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Messaggi - acquario69

#676
Percorsi ed Esperienze / Re:Nun Me Scuccia'
25 Luglio 2016, 16:04:41 PM
Ogni Papalagi ha un lavoro. È difficile spiegare cosa sia. È un qualcosa che si dovrebbe avere una gran voglia di fare, ma il più delle volte non se ne ha. Avere un lavoro significa: fare sempre la stessa identica cosa.
Il Papalagi di ogni attività fa un lavoro. Se uno raccoglie le foglie appassite dall'albero del pane fa un lavoro. Se uno pulisce le stoviglie fa un altro lavoro. Tutto è lavoro se si fa qualcosa. Con le mani o con la testa. Anche pensare o guardare le stelle sono lavori. Non c'è niente che possa fare un uomo che il Papalagi non possa trasformare in lavoro. Se un bianco dice: sono uno che scrive lettere, significa che questo è il suo lavoro, e cioè non fa altro che scrivere una lettera dopo l'altra.
Mangia pesci, ma non va a pescare, mangia frutta, ma non raccoglie mai un frutto. Scrive una lettera dietro l'altra perché questo è un lavoro.
E così va a finire che la maggior parte dei Papalagi sanno fare solo quello che è il loro lavoro.

Il Grande Spirito ci ha dato le mani perché possiamo raccogliere frutti, prendere radici, ce le ha date per proteggere il nostro corpo dai nemici, e per la nostra gioia nella danza, nel gioco e in tutti gli altri divertimenti. Sicuramente non ce le ha date solo per costruire capanne, raccogliere frutti o strappare radici. Questo però il Papalagi non lo comprende. Ma che il suo agire è sbagliato, completamente sbagliato e contro il Grande Spirito, lo vediamo dal fatto che ci sono Bianchi che non riescono più a correre, che mettono molto grasso sulla pancia come i maiali, perché devono stare sempre fermi a causa del loro lavoro, che non riescono più a sollevare un giavellotto e lanciarlo.
Anche il lavoro è un demone che distrugge la vita. Un demone che da all'uomo allettanti consigli, e che però gli beve il sangue dal corpo.
Questa è la causa della grande infelicità del Papalagi. È bello prendere acqua al ruscello, anche più volte al giorno; ma chi deve farlo dall'alba al tramonto tutti i giorni e tutte le ore, finché gli bastano le forze, scaglierà via in un impeto d'ira il secchio, pieno di collera per le catene con le quali è tenuto il suo corpo. Perché niente è più pesante di dover fare sempre la stessa cosa. Per questo cova un odio profondo. Tutti quanto hanno nel cuore qualcosa che somiglia a un animale tenuto in catene, che si ribella ma non riesce a liberarsi.
Questo porta a confusione, disperazione o malattia. Se il Papalagi mi sentisse dire tutte queste cose, direbbe che sono io folle, ma il Papalagi non ci ha detto la verità, e non ci ha spiegato il motivo per cui dovremmo lavorare di più di quanto voglia Dio per saziarci, per avere un tetto e divertirci alle feste del villaggio.

Il Papalagi quando parla del suo lavoro sospira come se un peso lo schiacciasse. I giovani delle Samoa si recano cantando nei campi di taro, e cantando le vergini lavano i panni alla fonte zampillante . Il Grande Spirito vuole che rimaniamo fieri e giusti in ogni cosa che facciamo, e sempre uomini con occhi gioiosi e membra sciolte.


Il Papalagi è sempre scontento del suo tempo e si lamenta con il grande spirito perchè non gliene ha dato abbastanza. Sì, arriva a bestemmiare Dio e la sua grande saggezza, dal momento che taglia e ritaglia e divide e suddivide ogni nuovo giorno secondo un preciso sistema. Lo taglia proprio come si squarcia con il coltello una molle noce di cocco. E tutte le parti che taglia hanno un nome: secondi, minuti, ore. Il secondo è più piccolo del minuto, questo è più piccolo dell'ora; tutti insieme fanno le ore e bisogna avere sessanta minuti e molti più secondi prima di avere un'ora. 


Ci sono Papalagi che affermano di non avere mai tempo. Corrono intorno come dei disperati, come dei posseduti dal demonio e ovunque arrivino fanno del male e combinano guai e creano spavento perchè hanno perduto il loro tempo. Questa follia è uno stato terribile, una malattia che nessun uomo della medicina sa guarire, che contagia molta gente e porta alla rovina.

tratto da:
Papalagi: discorso del capo Tuiavii di Tiavea delle isole Samoa

http://www.ibs.it/code/9788872264201/papalagi:-discorso-del.html
#677
Tematiche Filosofiche / Re:Sull'Onesta Intellettuale
25 Luglio 2016, 06:45:09 AM
Citazione di: Aniel il 24 Luglio 2016, 15:41:49 PMCiao acquario, scusa, cosa intendi per soddisfazione di comodo?

penso a quelle situazioni dove e' più facile rivolgersi all'esterno anziché guardarsi dentro.
ad ogni modo riflettere di per se,non credo che preclude al tempo stesso il desiderio di farsi un tuffo al lago :)

Citazione di: Phil il 24 Luglio 2016, 15:47:46 PMSecondo me, sulla scia di quanto già scritto dagli altri, l'onestà intellettuale, come altre forme di onestà, da un lato è una trasparenza che non ha nulla da temere (poiché non c'è nulla che venga nascosto o camuffato), dall'altro, è il rispetto di norme condivise anche quando queste risultano scomode, mettono a disagio e pongono dei "problemi" (e proprio come le altre forme di onestà, anche quella intellettuale, è tanto più manifesta quanto più viene messa alla prova da una situazione concreta...).

in questo senso e per come la vedo io l'onesta intellettuale e' anche,quando capita,una prova con se stessi da superare.

