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Messaggi - sgiombo

#676
No, sei tu che cerchi disperatamente di tirare la coperta polemica dove non può andare.

Coesistenza necessaria =/= da identità

Altrimenti il polo nord e il polo sud di un magnete, che non possono esistere l' uno senza l' altro, sarebbero la stessa cosa (i magneti avrebbero un unico polo == due poli).

Gli spiriti poi, avranno casomai a che vedere col tuo preteso libero arbitrio, non certo col mio naturalismo conseguente!


La ("mia") coscienza diversa dal e necessariamente coesistente col cervello é ben diverso dalla ("tua") "volontà libera" in barba alle leggi naturali (oltre che da un' anima immortale)!
#677
No, questa non é scienza, sono sciocchezze.

La scienza ci dice solo che ci sono necessarie correlazioni fra coscienza e neurofisiologia cerebrale e basta!
Il resto é filosofia (nella fattispecie errata).

La macchina (dunque meccanismo deterministico e non liberoarbitrario!) biologica chiamata cervello é ben altro che l' esperienza cosciente: correlazione necessaria =/= identità!
#678
CitazioneSgiombo:

La coscienza non si trova in nessun "limbo" (e men che meno in alcun cervello), ma invece nella realtà; e al suo interno (della coscienza, che fa parte della realtà, si trovano le sensazioni materiali costituenti i cervelli E non viceversa; infatti nessuna esperienza cosciente é mai stata né mai sarà trovata in alcun cervello, ove vi sono solo cellule, sinapsi, potenziali d' azione, eccitazioni e inibizioni trans - sinaptiche, ecc.: nient' altro).

Non é questione di sadismo, ma di realismo: poiché, come dimostrano le neuroscienze, ogni determinata  esperienza cosciente necessariamente diviene determinatamente in correlazione col divenire deterministico di un determinato cervello (o struttura nervosa corrispondente in animali diversi dai vertebrali), il divenire di ogni coscienza, pur non potendo essere considerato propriamente "deterministico" (e comunque non: casuale == liberoarbitrario), é comunque necessariamente in correlazione univoca col divenire deterministico di un cervello.
Se vogliamo essere realisti ed evitare di coltivare pie illusioni dobbiamo farcene una ragione.

Citazione di: Ipazia il 15 Febbraio 2019, 18:02:01 PM
Già. Il secondo paragrafo contraddice il primo: nessuna esperienza cosciente é mai stata né mai sarà trovata in assenza di un cervello, per cui, dimostrabile o non a Hume piacendo, il rapporto univoco deterministico si chiude con buona pace di tutti. No brain, no party.
.

La pretesa contraddizione la credi di trovare erroneamente tu, ma non c'é affatto (è una tua illusione; anzi: un paralogismo, cioé un' errore di ragionamento, non di percezione sensoriale).

Infatti correlazione necessaria =/= identificazione.

Ogni determinata esperienza cosciente (ripeto, in maniera logicissima, perfettamente coerente) necessariamente diviene determinatamente in correlazione col divenire deterministico di un determinato cervello (Dunque nessuna esperienza cosciente é mai stata né mai sarà trovata in assenza di un cervello vivo e funzionante; ma esattamente allo stesso modo nemmeno alcun cervello vivo e funzionante diversamente che nella modalità "sonno senza sogni" o "coma" é mai stato né mai sarà trovato in assenza di un' esperienza cosciente; e dunque nessun cervello in assoluto é mai stato né mai sarà trovato in assenza di esperienza cosciente, se non contemporanea al ritrovamento stesso, per lo meno precedente o successiva: no consciousness, no brain, con buona pace di chi non capisce Hume).

