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Messaggi - paul11

#676
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
27 Marzo 2019, 09:23:35 AM
FRA SOGGETTO E OGGETTO 
giustamente è entrata nella discussione la problematica della"realtà".Perchè l'esistenza è in rapporto alla realtà ,in quanto condizione fisica e del processo gnoseologico(conoscenza)
Bisogna partire da Kant per capire come Hegel svolgerà poi nella dialettica (importante anche per il marxismo per capire il materialismo storico e il materialismo dialettico) e quindi nella fenomenologia  di Husserl, il rapporto fra"mondo di fatto" e quindi eventi naturali nel dominio del sensibile  e"mondo delle idee" dove l'uomo procede alla sintesi mente/cervello/coscienza.
Penso che solo seguendo una strada metodologica già eseguita da Kant (ma originato dal limite della soggettività umana  a capire il mondo di fatto e l'indimostrabilità della causazione, rapporto meccanicistico causa/effetto, posta dall'empirismo di Hume) sia possibile criticamente entrare nel processo dell'analitica e della sintesi attraverso il rapporto coscienza/trascendenza della deduzione.
I termini coscienza e trascendenza sono il passaggio del come Kant, Hegel e Husserl ritengono appunto svolgere e finalizzare e persino  a giustificare ad esempio l'etica/morale(Kant arriverà alla "Critica del giudizio" dopo quelle della ragion pura e pratica.
Sono interessantissimi  e con sviluppi contraddittori tant'è che  il percorso filosofico poi ha cercato anche nella logica e nella filosofia del linguaggio la possibilità di una teoria della conoscenza

Ritornando a Levinas, se  quindi Levinas pone l'Etica al centro della filosofia ,bisogna capire come si "sostanzia" un'etica ontologicamente.
Se l'etica fosse "interpretazione", ognuno(ogni Altrui) si sentirebbe  libero dai vincoli ontologici a sviluppare una propria morale e quindi comportamento e sarebbe giustificato proprio dal fatto che non c'è una"verità" etica.
#677
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
27 Marzo 2019, 01:31:01 AM
Citazione di: 0xdeadbeef il 24 Marzo 2019, 10:14:19 AM
Ciao Paul
A me sembra che l'Essere di Levinas abbia molto in comune con quello di Platone...
Dice infatti questo nel "Sofista": "cosa c'è di comune fra le cose corporee e quelle
incorpoee, posto che di entrambe si dice che sono?".
Ecco, allo stesso modo a me sembra che Levinas "dichiari" l'Essere non legato a
nessuna "esistenza", ed evidentemente eterno soprattutto nel pensare l'eterno nei termini
dell'"y'a".
Sicuramente l'Essere di Levinas, in quanto "multiplo e scisso in Medesimo e Altro", non
è l'Essere monolitico di Parmenide, ma questo può forse voler dire che l'Essere levinasiano
è un Essere che coincide con l'esistenza? Io non credo (credo invece, con Levinas, che proprio
questa, diciamo, "monolicità" dell'Essere parmenideo costituisca il fondamento di quella
"ontologia dell'io" da cui è partito tutto questo discorso - chiaramente non che Parmenide
abbia soggettivato l'Essere in un Io, ci mancherebbe).
Perciò non sarei così sbrigativo nel dichiarare la totale estraneità di Parmenide alla
modernità proprio nel senso, cui accennavo, indicatoci da Levinas (il quale dice: "la
concezione eleatica dell'Essere domina la filosofia di Platone, nella quale la
molteplicità è subordinata all'Uno...a partire da Platone l'ideale verrà sempre cercato
nella fusione").
Non è forse così nel Neoplatonismo, nel Cristianesimo o nell'Idealismo? Ma perfino nel
nichilismo odierno, direi, non è forse rinvenibile una traccia di quella antica monoliticità
(chiaramente "tradita", disillusa)?
saluti
ciao Mauro(Oxdeadbeef),
francamente non trovo similitudini fra l'Essere di Platone e quello di Levinas(il y a che tanto per chiarire signifca"c'è".
La fenomenologia di Levinas semmai trovo sia simile nella scrittura a quella di Heidegger,pur trattando su argomentazioni diversi.
C'è sempre una lievità, uno sfumato che sta fra fisicità e "Essere",ma stanno entrambi attenti di non superare il limite per arrivare
alla metafisica antica,quindi non è appunto simile a Platone.Perchè Husserl ha fatto sua le filosofie precedenti empirismo-criticismo kantiano-idealismo e ci teneva a cercare di trovare una sintesi fra psicologismo(soggettività) e diciamo realtà fisica.
Una caratteristica per chi legge i libri della fenomenologia è il linguaggio che è difficile a volte, ma ha spunti interessanti.

L'Essere per Levinas è tripartito :il y a, e l'ipostatico evento della separazione e dell'incontro.La fenomenologia tende ad un "movimento", la caratteristica di chi legge testi dell'antica Grecia è una staticità, una fissità. I greci dovevano istituire una filosofia, quindi si trattava di sancire i termini e di collocarli  in un piano argomentativo. La fenomenologia si muove fra gli essenti e l'Essere.
Levinas quando costituisce il y a (ed il "c'è" è diverso dall'" è", nel c'è vi è esistenza nell'è vi è una fissità, una immobilità) lo intende come anonimo, impersonale Lo intende come quando si dice "piove", "fa caldo".Il y a viene descritto come rifiuto ad assumere una forma personale , quindi come "essere in generale".E' una presenza assenza e scrive Levinas "come una pienezza del vuoto o come il mormorio del silenzio".

Questa caratteristica di un linguaggio "poetante" ha senso nel momento in cui l'esistenza si muove fra due limiti imperscrutabili ,l'impossibilità di svelare i segreti della vita fisica e dall'altra quella dell'Essere.Per questo Heidegger dirà ad esempio che non trovava più le parole, per poi cercarle nell'arte.
Levinas ad esempio scrive: "Si dice di Dio che nessun nome può nominarlo. Ciò vale per me: nessun concetto mi esprime,niente di quanto mi viene indicato come mia essenza mi esaurisce; solo nomi"
La parola non esaurisce il pensiero ,così come l'Essere (l' il y a di Levians) sfugge o con il termine heideggeriano preso dall'antica grecia, aletheia, disvelamento, ciò che è velato , nascosto e che a volte ci viene dato per poi di nuovo velarsi.Questo darsi e ritrarsi dell'Essere in Levinas potrebbe essere ,per certi versi, separazione e l'incontro con l'Altrui
#678
Ma infatti la Cina rappresenta un non comunismo, per i comunisti, e un non capitalismo, per gli apologeti del libero mercato.
Si tratta di capire se "terze vie" che negli ultimi cinquant'anni sono stati tentati  e tutti falliti (Tito e Gheddafi fra questi) potranno avere un futuro,

