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Messaggi - Apeiron

#676
Pressoché assoluta non è assoluta. C'è una differenza qualitativa... dico solo questo. Quel "pressoché" è ciò che distingue una verità ragionevole da una "indubitabile" (ossia assoluta, certa...).

Così come "pressoché certa" non è certa. Lo dici anche tu. Se poi non sei d'accordo non vedo perchè litigare visto che in realtà lo siamo ;D
#677
@Sariputra sì capisco quello che intendi (non sono pienamente d'accordo che siamo andati "fuori tema", se lo abbiamo fatto mi scuso con i moderatori visto che è colpa mia...). Mi sono "lasciato un po' prendere dalla mano"  ;) è più forte di me  ;D  in ogni caso vuoi che il mio background è "scientifico" e "occidentale" ma quando leggo "tutte le cose condizionate sono impermanenti", "tutte le cose sono senza sé" ecc mi paiono affermazioni proprio come quelle "occidentali" sulla "verità". Quando vedo tutti i discorsi delle rinascite, tutte le "dimostrazioni" sulla catena della causalità ecc non posso non "tradurlo" come una "teoria" e sinceramente quando leggo di uno che mi parla di così tanti mondi non posso prenderlo come un "relativista".  Ma anche questo tradotto nella "filosofia occidentale", quella su cui mi sono "formato", quella attraverso la quale comprendo i concetti significa fare esposizioni "infallibili" sulla realtà, ossia per apprezzarle devo togliere lo scetticismo filosofico. Questo vale per il buddismo indiano e "theravada". Probabilmente certe forme di Zen dove a causa dell'influenza sia del "Nobile Silenzio" del Buddha e probabilmente di quello daoista vanno più nella direzione che tu indichi, nel senso che sembrano preferire veramente il Silenzio anche su questioni "non ultime" (vedi il capolavoro dei koan) - ma questa è una forma di buddismo cinese. Che poi sull'"assoluto", sulla "verità ultima" ecc valga il principio secondo cui "il miglior discorso è senza parole" sono pure d'accordo come ben sai   :) Non intendevo equiparare la prajna al "credo di Nicea", volevo solo dire che nessuna filosofia (o religione) orientale o occidentale nella storia sposa una forma o l'altra di relativismo. Tutte fanno affermazioni "assolutistiche" (anche l'affermare che "il miglior discorso è senza parole" è "assolutistico") seppur di tipi differenti. Per questo motivo sono inciampato nel mio solito errore di parlare in modo poco chiaro (e spero non a vanvera  ;) ) e comprensibile solo a me causando l'"off-topic" (che poi sinceramente secondo me non lo è di così tanto visto che si sta stabilendo se qualcuno ha predicato il relativismo  ;D ). Tutte le filosofie nella storia che siano il buddismo, il platonismo ecc sono per loro natura "assolutistiche" perchè fanno affermazioni sulla "realtà ultima" o negano che si possano fare - in entrambi i casi si propone una verità. Motivo per cui mi sorprende che qui si usi il termine "relativismo" in modo non corretto, sia da chi si proclama relativista sia da chi assume che l'altro è relativista. Si confonde cioè la "sospensione del giudizio" con la "negazione dell'oggetto su cui vige la sospensione del giudizio" e si creano casini. Il relativismo dovrebbe dimostrare che "non esiste una "verità assoluta"" ma per farlo cadrebbe in contraddizione, ergo il relativismo è mal posto. Che poi si voglia chiamare "relativismo" la propria o l'altrui filosofia è un altro paio di maniche. Di certo nemmeno lo Zen o il daoismo sono per me "relativistici" (anche perchè "verbali" o no le loro affermazioni sulla realtà sono capaci di smuovere le persone a rinunciare alla vita "mondana" e a praticare una forma - seppur non estrema - di ascetismo. Se fosse tutto un "può essere" o un "cerco di conoscere le prospettive altrui" o una vita dedicata alla curiosità non credo che nemmeno gli orientali farebbero i monaci.). Il problema è anche che oggi è un tabù la parola "assoluto" quindi...  ::)  ::)  ::) Sulla questione relativismo-assolutismo a mio giudizio vale un netto discrime: o si è assolutisti (in qualche forma) o relativisti. Per come lo intendo io qui nessuno è relativista. Ma a mio giudizio questi dibattiti tendono a basarsi anche sull'equivoco. E una comprensione "non verbale" delle cose è pur sempre una comprensione. Se la prajna è "vedere le cose come sono" di certo non si può parlare di relativismo. E ciò non toglie la ricchezza della filosofia buddista (o daoista...) anche se al giorno d'oggi dire che il pensiero debole può essere in accordo con l presenza di una "verità assoluta" sembra che sia un tabù  ::)  ::)



