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Messaggi - Jean

#691
Citazione di: cvc il 31 Marzo 2017, 17:36:17 PM
Mi aggiravo per i corridoi
Incuriosito e sospettoso,
Un estraneo negli spogliatoi
O un testimone solo e ozioso

Fra schiamazzi e salotti improvvisati,
L Hotel logos mischia estasi e lamenti,
Alcuni degli ospiti se ne scappano irritati,
Altri perplessi ma irretiti tornano contenti

Forse in principio la ragione
Del mio brancolare senza meta,
Era la noia , quell'orrida prigione,
Come acqua ferma che  inquieta

Ma mi pare assai superficiale
Questo modo di pensare,
Come se fosse semplice e banale,
Come un guasto da aggiustare.

Fra schiamazzi e salotti improvvisati,
L Hotel logos mischia estasi e lamenti,
Alcuni degli ospiti se ne scappano irritati,
Altri perplessi ma irretiti tornano contenti

Più nel profondo occorre cercare
Il perché dell'occhio nella serratura,
L'orecchio appiccicato alla parete
Come una cozza alla scogliera

È quel morbo che abbiamo dentro,
Il perenne agitarsi della coscienza,
Che ci spinge l'uno contro l'altro,
Tutti e nessuno, presenza e assenza

E se mi sto ora distraendo
Forse quando non conviene,
Spento, acceso, acceso, spento:
Il mio lume è luce e buio insieme

Forse non è questo che dovrei dire,
Un si vile pensiero e intento
Altra moneta dovrebbe esibire
L'avventore al sui pagamento

Fra schiamazzi e salotti improvvisati,
L Hotel logos mischia estasi e lamenti,
Alcuni degli ospiti se ne scappano irritati,
Altri perplessi ma irretiti tornano contenti

Grazie CVC dell'intervento,

dedicandoci un po' del tuo tempo per realizzarlo in forma poetica gli hai conferito un valore aggiunto, oltre quello che contiene al di là delle parole.

Non per lisciarti il pelo, ma le quartine che riportano le impressioni del  tuo viaggio (al luogo che ci ospita) son intrise della condizione esistenziale dell'uomo (dell'osservatore), sviluppata in riflessioni che ne dissimulano la profondità, mediante la scelta di parole e versi apparentemente semplici.

Meriterebbero una parafrasi nel caso se ne ravvisasse interesse in qualcuno.

Mi permetto solo di considerare la scelta dei due termini: irritati-irretiti, mentre del primo non v'è da dir molto, significa quel che il senso comune assegna... per il secondo...
 

Treccani:

irretire (ant. inretire) v. tr. [dal lat. irretire, der. di rete «rete»] (io irretisco, tu irretisci, ecc.).

– In senso proprio, non com., catturare con la rete: i. i pesci. Più spesso fig., impigliare, inviluppare come in una rete: S'io fui del primo dubbio disvestito Per le sorrise parolette brevi, Dentro ad un nuovo più fu' inretito (Dante);

- è termine specifico nel diritto canonico: sacerdote irretito nella (o da) censura, a cui sia stata inflitta una pena ecclesiastica (scomunica, interdetto, sospensione).

- In partic., attrarre a sé o sedurre con arte, con inganno, abbindolare, imbrogliare: fu irretito da quella donna; i. con lusinghe; i. gli sciocchi con vane parole; compor fittizie parole, le quali lacci sono ad irretire gli uomini di pura fede (Boccaccio).
 

... si apre un mondo di significati nascosti, sì che mi vien da chiederti sia stata scelta voluta o venuta da sé... riservandoci di approfondir tale ricordo di viaggio alla prossima occasione.
 

Un caro saluto
Jean
#692
Varie / Re:Varie
14 Aprile 2017, 22:28:43 PM
Ciao Phil,

prima o poi vado a riprender i fili di ogni discorso, miei o di chi ha interagito con essi... solo questione di tempo... e naturalmente di trovarsi in vita per poterlo fare...

Il tuo raccontino m'è piaciuto assai... rilevo delle affinità nel nostro modo di sviluppar le prospettive (certamente non in un ragionamento filosofico stretto, non mi compete) e discretamente riguardo il sense of humor...

Se stai seguendo il topic "al di là dell'aldilà" avresti ben potuto postarlo colà, perché una delle premesse per almeno considerare fattibile una tal evenienza è appunto attivare l'immaginazione (chiamiamola così) che permetta di rovesciar completamente la prospettiva... come hai fatto col tuo raccontino... tutti  pensiamo (anche rifiutandolo) all'aldilà... e se l'aldilà pensasse a noi..?

Solo fantasia? 
E dove, non lo fosse, trovar corrispondenze, segni, tracce... sentori di profumi mai odorati e visioni di particolari oltre le capacità dell'occhio..?

Ma serve un interesse specifico per camminar su questa strada, non per acquisir qualcosa... ma dopo che s'è rinunciato ad acquisir alcunché, che i giochi son fatti e s'attende, tranquilli quanto si possa, d'uscir dal cinema...

Quasi un extra-tempo... un supplementare per cercar di portar a casa nostra una piccola partitella, ché quella grande è Lei che ci porta a casa sua...

I numeri... le ricorrenze... (forse mi capisci...)
 

Un caro saluto

Jean
#693
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
14 Aprile 2017, 21:49:42 PM
Eccoci appunto ai confini della realtà... come avevo premesso:

Per te (e InVerno) i "miracoli" son solo d'un tipo, il sette che compare sulla faccia d'un dado o il rispuntar di gambe... va bene stiamo al gioco, vediamo qualcosa del genere... 
 
Tra tutti i miracoli abbiamo preso quello che Eutidemo (e Voltaire prima di lui... gente davvero in gamba, senza ironia... se non per la gamba...) proponeva per riconsiderare la chiusura causale del mondo fisico.

Io ho postato un contributo e Euti da par suo ha risposto... questione finita?

Di là i pragmatici indagatori e di qua i possibilisti qual mi dichiaro d'appartenere che, apponendo in principio di frase "SE" son disposti a veder dove conduca anche l'incredibile (tanto che mi costa? al massimo un po' del mio tempo).

Amici eravamo e son certo rimarremo... però, devo dire... più facile (per chi non s'avvalga della fede) non credere che credere... battaglie di tal genere paion perse in partenza... ma perse su tutta la linea, o solo/principalmente su quella "retta" della realtà "A"?

Così, dopo aver letto il post di Euti in risposta al miracolo citato pur se "per gioco"  un po' m'è parso d'esser stato sconfitto... nel senso di non aver portato qualcosa di più "solido"... ma, accidenti, Euti voleva la gamba e al riguardo quel che ho trovato appariva il massimo... forse era più saggio, dopo d'averlo trovato, lasciar perdere codesto miracolo, prontamente  impallinato dall'abile tiratore... ma le cose, se son andate come son andate, forse vuol dir che proprio così dovevano andare...

Va beh, passiamo oltre, mi son detto... e scorrendo il sito... toh, guarda, l'Euti ha postato un suo racconto fantascientifico (per il momento...)... ma vedi un po' come termina... con il riferimento alla nave di Teseo... discussione assurta a "cult" grazie a Sariputra che l'ha sapientemente condotta... che coincidenza...

E che dir della mia (in appendice a quella): "esercitazione di laboratorio" nella quale capitan Teseo invita chi lo legga a dir cosa farebbe al suo posto, quando gli fosse comunicato di doversi privar d'una gamba... qui l'identificazione tra chi la conduce e la nave è compiuta nella persona del filosofo, quelli di professione e altri per passione...

... metaforicamente il privarsi della gamba si potrebbe assimilar al privarsi di qualcosa che si dava per certo...

