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Messaggi - PhyroSphera

#676
Citazione di: Alberto Knox il 27 Novembre 2022, 14:18:07 PMMa giudizio estetico lo dice la parola , estetico viene dal greco e significa sensazione . Quindi il giudizio (proposizione) Non è riferito a una qualità dell oggetto ma del soggetto nella contemplazione sensibile che ne ha di questo oggetto . il busto di nefertiti non è bello , sono io che lo vedo bello .
Ma le sensazioni non sono mai arbitrarie, dipendono dall'oggetto. La parola dice diversamente da come tu presumi.

Mauro Pastore 
#677
Citazione di: PhyroSphera il 25 Novembre 2022, 16:22:07 PMLa bellezza è solo un fatto soggettivo, o è vero che il sentimento del bello, che in quanto sentimento è anche percezione di qualcosa di esterno, è una forma di conoscenza, di una bellezza non solo pensata ma effettivamente esistente?

Secondo voi Kant come avrebbe pensato questa questione? Davvero escludeva l'esistenza della bellezza, oppure molti interpreti, interessati soltanto alla Critica della ragion pura e intenzionati a metter da parte la Critica della ragion pratica, considerano la questione solo dal punto di vista delle teorie oggettive, dimenticando che le cose possono essere oltre che oggetti indifferenti anche soggetti di bellezza? O forse anche Kant indulgeva con questo oblio?

Come giudicare la portata della cosiddetta "rivoluzione copernicana" nella filosofia di Kant e del kantismo? Davvero essa autorizza a negare l'esistenza indipendente della bellezza? Non è forse questa rivoluzione da ritenersi affatto relativa? Propendo per questa conclusione, a prescindere da come Kant vivesse la sua rivoluzione filosofica.


MAURO PASTORE
Non ho ancora letto i nuovi messaggi di oggi, lo farò quando potrò, nel frattempo fornisco un link contenente una piccola trattazione in merito a Kant e all'arte e pure alla bellezza, trattazione molto chiara e dove non ci sono assurdi scontri tra parole e significati, come invece mi è capitato di trovare altrove. Da essa unitamente a una conoscenza generale del pensiero kantiano si può dedurre che Kant pensasse a una bellezza non esistente soltanto nel soggetto contemplante. In definitiva concordo con questa interpretazione dell'opera di Kant, interpretazione che ho trovato tra tante invece inadeguate e non prive di illazioni. Come trovai la Critica della ragion pratica spesso platealmente faintesa, anche a "livelli alti" per così dire, così e anche peggio ho trovato fraintesa la Critica del giudizio. Questa che invece vi fornisco è una riflessione adeguata.
Eccone il link suddetto:

https://blogmain.tecnophilosophy.com/larte-secondo-kant/

Qui di seguito ne riporto il testo (cui autore Dario Currado) dove si tratta anche della bellezza in generale:



" L'arte secondo Kant
Il sentimento del bello nell'arte


Con questo testo ritorno sul tema dell'arte nella filosofia, avendo l'intento di analizzare i differenti concetti di arte che sono stati sviluppati dai filosofi lungo la storia della filosofia. Il protagonista di oggi è Immanuel Kant. In passato ho già scritto su Nietzsche e Schopenhauer. Kant presenta una filosofia dell'arte nel suo scritto sull'estetica: La critica del giudizio. Questo significa che il concetto di arte di Kant è certamente connesso con i temi del bello e del sublime, i quali costituiscono i temi classici trattati dall'estetica nella filosofia.

