Citazione di: PhyroSphera il 25 Novembre 2022, 16:22:07 PMLa bellezza è solo un fatto soggettivo, o è vero che il sentimento del bello, che in quanto sentimento è anche percezione di qualcosa di esterno, è una forma di conoscenza, di una bellezza non solo pensata ma effettivamente esistente?Non ho ancora letto i nuovi messaggi di oggi, lo farò quando potrò, nel frattempo fornisco un link contenente una piccola trattazione in merito a Kant e all'arte e pure alla bellezza, trattazione molto chiara e dove non ci sono assurdi scontri tra parole e significati, come invece mi è capitato di trovare altrove. Da essa unitamente a una conoscenza generale del pensiero kantiano si può dedurre che Kant pensasse a una bellezza non esistente soltanto nel soggetto contemplante. In definitiva concordo con questa interpretazione dell'opera di Kant, interpretazione che ho trovato tra tante invece inadeguate e non prive di illazioni. Come trovai la Critica della ragion pratica spesso platealmente faintesa, anche a "livelli alti" per così dire, così e anche peggio ho trovato fraintesa la Critica del giudizio. Questa che invece vi fornisco è una riflessione adeguata.
Secondo voi Kant come avrebbe pensato questa questione? Davvero escludeva l'esistenza della bellezza, oppure molti interpreti, interessati soltanto alla Critica della ragion pura e intenzionati a metter da parte la Critica della ragion pratica, considerano la questione solo dal punto di vista delle teorie oggettive, dimenticando che le cose possono essere oltre che oggetti indifferenti anche soggetti di bellezza? O forse anche Kant indulgeva con questo oblio?
Come giudicare la portata della cosiddetta "rivoluzione copernicana" nella filosofia di Kant e del kantismo? Davvero essa autorizza a negare l'esistenza indipendente della bellezza? Non è forse questa rivoluzione da ritenersi affatto relativa? Propendo per questa conclusione, a prescindere da come Kant vivesse la sua rivoluzione filosofica.
MAURO PASTORE
Eccone il link suddetto:
https://blogmain.tecnophilosophy.com/larte-secondo-kant/
Qui di seguito ne riporto il testo (cui autore Dario Currado) dove si tratta anche della bellezza in generale:
" L'arte secondo Kant
Il sentimento del bello nell'arte
Con questo testo ritorno sul tema dell'arte nella filosofia, avendo l'intento di analizzare i differenti concetti di arte che sono stati sviluppati dai filosofi lungo la storia della filosofia. Il protagonista di oggi è Immanuel Kant. In passato ho già scritto su Nietzsche e Schopenhauer. Kant presenta una filosofia dell'arte nel suo scritto sull'estetica: La critica del giudizio. Questo significa che il concetto di arte di Kant è certamente connesso con i temi del bello e del sublime, i quali costituiscono i temi classici trattati dall'estetica nella filosofia.
La critica del giudizio pone questo problema: esiste una facoltà del giudizio così come esistono cose come la sensibilità, l'intelletto o l'immaginazione? L'oggetto dell'opera è dunque il giudizio, ma sono due i tipi di giudizi che vengono analizzati: il giudizio estetico e quello teleologico. In questo contesto l'unico giudizio che ci interessa è quello estetico. Nel giudizio estetico vediamo in atto il giudizio riflettente, ossia quel giudizio che non sussume il caso sotto la regola, ma fa in modo che sia il caso che inventi la sua regola. L'analisi del giudizio estetico viene divisa da Kant in analitica del bello ed analitica del sublime.