Citazione di: sgiombo il 24 Luglio 2016, 16:27:55 PM
Citazione
In sostanza "onestà intellettuale" è per me sinonimo di "buona fede".

a me un dubbio verrebbe perché tante volte succede ed e' successo che si commettono azioni,ritenute in buona fede giuste e corrette,per se stessi o per altri,ma che in realtà non lo erano affatto 
#678
Tematiche Filosofiche / Sull'Onesta Intellettuale
24 Luglio 2016, 02:54:54 AM
che cose' l'onesta intellettuale?

e' metter da parte il proprio ego per poter vedere al di la di questo in serena obiettività (l'ego acceca)

la capacita di osservare noi stessi dall'esterno,quindi con distacco,e' dunque la prova effettiva della razionalità lasciando così da parte la sterile soddisfazione di comodo (del tutto inutile,del tutto controproducente e assolutamente irrazionale) dei propri istinti di "pancia"

e' saper riconoscere i propri limiti,che e' pure l'unico modo per avere la possibilità di superarli (per chi vuole superarli a meno che ci si autogratifichi -sempre irrazionalmente- sul proprio autolesionismo) 
#679
Attualità / Re:Essi Vivono
22 Luglio 2016, 05:17:27 AM
Citazione di: Phil il 19 Luglio 2016, 17:11:24 PM
Citazione di: donquixote il 19 Luglio 2016, 08:13:02 AMla decisione (perchè è una decisione) di farsi "grande" è già sintomo di cambiamento e corruzione, quindi di sopravvenuto squilibrio nella visione del mondo.

Questa decisione conferma di fatto che non è solo l'uomo occidentale o contemporaneo ad essere allettato da certe tentazioni, ed è proprio quello che cercavo di non far cadere fuori dal discorso...


si e' così e si era tenuto conto di questo ed infatti non si era fatto cadere;

Citazioneio credo che sul comun denominatore non ci piove,(sia nel "bene" che nel "male")


Citazionel'uomo ha in se' sia qualita positive che negative (senza star qui ad elencarle) e questo lo si sa da migliaia di anni.

e ci si ferma qui.

ma credo andrebbe almeno riconosciuto un errore  (se non riconosco/"vedo" un errore non lo potrò mai correggere) quindi la scelta e l'avvio di un percorso sbagliato, (e l'argomento si focalizza proprio su questo punto e in parallelo,e non inserita da parte mia per caso,a quest'altra discussione; http://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/il-borghese-(piccolo-piccolo)/)

a tutto cio ce rimedio?
l'ottimista aniel :) ..da un altra parte scrive:

Utopia??? puo' darsi, E' troppo tardi? puo' darsi, ma non e' mai troppo tardi per far nascere nuova coscienza e consapevolezza nell'essere umano.

..quantomeno (aggiungo io) lo facciamo per noi,che non mi sembra poco..altrimenti che staremmo a discutere a fare?!
#680
Attualità / Re:Essi Vivono
19 Luglio 2016, 06:45:10 AM
voglio riportare qui una mia esperienza personale che forse può contribuire a dare un esempio e che credo rimane nel tema complessivo della discussione;

non vivo più in italia da 13 anni,e quando mi sono trasferito qui dove sono ora (Australia) ho ovviamente verificato tante cose diverse e non da semplice turista.

quando ho preso la patente qui e ho cominciato a guidare mi ha fatto un effetto stranissimo poiché non ci ero abituato,cioè mi sembrava come se invece di un automobile guidasse un treno!
si perché il treno non può uscire dai binari!...a Roma per me era normale a volte fare zig zag e superare un altro veicolo,come del resto fanno tutti,(ma anche perché se stai su una corsia la devi prendere dall'inizio e dopo risulta più difficile cambiarla),qui infatti non succede mai,tutti rimangono rispettosi in fila sia pure se ce uno lentissimo davanti,così che all'inizio mi capitava di fare dei sorpassi e spesso sentivo dei colpi di clacson e mi domandavo perché lo facessero...poi ho capito ed ora mi sembra anche giusto e non lo farei più.

un altro esempio e' il casco in bicicletta.
all'inizio non lo mettevo mai e mi meravigliavo come tutti,ma proprio tutti ce l'avessero in testa pure a 40 gradi...un paio di volte mi sono sentito richiamare facendo segno con la mano che dovevo indossarlo,ed anche qui rimasi meravigliato per tanto zelo.
ora mi sentirei in forte imbarazzo a non avere il casco e non mi sentirei nemmeno in pace mentre giro con la bicicletta.

