Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Freedom

#721
Il ritorno a casa? Sì certo ma.......non mi pare sufficiente. E temo che Iano abbia detto una verità che ogni giorno si fa più onnipervadente.......oramai tutto il mondo è.........no non paese bensì catena economica. In tutti i sensi. Catene di negozi di abbigliamento, alimentari, alberghiere, etc.

Una concentrazione pazzesca. Aveva ragione chi affermava che le multinazionali controllano, millimetricamente, il mondo. Il paradigma McDonalds ha vinto in tutto il pianeta. E puoi tranquillamente mangiare le stesse cose a Tokyo, a Roma e a New York. E dormire e vestire nello stesso modo. Le uniche cose diverse sono la storia di ogni Paese. Ma è talmente turisticizzata che preferisco studiarmela sui libri. E' un incontro più autentico.

A me piace spaparanzarmi al mare (mi piacciono i colori dell'acqua dunque isole!) e camminare in montagna. Solo Dolomiti però. Le amo immensamente. Val Gardena per essere preciso.

Sono vecchio? A me sembra solo realistico.
#722
Citazione di: stefano il 18 Aprile 2018, 10:08:54 AM
Tutto questo non avrà forse qualcosa a che fare con la scomparsa della classe proletaria nel mondo?
Ritenere che la classe proletaria sia scomparsa nel mondo mi sembra non corrispondente alla realtà. Ricordo che con proletario si intende colui che, non avendo a disposizione i mezzi di produzione, vende l'unica merce di cui dispone: sé stesso.

Mi pare dunque che, stante la grande concentrazione di capitali imperante nel mondo attuale, sia corretto affermare che mai come oggi il numero dei proletari sia cresciuto e rappresenti la stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Qualcuno lo indica nel famoso 99%.

Rilevo quindi che ha del tutto ragione chi afferma che se qualcosa è cambiato è la consapevolezza di essere proletari. Nessuno pare più accorgersi di essere costretto a vendere sé stesso per sopravvivere. E, paradossalmente, a sopravvivere piuttosto malamente.

Questo fatto non è tuttavia casuale. E' il capolavoro di coloro che detengono il capitale dunque il potere. Essi hanno dismesso il cappello a tubo e deposto il bastone per passare a sistemi....vorrei dire più intelligenti ma non lo trovo appropriato. Mi parre assolutamente calzante la parola diabolici. Sono riusciti a convincere la massa beota, il popolino, gli schiavi, i miserabili, insomma noi tutti (non penso che nel Forum abbondino i capitalisti e non penso proprio di potermi esimere dal rientrare, a pieno titolo ahimè, nella categoria!) che la nostra condizione è la migliore possibile. Non potevano metterci il carico da 11 e raccontarci la favoletta che siamo felici perché, è sotto gli occhi di tutti, la nostra condizione di pezzenti materiali e spirituali è talmente evidente che non può sfuggire nemmeno ad un cieco, però ci hanno pienamente persuaso che meglio di così è impossibile.

E' il mercato bellezza. Come se quest'ultimo fosse una catastrofe naturale, un'eruzione vulcanica, un'inondazione, un terremoto. Invece, ma nessuno arriva a simili vette intellettuali, il mercato è fatto da uomini e, dunque, da uomini può essere corretto.

Invece no, il modello culturale impostoci ci suggerisce un grottesco scimmiottare le classi dominanti. E' qui, nella cultura, che si è persa la partita.

Non vado oltre perché i post troppo lunghi risultano noiosi ma concludo affermando che non sono affatto depresso né rassegnato: se ho capito io la tragica deriva dell'umanità e perché questo accade ci possono e ci arriveranno tutti.