Tuttavia, per impossibile che sia, Euti vorrebbe esser presente al miracolo della gamba che prima tolta poi riappare... ma il sottoscritto un tal potere non l'ha (né lo desidera), son quasi un minimalista (affine in ciò all'amico Paul11) a cui compete ovviamente una minima capacità d'intervento, vale a dire, come ho scritto:

... osservare i minimi dettagli... realizzare qualcosa nei minimi dettagli, pensare i minimi dettagli... e vivere i minimi dettagli della nostra irripetibile esistenza, qual che sia lo stato attuale...

E in piccolo, come potrebbe risolversi la cosa..? ad esempio...
 

Eccola qui!

Proclamo in questa differente realtà il comparir della gamba scomparsa, sottratta, sparita... volatilizzata dopo averne subito il taglio nell'altra discussione "La nave del filosofo e la gamba di Teseo" a beneficio del mio amico Euti, affinché da tal evento possa trarne un suggerimento, qual che sia, confidando (da scrittore teatrale qual s'è presentato) sappia cogliere il valore sotteso ai fenomeni qual che siano, quando siano organizzati in una prospettiva che pur se non ci appartiene tuttavia manifesta una logica che rimanda, come tutte le logiche, all'intelligenza che le dispone...

Ma... dite che non la vedete, quella gamba magicamente scomparsa di là ed apparsa di qua? 

Ma, scusate, in che altro modo potrei, considerata la realtà virtuale di questo posto, mostrarvela se non con le parole?

Mmh... se ne fate questione di fede... non avete ben seguito il percorso che ha portato qui la gamba... una serie di coincidenze che son maturate in questo momento, da quel lontano 6 ottobre 2016 (La nave del filosofo...) al 6 aprile 2017 quando ho richiamato in questa discussione Jung e la sincronicità...

Ci son più cose, Euti... tua e mia citazione preferita, naturalmente da prospettive diverse... il bello (e vario) della vita...
 

PS- mi rendo conto della difficoltà del lettore a seguire, se lo sono, i miei  "pensieri laterali" (o anche "immaginazioni, suggestioni estemporanee") ma in un universo topologicamente non Euclideo la retta (via) talora non è la più breve... e a me interessa seguirne anche altre che si presentano.
 

Un cordiale saluto

J4you
#694
Perbacco...

questa discussione giaceva ormai nel dimenticatoio... come un film che s'è visto... diciamo Tre uomini e una gamba... dopo che il sottoscritto l'aveva iniziata e appunto tre valorosi (grazie davvero) si son messi in gioco ritenendola appunto più di un gioco (mmh... che strano giro di parole, non trovate..?)

Al tempo stavo per risponder ma qualcosa... che s'è palesato oggi... m'ha trattenuto, di cui accennerò ad una spiegazione (minuscola e soggettivissima) ne "Al di là dell'aldilà".

Riesumato il topic (come si riesuma un arto forse in attesa di venir ricongiunto al titolare...) e la discussione con altri pregevoli interventi da nuovi e vecchi... (Sgiombo, non spacciarti per tale, sei solo un pò anziano, qui l'hai detto tu stesso...) ospiti, mi son detto ch'era tempo di dir la mia... di non sottrarmi a qual che domando agli altri...

... e poiché non mi veniva una risposta mi son dovuto immaginare d'esser lì e... mannaggia... con la fantasia non si scherza... zac..!!

E adesso..?

Gli stoici son i migliori per senso pratico... ma il gatto che ha avuto il "regalo" di Euti... impressiona troppo bimbi e grandi e in più s'è intrufolato nella biblioteca dell'Eco (Umberto) e par che miagolando dica di volerli tutti... ma che, i libri? Forse più verosimilmente i troppi topi che della cultura apprezzano solo i possibili nascondigli...

Ma anche lo stesso Lorenzo, a cui rendo il merito della "riesumazione",  posta  di lupi che son fatti d'agnelli... ma poi mi confonde, con la storia del tavolo e della sedia... intende forse si debba guardar alle "gambe" degli stessi..? 
Allora tutte le gambe son gambe... e come recita la canzone... a me piacciono di più... (ah, giovinetti... che vi siete persi..).

Ma... triste realtà, ormai son singolar quanto a gambe... una trovasi nel frigo dell'immaginario Ospedale... e non ho ancora la più pallida idea di che farne... però, potrei dir di non voler decidere e che ci si comporti come prescritto in tal caso... par una buona idea, mi sento proprio sollevato dal dover decidere... ma... un momento, ecco giusto qui il dottor (no, Sgiombo... te 'un ti voglio tra i piedi... ma... tra il piede che c'è e quello che non c'è più... si può ancora dire..?)
 

Dott. - dobbiamo darle una notizia...

Jean - una notizia non mi spaventa... se non mi riguarda...

Dott.- purtroppo la riguarda...

J – ah, ecco la fregatura...

Dott.- par trattarsi proprio di quella..

J – d'una fregatura... accidenti, si fa seria...

Dott. – dipende... che aveva deciso per la gamba?

J - ... di lasciar far a voi...

Dott. – anche volendolo non possiamo...

J – autorizzazioni?

Dott. – no, proprio quella, la fregatura... si son portati via la sua gamba...

J - ... il gatto di Euti? L'han cacciato dalla biblioteca..?

Dott.- ma che dice? Quali gatti?

J - ... mi scusi... immaginavo... dunque la mia gamba è scomparsa ed io non debbo decider nulla... mi sa che son pochi i casi come questo...

Dott. – davvero pochi... fuor di gaussiana... qui lei è il primo...

J - ...beh, almeno in qualcosa... comunque chi sia stato m'ha fatto un favore... occhio non vede...

Dott. – ... cuore non duole... vuol sporgere denuncia?

J – ... per carità... 'un si sa mai la ritrovino e mi tocca davvero decidere...

Dott. - ... va bene, ma nel caso volesse ritornar sui suoi passi...

J – 'a dottò... famo pure dell'ironia..?

 
Un cordiale saluto

Jean
#695
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
11 Aprile 2017, 22:27:27 PM
Caro Euti, :)                  

anch'io ero un appassionato di fantascienza... mio fratello, di due anni maggiore, comperava gli Urania che leggevamo (prima lui, ovviamente...) con passione.

Sarà stata l'immaginazione dei nostri verdi anni... ma quei mondi, situazioni, eventi... si delineavano dentro di me con una precisione quasi l'osservassi nella realtà...

Uno dei miei preferiti fu la saga del pianeta Tschai, di Jack Vance,  il primo libro procurò a me e mio fratello una profonda crisi d'astinenza, tanto ci si era immersi nella storia.

Per fortuna venne il secondo e poi altri due... che spettacolo, che fantasia e che stile!

Ricordo ancora una copertina con un frutto dai semi rossi che pareva un melograno e comunque tutte le copertine di quei romanzi, magnificamente realizzate, erano oggetto di contemplazione, quasi si potesse raggiungere un livello nascosto... forse anche all'autore, ma reale per me, che dedicavo parecchio tempo ad osservarle sin nei minimi dettagli...

... osservare i minimi dettagli... realizzare qualcosa nei minimi dettagli, pensare i minimi dettagli... e vivere i minimi dettagli della nostra irripetibile esistenza, qual che sia lo stato attuale...
 
 

... se la verità

fosse nera come la notte

ti metteresti in viaggio

per raggiungerla?

Non è forse perché

hai visto una piccola luce,

(... come la piccola candela dell'amico Sari...)

che hai preso le tue cose

e sei partito fiducioso?

Dentro di te,

confidando di raggiungere

quella luce,

prima o poi.

