La "rottura epistemologica" è il passaggio da una concezione storico-filosofica idealistica culminata in Kant ed Hegel alla concezione materialistica della storia che investe tutti gli aspetti della Kultur: politica, religione, arte, letteratura. La contrapposizione non è tra oggettivismo e soggettivismo astratti, philosophisch, ma tra l'individuazione dei soggetti della storia e il loro rapporto con le condizioni oggettive della realtà in cui essi si muovono. Nella sua realizzazione conta non tanto il salto teorico quanto l'incarnazione della teoria nella prassi. In ciò sta la scientificità del passaggio: nell'evoluzione verso un nuovo paradigma del reale antropologico che ha investito, insieme alla "rottura epistemologica" di Darwin, Freud, Einstein, il mondo in cui ancora oggi viviamo.
La vicenda Stalin-Trotskij è più politica che epistemologica. Semmai è nella successiva elaborazione marxista che va cercato l'adeguamento della dottrina alla realtà perchè il metodo marxista solo nel suo continuo relazionarsi coi mutamenti dell'universo antropologico reale può mantenere la sua scientificità, salvandosi dalla fossilizzazione dogmatica della dottrina. Peraltro tale metodologia è intrinseca alla episteme in divenire della concezione materialistica della storia.
Tornando IT: il divenire riscrive incessantemente il futuro che non è quindi più collocabile in un iperuranio costante, soltanto illusoriamente postulabile. La prevedibilità e prefigurabilità del futuro può avvenire solo a partire da un presente conosciuto a fondo ed è sempre limitata nella profondità della nostra capacità visiva epistemica. L'aleatorietà di ogni profezia riconduce l'umano alla solidità (relativa) dell'hic et nunc, teorizzato compiutamente già dalla filosofia epicurea.
La vicenda Stalin-Trotskij è più politica che epistemologica. Semmai è nella successiva elaborazione marxista che va cercato l'adeguamento della dottrina alla realtà perchè il metodo marxista solo nel suo continuo relazionarsi coi mutamenti dell'universo antropologico reale può mantenere la sua scientificità, salvandosi dalla fossilizzazione dogmatica della dottrina. Peraltro tale metodologia è intrinseca alla episteme in divenire della concezione materialistica della storia.
Tornando IT: il divenire riscrive incessantemente il futuro che non è quindi più collocabile in un iperuranio costante, soltanto illusoriamente postulabile. La prevedibilità e prefigurabilità del futuro può avvenire solo a partire da un presente conosciuto a fondo ed è sempre limitata nella profondità della nostra capacità visiva epistemica. L'aleatorietà di ogni profezia riconduce l'umano alla solidità (relativa) dell'hic et nunc, teorizzato compiutamente già dalla filosofia epicurea.
