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Messaggi - Ipazia

#6976
Tematiche Filosofiche / Re:sull' etica
10 Giugno 2019, 15:25:37 PM
CitazioneI:
A livello "cosmico" esistono colonie, branchi, mandrie, stormi, simbiosi,... tutta una socialità naturale in cui i comportamenti "altruistici" valgono e funzionano più di quelli "egoistici" per la sopravvivenza della specie e degli individui che la compongono.

o:
Non esiste una socialità naturale come la descrivi tu.
Qualsiasi comportamento animale (anche e sopratutto negli animali di branco) è subordinato all' egoismo\opportunismo del singolo (se levi la g fa sinolo; più che le vocali come i talmudisti noi leviamo e aggiungiamo consonanti per giocare con le parole) o alla difesa -"ragionevole"- della propria discendenza diretta.
Qualche "eccezione" si può trovare nei primati, ma tutte le volte se ne esce sempre qualcuno (il "viator mood" è molto diffuso e moltissimo apprezzato nelle scienze naturali; i "soliti noti" dicono anche troppo, significando per me che non è ancora abbastanza) con una giustificazione ragionevole che fa capo a comportamenti egoistici od opportunistici.

Ognuno tira l'acqua al suo mulino. In natura non vi è solo lotta per l'esistenza ma anche socialità in cui da innumerevoli documentazioni etologiche risulta che c'è spazio non solo per la libido e l'amore materno, ma anche per il gioco.

Citazione
Il tipo di socialità che intendi è presente nelle colonie animali in cui esiste una sola madre (api formiche fra tutti, quindi unico dna) ed in questi casi i più audaci parlano di "superorganismo".
Non esiste altruismo animale e questo non costituisce un presupposto ideologico, semplicemente non è mai stato osservato, riscontrato o documentato.

Maddai: la tartaruga che raddrizza la compagna capovolta, la cagnetta che adotta il capriolo, la gatta che si tuffa in acqua (come per noi buttarci nel fuoco) per salvare il gattino, il cane che salva il suo padrone infortunato dando l'allarme,...

CitazioneAncora (sto baccagliando, come da richiesta    ), la sopravvivenza della specie è l'ultima cosa cui può pensare un "animale".

Che non ci pensi non significa che certi comportamenti non la favoriscano. La socialità è tra questi.

CitazioneSopravvivenza della specie è squisitamente umano, non appartiene al mondo animale ed in più non esistono specie ma esistono popolazioni, il mondo animale è quello fatto di artigli e sangue (non mi ricordo mai chi lo ha detto) e non c'è spazio per i nostri concetti.

Tra cui quello che "il mondo animale è quello fatto di artigli e sangue" e basta.

CitazioneLa competizione intraspecifica è tra i "motori" evolutivi. In "natura" conta solo l'individuo.

Certamente, ma non è un motivo per farne un totem. Gli animali sono sufficientemente saggi da non fare crociate e si limitano alla conflittualità necessario. Poco alla volta ci stanno arrivando anche gli umani. Nel(la) Lebenswelt conta solo l'individuo perchè la vita è individuale, ma tra i "motori evolutivi" vi è anche la socialità. In particolare nel nostro "motore evolutivo".

Citazionequindi, fossimo in "querelle", dovresti dirmi dove trovare queste risultanze. Non lo siamo se no mi toccherebbe anche parlare di romolo e remo tarzan bambi e dumbo. Proibiti anche i filmati di youtube.
Mi parli di "bene della specie" quando la prima cosa che fanno i leoni dominanti è sterminare la cucciolata precedente cosa che fanno anche altre specie tra cui una di macachi. La natura è bellissima da vedere ma per il "vivente" è uno strazio indicibile.
....
I:
Certamente. Ma anche nel mondo naturale esistono comportamenti istintivi di tipo altruistico e questo li rende ancora più importanti per chi cerca le radici naturali dell'etica.

o:
prima o poi qualcuno ti chiederà esempi, pubblicazioni o libri intorno a sto fatto qua, e saran dolori.