@Carlo... abbiamo due concetti di "filosofia" differenti  ::)  ::)  ::) come ti ho già detto sono il primo a dire che bisogna analizzare i dubbi e le domande che ci si pone. Alcuni dubbi sono irragionevoli e sono quasi da "psicanalista" ma per fare un'analisi rigorosa sono necessari (secondo me). Secondo me sei un "pragmatista", filosofia che rispetto molto ma che come tutte quelle che ho incontrato ha i suoi limiti. Ti consiglio su questo tema "Della Certezza" di Wittgenstein che apprezzo molto perchè analizza anche quando si può domandare. Sinceramente quando ti facevo obiezioni non volevo sminuire la possibilità che si possono costruire "verità ragionevoli". Obietto ancora invece che si possano fare "verità oltre ogni possibile dubbio". Questo significherebbe "infallibilità" (più che onniscienza) della mente umana, cosa che non ho. Ma questa mia posizione non mi rende né relativista né nichilista, semplicemente mi fa contemplare l'Infinito mentre io posso solo parlare della siepe  ;D Che il pensiero debole può essere in accordo con l presenza di una "verità assoluta" sembra che sia un tabù sia per chi si dichiara "relativista" sia per gli altri... ::)  ::) potresti invece usarmi come un alleato nella difesa dell'assolutismo  ;D sinceramente se non sono riuscito a "dimostrarti" che non possiamo (ancora) dire che il mondo non è stato creato 5 minuti fa non ci provo di nuovo perchè non saprei come spiegartelo. Concordo con te che è un dubbio "inutile" ... ma inutile non significa non "significativo" dal punto di vista filosofico...
#678
@Sariputra non sono d'accordo che se un sistema chiede di essere testato allora non è assolutista. Il "Canone Pali" insegna le 4 nobili verità e insegna che tutti i piani di "esistenza" sono impermanenti (e il Buddha nel Canone Pali è sì un uomo ma di certo non è un uomo ordinario, è "speciale", perfetto, infallibile...). Bene se un giorno divento arhat e scopro che questa "teoria" è vera vorrrà dire che io a quel punto punto da un lato "vedrò le cose come sono", cosa che mi sembra assolutista. Anche il daoismo, il vedanta, il buddismo mahayana ecc chiedono di essere testati (addirittura nella variante tibetana si invoglia lo scetticismo nello studente dimodoché lo studente si levi tutti i possibili dubbi...) ma non per questo non sono assolutisti. Sinceramente uno che mi dice "tutti l'esistenza condizionata è impermanente" mi sembra che dica una verità, che poi io sia libero di accettarla o no, di testarla ecc non toglie che "tutta l'esistenza condizionata è impermanente". Uso il buddismo come esempio ma potrei usare un altro. Per esempio posso usare il platonismo nel quale per esempio si assume l'esistenza del "mondo intellegibile". Anche qui si è invogliati a "venire a vedere" ecc ma ciò non toglie che la dottrina è quella che è. In sostanza quello che varia è l'atteggiamento e nient'altro. Dicendo questo tento di rientrare in topic (utopia  ;D ) ma a mio giudizio si confonde l'assolutismo con l'"ipse dixit". Secondo me non siamo d'accordo perchè abbiamo due concetti di "assolutismo" differenti. A mio giudizio affinché uno sia buddista (theravada, Pali, tibetano ecc) deve per forza credere o "provare con i suoi sforzi" che il Dharma è la verità e che il Buddha ha ragione. Idem per il Vedanta, per il Daoismo, per il Cristianesimo, per lo Zoroastrianesimo, per lo Gianismo, per lo Spinozismo, per l'Hegelismo, per lo Schopenhauerismo... se dico che "sono buddista ma dubito che quello che è comunicato nel cuore della dottrina esposta nel Canone Pali sia vero" a mio giudizio non si parla più di buddismo ma di "libero pensatore", "ricercatore" ecc. 