C' è un dominio a monte dell'uomo economico e politico, ed  è quello dell'uomo "psicologico", di natura.
Si tratterebbe anche di capire se la natura umana  che tende ai due aspetti  sociale ed egoistico è più teso "naturalisticamente" verso il capitalismo o il socialismo/comunismo. E se la cultura, in quanta parte possa condizionarlo (in positivo o negativo).
Il punto è se l'economia dello scambio con annesso plusvalore e profitto è l'unica forma di interazione sociale "naturale" oppure siano possibili strade intermedie ,come quella cinese.
Perchè tutti  i partiti occidentali sono di fatto "interclassisti". Ma il punto è se questo stadio è la risultante della mancanza e sottrazione dei partiti e movimenti di sinistra o anche perchè il "proletario" sentendo puzza di denaro si è imborghesito?

Il problema è che non basta l'analisi marxista, dal punto di vista della sinistra.
In altri termini significa  cercare di capire se il capitalismo ,nonostante tutte le sue contraddizioni, rimane il sistema"naturale" più confacente al sociale e il sistema liberal-democratico politico  parlamentare pure.

L'appiattimento, con la scomparsa estremistica verso il centro parlamentare, che ha comportato la sparizione storica dei movimentismi extra parlamentari o parlamentari sia di sinistra che destra non è solo un sintomo, deve avere una causa che non può solo essere un'apologia del tipo "il capitalismo o il libero mercato è il meglio"

....non so se sono riuscito a farmi capire ...
#679
Citazione di: anthonyi il 24 Marzo 2019, 06:35:32 AM
La questione centrale, paul, è nel paradigma centrale, in una visione di sinistra ortodossa, tradizionale, il paradigma lo da il pensiero Marxiano ed evoluzioni conseguenti. Nella sinistra liberale il paradigma è quello liberale e la differenza rispetto alla destra economica la fanno i fini con i quali questo paradigma viene utilizzato.
L'atteggiamento della sinistra tradizionale, che tu riprendi, per il quale sarebbe solo questa la sinistra, mentre l'altra, quella liberale, sarebbe una sinistra finta, è a mio parere anche storicamente problematico, perché i concetti di sinistra e destra sono enormemente più ampi delle attuali evoluzioni politiche, e soprattutto sono antecedenti al pensiero Marxiano.
La tesi che la sinistra è solo sinistra marxiana, porta alla conclusione che la crisi, la fine della sinistra marxiana comporta la crisi, la fine, della sinistra e produce un grande regalo a favore delle destre.
Un saluto.
Il marxismo dal punto di vista dell'analisi sulla struttura economica e sociologia è ancora il paradigma centrale.
Persino filosfi politici contemporanei come Zizek non possono fare a meno delle sue analisi.
Il problema è che le prime fasi di industrializzazione il rapporto con la finanza, lo stesso concetto di Stato al tempo di marx rispetto ad oggi eè molto mutato; ma non i concetti di pluslavoro e pluvalore,che sono la base scientifico economica.

La teoria dello stato liberal-sociale si è schiantata nella globalizzazione. Nacque come processo "dialettico" fra le istanze del potere economico con le istanze di rivendicazioni salariali e di diritti (le 40 ore settimanali) ovunque, non solo in Italia.
Keynes rappresenta il punto di equilibrio di una teroia di uno Stato che media le forze avverse nel rapporto pubblico e privato.
La fine dell'URSS e il crollo del muro di Berlino ha chiuso anche il processo di un progetto progressista (progressista infatti viene identificata la sinistra).E' potuto avvenire per totale mancanza di una base di resistenza ose si vuole di incapacità di organizzare una difesa da parte dell'intera sinistra globale,perchè ormai compromessa nei ruoli istituzionalizzati di uno Stato "corporativo".La subordinazioni dei partiti comunisti e socialisti illudendosi di un capitalismo"intelligente" che sapesse quanto mettersi in tasca(profitto) e quanto dare allo Stato(redistribuzione) e quanto ai lavoratori (rivendicazioni salariali) è fallito.Perchè una seria sinistra, proprio  partire dalla analisi scientifca delle'conomia,  o sa farsi sentire nelle due fasi di produzione del reddito e redistribuzione, che signifca saper controllare e gestire i procesi di produttività incrementali , o perde prima culturalmente e poi politicamente.Abbandonando i lavoratori al loro destino, nella logica di sindacato-partito, eperdendo nel tempo i diritti o rendendoli elastici e flessibili (con il lavora precario, con premi su obiettivi aziendalistici) si è consegnato culturalmente le nuove generazioni ad un dominio culturale "aziendalista"
#680
Citazione di: anthonyi il 23 Marzo 2019, 20:05:23 PM
Paul11, scusa il gioco di parole, ma non condivido la tua interpretazione della mia interpretazione. La sinistra della quale parlo non ha scelto i poteri forti, ha scelto la realtà dei meccanismi di mercato e all'interno di questi ha cercato di tutelare il lavoro, anche se tu di questo non ne sei convinto.
Il diritto dell'impresa è più forte perché è l'impresa che fa il lavoro, e quindi origina e finanzia ogni diritto dei lavoratori, per cui questi diritti possono esistere solo in armonia con le esigenze delle imprese e l'esperienza ci dice che sistemi di garanzie sul lavoro più forti si realizzano solo laddove le imprese sono forti.
Un saluto
Stiamo semmai dicendo il senso di uno stesso argomento in maniera simile, e mi spiego.
Le sinistre e le destre nascono in termini rivoluzionari al sistema allora vigente. Apparirono due correnti di pensiero comune: accettare il parlamentarismo liberale o rimanere partito/movimento rivoluzionario extra parlamentare.
Hanno entrambe avuto una chance storica, sia destra che sinistra.Sono storicamente finite ed è rimasto il parlamentarismo che ha mediato le istanze di destra e sinistra.Finito il tempo rivoluzionario è rimasto quello pragmatista parlamentare e intanto sia lastruttura economica capitalistica ,sia la struttura sociale famigliare è mutata. I partiti di destra e sinistra si sono accomunati sulla centralità del sistema poichè incapaci di progettare e sostenere economie alternative a quella capitalistica, tutti sono diventati "interclassisti".Signifca che il vecchio schema è saltato anche perchè nel frattempo la struttura famigliare è cambiata, e con essa motivazioni,aspettative, ecc.
E' chiaro che il sistema liberale politico costruisce delle gerarchie nel diritto.Lo Stato e le legislazioni non possono proibire ,in nome del lavoro, di negare il potere imprenditoriale.E da quì la sinistra e le organizzazioni sindacali escono perdenti.Lo Stato e gli accordi sindacali, non fanno altro che gli assistenti sociali nel caso di "crisi" aziendali, quindi il lavoro ,già legislativamente e cnon solo economicamente, o se vuoi il potere economico impone alle legislazioni una superiorità di diritto imprenditoriale su quello dei lavoratori ..