Il che é tutt' altro che affermare (questo sì -ammesso e non affatto concesso manco per il [censura]!- che sarebbe contraddittorio con l' affermazione appena precedente) che il divenire di Ogni determinata esperienza cosciente si idetifica col (é la stessa cosa che) il divenire deterministico di un determinato cervello; cosa che non solo non ho mai affermato, né qui, vé altrove, ma che anzi ho sempre recisamente negato a chiarissime lettere!
#679
Risposta a Davintro

La materia vivente differisce dalla materia inorganica non perché segua diverse leggi (non naturali?!) del divenire, ma perché seguendo inesorabilmente le leggi naturali del divenire (indifferentemente tali per la materia inorganica e per la materia vivente: le stesse, medesime) tende limitatamente a conservarsi metabolicamente e a riprodursi evitando il crescere indefinito dell' entropia degli organismi viventi, i quali sono sistemi termodinamici aperti allo scambio della materia massiva e dell' energia con l' ambiente (compensando con una maggiore crescita complessiva dell' entropia dell' ambiente intero inteso come sistema termodinamico isolato, il mancato incremento dell' entropia degli organismi stessi; limitato nello spazio e nel tempo: senza morte, così come senza nascita, non ci sarebbe vita).

La materia diviene nello spazio e nel tempo secondo caratteristiche e modalità universali e costanti (se la conoscenza scientifica ne é possibile; cosa indimostrabile: Hume!).
Il senso dei concetti che denotano enti ed eventi materiali reali (che ne sono estensione) lo dà il pensiero che li connota (ovvero ne stabilisce le intensioni).
Ma se si tratta di concetti riferiti a reali denotati o estensioni, allora sono le loro connotazioni o intensioni che devono "adattarsi", (devono essere fatti corrispondere, essere adeguati) agli enti ed eventi reali e non viceversa (se si vuole ragionare di realtà e non di oggetti di immaginazione).
E' il concetto di "sedia" che deve adeguarsi alle sedie reali e non viceversa.
E quanto ai cervelli la logica organica, di per sé immateriale, ma sempre applicata su un materiale, che collega le singole parti tra loro in un'organizzazione funzionale, evitando che la materia, una volta lasciata a se stessa, non diventi massa informe e indifferenziata é una locuzione (a mio parere alquanto cervellotica) che per me può sensatamente significare soltanto che essi "funzionano secondo le naturalissime leggi della fisica - chimica.
Di immateriale nei cervelli e nel loro funzionamento non c' é nulla di reale.
Di immateriale ci sono realmente solo i fenomeni mentali che (come anche quelli materiali) non si rovano in alcun cervello ma invece a ciascun cervello vivo e regolarmente funzionante sono correlati (ma in una coscienza*, quella del "titolare" del cervello stesso che é altra, diversa dalle coscienze** nelle quali tale cervello si trova, nell' ambito delle quali viene osservato).

"Dinamici", nel senso di mutevoli, "non statici" sono sia i cervelli (vivi) che le coscienze che ad essi necessariamente corrispondono (e non: con essi si identificano) e viceversa.

Lo spazio é pienissimo di intensissimi fenomeni dinamici, dai fiammiferi che si accendono agli uragani, alle eruzioni vulcaniche e ai terremoti, alle esplosioni di supernove...
La materia non é meno dinamica del pensiero.
E' estesa nello spazio e diviene dinamicamente secondo le leggi naturali.
#680
Citazione di: Ipazia il 15 Febbraio 2019, 09:51:41 AM
Sì, ma è come pensare che non siano i bambini a nascere dall'utero, ma l'utero a nascere dal suo concetto. Per dirla con Phil: bisogna rispettare i piani del discorso. E anche la cronologia dei fatti, aggiungo io. Il che è certamente deterministico, ma dove ci vuole ... Ad esempio, ma questo riguarda sgiombo, trovo assai bizzarro lasciar volteggiare la coscienza nel limbo e poi negarle, sadicamente, il libero arbitrio.




I bambini nascono dall' utero e non viceversa (salvo presto probabilmente in provetta; ma si tratterebbe comunque di una sorta di "utero artificiale"; naturalmente intendo per "nascita" il parto o suoi succedanei, dato che in provetta già da tempo accadono concepimenti).
Però sono i cervelli a trovarsi nelle esperienze coscienti di chi li osserva, così come i bambini nascono dagli uteri.
E non: le esperienze coscienti a trovarsi nei cervelli, così come gli uteri non nascono dai feti.

La coscienza non si trova in nessun "limbo" (e men che meno in alcun cervello), ma invece nella realtà; e al suo interno (della coscienza, che fa parte della realtà, si trovano le sensazioni materiali costituenti i cervelli E non viceversa; infatti nessuna esperienza cosciente é mai stata né mai sarà trovata in alcun cervello, ove vi sono solo cellule, sinapsi, potenziali d' azione, eccitazioni e inibizioni trans - sinaptiche, ecc.: nient' altro).

