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Messaggi - Ipazia

#7216
L'evoluzione del pensiero filosofico di Marx inizia con le Tesi su Feuerbach in cui già si prende il largo dall'idealismo hegeliano. Lo sviluppo di questa posizione filosofica è ben delineata nella Prefazione a per la critica all'economia politica (4° paragrafo) in cui la concezione materialistica della storia viene completamente delineata.

Il feticismo nasce con la religione, ma poi si estende a tutte le forme di dominio politico-economico attraverso il processo di reificazione, "oggettivazione", di rapporti sociali dissimulati in insuperabili rapporti tra cose. La centralità dell'economia nei rapporti di forza all'interno della società spinge quindi Marx a spostare lì il focus del suo studio individuandone gli elementi di feticizzazione, reificazione, oggettivazione che funzionano allo stesso modo, ed anzi hanno ampliato a dismisura il campo di applicazione e le metodologie di feticizzazione (merce, denaro, titoli finanziari, rating), ai nostri giorni. Direi che il passaggio dalla concezione materialistica della storia al focus economico è totalmente coerente nella teoria marxista.

Nel contesto della dittatura politico-economica del capitale si sussume anche lo strumentario tecnoscientifico, che non può essere interpretato come potere a se stante se non attraverso una ennesima mistificante reificazione. Forse un giorno comanderanno le macchine, ma oggi a comandare, dietro quelle macchine e quella ricerca, ci sono uomini e precise, fortemente autocoscienti, aggregazioni di classe (Bilderberg, Trilateral, Stati e alleanze imperiali).

Di Hegel in Marx resta solo il modello dialettico triadico (il pensiero occidentale è succube delle terne), ma trasferito dal mondo delle idee a quello dei rapporti sociali di classe. Con una puntatina "davintriana" nella dialettica della natura che ha metafisicizzato nel senso più deteriore del termine la dottrina, creando non poche pietre d'inciampo allo sviluppo della scienza sovietica. Pessimo esempio di metafisica ad usum vili. Almeno di quella ce ne siamo liberati. Un conto è trarre stimoli metafisici dai processi naturali, un conto è trasformarli nel nonsenso di dogmi scientifici. Cosa che purtroppo ha coinvolto anche il marxismo.

La coscienza di classe, come spiegato nei link dell'inizio, è epifenomenica alle condizioni di classe e il suo compito per le classi subalterne è rimuovere i feticci dell'ideologia dominante che neutralizzano, fino alla nullificazione, la lotta di liberazione.

Ogni società ha un suo ethos che poi si positivizza in nomos. Questo processo non è inesorabilmente condannato all'ideologia, qualora ci sia una solida formazione civile antifeticistica e antidogmatica. La norma, e l'etica che la ispira, devono mantenere un elevato grado di falsificabilità. Ovviamente ciò è più facile in una società di uguali. Laddove vi è diseguaglianza, prospera anche la mistificazione ideologica e la macchina di propaganda che la attua.

Solo una società priva di conflitti può rinunciare all'ethos, ma questo non accade neppure in un branco di animali allo stato di natura o in una famiglia umana per quanto coesa. Visto quindi che la morale è inevitabile, essa deve essere trasparente fin dai suoi fondamenti. La trasparenza del sistema è  garanzia contro la deriva ideologica.
#7217
Ci vorrebbe una discussione sulla Bellezza in tutte le sue manifestazioni per discutere se, al pari di Dio, può salvare il mondo. Ripassato "L'idiota", si tratta proprio di bellezza umana, femminile, quella che ha in testa il principe Miskin. La bellezza metafisica divina non c'entra. Ma, si sa, ognuno tira acqua al suo mulino. Della "disperazione degli atei" parleremo altrove.
#7218
Citazione di: davintro il 24 Aprile 2019, 17:32:49 PM
... L'idea di sovrapporre la questione storica a quella teoretica, vincolando la seconda alla prima, la trovo comunque espressione di un approccio storicistico, per cui non esista verità che non muti temporalmente, cioè si nega il livello sovratemporale, sovrasensibile della metafisica cosicché si pone il problema dell' "aggiornatezza" storica da porsi come parametro di giudizio sulle verità stesse, Questo storicismo dei criteri è in fondo coerente con la squalifica della metafisica, ma da un lato presuppone tale squalifica fin dalle sue premesse (rendendosi così incapace di legittimarla invece come conseguenza critica, in quanto è già accettata come pregiudizio di partenza), dall'altro si autocontraddice, in quanto il divenire storico come metro di giudizio del valore teoretico di un pensiero, implica la sua assolutizzazione: nulla è oltre il divenire, nulla oltre la materia, di nuovo è implicito il giudizio sulla totalità, su un punto di vista che per definizione presume di comprendere in sé ogni contingenza, ogni tempo, ogni spazio, cioè un punto di vista espressione di quella metafisica dell'assoluto che si vuole contestare.