La critica del giudizio pone questo problema: esiste una facoltà del giudizio così come esistono cose come la sensibilità, l'intelletto o l'immaginazione? L'oggetto dell'opera è dunque il giudizio, ma sono due i tipi di giudizi che vengono analizzati: il giudizio estetico e quello teleologico. In questo contesto l'unico giudizio che ci interessa è quello estetico. Nel giudizio estetico vediamo in atto il giudizio riflettente, ossia quel giudizio che non sussume il caso sotto la regola, ma fa in modo che sia il caso che inventi la sua regola. L'analisi del giudizio estetico viene divisa da Kant in analitica del bello ed analitica del sublime.
Il bello in Kant implica la connessione di una rappresentazione di qualcosa con i sentimenti di piacere o di dispiacere. Chiaramente diciamo bello ciò che ci piace e brutto ciò che ci procura dispiacere. Per questo, trattandosi di qualcosa che riguarda il soggetto solo, non possiamo definire il giudizio estetico una forma di conoscenza. Tuttavia, sebbene il giudizio sul bello non è conoscenza, perché non implica concetti, resta il fatto che il bello è sempre disinteressato. Kant, dunque, non ha in mente un concetto di bello patologico, influenzato dal desiderio. Kant, infatti, non vuole dire che il giudizio del bello è soggettivo, perché altrimenti non potrebbe essere universale. Egli afferma soltanto l'esistenza di un piacere, che è definito dal termine "gusto", il quale si riferisce al soggetto, poiché è legato ad una rappresentazione mentale. Dunque, per entrare nel tema dell'arte, non si sta parlando di quei giudizi come: "A me piace Rembrant, in quanto trovo in suoi quadri molto belli, mentre detesto assolutamente Picasso". Avere gusto estetico comporterebbe sostenere la bellezza sia delle opere di Rembrant sia di quelle di Picasso. Sembra strano che un giudizio di bellezza possa essere oggettivo, ma per Kant è proprio così. Questo funziona perché Kant pone il piacere come successivo al giudizio estetico e non come antecedente. Se fosse stato antecedente, allora ne sarebbe conseguito che quel giudizio sarebbe stato soggettivo. Il bello, sostiene Kant, è ciò che piace senza concetto. Se il giudizio del bello è oggettivo, quali sono le regole su cui si basa questo giudizio? Perché, in fondo, dovremmo dire che "Il quadrato bianco su sfondo bianco" di Malevic è oggettivamente bello, è arte, mentre il mio schizzo di un quadrato su carta non è bello? Kant ci risponde sostenendo che il giudizio del bello segue il modello del giudizio riflettente, ossia è regola a se stesso. Inoltre questo giudizio sorge dall'accordo tra le facoltà dell'intelletto, del sentimento e dell'immaginazione. Non esiste, dunque, propriamente, una quarta facoltà del giudizio. Sappiamo ora che nell'arte non ci sono regole generali che preesistono i casi. Questo è interessante perché ci permette di evitare di usare gli stessi criteri per giudicare correnti artistiche completamente differenti come realisti, impressionisti, espressionisti, surrealisti, ecc. Sussumere casi sotto la stessa regola non avrebbe potuto permettere di pensare come arte molte correnti che rompono le righe rispetto alla tradizione. Ogni corrente, si potrebbe quasi dire, si è data una regola a se stessa. Kant ci dice anche che il giudizio sull'arte implica una contemplazione disinteressata dell'opera, la quale ci porta a dire che è bella. Non è poiché è bella, che diciamo che è arte. Noi prima diamo il nostro giudizio, perché poi possiamo percepire l'opera come bella. L'armonia delle facoltà produce quel sentimento.
Inoltre Kant sostiene che ciò che conta nell'arte è sempre la forma, il resto è semplicemente un'attrattiva. Dunque i colori non sono essenziali nell'arte, ma costituiscono solo un'attrattiva. I colori, infatti, secondo Kant, ci condizionano patologicamente, non possiamo osservarli in maniera disinteressata. Solo la forma può essere contemplata disinteressatamente. Se il giudizio estetico di gusto è universale, come mai ci sono persone che dicono: "A me personalmente Andy Warhol non piace assolutamente"? Kant spiega che l'universalità del gusto si basa su una forma di senso comune, il quale nasce dal fatto che tutti abbiamo quelle facoltà sopra citate e in tutti può verificarsi l'armonia tra queste facoltà. Chi non si trova d'accordo con gli altri è semplicemente una persona che non ha gusto. Qui viene il problema: bisogna avere gusto, ma come si sviluppa il gusto? Su questo Kant non ci dice molto, possiamo solo dedurre che il gusto dipenda sempre dall'accordo dell'intelletto con l'immaginazione e la sensibilità. Possiamo pensare che questo accordo manchi in chi non ha gusto.


