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Messaggi - Jacopus

#721
CitazioneAnche i fascisti possono essere simpatici. Ma sempre topi di fogna rimangono.
Questa, Niko è esattamente la dimostrazione di quello che penso, quando dico che il comunismo, spesso, applica gli stessi schemi di pensiero del fascismo. La deumanizzazione è un processo tipico di prevaricazione e subordinazione e chi è progressista non se lo può permettere. Un fascista si, lo può fare, perché fa parte dell'ideologia prevaricatrice del fascismo. Ma chi la pensa diversamente deve marcare questa diversità per non diventare mimetico con quel tipo di pensiero.
#722
Il marxismo ci guadagnerebbe a riscoprire Hegel, che essendo maggiormente condizionato dal romanticismo, è più attuale del marxismo, che è invece ingessato nel modello oggettivo/determinista.
P.S. Esistono già correnti di pensiero marxista che tendono a rivalutare Hegel, proprio per la necessità di rielaborare quel determinismo millenarista del marxismo che non si è avverato.
#723
Citazione di: Ipazia il 10 Dicembre 2023, 21:17:11 PMIl comunismo è antropologicamente una visione della società umana egualitaria ed in quanto tale si contrappone a tutte le forme di società classiste di cui il capitalismo è il punto d'arrivo attuale e il fascismo un suo mero accidente, quando la dittatura del capitale trova eccessiva resistenza da parte dei sottomessi.

Tale visione antropologica egualitaria può assumere varie connotazioni politiche, ma rimane sempre il perno su cui valutare tale ideologia, evitando riduzionismi di tipo escatologico parareligioso che spostano il punto di gravità su aspetti accidentali della concretizzazione storica del socialismo reale.

Per fare un discorso minimamente serio sul comunismo bisogna conoscerne l'evoluzione e la teoresi, economica e politica, sviluppatasi dopo la rivoluzione francese e la sconfitta delle prime esperienze egualitarie anticapitalistiche, fino a Marx che dette una visione d'insieme filosofica, storica, economica e politica, fondamentale per lo sviluppo teorico e pratico del progetto di emancipazione delle classi subalterne.

Tutti i discorsi sul totalitarismo di ispirazione capitalistica tendono a sottovalutare gli aspetti totalitari della dittatura del capitale.


Mi piacerebbe Ipazia, avere le tue certezze, ma non le ho. Ritengo il comunismo un'ideale impossibile e quando anche fosse possibile sarebbe semplicemente un incubo. Ha funzionato, e bene, come Super-Io del capitalismo. E, bada bene, parliamo di un ipotetico comunismo "ben temperato", non di quelli storici. Il perchè è presto detto. Diffido di tutte le costruzioni assolute e come hai ben constatato, di quelle ideologie che assolutizzando, somigliano molto a "religioni". Il dilemma resta però a monte, ovvero "che fare".
L'attuale situazione è la seguente: Dio è morto (salvo resurrezioni nel terzo mondo in grado di radicarsi anche nel primo), il Comunismo è morto, il Capitalismo è vivo e vegeto ma è impresentabile. Inoltre mi sembra che nessuno scalpiti chiedendo di "morire per delle idee" e questo chiude il cerchio. Pensare ad un ritorno allo stato sociale sembra anche a me un pio desiderio. Continueremo mestamente a passeggiare su questo viale del tramonto oppure possiamo trovare energie per contrastare questo andazzo? Non basta certo un loggionista per scongiurare il rischio di rigurgiti maccheronici di "passo dell'oca".
Seguendo il filo dei pensieri, mi ritrovo a credere che la soluzione sia nello riscoprire il senso della società come relazioni che ci collegano tutti l'uno all'altro. Senza per questo dover credere di essere tutti uguali ma neppure tutti diversi. Insomma il partito dei posapiano, per dirla alla Niko.
#724
La risposta Doxa è semplice. Essere antifascisti significa essere contro l'ingiustizia e la violenza professata espressamente come "giusta". E' come gridare "sono contro gli assassini" oppure "sono contro i razzisti". Perchè il fascismo è semplicemente l'adozione della legge del più forte nell'arena del darwinisimo sociale, con supporto di idee assurde sulla difesa della razza o sulla sostituzione etnica. Un insieme di idee strampalate e violente che fanno breccia, tanto più le condizioni dell'umanità sono degradate sia a livello economico che culturale.