Ma anche no. Tra l'assoluto eterno e l'assoluto relativo esistono anche dei dati (valori, fatti) durevoli su cui si snoda la storia e il pensiero.

Citazione di: davintro il 24 Aprile 2019, 17:32:49 PM
Di nuovo, si ha la conferma che solo una metafisica può pretendere di contrapporsi a un'altra metafisica

Sì, una metafisica dei valori e beni durevoli, capace di individuare delle costanti antropologiche su cui fondare solidamente una metafisica nè eterna, nè relativista. Che questa metafisica si scientificizzi in una sorta di scienza umana multidisciplinare è assai probabile. Una sociopsiconeuro/scienza o /filosofia. Così facendo recupererà anche quella professionalità che gli specialisti reclamano, uscendo dal chiacchericcio fai-da-te che tanto aborrono.
#7219
Citazione di: Pio il 24 Aprile 2019, 15:15:15 PM
Sono appena arrivato e già sono stato catalogato come un disperato dal forumista Ipazia. Se il buongiorno si vede dal mattino...comunque sono accostato a un grande filosofo come Heidegger. Troppa grazia!
Faccio notare che anche Dostoevskij era un credente. Infatti la bellezza di cui parla è la Bellezza di Dio.

La forumista Ipazia nota che la Speranza è un elemento centrale del tuo pensiero e che per te l'idea dell'inesistenza di Dio coincide con la disperazione. Cosa che, da atea, ti assicuro non è. Dostoevskij era un credente, ma se vogliamo che la Bellezza salvi il mondo, compreso chi non ha la fede in Dio, dobbiamo lasciarla libera da ogni servitù.
#7220
Riprendo questa discussione "dormiente" per dare una risposta alla disperazione di chi, come Pio e Heidegger, pensa che solo Dio ci possa salvare. Se c'è qualcosa della religione che qualunque ateo dotato di raziocinio salverebbe è la bellezza da essa prodotta. Letteraria, artistica e logica. Sì, anche logica, perchè dimostrare l'inesistente richiede un titanico sforzo mentale. Ma restiamo sul campo estetico che è quello dove la religione ha dato il meglio di sè fruibile da chiunque.

Se c'è qualcosa che ci può salvare, in assenza di un Deus ex machina, è, come afferma la folgorante intuizione di Dostevskij, proprio la bellezza. La bellezza è il patrimonio trascendentale dell'umanità più solido e persistente. Oltrepassa le epoche, gli imperi, le rivoluzioni e solo la feccia odiante dell'umanità può estendere ad essa il proprio alito di morte. Tutti gli altri la godono e trovano in essa il superamento di ogni barriera ideologica. Questo dato mi fa riflettere sull'identità che Wittgenstein pone tra etica ed estetica nel Tractatus. Un'etica fondata sulla bellezza è forse la pietra filosofale cercata da quando l'umano cominciò la propria avventura trascendentale.
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#7221
Citazione di: Pio il 24 Aprile 2019, 11:46:13 AM
Il fatto che una cosa esiste non significa che offra Speranza. Semplicemente esiste. Punto.e chi se ne frega dico io? Visto che ha sempre dato ampia prova di non farlo di dare speranza anzi lavora sempre per distruggerla. Senza Dio siamo fottuti. I vermi ringraziano.

