Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - sgiombo

#691
Citazione di: Ipazia il 13 Febbraio 2019, 20:40:59 PM


La filosofia, che la verità l'ha declinata in tutte le lingue, ha invece più difficoltà ad arrivare a risultati stabili e ciò dipende dall'ontologia di cui si occupa, decisamente più condizionata dal punto di vista (che non dichiara) rispetto alla scienza, che il punto di vista lo dichiara nel contesto stesso del suo studio. Anche la filosofia può arrivare alla verità, se rinuncia all'assoluto e si concentra sulla natura circoscritta degli oggetti ontologici di sua pertinenza.

C' é filosofia e filosofia (come c' é teoria scientifica e teoria scientifica: le une sono presto falsificate, le altre no).

La filosofia (per lo meno una buona filosofia razionalistica) critica razionalmente tutte le conoscenze (scientifiche comprese) e pure se stessa (si autocritica), e dunque prende senz' altro in considerazione i diversi possibili e reali "punti di vista".

Di pertinenza dell' ontologia filosofica é la realtà in toto in tutti i suoi aspetti più generali.

Rilevo comunque spessissimo (leggo molto di scienza biologica e un po' meno di divulgazione di altre scienze) di fatto dichiarazioni presuntuose di  scienziati che pretendono, con "perfetta" ignoranza dei limiti della scienza stessa, che "problemi da millenni inutilmente affrontati dalla filosofia (come quello dei rapporti mente/cervello) stanno per trovare finalmente la soluzione definitiva ad opera della scienza" (che l' hanno trovata -purtroppo per loro-  non possono spararlo, nemmeno con il più sfrenato ottimismo scientistico).
#692
Citazione di: iano il 13 Febbraio 2019, 12:36:32 PM
Poniamo di connotare i dati sperimentali come veri.
Sono veri , ma inutilizzabili in forma di elenco.
Per poterli utilizzare dobbiamo diminuirne il grado di verità.
Citazione
Non sono veri.
Né falsi: sono reali.
Veri possono essere casomai i predicati e giudizi che formuliamo a proposito di essi.
Se conformi alla realtà esperita stessa per definizione sono veri.



Dobbiamo introdurre metodi non univoci di elaborazione dei dati.
Ne trarremo una teoria che porremo e giudicheremo alla prova dei fatti soddisfacente o meno.
Citazione
Potrà essere falsificata o meno. E a certe condizioni (ipotetiche) sarà vera (trovo questo bicchiere "abbondantemente mezzo pieno", per così dire).
 



Questo giudizio , anche quando ampiamente condiviso , è arbitrario.
Il fatto che possiamo estrapolare dei criteri di condivisione non cambia la sostanza.
In questo processo la verità mi sembra una chimera mentre la condivisione mi appare come la sostanza , e le due cose , facili da assimilarsi sommariamente ad una , non sono da confondere.
Citazione
Mi basta il fatto che, contrariamente ad altri giudizi, non sia stato falsificato.
 
Poi che lo scetticismo non sia razionalmente superabile, che richieda, per essere superato, un minimo di atti di fede concordo pienamente.
Sarei tentato di dire che sono il primo a sostenerlo (l' ho fatto tantissime volte esplicitamente nel forum).
Però mi basta (trovo molto soddisfacente) esserne consapevole e limitarmi razionalisticamente al "minimo sindacale" di credenze indimostrabili (quelle che qualsiasi persona comunemente considerata sana di mente non può per lo meno che comportarsi come se vi credesse) nella piena consapevolezza della loro indimostrabilità, anziché credere irrazionalisticamente "di tutto e di più".



Ciò che la ragione ci porge , quando spogliato del superfluo metafisico , non è difficile da comprendere, anche se perde di fascino.
Ammesso che la verità sia un catalizzatore del processo essa non appare nel composto finale.
La teoria non equivale ai dati sui quali è stata costruita.
Non per questo , priva di veli , perde importanza, anzi.
Perde fascino , mostrandosi per quel che è.
Citazione
Il metafisico non é necessariamente superfluo (c' é ,metafisico e metafisico, come c' é teoria scientifica e teoria scientifica: non tutte parimenti vere; a certe condizioni indimostrabili).