 
Come si fan le cose

È più importante

Delle cose fatte

Come si dicon le parole

È più importante

Delle parole dette

Per la nostra

Piccola luce.
 

 
Un amichevole e caldo saluto

Jean
#696
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
10 Aprile 2017, 23:02:17 PM
(Benvenuti alla trasmissione: Ai confini della realtà...
chi ha una certa età, prossima o superiore ai sessanta la ricorderà certamente.)  ???
 
Giorni addietro M. indossava un soprabito color ciclamino che mi ha fatto ricordar la canzone "Aveva un bavero" del quartetto Cetra che tanto successo ebbe al festival di Sanremo del 1954, ispirata alla composizione musicale del maestro Paolo Giorza (1858) "La bella Gigogin", intonata durante l'ingresso in Milano delle truppe franco-piemontesi (2^ guerra d'indipendenza).

Gigogin, vezzeggiativo per Teresina (e questa per Lombardia) fuggì dal collegio per combattere nelle barricate e fu arruolata nelle truppe dei bersaglieri volontari di Luciano Manara. 

Si narra della sua storia d'amore con Goffredo Mameli che salvò dagli austriaci che lo pedinavano e perciò arrestata (e in seguito liberata dai bersaglieri). Storia che durò appena un anno per la morte del Mameli in difesa della repubblica Romana a Villa Spada.

Belle pagine di storia italiana, per chi le sappia apprezzare immedesimandosi in quei tempi...

Mi ricordavo d'aver letto che l'esercito Austriaco avesse una divisa dove il bavero era color zafferano (colore dell'Austria, assimilato a quello della "polenta") e la marsina (sorta di frack) appunto color ciclamino... e lo feci presente ad M., che apprezza le qualità del quartetto.

Domenica scorsa, 9 aprile, dopo aver scritto il post 191, ci recavamo a far finalmente visita dopo più di un anno ad una nostra cara amica, al nord. 
Ci fu il tempo per una breve passeggiata, io, M. e la nostra amica che usa vestir in modo molto personale con i  colori che ama, essendo una brava pittrice.  

Che strano, M. con il suo soprabito ciclamino e l'amica con uno... assolutamente zafferano, con un ampio collo... così pregai M. di por sulle spalle dell'amica l'indumento ciclamino per ricomporre quella divisa... e chiesi all'amica quale canzone le veniva in mente con quei colori... qualche istante e ci siam messi a cantarla insieme... la conosceva assai bene, fin troppo... ci disse che era la preferita di suo padre ed anzi, che nel ricordarlo l'associava a quella musica...

Al ritorno visitai il nostro amato Hotel, lessi la replica di Eutidemo e forse la coincidenza vissuta poco prima mi guidò nella replica al post 197 dell'amico Eutidemo, che approfondirò appena troverò un po' di tempo...
 


Un cordiale saluto
Jean
 

(P.S. – ho sempre detto che ci son belle persone in questo posto...) 
#697
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
09 Aprile 2017, 22:23:01 PM
Post in filosofia...

 
DIAMONOLOGO  
da Eutidemo, oggi
 
Un po' come la nave di Teseo!"
Computer:
"Già...l'antico paradosso della nave di Teseo.
Che esprime la questione metafisica dell'effettiva persistenza dell'identità originaria, per un'entità le cui parti cambiano nel tempo; in altre parole, se un tutto unico rimane davvero se stesso (oppure no) dopo che, col passare del tempo, tutti i suoi pezzi componenti sono cambiati (con altri uguali o simili)."
Monna Lina:
"Brava.
Ma che te lo dico a fare...tanto sei me."
(Rivolta al pubblico).
"Si narra che la nave in legno sulla quale viaggiò il mitico eroe greco Teseo fosse conservata intatta nel corso degli anni, sostituendone le parti che via via si deterioravano. Giunse quindi un momento in cui tutte le parti usate in origine per costruirla erano state sostituite, benché la nave stessa conservasse esattamente la sua forma originaria.
Ragionando su tale situazione (la nave è stata completamente sostituita, ma allo stesso tempo la nave è rimasta la nave di Teseo), la questione che ci si può porre è: la nave di Teseo si è conservata oppure no? Ovvero: l'entità (la nave), modificata nella sostanza ma senza variazioni nella forma, è ancora proprio la stessa entità? O le somiglia soltanto?"

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/diamonologo/
 
 

LA NAVE DI TESEO
da Sariputra 29.09.2016

Mi sono imbattuto in questo famosissimo paradosso che sottopongo alla vostra cortese attenzione ( anche se presumo lo conosciate già...):

Si racconta che la nave in legno sulla quale viaggiò l'eroe mitico Teseo si sia conservata intatta attraverso il tempo, sostituendo le parti che , una dopo l'altra, si rovinavano. Arrivò quindi il momento in cui tutte le parti usate in origine erano state sostituite, benchè la nave conservasse l'esatta sua forma originale. Riflettendo su questa situazione ( la nave è stata completamente sostituita, ma nello stesso tempo è rimasta la nave di Teseo) la domanda che ci si può porre è: la nave si è conservata , oppure no? Ossia: l'entità nave, modificata nella sostanza ma senza cambiamenti nella forma, è ancora proprio la stessa entità? O le somiglia semplicemente?
Questo quesito si può applicare a molteplici altri casi, ma soprattutto si può rivolgere il paradosso riguardo all'identità della nostra stessa persona, che nel corso degli anni di vita , cambia notevolmente, sia nella sostanza che nella forma, ma che sembra rimanere proprio quella stessa persona.
Permane identità all'entità nave, oppure no? E alla persona  che muta continuamente?

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/la-nave-di-teseo/
 
 
LA NAVE DEL FILOSOFO E LA GAMBA DI TESEO
da Jean 6.10.2016

Tempo addietro un amico (di professione attore teatrale, uno che il nessuno e centomila è un po' il suo pane) riferendosi alle frequentazioni con dei filosofi, mi riportava l'impressione di persone eccellenti nell'astrazione e un po' distanti dal piano pratico, (in verità l'osservazione era ben più marcata). 

Beh, non certo un'osservazione originale, un po' un luogo comune... forse l'avrebbe pensata diversamente se si fosse imbattuto in filosofi (o amanti della filosofia) qual il nostro amico sgiombo e altri che frequentano il nostro forum.

Partecipando (pur se poco) ai dibattiti in questa sezione mi sento un po' chiamato in causa dalla mia coscienza che conserva il ricordo di quella conversazione e oggi, con questa discussione, ho finalmente trovato un modo per saggiare la stoffa dei nostri abiti (mentali/emotivi), sempre che vogliate partecipare rispondendo alla domanda diretta che incontrerete al termine delle necessarie premesse.

La prima riguarda il titolo, che esplicitamente si rifà a quello della pregevole discussione (per partecipazione e contenuti) avviata dall'amico Sariputra. 
Questa potremmo considerarla una piccola appendice o ancor meglio la parte pratica (... di laboratorio) delle lezioni teoriche colà dispensate, nelle quali si sono sviscerati molti temi, due in particolare quelli che mi interessano: identità e appartenenza.  

La seconda premessa è un antefatto, dal quale nasce la domanda che vi porrò.
 


Antefatto
 
Mio nonno ad un'età purtroppo non troppo avanzata dovette subire (causa morbo di Buerger, essendo stato un forte fumatore) l'amputazione di una gamba che pur operata non fu possibile salvargli dalla cancrena. 

Dopo l'amputazione le sue condizioni non si risollevarono, anzi... considerato l'inevitabile, imminente destino, gli fu permesso il suo veleno preferito.

Ai familiari (ero presente anch'io) chiesero le disposizioni riguardo l'arto amputato, lasciare che se ne occupasse l'ospedale oppure conservarlo... in attesa...