Aspettando la rivoluzione prossima ventura, sempre che non accada qualcosa di storto agli Europei o ai mondiali di calcio, cosa che sì scatenerebbe l'inferno su questa Terra, ho il piacere di augurare Buon Grande Fratello a tutti.
#723
Francamente, qualora la reincarnazione esistesse, lo troverei estremamente ragionevole. E' infatti impensabile o quantomeno crudele affidare la "salvezza dell'anima" ad una manciata di anni. Senza considerare che, in diversi casi, la manciata di anni si riduce ad un soffio. E quando dico "salvezza dell'anima" non mi riferisco solo al cristianesimo o all'ebraismo. Infatti praticamente tutte le religioni esprimono l'obiettivo del Paradiso o Nirvana che dir si voglia. Le differenze dottrinali non sono significative da questo punto dei vista.

La mia personale opinione è che le religioni che negano la reincarnazione lo fanno ben conscie della naturale pigrizia umana. Immaginatevi con a disposizione un innumerevole o quasi numero di vite e ditemi se non vi vedete vittime di una flemma inesauribile! 8)


Resta comunque il fatto decisivo e cioè che l'esistenza di un'eventuale reincarnazione non fornisce tuttavia nessun tipo di risposta alla domanda fondamentale che è sempre la stessa: c'è un Ente che governa la vita?

E' in definitiva questo l'interrogativo che, a mio avviso, ogni ricercatore spirituale porta, più o meno consciamente, nel suo cuore. E, la mia irrilevante opinione, è che la risposta, se c'è! si possa raggiungere solo attraverso la propria capacità di amare.  E, in ultimissima analisi, qualora si raggiungesse l'agognatissimo "responso" esso non sia trasmissibile, condivisibile insomma. Almeno a me risulta che in 4 o 5 mila anni non si siano fatti dei grossi passi in avanti. Suona un pò patetico (la ricerca da farsi attraverso l'amore) e, lo riconosco, quasi sadico (la non trasmissibilità), lo so, pur tuttavia mi sono convinto che accettare questa durissima, granitica realtà sia una tappa ineludibile del cammino verso la verità. Ammesso e non concesso che esista!

Spiace spendere parole così poco incoraggianti però.......questo sito è diventato adulto e così, credo, anche i suoi preziosi partecipanti. Un fraterno abbraccio.
#724
Citazione di: Angelo Cannata il 23 Febbraio 2018, 11:32:35 AM
In effetti intendere la ricerca spirituale in questo modo significa banalizzarla, è un fraintendimento tipico di quanti tentano di fregiarsi di spiritualità, ma non fanno ricerca.

La ricerca è seria se assume come punto di arrivo la ricerca stessa: come disse il biblista Jean Louis Ska in un'intervista, la meta è la strada: se stai camminando su strada allora sei già arrivato, perché sei già nella meta.
Al contrario, se ti fermi, per scoraggiamento o perché pensi di essere arrivato, non sei più nella meta, perché hai smesso di fare strada.

A questo punto potrebbe nascere l'obiezione di quale senso possa avere camminare su strada senza una meta che sia un fermarsi: si può perfino sospettare che si tratterebbe di un girare in tondo, o comunque un andare a zonzo. Ma la ricerca spirituale non è andare a zonzo. Le mete ci sono, ma sono e devono sempre essere provvisorie, temporanee, devono essere sempre tappe di passaggio, affinché ogni meta sia sempre seguita da un ulteriore crescere.
In un crescere umano è comprensibile che ci siano anche soste, momenti di ristoro e di festa, ma appunto soste, in quanto tali temporanee, non punti di arrivo finali, conclusivi, definitivi.

Se ci facciamo caso, i modi di pensare oggettivi, oggettivanti, sono tali proprio perché mirano a conclusioni definitive e pensano di poter, o comunque dover, giungere a conclusioni definitive. Per questo essi presteranno sempre il fianco alla critica. Invece i modi di pensare che si fanno carico della soggettività si caratterizzano proprio per essere infiniti. Infiniti non in senso statico: in realtà la parola infinito è un verbo: indica un'attività che è in corso e che non smetterà mai il suo essere in corso.

