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Messaggi - daniele22

#721
Citazione di: Eutidemo il 27 Ottobre 2023, 11:19:14 AMLe tue considerazioni sono senz'altro  fondate, a parte quella della crocefissione; ed infatti, tale tipo di supplizio, in voga ai tempi dei Romani per i solo schiavi, al tempo di Rastislav e di Mastislav non si usava più. ;)

Caspita Eutidemo, potevo saperlo, ma allora pure tu hai l'enciclopedia? Magari non quella dei patafisici, pur se anche tu hai evidenza di Mastislav. Un saluto
#722
Tematiche Filosofiche / Re: La realtà è un continuo.
27 Ottobre 2023, 17:54:09 PM
Citazione di: iano il 27 Ottobre 2023, 11:32:27 AMSe la divisione del continuo in parti può essere casuale, è invece necessario il collegamento fra quelle parti, perchè se diversi sono i modi di divedere, uno solo, quindi obbligato, è il modo di ricomporre, è ciò spiega perchè in un mondo che appaia come fatto di essenti , che in quanto tali appaiono a priori indipendenti fra loro, questi siano legati da leggi di natura che non appaiono come necessarie, e quindi inattese e perciò sorprendenti.

Se è noto il modo in cui il continuo è stato diviso, per il modo inverso lo si può ricomporre.
Se non è noto possono comunque scoprirsi le leggi cui sottostanno le parti che dimostrano la loro non effettiva indipendenza ( a causa dell'origine comune) , come se la loro esistenza fosse presa a prestito a tempo indeterminato.
Così, continuo e discontinuo, caso e necessità, convivono.

Non ho scritto quanto sopra sotto l'effetto di fumi allucinogeni,  per quanto mi sembrava di sentire odore di baccalà, e deve essere stato veramente buono se ho sentito l'odore fin da qua,
 esempio di come il logos possa farsi almeno fumo, se non arrosto.
Ottimo iano, però non l'ho fatto io, me l'hanno regalato.
Se la divisione del continuo in parti può essere casuale, (anche se di fatto non lo sarebbe in quanto fondata su una buona base di intersoggettivitá) è invece necessario il collegamento fra quelle parti, perchè se diversi sono i modi di divedere (divedere, nuova invenzione iano? ... patafisica pura), uno solo, quindi obbligato, è il modo di ricomporre (immagino di sì, ma non è che dobbiamo costruirlo noi) e ciò spiega perchè in un mondo che appaia come fatto di essenti , che in quanto tali appaiono a priori indipendenti fra loro, questi siano legati da leggi di natura che non appaiono come necessarie, e quindi inattese e perciò sorprendenti.
Si iano, per conto mio caso e necessità si compenetrano al punto di poterle comprendere in una parola sola: spontaneità. Spontaneità nel reagire alla causa e spontaneità nel rispondere; caso e necessità quindi come estremi. Ovviamente noi continueremmo a parlare di caso e necessità, ma accettando questa idea (della spontaneità) il nostro pensiero ne sarebbe certamente influenzato.
A renderci di ostica comprensione l'idea "spontaneità" nel senso suddetto direi la stessa cosa che dissi nei primi miei post in questo forum, quando espressi l'idea che il nostro istinto umano, inteso come specie umana, comprendesse il ragionamento, trovando cioè poco corretto separare istinto e ragione. Comunque, per chiarezza, a me sono antipatici i comunisti, i capitalisti, inglesi, ebrei e quant'altro, ma il mio pensiero non prescrive proprio nulla. Chiede solo di decidere. Un saluto
#723
Tematiche Filosofiche / Re: La realtà è un continuo.
27 Ottobre 2023, 09:49:14 AM
Pensavo che l'apertura di questo tema nella sezione filosofia potesse riferirsi al fatto che in natura non esistano leggi che esprimono una successione fatale di fenomeni, cioè che avesse attinenza con l'arbitrio ... comunque oggi,  voglia la buona sorte, brinderò con polenta e baccalà ... Ascoltato infatti l'allegato linckato, mi sembra che un professionista della ragione si sia finalmente risvegliato dal sonno, non sogno in questo caso, della ragione ... sembra ... perché la sua lingua rimane a tratti poco chiara ad un animale selvatico quale mi reputo, ma l'animale selvatico si affida più al senso che al significato  ... e quindi brindo!!!
https://m.youtube.com/watch?v=yTdTfLJg1pI
#724
Nella mia enciclopedia in-folio che in realtà non è mia bensì dell'accademia reale-irreale dei patafisici Veneto sud occidentali dove lo spartiacque est-ovest si costituisce nel tratto veneto della già strada statale 16 Padova-Otranto denominata Adriatica, si narra che il prigioniero scelse la via della segmentazione eutidemica. Egli aveva peraltro visto la soluzione espostagli da Phil la quale a un breve esame sembrava la migliore, ma optò per la via segnata da Eutidemo. Il rischio era grande, ma la sua prova lo salvò dall'ira montante in cui precipitò il principe Rastislav di fronte a cotanta impudenza. Il prigioniero infatti sapeva che il principe millantava grandi studi di geometria e invero gli si gelò il sangue quando lo vide andare su tutte le furie; non era infatti prevista tanta furia. Fortuna volle che il principe si ricompose abbastanza in fretta mettendo contestualmente in mostra un macabro sorriso trionfante. Segnò allora quel semicerchio fatto da Eutidemo dicendo, "E adesso come la metti?, Pensavi di poterti mettere a fare il furbo con me?". A quel punto il prigioniero, soddisfatto che la sua supposizione di natura psicologica si fosse avverata, avendola cioè presa in considerazione come contromossa del tiranno, lo affondò con breve argomentazione e il principe non potè più nulla, soprattutto perché il duca Mastislav, il suo acerrimo rivale forse pure più crudele di lui, sarebbe riuscito in breve a spodestarlo crocifiggendolo nella collina del disonore. Un saluto
#725
Citazione di: Eutidemo il 26 Ottobre 2023, 12:19:35 PMRastislav entra nella cella del nuovo prigioniero, e gli mostra la seguente piantina:

