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Messaggi - doxa

#676
Grazie Ipazia per il tuo interessante contributo riguardo l'otium come componente estetica del vivere. 
Vorrei saperne di più. 

Ma cosa intendi con la frase
CitazioneNel poco otium residuale che ci rimane possiamo esprimere il nostro essere estetico.?
#677
Riflessioni sul Viaggio e in Viaggio / Villeggiare
31 Luglio 2022, 16:17:50 PM
Villeggiare: questo verbo evoca tempi lontani, abitudini  della nobiltà e  parte della borghesia, che durante l'estate dalla città si trasferivano nella villa rurale: si andava e si stava in villa, o nella residenza padronale di campagna, con radi e scelti incontri: persone che avevano opinioni simili.


Evariste Carpentier, "In villeggiatura", olio su tela, 1902 circa, Musée Fabre, Montpellier.

La villeggiatura richiama alla mente anche le tre  commedie che Carlo Goldoni scrisse nel 1761:
"Le smanie della villeggiatura", "Le avventure della villeggiatura", Il ritorno dalla villeggiatura"; esse costituiscono la cosiddetta «trilogia della villeggiatura», rappresentate per la prima volta al teatro San Luca di Venezia nell'autunno del 1761.

Le tre esilaranti rappresentazioni teatrali puntano gli strali contro la moda del villeggiare da parte di numerose famiglie della borghesia contemporanea al commediografo: volevano un tenore di vita dispendioso, non adeguato ai propri mezzi finanziari.

Tra cicisbei, gelosie, amori passionali, sprechi e dissipazioni,  Goldoni  descrive tre diversi momenti del villeggiare borghese.

I personaggi principali di queste tre commedie  sono "persone che ho voluto prendere precisamente di mira; cioè di un rango civile, non nobile e non ricco; poiché i nobili e ricchi sono autorizzati dal grado e dalla fortuna a fare qualche cosa di più degli altri. L'ambizione de' piccioli vuol figurare coi grandi, e questo è il ridicolo ch'io ho cercato di porre in veduta, per correggerlo, se fia possibile".

Nel nostro tempo anziché villeggiatura usiamo il sostantivo "vacanza", ma questo ha diversa capacità evocativa. C'è l'eco di qualcosa a cui ci sottraiamo e che ci tiene "legati", per esempio il lavoro.

Andare in vacanza significa sciogliersi dai "lacci", ma non denota "verso dove" (in villa) come indica il verbo villeggiare, che fa presumere il possesso di un'ampia abitazione con giardino o parco.

Oggi tutti si scambiano domande sulle ferie, fanno programmi di come trascorrerle, cosa fare.

Andare in ferie non è né villeggiare né andare in vacanza: non evoca esclusività e possesso dell'uno, e non la spigliatezza liberatrice dell'altro. Le ferie alludono al riposo dopo mesi di lavoro, al servizio del quale sono concepite e utilizzate.

La villeggiatura e la vacanza fanno pensare alla decisione soggettiva, invece le ferie appartengono alla razionalità delle aziende: ripartiscono individui, determinano i tempi, prevedono le sostituzioni, fissa le presenze. Ferie irregolari e arbitrarie romperebbero il ciclo produttivo dell'impresa.

Il nostro tempo poco conosce  la "civiltà del villeggiare" o l'estrosità della vacanza, perché chiuso nella "gabbia" rigida e razionale delle ferie, nelle soste organizzate.  Ma pur in esse ci sono varchi di libertà, di spensieratezza, senza vincoli di luogo o di classi sociali.

Villeggiatura, vacanza e ferie: queste tre specie sono comunque raccolte nel cerchio magico dell'otium, e significano tutte la lontananza dall'impegno.
#678
Tematiche Culturali e Sociali / Ghosting
20 Luglio 2022, 08:40:22 AM


E' dal 2014 che si parla del sostantivo maschile invariabile inglese "ghosting" (sparire come un fantasma),  deriva dal verbo inglese (to) ghost (= fantasma) con l'aggiunta del suffisso "-ing" del gerundio.
Molte persone hanno imparato a fare "ghosting": comportamento di chi decide di interrompere bruscamente, senza spiegazioni, una relazione d'amore o di amicizia. Scompare dalla vita della persona rendendosi irreperibile.