Soggettività significa esplorazione dell'io, dell'ego, e mi sembra che il miglior modo di esplorarlo sia tener conto che si tratta di un io umano, predisposto a realizzare il massimo delle sue capacità nel relazionarsi con altri io umani. Ecco il camminare infinito, la cui infinitezza non dispiace affatto, perché consente un continuo crescere e arricchirsi. Tutto l'opposto del tentare di annullare l'io: piuttosto che tentare di annullarlo, di fonderlo in una fantomatica unità universale, non è infinitamente più arricchente porlo in un cammino di esplorazione delle migliori e più arricchenti possibilità di relazioni con gli altri io, le cui possibilità positive sono peraltro sostenute dall'esperienza?
Pazzesco. Hai espresso ciò che io, per eccesso di sintesi (e mancanza di tempo!) avevo in animo. E che, rileggendo il mio post, ho compreso che solo una persona dotata di una sensibilità e di una capacità penetrativa fuori dal comune, poteva afferrare.
Chiedo scusa per l'OT ma sono stupito e ammirato!
#725
Credo siano maturi i tempi per sfatare il mito che sottende la più grande fregatura della ricerca spirituale: arrivare da qualche parte sulla base degli sforzi personali. Spaccarsi schiena, cervello e tutto il resto per trionfare su....su che cosa? Sul male? Sulla morte? Va bè, al di là del fatto che nessuno sa dove vuole andare (per forza siamo ciechi nati!) la consapevolezza decisiva è relativa al fatto che, da soli, non si arriva da nessuna parte.

Al contrario incaponirsi porta certamente fuori strada.

Bisognerà pur accettare la realtà!
#726
La ragione non va affatto screditata. Chi lo fa non è un buon credente. Non lo dico soltanto io ma, per esempio, anche Ratzinger che non è certo né un progressista né l'ultimo arrivato.

E' tuttavia vero che la ragione è del tutto insufficiente a dare una risposta esaustiva ai perché della vita. E' infatti intuitivo comprendere che senza una quadro di riferimento certo (chi siamo, da dove veniamo, dove andremo e perché siamo qui) è impossibile trovare risposte adeguate.

La verità è che viviamo una vita senza certezze. Ed è amarissimo e, in qualche modo umiliante, annaspare nel mare della vita senza un minimo di coordinate quindi senza alcuna sicurezza. Se non quella classica.....l'unica di cui disponiamo!

La mia convinzione è che credenti e non credenti dovrebbero discutere insieme, magari anche con asprezza, ma giungere alla fine del contraddittorio con la consapevolezza che nessuno potrà avere............ragione :-*
#727
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Capitalismo
12 Febbraio 2018, 23:48:20 PM
Attribuire al capitalismo la valenza che, pur contraddittoriamente, state imputando significa non comprendere la radice del problema economico. Che poi l'esatta definizione di capitalismo sia la distinzione tra chi ha i mezzi di produzione (capitalista) e colui che non li ha (proletario) è del tutto irrilevante. Basta intendersi. Al di là delle magistrali spiegazioni di Paul (che sarebbe meglio leggere con attenzione e semmai rileggere) e delle pur apprezzabili ma sostanzialmente non corrette contro-spiegazioni; è il nodo centrale del problema che sembra sfuggire. E cioè che è l'animo umano da correggere non gli strumenti con i quali esso si manifesta. E qui concordo con chi ha definito il capitalismo un sistema che esprime a tutto tondo la legge del più forte. Mi limito a ricordare che il più forte non è colui che lavora qualitativamente meglio ma semplicemente colui che, in un modo o nell'altro, afferma la propria supremazia. Prima del Capitalismo c'era il Feudalesimo e prima ancora gl' Imperi. E tutti i sistemi hanno in comune alcune cose che noi riteniamo aberrazioni ma che, in realtà, sono tutt'ora presenti e vincenti. Tra le tante orribili, inaccettabili e disgustose peculiarità della storia umana, quella della schiavitù, poi servitù della gleba e infine proletarizzazione appare come quella decisiva.