all'inverso quando ora mi capita di tornare in italia mi sembra strano e anche controproducente che noi non abbiamo quel senso di coesione che a noi manca..a parte la nazionale di calcio :)
#681
si il panorama intorno a noi muta e pare lo faccia sempre più velocemente anche grazie (?) alla tecnica...che pero da tecnica si e' trasformata in tecnologia.
chiaro che ci ha trasformati (ora non voglio estenderlo ad altri) ma per quanto mi riguarda devo ammettere che e' così..potrei anche trovarci del buono ma se dovessi fare un bilancio complessivo preferisco,forse per mia stessa inclinazione,ad un esistenza che se privata da tutta questa tecnologia la troverei senz'altro di gran lunga qualitativa,anziché il contrario...
mi capita tra l'altro di constatare che certe comodità finiamo per pagarle a caro prezzo,sopratutto nel modo in cui queste finiscono per distorcere il reale,da cui veniamo alla fine separati
essendo nato prima di internet (per rimanere in questo ambito) posso constatare la differenza e ancor di più quello di aver potuto fare esperienza se pur mi siano arrivati solo gli ultimissimi echi,di un modello ormai scomparso definitivamente ma che mi porterò sempre con me...e la reputo una grande fortuna 

pero io credo che nonostante tutto esiste la possibilità di non rimanervi inclusi e sopratutto di non rischiare di rimanerci impantanati.
certo richiede senz'altro più forza ed e' probabile che non sempre vi si riesce,anche perché non siamo entità isolate e tutto ha una sua reciprocità...comunque e' qualcosa che non troveremo mai "all'esterno' ed e' quello "spirito" che per sua natura e' stabile ed immutabile e che per quanto tutto intorno a noi si agita e cambia incessantemente,rimane un ancora sicura dove approdare sempre e comunque.

mi piace e a proposito riportare qui un versetto postato da Aniel

"Le armi non trafiggono IL SE ne' il fuoco lo brucia ne' lo bagnano le acque ne' il vento lo disseca.
Esso non puo' essere ne' trafitto ne' bruciato ne' bagnato ne' dissecato. E' imperituro, onnipresente, immobile e costante: e' sempre identico a se stesso' E' chiamato il non-manifesto, l'inconcepibile, l'immutabile; conoscendolo come tale non devi piu' affliggerti" .  
#682
Citazione di: Aniel il 17 Luglio 2016, 19:10:59 PM
Si, puo' essere vero,ma bisogna sempre considerare il contesto delle frasi, in quel caso era una riflessione riferita al problema dell'immigrazione, dell'accoglienza dello straniero, io non so...non mi sembra per niente che i miei figli siano omologati e superficiali e senza radici culturali, semplicemente sono piu' aperti ad accettare il prossimo per quello che e', con pregi e difetti,che esistono in ogni popolo e cultura,sono loro che mi hanno insegnato a stare fuori dai luoghi comuni e a vivere con leggerezza la vita,senza analizzare tanto a fondo i problemi, specie quelli politici e sociali e sai perche'? perche' viviamo in un epoca storica dove ci sono veramente nuove energie di liberta' nell'aria, di apertura mentale... ma bisogna fare il passo che va oltre l'opinione, perche' infondo come diceva Gaber: 'un'idea e' soltanto un'idea'...e ognuno ha la sua realta', per ognuno diversa in base alle esperienze vissute.
Io ti assicuro che ci sono dei giovani che hanno degli sguardi cosi' profondi che mi sembrano piu' saggi di noi che parliamo tanto...non so... puo' darsi...che sia solo una mia idea o impressione...


non ne volevo fare un caso particolare (pero riconosco che inserire quella frase qui ha finito per coinvolgere al tempo stesso cose diverse) 
percio ora mi sembra giusto fare chiarezza..ci proviamo  :) .. e sopratutto senza alcun riferimento personale
 
penso che se e' vero che bisogna essere aperti ed accoglienti e non avere pregiudizi sull'altro,e' altrettanto vero che i "confini" e i limiti siano imprescindibili e che siano pure indispensabili per la formazione di un identità e per un corretto discernimento.

personalmente mi fa orrore un mondo dove non ci sarebbero più confini (confini in tutti i sensi) dove tutti sono uguali,tutti che hanno le stesse idee,le stesse abitudini e più o meno la stessa unica visione,che poi e' l'effetto stesso della cosiddetta globalizzazione,(che e' chiaramente intenzionale) e che se fino a non molto tempo fa riguardava solo le merci ora a mio avviso sta prendendo in maniera sempre più feroce e subdola le nostre coscienze.
da qui secondo me l'importanza di valutare il valore stesso della libertà...trovo molto sospetto che questa ci viene da tutte le parti sbandierata come fosse qualcosa che non deve trovare nessuno ostacolo davanti,nessun limite...e qui a mio avviso ce' pure il rovesciamento dei luoghi comuni.
per me ci sarebbe in atto uno sdoganamento totale di tutto..ed e' a questo che poi avrei indirizzato la mia riflessione,e a partire da li'.