Il sublime nell'arte in Kant

Kant analizza nella Critica del giudizio anche il sublime. Vien da chiedersi se anche questo giochi un ruolo importante nell'arte o meno, sicuramente ne svolge uno nell'estetica. Kant distingue due forme di sublime: 1) Sublime matematico: quel sentimento che si prove di fronte a ciò di cui non si possono percepire i limiti. Per esempio quando guardo un paesaggio sconfinato, quando mi sento piccolo guardando le stelle nel cielo, oppure se vedo l'orizzonte del mare.
2) Sublime dinamico: quel sentimento che si prova di fronte alla potenza della natura. Per esempio nel caso del tornado, del terremoto o un'eruzione vulcanica. La teoria di Kant sull'arte certamente si inserisce tra quelle che pensano l'arte a partire dal bello, ma concepisce il bello di modo tale che non sia semplicemente soggettivo, ma segue il giudizio estetico. L'arte è anche definita da un'esperienza particolare: un'esperienza di contemplazione disinteressata. Nell'arte l'uomo cerca di superare il suo desiderio e grazie all'armonia delle facoltà avere gusto artistico. Il gusto artistico è quella componente sociale che, in fin dei conti, permette l'esistenza dell'arte di giudizi oggettivi sulle opere artistiche. "



Mauro Pastore
#678
La bellezza è solo un fatto soggettivo, o è vero che il sentimento del bello, che in quanto sentimento è anche percezione di qualcosa di esterno, è una forma di conoscenza, di una bellezza non solo pensata ma effettivamente esistente?

Secondo voi Kant come avrebbe pensato questa questione? Davvero escludeva l'esistenza della bellezza, oppure molti interpreti, interessati soltanto alla Critica della ragion pura e intenzionati a metter da parte la Critica della ragion pratica, considerano la questione solo dal punto di vista delle teorie oggettive, dimenticando che le cose possono essere oltre che oggetti indifferenti anche soggetti di bellezza? O forse anche Kant indulgeva con questo oblio?

Come giudicare la portata della cosiddetta "rivoluzione copernicana" nella filosofia di Kant e del kantismo? Davvero essa autorizza a negare l'esistenza indipendente della bellezza? Non è forse questa rivoluzione da ritenersi affatto relativa? Propendo per questa conclusione, a prescindere da come Kant vivesse la sua rivoluzione filosofica.


MAURO PASTORE
#679
Tematiche Spirituali / Re: Esperienze di eternità
14 Novembre 2022, 21:24:09 PM
Citazione di: Alberto Knox il 23 Ottobre 2022, 19:34:53 PMtutto questo sembra interessante , ma ancora piùinteressante è che sia tutto nato per via del fatto che ho detto che non mi piace l'ideologia dottrinale cristiana chiamata "peccato originale" ma se si va a vedere cosa dice tale dottrina allora sarà del tutto evidente che certe spiegazioni sono del tutto insufficenti e fuorvianti. La prima è propio quella di inizio in cui viene detto che le malattie , il male fisico sono la conseguenza dell entrata del peccato nel mondo , il famoso peccato di Adamo ed Eva. è l'idea per la quale la dottrina tradizionale sostiene che il mondo era stato creato origninariamente perfetto! è questo mito della perfezione iniziale, che non conosce l'evoluzione, che non conosce il caos , che non conosce il darsi effettivo delle mutazioni, delle rivoluzioni. Che non conosce tutto questo e che pensa che fin da subito tutto si dia perfettamente è il mito che ha portato all idea del peccato originale ed a una visione del mondo insostenibile.