Mi pare chiaro che dalla succinta analisi, la risultante non possa che essere che le sinistre mediano con il potere economico pubblico e privato ,chiedendo investimenti produttivi.La sinstra ,come la destra, si è illusa che lo Stato potesse essere compensatore del potere economico(più Stato, meno privato).Scegliere i meccanismi del mercato signifca anche sapere con chi patteggiare e mediare,appunto i poteri forti che detengono le leve economiche.
Il problema paradigmatico delal sinistra è se una vita umana debba essere dipendente da un sistema economico che lui stesso ,in quanto umano, costruisce.Non sta scritto da nessuna parte che il capitalismo sia l'unico sistema economico umano che interagisca nel concetto di scambio economico..Se una sinistra non solo non riese più a sostenere il paradigma centrale nella sua costituzione, nella sua formazione culturale originaria, ma finisce nei fatti con rinnegarla, non è più sotanzialmente sinistra, ma solo un involucro esterno,un palliativo.
Infatti tutti  i partiti tendono sempre più a rassomigliarsi, ma questo ovunque, non solo in Italia.
#681
In attesa che il buon Eutidemo esegua le sue incombenze.
Ipazia
temo che le problematiche ambientali siano ambigue, come storicamente è già avvenuto.
Ricordo che i primi movimenti politico ambientali con la nascita dei "Verdi" fu a Zurigo e in Germania.Ogni tanto riemergono...
Non mi convince perchè il tema è sempre o spesso svolto in termini generalisti.Il soggetto è l'umanità, quando invece
il problema rimane sempre la tipologia di struttura economico sociale, il profitto capitalista che inquina. ouno Stato che pensa alla sua potenza economica.
Allora se viene rapportato il tema ambientale del pianeta o dei luoghi specifici inquinati ,scopriremmo chele responsabilità li troviamo sempre.
Perchè se inquinare è un fatto economico alal base anche disinquinare è un affare per industriali e mafie, come dimostra il giro di denaro per i rifiuti.

anthonyi
anche le battaglie di retroguardia sono state sconfitte, quelle difensive e di resistenza sull'occupazione e il lavoro in generale.
Perchè se legalmente un imprenditore può ricattare una chiusura di uno stabilimento per costruirne da qualche parte nel mondo, oppure tagliare occupazione per slavaguardare la parte restante(ed è quello che alla fine si è fatto ovunque nel sistema economico politico-legale), la battaglia è persa già legalmente.Perchè il diritto imprenditoriale è più forte del diritto al la voro , checchè ne dicano le retoriche.
la scelta è stata allora sulla politica degli investimenti in un clima remissivo e pacifiatorio delle parti sociali .Questa è la "politica dei due tempi"
fin dai tempi di Lama della CGIL dopo le grandi ristrutturazioni e riconversioni dei gruppi industriali dei primi anni Ottanata, anche grazie al compromesso storico di Berlinguer di fine anni Settanta. Da allora lentamenteo rpentinamente i diritti e il potere slariale è finito anche come disgregazione del tessuto sociale di base .Finite le grandi concentrazioni operaie, finiscono le celle comuniste in fabbrica, finisce il rapporto fabbrica-società.Da quel momento l'intera sinistra mondiale nel mondo Occidentale sceglie i poteri forti.
Le Labour Party non hanno mai combinato nulla
#682
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
23 Marzo 2019, 14:02:47 PM
Citazione di: Ipazia il 22 Marzo 2019, 23:31:05 PM
L'Essere è il noumeno dell'essente. E' l'e(sse)nte in sè. Altrettanto chimerico della cosa in sè. L'Altro è il contronoumeno speculare. Narcisismo filosofico che finisce, come da leggenda, affogato nella pozza in cui si contempla. Mentre il mondo sta altrove.
L'essere non è il noumeno dell'essente, ogni umano è motivato e intenzionato verso qualcosa,  spesso nemmeno conosce il perchè.
Assolutamente l'essere non è l'essente in sè, diversamente non avrebbe motivazioni e neppure intenzioni.
L'atro è un essente che ha una  sua esperienza e ontologicamente è come me. Allora signifca che conoscendo e comprendendo l'altrui posso avvicinarmi all'essere, verso una verità. e che non lo capiscano persone che ritenegono di essere "sociali", indica il livello.........
Levinas è niente affatto un narcisista, ha patito da ebreo la condizione umiliante e inumana  nei lager nazisiti e ne è uscito non come risentimento, ma cercando di capire il perchè l'uomo possa arrivare a creare lager.E questo mi basta indipendentmente dal giudizio sulla  sua costruzione di pensiero filosfico, a stimare la sua dignità umana.