Non comprendo la metafora chimica.

La teoria scientifica descrive e spiega la realtà (compresi i dati sui quali é stata ipotizzata e quelli sui quali é stata non falsificata).
Io trovo la conoscenza sempre affascinante, come pochissime donne riescono ad esserlo fino a tarda età (una su tutte: la compianta Virna Lisi, che contrariamente a quasi tutte le sue colleghe non si é mai ridicolmente sottoposta a controproducenti chirurgie estetiche e "ingegneristici" trucchi tali da metterne penosamente ancor più inevidenza e ad abbruttirne la vecchiaia).
#693
Percorsi ed Esperienze / Inferno e paradiso
13 Febbraio 2019, 20:50:45 PM
Abito da anni in una cittadina di 12000 abitanti lungo la Via Emilia, "da sempre" relativamente prospera.
Eppure stasera mi é capitato, uscendo da un sottopassaggio pedonale, di sentire forti strilli di ragazzini.
Ho pensato a un gioco vivace, come se ne facevano spesso quando ero bambino io, e ho fatto finta di niente.
Invece sento chiamare aiuto: sono due bambine spaventatissime di circa 9 - 10 anni. Mi fermo e mi chiedono piangendo se posso accompagnarle a casa perchè un gruppo di ragazzi ubriachi ha cercato di importunarle.
Restando molto guardingo per il timore che si tratti di una trappola per derubarmi (ma sarebbero state  troppo brave come attrici, per la loro età...) accetto.
Durante il tragitto mi dicono che é la terza volta che capita loro, tornando a casa dal doposcuola.
Raccomando loro di dirlo ai genitori e poi alle maestre della scuola e del doposcuola e comunque di farsi accompagnare da qualche adulto.
Alla mamma della prima bambina cerco di suggerire di fare denuncia ai carabinieri, ma é straniera, parla poco e male l' italiano e non sa bene come si possa fare (anzi mi sembra perfino che capisca poco di ciò che cerco di dirle; mi dice che da domani la farà accompagnare dal fratello).
A casa della seconda trovo il padre, che per fortuna la carica in macchina per andare alla caserma dei carabinieri a sporgere denuncia; gli lascio il mio numero di telefono: anche se non sono testimone se non della fuga delle bambine se servirà mi potrà rintracciare.
Questo l' aspetto orrendo della faccenda.
In un paese come quello ove risiedo non mi sarei mai aspettato niente di simile (erano circa le 19,00).

C' é anche, malgrado tutto, un aspetto meraviglioso: mentre accompagnavo a casa la seconda bambina questa mi ha detto "grazie, signore. Lei é un uomo buono".
Non ricordo un altro momento di felicità simile in tutta la mia vita (o forse mezzo secolo fa quando, al liceo, mi ero accorto che la prima ragazzina di cui mi sono innamorato ricambiava i miei sguardi pieni di di desiderio; ero imbranatissimo allora. Ma non sono nemmeno tanto sicuro: é passato tanto di quel tempo!).

Credo che se esistesse il paradiso sarebbe qualcosa come quel momento però di durata eterna.

...Ma intanto l' inferno esiste per davvero, e sempre più mostruoso, perfino in una cittadina ex-prospera della "Emilia (ex-) felix".

Dobbiamo trovare il modo di fare come in Francia, di ribellarci!
#694
CitazioneJacopus:
La coscienza è la non indifferente possibilità che Jacopus si riconosca nel soggetto Jacopus anche a fronte di innumerevoli cambiamenti interni/esterni. Fatto notevole che non può essere spiegato agevolmente dai flussi sinaptici e dalle mappe neuronali.
Citazione di: Ipazia il 13 Febbraio 2019, 00:18:06 AM
Questo è un punto cruciale: la coscienza è la costante memoria di noi stessi. Contenuta nelle aree del cervello che la contengono. Se un ictus danneggia alcune aree cerebrali noi perdiamo fette di coscienza. Il nostro continuo mutare è in diretta relazione con le aree di memoria che passano in primo piano nella nostra intenzione e attenzione. Un reset totale della memoria ci ridurrebbe a poppanti che devono ricostruire la loro coscienza da zero.

