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Messaggi - Socrate78

#691
Secondo voi l'uomo, in generale, è più predisposto ad amare (in senso generico) o ad odiare e disprezzare? A me sembra che l'odio e il disprezzo abbiano più peso e influenza di quanto la gente sia disposta ad ammettere. L'odio che l'uomo prova sembra spesso essere incondizionato, mentre l'amore difficilmente o quasi mai lo è. Ci sono sempre dei "SE" che inquinano l'amore e lo limitano. In effetti, se ci si pensa, è costume diffuso giudicare in modo anche impietoso chi si comporta senza seguire i criteri etici comuni, e di conseguenza ad odiare chi non risponde ai nostri concetti di giusto e sbagliato, difficilmente si giunge a perdonare chi ci ha fatto veramente del male, al limite si giunge a raffreddare il risentimento, ma il vero perdono è raro. Ci sono genitori che non riescono più a provare affetto per i loro figli perché hanno commesso errori più o meno gravi, ma per questo vengono rifiutati senza possibilità di appello; oppure, al contrario, accade che un figlio odi suo padre per colpe che esso ha effettivamente commesso, ma anche qui non gli viene data nessuna possibilità di riscattarsi. L'amore invece, come ho detto sopra, è spesso condizionato da altri fattori e difficilmente è genuino: ad esempio ci sono coppie che si separano solo perché la relazione non era più appagante come prima e il partner diventa ai loro occhi noioso, io dico che l'amore in questi casi NON c'è mai stato, era solo ricerca egoistica del proprio piacere. Vi sono genitori che sono affettuosi anche eccessivamente sino a che il figlio non delude le aspettative, quando accade ecco che iniziano a giudicarlo, a etichettarlo, persino a umiliarlo rilevando come essi amassero solo il loro EGO.
Concludo dicendo che mentre per l'uomo è facile odiare, l'amore invece è solo il frutto di un faticoso cammino ed è difficile da dimostrare o da mantenere.
#692
@SaraM: Perché continui a ragionare in termini religiosi? Che cosa sai veramente di quello che Dio, se esiste, vorrebbe dalla persona? Dio potrebbe essere totalmente indifferente al suo comportamento o addirittura volere che si comporti "male" per scopi che non conosciamo, ma forse ha già programmato ogni cosa ed assegnato a ciascuno un ruolo da cui egli non può scappare. San Francesco per me (è una mia idea...) non era affatto un santo, ma solo un esaltato che in fondo si è fatto del male privandosi di tutto e con il suo carisma ha coinvolto altri nella sua follia. Il fatto che  fosse felice delle sue scelte non significa che fosse davvero consapevole della Verità di Dio oppure che abbia agito per il suo bene obiettivo.
#693
Non puoi fare un discorso basato su un "funzionamento" che non è sempre riscontrato e prescrivere una cosa solo perché a volte funziona: ne può andare della salute e perfino della vita di chi appunto è il diretto interessato. Ci vuole CERTEZZA.Lo psichiatra Paolo Perucci sai che cosa ha affermato sugli psicofarmaci? Ha affermato che è tutto SBAGLIATO, infatti la causa della depressione non starebbe in un deficit di serotonina, ma al contrario nel suo ECCESSO, quindi tutti gli psicofarmaci che agiscono sulla seretonina per curare la depressione in realtà fanno MALE e sono controproducenti, rischiano di aggravare la patologia. Paolo Perucci nota come vi siano frequenti casi di pazienti trattati con il Prozac che hanno sviluppato tendenza al suicidio (a volte  messo in atto) che prima NON avevano, e la causa sarebbe proprio nell'aggravarsi della depressione indotta dal farmaco. Paolo Perucci ha affermato che sono le case farmaceutiche ad avere messo in giro la teoria non dimostrata della scarsa serotonina come causa della depressione, così guadagnano valanghe di soldi sulla pelle delle persone. Quando si "cura" senza sapere la causa si rischiano di fare danni enormi, il fatto che tali farmaci a volte funzionano non significa un bel niente, perché il beneficio può benissimo essere dovuto ad effetto placebo, a remissione spontanea o ad altri fattori indipendenti dal farmaco che noi non sappiamo.