comunque le idee sono solo idee ma da quelle che prendono forma e "sostanza" le cose intorno a noi,percio una certa vigilanza su queste e' sempre auspicabile e più che mai oggi dove scivola tutto via con troppa leggerezza.

misa che siamo usciti un po fuori tema...pero sarei molto curioso di tornare in olanda,chissa quanti cambiamenti dopo vent'anni!  ;)
#683
Citazione di: maral il 18 Luglio 2016, 22:23:15 PM
Non so, a me pare che nell'epoca attuale sussista piuttosto un dovere al soddisfacimento che rende perennemente insoddisfatti. E' questa miseria nell'abbondanza che costruisce il consumatore di massa ideale (figura che non ha più nulla a che vedere con quella del classico borghese che assai più che a consumare tendeva ad accaparrare e conservare gelosamente la sua proprietà, grande o piccola che fosse, e pativa tutta l'angoscia di perderla).
Il diritto alla felicità è il diritto che spetta giustamente a ciascuno di realizzare l'incontro autentico con se stessi, nei modi in cui a ciascuno, per quello che è, è concesso di ritrovarsi e progettarsi nella quotidiana esistenza relazionale tenendo conto dei limiti che vengono via via a definirci e che si trovano a essere definiti da ogni nostra azione della quale dobbiamo prenderci responsabilmente carico per sentirci liberi, senza che nessuno lo faccia per noi, usandoci. Si tratta, in altre parole, di sentirsi responsabili autori della propria esistenza vivendo nel continuo contatto con le esistenze altrui di modo che in ciascuno si possa trovare reciprocamente riconosciuto e rispettato il senso fondamentale della propria essenziale autonomia di soggetto.
Ma se invece la felicità è vista come un disegno il cui scopo ci sovrasta in nome della potenza di cui illude di poter superare quel limite  (sia questa razionale, irrazionale, scientifica, religiosa o mitica e oggi soprattutto tecnica) allora non è più la nostra autopoiesi che viviamo, ma quella del sistema a cui ci consegniamo per divenirne strumenti alienati di realizzazione e lo stesso lavoro che facciamo non è più il lavoro che ci costruisce, ma è il lavoro che ci aliena, fosse pure quello di consumare godendo.  


Si indubbiamente,il borghese si e' infine lui stesso trasformato in qualcos'altro,come fai giustamente accenno su alcune descrizioni all'inizio.
a me e' venuto in mente un altro film in contrapposizione con quello di monicelli,che potrebbe darne un idea,secondo me esatta e sarebbe "il capitale umano" di paolo virzi,dove secondo me ce un personaggio che potrebbe incarnare il "borghese moderno" interpretato dal bravo fabrizio bentivoglio..ma anche altri con sfumature diverse,segno anche di una frammentazione aggiuntiva e distruttiva!
un personaggio che cerca di sopravvivere a modo suo in questo capitalismo cannibale,raccattando le briciole dei nuovi potenti,(mentre nell'altro film una certa dignità,se pur piccola piccola ancora rimaneva) arrivando a negare sostanzialmente la sua stessa persona e la sua stessa "anima" (ma gli altri non sono certo da meno,anzi tutti ne sono coinvolti!) e nel modo peggiore...e lo raffigura bene nella scena in cui trova una mail della figlia che poi rivende,causando dolore e lacerazione persino nei suoi affetti più cari...vengono fuori tutti i valori rovesciati e la profonda ipocrisia di fondo ma fortemente perseguiti e che inesorabilmente ricascano sulle vite di tutti,non risparmiando niente e nessuno

https://www.youtube.com/watch?v=nz3D4YmYUng
#684
Citazione di: maral il 17 Luglio 2016, 10:05:04 AM
Non è vero che "il borghese inventa l'idea secondo cui si è sulla terra per essere « felici »", perché nessun essere umano, nemmeno il più convinto anacoreta, nemmeno Nikolai Berdjaev, desidera esserci per essere infelice. tutti desideriamo essere felici e accettiamo il dolore e l'infelicità solo se lo vediamo come mezzo di felicità, fosse pure in un altro mondo in cui è necessario credere. Il problema è invece dove collocare, qui, su questa terra e in noi stessi, la nostra felicità, dove poterla ancora trovare quando non la si trova più in ciò in cui ci si era illusi ci fosse, riuscendo però a non illudersi di pretese definitive ed eterne illusioni. La felicità non ha garanzia alcuna anche se è un diritto di tutti e forse è questo che il borghese, quando ancora c'era, prima di estinguersi, ci ha insegnato.

forse pero e' successo per la prima volta che la felicita doveva venire razionalizzata anche quella...da cui potrebbero essere sorte poi tutte le contraddizioni e a parer mio l'assurdità stessa di un simile principio,sancito a quanto pare pure "burocraticamente"
e magari sarebbe poi stato quello,il miglior modo per rendersi infelici,anche perché diventava implicito doverla raggiungere..e da qui l'idea stessa del progresso come sinonimo di felicita...ed anche qui mi pare una questione di limiti.
#685
Attualità / Re:Essi Vivono
17 Luglio 2016, 13:45:48 PM
Citazione di: Phil il 17 Luglio 2016, 11:13:03 AM
... e quando gli occidentali hanno riutilizzato l'invenzione cinese per scopi bellici, i cinesi si sono tirati indietro dall'assimilarla perché andava contro la loro cultura, oppure, alla fine, hanno detto: "non male questi occidentali, bella idea!", confermando che, appena messa alla prova, la loro visione del mondo (comprendente l'uccidere solo con lama) è anch'essa orientata al desiderio di progresso e alla competitività (dovendo anche difendersi dagli occidentali), attitudini tipicamente, meta-storicamente, umane...