***
Poi gli dice:
- Se tu, per arrivare da A a B, scegli il percorso con meno svolte di tutti gli altri possibili percorsi, avrai salva la vita; altrimenti verrai decapitato!-
***
Quale percorso suggerireste voi al prigioniero?
***
Ciao Eutidemo, gli suggerirei di andare tranquillamente al suo destino, si dice che sia molto ferrato in orienteering. Forse questo potrà salvarlo. Poco incoraggiante da parte mia, lo ammetto, ma il principe Rastislav, che da quanto intesi da puntate precedenti non saresti tu, avrà pur le sue buone ragioni. Un saluto
#726
Tematiche Filosofiche / Re: La realtà è un continuo.
26 Ottobre 2023, 14:53:43 PM
Citazione di: Ipazia il 26 Ottobre 2023, 08:54:10 AML'indeterminismo è spesso nient'altro che l'incapacità di determinare:

https://www.media.inaf.it/2023/10/24/ligo-frequency-dependent-squeezing/?fbclid=IwAR0uWxRMg2QWja8yOPmF5J1SkFnjbFTCYTOFn_8jvQDBhYZletoOv7cP2uI

Un problema più di risoluzione che ontologico. Inducendo da ciò che mettere cappelli metafisici all'episteme è una pretesa comica che, giustamente, fa venire da ridere.