#694
@Inverno: In realtà però se tu ci pensi non esiste proprio un criterio oggettivo per stabilire dal punto di vista mentale ciò che è sano da ciò che è malato. In fondo è la società a creare la patologia, come ho scritto sopra con l'esempio dell'omosessualità ritenuta un tempo perversione. La "malattia" potrebbe addirittura per certi aspetti essere perfino un surplus e non un handicap, per cui eliminarla significherebbe togliere anche quegli aspetti positivi che essa porta con sé. Ad esempio alcuni disturbi considerati patologici come l'autismo possono condurre il soggetto che ne è affetto a forme di vera e propria genialità, con spiccate doti cognitive applicate ad un determinato ambito: secondo te questi soggetti se non fossero autistici sarebbero lo stesso così brillanti? Io penso di no, credo che sia proprio il presunto disturbo a non essere solo un fatto negativo e a dare loro una marcia in più. Sembra che Kant avesse la sindrome di Asperger, una patologia che rientra nello spettro autistico. Si tratta solo di funzionamento diverso del cervello, allo stesso modo come la storia ha dimostrato come ci siano stati molti artisti affetti da disturbi mentali come Van Gogh che però sono stati geniali, e a mio avviso se non erano "disturbati" non sarebbero stati così eccezionali. Forse se Van Gogh fosse stato guarito dalla schizofrenia non avrebbe più prodotto nulla, o no?
#695
@Inverno: Il fatto che le persone continuano a nutrire questa fiducia negli psicologi non credo sia un bene, per il fatto che forse si sentiranno momentaneamente meglio, ma la loro autonomia è per questo ridotta, essi sviluppano dipendenza dal terapeuta e ne accettano spesso incondizionatamente le idee, come se fossero una specie di Verbo. Ciò è male, perché non fa crescere la persona, ma anzi la rende soggetta, si spegne la ragione. Tanti più o meno sani mentalmente vanno dallo psicologo ma poi fanno ben poco per risolvere i problemi che li hanno portati a consultarlo ed ecco che ne diventano dipendenti. Io per quanto mi riguarda me ne tengo alla larga, in passato ho avuto anche problemi piuttosto seri sul lavoro ( poi risolti) con momenti di sconforto, ma mai avrei pensato di rivolgermi allo psicologo come molti fanno quando hanno qualche problema (di relazione, di lavoro, ecc.) proprio perché un'altra persona mi avrebbe solo considerato una specie di malato da indirizzare, plasmare, in base a opinioni discutibili e non dimostrabili.
#696
Attualità / Re:I bulli e la scuola
01 Settembre 2018, 22:52:28 PM
Analfabeti di sentimenti? Mah, sinceramente resto molto perplesso quando sento queste espressioni. Secondo me hanno poco senso, perché i sentimenti appunto si SENTONO, non si apprendono come l'alfabeto o come un qualsiasi sapere. Il bullo agisce come agisce solo perché c'è qualcuno più debole (fisicamente o moralmente) e di conseguenza egli ritiene che vessandolo può ottenere ciò che desidera, al bullo piace "vincere facile" ed avere la sensazione che gli altri siano in sua balia. E poi, in realtà la colpa di gran parte del bullismo deriva dal fatto che esiste un modello sociale considerato vincente a cui gli adolescenti dovrebbero uniformarsi: è il modello del giovane estroverso, attraente, spesso opportunista e furbo e chi invece è introverso, troppo educato e gentile è visto come "sfigato". E' la società con i suoi canoni che genera i bulli.