@Carlo: definire in quel modo Kant, Hume ecc mi sembra quanto di meno filosofico ci possa essere. Ad ogni modo ancora tu non capisci che io non dico che la Verità è Onniscienza bensì dico che la possibilità dell'onniscienza prova che è possibile raggiungere la verità al di là di ogni possibile dubbio. Negare questo è relativismo ma negare questo significa altresì cadere nella contraddizione ossia nel dire che "non esiste la verità". Se non ti è chiaro non so cosa farci sinceramente. A me sembra legittimo in ambito filosofico dubitare che domani l'acqua bollirà a 100°C a livello del mare e proprio grazie a questo dubbio spiegare perchè invece essa è una verità ragionevole, seppur per le nostre menti che hanno un loro limite indimostrabile. Sinceramente non c'è nessuna prova conclusiva che non lascia spazio a qualsiasi dubbio per le verità scientifiche. Concordo con te ovviamente che è da parolai nella pratica dubitare di ciò ma il filosofo nella teoria deve dubitare anche quello che solitamente non viene toccato dal dubbio. Io ritengo ciò un atto di coraggio e di onestà intellettuale visto che segnala un limite umano. Tale limite ci impone per esempio che ci serve un minimo di fede anche nella scienza, nell'asserire che "domani il Sole sorge" ecc. Se neghi l'importanza di queste domande a mio giudizio neghi l'importanza dello spirito filosofico. Come diceva Schopenhauer: "ciò che rende filosofi è il coraggio di non serbare ogni domanda nel cuore". Si può poi verificare se la domanda è possibile o no, se può avere risposta o no. Ma vietare la possibilità di dubitare prima di aver verificato e/o dimostrato che ogni possibile dubbio è stato superato mi sembra uno spirito contrario alla filosofia. Non è necessariamente un male, è una decisione che rispetto ma non condivido. Se per te è da parolai affermare che non possiamo stabilire che domane il Sole sorgerà va benissimo ma prima devi fornirmi una dimostrazione. Se non lo fai ho tutto il diritto di obiettare anche se l'obiezione ti sembrerà un lavoro da parolai. Se ti limiti a dire che è ragionevole OK, sono d'accordo visto che tutti gli argomenti sostengono una tale affermazione. Ma da qui a dire che è una verità inconfutabile c'è un salto logico non indifferente...
#679
@ A.cannata scrive:
Mi hai fatto ricordare una domanda che certe volte mi è nata: perché cercare verità assolute? Quali sono i pregi, i vantaggi delle verità assolute rispetto a quelle relative?

Non mi è chiara la definizione di "verità relativa", probabilmente intendi verità "soggettiva" o "prospettica" (la quale però rischia di diventare assoluta, basta prendere una prospettiva più "grande" che la contenga...). Viceversa se per "verità assoluta" si intende la verità come la intende Carlo, ossia oltre ogni possibile dubbio, il "beneficio" (anche se non vorrei che si intendesse in senso "utilitario") sarebbe la "pace", il senso di contentezza ecc. Il problema è che per arrivare a tali tipi di verità ci vuole una mente tale da riuscire ad arrivare a verità oltre ogni possibile dubbio. Il che magari è vero per "1+1=2" ma non lo è per cose molto più importanti  ;D


