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Messaggi - Socrate78

#676
@Uroboro: L'"Io" scomparirà? Guarda, gli scienziati si stanno dando da fare da molto tempo per cercare di scoprire quale parte del cervello si identica con l'IO, e non l'hanno trovato da nessunissima parte! Quindi, non trovandolo, hanno finito per dire che è solo il frutto dei processi biochimici del cervello, un sottoprodotto della materia. Ma in questo modo hanno complicato le cose, infatti come può la materia produrre qualcosa che non corrisponde a niente di materiale? Eppure nessuno si sentirebbe a proprio agio nel dire che l'Io non esiste, perché si tratta di un'intuizione immediata, quindi o tutta la nostra vita mentale è un colossale INGANNO (tremendo pensarlo, ridurre l'uomo a COSA, a macchina) oppure abbiamo qualcosa in noi che è pura energia pensante ed è molto vicino a quello che le religioni definiscono con il termine di anima. Non ti sembra coerente come riflessione?
#677
Il nazismo manteneva intatte le strutture formali del sistema capitalistico, ma in realtà non era affatto fautore del liberismo economico, anzi, per molti aspetti era una sorta di socialismo con l'aggiunta dell'elemento razziale e nazionalistico. Perché i nazisti odiavano gli ebrei? Perché erano fautori di una forma radicale di capitalismo che il nazismo, con l'idea che aveva di Stato totalitario, non poteva che aborrire. O non ti sembra corretto, Jacopus?
#678
@Uroboro: Tutte le tue riflessioni hanno un presupposto che dai per scontato: "La morte è l'annientamento dell'essere, la fine di tutto senza rimedio". Chi l'ha detto che sia davvero così? Io non lo credo affatto, credo che esista in noi un'energia che sopravvive anche alla morte fisica, tutto ciò che esiste allo stato elementare è solo energia, che ci permette di vivere, amare, comprendere, sperare. Quest'energia sopravvive alla morte fisica, io ne sono convinto. La tua paura della morte è solo il frutto della cultura materialistica tanto diffusa oggi secondo cui solo la materia esiste: la scienza stessa, sappilo, ha da tempo superato questa visione unilaterale che trae il fondamento dalla fisica classica, secondo la fisica quantistica la realtà non avrebbe fondamentalmente nulla di veramente SOLIDO, ma sarebbe solo un insieme di vibrazioni energetiche. Queste convinzioni non vengono divulgate solo perché sono contrarie alla cultura dominante. Non può quindi esistere alcuna MORTE in questo sistema, è l'idea di morte ad essere la grande illusione che ci incatena e ci vincola, ci fa cadere nella trappola del nichilismo. Se nella vita avrai operato per il bene, avrai amato, coltivato la conoscenza, tutto questo ti resterà anche dopo. E poi, ammesso pure e non concesso che tutto finisca con la morte, in definitiva che senso avrebbe disperarsi per un evento che non possiamo evitare e per cui non possiamo soffrire una volta che è accaduto? Quando c'è la morte non ci siamo noi e quando ci siamo noi non c'è la morte, diceva il saggio Epicuro. C'è di peggio della morte, peggio della morte sono la solitudine senza speranza, l'angoscia, la sfiducia totale nel prossimo, il DOLORE estremo insomma sia fisico che morale.
#679
@Sgiombo: Non si lavora però solo con il corpo, ma anche con la mente. Uno "sfruttatore" che ha un ruolo direttivo in un'azienda deve appunto programmarne l'attività, stabilire quali strategie sono utili per l'impresa, gestirla dal punto di vista economico e selezionare gli investimenti, tutto questo è un lavoro che non è certo fatto di braccia, ma di cervello. Vedi, caro Sgiombo, negli anni settanta in Cambogia ci fu un "signore" di nome Pol Pot che decise dalla sera alla mattina che tutti quelli che non facevano lavori fisici erano solo parassiti e li deportò in massa per schiavizzarli in nome del socialismo. Abolito il denaro, distrutta ogni proprietà privata, gli intellettuali uccisi perché appunto non proletari, io ti chiedo a questo punto: Ti sembra giusto? O ti viene il sospetto che qualcosa non vada in tutta l'ideologia che vi è dietro?