#697
@Sgiombo: Vedo che tra di noi vi è una certa uniformità di vedute riguardo al tema del topic. Tuttavia ti chiedo, anche se è OT, secondo te in che senso stiamo "regredendo" e in quale direzione secondo te questo regresso sta andando? Nel senso che siamo sempre meno inclini a ragionare e a riflettere e quindi meno consapevoli e liberi di prima? O intendi altro?
#698
Secondo me è saggio iniziare nemmeno dalla storia della filosofia, ma proprio dalla definizione di concetti filosofici come "sostanza", "accidente", "essenza", in maniera tale da familiarizzare con i mattoni concettuali della disciplina. Solo dopo aver recepito questa specie di alfabeto si può iniziare ad approcciarsi alla storia del pensiero, in modo che la persona quando incontra certi termini sa già più o meno a che cosa si allude. E' necessario creare la "forma mentis" in grado poi di studiare il pensiero filosofico ed un buon glossario è un valido strumento di inizio.
#699
Mi chiedo se la psicologia e la psichiatria possano avere il valore epistemologico di scienza, al pari di altre branche della medicina o delle scienze esatte. Se riflettiamo seriamente infatti non esiste una causa certa e verificabile dei disturbi mentali che riguardano le varie sfere della personalità: le varie branche della psicologia danno infatti spiegazioni molto diverse sulla genesi di tali disfunzioni, ad esempio le si fa risalire a traumi rimossi nell'inconscio, a volte a squilibri metabolici ( senza evidenza sperimentale), senza un'unità di vedute. Non solo, ciò che è considerato sano e malato cambia con il tempo, ad esempio negli anni Cinquanta l'omosessualità era considerata un disturbo della sessualità, adesso non è più così, è vista solo come un diverso orientamento sessuale, mentre nessuno mai si sognerebbe di dire che il cancro non è una patologia ma solo un diverso modo di funzionare dell'organismo, in quel caso si tratta di un male obiettivo, che produce effetti obiettivamente terribili. Gli assunti della psicologia non sono inoltre falsificabili, ad esempio quando uno psichiatra afferma che le fobie di una persona deriverebbero da un trauma sepolto nell'inconscio egli fa un'affermazione che non può essere smentita né confermata da nulla, infatti l'inconscio è per definizione ciò che sfugge alla consapevolezza razionale, la ragione è messa all'angolo e non può verificare niente. Gli psicofarmaci non agiscono, come tante altre medicine, sulla causa del disturbo (se non è chiara nemmeno agli psichiatri...), ma semplicemente proprio come le droghe modificano artificialmente la chimica cerebrale, ma svanito l'effetto la persona ritorna come prima, quindi il beneficio è pari a ZERO. Per secoli inoltre la psichiatria è stata uno strumento di controllo sociale che serviva per eliminare dalla società gli elementi nocivi o scomodi, bollandoli come "matti" senza alcuna spiegazione di ciò che tale diagnosi significasse.  Di conseguenza è corretto affermare secondo voi che la psichiatra sia senza fondamento e di fatto sia uno strumento di manipolazione delle menti più deboli, che vengono solo plasmate in base a discutibili criteri di sano e malato?
#700
Non necessariamente significa ridurre tutta la realtà all'Io, a me sembra di comprendere (ma posso sbagliarmi vista la complessità del pensiero) che per Husserl la filosofia debba essere lo studio dei fenomeni intrapsichici, quindi in realtà la riduzione del fenomeno ad essenza significa che l'oggetto, a contatto con la mia struttura mentale, assume una determinata forma che rileva un'informazione fondamentale su me stesso e sulla mia psiche, quindi appunto sulla MIA essenza. Le essenze, per il filosofo, sarebbero i concetti innati generali che la nostra mente ha e che ci permettono di dire, di fronte ad un ente particolare come un tavolo o un gatto, che quello E'  uella cosa e non altro, ma ciò non equivale a dire che la realtà è una costruzione della coscienza.  Un po' come le idee innate platoniche o sbaglio?