Spesso è un metodo rapido per chiudere una relazione iniziata da poco tempo.
Molte persone hanno  subìto il ghosting, in particolare nell'ambito dei social. Sono relazioni che si aprono e si chiudono online, perciò sparire è facile.

La "ghostatrice" o il "ghostatore" chiude improvvisamente una relazione sparendo, senza dare spiegazioni, lascia le cose in sospeso.

E' meglio ricevere un duro ma chiaro "non mi piaci, chiudiamola qui", piuttosto che pensare che vada tutto bene  ?
La mancanza di chiusura è ciò che rende il ghosting difficile da accettare:  l'incertezza suscita dubbi, problemi di autostima, significa non meritare una risposta.

Studi psicologici hanno evidenziato in numerosi "ghostatori" tratti caratteriali di tipo machiavellico o narcisista.
Un sondaggio statistico effettuato nel 2020 ha  rilevato che il 16% di chi sparisce lo fa per non ferire la persona che sta rifiutando, mentre l'8% lo fa per timore che la persona rifiutata reagisca con violenza.

Si dice che  il ghosting è una pratica da evitare: piuttosto che sparire, meglio chiudere anche in malo modo.

"Malo modo" ? Meglio di no !
#679
 
Socrate ha scritto:
Citazionese amiamo veramente, noi vogliamo sempre il bene dell'altro senza aspettarci e chiedere nulla in cambio, quindi dovremmo essere felici se l'altra persona è più felice stando con un altro invece che con noi!
Scusa Socrate, ma chi afferma ciò che hai scritto ?

Un chierico in sacris in "odore di castità" ? o di "santità" ?

Nell'ambito della psicologia  l'amore  non è unilaterale ma consiste in un rapporto  tra due persone basato su uno scambio emotivo generato dal bisogno fisiologico della gratificazione sessuale e dal bisogno psicologico dello scambio affettivo.

L'amore è contatto continuo, è ascoltare l'altro, guardarlo. L'amore è condividere...
#680
Estratti di Poesie d'Autore / "Quando ci separammo"
01 Giugno 2022, 12:19:37 PM
George Gordon Byron

Quando ci separammo

Quando ci separammo
In lacrime e in silenzio,
Coi nostri cuori infranti,
Per anni abbandonandoci,
La tua guancia divenne fredda e pallida;
Piú gelido il tuo bacio;
In verità quell'ora ci predisse
Di questa il gran dolore!

La rugiada del mattino
Fredda mi si posò sul ciglio;
Mi apparve come il segno
Di ciò che provo ora.
Ogni tuo giuramento s'è spezzato,
La tua reputazione è fragile :
Pronunciano il tuo nome
Enumerandone tutte le vergogne.

Avanti a me pronunciano il tuo nome,
Come un rintocco funebre ai miei orecchi;
E mi percorre un fremito —
Perché tu mi fosti sí cara?
Essi non sanno che un tempo ti conobbi,
Che ti conobbi bene :
A lungo, a lungo ti dovrò rimproverare,
Ed è troppo difficile parlarti.

Segretamente noi ci incontravamo:
Ora in silenzio mi affliggo
Che il tuo cuore abbia già dimenticato,
Che il tuo spirito m'abbia ormai ingannato.

Se io ti dovessi incontrare
Dopo un lungo periodo di anni,
Come potrei donarti il mio saluto? —
Con silenzio e lacrime
#681
Paolo Vineis e Luca Savarino hanno elaborato e pubblicato il testo titolato "La salute del mondo. Ambiente, società, pandemie", edito da Feltrinelli.

Il suddetto libro è stato recensito sul quotidiano "Il Sole 24 Ore" del 17 aprile scorso dal prof. Mauro Ceruti, filosofo teorico del pensiero complesso.

Nel suo articolo il prof. Ceruti evidenzia  che basta un minuscolo virus, come il "Corona virus 19"  per farci comprendere che viviamo in un mondo complesso: tutto è interdipendente, e insieme causa ed effetto. L'intreccio di tante concause conduce all'imprevedibile.