Il mondo siamo anche tutti noi. E questo mondo è fatto di sputasentenze .
#683
ciao Eutidemo,
penso che i valori morali ed economici che contraddistinguevano destra e sinistra siano vigenti, ma la pratica non  ha più nulla a che fare con le motivazioni e le intenzioni di almeno un secolo fa.
Le pratiche totalitarie della destra, fascismo e nazismo, e la Russia sovietica comunista, sono finite.
La pratica ha problematicizzato la teoretica.Nonostante il fiume di inchiostro soprattutto a sinistra a rianalizzare il materialismo storico e dialettico di Marx o il naturalismo di Engels, passando per parecchi uomini di cultura, anche di destra, non ha risolto nemmeno a livello teorico cosa significa oggi identitariamente essere di destra o essere di sinistra. Tanto che la tua bussola converge i punti verso il centro del cerchio. Lo sfumato lineare ,corrisponde al centralismo(centro-sinistra e centro-destra) della bussola rappresentativa. perchè tutti hanno accettato di fatto il compromesso con il capitalismo.
Mentre si cercavano le manchevolezze teoriche delle costruzione del pensiero di destra e sinistra, il capitalismo di trasformava, modifiando la struttura socio-economica.C'è sempre stata una asincronia fra velocità del mutamento e riflessione teorica che viene dalla prassi.leggere oggi ad esempio lo strutturalismo di Althusser...sembra passato molto più tempo.Il risultato è stato uno scollamento toale fra società e politica persino a livello organizzativo.un tempo le cellule comuniste come l'azione cattolica erano capillari,arrivavano dalle fabbriche ai rioni delle città.
Oggi il politico,,,,,,,e chi lo conosce? E' finito il tempo dell'associazionismo di base si discutevano dei problemi reali e della politica.
Fino a quarant'anni fa si trovava ancora un dialogo fra fabbrica, o luoghi di lavoro e società .E'finito tutto,,sono rimaste comparse.
Non poteva che finire ,con  questa crisi ,che è della politca e non solo delle destra e sinistra specifiche,, nella grande ammucchiata.
Non c'è progetto, nemmeno in filosofi politici di primo piano contemporanei.Guardano, osservano, riflettono, hanno anche buone intuizioni, ma nulla.......Una delle componenti è stata la mutazione del concetto di popolo e dei ruoli sociali economici.
Oggi il popolano può essere in miseria e di destra e un dirigente essere di sinistra,oggi molto più di un tempo Non c'è nemmeno l'identificazione sociale, ad esempio con chi si farebbe oggi la lotta di classe?Con l'aristocrazia operaia delle tute blu ,,,o anzi con i robot che li stanno sostituendo?
Se aggiungiamo che l'economia ha esteso al globale la sua influenza , stringendo e avvicinando i mercati con la velocità dei network. diventa persino difficile costruire aree omogene socio-economiche, creando frizioni fra sovranità nazionale e internazionalità e globalizzazione.

Temo che il tuo schema oggi sia ormai una parvenza, un involucro, anche se di fondo c'è ancora quel qualcosa di sinistra e di destra "antico", originario.
#684
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
22 Marzo 2019, 19:19:45 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 22 Marzo 2019, 16:57:06 PM
Ciao Paul
Ma cos'è l'"Essere"? A me pare che per Heidegger (sia pre che  post "svolta") questo abbia lo stesso senso
che per Aristotele, cioè che sia un significato primario e fondamentale DELL'esistente.
E qui dici bene, perchè affermi che in Heidegger il "dasein" è focalizzato nell'esistenza. Ma
nell'esistenza "di chi", verrebbe da chiedersi; perchè infatti, come giustamente rilevi, l'Essere,
se "c'è", non può essere relativo a nessuna esistenza.
In realtà, trovo, l'Essere heideggeriano (e aristotelico) è un Essere "tecnico" (e perciò metafisico);
un Essere che ha già evidentemente perduto, in quanto legato all'esistenza, il connotato fondamentale
che aveva in Parmenide (e che è chiaramente la necessità di essere eterno).
Il medesimo connotato parmenideo che, credo, ritroviamo in Levinas, con il suo senso dell'Essere
come "l'esistere senza l'esistenza (l'"y'a").
Quindi, ecco, non credo che il senso dato all'Essere da Levinas possa essere confuso con quello di
Heidegger. Senonchè, dice Levinas, il concetto parmenideo va "superato" in quanto fondamento di
quella "ontologia dell'io" che contraddistingue la modernità (e la modernità è strutturata sul
pensiero occidentale); ma va superato, ed è questo il punto, non partendo dalla teoresi del
"parricidio", cioè del divenire, ma dalla affermazione dell'"altro" (dice Levinas: "l'Essere
si produce come multiplo e come scisso in Medesimo e in Altro. Questa è la sua struttura ultima").
A me, francamente, sembra un concetto molto interessante. Che rompe, eccome, quello che chiami il
"muro del tempo" laddove afferma chiaramente l'eternità nel senso che prima dicevo.
Naturalmente senza con questo rischiarare certe zone d'ombra, ci mancherebbe...
saluti
No, è fuori da ogni logica "seria" ritenere che l'esistenza, e quindi un ente che vive e quindi un essente che diviene nel divenire possa costiture l'uguaglianza con l'Essere.Su questo rimango d'accordo con Severino.L'essere è eterno e non diveniente. L'esistenza nel divenire è necessità del disvelamento(aletheia ,molto utilizzato da Heidegger) e possibilità attraverso la conoscenza di giungere al "nocciolo" (che è l'essenza) che correla gli essenti (regole e misure,ecc.):esistenza,(essenti)-essenza- Essere,questo è il percorso che può permettere all'esistenza quanto meno di avvicinarsi alla verità. Che potrebbe ( e quì i filosfi applicano argomentazioni e metodologie diverse) voler dire collegare il mondo fenomenico fattuale alla deduzione del pensiero attraverso la coscienza.

ribadisco che Heidegger  segue Aristotele(polemizzando con Platone) in quanto ritiene più pratico (è in un certo modo la stessa differenza che c'è fra Hegel e e Fichte, dove quest'ultimo è più prassi del primo). Così facendo heidegger "perde" l'Essere che era molto più chiaro in Platone e già confuso in Aristotele. E cosa c'è più pratico se non l'Esistenza?Ma l'Esistenza non è l'Essere.
La Technè non è l'Essere .
Aristotele sa beni ssimo che non può vincere Parmenide su l'Essere che è e non può non essere nell ostesso tempo e quindi divenire.
Per questo la logica dialettica utilizza il "negativo" il non-essere, come elemento identitario che diviene contraddittorio , per cui un ente che è non può diventare altro da sè.
Ed è il Tempo il discrimine, fra eterno e divenire.

Non capisco come Parmenide possa aver soggettivato l'Essere in un Io.Parmenide si riferisce ad ogni ente non all'io.Severino supera dialetticamente con la regola  logica il principio parmenideo , ma è lo stesso Severino nel celebre esempio della legna e della cenere che indica che la legna non può essere cenere. L'errore è credere alla manifestazione perdendo l'essenza.Anche noi siamo "diversi" dal nascituro che fummo, ma  che forse   perdiamo una identità per averne  un'altra ogni giorno? Cosa ci permette di identificarci nonostante cambiamo fiscamente? Cosa fa sì che nonostante  mutiamo e appariamo diversi a noi stessi e agli altri ,siamo comunque sempre noi stessi?

Il pensiero antico greco è arrivato alla modernità soprattutto con Aristotele e la scuola peripatetica che a lui si ispira. La stessa scolastica e il tomismo sono più ispirati ad Aristotele che ad altri(Platone e Parmenide).Parmenide in poco o niente influisce nella modernità che è totalmente altra , accettando come luogo della verità l'empirismo del sensibile affermatosi come positivismo, ecc.
Ha totalmente spostato l'asse filosfico la modernità cancellando i concetti di Essere e di Eterno.