Con o senza Dio i vermi ringraziano comunque quando finisce la nostra personale avventura vitale. Ma, come insegna la saggezza orientale, possiamo far loro un dispetto con la cremazione, raggiungendo in qualche modo alfine il cielo. Quanto alla speranza, vale sempre la pena di cercare vie alternative al canonico oppio. La filosofia esiste per questo. Il suo soggetto elettivo, piaccia o non piaccia, rimane sempre l'umano. Modellabile anzichè no. Ma, convengo, così duro da lavorare da portare ad un'autentica disperazione. Ci vuole molto amor fati e perseveranza, come predica il "Maestro" Friedrich Nietzsche.
#7222
Citazione di: Pio il 24 Aprile 2019, 10:29:24 AM
Se è difficile credere in Dio, perché è difficile, come fai a credere, nel 2019, nell'Uomo?

Elementare (tralasciando l'ambiguità semantica di "credere"): perchè gli umani esistono. Dal che segue tutto il resto. Compresa la differenza, non trascendente ma trascendentale, rispetto ai lombrichi. Senza con ciò mancare di rispetto ad una eventuale trascendentalità del lombrico solo perchè non ne sappiamo nulla.
#7223
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
24 Aprile 2019, 09:47:48 AM
Blowing in the wind. Qualcosa resterà.
#7224
Citazione di: green demetr il 24 Aprile 2019, 00:41:07 AM
La morale è l'ideologia, non è la soluzione!

L'etica è l'unico sapere in cui la filosofia può dire qualcosa di sensato. Più dell'astrologia, del prete e dei cenacoli iniziatici. Un filosofo della stratosfera dovrebbe conoscere la differenza tra morale e moralismo. E, seppur ispirato dal Maestro, capire che alla fine anche lui andò a parare nella morale: dei signori. L'umano non è nè cattivo, nè buono. Semplicemente è. Etica è teknè della sua migliore sopravvivenza possibile. A differenza delle sette, non ha nemmeno bisogno di una sovrastruttura ideologica bizantina che vada al di là delle regole di convivenza qui ed ora di una comunità di uguali (almeno nei diritti e doveri). La filosofia serve pure a capire dove va a parare l'ideologia. E a trarre le opportune contromisure. Come insegnano i maestri.

P.S. Questo l'ho letto anch'io  ;)
#7225
Avrei voluto cogliere al volo i numerosi inviti che Phil, come sempre, offre alla discussione, ma l'intervento di sua moltezza Green mi ha rubato l'iniziativa portando la discussione su più alti cieli filosofici in cui, invece di abitare necropoli e riesumare cadaveri, si scruta l'orizzonte. Devo dire che la domanda a Phil con cui si chiude Green interessa molto anche la mia povera filosofia.

A Paul11, riconfermando il pacato invito di Lou, assicuro che nessun filosofo ateo degno di questo nome (filosofo, non ateo) passerà mai per la testa di cannoneggiare i Buddha millenari del pensiero religioso, ma trarrà frutto dall'immensa mole di riflessioni umanistiche che essi contengono, respingendo ovviamente di brutto il dogmatismo totalitario altrettanto presente.

E qui arriviamo al dualismo metafisico posto da davintro. Esso c'è, inutile negarlo. E' l'unico dualismo di cui si abbia certezza. Temo però che poichè la verità è un animale assai mobile e aggressivo, e il territorio della contesa - gnosi/episteme - uno solo (perchè Dio è ontologia), la teoria dei due soli possa giovarsi solo di una cartesiana provvisorietà, il cui superamento mi auguro -  sotto il segno della ratio - il più pacifico e armonioso possibile. E il cui orizzonte mi pare intravisto proprio dallo Spinoza, non a caso scomunicato da tutte le religioni del suo tempo, in quel Deus sive Natura, che spianò la strada alla grande scalata epistemica del pensiero occidentale, chiusasi con Natura sive Deus. Deus, che in un senso più prossimo alla nostra realtà antropologica, è il problema della "vita". Problema fisico e metafisico. Usando termini antichi, che l'unificazione (philosophisch) dei saperi * sta riattualizzando: al primo risponde la filosofia naturale; al secondo dovrebbe rispondere la filosofia morale.