Dovrei forse riferirvi le condizioni mentali di mio nonno e altri esaurienti particolari e in ultima riferirvi la decisione presa, ma qui non si parla della gamba di mio nonno che è solo il pretesto per parlar della vostra, nel caso capitasse a voi, per voi, decidere.

Tutti più o meno siamo capaci di valutare con il necessario distacco le questioni che riguardano gli altri, e lo facciamo così bene che a volte par ne capiamo più noi dell'interessato, tanto che la nave di Teseo sembra più nostra, appartenere più a noi che al proprietario. 

Per quello, nel titolo uso l'espressione "la nave del filosofo"; (in un certo senso) avete preso possesso della nave parlandone, discutendone. 

Condividendo così un po' della vita del suo capitano, Teseo... che si è ammalato e dovendogli tagliar la gamba vi domanda, al posto suo, cosa fareste dell'arto amputato?

Vi ricordo che è (una lezione di) filosofia pratica, di laboratorio come dicevo (mi scuso per l'involontario umorismo macabro).

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/la-nave-del-filosofo-e-la-gamba-di-teseo/
 

AL DI LÀ DELL'ALDILÀ  
post 191 da Jean e post 197 da Eutidemo, oggi
 
...la gamba di Miguel Juan Pellicer, (del presunto miracolo della)
 
 .............................


... banali, sciocche coincidenze... o plausibili sincronicità?
 
 

Un cordiale saluto

Jean
#698
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
09 Aprile 2017, 11:43:29 AM
Secondo le testimonianze, la gamba "miracolosa" di Miguel Juan Pellicer non è, se così si può dire, ricresciuta: è proprio la stessa gamba che era stata amputata più di due anni prima -e che, sepolta nella terra, era necessariamente imputridita- ad essere ricomparsa. Una specie di resurrezione della carne avvenuta prima della fine dei tempi. Questo sembra più difficile da credere...

MESSORI: Sì, la gamba fu subito riconosciuta. Aveva tutti i segni, inconfondibili, che c'erano sull'arto amputato: la cicatrice causata dalla ruota del carro che aveva fratturato la tibia nell'incidente che aveva provocato l'amputazione, le tracce del morso di un cane sul polpaccio, i resti di una grossa cisti asportata, due profondi graffi lasciati da una pianta spinosa. Insomma, una gamba tagliata quando già era divorata dalla cancrena e sepolta per due anni e mezzo nel cimitero dell'ospedale di Saragozza, viene reimpiantata di colpo a Calanda, a cento chilometri di distanza. Quando andarono a controllare il posto in cui era stato sotterrato l'arto, trovarono la buca vuota. I primi giorni la gamba, secondo le testimonianze, aveva un aspetto come di carne morta: era fredda, bluastra. Col passare del tempo, e lo scorrere del sangue, tornò normale.
Forse, se questo miracolo è rimasto nascosto per tanto tempo, è perché ne avevamo bisogno proprio noi, uomini di oggi. Perché questo prodigio non è soltanto un segno dell'esistenza di Dio: è un segno di sano materialismo cristiano. E ciò che oggi minaccia il cattolicesimo non è certo il materialismo, ma lo spiritualismo, la gnosi: molta della nuova teologia cattolica è una teologia gnostica.
Questo è un miracolo "teologicamente scorretto" perché contrasta con il regno dello spiritualismo che ci minaccia. Basta un Platone qualunque per credere nell'immortalità dell'anima. I cristiani, invece, credono nella resurrezione dei corpi, proprio ciò che tanta teologia oggi non annuncia più.

Quali sono state le reazioni al suo libro?

MESSORI: Da manuale. Prima ancora che il libro uscisse sono bastati tre annunci dell'editore e Beniamino Placido su la Repubblica ha scritto un articolo dal titolo significativo: Un libro su un miracolo: non vedo l'ora di non leggerlo. Placido, a nome dell'intellighenzia laica, ha detto che si trattava certamente di una bufala, e non bisognava perdere tempo e soldi per leggere un libro così. Rifiuto previo. In realtà, è il credente il vero libero pensatore. Perché ha un concetto di ragione libera da gabbie ideologiche. Come diceva Gilbert Keith Chesterton: "Un credente è un signore che accetta il miracolo, se ve lo obbliga l'evidenza. Un non credente è, invece, un signore che non accetterà neppure di discutere di miracoli, perché a questo lo obbliga la dottrina che professa e che non può smentire".

E le reazioni da parte cattolica?

MESSORI: Appena il libro è uscito, un guru dell'intellighenzia cattolica, Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, cattolico aggiornato e teologicamente corretto, ne ha fatto una stroncatura feroce su Tuttolibri, l'inserto letterario della Stampa. Anche lui senza confrontarsi con il libro. Ha detto che qualunque cosa ci fosse scritta era "inutile e dannosa". Inutile, perché quelli come lui, che hanno una fede pura e dura, non hanno bisogno di miracoli; dannosa perché prodigi, madonne, santuari e pellegrini, sono cose alienanti per chi ha una fede "adulta".
Quando ho letto queste due recensioni, ho sorriso compiaciuto: nel libro avevo previsto esattamente queste reazioni. Ma avevo anche previsto altro: due mesi dopo l'uscita, Il Miracolo era alla quarta ristampa e stanno per essere pubblicate molte traduzioni.

https://lin4matore.wordpress.com/2007/09/17/lunico-miracolo-a-cui-non-e-possibile-credere/

.................


A me è parso un buon articolo e chi abbia domande le invii all'autore, del quale non son portavoce.

Ma se codesto "presunto" miracolo non è valido perché non avvenuto davanti ai tuoi occhi... come infinite cose non son avvenute e non avverranno... allora tutto ciò di analogo, come afferma Thomas Paine:

« Tutti i racconti di miracoli, di cui l'antico e il nuovo testamento sono colmi, sono adatti solo a impostori che predicano e stolti che credono. »

è una questione di impostori e stolti...

... fortunatamente non esistono solo queste due categorie, ma poiché son di larghissime vedute dubito di poter appartenere alla terza... e nel caso preferirei esser stolto che impostore. 
Uno che pensa le leggi naturali non siano del tutto svelate e quello che ci appare un evento straordinario, un fatto eccezionale, possa un domani venir interpretato.

 
Wiki - Si definisce miracolo (dal latino «miraculum», cosa meravigliosa), in teologia, un evento straordinario, al di sopra delle leggi naturali, che si considera operato da Dio direttamente o tramite una sua creatura. Nel linguaggio comune, per estensione, il termine miracolo indica anche un fatto eccezionale, che desta meraviglia
 

Certamente l'intero universo sia un evento straordinario, un miracolo per chi disponga della coscienza per percepirlo e della conoscenza per pensarlo (o pensarci) e tuttavia come c'è una gradazione in ogni cosa, dalla stoltezza alla saggezza... vi son fenomeni che destan più meraviglia d'altri... alcuni li ho riportati e seguiterò a farlo, ripeto non per convincer chicchessia ma per avvicinarmi all'argomento della discussione, che richiede una certa disposizione a non considerare (sbarazzandosene) le "suggestioni" provenienti da ambiti diversi dai propri come figli di un Dio minore e ritenere il proprio (Spirito, scienza, logica ecc.) l'unico a cui far riferimento.

Ci son più cose...


 
Un cordiale saluto

Jean
#699
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
09 Aprile 2017, 11:42:40 AM
Quando mi riferisco ai "comportamenti" (fenomeni) fuor dalle regole", dalle semplici coincidenze appena oltre la gaussiana della prevedibilità statistica, alle esperienze in vicinanza di una possibile morte e poi fenomeni d'ogni sorta sino a giungere ai miracoli propriamente detti, evidenzio come lo stesso evento sia interpretabile diversamente.