Ma anche no. Giorgio Celli, Danilo Mainardi, Jane Goodall, Dian Fossey, potrebbero spiegartelo in maniera indolore che non ci sono solo leoni che sterminano cuccioli non propri, ma anche leonesse che allattano i cuccioli della sorella morta in una predazione (sociale, ma il maschio arriva sempre a cose fatte anche se talvolta è abile nel completamento) di un bufalo. Dian Fossey ha fatto la stessa altruistica fine del suo campione animale, morti entrambi per difendere il loro branco, interspecificamente inteso, dal branco infame che lo cacciava, per futili motivi originati dalla non-etica umana (altro megadiscorso etico che faremo).

Citazione
Per qualsiasi erbivoro che non sia un rinoceronte (sano robusto adulto e praticamente estinto, a buon motivo che avere i rinoceronti nei piedi è in qualche modo limitante per l'attività umana, fatta salva la diversità biologica ed il turismo ecologico) la competizione neocapitalistica sarebbe come per un ergastolano della costa d'avorio i domiciliari in Danimarca.

Non so quanto una gazzella preferirebbe passare la vita girando intorno ad una macina con una benda agli occhi, che è poi l'equivalente della vita di uno schiavo umano, danese o della costa d'avorio.

CitazioneI:
a- Altruismo e egoismo sono b-evoluzioni etologiche umane collegate a pulsioni naturali, c-ma evolutesi per via culturale specistica. L'assistenza sociale è un dato etologico umano di altruismo socializzato

o:
a- no. L'"egoismo" è costitutivo (come è costitutivo il carbonio o l'argilla) l'altruismo no.
Sicuramente preferiremo morire che mangiarci l'un l'altro (intendo con "mangiarci" la sequenza che contempla -uccisione macellazione morsicazione ingestione -non necessariamente nell'ordine dato)  ma dovremmo trovarci nella situazione in cui quella di mangiarci l'un l'altro diventasse una condizione dirimente tra chi campa e chi no per poterlo dire.
Ed avere una vita davanti per poterlo certamente dire.

b- dici collegate a pulsioni naturali.
Non esiste pulsione naturale altruistica, non riesci a darti conto di questo.
Invece che istinti hai astutamente usato "pulsioni naturali", ma la faccenda non cambia. Non esistono istinti altruistici.
Dici invece -secondo me- giustamente quando dici

c- trattasi di evoluzione culturale per chi la ammette, ed io sono tra quelli. Evoluzione da cui il mondo animale è totalmente alieno (non estraneo perchè lo stiamo azzerando) e da cui sono alieni anche gli istinti umani.
Le pulsioni diventano tali quando sono considerate come istanze di un inconscio o per non usare la parola istinti quando riferita all'umano.

I:
Ma anche nel mondo naturale esistono comportamenti istintivi di tipo altruistico e questo li rende ancora più importanti per chi cerca le radici naturali dell'etica. Che rimane concetto umano. Personalmente potrei prescindere da qualsiasi giusnaturalismo, ma se vogliamo chiamare in causa la natura facciamolo senza bias hobbesiani

o:
ancora con i comportamenti altruistici nel mondo animale. Non esistono, bisogna rassegnarsi a questa cosa. Gli animali fan quel che devono fare e quel che fanno è massacrarsi l'un l'altro.
A livello di branco (relativo ai predatori) non succede perchè esistono gerarchie specifiche dettate dalla forza, prima sfidata poi minacciata e poi imposta\subita, in questa eterna ed immutabile successione.
Mi parli di "bene della specie" quando la prima cosa che fanno i leoni dominanti è sterminare la cucciolata precedente (cosa che fanno anche altre specie tra cui una di macachi)

Ancora con sta fissa che negli animali tolte zanne e artigli non resti altro. La libido ... Purtroppo la biologia non è nata insieme alla parola scritta altrimenti staremmo a parlare più assennatamente dell'etica di un Aristotele ammonitico o dinosaurico. E sarebbe tutto molto più interessante ed esatto.