@Carlo. In verità non la penso davvero diversamente da te su molte cose. Il problema è che secondo me tu non riesci a distinguere il dubbio ragionevole dal dubbio "possibile". Ossia quelle che tu dici essere "verità" sono al massimo verità oltre ogni ragionevole dubbio, non oltre ogni possibile dubbio. Dimostrami per esempio che il mondo non è stato creato 5 minuti fa o che tutto quello che vediamo non è un inganno del Genio Maligno di Cartesio... non puoi. Una "mente infallibile" riuscirebbe anche in questo, riuscirebbe a placare ogni possibile dubbio. La "ragionevolezza" restringe per forza di cose anche il campo del dubbio ma la filosofia deve anche "ammettere" che la "ragionevolezza" è un assioma. A mio giudizio quasi nessuno (e forse nessuno) di chi sta intervenendo è un vero "relativista" ma non mi va di litigare (anche con chi sostiene di esserlo) per spiegare il motivo  ;D secondo me è proprio un nome "sbagliato", basterebbe "scettico" e si eviterebbe di litigare sulla semantica. Ripeto comunque anche qui che non mi ritengo relativista perchè ritengo logicamente possibile l'esistenza di una mente che riesca a dare una risposta - oltre ogni possibile dubbio - ad ogni possibile domanda. Predicare il "relativismo" probabilmente significa negare questa eventualità, posizione che mi sembra sinceramente indifendibile. Molti che predicano il "relativismo" qui mi sembrano "pirroniani" più che "relativisti" (ma alla fine come sempre è un problema di semantica, d'altronde al termine "relativista" si può dare il significato che si vuole)


@Sariputra: più che "buddista" il tuo approccio mi pare "ispirato dal buddismo" (col quale peraltro concordo quasi totalmente). Un buddista ritiene che il Dhamma sia una Verità Assoluta e che il Buddha fosse infallibile (altrimenti un buddista dovrebbe dubitare,per esempio, che ognuno dei 31 reami delle rinascite è imperamente visto che Buddha ha vissuto diciamo 80 anni e magari non ha "visitato" tutti i reami... non lo fa per fede nell'infallibilità del Buddha...fino a quando ovviamente non diventa un arhat anche lui  ;D ). Secondo me il buddismo è "assolutista" visto che anche in questo caso si parla di Verità Indubitabili, ossia oltre ogni possibile dubbio... Non credo che un buddista vedrebbe di buon occhio per esempio lo scetticismo sulla causalità di Hume o cose simili, per lui sarebbe tutto papanca ossia una perdita di tempo che ci allontana dalla verità del Dhamma e dalla Pace del Nirvana ;D
In ogni caso sono d'accordo con te, volevo solo puntualizzare questo. Altrimenti si confonde Buddha con Pirrone...

(un po' mi pento di aver fatto questa puntualizzazione perchè tu ed io (in particolar modo) siamo pericolosi per andare fuori tema ;D Si potrebbe semmai iniziare un argomento su "il Buddha era un relativista"? ;D)
#680
Tematiche Filosofiche / Re:Essere o non essere
06 Settembre 2017, 19:33:41 PM
Mi trovo d'accordo con Phil e Maral.
Voglio solo aggiungere unbreve spunto (ahimé non ho proprio il tempo materiale per cercare di mettere giù le cose bene)...

Una mappa può rispecchiare il territorio (mappa come "ritratto" del territorio) ma può anche solo modellare il territorio (magari a fini evolutivi, per questioni di sopravvivenza ecc). Nel primo caso in effetti si può pensare ad una mappa isomorfa al territorio, nel secondo invece ovviamente no (ma questo non significa che sia inutile, anzi cose come la fluidodinamica, lo studio dei solidi ecc si basano proprio su quest'idea...).