La memoria intesa come configurazioni sinaptiche cerebrali determinate dalle esperienze pregresse e in varia misura condizionanti le esperienze future é una cosa.

I ricordi coscienti (che necessariamente coesistono e corrispondono biunivocamente, allorché accadono, a determinate attivazioni di tali configurazioni sinaptiche cerebrali; però in altre esperienze, di "osservatori", diverse da quella dell' "osservato"di cui qui si parla) sono altre cose (per quanto necessariamente coesistenti).
E' per questo che Se un ictus danneggia alcune aree cerebrali noi perdiamo fette di coscienza (non perché tali "fette di coscienza" si identificano con tali ben diverse aree cerebrali, ma perché non si danno le une senza le altre e viceversa), e al limite  Un ipotetico reset totale della memoria ci ridurrebbe a poppanti che devono ricostruire la loro coscienza da zero.
#695
Citazione di: davintro il 12 Febbraio 2019, 22:41:21 PM

definendo la vita come quella condizione in cui un dinamismo è in atto a partire da un movente interno al soggetto a cui la vita viene attribuita, non troverei alcun ostacolo a comprendere tale condizione ad ogni materia vista come "dinamica", cioè capace di produrre azioni causali sulla base di una propria organizzazione interna. In parole povere, non trovo alcuna differenza concettuale tra "vita" e "dinamismo". Questo perché il dinamismo che tende a produrre vita può produrla, perché la vita, con tutte le sue proprietà insite nella specie particolare di "vita" a cui facciamo riferimento, è già presente come tendenza a orientare il dinamismo in direzione della progressiva attualizzazione delle proprietà che ne definiscono il concetto. Quella che trovo assurda è l'idea di dover dividere (il che è appunto frutto di una mentalità materialista, tesa a spezzettare, dividere, spazializzare, anziché cogliere l'unità, la durata complessiva di un processo) un tempo T1, in cui esisterebbe la materia "dinamica ma senza vita" e un tempo T2, in cui la vita sembrerebbe apparire dal nulla, senza alcun legame di continuità logica con il dinamismo presente nel momento T1.
Citazione
Se non c'é differenza fra materia tout court (o in generale) e materia vivente (o vita), allora non vedo dove starebbe il problema: tutto ciò che é materia é materia, ovviamente (tautologicamente).


Se si vuole riconoscere le fasi del processo come connesse tra loro, allora è necessario che ogni fase sia già in qualche modo presente nelle precedenti, cioè che il dinamismo muova da un'origine in cui sia già predelineato ogni successivo sviluppo, cioè un dinamismo che esprime un'idea di sviluppo coerente con il suo punto di partenza, uno sviluppo autonomo e che dunque può tranquillamente essere ricondotto alla definizione di "vita".
Citazione
Ma allora concordi con me che nella materia vivente non c' é nulla di più (di "vitalistico". sopra- o comunque preter- -naturale) che la materia tout court quale naturalissimamente diviene secondo le sue "normalissime" leggi (fisiche) quali si esplicano in certe determinate circostanze pure naturalissime.

Anche il richiamo all' "organizzazione" mi pare rispecchi quello che provavo a intendere io con organizzazione, consistente in una forma che appunta organizza la materia imponendo una logica complessiva attrezzata a produrre determinati effetti, e nel caso degli esseri viventi, tale organizzazione si costituirà come organizzazione mirante allo sviluppo e alla preservazione della vita, a tutti gli effetti "organismo". In questa posizione non c'è rischio di pervenire a panpsichismi o animismi di sorta, anche se riconosco che potrei aver generato equivoci parlando di una "vita cosciente" presente fin dall'inizio nella materia. Non volevo dire che sin dall'inizio dell'innescamento del processo vitale degli esseri coscienti la coscienza sia già presente nella sua piena attualità, ma che è in qualche modo presente come tendenza a sviluppare progressivamente le sue proprietà, quindi come orientamento impresso al dinamismo che lo necessita internamente, fin dall'inizio.
Citazione
"Impresso" o meglio insito del tutto naturalmente, senza alcuna teleologia, come pura e semplice manifestazione delle leggi fisiche (del determinismo) del divenire naturale e nient' altro.