CitazioneI:
Basta vedere la sorte dei nostri cugini primati, ormai al limite di estinzione (soprattutto a causa nostra) per rendersi conto di quale sarebbe stato il nostro "(in)successo evolutivo" in assenza della specificità antropologica.

o:
Mr. Loop, è colpa sua.
Noi (inteso come il noi che precede il noi come uomini), non avremmo avuto il destino evolutivo che hanno avuto le "scimmie" se non ci fosse stato qualcosa come l'uomo.
Se il qualcosa che è diventato uomo non lo fosse diventato quel qualcosa avrebbe quindi convissuto con le scimmie.
Vuoi dimostrarmi l'insuccesso che avremmo avuto noi se non fossimo diventati noi, indicandomi una specie dei primati a cui apparteniamo. Ma se noi avessimo avuto "insuccesso" avremmo convissuto con loro. Abbiamo avuto successo (tu dici per meriti che fan capo all'altruismo) e quindi li abbiamo "massacrati" come evidenza del successo.
Se invece avessero avuto più successo i "gorilla" avrebbero massacrato le altre scimmie e scimmioni ?
Nei milioni di anni passati il T.Rex non è che si sia mangiato il mondo, eppure ha avuto più successo evolutivo (in termini di durata) di quanto qualunque persona ragionevole possa attribuire all'umano.

Non abbiamo avuto successo per "altruismo" ma per organizzazione sociale combinata con sviluppo tecnologico, altrettanto sociale. Prendere atto che in assenza di tale componente collaborativa (da cui sgorga l'altruismo) sarebbe fottuto prima il bipede implume più debole e poi anche il più forte è logica elementare. Basta togliere la corrente.

CitazioneI:
La cultura è parte integrante della nostra evoluzione perchè ci ha permesso di competere e sopraffare altri competitori molto più dotati di noi di argomenti evolutivi squisitamente naturalistici. Basta eliminare il fattore altruistico cooperativo e il bipede implume è fottuto. Ma basta anche molto meno: uno sciopero prolungato dei servizi essenziali.

o:
No, la cultura è parte integrante della storia umana e della evoluzione culturale della nostra specie e non della nostra evoluzione come esseri viventi.

Questa cesura manichea andrebbe meglio argomentata. Trovo difficile separare l'elemento culturale (tecnoscienza) dal successo della sopravvivenza della nostra specie. Sia individualmente (attesa di via) che socialmente (dominio della natura, discorso lungo da non prendere apologeticamente). Probabilmente vi sono anche retroazioni fisiologiche e genetiche dall'evoluzione culturale, ma non è mia materia.

In ogni caso, data l'autonomia dell'etica umana che spesso opera "contronatura", la questione dell'archè biologica è secondaria (essa stabilisce dei limiti invalicabili, ma non determina meccanicamente ciò che avviene al loro interno secondo la mia visione d.m.). Quindi si ritorna all'etica umana, alla sua immanente trascendentalità.
#6977
Tematiche Filosofiche / Re:sull' etica
10 Giugno 2019, 13:50:00 PM
Riprendo questa discussione perchè sono debitrice di una serie di repliche a odradek sospese entro una discussione su "etica e neuroscienze" bloccata. Ma lo riprendo soprattutto perchè a mio parere l'etica è l'unica cittadella del sapere filosofico ancora ben al riparo dagli assalti del sapere scientifico. Quindi è qui che si gioca la filosofia del presente. E pure del futuro.

Mi sono letta la discussione. La mia definizione di etica e morale è quella esposta da altamarea che risale ad Hegel. Questo per chiarire di cosa sto parlando: etica come scienza morale. Ma direi di più: tecnoscienza morale, in ossequio al suo etimo di ethos teknè, che rispetto non per subalternità alla definizione ma per concordanza con la sostanza che essa esprime, ovvero massimo sapere teorico-pratico antropologico relativamente "autonomo" dal determinismo naturale. Cosa su cui concordo con chi mi ha preceduto di pari avviso.

A sgiombo, et altri deterministi "duri e puri", intendo subito dire che non è mia intenzione impelagarmi in questioni massimosistemiche sul libero arbitrio (capaci peraltro di affossare qualsiasi discussione  :( ); l'etica occupa lo spazio, grande o piccolo che sia, di libertà cancessaci dall'evoluzione naturale; di questo spazio intendo parlare. E di essa mi interessa in particolare, come fu per Marx, la sua natura di filosofia della prassi capace di cambiare il mondo sub specie umana.
#6978
Citazione di: paul11 il 09 Giugno 2019, 21:35:41 PM
L'errore di Marx è sottovalutare la coscienza umana sopravvalutando il materialismo storico, e di fatto ponendosi più come economista che filosofo, sullo stessso piano di Hayek: uguale e contrario e quindi entrambi errati.
Infatti non sono il fisicalismo, il materialismo, il naturalismo le alternative a Von Hayek

L'errore di paul11 è conoscere approssimativamente il pensiero di Marx colmando il non conosciuto con i cliches  di area teista e capitalista.