La complessità è formata da eventi contingenti e singolari, di grande impatto, la cui imprevedibilità è dovuta non semplicemente a un'imperfezione provvisoria ma alla natura dei problemi in questione.

I sistemi complessi sono estremamente sensibili alle perturbazioni che incontrano nelle varie fasi del loro sviluppo, e reagiscono in maniera non correlata alla loro intensità: un evento microscopico  e locale può innescare rapidi processi di amplificazione, fino a produrre effetti macroscopici e globali e fino a trasformare radicalmente il comportamento di tutto il sistema. Così i sistemi complessi possono cambiare in modi improvvisi, imprevedibili.

La pandemia ci costringe a cambiare il nostro sguardo sul mondo, di essere capaci di guardare la complessità del mondo, di evitare tutte le forme di semplificazione che pretenderebbero di determinare la causa unica di un evento.

La pandemia ha reso evidente quanto siano fra loro intrecciati i fili della globalizzazione biologica, antropologica, economica, politica, e come la responsabilità umana si sia estesa verso la natura e verso nuovi ambiti: le specie viventi, gli ecosistemi, il pianeta Terra nella sua interezza, la possibilità stessa della sopravvivenza della nostra specie.

L'inedito contesto rende obsoleto il tradizionale approccio  antropocentrico alla salute, che privilegia in modo  esclusivo il benessere degli umani a scapito di tutte le altre forme di vita sul pianeta.

La pandemia e la crisi ambientale hanno per la prima volta posto il problema dell'immunità come fenomeno urgente e globale, comune all'intera umanità, che chiede di essere affrontato non solo da un punto di vista individuale e biologico, ma anche sociale e comunitario.

I problemi dell'umanità non conoscono i confini delle singole nazioni: la cura della salute, la stabilizzazione del clima, il mantenimento della biodiversità animale e vegetale, , la transizione alle energie rinnovabili, la lotta contro la povertà, il rispetto e la valorizzazione della dignità umana.

La complessità, cioè la molteplicità di dimensioni intrecciate di questi problemi chiede di non frazionare, di non separare, ma di stabilire legami fra saperi, fra culture. Si continuano infatti a disgiungere conoscenze  che dovrebbero essere interconnesse. Così le soluzioni cercate e proposte sono il più delle volte, esse stesse, parte e causa del problema.

I modi di pensare che sono utilizzati per trovare soluzioni ai problemi più gravi nella nostra epoca globale, come la pandemia ha mostrato, costituiscono essi stessi uno dei problemi più gravi da affrontare. Ciò motiva l'impotenza degli esperti, l'inadeguatezza della politica che si riduce a braccio decisionale fondato su dati scientifici o economici.

Siamo accomunati da uno stesso destino, dagli stessi pericoli, dagli stessi problemi di vita e di morte. E' un destino che accomuna fra loro tutti i popoli della Terra. Nessuno si può salvare da solo.
#682
Riflessioni sull'Arte / "Ercole al bivio"
16 Aprile 2022, 20:52:17 PM

Annibale Carracci: "Ercole al bivio", olio su tela, 1595 circa, Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli. Questa tela era nel "camerino" del palazzo del cardinale Odoardo Farnese, a Roma.  Era al centro del soffitto tra gli affreschi sulla volta a botte.

Nella foto sotto la copia che ha sostituito la tela originale. Questa  nel 1662 fu tolta e trasferita dai Farnese prima nella residenza ducale  di Parma poi a  Napoli.

Il "Camerino" è una piccola stanza,  decorata  da Annibale Carracci tra il 1595 e il 1597.



Fu iconicamente  progettato  come presentazione del cardinale Odoardo Farnese che celebra la sua ascesa nella carriera ecclesiastica, tramite alcuni episodi  dei miti greci di Ercole, Ulisse e Perseo. Il tema simboleggia il trionfo della virtù sul vizio.

Il dipinto raffigura il giovane Ercole  seduto su una roccia mentre medita su cosa fare della propria vita. Incontra ad un bivio due donne, personificazioni allegoriche della virtù (aretè) e del vizio (kakìa)  Ognuna di esse espone al giovane i vantaggi dell'una o dell'altra scelta di vita, tentando di convincerlo a seguire la strada che ciascuna di esse personifica.