NON sono un relativista perchè (1) ritengo che il territorio esista, (2) ritengo che sia possibile una mente infallibile che riesca a creare una mappa isomorfa al territorio (ma non posso ovviamente dimostrarne l'esistenza). Ma questo non riesce a portarmi a dire che la mia mente possa essere infallibile ERGO non mi è possibile distingere se la mia mappa è un ritratto del territorio o una modellazione/rappresentazione di esso. Questo perchè la mia mente è condizionata dai mutamenti continui nel tempo, dalla finitezza della mia memoria, della mia intelligenza... non cado inoltre nel relativismo assoluto perchè fortunatamente le previsioni della scienza (per esempio) sono osservabili da chiunque e possiamo testarle per vedere se rispettano l'esperienza. Solo una mente infallibile può eventualmente dirmi come riuscire a fare la "mappa perfetta". Ritengo che la mia posizione non sia relativista, semplicemente è una confessione di "saper di non sapere", di umiltà intellettuale. D'altronde non so nemmeno come la mia mente possa produrre "le mappe" ma anche qui forse ci vuole una mente "infallibile"... E in ogni caso la nostra esperienza è già una rappresentazione della realtà, tutto ciò che vediamo, sentiamo (sia in senso uditivo che tattile), odoriamo, gustiamo ecc è già una mappa. Quindi facciamo anche la mappa della mappa per essere davvero pignoli... Chi mi dà del "relativista" non ha capito la filosofia che espongo...

Come anche diceva San Paolo noi vediamo come in uno specchio, in modo confuso...
#681
Tematiche Filosofiche / Re:Essere o non essere
05 Settembre 2017, 09:18:23 AM
Ci sono mappe inaccurate e mappe accurate. Ci sono mappe che dicono che Roma è al Polo Nord e mappe che dicono che Roma è nel Lazio. Chiaramente le prime sono completamente errate, le seconde invece riescono a farmi arrivare a destinazione. Questo è il criterio con cui si devono sviluppare le mappe. Una mappa è accurata se ti fa arrivare a destinazione, una teoria è giusta se concorda con l'esperienza.

Ma "Roma" scitta nella mappa accurata non è Roma Città, le predizioni teoriche non sono l'esperienza ecc.

Se mi "ritrovo" (ossia se penso, parlo, agisco, e mi comporto come...) nella descrizione dell'uomo "occidentale" allora posso definirmi "occidentale" ma questo in verità non mi definisce perchè il simbolo che rappresenta Roma non è Roma.


Motivo per cui in ultima analisi tutti i concetti non possono realmente definire la realtà come avevano compreso gli antichi quando problematizzavano ad esempio la possibilità di dare nomi alle cose. Il fatto di rendere le nostre mappe sempre più accurate non ci può portare a dire di essere a conoscenza della realtà così come il fatto di conoscere ogni centimetro quadrato di Roma non mi fa conoscere veramente Roma finché non la visito.

Questa "indefinibilità", questa certezza che in ultima analisi nessun concetto può definirmi, può confinarmi ecc a mio giudizio è "liberante". Noi siamo "oltre" ogni concetto che possiamo usare per descrivere noi stesssi. Se potessimo racchiudere la vita in concetti perderemmo a mio giudzio la libertà perchè l'essere liberi è anzitutto l'essere svincolati dalle gabbie concettuali (perfino la schiavitù ha origini concettuali più che "sociali": se A è schiavo di B significa che si crede che una proprietà di A è di appartenere a B... uno schiavo si libera prima di tutto quando capisce che lui non appartiene realmente ad A ma solo convenzionalmente...).
#682
Scienza e Tecnologia / Re:Bob e Alice che stanno dicendo?
02 Settembre 2017, 11:28:44 AM
Post off-topic

Per Jean,
Per essere sincero ti dirò che ho un po' barato. Mi sono imbattuto in quel topic prima di cambiare la mia firma. Quando ho letto "what is dead..." mi è venuta in mente la frase delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco e mi è venuto in mente di metterla nella mia firma. Poi scorrendo il topic ho letto che tu hai completato la frase... Quindi ho pensato: beh allora qui dentro non sono di certo l'unico che conosce quella serie (ed è impressionato da certe citazioni - come ad esempio quanto è potente anche dal punto di vista spirituale la frase "people learn to love their chains" - se sei un fan anche tu magari riconoscerai anche in che occasione è stata pronunciata  ;D )  ;D