* malgrado e attraverso quello specchietto per allodole apocalittiche che è la specializzazione tecnoscientifica.
#7226
Completa la risposta a davintro di odradeck (benvenuto) dopo Lou e 0x. 2500 anni in occidente e altrettanti in oriente, 3000 anni di ebraismo e dalla nascita ai giorni nostri per l'Islam vedono la teologia strettamente intrecciata con la metafisica locale. Non è paranoia positivista vederci delle connessioni e delle eredità, quelle sì spesso inconsapevoli.

Le obiezioni di odradeck hanno bruciato sul tempo una riflessione che ritengo fondamentale: non può esistere una metafisica a cavallo tra l'affermazione e la negazione di Dio. Dio non è un concetto, tipo la verità, e neppure un oggetto immateriale come la scienza o la filosofia. Per chi lo postula è un ente, anzi l'Ente Supremo, con attributi che l'onesta fenomenologia razionale spinoziana pone al di fuori di ogni possibile metafisica umana, compresa la sua interpretazione trascendentale più glorificante. Bisogna scegliere tra una metafisica umana ed una trascendente. Ne va dei principi fondanti della metafisica stessa. Una volta scelto si potrà trovare, a livello di filosofia pratica (etica) e naturale (scienza) un terreno di convivenza civile su cui congiuntamente operare. Il quale non potrà che estromettere, laicamente, la fede religiosa dalla res publica e dalla gnosi condivisa, valorizzando però i contenuti umanistici che in tremila anni, per forze di cose, si sono conseguiti anche sotto il dominio ideologico delle religioni.
#7227
Citazione di: paul11 il 23 Aprile 2019, 14:48:36 PM


CitazioneChissà perchè fra tutti  i filosofi Marx sceglie Hegel, basta capire la gnoseologia di quest'ultimo .

Non c'entra lo Spirito(e poi per Marx....) e il metodo dialettico è sì importante, ma non quanto il fatto che per Hegel è il pensiero che costruisce la realtà e non viceversa(come nella soggettività kantiana).

Cosa questa che Marx capovolge fin da subito in senso materialistico, senza cadere in una astorica ratio kantiana. Delle verità eterne e imperativi categorici, per intenderci  :)

Citazione
Significa che operare sulla coscienza diventa fondamentale.Se la coscienza ritiene di relazionare teoria e prassi e la coscienza la ritiene  credibile come praticabilità, l'uomo può benissimo mutare la storia, è nella sua possibilità.
E' importante per capire molte  situazioni del mondo attuale.

Quale coscienza? Non certo quella dello Spirito hegeliano o della ratio kantiana. Ma la coscienza fondata sulla materialità della classe, la cui "presa di" rimuove la falsa coscienza dell'idealismo borghese fondata su diritti formali e occultate alienazioni reali.

CitazioneUna verità se  è adattiva, non è una verità

Nell'universo antropologico le verità sono tutte adattive perché prodotte da una coscienza storica in cui vale senz'altro il nicciano "non vi sono fatti ma solo opinioni". Il che non annulla il problema ma lo sposta sul terreno della loro fondatezza. Storicamente determinata, come insegna Marx.
#7228
Citazione di: Pio il 23 Aprile 2019, 13:29:13 PM
Quello che va superato non è la tecnica in se ma il dominio della Tecnica sul soggetto. La Tecnica impone al soggetto la suddivisione schizzofrenica e nevrotica in categorie. La storia della Tecnica è la storia delle categorie umane. La storia della Tecnica è quindi una storia di dominio dell'uomo sull'uomo. Il dominio della Tecnica impone la prevedibilità del soggetto. Questo dominio e questa storia vanno rigettati. La Tecnica è un idolo. È come il Vitello d'oro. Se non adori Dio, che è Soggetto e che da senso al tuo essere soggetto, adori il Vitello.