Se interpreti bene la Bibbia, noterai che la trasgressione alla base del peccato originale era proprio il volere la perfezione divina... E in realtà nella Bibbia non è detto che il peccato sia di tutti, anzi nel Vangelo si mostra una umanità senza peccato.

Mauro Pastore 
#680
Tematiche Spirituali / Re: Vivere in senso extramorale
14 Novembre 2022, 21:08:50 PM
Citazione di: viator il 13 Novembre 2022, 20:59:29 PMSalve MauroPastore. Ben detto. Hai ragione. Basta visitare un qualche museo anatomico (feti deformi, decerebrati etc.) oppure il famosissimo Cottolengo di Don Orione per rendersi conto di quanti (lasciando perdere qualche miliardo di sfortunatissime persone "normali" che non conosceranno mai la infinita bontà del Dio dei Cristiani, perchè miscredenti o seguaci di religioni diverse)......................di quanti - dicevo - sono coloro che risultano predestinati o destinati a non conoscere il peccato.

Non ho capito però una cosa : ma per aspirare alla beatitudine è sufficiente non aver peccato (o comunque essere stati assolti dal peccato).......oppure è necessario obbligatoriamente l'aver praticato attivamente la virtù (conosci, vero, cosa siano le virtù teologali ?). Saluti.

Da quel che hai scritto, direi che non hai proprio còlto il senso del mio discorso.

Mauro Pastore 
#681
Citazione di: PhyroSphera il 15 Aprile 2022, 19:32:36 PMC'è anche "Satana". L'arbitrio è sospeso tra l'amore di Dio e l'odio del diavolo. In senso assoluto non è libero perché l'alternativa ultima è già data.

MAURO PASTORE
In verità ho cambiato prospettiva, anche per me stesso. Questo mio schema non coglie l'originarietà dell'esistenza nella quale l'alternativa che ho detto non è attiva perché non esiste nessuna caduta, né di "Lucifero" né di "Adamo"... Ma allora originariamente non ha senso definire l'arbitrio né servo né libero, basti la tautologia: l'arbitrio è arbitrio.

Mauro Pastore
#682
Tematiche Spirituali / Vivere in senso extramorale
13 Novembre 2022, 19:22:08 PM
Esiste nel cristianesimo anche un significato extramorale, per cui la salvezza può essere senza necessità di redenzione.
Mi avvedo — torno a pensare — che l'alternativa Dio/diavolo, l'altra innocenza/colpevolezza, non sono davvero attive per tutti.
Mi spiego:


Certo si può dire che se nella vita non c'è Dio allora c'è il diavolo, ma esistono anche vite per le quali Dio non si presenta quale refutabilità... Non per tutta l'umanità (neanche per la mia) ha avuto e ha e avrà senso l'evento della cosiddetta caduta di Lucifero, per la quale il tramite per Dio si muta nel suo opposto e l'uomo, avendo appunto bisogno di quel tramite, è esposto alla possibilità del peccato...
E la cosiddetta caduta di Adamo non coinvolge tutti né potrebbe coinvolgere tutti, non solo perché si può evitare il peccato ma perché non tutti hanno possibilità di peccare.

Sicuramente è vero che l'unica buona via è quella segnata da Dio, ma solo una parte dei viventi si trova davanti a una scelta, l'altra non ha che solo un cammino da continuare. Certo per fare questo cammino non ci si può avvalere della morale, quindi a volte è duro nonostante sia in esso sempre presente Dio.
Inoltre non si può dire quale dei due destini sia migliore, anzi nessuno dei due lo è: sia con la sola diretta presenza di Dio, sia con una Sua presenza sostenuta dal giudizio, si tratta di due modalità di esistenza entrambe degne.