Mi era anche venuto in mente di dirtelo via messaggio privato ma ahimé il criceto che gira la ruota che fa funzionare il mio cervello ad un certo punto ha scioperato e alla fine non ti ho detto nulla  ;D  ;D  ;D  ;D  ;D

Perdonate l'off-topic ma non potevo non farlo dopo il messaggio di Jean :D
#683
Ok ho capito il tuo punto di vista sulla complementarietà, grazie (e tu dirai... finalmente  ;D ). Ti do ragione sul fatto che coppie di opposti diverse danno luogo a relazioni di complementarietà diverse. E le relazioni che trovi ovviamente sono molto interessanti (non credo d'averlo mai negato esplicitamente  ;D ). Non condivido completamente il tuo punto di vista ma lo apprezzo...

Riguardo alla mia "polemica" sul Dao-yin-yang devo dire che mi sembrava di capire che tu volessi avanzare una "giusta" interpretazione sulla filosofia daoista dei tempi del DaoDeJing/Zhuangzi... invece era una tua posizione. Porgo le mie scuse.


La presenza di un Dio Personale "Vivente" (generico, non solo simil-cristiano) darebbe "manforte" alla tua posizione rispetto a quella degli antichi "daoisti", buddisti ecc. Non a caso il Dao non è un Dio Personale mentre quello di Cusano (ad esempio) lo è. Ad esempio se questo Dio simil-umano ha creato il mondo è abbastanza chiaro che lo ha creato secondo concetti simili ai nostri, ergo...


Ritengo però che almeno parte di quello che ho detto io tu lo condivida. Ossia che la Realtà Suprema trascenda ogni concettualizzazione.
#684
@Carlo
Da quanto ho capito distingui vari tipi di "complementarietà" e ci può anche stare in realtà. Tant'è che ogni tanto parli di "complementarietà debole"... motivo per cui continuo a pensare che le nostre idee non siano poi così differenti. Anche se ho citato opposti come "bello-brutto" e "nord-sud" non ho mai detto che il modo con cui essi si complementano è lo stesso (e mi pento di non averlo precisato). Ho detto invece che c'è una complementarietà che si rivela anzitutto come una relazione tra i concetti. Motivo per cui pensavo che la "mia definizione" fosse più "universale". Più leggo i tuoi messaggi e più mi convinco che l'equivoco nasce dal considerare come "complementari" quel tipo di opposti che hanno nella loro relazione "quel qualcosa in più". Si potrebbe fare forse una distinzione tra complementarietà epistemica e ontologica (e magari dividere le stesse in sotto-livelli). Questo forse aiuta alla discussione anche con @Lou e @Phil (con i quali mi pare di concordare abbastanza bene...liberi di dissentire ovviamente  ;D )

Due cose sul taoismo e il Buddha. Parto dal Buddha: i 31 piani di "esistenza" (bhava) sono i 31 piani di rinascita, non sono 31 "reami ontologici diversi" (o almeno sono diversi nella stessa misura in cui quello di un animale è diverso da quello di un altro animale, di una persona...). Tutte le forme di buddismo in genere riconoscono due "livelli" epistemici: quello del "delirio" (o "ignoranza") e quello del nirvana. Secondo Buddha il ciclo delle rinascite e della sofferenza è dovuto al fatto che ci auto-inganniamo in continuazione... alcune scuole da quello che ho capito concepiscono i due piani epistemologici come ontologici.
Sul taoismo: non capisco perchè lo usi come esempio. Il Dao trascende lo yin e lo yang, nel senso che a livello del Dao yin e yang "non esistono più" (mentre a livello dell'amore tra uomo e donna, uomo e donna ci sono ancora - e ci mancherebbe  ;D ). Il Dao infatti è "indistinto", "pura semplicità senza nome" ecc. Nel Dao le distinzioni spariscono, nell'amore tra uomo e donna no. E qui si potrebbe anche notare la differenza tra daoismo e cristianesimo: il Dio cristiano è in relazione comunitaria con noi mentre la "relazione" col Dao non è una vera relazione infatti quello che il daoista aspira è "l'unione" col (ossia l'assorbimento nel o la dissoluzione nel) Dao. Ergo: mentre puoi usare magari l'Amore come esempio credo che ciò non sia corretto col Dao (o almeno non con questo tipo di complementarietà). (Se vuole su questo punto @Phil può intervenire...)
#685
@Carlo. Il fatto che la verità possa far male non toglie ovviamente la "ragionevole speranza" che in ultima analisi con una mente bed addestrata e pronta si riesca a progredire anche nell'eudamonia. Togliersi tutte le "illusioni" tuttavia può essere un volo pindarico... ma d'altronde è quasi un dovere farlo. Concordo grossomodo con quanto afferma Jung.

