Ecco il punto di vista di un buddista, sulla morte:
Quando si sta per morire è più facile riconoscere che ogni minuto, ogni respiro è importante.
Ma la verità è che la morte è sempre con noi, inseparabile dalla vita stessa.
Tutto cambia continuamente, niente è permanente.
Questa idea ci può sia terrorizzare sia ispirare.
Però, se ascoltiamo bene, il messaggio che riceviamo è: non aspettare. «Il problema della parola pazienza» disse il maestro zen Suzuki Roshi «è che implica che stiamo aspettando qualcosa di meglio, stiamo aspettando qualcosa di buono che verrà.
Una parola più precisa per
indicare questa qualità è perseveranza, la capacità di essere con ciò che è vero momento per momento.»
Accettare la verità che tutte le cose debbano inevitabilmente finire ci incoraggia a non aspettare per incominciare a vivere ogni momento in maniera profonda.
Smettiamo di sprecare il tempo in attività senza senso.
Apprendiamo a non fissarci su opinioni, su desideri e perfino sulle nostre identità.
Invece di legare le nostre speranze a un futuro migliore, focalizziamoci sul presente e ringraziamo per ciò che abbiamo davanti, proprio adesso.
Diciamo «ti amo» più spesso perché comprendiamo l'importanza dei rapporti umani.
Diventiamo più gentili, più compassionevoli e più disposti al perdono.
Non aspettare indica la via per la pienezza ed è un antidoto al rimpianto.
È quasi banale dire queste cose, eppure dobbiamo sottolinearle continuamente: tutto è creazione, tutto è cambiamento, tutto è flusso, tutto è metamorfosi.
di Frank Ostasesky
(insegnante buddhista statunitense)
da: "I cinque inviti"
Quando si sta per morire è più facile riconoscere che ogni minuto, ogni respiro è importante.
Ma la verità è che la morte è sempre con noi, inseparabile dalla vita stessa.
Tutto cambia continuamente, niente è permanente.
Questa idea ci può sia terrorizzare sia ispirare.
Però, se ascoltiamo bene, il messaggio che riceviamo è: non aspettare. «Il problema della parola pazienza» disse il maestro zen Suzuki Roshi «è che implica che stiamo aspettando qualcosa di meglio, stiamo aspettando qualcosa di buono che verrà.
Una parola più precisa per
indicare questa qualità è perseveranza, la capacità di essere con ciò che è vero momento per momento.»
Accettare la verità che tutte le cose debbano inevitabilmente finire ci incoraggia a non aspettare per incominciare a vivere ogni momento in maniera profonda.
Smettiamo di sprecare il tempo in attività senza senso.
Apprendiamo a non fissarci su opinioni, su desideri e perfino sulle nostre identità.
Invece di legare le nostre speranze a un futuro migliore, focalizziamoci sul presente e ringraziamo per ciò che abbiamo davanti, proprio adesso.
Diciamo «ti amo» più spesso perché comprendiamo l'importanza dei rapporti umani.
Diventiamo più gentili, più compassionevoli e più disposti al perdono.
Non aspettare indica la via per la pienezza ed è un antidoto al rimpianto.
È quasi banale dire queste cose, eppure dobbiamo sottolinearle continuamente: tutto è creazione, tutto è cambiamento, tutto è flusso, tutto è metamorfosi.
di Frank Ostasesky
(insegnante buddhista statunitense)
da: "I cinque inviti"