Strana-mente penso di aver inteso quello che dici. "Ontologico" è un concetto che capisco, ma non so usare o forse non mi azzardo ad usare. Siamo stracolmi di dati e "l'incapacità di determinare" emerge più che mai come una problematica "specialmente umana". Nel mio caso particolare, il problema, in termini razionali, l'ho risolto, e questo mi produce calma mentale, sicurezza nel pormi con l'altro da me. Pur tuttavia tale calma mentale non corrisponde ad altrettanta calma interiore. Si tratta in fondo di una irrequietezza che non riesco a comprendere, a conoscere. Essa corrisponde al classico osso che vorresti rodere, ma che non si fa rodere, al punto che ti sorge il dubbio che esso esista davvero. Di sicuro invece esiste, almeno per quel che mi riguarda, e la testimonianza è proprio l'irrequietezza da me intuibile che mi porto addosso e che mi porta a non abbandonarmi al fato pur avendo compreso per esperienza che questa sarebbe l'unica cosa saggia da farsi. Misteri della vita.
In merito al continuo discontinuo si potrebbe prendere atto che se viene percepita una causa da un gruppo umano, la stessa causa venga riflessa verso l'ambiente dai singoli individui che, esposti alla critica dell'osservatore, manifestano ai suoi occhi la molteplicità degli individui intuendola dalla particolare varietà delle sue produzioni di sottocause (effetti dal suo punto di vista), manifestando cioè ai suoi occhi la parte della causa che riguarda il riflesso sull'ambiente. Sostanzialmente abbiamo sotto gli occhi uno spettro. Resterebbe però parzialmente invisibile, almeno nelle situazioni in cui la causa non sia devastante per il gruppo umano, sia tal causa cioè di natura psicologica ... Resterebbe dunque parzialmente invisibile all'osservatore come sia stato rifratto in termini sia quantitativi che qualitativi l'impatto che la causa ha prodotto all'interno del singolo osservato. Un altro spettro suppongo 
Un saluto
#727
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
25 Ottobre 2023, 10:20:30 AM
Non c'è nessun solco Bobmax, perdona i miei toni ironici e canzonatori, ma se non faccio così dovrei lasciare il forum ... Comunque Ipazia dice che la pietà ce la deve mettere l'individuo, e sottoscrivo, ma sarebbe giusto dargli un incentivo. Gli è infatti che molti non ci sentono proprio. Perché non ci sentono proprio? Perché nella nostra civiltà a matrice giudaica la ragione, la razionalità, è dominante a torto. E possiede il capitale in virtù dell'esercizio di cotal ragione. Ordunque, è altrettanto evidente, almeno a noi due, che la pietà non alberghi in questo nostro mondo. Aggiungici pure che io vi accuso di esser tolemaici denunciando ripetutamente il grave fallo della ragione che non si vuol considerare. Succede così pertanto che dovresti dare a quelli che "non ci sentono proprio" una ragione altissima-me-mente razionale al fine che costoro possano considerare, forse in un giorno piovoso, tale ragione, magari gli cade il foglietto dal tavolo ... e che poi ... e che poi detta ragione li costringa pure, dopo presa visione del foglietto e forse anche un po' loro malgrado, a decidersi di esercitare infine la pietà ... Ti renderai ben conto che si parla delle classiche possibilità che concede al prigioniero il principe Rastislav quando si sveglia male ... memento audere semper però ... Dovranno giocare non più a tressette!, bensì a tressette a chi fa meno, altresí detto ciapinò. Dovranno premiare i debiti. Alta finanza! Stop. Rivalutazione della ragione. La ragione ci ha tirato dentro ai guai e la ragione dovrà tirarci fuori dai guai ... ci vuol sudore, un minimo di cuore, c'è chi corre e chi fa correre ... fede, coraggio, altruismo e fantasia.
Entrando nel merito specifico:
- L'idea dell'anarchia me la sono formata e ben educata pure riflettendo soprattutto sui miei comportamenti trasgressivi. Non ho testi di riferimento se non in termini di personaggi romanzeschi anche realmente esistiti. Il trattato del ribelle del noto nazista mi ha vagamente affascinato, ma nemmeno a metà l'ho chiuso. Comunque, anarchico ci resto, anche se nel mio ambiente sono fin troppo democratico, e se vi fosse una democrazia degna di tale nome potrei pure sostenerla anche col voto.
- Stupro come forma di amore? C'è gente molto particolare in giro, molta da mettere in conto ad una ragione già equivoca di suo e molta altra affetta da forme acute in cui verrebbe esaltato questo equivoco di fondo. Come dici tu è la fede a fare la differenza, la fede nella propria verità. E fino ad oggi, tutto sommato, questa è riuscita a tenere in piedi la baracca. Per la tua domanda la mia era un'iperbole non proprio iperbolica per dire che è diffuso anche un esagerato amore verso se stessi. Fede va bene, amore è un pochino ambiguo.
- Valore del portafoglio: essendo il mio e non solo il mio un'incognita tendente più a zero che ad infinito, ti assicuro che più ci si avvicina allo zero più tanti buoni propositi vanno dove sai ben possano andare. Su questo non ci piove.
- Comunismo: a dire il vero ho parlato di comunismo come ideale di giustizia, e questo è quello che sostenevi nel tema. E la critica di anthonyi esordiva proprio criticando tale ideale di giustizia. In ogni caso, quale ideale di giustizia potrà mai essere garantito da uno stato che pretenda di governare gli individui? Esiste la mediazione e per fortuna che almeno sulla carta è ancora così.
- Libero arbitrio: se parliamo di libero arbitrio puro, quando fai una scelta sei fregato in partenza. In senso religioso non penso che ci si allontani di molto, però penso che si possa prendere tempo, si possa cioè dissipare la carica di violenza che ineluttabilmente a volte coglie l'essere umano. Questi dovrebbe lavorare sul proprio contenimento.
- l'io e il linguaggio: non ho capito bene quello che intendi. Io appoggio in parte quello che chiamano il determinismo linguistico, ma lo estenderei ad un determinismo del comportamento, il quale fonderebbe la lingua nella sua struttura che regola i tempi verbali e contestualmente influenzerebbe il pensiero tramite l'uso dei sostantivi che fungono da appiglio al pensiero. A mio vedere cioè il sostantivo nasce come sostantivo verbale. L'io, pronome, sarebbe secondo me successivo in termini evolutivi. Mi sembra comunque che i bambini lo apprendano prima di avere ben chiara la struttura del tempo, segno dei tempi, segno dell'insegnamento dei genitori. Un saluto
#728
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
24 Ottobre 2023, 10:28:22 AM
Tutto sul personale. A me mi vien molto spesso da ridere ... Ciao Greeeeen! ... si, sono un razionalista col culo in pista che si comporta senza molto pensare ... tendenza alla spontaneità ... Pensando col senno di poi, durante la mia vita ho sempre cercato inconsciamente il gesto che sconfigge la ragione,  e il godimento che provavo dopo un eventuale successo era più che soddisfacente. Per cosa credi che mi sia manifestato filo russo? Primo perché mi è antipatico il mondo in cui vivo, poi perché mi sono antipatici gli inglesi, perché mi piace la cultura russa senza mai essere stato in Russia e da ultimo perché pensavo che i russi portassero avanti il mio pensiero. Per inciso comunque, a favore della causa palestinese lo sono da sempre,  e fatalità anche lì c'entrano o c'entrarono di fatto gli inglesi. In merito ai russi, ferma restando la mia antipatia nei confronti del mio mondo, fortuna volle che sia intervenuto inVerno, il quale non so se prendendomi in giro mi ha ridotto a meno temerarie considerazioni sul pensar dei russi. Comunque sia, tanto per parlar personalmente di tali soddisfazioni ... parliamo di me appunto ... nell'intreccio tra il legale e l'illegale, un amico molto versato alle vie illegali un giorno si complimentò con me dicendomi che ero stato completamente matto, ma proprio matto, e che lui non avrebbe avuto il coraggio di osare tanto. Tra l'altro, la sua linea di pensiero era che le cose fatte alla cazzo di cane fossero quelle che venivano meglio. Alta scuola! Per quel che riguarda iano e Ipazia, Ipazia la lascio stare, la percepisco come l'enigma della sfinge ... insomma non capisco molto la sua lingua, a parte quando, con molta precisione devo dire, spiattella le evidenze del sogno della ragione. Iano l'ho un po' trascurato, ma mi ha detto pure bravo a onor del vero, penso che ci assomigliamo. Attendo nel frattempo Bobmax, l'uomo che non si rende conto del valore del portafoglio ... tanto che forse per risolvere la faccenda ha pensato di inneggiare al comunismo come ideale di giustizia, peraltro subito stroncato con semplice efficacia da anthonyi. Debbo dire che Bobmax in quel frangente mi ha sorpreso. Un saluto
#729
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
23 Ottobre 2023, 19:50:51 PM
Citazione di: bobmax il 23 Ottobre 2023, 04:59:55 AMOgnuno di noi ha un campo minato in cui non vuole entrare.
Una zona comune un po' a tutti, di questo campo, è la messa in discussione dell'io.
Il permanere di una nostra idea, per esempio, ha come presupposto il permanere dell'io.