Fin dall'inizio la materia vivente a predeterminata a realizzarsi, nel caso degli esseri viventi coscienti, come vita cosciente. Il presupposto da cui cerco di muovere è l'idea che in ogni rapporto di causa-effetto, l'effetto non sia solo un momento secondario e accidentale, ma sia già contenuto necessariamente nella causa, in quanto fa sì che la causa produca quel tipo di effetto e non un altro. Condivido l'idea che la coscienza comprenda il cervello e non viceversa, quantomeno, la condivido nel senso che l'esperienza sensibile in cui il cervello viene osservato è uno tra le forme, non l'unica, in cui la vita cosciente si esprime, e quindi è impossibile pretendere di conoscere nel complesso dei suoi aspetti la coscienza, che in quanto soggetto stesso della stessa osservazione sensibile del cervello non può coincidere con le sue oggettivazioni visibili dall'esterno. Messa così, però mi pare che il discorso rientri nel riconoscimento della dualità tra soggettività vitale e dinamica che costituisce l'attività cosciente e la passività statica di un cervello che dal punto di vista dei sensi si coglierebbe come mera spazialità, che non troverei certo un'obiezione al mio punto di vista
Citazione 
Non comprendo l' ultima osservazione sulla dualità tra soggettività vitale e dinamica che costituisce l'attività cosciente e la passività statica di un cervello.
 
Comprendo invece una dualità fra aspetti materiali (comprendenti i cervelli) e componenti mentali della coscienza (fenomeni).
#696
Citazione di: iano il 13 Febbraio 2019, 10:25:02 AM
Comprendo benissimo il tuo pensiero , ma l'uso del termine verità è problematico e non necessario.

Lo trovo significare un concetto non banale, necessitante attenta meditazione e critica razionale (filosofica: la scienza non basta, cara Ipazia!), ma assolutamente necessario per stabilire che cosa si può conoscere e che cosa si conosce (o meno) della realtà.
#697
CitazioneSg,:
I problemi metafisici (rectius: ontologici) e la ricerca della verità (della conoscenza vera della realtà) mi interessano tantissimo!

Nel corso della storia delle scienze gli strumenti via via migliori hanno consentito (in maniera discontinua, non "progressivamente lineare, come forte tendenza ostacolata da controtendenze)  l' acquisizione di conoscenze via via nuove e la falsificazione (per lo meno relativa, parziale) di teorie scientifiche precedenti.

Dunque gli strumenti via via nuovi che tendono ad essere prodotti e usati non solo sono (in maniera banalissimamente tautologica) "più attuali", ma anche tendono ad essere via via "più veritieri" (= "a dirci", o meglio a consentirci di ottenere,  via via più verità e mano falsità).
Citazione di: iano il 13 Febbraio 2019, 10:16:57 AM
Non sono alieno al tuo pensiero , tanto che l'ho condiviso e mi piacerebbe continuare a farlo.
Ma è proprio l'evoluzione della ricerca scientifica a frustrare questo desiderio , e non posso fare a meno di prenderne atto.
Non ho la soluzione in tasca e la goffaggine dei miei post lo testimonia,
È un processo in atto nella mia testa che ha valore solo nella misura in cui posso condividerlo con voi.
Il mio ultimo post mi piacerebbe vederlo come un buon approdo , che mette un po' di ordine in questo mio caos ,seppur sempre momentaneamente.
Ridefinire il valore della condivisione è un po' il succo di questo discorso.
Il mondo non è come ci appare , ma perché ci appare a tutti allo stesso modo?

No.
Invece  proprio l'evoluzione della ricerca scientifica porta (tendenzialmente e non linearmente)  a sempre nuove falsificazioni di vecchie teorie e acquisizioni di nuove conoscenze della realtà materiale (che non esaurisce la realtà in toto). 
Ovviamente ribadisco: poste alcune premesse indimostrabili ma necessarie come conditiones sine qua non, se ne fosse -filosoficamente- consapevoli o meno, anche delle più primitive e da gran tempo falsificate credenze prescientifiche o "naturalistiche di senso comune".