Certamente se non esiste il peccato, non per questo non esiste il male. Ma un conto è essere sottoposti al giudizio di peccato per vivere meglio, altro conto è non esserne sottoposti: restando anche in questo caso il còmpito di vivere e vivere meglio.



Mauro Pastore
#683
Citazione di: Ipazia il 27 Ottobre 2022, 07:20:26 AMIl "matriarcato" non è ancora così ferocemente insediato da aver prodotto un modello comportamentale maschicida. La brama di proprietà e dominanza sessuale estesa fino all'omicidio è una prerogativa ancora tutta patriarcale. Basti pensare al  femminicidio della figlia che rifiuta il matrimonio combinato.

Piuttosto che alla omologazione linguistica del maschicidio auspicherei il venir meno delle cause che hanno generato, nei fatti e nella linguistica, il femminicidio.

Sulla sovraestensione della problematica gender e della sessualità in generale, penso anch'io si sia superato il limite del buongusto e della ratio. Ma sono sintomi marginali di una decadenza bizantina la cui patologia va ricercata molto più a fondo, ed in cui l'integralismo patriarcale può soltanto aggravare gli effetti. Oltre ad essere eticamente inaccettabile, grondando sangue da tutte le parti della sua storia, fino ai femminicidi odierni.
Che siano pochi i maschicidi, ma ci sono e comunque se non ve ne fossero la legge dovrebbe in ogni caso premunirsi ugualmente che per le femmine. La questione che voi ponete è faziosa fino all'intontimento... Ignori per esempio che esistono madri che commettono infanticidio e che esistono casi di delitto specificamente contro il maschio? Come lo giustifichereste il vostro amore per la statistica di fronte anche a una sola vittima, anche solo potenziale? Che il diavolo vi porti.

MAURO PASTORE 
#684
Citazione di: Jacopus il 27 Ottobre 2022, 08:25:39 AMPrecisazione: il femminicidio è l'omicidio di una donna in quanto donna e quindi non va confuso con l'omicidio generico. Sono omicidi che si sviluppano all'interno delle relazioni familiari, come ad esempio una figlia che non porta il velo, che non accetta un marito combinato, che vuole divorziare o semplicemente andare a lavorare e quindi non restare sotto il controllo assoluto del compagno. Secondo l'istat nel 2021, reati di questo genere hanno fatto condannare per il 98,3 per cento degli uomini e per l'1,7 delle donne, gran parte delle quali, quest'ultime, come complici degli uomini che uccidono. Con questi numeri parlare di maschicidio è o il frutto di malafede o di una profonda ideologia misogina.
La legge deve tutelare tutti, anche se pochi o se nessuno di effettivo. Non è una questione risolvibile con le statistiche, che peraltro sono dipendenti da sistemi di accertamento che non sono infallibili. Quanto all'omicidio e al femminicidio, col primo sono ovviamente considerati tutti i casi di colpevole uccisione, non si fa eccezione alla morte di una "donna in quanto donna", espressione che tu usi invece di descrivere la motivazione del delitto, che non è l'essere donna evidentemente: non sarebbe mai movente sufficiente per un delittuoso... Inoltre esiste anche il femminicidio perpetrato da donne. In verità siete fuori da ogni logica ed è penoso ricevere le risposte che date.

MAURO PASTORE 
#685
Citazione di: Ipazia il 26 Ottobre 2022, 20:10:43 PMIl termine "femminicidio" è nato per evidenziare il divario di genere esistente negli omicidi caratterizzati da motivazioni che un tempo venivano eufemisticamente chiamate "passionali".

Giustamente la legge, che prevede le aggravanti per delitti nei contesti "sentimentali" e familiari, non fa distinzioni di genere, ma il suo utilizzo una quantificazione di genere ce l'ha. E finché ce l'avrà sarà giustificato pure questo termine.

Quanto al "matriarcato emerso dalla clandestinità" non se ne vede traccia, se non nelle fobie di una mentalità patriarcale dura a morire. La diatriba su sfondo sessuale prosegue come da sempre, ma la proliferazione dei generi e delle preferenze sessuali ha già reso absoleta la polemica maschio-femmina.