In pratica è chi comanda che decide come debba svolgersi la vita su questo pianeta. Pazienza (e arrivederci alla dignità) se almeno ognuno potesse trarne un beneficio ma l'equilibrio, ahimè, si fonda sulla sofferenza del 99% della popolazione umana. Prima del capitalismo erano il ferro e il cibo ad assicurare il comando e, in definitiva, è ancora così. Solo che con il capitalismo si ricorre alla forza solo in estrema ratio. Spesso si usano altri sistemi. Negli ultimi anni poi, con la diffusione dei dispositivi elettronici (dagli anni '60 in poi) il controllo delle masse si è elevato al rango di vera e propria disciplina di studio universitario con tanto di laurea. E, guardando i risultati, il processo è stato coronato da un successo quasi completo. Dico quasi perchè le insanabili contraddizioni del capitalismo porteranno, gioco forza, a disastri la cui natura posso solo ipotizzare.
#728
Tematiche Spirituali / Re:greggi e pastori
10 Gennaio 2018, 15:00:24 PM
Citazione di: viator il 09 Gennaio 2018, 22:12:49 PM
Salve. Per Freedom: Formidabile. Il pastore sarebbe quindi un animalista disinteressato ma anche del tutto parziale, preoccupato non di salvare la propria egoistica proprietà che gli procura da vivere ma unicamente di risparmiare i morsi dei lupi alle pecore infliggendo però i morsi (!!) della fame ai lupi !!!
Il lupo simboleggia Satana e dunque non c'è grande preoccupazione da parte di Gesù per lui. Per quanto riguarda la sua preoccupazione (del pastore) di salvare le pecore, sarebbe corretta la tua interpretazione (un atto egoistico necessitato dal suo istinto di sopravvivenza) se Gesù (il pastore) non immolasse sé stesso per la salvezza delle sue pecore.
#729
Tematiche Spirituali / Re:greggi e pastori
09 Gennaio 2018, 21:02:16 PM
La valenza più significativa del pastore, a mio modesto avviso, è quella di salvare le pecore dal lupo. Inoltre il principale utilizzo della pecora è per la produzione di latte e derivati e per la lana. Solo secondariamente (forse ancor più secondariamente in quei tempi) ci si nutre della sua carne. Destino riservato al suo cucciolo (agnello) nel quale si identifica Gesù.

Spero di aver risposto al quesito e di non fare la figura del pignolo che ha discusso di lana caprina ;D
#730
Caro Domingo.......Angelo ti ha parlato veramente bene e non so se aggiungere qualcosa ti sarà di beneficio oppure no. La tua è una situazione complicata e tu sembri maturo e di buoni sentimenti. I tuoi saranno sicuramente brave persone. Il fatto è che i problemi ci vengono a cercare........

Prova a parlare singolarmente con i tuoi e cerca di far loro comprendere ciò che non capiscono o, più verosimilmente, stanno dimenticando: non si cessa MAI di essere genitore! MAI!! Loro, probabilmente, credono tu sia già "grande" e capace di risolvere da solo i tuoi problemi. Purtroppo non è così e dunque richiamali all'ordine. ;)


Spiega loro, amorevolmente, che tu hai ASSOLUTO bisogno della serenità che ci si aspetta da Papà e Mamma e che senza di essa ne hai grande sofferenza. Offriti di aiutarli (non puoi farlo, realmente farlo, ma c'è caso che così facendo tu riesca a toccare corde altrimenti irraggiungibili). 


Quando sbarellano non entrare nelle dinamiche profonde e difficilmente comprensibili per chiunque, forse anche da loro stessi. Imponi invece con garbo ma con autorevolezza che nel modus vivendi di un civile convivere non si possono dire cose oscene nè minacciare di andare dai legali di fronte al proprio figlio. Spiega con estrema pacatezza che OGGI hai bisogno di molto di più che un cambio di pannolino. Apri infine, per quanto ti è possibile, un dialogo NUOVO. Fai percepire nitidamente quanto l'unità e l'armonia della famiglia è decisiva per la serenità di tutti.