Ma tu sei davvero tu?
A = A?

O non è invece l'io una mera invenzione del corpo, che ne ha bisogno per poter operare?
Un corpo, attenzione!, che non è mai identico a se stesso. Neppure nei suoi più minuti componenti.

Che l'io sia una illusione, è confermato dalla constatazione che pure il libero arbitrio individuale non ha alcuna ragion d'essere.

Altra zona minata, quella del libero arbitrio individuale...
Ma che occorra attraversarla non lo richiede forse l'amore sincero?
L'amore che vuol credere solo nella sua Verità. E così ti sospinge a mettere il piede su quella terra minacciosa.

Ti spinge a essere.
Costi quello che costi.
Ti dirò che per quel che riguarda il (mio?) pensiero non voglio negare l'esistenza dell'assoluto qui in terra; essendo anarchico ben allenato, secondo me tanto vale per l'anarchia quanto vale per l'assoluto: rappresentano un'utopia, ovvero il luogo dove cessa, o se vuoi dove viene superata la problematica posta in essere nel chiedersi cosa sia vero o cosa sia falso. Il luogo dove per segrete vie cessa infine il desiderio della domanda rivolta al tempo, sia essa volta alla verità da certificare, oppure volta a stabilire la giustezza o no del nostro agire. In relazione all'anarchia va considerato il fatto che se segui la via dell'amore puoi trovarti pure davanti a uno che ama violentare le persone ... della serie lo lasciamo fare o no?
Entrando nel merito del dialogo penso che l'io sia una costruzione inconsapevole costretta, non un'illusione. Costretta dal linguaggio, dalla lingua. In due parole, noi pensiamo di essere attivi, ma saremmo invece attivi partendo da una passività di fondo, da un subire il mondo. In questo senso in post precedenti, fraintendendomi forse, hai detto che la lingua riflette la nostra mancanza di verità. Intendevo dire che la lingua riflette la sua mancanza di verità, non la nostra, anche se per affermarla ricorriamo alla menzogna, cosa più che giustificabile almeno fino ad un certo punto. Questo pensare di essere attivi ci sarebbe indotto da quel velo di maya rappresentato dalla lingua stessa, ma in che modo? Ti ho sentito affermare in altri interventi, con Green mi sembra, che noi saremmo tutti innocenti. E hai perfettamente ragione. Se è vero il fenomeno e potenzialmente fallaci le sue spiegazioni, la lingua ci avrebbe ingannati alla grande facendoci credere che la via giusta a svelare gli insorti grandi dilemmi umani fosse l'indagine sul cosa vi fosse là fuori, sull'altro da te. E come non sarebbe potuto accadere? Sembrava facile, la via più semplice, guarda poi quanti bei gingilli tecnologici che saltano fuori, ed eccoci qua ... no coment ... È proprio il caso di dire che finora abbiamo guardato il dito invece che guardare la luna. A parte il fatto che la luna spiega quel che può spiegare ... tra le altre, non sai mai chi sei, si pensa solo di saperlo ... sarebbe ovvio che la luna è dentro di te, ipse dixit l'oracolo di Delfi da tutti osannato, da pochi praticato. E lì dentro alla luna nel pozzo troverai, come dici tu, il campo minato, l'abisso, meglio il campo minato va là, rende più l'idea ... sembra quasi un giallo fiction filosofico ah ah ah aah! E l'oracolo dice pure che quest'atto di conoscenza interiore sarebbe liberatorio, ci farebbe conoscere il pensiero degli dei ... È lecito affermare che la materia oscura muove il mondo per mezzo dell'implicata materia chiara? Non si può ammettere pubblicamente l'esistenza e la potenzialità di azione di ciò che reca dentro di se l'individuo e che non è misurabile dall'osservatore? In tal senso vi sarebbero delle componenti concrete, discrete,  a formare il campo minato.
"Per ogni ora passata in campo, E non ti sporchi neanche la maglietta, Ci vuol sudore e un minimo di cuore, Se non vuoi lo zero a zero" canta Ligabue in "Quando tocca a te". Siccome l'individuo sta perdendo uno a zero sarebbe opportuno almeno pareggiare. Poi si vede. Un saluto
#730
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
22 Ottobre 2023, 19:19:14 PM
Citazione di: bobmax il 22 Ottobre 2023, 15:57:25 PMSì, il divenire è la "verità" per antonomasia: tutto diviene.
Tuttavia, se vogliamo tenere i piedi per terra, dovremmo chiarire bene cosa significhi divenire.
Divenire non significa forse "cambiamento"?
Ma il cambiamento non necessita forse sempre di un qualcosa che, permanendo, lo permetta?

