Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PMCitazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 10:25:17 AMAlludi a quando ho relazionato il successo storico di una prospettiva (politica o altro) con l'imprinting etico che ne è poi derivato (v. indicatori)? Oppure a quando ho ricordato che la politiche hanno la mano più pesante delle etiche (come ci insegnano gli "squali del capitalismo", etc.)?
Certamente: ethos techne vs. polis techne che a sua volta retroattivamente modifica l'ambiente (umano) e le sue tecniche di gestione, quindi l'etica (Platone, Machiavelli, illuminismo, socialismo,...). Mai negato tutto ciò. Semplicemente non eravamo arrivati a discuterlo, ma la con-fusione tra le due era evidente soprattutto nelle repliche "fattuali" di Phil.
Se politica ed etica prescindono dai "fatti", non diventano ancor più avulse ed autoreferenziali, pagando tale disimpegno con una mancata spendibilità in ambito sociale? Se pensiamo a sintesi dialettiche, ma poi la realtà ce le falsifica, significa che sbagliamo ad appellarci alla realtà oppure che è il nostro pensare che va un po' ricalibrato? Ci interessa un'etica e/o una politica che possano essere praticate (v. tesi su Feuerbach) o soltanto (de)scritte come "miglior mondo nel sol dell'avvenire"?
Da quando la polis ha iniziato a contrassegnare pesantemente l'ethos umano, politica ed etica hanno viaggiato a vista d'occhio nella stessa direzione. Spesso conflittuale (Antigone) ma dialetticamente intrecciate: è evidente che Sofocle, e i suoi spettatori, stanno dalla parte di Antigone, pur vivendo nella quintessenza della polis, Atene.
Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PMCitazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 10:25:17 AMTale "convinzione" risiede nel mio sbandierato non trovare un sequitur fra physis-ethos ed etica?
Semmai è Phil convinto che si possa fare etica a partire dalla fisica
[Stai giocosamente "trollando" tutti i miei post in questa discussione o hai solo dimenticato di inserire un «non» prima di «convinto»?]
Non mi permetterei mai. Ma se si considerano il bene e il male dei ferrivecchi da archiviare e si pone l'etica nell'esclusiva autonomia individuale finisce che ognuno si costruirà il suo rapporto "etico" con la natura, inclusa quella umana, salvando la teoria (relativista), ma non la funzione intersoggettiva dell'etica (singolare in quanto sapere collettivo) che ci salva da guai peggiori fin dalla notte dei tempi (mors tua vita mea) ripristinando i sequitur che il relativismo pretende di sciogliere.
Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PMCitazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM«Etica» o «sociale»?
Anche un mio Maestro, che certo non si faceva illusioni sugli "squali dell'imperialismo capitalista", ne riconosceva la funzione progressiva nella razionalizzazione del lavoro e dell'economia. Compresa una funzione etica di metabolizzazione di squali di più antica datazione.
Etica in quanto sociale.
Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PMCitazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PML'etica non ha perlopiù altro campo d'applicazione rispetto all'equilibrio uomo/natura?
Il paradigma a volo d'uccello appare come un serpentone unico, autoreferenziale nel suo volersi conservare in vita, per la qual cosa deve spendersi per il sequitur - poco presunto e reale - che il Maestro di cui sopra chiamava "ricambio organico uomo-natura"; la ricerca del cui equilibrio omeostatico è sempre una bella sfida per umani ed etiche di tutte le razze ed epoche.
Sì, ma il suo campo d'esistenza si fonda lì. Inclusi gli sviluppi, anche quando cercano di scardinarne l'inerzia dell'ordine, dovendo comunque sempre farlo con mezzi naturali.
Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PMCitazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM[In entrambe le ricorrenze]«Etica» al singolare?
Come in questa bellissima canzone di Battiato, il divino Eraclito ci spiega che il ciclo della vita è un paradigma tautologico nel quale tutto avviene al suo interno, laddove l'induzione passata ci permette di dedurre il futuro e l'etica funge da filo di Arianna che dobbiamo ritessere man mano che ci inoltriamo nel divenire. Ci facciamo guidare dall'etica del passato, laddove essa dimostra di continuare a funzionare, decostruendo e ricostruendo ciò che non funziona più.
Sì, intesa come sapere. Come prodotto dell'intelligenza storica collettiva. La pluralità riguarda semmai le applicazioni pratiche nei molteplici piani del reale. Le quali però derivano il loro "spirito" da una fonte tendenzialmente unificante.
Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PMCitazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PMEppure, il buon Hegel si occupava di dialettica fra paradigmi etici o parlava di sintesi storica "a posteriori"
La sintesi nasce dal conflitto. Dialettica hegeliana elementare.