Non é questione di sadismo, ma di realismo: poiché, come dimostrano le neuroscienze, ogni determinata  esperienza cosciente necessariamente diviene determinatamente in correlazione col divenire deterministico di un determinato cervello (o struttura nervosa corrispondente in animali diversi dai vertebrali), il divenire di ogni coscienza, pur non potendo essere considerato propriamente "deterministico" (e comunque non: casuale == liberoarbitrario), é comunque necessariamente in correlazione univoca col divenire deterministico di un cervello.
Se vogliamo essere realisti ed evitare di coltivare pie illusioni dobbiamo farcene una ragione.

CitazioneCitazione da: 0xdeadbeef - 14 Febbraio 2019, 21:38:13 pm

CitazioneCiao Ipazia
Non vedo proprio come nella prima poppata/beccata possa essere riscontrato l'innatismo delle pulsioni etiche...
Noto, da campagnolo verace, come piuttosto nelle cucciolate vi sia sempre un soggetto più debole degli altri, che viene semplicemente lasciato morire quando, magari, la madre dispone di poco latte.
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Ipazia:
La natura non è la fata Turchina, ma chi sopravvive per tutta la vita saprà che deve la sua vita all'altro/a. Tale imprinting etico primordiale è talmente forte da aver, in un secondo tempo, generato una coscienza
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CitazioneSgiombo:
Qui per "coscienza" mi sembra possa intendersi soltanto le disposizioni comportamentali (etologiche, nell' uomo declinate culturalmente) che costituiscono l' etica di fatto ben reale (per chi non voglia pregiudizialmente impedirsi di vederla non sopportando aprioristicamente che l' etica possa esistere in assenza di presupposti soprannaturali: divini, paradivini, "Sacrali" e così via fantasticando).

Su questo (e con questa precisazione: non di "coscienza" nel senso di "esperienza fenomenica" trattandosi) concordo pienamente con Ipazia (e mi rifiuto di ripetere ulteriormente le obiezioni già innumerevoli volte proposte a Oxdeadbeef che pervicacemente continua ad ignorarle; pertanto ignorerò anche il suo prevedibilissimo ribadire ulteriore la sua assurda pretesa negazione di questa lapalissiana evidenza fattuale perché mi sono stufato di ripetere sempre le stesse cose inutilmente. Sia ben chiaro che il mio tacere non sarà un acconsentire!).
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Citazione
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CitazioneOxdeadbeef:
Ma direi di non andare troppo fuori tema, e tornare a quello della coscienza. Sento disquisire molto sugli aspetti scientifici riguardanti neuroni, sinapsi, processi chimici o/e elettrici, ma non sento nessuno dire che tutto questo riguarda semmai il, chiamiamolo, "vettore"
della coscienza, non LA coscienza... Perchè per dire cosa è la coscienza bisogna per forza usare la filosofia ed i suoi termini propri,
ed a tal proposito ho proposto di adottare la definizione di Jacopus ("pensare se stessi nel mondo"), ma vedo che la cosa è presto caduta nel dimenticatoio...
La coscienza dal punto di vista filosofico E' essenzialmente lo sdoppiarsi della dimensione unica. Individueremo quindi un "io" e un "altro"; una interiorità ed una esteriorità; l'essere umano sarà ritenuto capace di pensar-si come soggetto pensante e come oggetto pensato e così via con le varie declinazioni che nella storia si sono succedute. Del resto non ce lo ha ordinato il medico di occuparci di "coscienza", e se pensiamo che essa sia riducibile a sinapsi, reti neurali etc, possiamo anche, semplicemente, smettere di parlarne (come infatti fa una scienza degna di questo nome, che non si occupa certo di tali questioni).
saluti
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Ipazia:
Mi pare che il titolo della discussione e il chiarimento di Jacopus individuasse il focus nell'interfaccia "misteriosa" tra soma e psiche. Di questo, neurofilosoficamente, stiamo discutendo. La mia opinione è che la filosofia abbia un ruolo importantissimo nella formazione della coscienza, intesa anche metafisicamente come assunzione di forma, quindi essenza umana. Ma abbia altrettanto nulla da dire sui meccanismi che rendono possibile questo, da altri definito ed io condivido, processo coscienziale, in gran parte ancora ineffabile. Processo su cui la Big Science non si risparmia di certo, perchè il condizionamento mentale è la bomba atomica del potere nella modernità e il capitale vola da solo in quella direzione. Quindi alla filosofia rimane il solito antico irrinunciabile compito di sputare contro il vento:

Povera, e nuda vai, Filosofia,
Dice la turba al vil guadagno intesa.
Pochi compagni avrai per l'altra via;
Tanto ti prego più, gentile spirto,
Non lassar la magnanima tua impresa.


Ma lo faccia con le sue armi e sul suo piano logico, che non è alternativo, ma complementare e trascendentale rispetto al fondamento biologico da cui anche le funzioni psichiche traggono origine.


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CitazioneSgiombo:
Ma il fatto é che la comprensione della natura della coscienza e dei rapporti fra materia e mente nell' ambito della coscienza fenomenica é precisamente argomento filosofico.

La scienza neurologica potrà studiare (e già lo fa egregiamente!) i meccanismi fisiologici del comportamento umano e le corrispondenze (e non affatto: identità!) fra eventi neurofisiologici (nelle coscienze* di osservatori) e coscienze** "di osservati).
Se pretende di fare filosofia coi suoi metodi scientifici finisce sempre inevitabilmente per affermare assurdità.

#681
Percorsi ed Esperienze / Re:Osteria Abisso
15 Febbraio 2019, 07:52:28 AM
Mi scuso per l' eccesso di autobiografismo, che potrebbe sembrare narcisistico.

Effettivamente sono un po' emiliano un po' lombardo, essendo nato a Cremona, che con Mantova, la quale risente pure della vicinanza del Veneto, é una città per certi versi più emiliana che lombarda (il contrario si dice spesso di Piacenza).
Per esempio ai tempi fortunati della prima repubblica la provincia di Cremona si divideva nella parte occidentale - settentrionale "bianca" per lo meno come Brescia e quasi come Bergamo e in quella orientale - meridionale "rossa" per lo meno come Parma e quasi come Reggio Emilia (il capoluogo era una sorta di "via di mezzo"); si usano carte da gioco "piacentine" e non "milanesi"; il risotto più frequentemente cucinato é con la panna alla parmigiana o col pomodoro alla bolognese, piuttosto che con lo zafferano alla milanese; quando ero un bambino quasi tutti i miei compagni della scuola elementare erano fieri del fatto che la nostra Cremona sia stata in prevalenza ghibellina, più spesso col Barbarossa che con la Lega Lombarda, e con Milano si erano avute frequenti, reciproche distruzioni in seguito a battaglie vinte o perse dall' uno o dall' altro libero comune).
Inoltre da quarant' anni vivo in Provincia di Piacenza, ma verso Parma (Emilia al 100%; ove ho studiato).
#682
Mi sembra la prospettiva della "Mente estesa", sostenuta fra i primi da Clark e Chalmers (di quest' ultimo ho molto apprezzato La mente cosciente, scritto però ormai più di 20 anni fa, quando ancora non aveva abbracciato questa teoria) e se ben ricordo sostenuta anche da Alva Noe in Perché non siamo il nostro cervello.

Personalmente non aderisco a questo orientamento, anche se ne accolgo la critica a molte correnti che vanno per la maggiore in filosofia della mente, come l' eliminativismo l' emergentismo e la teoria della sopravvenienza.