Marx nasce come filosofo. Il suo umanesimo filosofico è chiarissimo laddove afferma che l'economicismo capitalistico ha ridotto l'umano al bestiale (le gozzoviglie) e l'umano (il lavoro) al bestiale (sfruttamento). La sua filosofia toglie la parrucca ai massimosistemisti e scopre la prassi, com'è nell'archè della filosofia dal conosci te stesso al mito della caverna.

L'approdo di Marx all'economia avviene attraverso l'ermeneutica storica, depurata dai paludamenti ideologici con cui si copre, mistificandolo, il vero motore della storia consistente nell'affrancamento dal lavoro delle caste dei sacerdoti e degli aristocratici, spesso convergenti nell'unica figura del capo supremo deificato. Lavorando filosoficamente sui processi storici di mistificazione della realtà sociale, sui processi di reificazione dei valori e disvalori umani in processi apparentemente "oggettivi", arriva finalmente ad occuparsi dell'economia politica dominante della sua epoca - che è pure, mutate le forme ma non la sostanza, la nostra.

In definitiva il vituperato economicismo di Marx si riduce alla critica più spietata che dell'economicismo sia mai stata fatta. Il superamento del quale non può avvenire che per via politico sociale realizzando alfine una società in cui non sia l'economia, ovvero i suoi padroni, a determinare i destini umani.

Dargli dell'economicista non può essere peggiore abbaglio del pensiero, insieme alla negazione del valore ancora immanente della sua filosofia. Forse si illudeva, sulla scia del positivismo, un po' troppo sulle magnifiche e progressive sorti dell'umanità, ma non si e mai illuso che il loro conseguimento avvenisse per via economicistica visto che ne aveva demolito tutti i totem. Inclusi quelli a cui ci si inchinano i contemporanei nostri.



#6979
E possibile che non abbiamo un futuro, ma un passato ce l'abbiamo e il confronto con le apocalissi passate ci aiuta a collocare nella sua proporzione quella attuale. Apocalisse serissima fu quella che precipitò la civis greco-romana nella barbarie medioevale che culminò nell'apocalisse più insulsa: mille e non più mille. Ci eravamo appena ripresi quando scoprimmo che non eravamo il centro dell'universo ma un pianeta che gira intorno ad un astro in un sistema solare ai margini dell'universo il quale era rimasto senza centro pure lui. Superata questa apocalisse, ennesima mazzata: tutti i soldi messi nella banca dell'aldilà volatilizzati dalla megatruffa epocale dei banchieri di Dio. Da allora la finanza religiosa si è ripresa ma i suoi funzionari non hanno più il carisma di una volta e i titoli celesti hanno perso gran parte del loro appeal, diversificandosi e personalizzandosi.

Apocalissi serie, alle quali siamo sopravissuti approdando all'hic et nunc. Apocalittico per chi non se lo sa godere. Per quanto devo ammettere che la transizione da Mosè a Freud non è stata proprio una passeggiata e le vittime della psiche non sono certo diminuite rispetto a quelle del peccato.

Il futuro. C'è ancora un luogo in cui ha significato e valore: la cono-scienza. Il futuro prevedibile non è solo il titolo di un libro ma pure quello che ci raccontarono gli ecologisti mezzo secolo fa nei "limiti dello svilupo". Oggi siamo nel bel mezzo dell'apocalisse della crescita infinita. Economica e demografica. Per cui fare pochi figli non è necessariamente sintomo apocalittico ma procreazione responsabile, che è altra cosa. La chiusura dei porti mi pare l'unica risposta razionale a chi non l'ha ancora capito, tenendoli aperti solo a chi se li merita. Perchè la novità, peraltro ampiamente prevedibile, di questa apocalisse è che il futuro non è più garantito da qualche nume o dalle tette possenti di mamma Gea, ma dobbiamo meritarcelo rispettando i suoi limiti. Di ciò ci aveva avvertito anche Anassimandro con la storia del filo da pagare. E non è proprio cosa di ieri: lo sappiamo da sempre ed oggi siamo nel pieno della restituzione del debito. Sui limiti dello sviluppo e la caduta degli dei, incluso quello pernicioso e pervadente della crescita infinita, si può fare della buona filosofia e costruire della buona etica adeguata alle questioni che la nostra apocalisse ci pone.