La sintesi storica a posteriori comporta anche una sintesi di paradigmi etici; una loro sintetica unificazione come avviene nel caso delle rivoluzioni scientifiche. Che l'ostacolo più forte all'unificazione dei paradigmi etici sia laddove si resta invischiati in "massimi sistemi" contrapposti dimostra la bontà anche teoretica di un riferimento alla (comune) natura e la non peregrinità fondativa della teoria dei bisogni che produce la farina di cui tutti si alimentano. (alimenti ce ne sono molti, ma la necessità alimentare è unica e incontrovertibie)
Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Intanto, nel qui ed ora del conflitto, quale dialettica scandisce l'etica (o meglio, le etiche)?
Il conflitto è manifestazione di interessi contrapposti a prori di ogni possibilità di unificazione etica (che avverrà in qualche modo a conflitto concluso). Però che l'etica abbia un conatus unificante lo dimostra l'etica del conflitto: Odissea, etica cavalleresca, convenzione di Ginevra, regole d'ingaggio, DUDU. E mettiamoci pure la netiquette.
Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PMCitazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PMPossiamo manipolare e unificare gli assiomi, ma davvero anche la pluralità dei referenti?
Il che mi spinge a caldeggiare l'unificazione degli assiomi e dei referenti fondativi.
Dobbiamo. Questione di sopravvivenza della specie e di lieto vivere. La pluralità dei referenti non è questione etica, ma di gusto personale. Quando diventa questione etica nasce il conflitto, che esige almeno un'etica condivisa che si chiama tolleranza. Soluzione provvisoria in attesa di unificazioni più soddisfacenti. Con la farina a fare sempre da collante. E pure vaselina talvolta, quando l'animalità riscopre il suo senso. Perfino nelle trincee di una volta, a Natale e non sempre (i talebani c'erano anche allora).
Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PMCitazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PMProgresso etico? Secondo quali indicatori (di quale etica)?
Il valore vita ha avuto anche risvolti differenti dalla piramide alimentare darwiniana. Abbiamo portato anche morte e distruzione, ma bisogna mettere tutto nel conto evolutivo. Nel quale solo il progresso etico e l'accuratezza dei suoi paradigmi ci può salvare.
Algoritmi di soddisfazione dei bisogni primari, salute, alfabetizzazione, tempo libero, diritti sociali e civili. Teoria dei bisogni: etica e politica sempre lì devono andare a parare. Fissando il tutto nel divenire delle tavole della legge.
Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PMCitazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM«Invarianza etica» dei bisogni primari? Il testo di Maslow (citato in precedenza) non aveva confermato che la piramide ha valenza individuale (così come sono vissuti individualmente i bisogni primari)?
Benessere e felicità hanno loro algoritmi abbastanza rigorosi finchè si resta nel campo della soddisfazione dei bisogni condivisi. Con un grado si certezza maggiore quanto più ci si trova alla base della piramide di Maslow, cui corrisponde una invarianza etica alquanto incontestabile.
La valenza individuale è data dal fatto che gli stomaci sono individuali. Anche i cervelli, ma è più facile ingannarli con cibo farlocco (di qui nasce il mio rispetto per i ragionamenti di pancia). L'invarianza etica intersoggettiva sta, fatta la tara del gusto e della varietà, nel cibo e nel bisogno di esso.
Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PMCitazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PMLavoro collettivo, senza scendere nei dettagli della sua "eticità", significa intelligenza collettiva? Lo sviluppo è davvero anche «socio» oltre che «economico»?
lo sviluppo socioeconomico e tecnologico travolgente dell'Asia è frutto di intelligenza collettiva. Sintetica, piuttosto che debitrice, del pensiero occidentale. Al punto che ci stanno già facendo scuola.
Senza entrare nei dettagli della sua eticità, sì: altrimenti non ci sarebbero questi post. L'economico trascina il sociale ma è solo la politica, col suo combustibile etico tarato sui bisogni collettivi, che può impedire lo trascini all'inferno.
Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PMCitazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PMDavvero è l'intelligenza collettiva ciò che (ap)prendono (provenendo dai paesi dell'ubuntu)?
Sotto il Mediterraneo manca. E infatti se la vengono a prendere in Europa.
Non tutta (altrimenti farebbero altrettanto da dove provengono). Solo quella parte che si materializza in welfare.
(la versione esportazione ubuntu ha deciso che tocca agli europei dimostrare che non esistono bambini orfani, o meglio abbandonati, africani. Pare che l'intelligenza collettiva europea su questo punto si stia svegliando dal letargo)