Secondo me, soprattutto mediante il linguaggio, si possono ragguagliare in qualche modo gli altri circa gli eventi della nostra propria coscienza, i nostri pensieri, convinzioni, desideri, ecc. e viceversa; ma ciò non fa della coscienza di ciascuno di noi qualcosa di esteso oltre ciò che direttamente sentiamo (di cui siamo immediatamente consapevoli), qualcosa che giunge come a fondersi, senza soluzioni di continuità per così dire, con le coscienze degli altri coi quali comunichiamo.
Comunque non posso non considerarla una prospettiva interessante, malgrado i miei dissensi.
#683
Allo stesso modo il substrato biologico che è il sistema nervoso, deve le sue caratteristiche a mente, coscienza, pensiero, mutando i quali, di pari passo muta il cervello stesso (se faccio un ragionamento o ascolto un discorso, o mi invento una trama letteraria, di conseguenza  mutano certe connessioni sinaptiche nel mio cervello; esattamente come se tratto farmacologicamente o chirurgicamente il mio cervello, di conseguenza mutano i miei pensieri, le mie esperienze coscienti, la mia mente).

Di Lou non condivido la concezione estesa della mente (includete le relazioni sociali e in particolare culturali.
Però sono pienamente d' accordo con la "pars destruens" ("contro" Ipazia): nel cervello non si troverà mai la coscienza, pensieri, per il semplice fatto che (per il fatto di necessariamente coesistere a determinati eventi neurofisiologici cerebrali, nondimeno) la coscienza non vi si trova, con  nulla di cerebrale si può identificare (ma invece con tantissimo di cerebrale solamente coesiste e co-diviene in corrispondenza biunivoca).

E' anzi il cervello, coi suoi eventi neurofisiologici studiati dalla scienza neurologica, a trovarsi nella coscienza (di chi lo osserva, lo studia).
#684
Citazione di: Ipazia il 14 Febbraio 2019, 08:10:39 AM
Aldilà dei complessi e ancora oscuri meccanismi di funzionamento, la memoria ha sede nel snc (eventualmente con succursali periferiche facenti capo ad esso) cosa facilmente dimostrabile nel caso di incidenti e patologie. O tecniche strumentali.

La memoria é il nostro fluttuante e transeunte noumeno. Fluido nella sua pirandelliana multiversitá, ma sufficientemente coerente da identificarci ontologicamente di fronte a noi stessi e al mondo.
  



A quanto già obiettato da Lou aggiungo che la "memoria" intesa come determinate modificazioni di determinati centri del sistema nervoso centrale (aumenti e/o diminuzioni delle connessioni sinaptiche fra neuroni e della loro "forza") che "registrano" e "archiviano" nel tempo esperienze (nel senso di eventi neurofisiologici provocati da stimolazioni dei recettori sensoriali) e conseguentemente influiscono sul comportamento successivo, é ben altra cosa dai "ricordi coscienti" (anche se questi  necessariamente accadono nell' ambito della coscienza* di un potenziale "osservato" in concomitanza - biunivoca corrispondenza con determinate attivazioni di tali aree cerebrali mnemoniche, peraltro nell' ambito -per lo meno potenzialmente- di altre, diverse esperienze coscienti**, quelle di reali o potenziali "osservatori": si tratta di due tipi di eventi fenomenici necessariamente coesistenti ma ben diversi. Come sono necessariamente coesistenti ma reciprocamente altri,  ben diversi i due poli di un magnete).

I meccanismi fisiologici cerebrali sono già in gran parte chiari e tenderanno comunque ad essere sempre meno oscuri alla ricerca neurologica; la quale però potrà sempre e solo studiare eventi fisiologici cerebrali e corrispondenze fra essi e gli eventi coscienti, ma mai gli eventi coscienti in sé; potrà stabilire sempre meglio le correlazioni fra cervello e coscienza, ma non spiegarne la natura dei reciproci rapporti, al di là della simultaneità - corrispondenza biunivoca Che peraltro é un dato ontologico filosofico; e infatti quasi tutti i neurologici anche più geniali, quando si avventurano in considerazioni ontologiche generali, fraintendono come inesistenti rapporti di identità, anziché di necessaria coesistenza che é tutto quanto può dire la scienza).
#685
Percorsi ed Esperienze / Re:Osteria Abisso
14 Febbraio 2019, 07:43:51 AM
Citazione di: Jacopus il 14 Febbraio 2019, 04:38:26 AMNon é la città della mia infanzia ma è la città della mia anima ormai. La prima volta che la vidi mi ricordò subito certe atmosfere  da città del Sud. Mi colpì il colore del cielo, così insolitamente azzurro per un figlio dell'Adriatico.