Il mio corpo diviene continuamente.
Ma questo suo divenire consiste nel movimento di componenti che di per sé stessi restano identici, cioè non divengono.

Il divenire è possibile perché vi è qualcosa che non diviene.
Magari diverrà in futuro, ma non in questo caso.
E quando pure anch'esso diverrà, lo potrà fare solo perché qualcos'altro, non divenendo, lo permette.

Quindi intendendo con "essere" ciò che non diviene, questo essere è necessario per lo stesso divenire.

Diverso è l'Essere, che prescinde da ogni permanere o divenire. Questo Essere coincide con il Nulla.

Tutto questo ragionamento seguendo un percorso logico.

Ma vi è un modo ben più profondo per mettere in discussione la "verità" del divenire.
Che procede meditando sul nostro amore.
Affrontando spassionatamente l'effettiva realtà del nostro oggetto d'amore.

Chi, cosa amo veramente?
Cos'è che permane, cosa è l'essere dell'oggetto del mio amore?
Non è forse l'amato mai identico a se stesso?

Potrò allora iniziare sospettare che il mio amore è rivolto in realtà al Nulla.
E quel Nulla è l'autentico Essere, è l'Uno.
Mi sembra di essermi già speso, comunque la permanenza non è mancanza di moto nel tempo, dato che il moto temporale viene realizzato da un osservatore che rileva nel tempo la presenza di moto e permanenza. La personalità,  ad esempio te la porti immutata o quasi durante tutta la vita, forse con intensità diverse. Comunque, dato che riconosco in parte le ragioni dell'essere ti propongo uno stralcio di pensiero che già postai il 22 dicembre scorso:
"L'essere è fatto della stessa sostanza del divenire, solo che l'essere non si mostra e il divenire è invece percepibile (dal corpo-mente). Se è vero che tutto quel che la nostra mente può realizzare può farlo solo se ciò che realizza riesce ad inquadrarlo in qualche misura nel divenire, questo significa pure implicitamente che la mente ha realizzato l'esistenza di una causa che sarebbe quella che l'oggetto realizzato produce nei confronti nostri e/o di altre cose. Allora, visto che "l'essere" è comunque un oggetto mentale (una parola, un sintagma, un qualcosa di cui si può parlare anche a vanvera) e quindi per forza di cose realizzato dalla nostra mente, questo significherà per quanto detto prima che la nostra mente, o forse la prima mente che lo espresse in forma di parola, tale mente appunto avrebbe colto in qualche misura il suo divenire. Allora, quale sarebbe 'sto benedetto divenire dell'essere? Il divenire dell'essere sta nel considerarlo come la sua possibilità di percepire una causa e, assimilandone l'effetto, in successione temporale produrre vari effetti che a loro volta, nel proseguire del divenire diverranno altre cause. Questo marchio invisibile, che si potrebbe chiamare il logos dell'essere, è lo stesso marchio che sta in ciascuna cosa, noi stessi compresi, che è percepibile dalla mente tramite i sensi nel suo divenire, e che noi enti umani esterniamo tramite il nostro logos umano: il verbo, la parola, il discorso"
Sarebbe cioè chiaro, almeno a me, che la permanenza, la pausa, sta in quella assimilazione della potenziale causa. Visto che tale pensiero lo ripropongo come buono osservo pure che ad oggi rimane permanente. Un saluto 
#731
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
21 Ottobre 2023, 21:28:43 PM
Citazione di: bobmax il 20 Ottobre 2023, 18:26:18 PMGrazie per la solidarietà. Non penso c'entri la considerazione, piuttosto mi sa che dipenda dalle corde che si vanno a toccare a causa del nostro modo di porci. Normalmente riscontro che il mio comportamento suscita facilmente amori o odii, difficile la via di mezzo...
Mi spiace che sia sembrato paternalismo verso Damiano (ritengo che a lui ti riferivi con "Stefano"). Non era certo mia intenzione essere paternalista, semplicemente era un atteggiamento affettuoso verso chi ha poco più  di un terzo dei miei anni.