Condivido l' atteggiamento di condivisione e reciproca critica delle rispettive convinzioni di noi tutti onde migliorarle per quanto possibile.
#698
Citazione di: acquario69 il 13 Febbraio 2019, 03:45:47 AM
La realta non e' come ci appare e a questo punto bisogna essere ostinatamente ottusi per non arrivare a capirlo.
La stessa materia (unico illusorio punto di riferimento per menti limitate) non e' come ci appare attraverso i nostri sensi..dopodiche si cerca pure di giustificarlo mentalmente..con tutte le fantasie, le mere opinioni personali e vari sofismi del caso
Citazione

No.
Si cerca anche di conoscerla e capirla  con la filosofia razionalistica e la scienza (robe da menti tutt' altro che "limitate"!).

E ciò che realmente ci appare é comunque realtà (nel suo essere apparente; cosa che solo la ragione può sperare di poterci far comprendere).



Eppure anche la fisica quantistica lo ha dimostrato, arrivando a cogliere quello che i premoderni avevano gia intuito da sempre.
Piu si indaga sulla materia e piu dovrebbe essere ormai chiaro che non esiste nessuna "solidità" e che non vi e' reale separazione tra le cose.
Citazione
Questa non é che una irrazionalistica interpretazione della M Q (una malintesa e falsa assolutizzazione dell' entanglement quantistico, se ben comprendo).
La cui diffusione é stata potentemente favorita dal pessimo irrazionalismo di tanto egregi ricercatori digiuni di filosofia, e dunque inevitabilmente preda di pessime filosofie reazionarie e irrazionalistiche (Engels).
La M Q non impedisce affatto che "le cose" siano reciprocamente discernibili.


La materia non può essere di per se qualcosa di autonomo e a se stante (e peggio che mai avere l'allucinazione di considerarla come l'unica realtà)  "prima" di questa e' il vuoto che in un certo senso la rende manifesta.
Quel "vuoto" lo si può chiamare anche Dio o Spirito o Tao...
Citazione
Per niente affatto!
Il "vuoto quantistico" é naturalissima materia!

LO si può anche chiamare, volendo, "Bartolomeo" o "Pippo" (i nomi delle cose, contrariamente alle cose, sono sempre convenzioni arbitrarie), ma sempre naturalissima materia resta!

Ma per voi materialisti risulta troppo difficile e per alcuni impossibile arrivare a capire che quel "vuoto" e' in realtà Tutto
Citazione
Per voi irrazionalisti é impossibile capire che la scienza contemporanea (ma soprattutto una sana filosofia razionalistica) non fa spazio, nell' ambito del mondo materiale naturale (che non esaurisce la realtà in toto: é realissimo anche altro di non materiale!), di alcunché di extra- preter-  sopra- -naturale.

—————————

Trenta raggi si uniscono al mozzo e nel suo non-essere si ha l'utilità del carro.
S'impasta l'argilla per fare un vaso e nel suo non-essere si ha l'utilità del vaso.
S'aprono porte e finestre per fare una casa e nel suo non-essere si ha l'utilità della casa.
Perciò l'essere costituisce l'oggetto e il non-essere costituisce l'utilita
Tao te ching (XI)

O Sariputra, la forma è vacuità e la vacuità è forma.
La vacuità non differisce dalla forma, la forma non differisce dalla vacuità. Qualunque cosa sia forma, quella è vacuità; qualunque cosa sia vacuità, quella è forma.              
Prajnaparamita Hrdaya (Sutra del Cuore)

Citazione
Poesie per me alquanto ermetiche.
#699
Citazione di: iano il 12 Febbraio 2019, 23:22:37 PM
😄
Accumuliamo sempre nuove apparenze, e non perché cambia l'osservato , ma evolve l'osservatore nel suo rapporto con l'osservato.
Che questo accumulo di apparenze tenda a qualcosa è una ipotesi non necessaria,accettabile finché  non crea problemi, da scartare altrimenti.
L'evoluzione  stessa dell'uomo non tende a nulla che la ragione possa discernere , e la sua scienza con esso.