MI ricordo pressapoco all' epoca delle manifestazioni contro il G20 e la globalizzazione, intorno all' anno 2000, entrando in Genova col pullman dall' alto - settentrione, un vecchio compagno partenopeo che forse non c' era mai stato esclamare: "a parte la mancanza del Vesuvio, sembra Napoli!".

La parte vecchia, vicino all' aquario, é decisamente affascinante, anzi magica.
Sembra di vedere da un momento all' altro spuntare da un vicolo (anzi da "una calata dei vecchi moli, in quell' aria spessa, carica di sale, gonfia di odori") Fabrizio de André o don Gallo (giustamente ricordato da una lapide), o magari la "graziosa" dagli "occhi grandi color di foglia" che "vende a tutti la stessa rosa"

Anche a me ha sempre colpito il fatto che le terre ad oriente-settentrione dei monti d' Italia (la pianura padana, ove ho sempre vissuto, ancor più che la costa adriatica), forse per l' umidità quasi sempre elevata (a parte i suoi tratti più meridionali), ha quasi sempre un cielo meno terso di quella occidentale-meridionale.
#686
Citazione di: Ipazia il 13 Febbraio 2019, 22:24:54 PM
Ovvero restiamo sul generico epistemologico. Nulla sull'ontologia della tavola periodica che un chimico non possa dire con maggiore cognizione di causa. Un po' di epistemologia con le sue formulette al seguito sull'indimostrabilità del noumeno. Va meglio coi paradigmi e le rivoluzioni scientifiche ma sono oggetti diversi da quello di cui si occupano i chimici.

Se  questo è tutto ciò che l'ontologia filosofica ha da dire sulla "materia" scientifica non mi stupisco che i ricercatori abbiano deciso di fare tutto da soli, puntando all'ampliamento della sfera della loro competenza ontologica occupata così sterilmente dalla filosofia.


Si tratta di nozioni tutt' altro che generiche, anzi assai specifiche!

E interessantissime.

Un chimico (a meno che non sia anche un filosofo; ma allora in quanto tale, non in quanto chimico) non potrebbe certo sapere (e infatti per lo meno quasi tutti i chimici di fatto lo ignorano) che la materia costituita dagli elementi della tavola periodica:

a) é insieme e successione fenomeni (e non di eventi in sé);

b) successione in divenire ordinato secondo modalità universali e costanti, fatto che non é logicamente dimostrabile né empiricamente provabile.

Scusa se é poco ! ! !

Altro che "Un po' di epistemologia con le sue formulette al seguito sull'indimostrabilità del noumeno"  ! ! !

I ricercatori per il fatto di aver deciso (ma solo i peggiori e in anni recenti: non certo Galileo, Newton, Boltzmann, Einistein, Schroedinger, Bohm, Bell e altri) di fare tutto da soli, puntando all'ampliamento della sfera della loro competenza ontologica occupata in maniera da loro falsamente ritenuta così sterilmente dalla filosofia hanno sparato colossali, penose cazzate irrazionalistiche e antiscientifiche, come quelle circa i "viaggi nel tempo", l' interpretazione "a molti mondi" della meccanica quantistica e il "principio antropico".
#687
Citazione di: Ipazia il 13 Febbraio 2019, 19:20:35 PM

Tornando all'argomento, un'osservazione di Jacopus mi ha spostato l'attenzione su quello che potrebbe essere l'anello di congiunzione tra gli apparati neurofisiologici e le funzioni psichiche superiori dell'essere autocosciente, ovvero la memoria. E' nella memoria biologica-genetica ed esistenziale-culturale che si condensa il nostro ego individuale e sociale. Il contenitore è indubbiamente il cervello, e spetta alle neuroscienze individuare gli arcani percorsi e backup, mentre il contenuto è l'esperienza cogitante che costantemente a quel materiale archiviato ritorna e alimenta con nuovo, riconoscendosi in esso quale unità indissolubile.
.

Sono costretto a ri obiettarti (e ad obiettare a Jacopus; in accordo con Lou) che:

La memoria intesa come configurazioni sinaptiche cerebrali determinate dalle esperienze pregresse e in varia misura condizionanti le esperienze future é una cosa.