Non è l'Essere a scindersi in quella contraddizone moderna della molteplicità .Semmai ogni individuo della molteplicità ,in quanto correlato all'Essere che è origine può, ma come essenza, portare con sè un' indicazione di verità:questo sì.
#685
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
22 Marzo 2019, 14:11:51 PM
citaz. Davintro 
Il sapere delle essenze non pretende di essere sapere della realtà nella totalità, ma si limita evidenziare una struttura di leggi necessarie, che è fondamentale per la realtà, senza però esaurirla

Questo è un punto importante.
Mentre la cultura moderna è presa a fare conoscenza quantitativa , ad accumulare conoscenza  e tenendola separata nei domini,
la vera conoscenza è qualitativa, è essenza, è la regola e la misura di come funziona l'universo e non orientandosi  "solo" alle sensibilità empiriche, poi materialiste e naturaliste.
La deduzione porta al pensiero ciò che il mondo sensibile ed esperienziale manifesta. 
Il tempo umano è sincronizzato al tempo universale ,delle galassie ,delle le stelle ,dei pianeti , così come il respiro lo è con il battito cardiaco.Tutto è correlato.
Pensare al Tempo e   all'Esistenza umana,senza correlare all' Universo, è ancora egocentrismo umano.
Quindi temo che anche Levinas se non correla l'Esistenza ai parametri universali cade in una filosofia ancora egocentrista.
#686
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
22 Marzo 2019, 00:45:37 AM
Citazione di: 0xdeadbeef il 21 Marzo 2019, 21:35:01 PM
Ciao Paul
Ma per Heidegger: "l'esserci progetta il suo essere in possibilità", che non vedo cos'altro possa
voler dire se non che la "possibilità" e la "progettazione" identificano l'intima sostanza dell'
esistente (chiaramente è dell'Heidegger di "Essere e Tempo" che stiamo parlando).
Non mi pare assolutamente sia così in Levinas, per il quale l'essere sembra coincidere con il
"c'è" (l'"y'a"), ovvero con l'esistere senza l'esistente (scrive Levinas: "in Heidegger
l'esistere è sempre colto all'interno dell'esistente"..."non credo che Heidegger possa ammettere
un esistere senza esistente"). E del resto il tempo, che in Heidegger coincide con l'essere nel
senso proprio della "progettualità", in Levinas coincide con l'"altro" ("lo scopo di queste
conferenze - che vanno sotto il titolo di "Il Tempo e l'Altro" - consiste nel mostrare che il
tempo non fa parte del modo d'essere di un soggetto isolato e solo, ma è la relazione stessa
del soggetto con altri", dice Levinas).
Da un certo punto di vista mi sentirei di dire che per Levinas Essere, Tempo ed Altro sono la
medesima cosa...
Dice F.P.Ciglia nella prefazione a: "Il Tempo e l'Altro": "intravede il tempo non come
l'orizzonte ontologico dell'essere nell'essente, ma come modo dell'al di là dell'essere,
come relazione del pensiero con l'altro...come relazione con il Tutt'altro, con il
trascendente, con l'infinito".
Ecco, in Levinas non c'è traccia di quella centralità dell'"io" che ritroviamo in tutta la
teoresi filosofica occidentale degli ultimi secoli, Heidegger compreso; ma c'è piuttosto la
marginalità di esso, una "piccolezza" che sembra voler lasciare campo appunto all'infinità
rappresentata dal Mistero e dal Totalmente Altro (che per il credente Levinas è senz'altro
la divinità).
Non è "questo" il Levinas che, personalmente, mi interessa. Mi interessa invece il Levinas di,
diciamo così, un "attimo prima"; il Levinas che teorizza una realtà "altra all'io" che è
essenzialmente Mistero, e che lo sguardo occidentale ha obliato: questà, sì, è davvero una verità
incontrovertibile (come del resto è verità incontrovertibile l'"io").
Dunque, per me verità incontrovertibile "prima" è proprio il Mistero, l'Altro. E possiamo anche
chiamarlo  "Arché", origine di tutto e tutti, ma senza che nulla cambi.
saluti
ciao Mauro (Oxdeadbeef)
L'Essere(che si può semmai far corrispondere all'Archè, all'origine) non può che essere eterno se corrisponde alla verità .A me pare che nè Heidegger e forse nemmno Levinas chiariscano il rapporto fra Esistere nel tempo e l'Essere.
Esistere è una necessità, non è possiblità, noi siamo gettati nel mondo senza domande, lo siamo "di fatto".
Il rapporto fra Esistenza ed Essere, poichè esistere è conoscere, fare esperienza senza alcuna verità "in tasca", ed è quindi una ricerca e in questo caso possiamo dire è possiblità di svelare nell'Esistenza l'Essere, di intuirlo, di sapere, di conoscere.
il senso delal vita è la tensione fra Esistere ed Essere.Fra ciò che possiamo conoscere è una verità che c'è ed è originaria al fatto che noi siamo gettati nel mondo. Le grandi domande filosfiche del perchè esistiamo non possono essere che rivolte ad una unica verità che va oltre il tempo e le singole esistenze e che quindi è Tutto in quanto origine di Tutto.L'altrui è una modalità di conoscere di sapere,di comprendere poichè l'Altrui ha le mie stesse domande, porta con sè la sua esperienza nel mondo e conoscerlo signifca condividere esperienze che sono anche affettive, perchè queste sono le più abissali e profonde, svelano l'intimità umana priva di sovrastrutture e più è profonda e più è condivisibile, perchè ciò che è e non ciò che appare. Se tutto viene dall'Essere ,quindi l'esistere porta con sè la possibilità di svelare l'essere.

In Heidegger ho la sensazione che il dasein, l'esser-ci, l'esistere nel mondo si focalizza troppo nell'Esitenza perdendo di vista l'Essere.
L'Essere ,ribadisco non esiste, "è" da sempre.mentre l'Esisitenza è vivere il tempo,Quindi è la necessità, dell'essitenza che deve svelare l'essere e questo è il senso dell'esitenza ,poichè dovrà tornare all'origine, all'essere, il luogo della verità.
Non ha senso un'esistenza fine a se stessa, senza un prima e senza un dopo, perchè daccapo non possiamo venire dal nulla e finire nel nulla, poichè il Tutto sopravvive alle minuzie temporali delle singole esistenze che susseguono,con le stesse domande, con le stesse inquietudini, e in fondo, con le stesse ricerche anche se da punti divista culturali e temporali  diversi.

