-fisica.

CitazioneQuello che, secondo me, ha da dire una filosofia ancora pensante, non è spiegare agli altri saperi come dialettizzarsi (non me ne voglia Hegel) quasi fosse davvero la "scienza prima" (non me ne voglia Aristotele), quanto piuttosto dare il suo apporto con i suoi "mezzi", talvolta non richiesti, talvolta fuorvianti, talvolta d'ispirazione, talvolta semplicemente non pertinenti.

Ho già risposto sopra. La richiesta c'è: ottima, nei dati forniti dalle scienze empiriche, e abbondante, nelle aspettative di sintesi semantica; è fondata antropologicamente (l'ethos chiede di essere governato con tecniche "efficaci/efficienti" e aggiornate) e va dal farmaco (pharmakon) alla ragione (pura e pratica).
#6667
Concordo in generale col ragionamento di bobmax, ma personalmente mi sono avventurata oltre il modello delle proprietà innate maschili e femminili, dopo aver cercato a lungo il femminile e il maschile dentro di me. L'ho fatto in maniera del tutto empirica cercando di non farmi (troppo) influenzare dalle assiomatiche date, ma valorizzando molto ("riconoscere" dice correttamente bobmax) l'esperienza privata e professionale che mi ha fatto incontrare donne razionali e uomini sensibili, ma ancora più persone sensibili e razionali, di grande apertura mentale, e persone insensibili e irrazionali chiuse nel loro ego angusto, narcisista e autoreferenziale.

Da tale esperienza ho cominciato a ragionare in termini di persone e di attitudini umane, la cui distorsione ed enfatizzazione sessista mi disturba assai, anche quando proviene dal femminismo radicale.
#6668
Citazione di: Jacopus il 21 Settembre 2019, 23:30:11 PM
Detto en passant. L'epigenetica dimostra come sia artificiale la distinzione fra natura e cultura.

Argomento ampio e opinabile che andrebbe approfondito la cui ricaduta non può essere che il patriarcato é naturale. Eventualmente naturale come la morte, sociale nello specifico,  per una metà degli umani.
#6669
Le cose che "la sensibilità femminile é restia a riconoscere" sono molto più legate al patriarcato che alla biologia riproduttiva. Sono molto più culturali che biologiche. La dimostrazione è laddove le donne hanno avuto pari possibilità di accesso a professioni intellettuali da sempre loro negate. 

Essendo il processo di allineamento ancora in progress, anche gli studi psi e antropo non possono stabilire con certezza quanto ci sia di biologico e quanto di derivazione patriarcale nelle differenze attitudinali. Io scommetto sempre sulla cultura. Anche maschile: nell'apprendimento e pratica di cura della prole e degli altri suoi simili.  Fosse mai che anche il maschio sapiens sviluppi la "sensibilità" come la femmina la "razionalità".
#6670
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
21 Settembre 2019, 21:02:29 PM
Per quanto tra etologia ed ecologia vi sia un sequitur non ridurrei l'etologia all'ecologia. Sulle gretinate stenderei un velo di pietoso silenzio. Ormai la politica liberal riesce a rendere autorevoli personaggi come Trump, Salvini e Orban che non fanno i sinistri con gli sponsor miliardari e le loro flotte. Neanche tanto dietro le quinte.
#6671
Citazione di: green demetr il 21 Settembre 2019, 08:33:13 AM
(e chissà che ne dirà la materialista Ipazia! aiei!)  ;)

La materialista Ipazia dice che diecimila anni di patriarcato con ruoli coatti non si cancellano in poche generazioni. La parte femminile ha avuto accesso alle fabbriche della razionalità, per giunta non ovunque nel pianeta, da poche generazioni e devo dire che ha bruciato le tappe anche in ambito "razionalistico puro" come la ricerca e le professioni scientifiche. Penso che tra poche altre generazioni ogni differenza di questo tipo sarà azzerata insieme agli stereotipi di ruolo cui la narrativa gender si attacca.

Ovviamente tutto ciò se non vi sarà una regressione etologica, sempre possibile.
#6672
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
20 Settembre 2019, 21:34:31 PM
Citazione di: Phil il 19 Settembre 2019, 14:04:50 PM
Citazione di: Ipazia il 19 Settembre 2019, 11:35:32 AM
Citazione di: Phil il 18 Settembre 2019, 23:01:09 PM
metafisica del senso che non sa di essere autoreferenziale (in questo l'etica è solo un'estetica che si prende sul serio, confondendo la serietà delle sue conseguenze con la serietà dei suoi fondamenti).