I ricordi coscienti (che necessariamente coesistono e corrispondono biunivocamente, allorché accadono, a determinate attivazioni di tali configurazioni sinaptiche cerebrali; però in altre esperienze, di "osservatori", diverse da quella dell' "osservato"di cui qui si parla) sono altre cose (per quanto necessariamente coesistenti).
E' per questo che Se un ictus danneggia alcune aree cerebrali noi perdiamo fette di coscienza (non perché tali "fette di coscienza" si identificano con tali ben diverse aree cerebrali, ma perché non si danno le une senza le altre e viceversa), e al limite  Un ipotetico reset totale della memoria ci ridurrebbe a poppanti che devono ricostruire la loro coscienza da zero.

Il cervello non contiene altro che neuroni, cellule gliali, vasi sanguigni, liquor, ecc. "perfettamente" riducibili a molecole, atomi, particelle-onde subatomiche, campi di forza, ecc.: ben altre cose che l' ego individuale e sociale, i pensieri, la coscienza (che pure a determinati eventi cerebrali é inevitabilmente coesistente e biunivocamente correlata e viceversa).
#688
Citazione di: viator il 13 Febbraio 2019, 22:11:22 PM
Salve Ipazia. "L'etologia umana (e non solo) si fonda sull'innatismo delle pulsioni etiche negli animali sociali, dalla prima poppata o beccata, in cui il mondo è la tetta/becco della madre, a tutto quello che segue".

Vero, notando però che l'innatismo etico consiste semplicemente nei comportamenti suggeriti dall'istinto di sopravvivenza, quindi esso esprime solo una tendenza inevitabilmente "egoistica", aspetto e definizione questa che la maggior parte dei lettori - per inevitabile deformazione cultural-mentale - troverà "dis-etico" e che quindi tenderà ad escludere dalla sfera dell'eticità.


No, io invece lo trovo proprio falso (scientificamente parlando, non eticamente).

La selezione naturale ha diffuso nel mondo animale l' istinto di sopravvivenza degli individui, delle specie e della vita tutta, il quale si avvale molto efficacemente dell' altruismo (tendenze comportamentali altruistiche) non meno che dell' egoismo (tendenze comportamentali egoistiche).
Tendenze comportamentali naturali che nell' uomo conoscono uno "spettacolarissimo" sviluppo creativo - differenziativo, una amplissima plasticità socialmente modulata (la storia umana come peculiare, eppure coerentissimo sviluppo della storia naturale).
#689
Percorsi ed Esperienze / Re:Inferno e paradiso
13 Febbraio 2019, 22:13:27 PM
Però con la fine del "socialismo reale" l' infernale barbarie del mondo capitalistico sta raggiungendo livelli sempre più mostruosi e sempre più diffusi, anche dove meno ce lo si sarebbe aspettato (ai tempi in cui era ancora in pedi il muretto di Berlino).
#690
Citazione di: Ipazia il 13 Febbraio 2019, 21:55:07 PM
Allora, di grazia, mi sapresti spiegare che cosa può dire un filosofo sull'ontologia contenuta nella tabella periodica degli elementi ?

Per esempio che sono aspetti della realtà fenomenica (e non in sé) materiale, la quale diviene (se la conoscenza scientifica é vera; cosa indimostrabile) secondo modalità universali e costanti (questo l' ontologia filosofica lo poteva dire già nell' '800; e sarebbe stato confermato dalla scienza del novecento che ha rilevato sia la trasformabilità secondo regole universali e costanti degli elementi gli uni negli altri, sia la trasformabilità reciproca fra particelle degli atomi degli elementi chimici ed energia secondo modalità e proporzioni universali e costanti, prima ritenuta impossibile).

Infatti affermando che di pertinenza dell' ontologia filosofica é la realtà in toto in tutti i suoi aspetti più generali non intendevo dire che la filosofia "ingloba" o "sostituisca" o "faccia concorrenza" alle scienze particolari nel trovare le loro conoscenze, ma che considera le caratteristiche generali della realtà tutta, quella materiale scientificamente conoscibile (come per l' appunto la fenomenicità e il divenire ordinato, per quanto indimostrabile) e quella mentale non scientificamente conoscibile (se non in senso largo, non letteralmente proprio).