Nella storia della scienza le successive falsificazioni della "apparenze" (rectius: credenze, teorie) precedenti sono ottenimenti di credenze più vere (poste alcune premesse indimostrabili ma necessarie come conditiones sine qua non, se ne fosse -filosoficamente- consapevoli o meno, anche delle più primitive e da gran tempo falsificate credenze prescientifiche o "naturalistiche di senso comune".
#700
Citazione di: iano il 12 Febbraio 2019, 22:37:35 PM
E noi continuiamo a farci ingannare utilmente dalla percezione sensoriale.
Abbiamo creduto fino a un certo punto che ciò che ci appariva fosse realtà.
Continuiamo a credere che le teorie che appaiono sulle pubblicazioni scientifiche siano realtà, come se le teorie servissero a qualcosa di diverso da ciò a cui serve la percezione.
Cerchiamo soluzioni semplici , non andiamo a inventarci improbabili gradi di realtà che lasciano il tempo che trovano.
Non cerchiamo discontinuità dove non ve ne è, solo per poter dire che l'uomo di oggi , cioè noi , è tutta un altra storia , che i suoi nuovi sensi (strumenti scientifici) sono tutta un altra cosa , e noi con essi.
Usciamo fuori da questa centralità ( perché ve ne sara' sempre una in cui ci annidiamo ) e sarà un nuovo progresso , come sempre , che fara' impallidire la scienza di oggi , come quella di oggi ha fatto impallidire quella di ieri , grazie a sempre nuovi decentramenti.
Un continuo sfratto , dove non è la casa che cambia , ma l'uomo che la abita.
La pur caotica e mutevole "realtà " appare una statua di marmo rispetto al suo scultore , e nessun grande artista hai mai riprodotto il vero , ma lo ha solo fatto apparire come tale.
Mell'arte verità in se' non ha alcun fascino.

Mi pare che si stesse parlando di conoscenza (di come é la realtà; e relativamente ad essa di apparenza); in generale, e in particolare scientifica.

E non di arte...
#701
Citazione di: iano il 12 Febbraio 2019, 20:08:26 PM

Certamente nella ricerca naturalistica , oggi scientifica, gli strumenti di misura sono più attuali , non più "veritieri".
Sembra una questione di lana caprina , ma se abbracci anche solo per ipotesi la mia proposta potresti verificare la sparizione di tanti problemi, che non sono problemi fisici , ma metafisici.
Mettere da parte la ricerca della verità non significa bloccare il progresso , ma il contrario.
Non ci giuro , ma siamo arrivati a un punto in cui vale la pena provare e sarebbe irragionevole non farlo.
Potresti dire che gli strumenti sono indubbiamente più precisi dei sensi , e perciò più veri.
Ma siamo sicuri che noi siamo alla ricerca della verità, altrimenti detta precisione?
Il pensarlo finora non ha prodotto problemi.Oggi inizia a porli.
Non indico questa nuova strada perché mi piace masturbarmi mentalmente (un poco anche 😊


I problemi metafisici (rectius: ontologici) e la ricerca della verità (della conoscenza vera della realtà) mi interessano tantissimo!

Nel corso della storia delle scienze gli strumenti via via migliori hanno consentito (in maniera discontinua, non "progressivamente lineare, come forte tendenza ostacolata da controtendenze)  l' acquisizione di conoscenze via via nuove e la falsificazione (per lo meno relativa, parziale) di teorie scientifiche precedenti.