@anthonyi in questo caso concordo anche con Freud. Non a caso d'altronde è l'uomo l'animale che soffre più di nevrosi e guarda caso è l'unico - oltre ogni ragionevole dubbio - che filosofa...
#686
@Angelo Cannata, sono d'accordo con te che cose meravigliose nella vita si trovano proprio perchè si ha sete :)  però anche qui bisogna fare delle disintizioni. A volte la sete appunto ha come risultato finale qualcosa di piacevole o fa in modo di apprezzare meglio quello che si ha(d'altronde Eraclito affermava che: " La malattia rende piacevole e buona la salute, la fame la sazietà, la fatica il riposo." - Complementarietà degli opposti Carlo  ;D ). Altre volte invece è una sete che non porta a nulla. In ogni caso la sete non è l'obbiettivo ma può essere un "effetto indisiderato" necessario per raggiungere un obbiettivo. In sostanza uno che come obbiettivo ha la sete in sé mi sembra quasi un masochista  ;D Quando dico ad esempio che filosofia può causare "nevrosi" intendo proprio questo: invece di avere come obbiettivo l'eudamonia molta speculazione filosofica finisce per avere come obbiettivo l'eccesso e ciò crea frustrazione, esaltazione ecc. Viceversa a volte è proprio la nevrosi (sia negativa che positiva) che crea in noi lo "spirito filosofico" nella speranza di dare "acqua all'assetato". La cosa interessante però è proprio che sembra quasi che siamo "chiamati" a diventare assetati... per raggiungere alla fine la pace...

@Carlo: beh ecco non è sempre vero (se presa fuori dal suo contesto). Per esempio se ricordi a chi ha subito un trauma l'evento in questione a volte finisci per peggiorare la sua salute mentale. Idem ad esempio rendersi conto della condizione umana a volte non è molto piacevole  ;D
#687
Tematiche Spirituali / Re:spiritualità e ascetismo
31 Agosto 2017, 15:14:13 PM
Aggiungo questo: la filosofia in genera porta ad una maggiore comprensione delle cose e di sé stessi. Ora l'"ascetismo" filosofico a differenza dell'ascetismo "disonesto"/"per costrizione" nasce dalla realizzazione che una vita "povera e semplice" è migliore di una vita di lussi e fasti. Ad esempio il filosofo può capire che la ricchezza, l'alcol, i vari piaceri mondani ecc finiscono per creare attaccamento (o dipendenza) e avversione (quando magari le eventualità della vita ci costringono a separarci da ciò che ci da piacere). Capito questo l'"asceta" filosofico finisce quanto meno per "moderarsi" (o almeno cercare di farlo), risultando quindi di fatto ascetico.

L'asceta "disonesto" invece condanna il mondo e quindi ironicamente invece di "distaccarsi" si attacca alle cose in modo patologico: le odia. L'asceta "filosofico" riesce ancora ad apprezzare una buona torta, un bel paesaggio, una bella vista ecc ma non ne rimane attaccato e quindi in un certo senso "rinuncia".