#701
Mi chiedo se la filosofia kantiana non porti di fatto a ridurre la realtà esterna al soggetto ad una sostanziale illusione. Infatti se l'ente conosciuto viene filtrato attraverso le forme a priori, ciò significa che le nostre percezioni non corrispondono alla verità autentica del mondo, ma sono un'apparenza creata dalla nostra mente. LO spazio e il tempo non sarebbero, per quanto mi sembra di comprendere, per Kant realtà esistenti, ma solo un'apparenza creata dalla nostra mente per farci fare esperienza del mondo: ma se è così ciò non dovrebbe sfociare nello scetticismo più totale visto che praticamente ogni nostro giudizio sul mondo è inserito in uno schema spaziale e temporale? L'interpretazione migliore del kantismo mi sembra a questo punto quella data da Edmund Husserl, quando afferma che è necessario porre tra parentesi tutta la realtà esterna sospendendo il giudizio su di essa e non si potrebbe fare altrimenti visto che essa è un'apparenza mentale, e non un dato di fatto obiettivo.
#702
In realtà la vulgata secondo cui uno spirito come Lucifero si sia ribellato a Dio mentre prima era buono non ha molto fondamento logico. Infatti se un angelo, con un'intelligenza infinitamente superiore alla nostra, gode della visione beatifica di Dio è perfettamente consapevole che ogni cosa che Dio decida è un bene perfetto, di conseguenza è nell'impossibilità di ribellarsi, la sua stessa superiore intelligenza glielo impedirebbe. Invece è più logico pensare che, se esista un principio diabolico, esso lo sia dall'inizio, come una sorta di di dio del male in contrapposizione a quello del bene. Oppure il diavolo potrebbe anche essere un'emanazione di Dio stesso che sarebbe in parte malvagio: del resto visto che Dio comprende TUTTO, in questa totalità vi è anche il male, o no? Escludere la realtà del male da Dio significherebbe limitarlo, e l'assoluto non può per definizione avere dei limiti, altrimenti sarebbe relativo.
#703
@CARLO: In realtà anche gli ideali che sembrano più alti secondo me non sono così nobili come appaiono. Infatti tutto nasce dall'ego, e Nietzsche appunto lo ha detto quando in Umano troppo umano afferma "Dove voi vedete le cose ideali, io vedo cose umane, ahi troppo umane!", come a dire che ciò che sembra nobile indagando a fondo non lo è. Ti invito a riflettere su una cosa: perché è nata la morale? La morale nasce dall'egoismo e dall'istinto di conservazione, infatti l'umanità definisce "buone" le azioni che portano ad un tornaconto, mentre sono "cattive" le azioni che vanno in direzione contraria, a danno degli altri, ma possono benissimo essere vantaggiose per il singolo o per un gruppo. Del resto sacrificarsi per gli altri senza ottenere nulla in cambio e subendo anche delle perdite è un comportamento davvero buono? Secondo me lo è solo per chi ne avvantaggia, ma per l'altruista, per quanto felice possa esserne, si tratta di un comportamento LESIVO, quindi è male.Per la morale comune quindi il singolo deve essere un mezzo asservito all'egoismo sociale o anche alla cultura comune, e la ribellione di Nietzsche alla morale deriva proprio dalla constatazione che gli impulsi da cui essa nasce non sono affatto nobili, ma piuttosto meschini (Genealogia della morale), nascondono la volontà di dominio e di controllo sociale di gruppi o dei singoli. Lo stesso amore per il prossimo a mio avviso è ingannevole, in quanto niente si fa davvero per gli altri in sé, ma lo si fa soltanto per stare meglio noi, per evitare il senso di colpa, per eliminare un disagio interiore, per sentirsi utili (narcisismo in fondo), per dire a noi stessi "Sono davvero una brava persona!", ma è tutto un inganno in cui si crede di agire per l'altro ma si agisce per sé.  Per quanto riguarda poi coloro che si sono dati tantissimo da fare per il "bene" dell'umanità e sono definiti eroi, chi l'ha detto che hanno fatto davvero il bene assoluto? Bene o male rispetto a che cosa? Ad esempio per il pianeta, visto che l'uomo inquina tantissimo, forse sarebbe meglio che l'umanità si estinguesse in questo preciso momento, altroché salvarla e aiutarla! In tutte le grandi cause che normalmente vengono elogiate, in realtà a ben guardare si scopre come la molla che ha spinto le persone ad agire è egoistica, si vuole avere solo più importanza, forza, potere, ma ciò va a danno di chi prima era molto più forte e viene sconfitto.