Beh, il divenire non può essere considerato Verità assoluta.
Ma neppure la sua assenza.
Cioè se con essere intendiamo il non mutamento, allora questo essere si fonda proprio sulla negazione del divenire. E viceversa, il divenire sulla negazione dell'essere.
Ma è un gioco senza fine.
Perché il divenire ha senso soltanto se qualcosa permane, se no cos'è che diviene?
E allo stesso tempo l'essere ha senso solo ammettendo il divenire, in quanto se nulla divenisse che essere sarebbe?

Diverso è l'Essere, che prescinde sia dal divenire sia dal permanere.
È l'Essere che permette la esistenza, ossia permette essere diveniente.
Questo Essere è assoluto. E evidentemente non esiste.
Per la esistenza:
Essere = Nulla

......

Il fatto che tu voglia tenere i piedi saldi per terra dimostra, a mio parere, la tua volontà di non ingannarti.
Questo è richiesto dalla fede nella Verità.
Epperò, secondo me, dovresti pure verificare la consistenza di questa terra su cui ti credi saldo.
È davvero sicuro il suo sostegno?
Non sostengo che il divenire sia l'assoluto, intendendolo solo come un postulato, un punto di partenza arbitrario; proprio così come il buddismo dice che esiste la sofferenza io dico che esiste il fenomeno. Nel caso in esame, "vero è il fenomeno" intende significare che la percezione mentale dell'azione è ciò che permette alla ragione di funzionare. Quello che inoltre mi induce a postularlo a guisa di pietra angolare dell'apprendere, del conoscere, deriva pure dal fatto che ad altri senzienti accadrebbe di ritenerlo vero, il fenomeno appunto, magari non rendendosene conto.  Ben fondato sarebbe pertanto il mio stare coi piedi per terra. Altrettanto ben fondata non sarebbe invece l'idea dell'essere, e infatti tu lo eguagli al nulla, salvo poi dire che, diversamente, esiste un essere assoluto che prescinde dall'essere e dal divenire e che anch'esso evidentemente non esiste. Un bel guazzabuglio. Comunque, non può essere allo stesso tempo che il divenire neghi l'essere e l'essere neghi il divenire. Nel senso che uno dei due nega solo di riflesso verso una pretesa dell'altro. A negare, invece, può essere solo uno dei due e a deciderlo sarebbe la successione temporale con cui si sono presentate in vita l'idea del divenire e quella dell'essere. E come già detto, dato che pure altri senzienti si attengono al fenomeno e il fenomeno rimanda all'idea del divenire, mi sembra che il divenire corrisponda all'idea più antica, e ben piantata quindi coi piedi per terra. Un saluto
#732
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
21 Ottobre 2023, 21:17:47 PM
Citazione di: green demetr il 21 Ottobre 2023, 03:27:23 AMMa si la filosofia accademica con le sue patturnie su temi inutili, lasciamola perdere. Continuiamo con in nostri pensieri intermittenti. Quello che è mio è tuo e  quello che è tuo è mio...che importa ;) l'importante è mantenere acceso il cervello, ormai sempre più in panne. :D
Grazie Green, insomma se ho ben inteso vado avanti io che a te vien da ridere. Salutoni
#733
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
20 Ottobre 2023, 09:50:40 AM
Citazione di: bobmax il 19 Ottobre 2023, 17:57:25 PMTuttavia il linguaggio è tale, cioè ha un significato, soltanto perché esprime verità.
Questa verità è non solo l'accordo tra la parola e la cosa (che è una convenzione) ma pure l'accordo tra le cose stesse.
Questo accordo è la verità nel nostro esserci mondano.
Senza di esso non potrebbe esistere alcun linguaggio.
È in questo senso che il linguaggio esprime la verità delle cose, esprime il loro accordo.
Se non lo esprimesse non sarebbe linguaggio.

Non penso che noi abbiamo "scoperto" leggi fisiche. Piuttosto, noi abbiamo inventato leggi fisiche.
Cioè abbiamo ricavato dalla osservazione, tramite la induzione, delle regolarità che abbiamo cercato di descrivere.
E lo abbiamo messe nero su bianco sotto forma di leggi.
Ma queste leggi non se ne stanno assolute in qualche iperuranio, in attesa di essere scoperte. Sono soltanto il frutto della nostra interpretazione della realtà.

Difatti la scienza è rinuncia alla Verità, in nome... della stessa Verità!

Riguardo al sapere di dover morire... penso che un ulteriore step avverrà quando incominceremo a sospettare che in realtà non moriamo mai.
Perché non c'è nessuno che muore, in quanto... non c'è nessuno che vive.