Ad esempio (non controllo sia vero, mi fido salvo riprova... nel caso per cambiar esempio) il profeta che tracciato un cerchio proclama di non uscirne salvo arrivi l'agognata pioggia, fenomeno che poi accade, giustifica la fede in chi fosse stato presente confermando la presenza dello "spirito" nel servitore di Dio oppure, vista in altro modo, una coincidenza, forse l'ennesima di una serie, sì che potremmo esser vicini alle 200 volte e il profeta rischiar non solo le gambe ma la vita... non prender alla lettera il mio modo talora ironico d'esprimermi, pur se l'esempio del giocatore non è sovrapponibile a quello del profeta, se la reazione di chi li legga entrambi è la stessa, ciò è sufficiente in lui ad accomunarli come categoria... come fa Eutidemo, spogliandoli di tutto e riducendoli a nudi "numeri".

Per te (e InVerno) i "miracoli" son solo d'un tipo, il sette che compare sulla faccia d'un dado o il rispuntar di gambe... va bene stiamo al gioco, vediamo qualcosa del genere:  
L'unico miracolo a cui é impossibile non credere

Stefano Paci intervista Vittorio Messori, su "tracce" nel 1999. Il tema dell'articolo é un miracolo, anzi non un miracolo qualsiasi ma il miracolo per eccellenza.
Elogio al materialismo

A stupire, Vittorio Messori è abituato. In un Paese in cui trentamila copie di un volume bastano a fare un bestseller, il suo primo libro, Ipotesi su Gesù, di copie ne ha vendute oltre un milione. Non pago, ha poi "sequestrato" il prefetto dell'ex Sant'Uffizio, l'austero cardinale Joseph Ratzinger, e per una settimana l'ha sottoposto ad un vero e proprio interrogatorio e ne ha registrato le risposte. Non era mai accaduto nella storia della Chiesa, e il libro-intervista Rapporto sulla fede per anni è stato al centro del dibattito sul cattolicesimo. Poi, ha rivolto ad un'altra persona le sue domande, e questa volta si trattava dell'attuale Pontefice, papa Wojtyla. Varcare la soglia della speranza è stato tradotto in 53 lingue.
Ma adesso, forse, Messori ha esagerato. Il suo nuovo libro (Il Miracolo, Rizzoli) ha la pretesa di raccontare che almeno una volta, nella storia, il prodigio per eccellenza, quel miracolo "impossibile" su cui così spesso si ironizza, è avvenuto: un arto tagliato è ricresciuto. Tra le dieci e le undici di sera del 29 marzo 1640 un giovane contadino spagnolo, Miguel Juan Pellicer, si sarebbe risvegliato avendo di nuovo la gamba che gli era stata amputata due anni e mezzo prima. Il miracolo -compiuto per intercessione di Nostra Signora del Pilar, la veneratissima Madonna di Saragozza davanti al cui santuario Miguel Juan aveva per anni mendicato- avvenne nel villaggio aragonese di Calanda, dove il giovane era ritornato per salutare i genitori. Un evento sconvolgente di cui quasi si era persa la memoria.
Difficile da credere? Noi abbiamo fatto la parte dell'"avvocato del diavolo". Abbiamo cioè posto a Messori, che scrive come un giornalista ma si documenta come un diligente professore universitario, alcune di quelle obiezioni che su questo "miracolo impossibile" formulerebbe l'uomo comune.

I cristiani credono ai miracoli, certo. Ma sembra che Dio si sia sempre dato una specie di limitazione per rispettare la libertà dell'uomo. I prodigi, cioè, non sono mai così clamorosi da rendere automatico il credere. Per spiegarli si può sempre ricorrere a qualche causa scientifica che non è ancora stata scoperta. Questo miracolo, invece, sembra del tutto "impossibile". Davvero lei crede che una gamba amputata sia rispuntata?

VITTORIO MESSORI: Non lo nego, questo miracolo è sconcertante. Lo è stato anche per me. In realtà anch'io avevo uno schema in testa, e la scoperta di questo prodigio lo ha messo in crisi. Il mio era lo schema di Pascal: Dio non impone la fede, la propone. Mi dicevo: se Dio compisse un "miracolo spettacolo", se facesse ricrescere un arto tagliato, la nostra libertà sarebbe annullata, saremmo messi con le spalle al muro e dovremmo arrenderci all'evidenza.
Così, quando trovai rari accenni a questo miracolo avvenuto nel paesino di Calanda, non mi sentii spinto ad approfondirlo, non lo presi sul serio. Io stesso non volevo arrendermi fino a quando, studiando i documenti, ho riscontrato l'indubitabilità del fatto. Alla fine ho allargato le braccia: ho accettato il mistero, perché a questo mi costringeva l'evidenza. È il modo più ragionevole per usare la ragione.

Però non era mai accaduto un miracolo simile nella storia: è come se qui, a Dio, fosse sfuggita la mano...

MESSORI: O, se è possibile scherzarci sopra, fosse sfuggita la gamba. Sì, è vero, si tratta di un caso unico: in questo caso Dio è andato al di là di quello che ha sempre fatto, sia prima che dopo. Ho studiato a lungo i 65 miracoli riconosciuti a Lourdes. In tutti ho sempre trovato questa sorta di strategia del Deus absconditus. Anche in quelli più clamorosi ci sono ottime ragioni per credere, ma ci sono sempre scappatoie per non credere. C'è il caso di Peter van Rudder, il belga a cui per miracolo venne ricostruita la gamba spezzata e si riformarono sei centimetri d'osso. Il miracolo però si vede solo con le radiografie, e uno può dire: magari non era rotta davvero. Tanto che Émile Zola, di fronte alla grotta di Lourdes, disse, beffardo: "Qui vedo molte stampelle, ma nessuna gamba di legno". Invece, almeno una volta nella storia, questo è accaduto: nel santuario di Nostra Signora del Pilar, a Saragozza, fu appesa una gamba di legno.
E, fatto ancor più straordinario, il miracolo è perfettamente documentato: 62 ore dopo l'evento questo fu registrato dal rogito di un notaio reale. Al processo davanti al tribunale dell'arcivescovado di Saragozza sfilarono decine di testimoni giurati, ma migliaia di altre persone avrebbero potuto testimoniare: il prodigio fu un fatto pubblico. Il giovane miracolato era un monco che tutta Saragozza per due anni e mezzo aveva visto tutti i giorni alle stesse ore alla stessa porta chiedere l'elemosina.
Per quanto straordinario, il fatto è attestato in modo così granitico che se negassimo che fino alle ore 22 del 29 marzo 1640 Miguel Juan Pellicer aveva una gamba sola, e mezz'ora dopo ne aveva due, dovremmo negare la storia stessa. Che so, l'esistenza di Napoleone.