Dunque gli strumenti via via nuovi che tendono ad essere prodotti e usati non solo sono (in maniera banalissimamente tautologica) "più attuali", ma anche tendono ad essere via via "più veritieri" (= "a dirci", o meglio a consentirci di ottenere,  via via più verità e mano falsità).
#702
Tematiche Spirituali / Re:Lo spirito privo di sensi
13 Febbraio 2019, 09:56:23 AM
Citazione di: Socrate78 il 12 Febbraio 2019, 23:38:30 PM
No, non è vero che io guardo il mondo dividendolo in chi crede e chi invece non crede, tuttavia constato che anche chi non crede spesso pretende di affermare che il suo ateismo è l'unico modo vero di vedere il mondo, e il credente è necessariamente nell'errore, è appunto un ingenuo che crede alle favole e si culla nei sogni. Ma l'idea che la realtà si esaurisca nella materia è appunto una FEDE anche quella, non c'è niente che dimostri che sia così, come non c'è nulla che dimostri che la mente e la coscienza si identifichino tout court con il cervello. Infatti se fosse così in quale parte precisa del cervello sarebbe situata la coscienza? Nessuno scienziato l'ha circoscritta,
Citazione
La coscienza non si trova in alcuna parte del cervello (ove invece si trovano unicamente cellule, assoni, sinapsi, potenziali d' azione, eccitazioni e inibizioni trans - sinaptiche , perfettamente riducibili a molecole, atomi, particelle-onde subatomiche, campi di forze, ecc.: nulla di nemmeno lontanamente simile o paragonabile alla coscienza).
E per forza, dal momento che é invece il cervello a trovarsi nella coscienza (a far parte delle sensazioni materiali che accadono nell' ambito delle esperienze fenomeniche coscienti, ad essere costituito da contenuti materiali di coscienza).


ed il fatto che i nostri pensieri e sentimenti derivino dalle reazioni chimiche cerebrali è solo un'ipotesi, forse un'ipotesi plausibile, ma nulla di più.
Citazione
Non sono credente da più di mezzo secolo (da quando avevo quindici anni e ho, come impropriamente si dice, "cominciato a ragionare con la mia testa").

Ma credo non solo che la tesi che i nostri pensieri e sentimenti derivino dalle reazioni chimiche cerebrali sia indimostrata, non solamente che sia solo un' ipotesi, forse un'ipotesi plausibile, ma nulla di più.
Ma anche che sia un' ipotesi tutt' altro che plausibile; e anzi: decisamente falsa.
Credo infatti che la scienza e soprattutto una buona filosofia razionalistica dimostri che dalle reazioni chimiche cerebrali derivano unicamente contrazioni muscolari (e al massimo anche secrezioni ghiandolari, alterazioni della motilità viscerale e fenomeni simili), cioè azioni corporee e non affatto i nostri pensieri e sentimenti.
Il cervello é unicamente costituito da materia (massa ed energia) in divenire secondo le leggi di natura.
E queste "prescrivono" che essa possa unicamente trasformarsi in altra materia secondo proporzioni universali e costanti e in circostanze determinate universalmente e costantemente: non può avere né subire alcun effetto dalla né sulla nostra coscienza (chiusura causale del mondo fisico).

Peraltro la biologia e le neuroscienze dimostrano che non può esservi coscienza se non allorché vi é nel mondo materiale naturale (almeno potenzialmente nell' esperienza fenomenica cosciente di chiunque compia le "opportune osservazioni") un sistema nervoso funzionante in determinati modi: per lo meno dopo la morte dell' organismo di cui fa parte (ma talora anche prima: coma irreversibile) non vi é più coscienza.
#703
Obiezioni a Davintro
 
La materia cerebrale può produrre soltanto comportamenti (più o meno attivi o, almeno attualmente, omissivi), e non coscienza (anche perché é essa stessa "contenuto di" coscienza).
 
Ma credo che le neuroscienze dimostrino che la coscienza accompagna solo determinati eventi neurofisiologici (nemmeno tutti: non il sonno senza sogni) e non qualsiasi evento materiale.
Il pampsichismo secondo me presenta insuperabili elementi di incomprensibilità: se tutto il materiale é accompagnato da coscienza, allora c' é una coscienza corrispondente a ogni cervello ma anche a ogni somma arbitrariamente considerabile di cervelli, una corrispondente a ogni neurone ma anche a ogni somma arbitrariamente considerabile di neuroni, a ogni molecola ma anche a ogni somma arbitrariamente considerabile di molecole, a ogni particella-onda subatomica, ma anche a ogni somma arbitrariamente considerabile di particelle-onde subatomiche...
A qualsiasi parte finita arbitrariamente considerabile di materia corrisponderebbero infinite coscienze.
 