Nessun dubbio che la Tecnica, come il Vitello, possa prendere il posto di Dio. Ma qual'è il posto di Dio ? Chi lo frequenta ? Chi lo conosce ? :D

#7229
Citazione di: paul11 il 23 Aprile 2019, 12:59:51 PM
C' è una gran bella differenza, che l'ontologia e la gnoseologia di Nietzsche non costruisce fondamenti sociali, Nietzsche parla al singolo al solitario, mentre Dio, piaccia o no, fonda una comunità.E che una marxista non lo capisca.......

Mica tanto. Nietzsche vuole rifondare il mondo su un soggetto collettivo, oltre/super/umano, fin dall'inizio individuato come casta (i signori) esattamente come gli inventori di Dio fondarono il loro progetto, dalle indubbie fortune storiche, su un soggetto collettivo extraumano e sulla casta dei sacerdoti. Dietro ogni filosofia che lascia un segno c'è un progetto comunitario, da Socrate-Platone in poi. Funzionante se individua correttamente lo "Spirito dei tempi". Quello di Nietzsche è arrivato dopo di lui, ma è arrivato (con una marea di postumi che metà basta) ...

CitazioneChissà perchè fra tutti  i filosofi Marx sceglie Hegel, basta capire la gnoseologia di quest'ultimo .

... a differenza dello Spirito di Hegel, già fuori tempo massimo, che il giovane Marx dovette capovolgere per mettere coi piedi per terra, tenendosi la gnoseologia dialettica che spiegava, anche metafisicamente, il processo della lotta di classe, l'ente che gli interessava. Su cui costruì la sua gnoseologia: la concezione materialistica della storia, lasciando lo Spirito hegeliano al suo destino. Gnoseologia ancora in ottima salute, con riscontri ad ogni fixing e atto politico.

Citazione
Noi siamo intrisi di ontologie e gnoseologie, necessita a qualunque cultura per istituire appunto una condivisone sociale. A meno che siamo nostalgici del pitecantropo

Certo. Ma, tra le tante, bisogna trovare quelle giuste. Adeguate allo spirito e alla realtà del proprio tempo.
#7230
Citazione di: green demetr il 22 Aprile 2019, 22:58:34 PM

Per quanto riguarda Heideger e Severino invece la questione è meramente analitica, un semplice prender coscienza dei rapporti di forza tra uomo e il prodotto delle sue scienze.
Basterebbe pensare alla bomba atomica. O alle armi a gas. Se proprio non si riesce a capirne il mero rapporto astratto.  ::)


Forse l'analitica deve andare un tantino più a fondo delle fenomenologie negative cherry picking. Con l'atomo si fanno bombe, ma si curano malattie "incurabili". La tecnologia ha cambiato anche la pace, non solo la guerra. Il prodotto della scienza è sempre più potente, ma opera al di qua del bene e del male, che siamo noi ad aggiungere. Esso favorisce i "fascisti", ma anche gli "antifascisti" che lo sanno usare. Dice niente la guerra intorno alla gestione della rete ?

Robot un corno. Se era per voi Metafisici saremmo ancora a consumare la vita lavando gli indumenti e tessendoli a mano, portando sacchi di legna e carbone sulle spalle, zappando. Analiticamente se ne troverebbero mille altre, dalla medicina all'agricoltura, industria, mobilità, di situazioni risolte dalla tecnica per una vita più vivibile. La tecnica ha sviluppato automezzi inquinanti e biciclette sempre più tecnologiche: sta a noi decidere come muoverci. Non lo decide la Tecnica. Ma forse non siete in grado di capire il mero rapporto concreto. E questo finisce col pregiudicare anche la valutazione del rapporto astratto. Laddove scambiate per tecnica quello che è religione/ideologia. Come nell'economia capitalistica.
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