Premetto che non ho seguito il festival, ma lui mi ha inseguito su ansa, youtube, etc. quindi ne conosco solo ciò che mi è stato "imboccato" da algoritmi e homepage varie, ossia principalmente gli "highlight" ed episodi salienti extra-musicali, a cui si aggiunge quanto qui segnalato da voi.
Sanremo ha i suoi consolidati canoni, non solo canori ma anche di stile, canoni non scritti ma comunque noti. Il bacio fra uomini o un abito nude-look può stupire il pubblico sanremese medio (o chiunque usi la tv più di internet), pur nella consapevolezza, ormai diffusa credo, che stupire diventa sempre più difficile, man mano che si impilano i «precedenti» (come in ambito giuridico), e non solo a Sanremo: più si rompono gli schemi, più iniziano a scarseggiare gli schemi da rompere per farsi notare o far notizia.
A suo modo rompe gli schemi anche il prete che twitta battute da seminarista maschilista e politically uncorrect, dando così (involontariamente) benzina alla "battaglia" per la libera ostentazione del corpo promossa dall'imprenditrice in (succinta) veste di coconduttrice, o comunque vengano chiamate le donne convocate (anche o solo?) per il bell'aspetto ad arricchire la serata, e a cui viene concesso, se non ho capito male, un monologo di "pubblicità progresso". A Sanremo sono stati ormai "sdoganati" (come diceva una moda linguistica ormai già vecchia) i tatuaggi in volto affiancati a esponenti storici della canzone nostrana; è entrata in scena anche la politica con la "corrispondenza dall'estero" e il presidente che omaggia l'Ariston, non più solo la prima alla Scala. Per l'anno prossimo non sarà dunque facile stupire di più o aggiungere nuovi elementi, ma ben venga se il tutto ha avuto come collante una conduzione sobria e uno stile amichevolmente pacato. Alla fine, trattandosi pur sempre di esposizione per le canzoni, è una vetrina che muove le classifiche di vendita e di gradimento, che per i cantanti, soprattutto i (relativamente) meno affermati, si chiama «lavoro».
L'unica nota stonata in cui mi sono imbattuto (non avendo ascoltato le canzoni che solitamente non sono il mio genere) è il ragazzo che "abbrutito" da un problema tecnico inizia a prendere a calci i fiori della scenografia e poi commenta con qualcosa del tipo «mi sono divertito lo stesso»; più che baci omosessuali, plug anali, nudità e ammiccamenti politici, questo sfregio estetico, calciare con foga dei fiori ornamentali, devo ammetterlo (in tutta la "pochezza" del gesto, in tutti i sensi), mi ha colpito... pur non avendoti visto, uno a zero per te, Sanremo.
Sanremo ha i suoi consolidati canoni, non solo canori ma anche di stile, canoni non scritti ma comunque noti. Il bacio fra uomini o un abito nude-look può stupire il pubblico sanremese medio (o chiunque usi la tv più di internet), pur nella consapevolezza, ormai diffusa credo, che stupire diventa sempre più difficile, man mano che si impilano i «precedenti» (come in ambito giuridico), e non solo a Sanremo: più si rompono gli schemi, più iniziano a scarseggiare gli schemi da rompere per farsi notare o far notizia.
A suo modo rompe gli schemi anche il prete che twitta battute da seminarista maschilista e politically uncorrect, dando così (involontariamente) benzina alla "battaglia" per la libera ostentazione del corpo promossa dall'imprenditrice in (succinta) veste di coconduttrice, o comunque vengano chiamate le donne convocate (anche o solo?) per il bell'aspetto ad arricchire la serata, e a cui viene concesso, se non ho capito male, un monologo di "pubblicità progresso". A Sanremo sono stati ormai "sdoganati" (come diceva una moda linguistica ormai già vecchia) i tatuaggi in volto affiancati a esponenti storici della canzone nostrana; è entrata in scena anche la politica con la "corrispondenza dall'estero" e il presidente che omaggia l'Ariston, non più solo la prima alla Scala. Per l'anno prossimo non sarà dunque facile stupire di più o aggiungere nuovi elementi, ma ben venga se il tutto ha avuto come collante una conduzione sobria e uno stile amichevolmente pacato. Alla fine, trattandosi pur sempre di esposizione per le canzoni, è una vetrina che muove le classifiche di vendita e di gradimento, che per i cantanti, soprattutto i (relativamente) meno affermati, si chiama «lavoro».
L'unica nota stonata in cui mi sono imbattuto (non avendo ascoltato le canzoni che solitamente non sono il mio genere) è il ragazzo che "abbrutito" da un problema tecnico inizia a prendere a calci i fiori della scenografia e poi commenta con qualcosa del tipo «mi sono divertito lo stesso»; più che baci omosessuali, plug anali, nudità e ammiccamenti politici, questo sfregio estetico, calciare con foga dei fiori ornamentali, devo ammetterlo (in tutta la "pochezza" del gesto, in tutti i sensi), mi ha colpito... pur non avendoti visto, uno a zero per te, Sanremo.