#680
@Inverno: La trinità è un grave ERRORE, punto. Non può essere altrimenti. Infatti la trinità è persino un concetto blasfemo, significa porre divisioni all'interno di un'ipotetico Dio che la stessa religione predica come unico, se Dio è l'Uno che comprende Tutto non può essere diviso in tre persone. Anche se le tre "persone" fossero componenti di Dio, sarebbero comunque un tutt'uno, e quindi non avrebbe senso alcuna distinzione, non essendoci un rapporto di superiorità e inferiorità tra questi tre elementi. In questo hanno ragione gli islamici e gli ebrei a rigettare fortemente il dogma trinitario, poiché significherebbe di fatto scadere in una forma di politeismo che limita, divide Dio stesso.
#681
Secondo me tali esperienze non si possono liquidare semplicemente come le allucinazioni di un cervello morente o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Ad esempio tra queste NDE vi è il caso di una persona che, mentre vedeva appunto la famosa "luce", sentì anche rivolgerle questa domanda: "Nella vita hai amato?", ella rispose: "Non ne ho avuto il tempo...", allora le venne detto: "Ti sarà dato un tempo!", l'uomo ritornò in vita e dedicò la sua vita ad assistere con dedizione un figlio che purtroppo di lì a poco nacque prematuro con gravissimi handicap e morì all'età di sei anni, sacrificando per questo il lavoro assai redditizio che svolgeva.  Ora, si può non credere e pensare che sia solo una mistificazione, ma come spieghi una tale esperienza se è vera? E' evidente che non si tratta di proiezioni di desideri, ma di una corrispondenza tra l'esperienza e ciò che è accaduto in seguito, e cose simili sembrano riscontrarsi anche in altri casi, ad esempio il marito che vede la moglie morta nello stesso incidente di cui anche lui è stato vittima, e la moglie gli dice di non preoccuparsi, perché sarebbe tornato in vita e lei stessa era come se fosse viva in un'altra dimensione. Inoltre il fatto che le NDE siano proiezioni dei nostri desideri non spiega come mai ci siano anche esperienze negative, in cui la persona sperimenta angoscia, solitudine, e poi avverta la presenza di un'entità che le dice come tutto questo sia il frutto degli errori commessi in vita e che le sarà dato tempo per rimediare.
Se si vede tutta la faccenda nel COMPLESSO, si nota una complessità del fenomeno che a mio modesto parere non può essere ricondotta a meri desideri proiettati o ad alterazioni dell'attività cerebrale.
#682
@Sgiombo: A me sembra però che tu ragioni sempre in base ad uno schematismo in cui i padroni sono sempre sfruttatori e dalla parte del "male", mentre il lavoratore è sempre sfruttato e subisce. E' il pregiudizio marxista basato sulla lotta di classe, secondo cui l'imprenditore, il datore di lavoro è per forza uno sfruttatore cattivo mentre il proletariato è una vittima a prescindere. Non ti sembra che il comunismo nelle sue varie forme sia un'ideologia bocciata dalla storia perché ha prodotto risultati pessimi ed è stato di fatto un'oppressione dello Stato che ha stabilito ciò che era giusto e sbagliato per tutti, pretendendo di prevaricare quindi l'individuo? Alla fine anche il modo in cui ti poni bollando come "balle" le mie considerazioni rivela questo, infatti il marxista tipo si è sempre sentito portatore di una verità assoluta riguardo alla gestione della società e chiunque osasse contestare era visto dalla parte dell'errore o addirittura dell'ingiustizia e del male.