Un pò ti chiedo scusa per questi consigli da libro cuore perchè è facile dall'esterno insegnare agli altri e sembra stucchevole la banalità di quanto ti ho scritto.

Eppure, Domingo, credo proprio che, se fattibile, sia questa la strada giusta. E ciò nonostante non è detto che dia i risultati sperati. Tuttavia provaci. Dai, dai, dai.
#731
Citazione di: giona2068 il 04 Settembre 2017, 19:06:40 PM
Per eliminare il piacere dalla propria vita occorre innanzitutto scoprire che esso non procede dal bene ma dal male. 
Il piacere che si prova nel mangiare? Hai abbandonato anche questo?
#732
Dici Giona che quando c'è piacere non c'è Dio. Dunque se c'è Dio non c'è piacere. Come detto non ho grandi verità in tasca e dunque vorrei esplorare la tua posizione e domandarti: come fai o come hai fatto ad eliminare il piacere dalla tua vita? Non mi riferisco agli spiriti della droga, dell'alcool e di quant'altro si auspica di non dover usare. Mi riferisco al tema del thread (sessualità) e, per esempio, al suo parente stretto che è la gola intesa come amore del cibo.

Nel mio caso, com'è noto da quanto scritto nel Topic, affermo che è la temperanza e non l'eliminazione del piacere la corretta condotta. Non ho nessuna difficoltà, tuttavia, a rivedere la mia convinzione. So bene infatti quanto siamo bravi ad auto giustificarci........
#733
Dopo secoli che non intervengo nella sezione filosofia questo thread mi ha suscitato il desiderio di farlo e di questo vi ringrazio tutti, indistintamente.

Per quanto riguarda "la luce del sepolcro" è del tutto irrilevante l'autenticità del fenomeno. Credere o non credere in Dio, OGGI, è profondamente scollegato all'esistenza o meno dei miracoli. E siccome è questione di fede, voi tutti comprendete che un fenomeno che trascende le costanti di natura "imporrebbe" una riflessione. Cosa che non c'entra nulla con la fede. Credere è una roba che nasce e cresce (o diminuisce e muore) dentro di noi ed è, deve essere! indipendente dai miracoli. E la cartina di tornasole che è vera fede e non illusione o derivati vari, come il fanatismo così praticato nel tempo attuale, è che dalla fede scaturisce la gioia. Con annessi i suoi "figli" che sono, per farla breve, i doni dello Spirito Santo. Scusate la digressione ma ritengo che l'argomento proposto lo meritasse.

Per quanto infine concerne il cuore del Topic mi pare che che la libertà di pensiero sia stretta parente anzi coincida perfettamente con il libero arbitrio. E dunque la discussione medesima rimanda ad uno dei più grandi quesiti della storia umana: libero arbitrio versus servo arbitrio.

Il mio irrilevante parere (spero non vogliate accusarmi di "pensiero salomonico") è che il condizionamento del pensiero esiste ed un fattore potente, potentissimo che incide grandemente nella vita di ognuno di noi. Quello che appena scritto è rilevabile da chiunque osservi la realtà con buon senso e un briciolo di malizia. Ed è una cosa ben conosciuta (mi si perdoni lo scivolamento nella politica) dalle classi dominanti. Tant'è che uno dei grandi problemi del giorno d'oggi è che, in grande misura, la gente pensa quello che altri decide che debba pensare. Questo risultato, attualmente, è facilmente raggiungibile grazie ai media ed ai dispositivi universalmente diffusi. Ma anche nel passato non era facilissimo sfuggire al flusso di pensieri che le circostanze esterne ti "costringevano" a seguire. Insomma siamo figli del nostro tempo ed ogni tempo impone i suoi pensieri. Mi viene in mente il mito di Saturno che divora i suoi figli e una delle tante interpretazioni (Saturno=tempo; figli=pensieri). Chiedo venia ma non ne ricordo l'autore. 