Il Comunismo invece nasce da un pensiero filosofico, il marxismo, che non è tanto facile da smontare, visto che continua ad avere una sua attualità, anche dopo 150 anni dalla morte del suo fondatore. Il marxismo è una lente esplicativa della modernità molto potente e ancora corretta, che ha influenzato scienza economica, psicologia, sociologia, antropologia, psichiatria. Il fascismo si rifa a una tradizione culturale patetica.

Altra cosa è invece come il comunismo è stato applicato (male), ma non è certo il comunismo come ideologia in sè ad essere equiparabile al fascismo.

Anzi a livello ideologico, comunismo e nazionalsocialismo hanno un tratto in comune (lasciamo perdere il fascismo, in questo confronto, perchè il fascismo ha avuto un approccio molto più da "res romana" che da opera tragica teutonica). Sono entrambe teorie millenaristiche, che fondano la necessità della violenza per giungere un giorno alla pace e alla felicità terrena. La differenza sta nel fatto che il nazionalsocialismo prevedeva, in questo mondo perfetto del futuro, la distinzione fra spartiati ed iloti, cioè fra padroni e servi (fino alla creazione di una categoria ancora più in basso - gli untermensch ebraici, che svolgeva anche l'utile funzione di far credere ai servi di essere dei privilegiati). Nel comunismo invece si sarebbe raggiunta una situazione come quella che si può ammirare nei giornalini dei testimoni di Geova, dove tutti sono felici e contenti.
Già a partire da queste considerazioni spicciole puoi valutare anche tu che essere antifascisti è una necessità, essere anticomunisti no, poichè il comunismo in sè è portatore di tanti rami successivi fruttuosi e importanti. Il comunismo/marxismo ha, in altri termini, una configurazione tragica, nella quale è complesso separare il buono dal cattivo. Una configurazione tipica di quasi tutte le ideologie o religioni. Con il fascismo e il nazionalsocialismo è davvero difficile riuscire a constatare questa tragicità, ed è forse proprio per questo che riscuote il suo fascino. Proprio per la sua struttura pura paranoide, dove il male e il bene sono separati in modo netto. Cosa che accade anche nei regimi comunisti, beninteso, ma per le ragioni che ho confusamente espresso, non mi sembra giusto porli allo stesso livello. Mi sembra un esercizio necessario quello di distinguerli, pur tenendo conto delle loro innegabili similitudini.
#725
Altra differenza di non poco conto. Un fascista è inevitabilmente un opportunista o un violento o una persona educata secondo principi geneticamente ingiusti, che andrebbe o rieducato o messo nella condizione di non nuocere. Un comunista potrebbe anche essere animato da idee politiche eticamente valide, al di là di come queste idee sono state applicate.
Detto questo, aggiungo che il comunismo si sconfigge grazie ad uno stato sociale, che sia in grado di ridurre le sacche di disagio e di rimettere in moto il passaggio individuale fra classi sociali. Se si considera lo stato sociale come una forma edulcorata del comunismo (come quelli che pensano al Pd come al partito maoista), si polarizzerá ancor di più il conflitto, secondo (tra le altre cose) la teoria marxista classica.
Tutto ciò in attesa dell'Armageddon climatico, che probabilmente renderà vane tutte queste discussioni.
#726
Penso che a questo punto sia utile una chiarificazione, che vi propongo. Il fascismo è già "ideologicamente", il manifesto del sopruso e della violenza e del "vinca il più forte". Il marxismo invece, a livello "ideologico" è una dichiarazione di egualitarismo e di "fine dei soprusi".
Quindi a livello "teorico" fascismo e marxismo sono agli antipodi. A livello "pratico", il socialismo reale è invece stato un esperimento mal riuscito di quella dottrina marxista. Non mi addentro sui motivi di questo fallimento, ma bisogna pur saper distinguere i fenomeni umani. Di fatto "il totalitarismo" è quella categoria che unifica i sistemi dittatoriali "pratici" del XX secolo.
Ma scendendo di un livello di profondità, occorre anche riflettere sul significato di eguaglianza teorica. Siamo davvero tutti uguali? E davvero vorremmo un mondo di uguali? Non assomiglierebbe quel mondo ad un mondo terribile, piuttosto che ad un mondo felice. L'uguaglianza non è anche un freno alla libertà e alla espressività dell'uomo? Non si rischia così di creare delle classi dove si è più uguali degli altri (Orwell)?