#683
Normalmente, sento ripetere spesso quasi come una specie di mantra che l'attività sportiva, oltre a fare bene alla salute, renda anche migliori le persone dal punto di vista morale e rafforzi il carattere. Sinceramente non sono molto d'accordo con tali affermazioni. Infatti se è vero che lo sport può favorire la cooperazione e la nascita di amicizie, è altrettanto vero che esso si fonda pure sulla competizione, sull'idea che esista un avversario da sconfiggere, a cui causare di fatto un danno, sia pure in una cornice ludica, ma non più di tanto. Di conseguenza non esiste un legame vero tra sport e progresso morale dell'individuo, prova ne è il fatto che vi sono atleti che commettono gravi falli mancando di rispetto all'avversario, cercano scorciatoie per vincere come accade nel doping e nella vita privata non sono certo dei santi. Il fatto che l'attività sportiva rafforzi il carattere può essere vero, ma per raggiungere tale risultato vi sono anche molte altre vie e, purtroppo, sono esistiti ed esistono anche atleti dal carattere debole, forti e determinati nelle gare ma molto meno nella vita.  Più in generale, credo che l'esaltazione dell'agonismo sportivo nasconda anche una visione narcisistica dell'individuo, il cui valore dipende dalla capacità di vincere sconfiggendo gli altri. Secondo voi la mia critica ai valori dello sport è valida? 
#684
Andrò controcorrente forse, ma io ritengo che non ci sia affatto corrispondenza tra la convenienza soggettiva e immediata del lavoratore e il benessere economico della società nel suo complesso: un lavoratore potrà anche beneficiare di maggior riposo, ma se quando si riposa non vende circola meno denaro e quindi l'economia si sviluppa meno e si crea un danno anche per lo stesso lavoratore che guadagna ovviamente di meno. Elementare, o no?
#685
Tematiche Filosofiche / Re:Scienza e scientismo
08 Settembre 2018, 21:50:31 PM
@Carlo Pierini: Secondo me sei guarito per semplice effetto placebo, perché credevi che la psicanalisi ti avrebbe curato, ma se non avessi avuto fiducia nel terapeuta il tuo modo di vedere la vita non sarebbe cambiato. In realtà secondo me sei stato solo oggetto di manipolazione mentale, sia pur con effetto benefico, ma non cambia la sostanza: la manipolazione consiste nel fatto che il terapeuta ti ha fatto provare quello che voleva lui cambiando la tua psiche. Ora, l'effetto è positivo, ma in fondo non si può dire la stessa cosa di una persona che prima era totalmente disperata e poi ha trovato la pace affidandosi a qualche santone di qualche setta strana? Scusami ma mi sembra la stessa cosa......
#686
@CVC: In effetti però se ci pensi il fatto stesso che la materia equivale sostanzialmente ad energia depone per l'ipotesi che la vita in qualche forma continui anche dopo la morte. Nulla muore veramente, ma si trasforma e in realtà è forse la morte ad essere un'illusione, poiché l'energia non muore mai, può sussistere fuori dal singolo corpo fisico e quindi produrre pensiero, l'anima in questo caso sarebbe un insieme di vibrazioni energetiche in grado di produrre pensiero, e la stessa fisica quantistica dimostra che la materia può assumere una forma corpuscolare oppure ondulatoria. Quindi la sopravvivenza dell'anima potrebbe non avere nulla di religioso, sarebbe la sopravvivenza della nostra energia sottoforma di campi elettromagnetici in grado di produrre pensiero. O è un'assurdità per te?
#687
Il mondo del lavoro e la filosofia sono lontani proprio per essenza, almeno a mio modo di vedere. Il mondo del lavoro in generale considera la persona come un produttore e, in fondo legittimamente viste le esigenze sociali, valuta il singolo per il risultato MATERIALE che è riuscito a produrre: il singolo non vale quindi in sé come persona, ma solo come mezzo adeguato per produrre dei beni su larga scala. Il lavoratore quindi non ha più nessun valore se, per le più diverse ragioni, non è in grado di produrre.  D'altronde non potrebbe essere diversamente, poiché il lavoro è sostanzialmente una merce, come affermava Marx, e la merce in questo caso è il lavoratore che ha come tutte le merci un costo ed è valutato in base all'efficienza.