Tutti i viventi (e non solo i vegetali), per quel che se ne sa di sicuro, potrebbero anche essere degli zombi privi ci coscienza, e non ci sarebbe alcun modo per accertarcene.
 
Non c' é nulla di incomprensibile secondo me nel fatto che materia inanimata si organizzi (secondo le leggi di natura) a costituire organismi viventi o che sia assimilata da organismi viventi entrando (e poi uscendo) nel (dal) loro metabolismo secondo le leggi del divenire naturale.
 
La materia inorganica, esattamente come la materia vivente, non é "statica" ma "dinamica", divenendo secondo le stesse determinate modalità universali e costanti (se la conoscenza scientifica -vera- di essa é possibile).
 
L' azione causale necessaria a produrre la vita dalla materia non vivente é puramente e semplicemente la "normalissima azione delle leggi (non statiche ma dinamiche!) del divenire naturale".
 
Le scienze naturali non possono trovare (nei cervelli né altrove) la coscienza per il semplice fatto che le coscienze non sono nei cervelli, ma invece i cervelli sono nelle coscienze (nell' ambito delle quali sono percepiti).
#704
Sono convinto che autocoscienza (pensiero consapevole del proprio esistere, con un passato e un presumibile futuro, che potrebbe accadere in diversi modi) l' abbiano solo gli uomini, mentre glia altri animali (non credo vegetali, batteri e altre forme viventi) siano dotati di coscienza.
#705
Citazione di: Sariputra il 12 Febbraio 2019, 16:42:00 PM

Sari:
Realtà e percezione sono la medesima entità.

Ipa:
No, mi spiace per sgiombo e il suo Berkeley, ma non si possono ingannare una macchina fotografica o la legge di gravità.

Sari:
Non so come la pensa Sgiombo, ma per me l'osservare una foto ( e confrontarla con altre...) è un atto percettivo e cadere col sedere per terra ( percependo dolore) a causa della forza di gravità è un atto percettivo...

Ipa:
Ma percettivo non è condividere gli effetti reali con una macchina fotografica, un sasso che cade, ecc. L'oggettività scientifica consiste proprio nel prendere atto di queste "strane" coincidenze, studiarle, e inserirle in una griglia razionale denominata sapere.

Ma se vogliamo farla difficile possiamo derubricare l'oggettività al rango di intersoggettività. Tanto il risultato non cambia. Sempre sapere rimane.


Per chi, come me (e creo di poter dire il Sari), ha interessi filosofici non bastano gli "effetti pratici", contano moltissimo anche le "questioni teoriche".

E fra queste la valutazione critica razionale delle conoscenze scientifiche.

Le quali non possono essere considerate "oggettive" per il fatto che sono conoscenze di ciò che accade come fenomeni appartenenti ad esperienze coscienti (presumibilmente proprie di soggetti).

Le componenti materiali (misurabili) di queste (oltre a non poter essere considerate oggettive, nemmeno) possono essere dimostrate (ma solo postulate ed arbitrariamente credute, senza alcuna garanzia razionale -dimostrativa logica né constatativa empirica- di certezza) essere intersoggettive, ovvero "corrispondenti punto per punto" (e non identiche o uguali; che non avrebbe senso: nessuno può "sbirciare nelle esperienze coscienti altrui" per confrontarne i contenuti con quelli della sua propria) fra le diverse esperienze fenomeniche coscienti.
E allora al massimo si possono ipotizzare essere tali in quanto (contrariamente alle componenti mentali, che invece non possono che essere meramente soggettive) corrispondenti alla medesima realtà oggettiva (ipotizzata e ma indimostrabile né tantomeno mostrabile): il Monte Bianco e gli altri enti ed eventi materiali, contrariamente a una fantasia, ricordo, desiderio, ragionamento e agli  altri enti ed eventi mentali) può essere considerato corrispondere a un oggetto di percezione diverso dal suo mero soggetto in quanto si può ipotizzare che la sua visione (e in generale le sensazioni fenomeniche che lo costituiscono) accadono allorché la cosa in sé soggetto della sua visone (qualsiasi cosa di tale natura) si trova in determinate relazioni con una determinata cosa in sé o noumenica che della visione é l' oggetto.