D'accordo, un notaio ha certificato il miracolo. Ma il miracolo è accaduto secoli fa, e si sa come andavano le cose in quei tempi. Le testimonianze che lo documentano non saranno poi così certe

MESSORI: Il rogito del notaio reale, il dottor Miguel Andréu, steso seguendo ogni regola del diritto, è inattaccabile. E, sul piano storico, è garanzia di straordinario valore che un evento di questo genere si sia verificato in quel periodo in Aragona, patria dell'Inquisizione spagnola, allora al culmine della sua potenza. L'Inquisizione era un'istituzione dettata dal razionalismo della religione cattolica, ed assai più dell'eresia temeva e reprimeva la superstizione, i falsi miracoli. Era assolutamente implacabile nell'intervenire laddove c'era anche solo semplicemente il sospetto di visionari o di annunciatori di prodigi fasulli. Basti dire che nei secoli in cui l'Inquisizione controlla la Spagna non ci sono notizie di apparizioni mariane, al contrario di quanto avviene in Italia, in Francia o in Germania.
Così nel lungo, rigoroso processo canonico iniziato due mesi appena dopo l'evento nella diocesi di Saragozza, si sente che l'arcivescovo ha sul collo il fiato del grande inquisitore. Basti ricordare che il grande inquisitore di Spagna mise in galera il cardinale arcivescovo di Toledo. Il tribunale dell'Inquisizione veniva chiamato la "Suprema" perché aveva un potere quasi onnipotente, e poteva mettere in difficoltà anche il re.
Il fatto che l'Inquisizione lasci che il processo si svolga e che addirittura si proclami il prodigio, il 27 aprile del 1641, per lo storico è una garanzia assolutamente straordinaria.

Documenti su questo prodigio, dunque, ce ne sono a bizzeffe. Ma documenti risalenti al Seicento hanno la stessa validità storica di una inchiesta fatta oggi?

MESSORI: No, non la stessa: maggiore. Oggi probabilmente quel rigore d'inchiesta storica si è perso, e se volessimo ricostruire la storia sulle pagine dei giornali, staremmo freschi. Il processo non si svolse nel Medioevo, ma un secolo dopo il Concilio di Trento e sotto il pontificato di Urbano VIII che aveva proprio allora emanato nuove, rigorose norme per il riconoscimento dei miracoli. Le regole con le quali si svolge quel processo sono le stesse che verranno usate per più di tre secoli, fino a dopo il Vaticano II. E il problema dell'arcivescovo non fu trovare testimoni, ma limitarne il numero. Il miracolato -un giovanotto di ventitré anni con la gamba tagliata che per due anni e mezzo staziona sempre allo stesso posto, all'ingresso del santuario della Madonna del Pilar, dove per tradizione gli abitanti di Saragozza vanno ogni giorno- era diventato un personaggio che tutti conoscevano. A favore della garanzia storica c'è anche il fatto che non si sia mai levata nessuna voce di dubbio o di esitazione. E tutto questo senza alcun fine di lucro: Calanda non è mai diventata una Lourdes o una Fatima.

E se si fosse trattato di un gemello, o di un sosia di Miguel Juan Pellicer?

MESSORI: Un gemello no, perché i registri parrocchiali di Calanda sono stati conservati, e Miguel Juan Pellicer non aveva alcun gemello. Nelle decine di pagine del processo viene esaminata tutta la situazione familiare e vengono fatte tutte le domande possibili, anche le più insidiose. Un sosia, invece... uscito da dove? E come si fa ad ingannare dei compaesani sospettosi? E, soprattutto, perché? Questo è un miracolo gratuito in cui nessuno ci guadagna nulla, nemmeno la famiglia. Filippo IV, il re di tutte le Spagne -c'era ancora l'impero su cui non tramontava mai il sole- dopo il processo s'inginocchiò a baciare la gamba risanata di questo contadino, ma a Miguel Juan non venne mai data una pensione: muore da mendicante come era vissuto.
Il ragazzo è stato riconosciuto da tutti, ed era stato operato dal più noto chirurgo di Saragozza, il professor Estanga, assistito da due ottimi medici e da tre infermieri: era presente anche un prete, amministratore dell'ospedale. Tutti testimoniarono al processo, parlando anche del luogo in cui era sepolta, secondo le usanze, la gamba tagliata. Coloro che gli facevano l'elemosina hanno ricordato che non solo Miguel Juan non nascondeva la gamba, ma che mostrava il moncone con la ferita cicatrizzata per esortare all'elemosina.

Insomma, secondo lei è impossibile non credere a questo miracolo. È davvero convinto che questa volta non ci sia spazio per l'incredulità?

MESSORI: Non ci sono dubbi e, ripeto, mi sono arreso a fatica. Ho studiato il caso per anni e non ho lesinato tempo, fatica e viaggi. Quello che ho scritto è un libro di storia, una storia che però cozza contro il mistero. Ogni storico farebbe salti di gioia se gli eventi che studia fossero attestati in questo modo, con tale ricchezza e sicurezza documentaria.

Ma se tutto è così evidente, così perfettamente documentato e incontrovertibile, perché un miracolo così clamoroso è stato dimenticato per tanto tempo?

MESSORI: Il 1640 non è un anno come gli altri per la Spagna. Nei manuali di storia è indicato come il discrimine in cui inizia il rapido e rovinoso declino del dominio spagnolo e della sua influenza politica ed economica. Poche settimane dopo el gran milagro, scoppiano due insurrezioni terribili: il Portogallo si distacca dalla Spagna, e contemporaneamente insorge anche la Catalogna. In quell'anno cominciano le disfatte dei reggimenti spagnoli nelle Fiandre. Ci sono insurrezioni anche nell'Italia spagnola: Masaniello guida la rivolta nel Regno di Napoli. È l'anno in cui il conte-duca Gaspar de Olivares, quello citato nei Promessi sposi, scrive al re: "Non sappiamo se l'anno prossimo ci sarà ancora una Spagna". E arrivarono la peste, la carestia: tutto congiurò perché questo miracolo fosse poco conosciuto al di fuori del Paese. Poi vennero i secoli dell'Illuminismo e dello scientismo, che fecero di tutto per nasconderlo, perché imbarazzante. Era l'esatta risposta a quello che veniva chiesto da tutti i Voltaire dell'epoca: poter vedere una gamba recuperata. 

segue
#700
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
07 Aprile 2017, 20:12:48 PM
Ciao Jean,

come ti avevo detto, "una rondine non fa primavera"; anzi, è probabilisticamente necessario che anche le più strane coincidenze, di tanto in tanto, si verifichino.
Però, se esse si ripetono a breve distanza e con le stesse circostanze (sempre che la cosa sia inequivocabilmente dimostrabile) allora il discorso cambia, perchè la spiegazione meramente "probabilistica" non regge più
                   




 

Necessario e sufficiente


Ciao Eutidemo,

necessariamente una rondine non fa primavera ma, per chi ne segua nel tempo gli spostamenti, potrebbe esser sufficiente ad annunciarla. 

Poi ci son rondini malate, confuse... e quant'altro possa alterare il loro orologio biologico sino a farle confonder notte per giorno (si riconoscono per aver, a causa di ciò, pupille dell'occhi al par dei gufi... in verità rare tal quelle della signora riportata da Lorenzo... di cui non mi interesso e qui richiamo solo per soddisfar il mio sense of humor...).

Che le probabilità necessitino comportamenti fuor di gaussiana è un prender atto che tali eventi non son impossibili, e se son nella sequenza in analisi son prontamente espulsi da un buon test di Dixon. 

E tal antipatici, inestetici ed aberranti punti non compaiono di certo nella bella campana che risolve la sequenza.

Eppur la rondine anomala - quel punto - annunciò la primavera... e a breve, visto che oggi le primavere anticipano almeno di un paio di settimane se non quasi un mese, come mi dice un amico apicoltore ed un altro, un agricoltore che smarrito vede fiorir in anticipo i suoi olivi in Toscana, senz'acqua a sorreggerne lo sviluppo, quella rondine diventerà la norma e anomalo il comportamento dell'altre che non vi si adeguassero... 
 
Come anch'io ti avevo detto non disquisisco qui matematicamente, se per te di un milione di miracoli (per intender un comportamento fuor dalle "regole") sottoposti a (eu)titanica indagine ne rimangono forse un 10% o un solo 1%  o ancor meno, uno 0,01% vale a dir, nel minor caso appena 100 (se poi vuoi escluderli tutti passa oltre e non mi dar più bada) e tal numero mi dimostri esser "mangiato" da un'ottima deviazione standard ottenuta con tutti l'altri, sì che ritieni confermata la chiusura causale dell'universo...