A me questa risposta pare motivata dal proposito di mettere confusione. Si parte in apparenza bene si continua realmente non bene e si finisce proprio male...
Se si adotta la specificazione del femminicidio, si deve adottare anche l'altra del maschicidio.
Le mancate tracce del suddetto matriarcato, sono frutto del non voler vedere o del non voler far vedere... Eppure basta notare l'abuso che si fa di 'luoghi' comuni quali la figura della donna come "angelo del focolare" per individuare questo matriarcato ancora vivo e operante.
Quanto al superamento della diade maschio/femmina, si tratta di illusione e follia. La vera scienza ha provato solo casi di scarsa caratterizzazione di un sesso oppure di soli accenni, peraltro inattivi, dell'altro sesso; i presunti cambi di sesso, più ingannevolmente detti "transizioni", sono inesistenti, finti; la conoscenza di sé più elementare attesta la divisione in due soli sessi...
E questo discorso non è accettato da chi fraintende volontariamente l'omosessualità a causa di propria omofobia. Certo tutto ciò non corrisponde alla maggioranza dei criteri "LGBT" e neppure agli altri aggiunti, ma si tratta di falsi criteri, di ritrovati subculturali, adatti solo per folle di sessuofobici che recitano la parte degli emancipati.

MAURO PASTORE
#686
Si è parlato tanto di 'femminicidio', si è trattato il termine come la necessaria integrazione dell'altro, l'omicidio, ma in realtà quest'ultimo già contiene in sé il significato del primo, assieme a quest'altro: 'maschicidio', a torto non usato, perché se si ha fatta la specificazione sulle femmine, la si deve fare anche sui maschi...
La legge italiana tuttavia che io sappia ha menzionato il delitto aggiungendo specificazione per entrambi i generi, senza ricorrere ad altro termine che il generale.

Dalla sperequazione linguistica del 'femminicidio' si deduce che un vasto ambiente sogna provvedimenti iniqui, sostenendo un femminismo a oltranza che va oltre ogni possibile diritto... Questo ambiente per ora ha avuto in sorte solo un linguaggio che lo rende a suo modo involontariamente sincero...
L'attuale legge, nonostante la ossessione linguistica che ho descritto, tutela i maschi ugualmente alle femmine; l'ossessione invece è indice di una società matriarcale emersa dalla clandestinità e che non conosce vero senso di uguaglianza tra i sessi. Questa società, intromessa anche nell'autentico dialogo politico, è sostenuta dal cattivo giornalismo, che manifesta anche le cortesie eccessive del vecchio maschilismo, il quale si sente in colpa per le sue prepotenze e finisce col desiderare concessioni eccessive.

Si rivelano insomma in questa vicenda un femminismo e un maschilismo inaccettabili da una vera democrazia e che sono sostenuti da moltitudini massificate, che continuano ad organizzarsi mediante concetti non del tutto dichiarati, evidentemente incompatibili con il minimo senso di uguaglianza necessario alle vere moltitudini democratiche.
Queste massificazioni sono ostili alla vera politica perché non sostengono vere idee, che potrebbero rappresentare qualcosa in politica; la idea tradizionale patriarcale ne è distinta e quella progressista-femminista ne è altra cosa...

Si tratta di fenomeni di massa che sono ostili anche ad un corretto uso della lingua italiana e che a ben vedere sono per impulsività e irriflessività costituiti da un primitivismo alieno dalla vera civiltà italiana, ancor di più alieno dalla eredità civile greca, quella che ci proviene direttamente dai tempi antichi e che non è estranea all'Italia.
Infatti questo primitivismo non ha alcuna coerenza naturale.