Tuttavia, allargando ancora la prospettiva: quel mercante da chi deriva? Se poi questa derivazione dal passato sia anche una deriva etico-culturale è una questione di opinioni e di paradigmi interpretativi...

Quando parlo di un filo che lega l'uomo nei secoli, a prescindere dalle culture e dalle epoche, parlo del comun denominatore che la storia consente di rintracciare nel comportamento umano: come mai leggendo alcuni testi di Seneca o Sun-Tzu o altri, li troviamo attuali, saggi e ricchi di insegnamenti utili?
Perchè (marzullianamente mi faccio la domanda e mi rispondo, ma spero di avere anche vostre risposte differenti...) alcune attitudini della vita in società hanno ovviamente cambiato forma e contesto, ma il "meccanismo" di base è restato il medesimo...
Banalizzando: i furfanti, gli avidi, i criminali, gli sfruttati, gli arrivisti, i corrotti, i doppiogiochisti etc., sono personaggi che, se non erro, esistono da sempre nel racconto del genere umano; anche se, ovviamente, l'arrivista o l'avido dell'antico Egitto non compiva le stesse azioni dell'arrivista o dell'avido contemporaneo, ma il loro fine e la loro attitudine è decisamente assimilabile...


a me sembra che la differenza sia enorme...innanzitutto diciamo grossolanamente che quelli se ne stavano in santa pace a casa loro.. poi ovviamente come dici anche tu si sono dovuto forzatamente adeguare,altrimenti venivano minacciati di essere eliminati (come infatti e' accaduto ad altri,tipo indiani d'America e aborigeni)
ad ogni modo questo indica secondo me e in primo luogo un "involuzione" in tal senso e non il contrario.

===

io credo che sul comun denominatore non ci piove,(sia nel "bene" che nel "male") poi pero subentra appunto l'atteggiamento (la scelta) e in base come questo viene indirizzato,quindi non solo dal singolo ma come questo viene implicitamente subordinato all'ambiente e la società in cui vive,da cui prenderà d'esempio e formerà la sua stessa forma mentis...ora per non ripetere cose già dette,mi rifaccio a quanto già scritto da donquixote;

...Se una comunità esalta l'onestà ognuno tenderà ad essere onesto e reprimere le pulsioni delinquenziali; se una comunità esalta il coraggio e lo spirito di sacrificio il vile e l'ignavo se ne staranno nascosti; se una comunità esalta la sobrietà e l'equilibrio come stile di vita il riccastro esibizionista verrà deriso e non certo lodato; se una comunità esalta il possesso di doti spirituali e nel contempo disprezza quello di oggetti materiali nessuno tenderà a "produrre" più dello stretto necessario perchè non avrà a chi venderlo....

inoltre se come accade oggi e già da diverso tempo,che si e' eliminato qualsiasi punto di riferimento e l'unico "criterio" sostenuto e' quello del singolo,"atomizzato" e senza limiti alla sua pseudo libertà, (ma il bello e' che si crede pure il più libero della storia dell'umanità) chiaro che tutto salta a prescindere e non potrà che alimentare caos ed autodistruzione,come mi sembra chiaro stia accadendo in maniera sempre più esponenziale e mai verificatosi prima d'ora
#686
Attualità / Re:Essi Vivono
17 Luglio 2016, 02:39:09 AM
Phil@
è anche vero che i numeri, in antropologia e sociologia, hanno la loro importanza: non credo fossero gruppi di milioni di persone con la densità e le interazioni che abbiamo oggigiorno (un gruppo-comunità di 100 persone non può avere la stessa organizzazione, le stesse problematiche e lo stesso sviluppo storico di un gruppo mille volte più grande...). Non a caso avevo già precisato che parlavo di uno "stato numeroso e complesso" (auto-cit.). Quegli esempi virtuosi sono replicabili nelle metropoli?

Vero, dal punto di vista individuale... ma quando parliamo di comunità molto numerose e con una strutturazione economica che va ben oltre il baratto, i peccati capitali, come ricordavo, sono sempre stati gli stessi...

ma le citta così come le conosciamo noi e la metropoli poi,(conseguenza quest'ultima del suo stesso processo - economicista/sviluppista - mercantile prima e industriale poi e fra parentesi nascita dell'usura e in seguito delle banche e delle loro lobby congenite,Che tanto Oggi ci riguarda,e infatti "essi vivono", riguarda proprio grazie a quel cambiamento paradigmatico di cui sopra,dalla comunità in armonia con l'ambiente stesso all'individualismo egocentrico e che da quel punto in poi la "quantità" ,da tutti i suoi punti di vista (compreso il suo inevitabile aumento progressivo della popolazione e la complessità in generale) ne sarebbe stata la sua logica conseguenza..cosa che infatti prima di allora non si era e non si sarebbe mai potuto verificare.