Il lavoro quindi dal mio punto di vista sarebbe purtroppo un male necessario, poiché comporta una buona dose di mercificazione del singolo.
La filosofia invece dà importanza proprio al singolo in quanto dotato di pensiero, e non in quanto mezzo per la produzione: anzi, molti filosofi mettono in guardia proprio da quelle forme di schiavitù e di asservimento tipiche della società attuale. Il valore è dato per il filosofo non dal guadagno materiale e dall'efficienza, ma dalla capacità critica. Ora puoi benissimo vedere come la filosofia venga considerata "pericolosa", proprio perché una mente critica, formata al pensiero e alla riflessione, è anche potenzialmente più predisposta a contestare alcune dinamiche, a porre dubbi e domande, a non ridursi a macchina che esegue determinati compiti senza riflettere.
#688
Spesso si sente parlare di persone che, in seguito a gravi incidenti o patologie, entrano in uno stato di coma o anche di morte clinica (almeno secondo i referti) e una volta rianimati riferiscono di aver visto una luce intensissima, di aver incontrato persone morte (anche sconosciute dal soggetto) e ad un certo punto è comune il riferimento ad una voce che avrebbe detto loro: "Non è giunto ancora il momento di morire. Devi tornare indietro". Vi sono anche, in misura molto minore, alcuni che riferiscono di aver provato sensazioni sgradevoli, ma tutti riferiscono di aver avuto la sensazione di uscire dal proprio corpo e di vederlo dall'esterno, mentre i medici cercavano di rianimarlo. L'aspetto più interessante è che sono riportati anche casi di persone cieche che però riferiscono di aver "visto" ciò che stava accadendo attorno a loro. Ora mi chiedo: tutto questo non è un forte indizio all'idea secondo cui coscienza e corpo non coincidono? Il fatto che un cieco in quella circostanza vedeva l'ambiente esterno anche da un punto di vista logico deporrebbe per questo, infatti indica che in quel momento la coscienza era slegata dai limiti corporei e non risentiva della cecità. Inoltre se tutto fosse una semplice allucinazione senza fondamento, risulta difficile spiegare come il soggetto sperimenti l'esistenza di un "qualcosa" che gli dice che non è ancora giunta la fine della vita, poiché tale "predizione" risulterebbe sempre vera, quasi come se fosse l'incontro con una mente chiaroveggente.
Secondo voi tali esperienze possono costituire una valida critica alla concezione materalistica che riduce la mente dell'uomo alla materia, alla semplice attività cerebrale e quindi corporea?
#689
La pulsione ad includere non è affatto sempre positiva, perché porta ad essere influenzati appunto anche dal male, ad esempio io posso non voler affatto includere in me la cattiveria, l'invidia, la rabbia, la perversione che può capitare di riscontrare in altri soggetti, quindi in nome della crescita nel bene tali cose non dovrebbero essere per nulla oggetto di inclusione. O no? Inoltre l'evoluzione mentale non ci porta affatto alla fusione, ma semmai alla separazione, infatti ogni persona si percepisce come un IO separato dagli altri: ma non è detto che sia un male, perché se fossimo davvero in uno stato di fusione simbiotica saremmo solo in un caos di sensazioni senza nemmeno la possibilità di stabilire a CHI tutto questo appartiene. E ciò mi sembra un enorme male, almeno dal mio punto di vista.
#690
Quindi secondo te tutte le persone che hanno praticato amore incondizionato sino a dare la propria vita per gli altri rimanendo vittima di rischi o addirittura rimettendoci la vita erano malate visto che parli di situazioni patologiche? Secondo me i concetti di sano e malato di cui tu parli sono assai discutibili e ingabbiano l'esistenza, sono appunto una gabbia che limita l'individualità della persona, e si basano comunque su questo presupposto: "La morte è il peggiore dei mali, rimanere in vita il bene più grande", non è per nulla dimostrato che una cosa del genere sia vera.