Un saluto a te, che mai morirai.
Volevo fare un intervento in merito alla zuffa occorsa tra te e Jacopus soprattutto dopo tutte le offese che in questi tre anni ho mosso di volta in volta al forum in generale e che elenco in ordine cronologico: mancanti di curiosità, pavidi, tolemaici, ammalati di analfabetismo funzionale e infine dogmatici negativi. Nessuno ha mai avuto nulla da dire, ma questo forse ha a che fare con una scarsa considerazione di cui gode la mia persona. Hai comunque senz'altro la mia solidarietà anche se non ho apprezzato il tono a me sembrato troppo paternalistico con cui ti sei rivolto a Stefano. Fine.
Sono d'accordo, la scienza è un optional, sono d'accordo su quanto dici circa la scoperta o invenzione, che io di solito chiamo svelamento. Sì, si può dire proprio che l'universo l'abbiamo fatto a nostra immagine e somiglianza; potevamo pure non produrre una scienza, forse, ma se per esempio fossimo stati sensibili solo alla temperatura e che so, all'olfatto, e avessimo sviluppato una scienza fisica, presumo che avremmo sempre prodotto leggi che riguardano il moto: la drammatica realtà del divenire appunto. Non so se col termine Verità tu intenda l'assenza di moto, ma se così fosse, a mio vedere saresti fuori del tempo mondano. Nei nostri trascorsi mi ricordo che una volta, forse grattandoti in testa, ti chiedevi cosa c'entrasse il portafoglio, oggetto al quale ero ricorso nella mia strabiliante argomentazione ... eh eh eh ... Tanto andarono le cose che ti accusai infine di vivere a un metro dal suolo. E ancor oggi infatti la parte finale del discorso di questo tuo post trasmette proprio quest'idea che io, coi piedi saldi in terra, non posso accettare solo perché non è utile al mio intento mondano, dove esistono il dolore, la gioia, la consapevolezza della morte; intento già dichiarato più volte in passato e le cui pretese sarebbero quelle di mettere in crisi la filosofia e la scienza partendo proprio dal linguaggio. Capisco infatti benissimo quando sostieni che affermare è una negazione, è vero, ma solo se estrapoli il linguaggio dal contesto della situazione fattuale in cui si sviluppa. E lo capisco perché, e questo l'ho già detto in passato non a te, quella che tu chiami negazione essendo ben ferrato in logica, io la chiamo invece provocazione, quasi a voler screditare il valore di queste favolose scoperte, pur apprezzandole in parte. Non preoccuparti quindi del fatto che pure io nego affermando, che pure io provoco, perché lo faccio nella speranza che dopo questa inaudita e gigantesca provocazione possa realizzarsi finalmente un momento di stasi e riflessione critica.
Non sono invece d'accordo su quanto sostieni sul linguaggio e vorrei proporti intanto di riflettere sul fatto che, almeno in parte, nel senso che il linguaggio non sarebbe un optional, esso riflette la stessa mancanza di verità che tu imputi alla scienza, ma per ora mi fermo. Un saluto
#734
Storia / Re: Biblioteca del faraone Ramses II
19 Ottobre 2023, 11:29:57 AM
Citazione di: doxa il 18 Ottobre 2023, 17:12:22 PMIl filosofo e politico inglese Francis Bacon (1561 – 1626), scrisse: "Alcuni libri devono essere assaggiati, altri inghiottiti, pochi masticati e digeriti".

Il teologo, poeta e frate domenicano Tommaso Campanella (1568 – 1639), nella suo sonetto titolato "Anima immortale" immagina l'anima parlante, che considera sé stessa immortale, insaziabile di sapere e volere...

Anima immortale

Di cervel dentro un pugno io sto, e divoro
tanto, che quanti libri tiene il mondo
non sazian l'appetito mio profondo.
Quanto ho mangiato! e del digiun pur moro!

D'un gran mondo Aristarco e Metrodoro
di piú cibommi, e piú di fame abbondo;
disiando e sentendo, giro in tondo;
e quanto intendo piú, tanto piú ignoro.

Dunque immagin sono io del Padre immenso,
che gli enti, come il mar li pesci, cinge,
e sol è oggetto dell'amante senso;
cui il sillogismo è stral, che al segno attinge;
l'autoritá è man d'altri; donde penso
sol certo e lieto chi s'illuia e incinge.
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Le prime due quartine del sonetto pongono il problema della conoscenza, il desiderio di conoscere.

Dominano le coppie antitetiche: "Quanto ho mangiato! e del digiun pur moro" (verso 4), "di più cibommi, e più di fame abbondo" (verso 6), "e quanto intendo più, tanto più ignoro" (verso 8).

Una situazione che egli supera riconoscendosi "immagin" di Dio, che "cinge" (= racchiude in sé) gli esseri come il mare i pesci.

La crisi del poeta culmina nel verso conclusivo del sonetto: solo chi in Dio si affida ("s'illuia" neologismo usato da Dante nel cantico dedicato al Paradiso, IX, 73) e di lui si impregna ("incinge" altra citazione dalla Commedia, Inferno, VIII, 45) raggiunge la verità e la felicità.

Campanella approda così , a quel mistero della vita e della fede che lo rende "certo e lieto", pur se è in una prigione sotterranea nel castello di Sant'Elmo, a Napoli.
 

Marguerite Yourcenar nel romanzo "Memorie di Adriano" scrisse:

"Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire. Ho ricostruito molto, e ricostruire significa collaborare con il tempo, nel suo aspetto di "passato", coglierne lo spirito o modificarlo, protenderlo quasi verso un più lungo avvenire; significa scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti".

L'imperatore Adriano regnò dal 117 al 138.