(o meglio del mondo? Perché dell'universo non si conosce ancora che forma abbia, come la topologia insegna... e potrebbe riservar sorprese, dimensioni attorcigliate e orribili cunicoli spaziotemporali, lo dicon fior di scienziati, addirittura qualcuno che ha ottenuto ben più di un Nobel, vedi: https://www.riflessioni.it/forum/filosofia/14675-la-congettura-di-poincare-e-la-domanda-nascosta.html)

... e ritieni necessario escluderli dall'aver titolo a por questioni sull'esistenza a causa della loro devianza o mostruosità... ci son altri, come il sottoscritto, per cui quello 0,01% è ben più che sufficiente invece per includerli tra gli eventi che conferiscono all'esistenza un certo, soggettivo, fascino... che merita d'esser indagato con mente aperta a più prospettive.

Si presuppone non si possa chieder ad un evento fuor di gaussiana di ripresentarsi nella stessa posizione nel quadrante grafico... che dato aberrante sarebbe se manifestasse ripetitività? 

Nel qual caso rivelerebbe una funzione che lo sottende... così i miracoli, i sogni come quello di mia madre (... ma ne ha fatti altri abbastanza simili, tuttavia un po' troppo "oltre" per sottoporteli), il comportamento in prossimità della morte del mio e del nonno di Acquario, le NDE come quella sperimentata da Duc... non son riproducibili per un numero di volte atte a soddisfar una inequivocabile dimostrazione.

Ma son certo che per guadagnar un'anima al cielo il buon Duc non esiterebbe a rivivere (... mmh... forse "rimorire" par più appropriato) il suo evento... così si potrebbe organizzar la dimostrazione e se proprio non accade come accadde... beh, Duc, t'era andata bene una volta... saresti il primo martire per il bene della nuova scienza dello spirito, matematicamente supportata...

 
Accidenti, Euti...

qui siam in filosofia e un po' mi aspettavo che il tema dell'aldilà (che per quello dell'oltre presumo esser pochi gli interessati... una nicchia al par di quanti posson dire di comprendere Severino...) venisse discusso appunto in termini filosofici da chi ne ha competenza...

ad esempio, sul tema morte (...molto vicino a quello dell'aldilà, no?)      
WIKI- Leibniz sul piano esistenziale rifiuta l'idea della morte come fine definitiva («la morte non sia altro che la corruzione di un animale che per questo non cessa di esistere»)

qualcuno potrebbe spiegarmi cosa intenda Leibniz?

Credo vi sia molto al riguardo e in questo molto anche il non-inerente, non conclamato e validato che vado proponendo troverebbe la sua appropriata collocazione, qual ipotesi tra altre ipotesi... che la verità, l'abbia qualcuno... oh, ci si mette in società e la si vende a peso d'oro, che sin che siam qui... poi si vedrà... come, mi contraddico?

Eh, ma siam sicuri che la verità dell'aldilà se c'è sia immutabile? O magari il viaggio continua... al di là dell'aldilà?  

 
Un umoristico saluto

Jean
#701
Il mio post prende spunto da: 

https://www.riflessioni.it/logos/attualita/il-grande-intellettuale-e-politologo-giovanni-sartori/msg10773/#msg10773

ma qui mi è parso luogo più consono al contenuto.
 
 


Pur non andando per il sottile...

la storia è leggera al pari delle singole vite umane, insostenibilmente leggera, leggera come una piuma, come la polvere che turbina nell'aria, come qualcosa che domani non ci sarà più...

sarà a causa di tal leggerezza che non si riesce ad imparar dalla storia e forse da qui il Filosofo ipotizzò il misterioso eterno ritorno...

L'idea dell'eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell'imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all'infinito!

Anche ritrovassimo l'attimo in cui poter cambiar l'azione o almeno il pensiero, non potremmo... a causa della storia alle nostre spalle che ci sospinge... per quanto sia leggero tal vento, impercettibilmente ci porterà oltre quell'unico attimo in cui potremmo far nascere una differente azione... e così di tutti gli attimi seguenti.

Ma quell'anelito, inespresso e non realizzato, energia non dispersa e ancor attiva, riprenderà dalla coda d'un altro attimo la sua ricerca d'esser quello che non poté... e intanto la storia che si realizzerà non sarà la nostra, ma quella che è stata in tal modo disposta da sempre e cui tentiamo di resistere, come si cerca di resistere alla morte, che allo stesso modo ci porterà fuor dell'unico attimo cui siamo, qui nel presente.
 

Citazioni in corsivo da "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Milan Kundera  
 

Un cordiale saluto

Jean
#702
Riflessioni sull'Arte / Re:Poesie modificate...
07 Aprile 2017, 12:21:18 PM
Natura (1836) di R.W. Emerson
(in omaggio a Lou)


Sottile catena di innumerevoli anelli
Ognuno si unisce al più lontano.
L'occhio legge presagi dove si posa,
E la rosa parla tutti i linguaggi.
E sforzandosi diventare uomo, il verme
Monta attraverso tutte le spire della forma.

 
L'occhio legge presagi ove si posa
ognun unito al più lontan di quelli,
qual linguaggi parlati da una rosa.
Disposti a spire ne risal la forma
sottil catena d'infiniti anelli,
il verme che alfin dell'uomo è firma.
 

un caro saluto
Jean
#703
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
06 Aprile 2017, 20:28:59 PM
Grazie della risposta Eutidemo (che riprenderò in seguito),
 
nel mio ambito familiare posso annoverare molte di tali coincidenze fuor di significative ricorrenze "statistiche", e in un forum di ricerca e riflessione trovo che lo scambio di episodi personali (come hai fatto tu riferendo i tuoi) sia un valore aggiunto più che una perdita di tempo.

Non di sole riflessioni vive l'uomo, ma anche di pane e fatti (fenomeni, parafrasando all'incontrario, senza alcun intento denigratorio un assunto importante) e se questi (tuttavia riportati con moderazione e da ben pochi come noi che usano inserirli nel loro discorrere) purtroppo allontanano chi non li reputi inerenti me ne scuso, ma come per costoro è congruo il loro modo di sviluppar il tema, così, attingendo a certe circostanze della vita reale, lo è per me.

Naturalmente il mio scopo non è di influir sulla statistica dei sogni o difender a spada tratta l'importanza o la diversa interpretazione di un evento (possiamo escluder del tutto un'ipotesi?) ma semplicemente, poiché qui si tratta di filosofia e quella del come viver non mi par poca cosa, attraverso la descrizione dei fenomeni (lo son anche questi, no?) che io (e altri, mi auguro) andrò riportando, aprire al confronto chi al riguardo sente più confacenti alla sua sensibilità e al proprio vissuto, delle prospettive che via via son andate prendendo non poco piede anche nel consesso scientifico.

Immaginavo la tua risposta che è analoga a quella fatta intendere da Sgiombo – coincidenza - che significa l'accader allo stesso tempo (che vedo t'interessa, riguardo l'ipotesi del poterci viaggiare...) di due fenomeni, come fossero in correlazione.

Da una coincidenza Jung trasse importanti elementi per sviluppar la sua opera:

JUNG APRE LA FINESTRA DELLA COINCIDENZA

Una giovane donna di alta educazione e contegno entrò nell'ufficio di Jung. Jung vide che la ricerca della donna per il cambiamento psicologico sarebbe stata condannata a meno che lui non fosse stato in grado di ammorbidire il suo guscio razionalista con «una conoscenza un po' più umana».