Davvero queste popolazioni non avevano gli stessi difetti umani delle altre? O si tratta solo di declinazioni differenti delle stesse essenziali criticità?
I cinesi hanno abbandonato lo sviluppo perché rispettavano madre natura? Hanno davvero detto "adesso basta, potremmo inventare altre mirabolanti strumentazioni, ma non vogliamo inquinare..."?
Mi scuso, se è il caso, per la mia mancanza di chiarezza espositiva: non sostengo affatto che tutte le popolazioni abbiano le stesse potenzialità o debbano seguire lo stesso identico percorso... il filo conduttore è l'atteggiamento umano essenziale quando si trova in comunità "sostanziose", non certo le contingenze storiche, o politiche, o tecnologiche...

i cinesi,ad esempio,avevano scoperto la polvere da sparo ma ne facevano uso pirotecnico,sono stati gli occidentali moderni a concepirla come strumento e arma di distruzione



Ricorderei che noi deriviamo da quei romani; non ha molto senso chiedersi perché l'uovo non era già gallina, o perché la gallina non è più uovo... no?

gli antichi romani non avevano proprio nulla in comune con noi e lo stesso vale per il medioevo...noi deriviamo unicamente e proprio da quel mercante che poi si tramuterà inesorabilmente nel "borghese (piccolo piccolo)" dei nostri giorni..il solo esemplare rimasto.
#687
chi non l'ha visto questo gran bel film di monicelli,con la straordinaria interpretazione del grande alberto sordi?! :)

https://www.youtube.com/watch?v=RrlbQnDKcwg
https://www.youtube.com/watch?v=0XLnWPyXYNo

quello e' il film..
ora qualche definizione del borghese e la sua "scalata";

La formazione del mercato, resa possibile dallo smantellamento del sistema feudale, implica però la generalizzazione del sistema del valore di scambio, al cui interno l'individuo atomizzato è sempre più portato a guardare solo al proprio interesse privato.
(Pierre Rosanvallon)

Lo Stato nazionale si costruisce pertanto allo stesso ritmo del mercato, mentre la borghesia prosegue la sua ascesa;Individualismo e statalismo marciano di pari passo
Lo Stato non avrà pace fino a quando non avrà distrutto metodicamente tutte le forme intermediarie di socializzazione formatesi nel mondo feudale, le quali costituivano delle comunità naturali abbastanza importanti nella loro dimensione da essere relativamente autosufficienti: clan familiari, comunità di villaggio confraternite, mestieri, partiti, ecc.
(Durkheim)

Partecipando alla liberazione dell'individuo dalle sue forme precedenti di dipendenza e di solidarietà, esso sviluppa l'atomizzazione della società di cui ha bisogno per esistere
È stata l'azione congiunta dello Stato moderno e del mercato a consentire la grande frattura che ormai ci separa per sempre dalle società tradizionali, la comparsa di un tipo di società nella quale l'uomo individuale si prende per fine ultimo ed esiste solamente per se stesso
(Gilles Lipovetsky)

L'intera società feudale era ordinata sulla base della nozione di bene comune; i corpi e le corporazioni dovevano assumere il solenne impegno di sottomettersi alle sue esigenze. Il diritto di proprietà era riconosciuto non come un diritto in sé o come un diritto assoluto, ma per ragioni pratiche e contingenti (essendo le ricchezze gestite meglio da singoli che da collettività). Il calcolo economico non è dunque altro che un meno peggio. D'altro canto non si mira all'esattezza: « Quella che i conti debbano essere necessariamente esatti è un'idea specificamente moderna »
(Werner Sombart)

Il perseguimento del guadagno per il guadagno, illucrum in infinitum, la speculazione e il maneggio del denaro sono condannati come una passione vergognosa. Il Medioevo era severo verso l'acquisto e la rivendita con guadagno di una cosa il cui valore d'uso non è stato aumentato dal lavoro. Gli pareva che in tal caso il beneficio non fosse giustificato da alcun servizio reso dal venditore all'acquirente. A mano a mano che la borghesia si afferma, si assiste a questo riguardo ad un autentico rovesciamento di valori. Ormai la stima numerica è fondamentale . L'avidità di guadagno si trasforma in una virtù

L'attività economica cambia allora natura. Da empirica quale era, diventa razionalista. Doveva soddisfare gli scopi umani; adesso tocca all'uomo piegarsi alle sue leggi. Era essenzialmente un'economia della domanda e dell'uso,si trasforma in economia dell'offerta e dello scambio.

il commercio orientò, o almeno abituò a poco a poco lo spirito umano a orientarsi verso il giudizio quantitativo.Il mondo,ormai "disincantato", si trasforma in un oggetto di cui ci si può impadronire con l'attività ragionata. È ridotto ad una cosa riempita di cose, tutte valutabili e calcolabili. Cose che hanno un prezzo, ovvero un valore di scambio,il valore di scambio è una quantità, e il mercante si interessa soltanto della quantità
(Werner Sombart)

il borghese inventa l'idea secondo cui si è sulla terra per essere « felici » e questa idea ben presto sembrerà la più naturale del mondo Quanto alla felicità, essa viene concepita prima di tutto come un benessere materiale dipendente dalle condizioni esteriori, sulle quali, appunto, si può agire. Si sarà dunque più felici quando la società sarà "migliore". L'ideologia della felicità fa dunque il paio con quella del progresso, che le offre una giustificazione.