Modifica: Mi pento di aver usato termini troppo "buddisti" per fare un discorso generico. Volevo solo far notare che ascetismo e spiritualità in genere vanno d'accordo quando l'ascetismo proviene dalla comprensione.Quello che volevo dire è che in genere l'asceta "filosofo" non disdegna i piaceri della terra. Ma li apprezza in un'altra prospettiva.... non a caso come altri hanno già elencato un po' di ascetismo lo si vede anche negli artisti, nei filosofi ecc oltre che nelle spiritualità più prettamente religiose.
Ecco volevo solo scrivere questo... tutto qua. Non volevo dire che uno deve essere ascetico per essere interessato alla spiritualità.
#688
Capisco! Se ti è passata beato te. Forse hai finalmente trovato il tuo cammino, il tuo "tao"  :) 

la mia ricerca invece mi suggerisce che sto ancora cercando, ossia che ho ancora sete. E a mio giudizio si "guarisce completamente" quando questa "sete" si ferma (anche se ammetto la possibilità che uno possa filosofare senza avere "sete" ritengo ciò molto improbabile). La cosa interessante è spesso la filosofia nasce dalla nevrosi (ad esempio l'insoddisfazione che si percepisce quando non riusciamo a trovare il "senso" della vita) ma a volte purtroppo la filosofia ci porta alla nevrosi (quando ad esempio finiamo per cercare l'introvabile o a trovare risposte che non riusciamo a sopportare...).
#689
Forse ho capito adesso (ma non ci metto la mano sul fuoco)la tua visione della complementarietà (la mia intenzione non era tirarla per le lunghe...). In sostanza se non c'è un "tertium" superiore allora gli opposti sono sempre contraddittori. Sinceramente questo non mi torna. O meglio: non mi torna la differenza che tu trovi tra le coppie di opposti.

Tu scrivi: luce/ombra, vuoto/pieno, numeri pari/numeri dispari ecc sono opposti "complementari".
Nord/sud no...

restiamo ai pari/dispari. Il Tertium sarebbe l'insieme dei numeri naturali con tutte le operazioni che ivi possono farsi?  :)



Nord/sud... poni la questione così. Io sono un osservatore che identifico due punti cardinali opposti, nord e sud. Tu anche ma ti trovi ad un posto diverso dal mio, quindi ciò che è a nord per te può essere a sud per me. Ora il "tertium" non potrebbe essere una vista satellitare in cui entrambe le nostre prospettive sono spiegate? O anche il tertium non potrebbe essere la realizzazione che "nord e sud" sono opposti relativi al fatto che siamo osservatori sulla Terra?


Per esempio un sito vedanta mi sono imbattuto in questa affermazione: per l'uomo nella sua vita ordinaria che è illuso dalla sua auot-illusione di Maya ci sono il bene e il male, che sono come il giorno e la notte. Ma per il Realizzato rimane solo il Bene, che trascende il bene e il male perchè egli ha "rimosso" l'auto-illusione. Allo stesso modo di chi "trascende" il giorno e la notte andando nello spazio: qui c'è solo il Giorno che però è "totalmente" altro rispetto al giorno terrestre (pur essendoci invero una somiglianza).

Ritengo però che anche bene e male (pari e dispari ecc) siano contraddittori: un numero o è pari o è dispari. In sostanza credo che siamo messi a litigare su un equivoco: per me il Tertium di cui parli per me è ciò che trascende gli opposti mentre forse per te gli opposti e il tertium sono reali allo stesso modo? Quindi ti chiedo: ammetti la presenza di livelli di "realtà"? così da dire per esempio che "giorno e notte" sono "meno reali" di giorno-e-notte (che coincide in un certo senso col Giorno di chi si trova nello spazio)?

In amicizia attendo la tua risposta se ti va di rispondere  ;)
#690
La cosa interessante dello shintoismo è che alcune correnti sono ancora animiste e resistono in una società ipertecnologica. Secondo queste correnti gli "spiriti" sono ovunque, specie in ciò che si muove o ciò che genera un movimento dell'animo umano. E siccome gli spiriti sono ovunque, "kami", gli oggetti di venerazione sono ovunque.

E se l'I.A. confermasse per assurdo l'animismo?  ::)  ::)  ::)

Consiglio i film anime  "Ghost in the Shell" di Oshii (specialmente il secondo) che trattano implicitamente di questo tema... in un'ambientazione di fantascienza...