A mio parere ci troviamo così di fronte a un incrocio con tre vie. Da un lato le dittature totalitarie che rivendicano il potere assoluto della loro ideologia (con relative sottoviuzze). La seconda via è quella attualmente vincente del capitalismo rampante con altrettante sottoviuzze, ma comunque totalitario anch'esso, anche se il suo idolo non è più il potere ma qualcosa di più astratto e contemporaneamente quantificabile: il denaro. Infine vi è la terza via di una società liberale con forti ammortizzatori sociali e istituti vicini alla socializzazione delle risorse, modello che è stato sviluppato fra il dopoguerra e la fine dell'Unione Sovietica (welfare state o stato sociale). Ora che i ricchi hanno vinto la guerra contro i poveri, quel modello è stato abbandonato ma è l'unico modello che non ha un principio assolutistico e totalitario, come invece accade a capitalismo, marxismo e fascismo.
#727
"Dio patria e famiglia" era il motto scritto ovunque durante il fascismo, molto caro a Mussolini. Dio come monopolio della verità, patria come difesa dei confini e famiglia come unico luogo dell'affettivitá, sono speculari nella loro manifestazione esplicitamente paranoide. Vorrei precisare che non sono contrario nè a Dio, nè alla patria, nè alla famiglia, ma al loro uso univoco e assolutizzante che ne fece il fascismo (a differenza del significato emancipativo che gli attribuiva Mazzini, creatore effettivo dello slogan).
#728
Si prega di restare o.t. Grazie.
#729
Il fascismo è uno stato mentale che si è strutturato in dottrina politica come reazione ad una certa direzione della storia. Si può essere fascisti anche dichiarandosi comunisti (anzi è una situazione piuttosto tipica). Possiamo vantarci, come italiani, di aver creato il marchio di fabbrica, che continua a prosperare ad un secolo di distanza. Prima il fascismo non c'era perché non c'era bisogno di cercare il consenso per governare in modo autoritario. Il fascismo è stato un ingegnoso meccanismo per far schierare i servi dalla parte dei padroni ed in parte anche come strumento di scalata sociale in società fortemente cristallizzate, come quella italiana. Vi sono inoltre tutti i richiami arcaici della nostra natura, di quando dovevamo affidarci necessariamente ad un capo branco. Inoltre serviva un nuovo modello di assoggettamento, vista la sempre più estesa morte di Dio, con gli associati riti consolatori.
Che oggi certi strati sociali siano attratti nuovamente da messaggi neofascisti è innegabile. Le cause sono diverse ma una, importante è stato sicuramente il ripiegarsi in logiche di potere e castali da parte di molta sinistra. Una seconda causa non meno importante è stata la caduta del socialismo reale, che per quanto da rifiutare, svolgeva il ruolo di concorrente nella piazza della politica globale, fungendo da freno alla hybris tipica del capitalismo. Senza quel freno, il capitalismo ha ripreso a macinare disparità e diseguaglianza, al punto che la nostra società torna a somigliare a quella ottocentesca. Nel frattempo si è persa ogni identità collettiva (sociale se non vogliamo dire collettiva), al punto da poter permettere ad uno dei simboli di questa svolta che non esistono società ma individui (Tatcher). Paradossalmente il collettivo è diventato un valore della destra, declinato nel senso classico di nazione, patria, famiglia. Resta però a mio parere un paravento, una declamazione retorica a fronte della solitudine dell'uomo occidentale del XXI secolo, non più schizoide, come cantavano i King Crimson, ma narcisista.
#730
Probabile che abbia già toccato l'argomento ma volevo tornarci in modo più sistematico. La storia della filosofia occidentale può essere ridotta a due grandi vie, che talvolta si intersecano ma che spesso divergono e si allontanano. Potremmo anche chiamarle via dell'Uno e via del Molteplice. La prima è la via del re-filosofo platonico, che conosce la verità sapenziale e la impartisce in senso gerarchico, presupponendo una casta di esperti che conoscendo, oggettifica il mondo. La seconda è la via del "riconoscere del non conoscere", che può approdare a verità sempre provvisorie e organicamente sempre sottoponibili a critica e al vaglio dei partecipanti. È la via socratica, quella stessa ammirata e raccontata dallo stesso Platone. E qui già si manifesta una prima sorpresa. Colui che si contrappone a Socrate così profondamente è stato il suo primo discepolo.