Quella sulla destra indossa  veli quasi trasparenti. Essa mostra ad Ercole carte da gioco, maschere teatrali (che simboleggiano l'ingannevolezza) e strumenti musicali;

quella sulla sinistra, la donna vestita, simboleggia la virtù. Con la mano sinistra sorregge il parazonium (un tipo di spada corta), con il dito indice della mano destra gli indica un erto sentiero, in cima al quale c'è il cavallo alato Pegaso, simbolo di virtù, emblema del casato Farnese,  e mezzo per l'ascensione al cielo.

Vicino i  piedi  della donna c'è un poeta coronato d'alloro, pronto a declamare le gesta dell'eroe se questi sceglierà la giusta direzione.

Il paesaggio sullo sfondo è metaforico e diviso in due parti:

sulla sinistra una zona montuosa, si  vede un piccolo tronco di albero tagliato e l'erto sentiero che si snoda  verso la cima;

nella metà  sulla destra  ci sono alberi e arbusti rigogliosi.

Secondo la favola quando le donne scomparvero Ercole decise di incamminarsi per il sentiero faticoso, scelse la via indicata dalla Virtù: ebbe così una vita di lotte e di prove, fra cui le famose "dodici fatiche", ma guadagnò la fama e l'immortalità tramandate dal poeta, raffigurato in basso all'angolo a sinistra nel quadro.

Per  l'iconografia di  "Ercole  al bivio" Carracci  fu motivato  dalla cosiddetta favola di "Eracle al bivio", scritta dall'antico filosofo e retore  Prodico di Ceo,  vissuto tra il V e il IV secolo a.C. e giunta fino a noi parafrasata tramite un racconto di  Senofonte,  riportato nei "Memorabilia":  raccolta di dialoghi socratici da parte di Senofonte.
#683
Percorsi ed Esperienze / Re: Abbracciarsi
13 Aprile 2022, 09:44:45 AM

La pandemia ci ha allontanati dagli abbracci reali e  costretti a quelli simbolici tramite le emoticons, tipo questa
 

 
o questa
 

 
E' molto piacevole abbracciare la persona amata. Con l'abbraccio  le comunico in modo simbolico che è importante per me, che la considero parte della mia vita.
 
Ma ci sono persone che detestano gli abbracci, lo considerano un gesto fastidioso e invadente.
 
Secondo gli esperti dipende dal modo in cui si è cresciuti.
 
La tendenza o meno al contatto fisico dipende dalle esperienze nella prima infanzia. I bambini cresciuti da genitori "abbracciatori" hanno più probabilità di esserlo a loro volta da adulti.
 
Gli studi in merito evidenziano che l'abbraccio è importante nell'educazione emotiva di un bambino.
 
Negli Stati Uniti, una interessante ricerca effettuata dalla psicologa sociale Darcia Narvaez con la sua équipe su gruppi di orfani cresciuti in orfanotrofio, ha evidenziato che il gesto dell'abbraccio veniva rifiutato o accolto con fastidio, non avendo essi ricevuto un quantitativo di affetto espresso fisicamente (abbracci, carezze, coccole) paragonabile alla media.
 
Osservate la sottostante fotografia.
 

 
Alcuni amici s'incontrano e si abbracciano. Ma nell'abbraccio tra i due maschi e tra le due femmine la loro zona genitale rimane distante dal corpo dell'altro/a.
 
Nelle relazioni di coppia, invece, durante l'abbraccio anche la zona genitale aderisce al corpo del/la partner.
#684
Percorsi ed Esperienze / Abbracciarsi
12 Aprile 2022, 18:07:31 PM

 
Il verbo transitivo abbracciare deriva da braccio.
 
Gli abbracci solo esternamente si somigliano. Ci vuole uno sguardo attento per andare oltre il congiungersi delle braccia e percepire la carica emotiva con i significati che comunica.
 
L'abbraccio  si può ricevere o donare a persone diverse: partner, amici, genitori, nonni, fratelli, figli, nipoti, colleghi....
 