Sulla demografia direi che Malthus si prende una bella rivincita su Marx, ma il filosofo Marx ci consola affermando che l'umanità si pone solo i problemi che è in grado di risolvere e che quando si presentano la levatrice è già pronta fuori dalla porta. In un modo o nell'altro è sempre andata così. Vediamo se funziona anche stavolta. Il futuro è anche avventura, non solo programma. E la fine della storia può essere nient'altro che la fine di una brutta storia.
#6980
Tematiche Filosofiche / Re:Etica e neuroscienze.
07 Giugno 2019, 22:02:54 PM
Citazione di: odradek il 07 Giugno 2019, 21:31:38 PM

o:
Non esiste una socialità naturale come la descrivi tu.
Qualsiasi comportamento animale (anche e sopratutto negli animali di branco) è subordinato all' egoismo\opportunismo del singolo (se levi la g fa sinolo; più che le vocali come i talmudisti noi leviamo e aggiungiamo consonanti per giocare con le parole) o alla difesa -"ragionevole"- della propria discendenza diretta.
Qualche "eccezione" si può trovare nei primati, ma tutte le volte se ne esce sempre qualcuno (il "viator mood" è molto diffuso e moltissimo apprezzato nelle scienze naturali; i "soliti noti" dicono anche troppo, significando per me che non è ancora abbastanza :)) ) con una giustificazione ragionevole che fa capo a comportamenti egoistici od opportunistici.

Vi sono elementi altruistici documentati in tutte gli animali sociali "superiori", soprattutto da parte femminile, com'è ovvio, quando si tratta di accudire cuccioli orfani, anche di altra specie.

Altruismo e egoismo sono evoluzioni etologiche umane collegate a pulsioni naturali, ma evolutesi per via culturale specistica. L'assistenza sociale è un dato etologico umano di altruismo socializzato

CitazioneAncora (sto baccagliando, come da richiesta  ;D  ), la sopravvivenza della specie è l'ultima cosa cui può pensare un "animale".
Sopravvivenza della specie è squisitamente umano, non appartiene al mondo animale ed in più non esistono specie ma esistono popolazioni, il mondo animale è quello fatto di artigli e sangue (non mi ricordo mai chi lo ha detto) e non c'è spazio per i nostri concetti.

Certamente. Ma anche nel mondo naturale esistono comportamenti istintivi di tipo altruistico e questo li rende ancora più importanti per chi cerca le radici naturali dell'etica. Che rimane concetto umano. Personalmente potrei prescindere da qualsiasi giusnaturalismo, ma se vogliamo chiamare in causa la natura facciamolo senza bias hobbesiani.

Citazione
x
il successo evolutivo dell'animale umano sta nel branco, non dell'individuo. Questa è la sorgente dell'altruismo umano, capace di evolversi culturamente in valori etici.

o:
ancora più complicato.
L'affermazione contiene tre forse quattro assunzioni tutte da dimostrare anzi, la prima del tutto questionabile. Mi fermo alla prima, a richiesta le altre, che se no divento pedante.

"Successo evolutivo".
Fossimo in "querelle" ti chiederei di definire cosa intendi con "successo evolutivo", poi passeremmo ai virus -ah ma quelli non è detto sian vivi- quindi allora passeremo ai batteri, poi passeremo a misurare la biomassa degli insetti e quella umana; poi avremmo tante altre cose di cui parlare per definire "successo evolutivo" che saremmo costretti a smettere per sfinimento, ma forse nel frattempo ci saremo resi conto che stavamo tentando di definire un concetto "indefinibile", quindi inesistente per i nostri fini che sono orientati alla "conoscenza".