Il bello in Kant implica la connessione di una rappresentazione di qualcosa con i sentimenti di piacere o di dispiacere. Chiaramente diciamo bello ciò che ci piace e brutto ciò che ci procura dispiacere. Per questo, trattandosi di qualcosa che riguarda il soggetto solo, non possiamo definire il giudizio estetico una forma di conoscenza. Tuttavia, sebbene il giudizio sul bello non è conoscenza, perché non implica concetti, resta il fatto che il bello è sempre disinteressato. Kant, dunque, non ha in mente un concetto di bello patologico, influenzato dal desiderio. Kant, infatti, non vuole dire che il giudizio del bello è soggettivo, perché altrimenti non potrebbe essere universale. Egli afferma soltanto l'esistenza di un piacere, che è definito dal termine "gusto", il quale si riferisce al soggetto, poiché è legato ad una rappresentazione mentale. Dunque, per entrare nel tema dell'arte, non si sta parlando di quei giudizi come: "A me piace Rembrant, in quanto trovo in suoi quadri molto belli, mentre detesto assolutamente Picasso". Avere gusto estetico comporterebbe sostenere la bellezza sia delle opere di Rembrant sia di quelle di Picasso. Sembra strano che un giudizio di bellezza possa essere oggettivo, ma per Kant è proprio così. Questo funziona perché Kant pone il piacere come successivo al giudizio estetico e non come antecedente. Se fosse stato antecedente, allora ne sarebbe conseguito che quel giudizio sarebbe stato soggettivo. Il bello, sostiene Kant, è ciò che piace senza concetto. Se il giudizio del bello è oggettivo, quali sono le regole su cui si basa questo giudizio? Perché, in fondo, dovremmo dire che "Il quadrato bianco su sfondo bianco" di Malevic è oggettivamente bello, è arte, mentre il mio schizzo di un quadrato su carta non è bello? Kant ci risponde sostenendo che il giudizio del bello segue il modello del giudizio riflettente, ossia è regola a se stesso. Inoltre questo giudizio sorge dall'accordo tra le facoltà dell'intelletto, del sentimento e dell'immaginazione. Non esiste, dunque, propriamente, una quarta facoltà del giudizio. Sappiamo ora che nell'arte non ci sono regole generali che preesistono i casi. Questo è interessante perché ci permette di evitare di usare gli stessi criteri per giudicare correnti artistiche completamente differenti come realisti, impressionisti, espressionisti, surrealisti, ecc. Sussumere casi sotto la stessa regola non avrebbe potuto permettere di pensare come arte molte correnti che rompono le righe rispetto alla tradizione. Ogni corrente, si potrebbe quasi dire, si è data una regola a se stessa. Kant ci dice anche che il giudizio sull'arte implica una contemplazione disinteressata dell'opera, la quale ci porta a dire che è bella. Non è poiché è bella, che diciamo che è arte. Noi prima diamo il nostro giudizio, perché poi possiamo percepire l'opera come bella. L'armonia delle facoltà produce quel sentimento.
Inoltre Kant sostiene che ciò che conta nell'arte è sempre la forma, il resto è semplicemente un'attrattiva. Dunque i colori non sono essenziali nell'arte, ma costituiscono solo un'attrattiva. I colori, infatti, secondo Kant, ci condizionano patologicamente, non possiamo osservarli in maniera disinteressata. Solo la forma può essere contemplata disinteressatamente. Se il giudizio estetico di gusto è universale, come mai ci sono persone che dicono: "A me personalmente Andy Warhol non piace assolutamente"? Kant spiega che l'universalità del gusto si basa su una forma di senso comune, il quale nasce dal fatto che tutti abbiamo quelle facoltà sopra citate e in tutti può verificarsi l'armonia tra queste facoltà. Chi non si trova d'accordo con gli altri è semplicemente una persona che non ha gusto. Qui viene il problema: bisogna avere gusto, ma come si sviluppa il gusto? Su questo Kant non ci dice molto, possiamo solo dedurre che il gusto dipenda sempre dall'accordo dell'intelletto con l'immaginazione e la sensibilità. Possiamo pensare che questo accordo manchi in chi non ha gusto.
Il sublime nell'arte in Kant
Kant analizza nella Critica del giudizio anche il sublime. Vien da chiedersi se anche questo giochi un ruolo importante nell'arte o meno, sicuramente ne svolge uno nell'estetica. Kant distingue due forme di sublime: 1) Sublime matematico: quel sentimento che si prove di fronte a ciò di cui non si possono percepire i limiti. Per esempio quando guardo un paesaggio sconfinato, quando mi sento piccolo guardando le stelle nel cielo, oppure se vedo l'orizzonte del mare.
2) Sublime dinamico: quel sentimento che si prova di fronte alla potenza della natura. Per esempio nel caso del tornado, del terremoto o un'eruzione vulcanica. La teoria di Kant sull'arte certamente si inserisce tra quelle che pensano l'arte a partire dal bello, ma concepisce il bello di modo tale che non sia semplicemente soggettivo, ma segue il giudizio estetico. L'arte è anche definita da un'esperienza particolare: un'esperienza di contemplazione disinteressata. Nell'arte l'uomo cerca di superare il suo desiderio e grazie all'armonia delle facoltà avere gusto artistico. Il gusto artistico è quella componente sociale che, in fin dei conti, permette l'esistenza dell'arte di giudizi oggettivi sulle opere artistiche. "
Mauro Pastore