Il borghese, nel senso metafisico del termine, è un uomo che crede soltanto al mondo delle cose visibili e palpabili ed aspira ad occupare in tale mondo un posto sicuro e stabile.

Egli non si rende minimamente conto della vanità, della nullità dei beni di questo mondo. Prende sul serio esclusivamente la potenza economica
(Nikolai Berdjaev)

È il borghese a creare il regno delle cose, ma sono le cose a governarlo e dominarlo. In un mondo trasformato in oggetto, anche l'uomo diventa una cosa.
(Werner Sombart)

Ciò che significava decadenza per l'aristocratico diventa ideale per il borghese
(Evola)

Il borghese tiene alla considerazione, che implica di rispettare le convenzioni, più che alla gloria, che a volte si ottiene solo calpestando le regole. La qualità, di qui in avanti, sarà ridotta al merito.
"Il sublime è morto nella borghesia"
(Sorel)

Per il borghese vecchio stile occorre dunque sopprimere ogni spesa superflua. E per far questo, contare e contare senza fermarsi. Ma che cos'è il « superfluo »? ...Tutto!

quello che, appunto, non si lascia contare, tutto quello che non ha un'utilità calcolabile, tutto quello che non può essere ridotto a una valutazione in termini di vantaggio individuale, di redditività e di profitto.L'emergere della borghesia,la sua espansione e la sua vittoria finale marciano di pari passo con l'emersione, la propagazione e la vittoria finale di una nuova "idea", l'idea secondo cui la crescita illimitata della produzione e delle forze produttive è nei fatti lo scopo centrale della vita umana.
(Cornelius Castoriadis)

Nell'ottica borghese è l'inverso: si è solo ciò che si ha,la prova del valore è data dal successo materiale. E poiché quello che si ha deve lasciarsi valutare in una maniera imposta a tutti, il denaro diventa del tutto naturalmente il metro universale.

In sostanza, ciò che conta ormai è ciò che può essere contato.
Anche il tempo,infine, si trasforma in merce,che non bisogna sprecare si diffondeva la convinzione, proclamata da Franklin, che "il tempo è denaro"

Il borghese è l'uomo che ha perso il senso dell'Essere, che si muove solamente tra cose, e cose utilizzabili, destituite del loro mistero

Il borghese non è infatti agitato da preoccupazioni morali, quanto piuttosto dal moralismo,la sua adesione alla morale è concepita in un'ottica strumentale.
(Emmanuel Mounier)
#688
Citazione di: Aniel il 15 Luglio 2016, 09:39:43 AM
Quanti bei ricordi...io ad Amsterdam appena scesa alla stazione, con il mio mega-zaino sulle spalle e andamento e anima BEAT, nei primi anni 80, sono stata investita da una bicicletta con un giovane a bordo per niente simpatico, ricordo che mi insulto' pesantemente, ma l'animo mio era cosi' lieve che non ci feci caso piu' di tanto, piuttosto ero cosi' contenta di vedere cosi' tanti ciclisti...lungo i canali, nelle vie...Amsterdam mi dava un senso di grande liberta', ma la liberta' era dentro di me, come sempre quando viaggio ho l'impressione di aprire delle possibilita': attraverso strade nuove, attraverso l'imprevisto, attraverso la visione di nuove esperienze...., e' bello viaggiare, sempre!!!!


be a me l'Olanda mi era talmente piaciuta che poi ci sono tornato altre quattro volte,l'ultima nel 96 (sic!)
nei miei viaggi ho sempre evitato di andare nei soliti luoghi presi d'assalto dai turisti,oppure di ritrovarsi a fare le stesse medesime cose che si farebbero standosene tranquillamente a casa propria..che senso può avere un viaggio del genere? nessuno!
ho avuto anche la fortuna (pero ricercata) di vivere qualche giorno insieme ad una famiglia in un piccolo villaggio,dove davanti la loro casa cera pure il classico mulino olandese e a parte questo come mi sembrava tutto così "strano",così diverso dal modello tipico familiare nostro (almeno in quei tempi,oggi probabilmente non cambierebbe un granché)

da un po di tempo mi e' capitato di notare una pubblicità sugli hotel dove praticamente ci si ritrova nella stessa identica camera a prescindere dal luogo,tutto uguale e standardizzato all'estremo.
questo e' secondo me un altro indice molto chiaro di come il mondo e' stato reso uniforme e piatto,prendendo il posto della diversità,delle tradizioni e delle proprie radici culturali e che anche nel caso di un viaggio darebbe quella qualità che offrirebbe l'opportunità che al ritorna ci si senta più arricchiti di prima.

mi permetto di riprendere un tuo versetto scritto da un altra parte,per farne una riflessione al tema che secondo me trova ampia corrispondenza;