MAURO PASTORE
#687
Storia / Re: Lo stemma della Russia
26 Ottobre 2022, 11:31:26 AM
Citazione di: Eutidemo il 26 Ottobre 2022, 06:51:15 AM
Ciao PhyroSphera. :)
Ti ringrazio per il tuo intervento, molto intelligente, informato, acuto; e, in buona parte, anche condivisibile.
***
Ed infatti, sotto il profilo istituzionale, dalla rivoluzione bolscevica in poi, lo Stato Russo ha sempre avuto la forma (esteriore) di una "Federazione di Repubbliche", e non più quella di un "Impero".
***
Al riguardo occorre anche distinguere tra "federazione" e "confederazione", in quanto:
a)
La "federazione" è uno Stato formato da Stati locali o regioni; il quale ha poteri sia sui singoli Stati che sui singoli cittadini.
b)
La "confederazione", invece, non dà luogo ad uno Stato; in quanto gli Stati che vi aderiscono mantengono la propria sovranità e autonomia.
***
Sotto tale profilo meramente "istituzionale", ed a prescindere dalle diversità costituzionali e legali che intercorrono tra di loro, sia gli USA (United States of America), sia la RF (Росси́йская Федера́ция?, traslitterato: Rossijskaja Federacija), a differenza della "Confederazione Sudista" dei tempi della guerra civile, sono entrambe due "FEDERAZIONI DI STATI" (anche se la prima viene denominata "Unione").
***
Sotto un profilo "geopolitico", invece:
a)
Gli USA non hanno una composizione di "tipo imperiale", perchè comprendono popolazioni ed etnie mescolate un po' dappertutto sul suo territorio (il cosiddetto "Melting Pot"); ed infatti i Texani e i Californiani sono composti da popolazioni ed etnie mescolate tra di loro, anche se in diversa composizione e misura.
Inoltre non c'è nessun singolo Stato che prevalga e diriga gli altri Stati con un suo Leader autocratico; come, appunto, accade con un "imperatore" (di nome o di fatto).
b)
La RF, invece, ha decisamente una composizione di "tipo imperiale", perchè comprende popolazioni ed etnie ciascuna con un proprio ben distinto territorio, storicamente ben diverso da quello degli altri; ed infatti i Calmucchi, i Ceceni i Russi ecc., sono popolazioni ed etnie ben distinte tra di loro, ciascuna allocata sul suo specifico territorio.
Inoltre, a differenza degli Usa, c'è un singolo Stato che prevale e dirige gli altri con il suo Leader; cioè la Russia con il suo Autocrate Putin (che non è certo "imperatore" di nome, ma lo è senz'altro di fatto).
Un po' come avveniva al tempo degli ZAR; e dell'antica Roma, visto che Mosca viene tutt'ora definita la "Terza Roma".
***
Quindi, il richiamo all'"impero russo" ha senso non solo per "tradizione",  ma anche per l'attuale "sostanza"  e "composizione" territoriale dell'odierno Stato russo.
***
Però hai senz'altro ragione nel sostenere che nel mondo è rimasta una sola istituzione politica denominata formalmente "Impero"; cioè il Giappone; il quale, nel secolo scorso, era diventato tale non solo di nome, ma anche di fatto.
***
Però, ormai, mentre la Russia è rimasta un impero solo di fatto, ma non più di nome, al contrario il Giappone è ormai un impero solo di nome, ma non più di fatto.
Ironia della storia!
***
D'altronde, in fondo, anche tu concludi che esistono ancora degli imperi, sebbene non in forma istituzionale; sulla qual cosa siamo perfettamente d'accordo!
E ti ringrazio anche per non aver incluso nel discorso la "democrazia" (come hanno fatto altri); la quale, col tema degli "imperi", non c'entrava niente!
***
Un saluto :)
***

Nella attuale federazione russa tutti gli Stati sono a loro volta russi, non c'è impero.
Invece in Giappone l'Impero sussiste ancora perché di fatto funziona anche internamente per le singole regioni dello stesso Giappone.