L'altro non è l'Esssere è un'altra esistenza, un'altra tensione, un'altra inquietudine, un altro mistero;Ma nulla di tutto ciò è Essere. semmai portano con sè qualcosa dell'origine e quindi dell'Essere, per questo è importante conoscere l'Altrui.Il Mistero in fondo è la nostra ignoranza,perchè questa è la condizione dell'essitenza, diversamente non conosceremmo, non sapremmo, non avremmo forse nemmeno necessità di comunicare e comunicare in fondo è anche amare, per certi versi.

Non penso quindi che l'altrui e il Mistero corrispondano  all'Essere o Archè.

Il punto debole delle filosofie di Heidegger e Levinas che non c'è un prima e un dopo l'esisitenza nel tempo.Il muro del tempo si rompe solo se l'Essitenza corrisponde all'Essere.Ho la netta sensazione che la filosofia non riesca o non voglia addirittura più andare oltre al fatto materiale esistenza/tempo, forse per il timore di entrare nelal sfera teologica.
Perchè già qualcuno disse ama il prossimo tuo come te stesso, ma è un mezzo, non un fine. Le religioni sono costruite su una "rivelazione" che va oltre l'esistenza, ma hanno la logica di costruire il senso dell'esisitenza  e tutto ciò che nella modernità vada appunto oltre il vissuto "puzza" di teologico, religioso, metafisico.E' un errore.Per questo dicevo di filosofie "monche".
#687
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
20 Marzo 2019, 19:11:44 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 20 Marzo 2019, 15:32:42 PM
A Paul e Lou
Riassumo in una sola risposta perchè la tesi che cerco di illustrare risponde (anzi: intenderebbe
rispondere...) sia a Paul e che a Lou.
Chiedevo: cos'è che "dirime" fra l'io e l'altro (cos'è che fa sì che l'incontro non diventi scontro)?
Questo Levinas non ce lo dice; ma ci dice, e lo trovo importante, che c'è un "altro" che è all'"io"
irriducibile; un esistere che "c'è" (l'"y'a") anche senza un esistente; un (non)-interpretato che
appare anche senza che venga ad esistere un soggetto che lo interpreti.
Non mi pare francamente poco per una forma-mentis, la nostra, che riesce a pensare l'oggettività solo
all'interno di un "campo" (o "contesto", come Severino fa notare, banalizzandone la portata, a M.Gabriel
all'interno della discussione sul "Nuovo Realismo" di qualche anno fa).
Ora, ciò che "dirime" non può essere altro che una "verità incontrovertibile"; ma è, questa, posta
nella sfera dell'esistente o in quella di ciò che "dovrebbe esistere"?
Ciò che "dirime" (e ciò che dirime è la "verità incontrovertibile"), in altre parole, può essere
frutto del solo "nomos" (che è la mia tesi) o lo è anche/solo della "physis"?
Perchè, chiaramente, escludere (come fa Paul) che possa essere frutto della sfera socio-politica
vuol dire escludere che possa essere esclusivo frutto del "nomos" (cioè vuol dire aprire alla
necessità che sia frutto esclusivo della "physis" - e, per dirla con Hegel, "nell'arena della physis
non v'è pretore" - che non sia la volontà di potenza, ovviamente).
Da questo punto di vista, l'unico pensatore la cui filosofia, muovendosi come Levinas all'interno
di uno "sguardo" che mantiene la differenza fra l'io e l'altro, non risulta "monca" è Kant. Ma
Kant, sappiamo bene, "postula" soltanto una verità incontrovertibile, che "dirime", appunto tenendola
ben saldamente fuori da ogni "fondabilità teoretica" di tipo, per così dire, "fisico"...
Quanto alla Fenomenologia, devo ancora capire di cosa consiste oltre ad una (per me arbitrarissima)
"elevazione" del fenomeno ad essenza (al proposito leggerò con vero piacere quanto scrive l'amico
Davintro).
saluti
ciao Mauro(Oxdeadbeef)
non c'è nulla che possa dirimere fra un incontro e uno scontro fra un Io e un Altrui.O accettano una condizione entrambi che "blocchi" la possibilità di uno scontro o tutto è possibile.
L'Io non è affatto irriducibile,perchè sono le componenti umane e l'uomo non ne ha una sola e le condizioni "interne" ed "esterne" all'Io che "motivano".

Non ho forse messo in luce abbastanza lo psicologismo che è fondamentale.ma lo psicologismo filosfico è nato dall'empirismo di Hume.
Brentano, maestro di Husserl, Steiner ed un certo Sigmund Freud (ed Husserl fondatore della fenomenologia è un mateamtico) è infatti celebre per aver scritto "Psicologia dal punto di vista empirico" Attenzione al termine empirico ,perchè non è più il razionalismo che da Cartesio passaper Leibniz e Spinoza. Dagli empiristi ,soprattutto Hume che mette in discussione la dimostrazione della causalità, il mondo si divide in "idee" e in "fatti" e l'empirismo e poi praticamente quasi tutte le filosfie moderne e contemporanee, scelgono la strada dove la verità è niente affatto incontrovertibile, perchè potrebbe esserlo solo nella metafisca.L'esperienza diventa fondamentale e da quì il passo all'Esistenza e alle relazioni fra il soggettivismo di kant ad arrivare al pragmatismo passando per la semiologia di Pierce e al linguaggio analitico di Wittgenstein, non è così distante come sembrerebbe. Tutti, quasi, cercano il "senso" semmai, ma la verità per Heidegger è una tensione attraverso aletheia(dis-velato) fra esistenza(esperienza) e una Verità che non si da, ma che solo l'esistenza e il senso di esso può protendendere .E' in questa chiave che Levinas costruise la "tensione" fra l'Io e l'Altrui come un "gioco" a disvelamento dove la verità non è ontologica, ma è nel "movimento" fra l'Io e l'Altrui ,nel sistema di relazione. Brentano apre al termine "intenzionalità",ma è uno psicologismo senza anima.

Quando Heidegger critica Platone e il concetto di Essere, di un "qualcosa" che è lì e che non ci dice nulla, Heidegger fra Essere ed Esistenza costruisce il dasein , l'esser-ci.L'essere gettati nel mondo è il dasein che attraverso l'esistenza fa esperienza nella tensione del senso dell'esistenza stessa, una  sorta di ricerca della verità nel tempo della vita.Ma la verità è nell'Esistenza o nell'Essere? Che potrebbe voler dire: la verità diviene e quindi è continuo mutamento di credenze e opinioni o è eterna e quindi irriducibile e in quanto tale incontrovertibile dinanzi al divenire delle esistenze? Come può essere incontrovertibile la relazione fra un Io e un Altrui? Impossibile.
E infatti da maestri a discepoli con il fulcro nella fenomenologia si ha cronologicamente : Brentano- Husserl- Heidegger e infine Gadamer,per cui la scuola tedesca finisce nell'ermeneutica di Gadamer, la verità è interpretazione(che ricorda strumentalmente una frase di  Nietzsche di cui avevi aperto una discussione su Umberto Eco, se non ricordo male....) e quindi daccapo esperienza empirica.La scuola tedesca della filosfia delega di fatto al pragmatismo e alla filosfia analitica(del linguaggio) americana(scuola anglosassone) il potere culturale del relativismo imperante e del postmodernismo.