Il proseguo della storia della filosofia può essere letto attraverso queste due lenti, l'uno e il molteplice. Quello che mi chiedo è se, nel XXI secolo sia possibile pensare una teoria filosofia che sia in grado di integrare queste due vie, costituendo così un nuovo inizio.
#731
Se fossimo solo biologia non vedo perchè dovremmo rispettare le leggi che ci siamo dati, ad esempio, a meno che qualcuno non mi dimostri che anche le leggi dei quattro codici sono biologiche.
#732
L'esempio della Russia non mi sembra un grande esempio. Era un regime totalitario ai tempi del marxismo ed è un regime dittatoriale ora. Cambiano i capri espiatori, oppure si sommano. Prima c'era il capitalista, ora c'è il transessuale. Oppure prima c'era solo il capitalista, ora c'è il capitalista (ah ah ah) ed in più il transessuale e la lesbica e così via. Possiamo anche consolarci guardando chi sta peggio di noi. Magari scopriamo che in Niger le adultere vengono ancora lapidate o froci vengono bruciati vivi, ma questo non toglie che magari da noi qualche piccolo progresso mentale si possa fare. Niente di importante per carità. Che l'uomo continui pure a fumare la sua pipa e la donna vada a fare la spesa, ma magari, preso dalle sue nuvole di fumo, l'uomo può ragionare sulla sua storia di dominio ed anche ovviamente come questo dominio si stia attenuando in questi ultimi cinquant'anni. Credo che in questa storia abbiamo tutti da guadagnarci. Il boia fa una brutta vita, come il condannato.
#733
Non mi resta che dire: "io ci ho provato". Del resto non sono così pieno di me da pretendere di far cambiare idea a persone di 30-40-50 anni, con tutto il loro bagaglio culturale, le loro esperienze e così via.
#734
Infatti il mondo attuale, un pò come nel caso del sionismo "hardcore", è pieno di femmine che si organizzano e fanno strage di maschi (modalità sarcasmo: off). In Italia negli ultimi quattro anni vi sono stati 600 femminicidi, 200 all'anno. Quasi uno ogni due giorni. Le brigate rosse nel corso della loro attività di alcuni decenni si stima abbiano fatto 83 vittime, ma hanno sconvolto il diritto penale, il diritto di procedura penale, l'organizzazione delle strutture di polizia. Ad un mio amico, negli anni di piombo, hanno sparato sulla macchina con la mitraglietta perchè non aveva visto il segnale di alt.
Sul paragone rispetto a Mandela ci hai quasi azzeccato. Infatti per evitare una caccia all'uomo bianco che sarebbe diventata una strage, con molta lungimiranza, in Sudafrica si sono inventati la commissione per la riconciliazione e la verità, che è poi diventato il modello della giustizia riparativa. I bianchi venivano fatti sfilare davanti ai parenti delle vittime dell'apartheid e dovevano ammettere quello che era accaduto. In piccolo la stessa cosa accade anche fra i parenti delle vittime palestinesi ed israeliane. In molto piccolo, visto che l'essere umano è particolarmente morboso e non è interessato e ciò che di positivo accade nel mondo.
Mi piacerebbe anche qui in Italia, una commissione per la riconciliazione e la verità con le donne, ma il divario che esiste fra uomo e donna è il fondamento di ogni diseguaglianza fondata sul potere e non sulle ovvie differenze di genere (endocrine ed organiche) e, oltretutto trae linfa da una tradizione millennaria, che affonda le sue radici su testi ritenuti "sacri" ancora da una moltitudine di uomini e donne.
#735
Vero Pio. Il processo di liberazione della donna da queste catene è effettivamente recente e riguarda solo un ottavo delle popolazioni umane e colpisce a "destra" e a "manca". Negli altri sette-ottavi il maschilismo continua però ad imperare, insieme a culti religiosi armonicamente accordanti. Proprio perché le prove di questo uso abietto delle donne è così universale, noi ometti qualche domandina dovremo pur farcela, per non rischiare incoerenza quando predichiamo la libertà delle persone o l'esportazione della democrazia o il rispetto per gli altri o per i più deboli. Cresciamo...possiamo farcela.