
Per Luigi Pirandello nelle relazioni sociali indossiamo delle metaforiche maschere da usare nelle diverse circostanze che ci vengono imposte dalle convenzioni e dalle norme di comportamento.
Per questo drammaturgo siciliano la vita non è nient'altro che "un'enorme pupazzata", uno spettacolo all'interno del quale ognuno di noi è ridotto a marionetta, costretto a compiere atti e gesti che non gli appartengono, impossibilitato a fare scelte e a realizzare i propri desideri e le proprie aspirazioni, così scrisse in una lettera alla sorella.
Pirandello mi evoca il sociologo Erving Goffman, il quale sosteneva che nella vita quotidiana ognuno di noi è chiamato a recitare una serie di "ruoli", all'interno dei quali deve assumere determinati comportamenti: come se fossimo attori, recitiamo una parte. Secondo Goffman sono normali strategie dell'interazione sociale.
Per Pirandello, invece, le diverse "maschere" che usiamo nelle relazioni sociali sono un pesante fardello, come nei "Sei personaggi in cerca d'autore".