L'abbraccio non si limita ad avvicinare ma esprime intesa, condivisione. E' un modo per dimostrare amore, compassione, simpatia o empatia.
 
Ci sono abbracci che comunicano il bisogno di conforto, il rifiuto di una imminente separazione o il timore di non potersi più riabbracciare.
 
Abbracciarsi fa bene alla mente e al corpo.
 
Un aforisma afferma  che "Il linguaggio dell'amore è un linguaggio segreto e la sua espressione più alta è un abbraccio silenzioso".
 
Sull'abbracciarsi lo  scrittore israeliano David Grossman scrisse un libro pubblicato da Mondadori nel 2010, titolato "L'abbraccio". E' un racconto, un breve apologo sulla solitudine e sull'amore. Narra del dialogo fra il piccolo Ben e la sua mamma durante una passeggiata. Il bambino fa alcune domande alla madre, e questa in una delle sue risposte gli dice:
 
"Ecco, prendi te per esempio. Tu sei unico", spiegò la mamma, "e anch'io sono unica, ma se ti abbraccio non sei più solo e nemmeno io sono più sola". "Allora abbracciami disse Ben stringendosi a lei"
#685
Ciao Viator, da quanto leggo gli Incel sono anche diventati un problema sociale, derivante, secondo alcuni di loro,  dalla liberazione sessuale delle donne. Queste, a loro dire,  tendono ad andare a letto o avere una relazione con quelli che percepiscono come "migliori", mentre gli uomini sono più  di "bocca buona".

Si dice che la donna ama con l'uso della mente, l'uomo con gli occhi !

Generalmente per un giovane maschio approcciare una ragazza in maniera amichevole ha come risultato  di non essere considerato come possibile partner sessuale; le giovani donne sono programmate biologicamente per essere attratte da chi non si pone come amico ma come "minaccia" o "potenziale minaccia" alle proprie virtù.

Nella vita  ci sono  situazioni diverse. Se un uomo si sa accontentare anche di una donna pari-estetica  forse può incontrare la partner. Altri rifiutano l'accontentarsi perché lo considerano mancanza di rispetto a sé stessi e inizio della strada che conduce all'insoddisfazione e alla frustrazione.

Da quanto leggo molti di loro sono assidui del social Tinder in attesa di un like.
#686
Cliccare sul link

https://www.msn.com/it-it/lifestyle/...out&li=BBqfWMR
 
Gli incel: sono i cosiddetti single involontari o "single per scelta altrui".

Credono di  essere parte lesa di un complotto consumistico/progressista/femminista, e loro sono le vittime sacrificali.
 
Negli U.S.A. c'è una sottocultura tra alt-right, misoginia e incel.
#687
A quanto  da voi descritto aggiungo alcune note.

Ivan IV fu denominato "Il temibile" e non il "Terribile" come spesso si legge nei libri di storia per l'errata traduzione dal cirillico al latino.

Il popolo russo gli attribuì l'appellativo di "Groznyi", che significa "temibile", "spaventoso", ma  è anche il toponimo della capitale della repubblica cecena. La città è pure nota  col nome di Sölƶa Ġala.

Ivan IV fu il vero fondatore dello Stato russo. Nel 1561 si attribuì il titolo di "Zar di tutte le Russiev", dopo essere riuscito a sottrarre il potere ai Boiardi, l'aristocrazia feudale.

Il titolo di "Zar di tutte le Russiev" fu successivamente approvato con decreto del Patriarca di Costantinopoli.

Ivan IV combatté contro i Mongoli, respingendoli sia verso Est sia verso Sud, raggiungendo gli Urali ad Oriente,  il Mar Caspio e il Caucaso a Sud.

Con il controllo delle pendici settentrionali del Caucaso, Ivan si assicurò la difesa da eventuali invasioni dalla Persia e dall'Asia Minore.