Dalle mie parole si è già forse compreso la mia conclusione ma la specifico: nonostante il fortissimo condizionamento operato dalla vita in senso lato sui nostri pensieri ritengo che ci sia uno spazio nel quale esercitare la nostra volontà.
#734
Citazione di: giona2068 il 09 Agosto 2017, 16:54:30 PM
Per poter meglio comprendere questo argomento dobbiamo tener presente che la gioia appartiene alla sfera spirituale dell'individuo e nasce dallo spirito senza relazione alcuna con la carne. Il piacere  appartiene al corpo ed al  mondo materiale in generale.
Posso sbagliare perché non ho grandi verità in tasca. Ritengo tuttavia che sia questo il passaggio che non ci trova in accordo. Penso infatti che spirito e carne siano inseparabili. Perlomeno alla stato attuale. La logica sembrerebbe darmi ragione e tu stesso, in realtà, lo fai quando affermi che la carne deve essere sottomessa allo spirito (e sono d'accordo anche io). Se dunque liberandosi dalla schiavitù della carne lo spirito ha più spazio il legame c'è. Inversamente proporzionale ma esistente, manifesto. Ed il fatto stesso che il corpo è il tempio dello Spirito ne è la prova più lampante. Carne e spirito sembrano indissolubilmente legati.

Ma al di là di disquisizioni che potrebbero apparire stucchevoli e, forse, senza grande importanza vorrei porre l'attenzione all'aspetto decisivo dell'essere cristiano: il rapporto con Dio è un rapporto di amore. Una relazione matrimoniale a tutti gli effetti. Ecco la sacralità del matrimonio tra uomo e donna che riproduce l'amore tra Dio e l'uomo. E in una relazione d'amore c'è anche il piacere. Nella vita c'è anche il piacere. Esso esiste e non è un vizio. Non si può paragonare al vizio del fumo. La prima sigaretta, com'è noto, fa schifo, mentre la prima volta che si fa l'amore è bello. E la prima volta che si mangia un cibo gustoso è pure quella una sensazione bella. E' solo necessario anzi indispensabile avere temperanza. Senza di essa allora sì che il piacere (la ricerca di esso) diventa irrefrenabile e ci porta al male. Ed il Signore stesso, non veniva forse criticato dai farisei perché stava in compagnia di mangioni e beoni e lui stesso veniva accusato di fare ciò?

Ma la cosa più importante di tutte, la differenza tra il cristiano (chiunque ama Dio sopra tutto ed il suo prossimo come sé stesso è mio discepolo dunque cristiano dice il Signore) ed il non cristiano è l'amore che quest'ultimo non prova verso Dio. Possiamo dunque concludere che tutto ciò che aumenta il nostro amore verso il Signore è bene e tutto il resto è male. Ecco quindi la vera valenza del peccato: allontanarci dall'amore verso Dio.

In definitiva, se vogliamo seguire Gesù Cristo, dobbiamo semplicemente tenere d'occhio la nostra capacità di amare: se essa aumenta siamo sulla strada giusta!
#735
Non si può criminalizzare la sessualità come non si può criminalizzare nulla. San paolo stesso afferma che nulla è immondo in sé stesso. L'interiore atteggiamento dell'uomo rende le cose monde o immonde.

Per quanto riguarda la specificità sessuale mi pare una forzatura dichiararla diabolica tout court. Il matrimonio è un sacramento e, affinché sia tale, marito e moglie devono andare a letto insieme. Addirittura il non aver consumato almeno un rapporto sessuale lo rende nullo! Anche la Bibbia invita a far l'amore "moltiplicatevi!"

La purezza è uno stato dell'anima, del cuore, dello spirito, della mente. Almeno così penso.