Il nomos non nasce affatto dalla realtà emprica, la verità nel sesto secolo avanti Cristo era armonia di diversi domini fra loro interagenti: il divino- il cielo-la terra e semmai è  il contrario, perchè la terra e l'uomo non erano affatto in grado di trovare verità , semmai di calpestare la verità -
La politica rispondeva attraverso la sovranità che rappresentava la regola superiore con la regola inferiore degli egoismi umani .Erano i comportamenti umani a doversi "registrare", "armonizzarsi" al nomos e non che la politica diventa sostanzialmente dalla modernità in poi lo scontro pacificato dallo stato armato che attraverso la norma e la punizione accetta "di fatto"gli egoismi ,interessi singoli o di associazioni di potere .. Intendevo dire questo in un precedente post.

Stai incensendo troppo Kant e stai deprecando troppo Hegel.
Perchè alcuni termini cari alla fenomenologia vengono dallo psicologismo di Hume, dalla trascendentalità di Kant, dalla coscienza di Hegel, e dall' epochè che è praticamente in tutta la filosfia moderna:per forza, non è nè carne e nè pesce.
Una filosofia che sdogana la metafisca, ma che critica dall'altra la scienza sperimentale moderna, si colloca in "sospensione" nel non-luogo di nessuna verità. Kant si inventa la trascendentalità dopo aver studiato Hume.Che cos'è analitica e sintetica se non ancora la diversità fra idee(metafisca) e il "fatto"(empirico), esperienza (luogo dalla modernità ad oggi di una verità indimostrabile)Quando un epistemologo come Popper si inventa una teoria di falsificazione sullle leggi scientifiche, signifca che ogni legge deve poter essere falsiifcata. E' come dire c'è una verità, ma è necessario poterne  dire il contrario .Risultato la negazione si è fatta sistema culturale, e la contraddizone come porta bandiera culturale.
Il termine noumeno kantiano è la sua consapevolezza che se vuole stare nei limiti empirici esperienziali ,non può andare nella metafisica e lo inventa(prendendolo dall'antichità con tut'altra significazione)Basta leggere la prefazione della seconda edizione del testo "Critica della ragion pura".Kant non ha nessuna verità incontrovertibile.

La mia attuale posizione filosfica,ribadisco, è che vi sia una verità incontrovertibile e corrisponde con il termine antico di Archè, che è l'origine di tutto e tutti.E non è necessario puntare un telescopio per capirlo. L'esistenza è sì esperienza e il senso della vita  è semmai legato all'archè e non come un fungo che forse troverò nel bosco L'esistenza intesa ome esperienza fine a se stessa è una contraddizione in termini di qualunque filosfia la professi: non se ne esce.e infatti hanno fallito.

Manca semma  una metafisca contemporanea, che sappia misurare e armonizzare essere ed esistenza.L'errore fu,anticamente, di screditare l'esperienza umana e la vita così come  oggi al contrario , di mistificare la metafisca e credere che la verità sia in una realtà inconoscibile al limite umano, ma che comunque sia l'esistenza il solo luogo dove trovarvi verità......relative.
#688
Citazione di: InVerno il 19 Marzo 2019, 11:04:35 AM
Anche io lo considero pericoloso (anche se a Fuskushima di radiazioni non è morto nessuno), ma è l'unica forma di energia di cui sappiamo controllare le scorie (è un "paradosso" ma è vero) e non certamente più pericoloso del carbone che attraverso l'inquinamento uccide milioni di persone (e altri organismi) ogni anno. E' lo stesso problema di comparare le morti per mano degli assassini, con le morti per colpa delle sigarette, e domandarsi quale sia il male minore. I primi fanno notizia i secondi riempono gli obitori.
Poi tutto dipende anche da un altra questione, ovvero come vogliamo vivere il territorio. Se pensiamo (come io penso) ad umanità "diffusa" sul territorio, magari con metà della popolazione globale attuale, e con vaste zone "polmone", potremmo anche farcela con le rinnovabili. Ma siccome l'idea della decrescita demografica è vista come una specie di iattura, e i popoli vivono ammucchiati nell'urbe per produrre non si sa cosa (servizi di servizi di servizi di servizi), il nucleare ha più senso. La demografia è l'aspetto dirimente, considera che per trasformare gli attuali USA in una potenza completamente "rinnovabile" sarebbe necessario un investimento pari a 10 guerre in Iraq,  e dopo venti-trenta anni buttare tutto in una discarica e pagare altre 10 guerre in Iraq. Sai cosa? Penso che gli americani preferiscano fare una guerra e assicurarsi altro petrolio per mezzo secolo, che spendere l'ammontare di venti guerre per mettere i pannelli solari. Bisogna anche essere realisti.. Se qualcun altro fosse interessato al dibattito nucleare\rinnovabili si potrebbe aprire un topic dedicato. Saluti.
Non ha torto Socrate nel post iniziale, c' è parecchio di "politico" anche se il problema in generale c'è e ha ragione anche Anthonyi , è economico il problema.
Circa quindici anni fa un ingegnere ambientalista stagista venne a lavorare dove vi sono io. E a proposito tutte le medie e grandi aziende oramai hanno una funzione antinfortunistica/ambientale, perchè le leggi hanno recepito le direttive CEE, che sono poi quelle anche delle auto euro 1...2...3. ecc. 
Con tabelle alla mano era dimostrato che il costo delle energie rinnovabili e non petrolifere era nettamente superiore a quest'ultime
Adatto che l'economia, ma non solo, si muove su efficienza/efficacia, la ricerca o si spinge per aumentare l'efficienza di una cella fotovoltaica, oppure, come lo è ancora oggi, vengono finanziate dalla "bolletta della luce elettrica"normale". A dimostrazione che da sole non hanno gambe le fonti rinnovabili (allo stato scientifico attuale inteso anche come applicazione "domestica ").
E francamente ho dei forti dubbi nel passaggio all'auto elettrica ormai decisa: non è che l'elettricità di tutte le auto mondiali farà aumentare i prezzi i n modo assurdo? .