Nelle zone di confine c'era la necessità del continuo controllo delle popolazioni residenti, perciò il governo centrale impose l'autoritarismo per reprimere i tentativi di ribellione. Il controllo comportava la presenza continua  di un numeroso esercito, supportato da un'efficiente rete di Intelligence.
#688
Ultimo libro letto / Re: Aramis e d'Artagnan
15 Marzo 2022, 18:25:33 PM
 
Bobmax ha scritto:
Citazionescavare nel mondo, per vedere quello che veramente è
Ciao Bob, l'ipotetica indagine nel mondo  penso che possa indurre a considerarlo come un poliedro, perciò non si può fare l'errore di osservare soltanto una faccia piana  e considerarla rappresentativa dell'intero solido geometrico.

Di solito, banalmente, per considerare il mondo, cioé l'umanità,  si sceglie come approccio la "faccia" del Bene e del Male, due concetti assoluti, di solito considerati soggettivi, perché connessi con i valori e le norme sociali della cultura di appartenenza.

Ma come si fa a trascurare la "faccia poligonale" che rappresenta l'amore ? o quella inerente la bellezza di un paesaggio ?


CitazioneDavvero è meglio non mostrare mai la mia debolezza?
 Perché il mondo altro non è che questo cinismo?
 
 O non è proprio così?
 
 Mostrando la mia debolezza, il mondo risponderà con lo sguardo della Medusa? Oppure nel buio apparirà una luce?
Mostrare la propria debolezza ? O. K., ma a chi ? Alla persona che ti ama ? E se col tempo l'amore se ne va ? La persona che hai amato  e non ti ama più, se  cambia il giudizio su di te forse può usarti contro ciò che le hai confidato.  
 
Medusa pietrifica chi non sa guardarla ! Simboleggia  anche il fato, che può essere cambiato, ovviamente con l'aiuto degli dei,  oppure di Dio per chi crede in lui.

Ora ti faccio leggere cosa scrisse Ovidio (Epistulae ex Ponto I, 2, vv. 33-38) riguardo a Medusa:

"Io sono quello che non sarà accolto da nessun albero,
Io sono quello che invano di pietra vorrebbe diventare. 
Venisse Medusa in persona incontro ai miei occhi,
perderebbe addirittura Medusa i suoi poteri. 
Son vivo per non restare mai senza amarezza 
e la mia pena, per la sua durata indefinita, diventa sempre più grave"


Citazione
CitazioneSe non mi mostro, se non tolgo la mia maschera, come potrò mai scoprilo?

Luigi Pirandello nel romanzo "Uno, nessuno, centomila",  fa dire a Vitangelo Moscarda: 
 
"Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti."

Ancora Pirandello, nel saggio titolato "L'umorismo" dice che: "Ciascuno si racconcia la maschera come può - la maschera esteriore. Perché dentro poi c'è l'altra, che spesso non s'accorda con quella di fuori. E niente è vero! Vero il mare, sì, vera la montagna; vero il sasso; vero un filo d'erba; ma l'uomo? Sempre mascherato, senza volerlo, senza saperlo, di quella tal cosa ch'egli in buona fede si figura d'essere: bello, buono, grazioso, generoso, infelice, ecc. ecc. E questo fa tanto ridere, a pensarci".
#689
Ultimo libro letto / Aramis e d'Artagnan
14 Marzo 2022, 18:12:23 PM
Dal romanzo "I tre moschettieri", scritto dal francese Alexandre Dumas (padre). 

il moschettiere Aramis dice a d'Artagnan: "La vita è piena d'umiliazioni e di dolori, tutti i fili che la legano alla felicità si rompono in mano all'uomo uno dopo l'altro, soprattutto i fili d'oro.

Caro d'Artagnan, continua Aramis dando alla sua voce un tono di amarezza, cercate di nascondere bene le vostre ferite quando ne avrete. Il silenzio è l'ultima gioia degli infelici; fate attenzione a non mettere nessuno sulle tracce dei vostri dolori: i curiosi bevono le nostre lacrime come le mosche succhiano il sangue d'un daino ferito"
(capitolo XXVI). 

Suggestiva è l'immagine iniziale della vita considerata come un tessuto in cui ai fili d'oro s'intrecciano anche i fili neri. Infatti, secondo il  teologo francese Henri de Lubac: "la sofferenza è il filo  con cui la stoffa della gioia è intessuta".