Basta vedere la sorte dei nostri cugini primati, ormai al limite di estinzione (soprattutto a causa nostra) per rendersi conto di quale sarebbe stato il nostro "(in)successo evolutivo" in assenza della specificità antropologica. La cultura è parte integrante della nostra evoluzione perchè ci ha permesso di competere e sopraffare altri competitori molto più dotati di noi di argomenti evolutivi squisitamente naturalistici. Basta eliminare il fattore altruistico cooperativo e il bipede implume è fottuto. Ma basta anche molto meno: uno sciopero prolungato dei servizi essenziali.
#6981
Tematiche Filosofiche / Re:Etica e neuroscienze.
07 Giugno 2019, 21:35:28 PM
Citazione di: viator il 07 Giugno 2019, 21:27:54 PMSalve Ipazia. Ti sei fermata parecchio prima del livello cosmico, arrestandoti al livello biologico. Ancora un piccolo sforzo di antibiocentrismo, suvvia !. Il mondo della fisica e le sue dimensioni ti aspettano !. Non rivolgo lo stesso incitamento a Sgiombo perchè mi sembra egli sia molto più refrattario (per sue convinzioni) di te. Salutoni ad entrambi.

Il mondo della fisica avrà qualcosa a che fare con la corrente delle apparecchiature neuroscientifiche ma con l'etica non c'entra nulla.
#6982
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
07 Giugno 2019, 21:29:16 PM
Citazione di: Lou il 07 Giugno 2019, 17:53:53 PM
Citazione di: Ipazia il 05 Giugno 2019, 19:33:56 PM
Citazione di: Lou il 05 Giugno 2019, 18:33:11 PM
La " morale " è anch'essa un " vedere"? O, meglio,  che spartisce il "vedere" con "morale"? Che nesso intercorre, fuor di metafore?

La verità. Fuor di metafora, secondo la leggenda, S. Tommaso volle metterci la vista, ma pure il tatto a una distanza dal suo naso. Anche il bambino che vede la nudità del re collega la vista al valore etico verità.
Qui però mi pare di ritornarne al distico o tristico platonico buono-bello-vero. L'aletheia magari non è nè buona, nè bella, nè è così ovvio sia posta alla sola luce della vista, ma pure all'ombra. Il nesso del disvelato re nudo richiama per forza di cose la velatezza.

Io ho risposto "fuor di metafora". ll bambino si limita a vedere la nudità laddove si pongono veli immginari. In ciò sta la veridicità del vedere. E la sua eticità. Da accademia dei lincei. Nome non scelto a caso.
#6983
Tematiche Filosofiche / Re:Etica e neuroscienze.
07 Giugno 2019, 20:29:38 PM
Citazione di: viator il 07 Giugno 2019, 20:12:28 PM
Il fatto è che io ho sempre parlato di egoismo naturale, anzi addirittura di "opportunismo naturale sino al livello cosmico", mai di egoismi personali a scopo speculativo o di prevaricazione.

So benissimo che è assai difficile per quasi tutti parlare di certi temi astraendo dalla dimensione umana, dal sentire e giudicare umanamente, dal trovare radici neutralmente extraumane a ciò che (toh !....egoisticamente!) ci riguarda.

Ma io sono uno che la corrente non la segue. La risale cercando di arrivare alle sorgenti. Saluti.

La corrente del tuo torrentello ultraumano che arriva alle sorgenti del tuo bias. A livello "cosmico" esistono colonie, branchi, mandrie, stormi, simbiosi,... tutta una socialità naturale in cui i comportamenti "altruistici" valgono e funzionano più di quelli "egoistici" per la sopravvivenza della specie e degli individui che la compongono.

Vale anche per noi: il successo evolutivo dell'animale umano sta nel branco, non dell'individuo. Questa è la sorgente dell'altruismo umano, capace di evolversi culturamente in valori etici.
#6984
Tematiche Filosofiche / Re:Etica e neuroscienze.
07 Giugno 2019, 07:09:53 AM
Citazione di: paul11 il 07 Giugno 2019, 00:51:47 AM
...meglio così, prendo due piccioni con una fava.
Secondo voi la categoria della libertà, della eguaglianza,dellagiustizia sono all'interno di una "immolazione" di carattere e derivazione naturale e fisicista?