Fin quando la fusione nucleare non supererà la fissione, rendendo la prima competitiva, .........è pericoloso.


Groenlandia significa terra verde, e in Inghilterra si coltivava la vite nel medioevo. Ricordo ancora che alle superiori il professore di scienze, e siamo nei primi anni Settanta, lesse un invito di un  istituto italiano che invitava la popolazione a non mettere al mondo più di due figli (mantenendo o decrementando il numero della popolazione): quarant'anni dopo siamo all'opposto.

Se è vero, come è vero che il  Nino, che nasce nel period di Natale sulle Ande cilene, influisce sui monsoni in India, non sta scritto da nessuna parte che dalla notte dei tempi fino alla fine del pianeta ,tutto rimarrà così come è oggi. 
Tutti sanno che l'inclinazione dell'asse terrestre è avvenuta nei millenni, e se c'è petroli sotto i deserti è perchè prima c'erano foreste,  e se arrivano piante e animali tropicali e riescono a stanziarsi ,signifca che stanno mutando i microclimi locali perchè stanno mutando le correnti marine e atmosferiche Ma il problema sono l'arco temporale da cui abbiamo dati scientifici. Bastano , poco meno di due secoli. ma anche meno ,per proiettare sul futuro i tempi di glaciazione e deglaciazione e i microperiodi interni? ma queste sono fasi che duranno secoli se non millenni.

E' economico perchè l'economia del "primo mondo", non può vincere sui costi la competizione con il "secondo e terzo mondo", ma sulla qualità costruita con migliorie e innovazioni è imbattibile.
La prima cosa da fare è condizionare il popolo del primo mondo, assecondando il vero problema ambientale e climatico che c'è.
Inventiamo la moda dell'integrale, del sostenibile, del biologico............................costruiamo certificazioni e bollini su direttive e normative internazionali dicendo al cittadino consumatore/utente, paga di più, per un ambiente più "sano".
Scopriremmo che il pane nero che mangiavano in guerra i nostri padri e nonni oggi sono di "moda".
Ma scopriremmo anche, con il giusto esempio dei SUV, che sono inefficienti perchè sprecare cavalli di potenza e gasolio per far muover spesso una sola persona...........è inefficienza che paga anche  la collettività come maggior consumi globali e aumento dei prezzi corrispondenti.

Ma arriverà l'auto elettrica, è deciso. Segnatevi oggi cosa costa un kilowatt di luce per 100 km e fate il rapporto con il prezzo di benzina e gasolio . Quando diventerà "bene di massa" e tutte le imposte si sposteranno sul kilowatt elettrico, a quel punto vedremo cosa costerà un auto elettrica o a gasolio.

E' tutto un affare nel mondo capitalistico ,sui rifiuti e smaltimento le mafie, sindaci e assessori incriminati negli ultimi venti-trent'anni, dimostrano quanto sia altissimo il giro d'affari economico.
Per finire, il problema ambientale e climatico c'è, a mio parere è molto gonfiato al catastrofismo(anche l'ozono doveva ....) e se i tromboni massmediologici dietro ai suggeritori del potere economico e politico "pompano", significa che l'affare è molto più importante del problema.
#689
Tematiche Filosofiche / Re:L'Io e l'Altro
19 Marzo 2019, 09:32:29 AM
Se Kant è influito dalla meccanica galileana e  newtoniana e dall'empirismo, la fenomenologia è influita dalla rivoluzione scientifica di fine Ottocento e inizi Novecento.
Nella fenomenologia il processo gnoseologico muta l'ontologia, non c'è più la netta separazione fra soggettività e oggettività che infatti la quantistica ontologicamente ed epistemologicamente ha mutato . 
Il soggetto "sfuma" nell'oggetto e a sua volta l'oggetto altera in qualche modo il soggetto .Il sistema di relazione è lo strumento che permette la dialogia fra un Io e Altro (come persona o come oggetto) e crea una "sospensione" temporale.
Potremmo dire che ogni incontro, visto come relazione di conoscenza, qualcosa di noi cambia e potremmo dire ,in altro modo, che sia questa l'esperienza.Diventa positivo ,per Levinas se entra nella relazione l'eros , l'amore(che sfugge tipicamente nella fenomenologia al linguaggio puramente logico), per cui è la totalità di  me stesso che è "investita" nella relazione mediante l'eros, e le diversità che incontriamo in tanto  o poco ci mutano, nel senso che ora non siamo più qualcosa che eravamo prima dell'incontro.
Il linguaggio in Heidegger e Levinas è quasi sempre in sospensione temporale perchè presentifica sempre un qualcosa dell'avvenire, proprio perchè mi sta cambiando in ciò che ero prima.

In questo c'è qualcosa di affascinante, perchè c'è una verità e probabilmente il (o "un")senso dell'esistere, fatto di incontri, di esperienze.
Ma l'eros è ambiguo per sua natura, non è detto che l'incontro non possa diventare scontro .In questo trovo Levinas "romanticista" e poco"realista".O si è tutti disponibili a non avere pre-attaccamenti (ma è un assurdo) per cui ogni incontro diventa apertura senza pre-giudizi (di nuovo assurdo, perchè altri precedenti incontri, altre esperienze ci hanno "formato").Perchè solo un'apertura totalizzante, che investe fisica e anima, può nello stesso tempo  prendere e capire le differenze con ogni Altrui e ontologicamente mutarci(perchè ora l'Altrui è anche nostro senza annullarlo, ma com-prendendolo, inglobandolo in noi stessi. questo può valere  nell'esempio della femminilità e della paternità, in un amore totalizzante....ma con ogni altro simile ,nel prossimo ? E' possible solo se in ogni volto del mondo noi incontriamo un fratello.
#690
Citazione di: tersite il 17 Marzo 2019, 19:23:13 PM
Non è che si confondano le rivoluzioni con le rivolte piccolo borghesi ?
Mi sembra infatti piccolo borghese questa dei gilet gialli. manca il quarto stato: le banlieu.
La piccola borghesia è colei che dalle crisi degli ultimi decenni si è sentita più penalizzata dalle tassazioni, schiacciandosi sui livelli bassi.
E' sociologia,anche marxista, che la concentrazione del capitale avviene sui grandi borghesi, poi il ceto medio tende appunto a schiacciarsi e perdere consistenza.

Lo storico J.Le Goff diceva che per avvenire una rivoluzione vi devono essere più cause: un dissesto statale, un regime in cui la rappresentanza o comunque coloro che detengono il potere siano inetti, lo strato più popolare nella disperazione. un  "brodo" culturale emergente ,nuovo.