Il romanzo della Yourcenar ha forma epistolare: immagina l'imperatore Adriano che si rivolge al filosofo e scrittore Marco Aurelio. Questo, su indicazione dell'imperatore Adriano, nel 138 fu adottato dal futuro suocero e zio acquisito Antonino Pio, che lo associò al governo e lo designò come suo successore al trono imperiale.

Per il cardinale Gianfranco Ravasi "Le biblioteche sono simili a crocevia in cui s'incontrano passato e presente, realtà e sogni, storia e speranza, consenso, dissenso, ma soprattutto senso". Ed ha aggiunto: Forse aveva ragione lo scrittore Stephen King, quando forse sbrigativamente suggeriva: "Se tutto il resto sta fallendo, lascia perdere e va' in biblioteca".
Ciao doxa, degna di nota la tua osservazione: Dominano le coppie antitetiche: "Quanto ho mangiato! e del digiun pur moro" (verso 4), "di più cibommi, e più di fame abbondo" (verso 6), "e quanto intendo più, tanto più ignoro" (verso 8).
Diversamente da Campanella mi manca però la fede in Dio per assopire l'animo mio inquieto. Mi consola comunque un'altra fede ben più terrena. Un saluto 
#735
Tematiche Filosofiche / Re: Realtà e Verità
19 Ottobre 2023, 10:46:55 AM
Citazione di: bobmax il 13 Ottobre 2023, 15:02:12 PMLa verità non deriva certo dal linguaggio.

Il linguaggio e la verità hanno infatti la medesima origine: la determinazione.
Ma il linguaggio necessita pure della verità, in quanto accordo tra ciò che è determinato.

Il linguaggio cerca perciò di esprimere il determinato e la sua verità.

Non vi potrebbe essere nessun linguaggio senza che prima non vi fosse una verità.
È vero che la verità non deriva dal linguaggio, ma non penso che ravanare troppo nel merito dei contenuti che esso esprime sia utile a svelare il nesso tra realtà e verità. Occorrerebbe cioè prendere la faccenda un po' più alla larga.
C'è da dire intanto che qualsiasi esternazione linguistica è di fatto un "fenomeno" essendo che il nucleo del fenomeno si costituisce nell'azione, e il "parlare" corrisponde senz'altro ad un'azione. Esaminando quindi il fenomeno linguaggio non mi sembra così scontato che questo cerchi di esprimere la verità, date pure le evidenze in cui esso si manifesta. Mi sembra cioè che ciascuno affermi se stesso anche attraverso modalità linguistiche di cui il cercare di esprimere la verità risulta essere una tra molte altre. Nel senso che non tutti siamo interessati alla verità e alla conoscenza, o almeno non in modo esplicito.
Per quanto riguarda la scienza, quella cosa che dovrebbe cercare di dire appunto la verità, è vero che noi abbiamo scoperto una grande legge che regola il moto dei fenomeni macroscopici; è vero pure che abbiamo scoperto una legge che regola il moto dei fenomeni microscopici. Ma non abbiamo una legge che sintetizzi coerentemente i due fenomeni. Non è forse un fenomeno l'estrapolazione di una legge? Oppure lo studiare? E intanto iano sostiene che la metafisica possa servire a far sì che un'opinione, una teoria verbale, abbia in nuce la possibilità di divenire a far parte della fisica: giusto, mi sembra. Chiaro è che se ci si affida a Dio il tutto si risolve senza stare lì a questionare troppo. E senza Dio? Con o senza Dio assistiamo intanto e per certo ad un certo grado di bagarre in cui versano le scienze umane, comprendendo in queste pure le scienze della vita in generale; per quello invece a cui assistiamo vedendo il nodo non ancora risolto all'interno della fisica mi rivolgo ad una sana sospensione di giudizio. Quel che sembra certo è che la ricerca non è libera, ma discriminata non si sa bene come, o almeno a me non è noto; tale fatto comprometterebbe in certa misura non tanto l'autorità quanto l'autorevolezza del metodo scientifico.
Sarebbe quindi mia opinione, in merito all'indagine sulla realtà e la sua connessione con la verità, che bisognerebbe dar conto in primo luogo dei comportamenti umani, dato che sarebbero questi a produrre le esternazioni linguistiche. Bisognerebbe cioè trovare una formula verbalmente espressa che, sulle tracce della fisica, dia conto del moto dell'individuo in coerenza con le leggi scientifiche. In tal senso riterrei che il primo passo da compiersi sia quello che ci porta ad indagare dei perchè sottostanti alla formazione del senso/significato per i fenomeni, ovverosia per quale motivo noi "ascoltiamo" i fenomeni; questa indagine ci dovrebbe condurre a dar conto della strutturazione del linguaggio umano comparandolo col linguaggio di certe scimmie antropomorfe (ma non solo di queste) in relazione ai fenomeni degni della loro attenzione. In questa disamina dovremmo tener conto pure dell'unica differenza che arbitrariamente reputerei sostanziale e altamente significativa che possa sussistere tra noi e loro, cioè: per certo noi sappiamo fin da giovani che un giorno dovremo morire; si tratterebbe senz'altro di una forza debole, ma nondimeno densa di gravità. Un saluto