Jung aveva bisogno della magia della coincidenza. 
La richiedeva e cercava di trovarla attorno a sé. 
Così è rimasto attento alla giovane donna, sperando che qualcosa d'inaspettato e irrazionale venisse fuori.

Mentre lei descriveva uno scarabeo dorato – un costoso pezzo di gioielleria – che aveva ricevuto in sogno la notte prima, Jung sentì un picchiettare sulla finestra.

Quando guardò vide un luccichio verde-oro.

Jung aprì quella che era la finestra della coincidenza, e prese lo scarabeo che volteggiava nell'aria. Il coleottero, molto simile a quello d'oro, era proprio quello di cui aveva bisogno, oppure ciò di cui lei aveva bisogno.

«Ecco il tuo scarabeo», disse alla donna, mentre le porgeva il legame tra i suoi sogni e il mondo reale.
.............

Proprio come Jung è stato determinante nel far emergere la coincidenza dello scarabeo, lo è stato anche nel portare l'idea della sincronicità al mondo. 
La sincronicità è come lo scarabeo d'oro, che ci è stato consegnato con aria di grande mistero, con la magia di una fiaba.

http://epochtimes.it/n2/news/come-potremmo-utilizzare-le-coincidenze-in-psicoterapia-lo-scarabeo-di-jung-2581.html
 
... un argomento (per me) estremamente interessante e correlato al tema del topic che cercheremo di approfondire.
 

Non misurando il grado d'attendibilità statistica... dei due polli del Trilussa... e del valore assoluto dei numeri...
 
LA STATISTICA

Sai ched'è la statistica? È na' cosa
che serve pe fà un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.

Ma pè me la statistica curiosa
è dove c'entra la percentuale,
pè via che, lì,la media è sempre eguale
puro co' la persona bisognosa.

Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d'adesso
risurta che te tocca un pollo all'anno:

e, se nun entra nelle spese tue,
t'entra ne la statistica lo stesso
perch'è c'è un antro che ne magna due.

 

NUMMERI

- Conterò poco, è vero: 
- diceva l'Uno ar Zero - 
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
Sia ne l'azzione come ner pensiero
rimani un coso voto e inconcrudente.
lo, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te, 
lo sai quanto divento? Centomila. 
È questione de nummeri. A un dipresso
è quello che succede ar dittatore 
che cresce de potenza e de valore 
più so' li zeri che je vanno appresso. 


TRILUSSA
 

... mi permetto di riportar un altro evento di cui son stato testimone.
 
Alcuni membri della mia famiglia han fatto dei ben strani sogni, ad esempio mia madre sognò un suo cugino che non vedeva da quasi un anno. 
A costui, che viveva in ristrettezze economiche (è dir poco) talvolta usava lavar e stirar i pochi panni e fornir del cibo (e qualcos'altro) all'occasione.

Ordunque una notte eccolo presentarsi in sogno a mia madre, sbarbato e ben vestito. 
Con far gentile ed educato (una sua squisita caratteristica) le dice ch'è venuto a salutarla e di non aver più bisogno di quel saltuario servizio di lavaggio e stiratura... e che le cose ora van bene e la ringrazia con enfasi, togliendosi il cappello come usava fare...

Al mattino mia madre riferì il sogno a mio padre che si mise in viaggio per raggiunger il cugino (non aveva telefono) che viveva da solo.

Era morto quella notte.


 
Un cordiale saluto


Jean
#704
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
06 Aprile 2017, 14:25:22 PM
Caro Eutitano... (Eutidemo +titano da titan/titanic),
 
son stato onorato d'aver (e mi auguro continui) ospitato una tale discussione approfondita tra te e Sgiombo e il modo cui l'avete condotta. 
Non la ritengo fuor del topic... infatti ogni nostra congettura proviene dalla nostra intima ed attiva visione delle cose che in filosofia può ben esser riferita alla realtà ultima (verità). 
E legger come sia possibile intendere anche posizioni normalmente distanti dalle nostre per confrontarci senza preclusioni mi fa ben sperare per quelle di tutti.

Così colgo l'occasione per richiederti nuovamente una risposta al fatto cui son stato testimone, qui cambiandolo in forma di domanda rivolta ad un amico fidato...
 
 

Eutidemo,

 
se un domani ti capitasse di sognar di discender le scale per andar in cantina e man mano la luce si affievolisce mentre le scale non terminano mai...  e sentissi  crescer in te una sensazione dapprima di timore, poi paura e alfine terrore... e ti venisse di nominar urlandolo a gran voce il mio nome, implorando aiuto... (raccontando il tutto a tua moglie, che hai destato a sua volta, essendoti appresso risvegliato)...

... e il mattino seguente, di buon'ora, mi vedi comparir, impaziente di incontrarti, e ti dicessi che mi son svegliato in piena notte per aver udito, spaventandomi grandemente, chiamare, urlandolo, il mio nome da te, e che solo mia moglie m'impedì di telefonarti  nel cuore della notte...

cosa penseresti?
 

Come col fucile Eutidemo, un colpo-un morto... (domanda secca-risposta secca...). ;)

 

Jean
#705
Nella strada per andare al lavoro più o meno alla stessa ora mattutina, dall'auto che sto guidando incrocio alla mia destra, sulla pista pedonabile e ciclabile, una giovane e bella ragazza che con passo spedito ne percorrerà il paio di chilometri.

La giovane indossa un giubbino, pantaloni e scarpe da tennis che varia (anche il colore) nei giorni. 
I bruni capelli le arrivano sin sulle spalle e ondeggiano al suo passo elastico, atletico e veloce ma mai sforzato. 

Presumo si rechi anch'essa al lavoro ed è davvero elegante nel suo incedere, che da parecchio tempo osservo, così connaturato, in armonia con la sua figura.

Costei non saprà mai della sensazione che produce alla mia persona, a volte il tempo è brutto o magari non son in forma (non raramente, ahimè) ma quando appare cancella per quei pochi secondi ogni altro pensiero nella mia mente e mi son domandato se non vi sia qualcun altro nella sua macchina grigia (come la mia) che al vederla provi qualcosa di analogo... di bello...
 


Costei esiste davvero ed esiste come metafora dell'arte...
 


La macchina da cui la guardo è opera della scienza e sin che mi permette, anche comodamente, di esperire la bellezza (di questo si tratta) ha il suo posto ed un valore (nel reciproco rapporto arte-scienza). 

Ma quando la scienza diviene preponderante, oscurando i finestrini e proponendo infiniti gadget tecnologici a bordo, allora per star con quelli son tolto dalla "vera e viva" bellezza...  e col tempo pur se la saprò ancor riconoscere non mi riuscirà di "guardarla"...

Tuttavia il "pericolo" più grande, l'eventualità più infausta a cui forse siamo (non credo la mia generazione, in prossimità del capolinea) destinati è che quella ragazza venga presa a bordo d'una di quelle macchine grigie, fatta prigioniera da una scienza che ne disporrà - dopo averle tolto l'abiti sbarazzini e sostituiti con altri "moderni" al passo con i tempi (un ben altro passo che quello naturale...) – e proporrà secondo la propria visione.

Da quella bellezza che può capitar ad ognuno l'artista trae l'ispirazione per la sua opera (nel mio piccolissimo questo scritto) e nel proporla (qui attraverso la scienza informatica) adempie il suo compito, ringraziando del dono.

Ma se nessuno attraverso queste parole oppure un quadro, una musica (o l'eleganti formule matematiche di Navier-Stokes...) non ne percepisce almeno un poco l'origine, allora la frattura è compiuta... 
 


Un cordiale saluto

Jean