Possiamo anche intenderla così: in effetti guerra, pestilenza, malattia, miseria, ignoranza sono anche brutti referenti e possono benissimo afferire ad un universo semantico non-etico, che l'etica cerca tecnicamente di superare.
Non è esattamente quello che intendevo (v. cross-dressing fra etica ed estetica); quell'«in questo»(autocit.) è l'innesco fondamentale del senso del discorso, ovvero, parafrasando: «per quanto riguarda la consapevolezza di essere autoreferenziale, in questo l'etica è solo... etc.». Sarebbe a dire che l'estetica sa (e ammette) di essere autoreferenziale, mentre l'etica spesso se lo dimentica, anche a causa della sua eredità teologica (il cui universalismo viene fatto uscire dalla porta dalla laicità, ma viene poi talvolta fatto rientrare dalla finestra dal bisogno, psicologico prima che logico, di non scoprirsi "pensiero debole", che pare sia il vero Male per noi del vecchio continente; orfani delle teologie, mentre si aspetta che la scienza ci dia ulteriori risposte, bisogna pur aver un nemico, no? Ironicamente è lo stesso da cui mettevano e mettono in guardia le chiese...).

Autoreferenzialità rispetto a cosa ? Ad un assioma del tutto arbitrario che qualche camarilla si inventa ?
Penso non valga per l'etica e nemmeno per l'estetica. A meno che non evochiamo Protagora e allora tutto diventa autoreferenziale, scienza e pratiche animali di sopravvivenza incluse. Ma se tutto lo é, l'analisi si sposta sul peso specifico   di ogni disciplina e a quel punto si trovano comunque delle gerarchie in cui alcune autoreferenzialità ne contengono altre e non viceversa.
#6673
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
20 Settembre 2019, 17:30:59 PM
Citazione di: Phil il 20 Settembre 2019, 13:22:29 PM
... temo che la nottola preferisca volar (troppo?) in alto per mettersi al riparo dai cacciatori, con il risultato che, più va in alto, più si scorgono sono le questioni... macroscopiche (e, almeno che la nottola non voglia cibarsi di elefanti, dalla sua quota siderale non riuscirà a scorgere alcuna preda delle dimensioni adeguate per potersene cibare).

La nottola vola alto per vedere la luna oltre le cortine fumogene dei cacciatori; ma per indagare le microscopiche miserie dei loro fondamenti e l'inconsistenza delle loro radici é senz'altro meglio un animale per molti versi ad essa complementare, la talpa.

Citazione
Se il sequitur è infatti quello del «rapporto struttura-sovrastruttura indagato da storici, filosofi, sociologi, psicologi, economisti»(cit.) mi pare che andiamo ben oltre l'autoreferenza di ogni disciplina, oltre la tautologia assiomatica, oltre il relativismo ermeneutico (interpretazioni di interpretazioni), siamo davvero così "in alta quota" da vedere solo la superficie globale dello scibile umano. Quindi temo che, data la superficialità della prospettiva, l'«incontrovertibilità del fondamento» sia, almeno per adesso, da accantonare fra i presupposti dell'etica, non fra i risultati di argomentazioni/dimostrazioni fondanti (ma forse m'inganno).

Forse sì, perché se il referente é unico (l'universo antropologico naturalmente immanente e culturalmente trascendentale), ogni disciplina lo analizzerà dalla sua prospettiva gnoseologica lasciando alla filosofia la sintesi etica dei risultati. Eventualmente criticandoli e chiedendo ulteriori approfondimenti. Quindi nessuna superficialità, ma collegialità d'indagine.

PS. Bella la citazione del Tao sui vari stadi dell'evoluzione metafisica e meritevole di riflessione. Interessanti anche le tue deduzioni, visibili però solo in "struttura" del post.
#6674
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
20 Settembre 2019, 16:37:27 PM
Citazione di: Sariputra il 20 Settembre 2019, 09:48:53 AM
Un modesto intervento in questa dotta discussione...

E' impossibile, a parer mio, trovare una logica per l'etica, che non sia  solo ( si fa per dire..) la necessità di una convivenza pacifica , in quanto l'etica sfugge  ad una definizione intellettuale precisa, essendo essenzialmente esperienza viva. E' ciò che noi sentiamo con la nostra coscienza/interiorità in rapporto ad un determinato evento, più che a quello che noi pensiamo al riguardo. L'etica sarà sempre un processo di crescita personale, un discernere continuo con il cuore tra gli eventi che ci capitano nella vita.

Sí, ma questo processo di crescita non è un'espansione nel vuoto, una lavagna vuota che ogni umano riempie di sana pianta, la sua. La logica del discorso etico parte dalla lettura di ció che sta scritto nella lavagna prima che ogni umano vi incida i suoi segni e successivamente nell'interpretazione del rapporto tra i segni arcaici e i nuovi.