Se chiedo a mio figlio di 25 anni la sua opinione mi risponde che il concetto di 'CONFINE' e' superato, in una 'MENTE LIBERA' non esiste.

vedi,anche questo secondo me la dice lunga sul fenomeno uniformante e le nuove generazioni corrono il pericolo di non avvertirlo nemmeno più,talmente ne sono immersi e talmente ne sono imbevuti (..dai media in particolare /vedi pure spot di sopra)
se non esiste più confine,se non esistono più comparazioni diverse,in primo luogo dentro di noi,cosa posso veramente assimilare dall'altro,dal diverso da me? e se viene a mancare il confronto,(e il viaggio dovrebbe esserlo in prima istanza) qualunque sia la sua natura,come posso arrivare a conoscere e a conoscermi?...quale libertà?!
#689
Citazione di: Sariputra il 15 Luglio 2016, 11:18:40 AM
Infatti cosa c'è di diverso tra il terrorizzare la popolazione egiziana in maniera atroce e truculenta e l'intenzione dei fondamentalisti islamici di terrorizzarci macabramente per ottenere dai governi "occidentali" la resa di fronte alla loro intenzione di prendere il potere politico negli stati arabi? Qual'è il filo che, attraversando i millenni e la storia, lega i corpi irrigiditi dei bimbi egiziani, nel racconto epico-religioso ebraico, e i corpi dei bimbi stesi sull'asfalto in riva al mare?

ma non sarà pure lecito chiedersi se le cose stiano veramente così o se tutto questo casino,se in tutti questi attentati terroristici non vi sia dietro una trama che va oltre le apparenze?

in italia negli anni 70 abbiamo avuto molti attentati e dovrebbe essere chiaro che i veri mandanti manovravano nell'ombra,appoggiati da servizi segreti e governi compiacenti e subordinati che si rifacevano agli USA (il loro braccio armato)
l'attentato all'11 settembre idem...non era certo bin laden

tutti gli attentati,in particolare dal dopoguerra in poi ha un unica matrice e servono per giùstificare interventi armati per interessi puramente economici 
#690
Attualità / Re:Essi Vivono
15 Luglio 2016, 04:00:18 AM
nella proposta di questo argomento mi preme chiarire che non ho avanzato nessuna teoria fantascientifica,come il film potrebbe palesemente (ma secondo me,solo allegoricamente) suggerire.

so bene che da che mondo e' mondo esistono i dominatori e i dominati ma quello che a me interessava poi sottolineare era appunto il cambio di paradigma,che infatti non a caso ha avuto una svolta decisiva nell'illuminismo,ma come giustamente sottolinea donquixote questo non e' avvenuto spontaneamente e all'improvviso poiché in precedenza ve ne erano già stati altri di cambiamenti significativi che avrebbero preparato il terreno adatto.
mi sembra che siano emerse già chiare e precise descrizioni sul cosa questo abbia comportato e non posso che essere completamente d'accordo.

a me sembra comunque che non debba essere precluso all'argomento il ruolo che hanno avuto ed hanno i cosiddetti "illuminati" e che vi sarebbe intorno a questo un alone di mistero che viene considerato solo come frutto della fantasia di cospirazionisti.
si e' molto probabile che poi se ne dicano tante di cose e non tutte affidabili,ma se dal principio tutto viene bollato in questa maniera,anche questo a mio avviso diventa un pregiudizio,secondo me al pari dei dominati che credono di essere loro a decidere

io credo si sia verificato che certi gruppi di persone,certe lobby come si direbbe oggi si siano comunque coagulati nel corso di tali avvenimenti presi in riferimento,non mi sembra un caso che sia stata proprio la casta dei mercanti che di seguito avrebbe assunto il potere...un potere non solo dal punto di vista "pratico".
ed e' così che sarebbe sorta una certa "elite",che diversamente da cio che accadeva prima, questa si adoperava d'ora in poi a manovrare in maniera occulta e parallela,e verso una precisa direzione,tutta incentrata sul dominio economico e più brutalmente materiale,dell'uomo sull'uomo (homo hominem lupus) il solo che infatti sarebbero riusciti a concepire ma che a differenza della massa,la loro posizione era ben diversa.
da qui non mi pare così peregrina l'idea che tali gruppi si sarebbero poi sentiti autorizzati
(quasi divinamente al pari di una fede - rovesciata? - e non più solo ideologica) nel sentirsi diversi e a mettere le basi per un folle progetto per l'intera umanità che avrebbero dovuto assoggettare completamente...a me sembra che indizi in tal senso nemmeno manchino ed oggi ci sarebbero le prove effettive (un esempio può essere la creazione dell'unione europea e come ultimamente i governi vengono decisi senza nemmeno più la facciata delle elezioni)

inoltre come non evidenziare e mettere a confronto la perfetta coincidenza di cio che tutte le Tradizioni avevano già così chiaramente profetizzato..appunto "i segni dei tempi" dove si procede a passi sempre più spediti verso il rovesciamento.
allora penso anche che da questo punto di vista queste elite non siano venute fuori per caso ma che abbiano avuto un loro ruolo,anche abbastanza preciso (non solo storico-politico) nell'ambito di tale processo