Secondo voi J.Palach che si brucia vivo non deve prima vincere la propria paura? I giudici Falcone e Borsellino non sapevano con probabilità che dovendo svolgere un dovere in nome dei valori di uno stato come loro rappresentanti, andavano incontro ad u ndestino? E secondo voi è facile, è naturale, è fisicismo?
Cosa c'entrano  i valori etici/morali con l'etologia...Chiediamo a K,Lorenz di istruirci in etica, diritto e politica?
Se non sappiamo distinguere un Io trascendentale, dall'inconscio psichico, o dagli istinti animali........cosa c'entra con il forum di filosofia?

Prendiamoli tutti i piccioni, partendo dall'unica fava incontrovertibile che è Physis, seguendo il filo rosso lungo le sue metamorfosi trascendentali umane.

Esiste una disciplina che si chiama etologia (umana nello specifico). Essa merita rispetto perchè nella sua radice semantica contiene pure le radici dell'etica umana, oltre ad averci permesso di conoscere l'etica di altre specie viventi.

L'etica teoretica si accorse ben presto dell'esistenza di pulsioni altruiste ed egoiste e le chiamò eros e polemos. Le prime incardinate sulla socialità umana (branco, cure parentali, sessualità) le seconde sulla fatidica lotta per l'esistenza. Ma l'umano (non solo lui) non termina con physis perchè è una specie altamente culturale; la lunghezza delle cure parentali lo certifica. Quindi physis trascende in nomos (la faccio breve ...). A questo punto il filo rosso si sposta sugli antichi codici, le prime tavole della legge, laddove la ricerca ermeneutica comparata permette di individuare le costanti dell'evoluzione etica umana declinate in formulazioni ideologiche varie ma con focus comuni facilmente individuabili.

Le formulazioni ideologiche sono sussumibili in due grandi categorie: immanenti e trascendenti. Ad esse corrispondono due pattern (modelli) etico-etologici storicamente ben differenziati. Più ridondante quello trascendente, più recente e impacciato l'immanente. Ma col vantaggio di essere comune ad entrambi e poter costituire quindi la base di partenza per un'etica comune condivisibile. Di cui la DUDU (Dichiarazione universale diritti umani) è il primo rudimentale tentativo.

Quando si fa etica teorica bisogna imparare dai padri fondatori della filosofia a separare il loglio del bias individuale dal grano della koinè pratica (vissuto storico) e teoretica (a posteriori), individuando le regolarità, le costanti di un processo che in questo caso è antropologico, ma attinge ad una metodologia di ricerca comune a tutte le discipline scientifiche.

(Spero di aver dato a odradek a tutti gli altri motivi sufficienti di baccagliamento  ;D)
#6985
Tematiche Filosofiche / Re:Etica e neuroscienze.
06 Giugno 2019, 06:48:27 AM
La filosofia ha le sue ragioni (storiche) che non possono essere messe in discussione da 7 miliardi di semantiche faidatè. Ad essa spetta innanzitutto il nostro riguardo. Il mio breve link bignanamente le espone e ad esse si adegua il mio uso dei termini e dei concetti correlati. Con calma vedrò di delineare lo sviluppo e la coerenza logica della teoria etica. Solo un incipit sul titolo della discussione:

anche da una prospettiva immanente nulla è più lontano di "scienza" etica e neuroscienza. Quest'ultima deve prescindere dai pre- e post- giudizi etici per operare correttamente. La prima è una scienza empirica, assai più antica, i cui ferri del mestiere continuano ad operare anche a prescindere dalla seconda pur non potendone ignorare i risultati, la cui incisività in campo etico sono ancora troppo limitati per poterne inficiare l'assetto e i fondamenti teorici della sua peculiare scientificità.
#6986
Tematiche Filosofiche / Re:Etica e neuroscienze.
05 Giugno 2019, 22:26:29 PM
Qui è spiegata la differenza tra etica e morale da Hegel in poi ed è la stessa che intende chiunque si occupi professionalmente di filosofia. Etica è la scienza del comportamento morale. In quanto scienza dimostra che non esistono 7 miliardi di morali come vorrebbe la favola individualista. Su tale affermazione mi sono già espressa abbondantemente in questo forum. L'atteggiamento etico non è riducibile all'opportunismo considerando che tutto l'imprinting educativo è piuttosto mirato al rispetto delle regole sociali che sono incompatibili con un egoismo illimitato. Il fondamento di un discorso etico sensato è la natura sociale della nostra specie.
#6987
Tematiche Filosofiche / Re:Etica e neuroscienze.
05 Giugno 2019, 20:03:20 PM
Citazione di: paul11 il 05 Giugno 2019, 11:30:46 AM.