CitazioneLa differenza nel sentire fa sì che, già all'inizio, c'era l'uomo che abbandonava il figlio in pasto al leone, dandosela a gambe, e quello che per salvare il figlio si faceva sbranare dal leone. C'era chi tradiva il gruppo per l'interesse personale e chi moriva per l'interesse del gruppo...Tutto questo agli albori, prima di ogni cultura sviluppata, come la intendiamo oggi....Sostanzialmente le cose non sono cambiate. Sono cambiate solo le forme esteriori. Consapevolezza e compassione sono i cardini dell'etica. E non si può o non si riesce ad imporre a nessuno di essere consapevole o compassionevole...che è il problema della morale, quello di volersi imporre. L'etica ha più a che fare con la virtù, quindi con qualcosa di interiore e personale, che 'eleva', mentre la morale è l'abito esteriore, fatto di imposizioni o di adeguamenti che mutano nel tempo . Si può dire che, in assenza di virtù, sorge la morale e quindi la Legge...La virtù è la disposizione d'animo a compiere il bene per se stesso, senza cercare o attendersi alcun utile. Naturalmente allora nasce la domanda: cos'è il 'bene'? Una bella risposta, a parer mio, che è una domanda, la dà Yeoshwa: "Chi di voi, se un figlio che ha fame gli chiede del pane, gli dà invece una serpe?'" (a proposito dei serpenti che sono simboli sia negativi, di pericolo, che positivi, di conoscenza..).

Distinguerei due aspetti nel discorso etico: ciò che rimane costante nel tempo e attraversa ogni cultura da ciò che è più mutevole e contingente. Sul primo ha senso la ricerca di fondamenti etici come da topic, il secondo appartiene invece alla categoria estetica del gusto: di una comunità o di singoli individui al suo interno.

Mentre il primo ha un carattere normativo vincolante, con eccezioni rigorosamente normate, il secondo appartiene al regno della libertà delle scelte comunitarie e personali e piuttosto che morale diventa questione moralistica (di cui non intendo occuparmi). Una società é tanto più evoluta eticamente quanto più allarga il regno della libertà e riduce quello della coazione che, nelle "grossolane" evidenze enunciate da Phil, dovrebbe trovare una condivisione comportamentale tale da poter perfino rinunciare ad ogni normazione etica ed ogni imperativo morale esterno, avendone interiorizzato i dettami al punto da collocarsi al di là del bene e del male. Utopia che condivido ma che richiederebbe molta rivoluzione materiale e culturale per essere, anche solo teoricamente, proponibile. Rivoluzione che rimanda alla questione dei fondamenti. E si torna alla vexata quaestio etica.
#6675
Tematiche Filosofiche / Re:L'origine del male e del bene
20 Settembre 2019, 10:38:58 AM
Citazione di: Phil il 19 Settembre 2019, 17:10:08 PM
Se non erro ho citato (usando quel link per brevità) anche le differenze di regole, quindi di nomos che dà significato alle azioni.

Sí, ma da bravo fenomenologo relativista hai guardato il dito e non la luna, che, nel caso specifico del c.d.s., é la tutela delle vita umana (luna) con aspetti prescrittivi e repressivi commisurati alle specificità ambientali (dito) che possono anche variare di molto in funzione della densità e "sportività" dei convitati. Certamente pure del valore che si dà alla vita umana in rapporto ad altri materici valori, ma qui la nottola deve volare più in alto per vedere la luna anche quando é avvolta dalle nebbie dell'ideologia. La luna delle condizioni strutturali di una società alla base delle sue ideologie...

Citazione
Sulla tutela della vita (referente-presupposto), come dicevo,
Citazione di: Phil il 19 Settembre 2019, 14:04:50 PM
ogni etica probabilmente proibirà di uccidere per il puro piacere di farlo (sarebbe difficile organizzarsi in società); tuttavia non mi sembra che le questioni etiche importanti per l'uomo (attuale e non) siano di questa "grossolanità", per la quale, concordo, probabilmente basta l'ethos animale.

... che ritengo grossolano, e indegno della nottola di Minerva, ridurre a "grossolanità", rinunciando ad indagarne il sottosuolo.

Citazione
Riguardo al famigerato sequitur, come si dice in altri contesti, l'onere della prova spetterebbe a chi afferma... e per prova si intende solitamente una dimostrazione, non una mera affermazione (ammetto che tra macchinette del caffè, animali e codici della strada, ti ho probabilmente distratta... sono ancora in attesa di sapere qual'è il sequitur, in "cosa" consiste).

Che le etiche siano molteplici, che spesso non ci sia falsificazione razionale fra etiche divergenti (v. scontro fra culture), che questioni etiche "evolute" (fuori dalle grotte) non siano risolvibili oggettivamente chiedendo all'ethos o alla physis, etc. credo siano ormai assodati dati di fatto (fino a prova contraria); il resto sono piacevoli interpretazioni (e su quella che è la loro circolarità, almeno secondo me, ti ho intrattenuta a sufficienza).

Il sequitur consiste nel rapporto struttura-sovrastruttura indagato da storici, filosofi, sociologi, psicologi, economisti, ... di cui si trova abbondante materiale in letteratura. Cherchet l'argent é un'ottima chiave ermeneutica per individuare anche i sequitur più nascosti nelle profondità dell'animo umano. Nummus, cantavano già i clerices vagantes medioevali.

Un tantino grossolana, ma già più sottile se si seguono i sentieri di misti(ci)ficazione e reificazione che la fervida psiche umana così fecondamente produce.