#704
Eppure non è affatto detto che se quello che Nietzsche afferma sia FALSO solo perché non ci piaccia, io ritengo al contrario che nonostante possa apparire sgradevole si sia avvicinato molto alla verità delle cose e dell'essenza dei rapporti umani, più di tanti altri pensatori. La filosofia di Nietzsche si basa sul concetto che il motore delle azioni umane è la cosiddetta volontà di potenza, e ciò è vero: infatti l'uomo vuole soprattutto avere il controllo della realtà per i suoi bisogni e le sue esigenze e di conseguenza mette in atto tutta una serie di strategie per ottenere ciò che desidera: tutto questo è all'origine della guerra e del conflitto in tutte le sue forme, ma è proprio quest'aggressività di fondo a permettere l'affermazione del singolo e del gruppo con tutte le sue esigenze. E' verissimo quindi che "poter essere ostile è il presupposto di qualsiasi natura forte", infatti chi è forte deve avere anche la capacità di mostrarsi aggressivo se deve fronteggiare una grave minaccia da persone determinate a rovinarlo. E' vero anche che l'amore e la bontà purtroppo possono rendere deboli, infatti gli altri possono sfruttare facilmente questi sentimenti per manipolarti, per manovrare le tue azioni rendendoti una specie di docile pedina nelle loro mani, gli esempi sono tantissimi.  Di conseguenza l'esaltazione della lotta presente in Nietzsche ha almeno a mio avviso molto di vero, e trovo molto più vera una posizione del genere di mille utopie pacifiste, basate solo su astrazioni filosofiche prive di fondamento nel reale. Anzi, se c'è un pensatore a cui io mi senta di applicare la frase di apertura del post "Se lo conosci lo eviti" quello per me sarebbe Kant. non Nietzsche, il suo imperativo categorico etico secondo me fa acqua da tutte le parti. E certe frasi citate sopra di Nietzsche sono verissime, ad esempio anche secondo me se venisse un "dio" sulla terra porterebbe guasti a non finire, basti pensare a quello che hanno combinato tutti i personaggi storici che hanno voluto risolvere tutti i problemi come se fossero dei in terra!
#705
Non sono completamente d'accordo. In effetti in chi fa il male per puro amore del male si può ravvisare una logica senza scomodare il diavolo, ad esempio una personalità sadica può fare il male godendone perché per quella persona carnefice il male stesso è una forma di potere che esercita sulla vittima, infatti la costringe a subire un qualcosa che essa non vorrebbe (l'altro vuole il bene, ma io lo costringo contro la sua volontà), rendendola così in sua balia. In questo caso il tornaconto sarebbe un senso di potenza personale e ciò in soggetti disturbati (sociopatici, sadici, ecc.) è possibile anche senza che ci sia alcun intervento diabolico. Inoltre determinate caratteristiche di malvagità e sopraffazione sono presenti anche nel mondo animale, infatti sono documentati casi di gatti che si divertono a tormentare le loro prede e si vede che godono nel fa soffrire la preda, quindi se consideriamo anche l'uomo un prodotto della natura è possibile che certi istinti siano già insiti nel patrimonio genetico, così come lo sono all'opposto l'empatia e la predisposizione al sacrificio.