Cosa vuol dire "gestire al meglio" queste facoltà? Secondo quale criterio e parametro?

Da un punto di vista filosofico è invece fondamentale capire ,almeno per una filosofia che pretenda risposte universalistiche, se sia materia, se sia natura o cos'altro, da dove scaturiscano delle facoltà "mentali".Se l'universo ha un suo "verso", un suo cammino, ha implicitamente delle regole e ordini che la caratterizzano e che la scienza fisica e naturale cerca di capire con le leggi
Un filosofo cerca le essenze nelle forme sintattiche universali come forma, e cerca la semantica negli apparire, nelle manifestazioni, negli eventi dei fenomeni, per potere "leggere il mondo".
Significa che il nostro linguaggio ha il potere di relazionarsi con il linguaggio universale degli eventi, della storia. della vita, e può più o meno essere con-forme nella relazione umano e mondo(universo). Il fine, almeno il mio, è vivere meglio come interezza umana(psichicamente, emotivamente, economicamente, politicamente,ecc).

Gestire al meglio le facoltà cognitive è attività elettivamente filosofica di tipo etico, posto che la gnoseologica (com'è l'universo) viene piuttosto dalla scienza - non per grazia ricevuta ma perché ci sa fare. Quindi sì, va bene quello che conclude il quotato. Si tratta "solo" di riempire di contenuti intersoggettivamente condivisi quelle aspirazioni, quei bisogni/desideri. In astratto l'etica è la questione del bene. Ma bisogna che l'astratto si concretizzi per chiudere il processo etico. E non può che concretizzarsi nella mutante realtà storico antropologica.

(io continuo a usare etica e morale come sinonimi, se proprio vogliamo distinguerli sceglierei la grammatica di Hegel piuttosto che quella di viator)
#6988
Tematiche Filosofiche / Re:...ciò che vediamo.
05 Giugno 2019, 19:33:56 PM
Citazione di: Lou il 05 Giugno 2019, 18:33:11 PM
La " morale " è anch'essa un " vedere"? O, meglio,  che spartisce il "vedere" con "morale"? Che nesso intercorre, fuor di metafore?

La verità. Fuor di metafora, secondo la leggenda, S. Tommaso volle metterci la vista, ma pure il tatto a una distanza dal suo naso. Anche il bambino che vede la nudità del re collega la vista al valore etico verità.
#6989
Tematiche Filosofiche / Re:Etica e neuroscienze.
05 Giugno 2019, 19:21:47 PM
È un problema tuo e mi pare anche di viator vedere l'etica come un'entità iperuranica da definire nei contenuti una volta per tutte. Invece l'ethos antropologico è qualcosa di storicamente determinato (le etiche di Aristotele non fanno eccezione) e, parafrasando i profeti, l'etica dominante è sempre quella della classe dominante. Per tale motivo, anche dal p. d. v. etico, preferisco una società senza classi dominanti, in cui si possa finalmente produrre un'etica ampiamente condivisa e condivisibile.
#6990
Tematiche Filosofiche / Re:L'egualitarismo
05 Giugno 2019, 19:04:48 PM
Non la chiave di lettura di tutto ma una buona lettura della realtà sociale in cui siamo immersi. La capitalizzazione di tutto e la concentrazione della ricchezza è un processo oggi ancora più pervasivo che ai suoi tempi. Così come il modo in cui l'economia riesce a comandare la politica. Ci aveva visto lontano Marx e il merito è ancora maggiore se si pensa che ai suoi tempi non c'erano le troike, lo spread, la borsa globalizzata e tutte le altre diavolerie che hanno rafforzato la dittatura del Capitale.