Mauro Pastore 
#688
Storia / Re: Lo stemma della Russia
25 Ottobre 2022, 13:28:55 PM
Citazione di: Eutidemo il 25 Aprile 2022, 14:29:11 PME, secondo me, è anche a causa di tale "discronica incompatibilità geopolitica", che si sta verificando l'attuale conflitto.
(password: "logos")
https://www.dailymotion.com/video/x8aats4
P.S.
La Russia zarista (pre e post sovietica) è raffigurata in verde, mentre quella sovietica in rosso.

Il richiamo all'impero russo nell'odierno Stato russo ha senso per tradizione non per sopravvivenza dell'Impero nell'odierno Stato russo. Nel mondo è rimasta una istituzione politica imperiale tradizionale nel Giappone. L'Impero in Giappone si dà il ruolo di rappresentare l'istituzione politica imperiale in quanto tale per l'intera umanità. Difatti è l'unica istituzione di questo tipo rimasta. Ma ovviamente non si tratta di sostituzione a tutti gli altri imperi del passato né si tratta di assumerne i retaggi; né si pretende che non siano esistiti e non esistano ancora imperi non istituzionali.

Mauro Pastore 
#689
Il senso dei biblici Vangeli e Atti degli apostoli non sta nel proporre esempi di umanità. Pur ammettendo che Gesù fosse sopravvissuto alla morte e così anche i suoi seguaci, restano troppo drammatiche le vicende per una imitazione utile. Nel Prologo del Vangelo di Giovanni la salvezza è assegnata a coloro che credono nel nome di Gesù non in Gesù stesso; ma a riguardo nessuna delle tre grandi confessioni sedicenti cristiane è esente da un errore fondamentale: l'aver tentato di innalzare Gesù di Nazareth a capo carismatico di un movimento che dunque non è diverso da una grande setta. Anzi, dico finanche che dalla Bibbia si deduce che la vicenda di Gesù di Nazareth e dei suoi seguaci dimostra l'assoluta necessità di credere in Dio non in un uomo: insomma il senso non sta nell'uomo crocifisso ma nel Dio crocifisso (che appunto non riceve danno dalla croce). Viceversa la religiosità che intende farsi imitatrice del Nazareno è insensata, anche dissennata, d'altronde aborrita dallo stesso che essa pone invece come soggetto da imitare: Gesù infatti non agiva per cercare degni compari nel martirio, evidentemente proponeva di prendere con sé la propria croce solo a coloro che non avevano capito il significato della sua testimonianza, che era teologica non antropologica.
La vera antropologia cristiana non sta nel riferimento a Gesù di Nazareth, ma nell'indicare un tipo di credente, la cui fede non ha capi carismatici per tramiti ma solo il proprio animo e Dio stesso. In tal senso Cristo è la sua Chiesa, ma questa affermazione non trova riscontro nell'attuale condizione della sedicente ufficialità cristiana. Ad affermare il giusto mi risulta essere il cosiddetto "New Thought" il quale propugna appunto la via interiore e diretta per Dio, senza qualcuno o qualcosa di esterno da imitare.
Le tre principali confessioni che si dicono cristiane sono sul punto di tramutarsi in anticristianesimo anzi per certi versi questo è già accaduto, con la svalutazione della corporeità e con l'avvilimento della vitalità.

MAURO PASTORE
#690
Citazione di: niko il 11 Luglio 2022, 18:56:22 PMMa anche no, non e' un contraccettivo e non e' un ripiego; e' quello che a te non piace: una libera scelta.



Sempre deduzioni sbagliate: non è vero che non mi piacciono le libere scelte. Non vi attenete al testo, ci aggiungete significati che non appartengono ad esso.
Comunque gli orientamenti sessuali dipendono anche da fattori che trascendono le libere scelte. L'omosessualità per esempio è innescata anche per la mancanza del sesso opposto. Il sesso obbedisce agli istinti e ha poco a che fare con la libera scelta.

MAURO PASTORE