Della sofferenza siamo tutti testimoni, come vittime o come artefici.

Alcuni, che si ritengono amici, ascoltano le disgrazie altrui con la segreta soddisfazione di non esserne colpiti. E le parole di conforto che esprimono hanno "il timbro" dell'ipocrisia, il loro ascolto è soltanto curiosità e la solitudine del sofferente è più amara.
#690
Estratti di Poesie d'Autore / Quel volto
02 Marzo 2022, 23:00:58 PM
Eugenio Montale: "Non recidere, forbice, quel volto"

Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.

Un freddo cala... Duro il colpo svetta.
E l'acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.


In questo mottetto in due strofe Montale descrive la dolorosa perdita dei ricordi, che non riesce a contrastare.

Nella prima quartina il poeta  dice alla forbice di non tagliare l'immagine del volto  della donna amata, l'unico rimasto nella sua  memoria, ormai labile; di non staccare dalla sua mente  quel viso "grande" (nel senso che  lo domina) che sembra protendersi ancora in ascolto delle parole dell'amato, mentre la  metaforica forbice (= nebbia)  elimina impietosa il ricordo. 

Nella seconda quartina il poeta allude all'arrivo del freddo autunnale, al colpo d'accetta (metaforicamente è la forbice della prima strofa)  che scuote l'albero di acacia, gli fa perdere le foglie (corrisponde al poeta, privato dei suoi ricordi più belli) e fa cadere dal ramo il vuoto guscio della cicala (simbolo della stagione estiva) sul terreno fangoso, bagnato dalla prima  pioggia di novembre.


Il rischio di perdere i ricordi più cari è anche nella poesia di Montale titolata "Cigola la carrucola del pozzo".

Cigola la carrucola del pozzo,
l'acqua sale alla luce e vi si fonde.

Trema un ricordo nel ricolmo secchio,
nel puro cerchio un'immagine ride.

Accosto il volto a evanescenti labbri:
si deforma il passato, si fa vecchio,
appartiene ad un altro...

Ah che già stride
la ruota, ti ridona all'atro fondo,
visione, una distanza ci divide.




La carrucola gira e stride  mentre  solleva dal pozzo il secchio con l'acqua in una giornata di sole, il poeta vede un bagliore di luce.

Il pozzo rappresenta l'incertezza del poeta, sapendo che il passato non è più recuperabile.

Il secchio tirato verso l'alto simboleggia il ricordo che torna nella mente.

Quando l'acqua si fonde con la luce, il ricordo diventa più nitido, ma subito svanisce nel passato.

Montale immagina di rivedere per un attimo sulla superficie dell'acqua il viso della persona amata  ("un'immagine ride", dice Montale, accostando le labbra, gli "evanescenti labbri", al volto che gli appare, ) ma avvicinando il suo viso e toccando appena la superficie dell'acqua, essa muta e diventa qualcosa di così diverso. E' l'inutile tentativo di un contatto più concreto con il passato.

L'acqua sfiorata dalle labbra si increspa, l'incantesimo svanisce,  l'immagine si deforma, il volto si corruga, sembra quello di un vecchio in cui non  si riconosce: "appartiene ad un altro".

Tutto dura pochi secondi, il secchio ridiscende nel pozzo, la carrucola cigola, e lui pensa di aver solo immaginato.

Lo scorrere del tempo è simboleggiato dall'acqua, che s'increspa. L'illusione, durata solo alcuni secondi, scivola lentamente verso il fondo oscuro della memoria ("l'atro fondo", che  evoca Dante) e il poeta rimane deluso,  interiormente diviso.

La mente, sembra dire Montale, tende a dimenticare,  anche i ricordi più belli, e questi, quando riemergono, sono fugaci, un'illusione che subito si spegne. 

L'uomo vive diviso perché sente di non possedere veramente il suo passato, chiedendosi se tutto quello che ricorda sia mai veramente accaduto.

Tutto è effimero, vuol dirci Montale, non riusciamo a trattenere nella memoria neppure i volti amati e gli istanti di gioia: essi sono solo un barlume, un'illusione che si spegne.