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Messaggi - Carlo Pierini

#736
Citazione di: Phil il 21 Luglio 2018, 19:56:29 PMP.s.
Non a caso, nei topic nietzschiani, dove si parla di lui più seriamente, mi sono limitato perlopiù a leggere, non certo per venerarlo in silenzio, ma per imparare qualcosa da chi lo conosce meglio di me... qui, comunque, imparo il valore di non commettere leggerezze metodologiche per motivi ideologici (e ringrazio chiunque mi abbia dato questa lezione  :) ).

CARLO
...E cos'hai imparato? Che ogni morale, in quanto <<tirannia contro natura e contro la ragione>>(1) è male? E che dunque l'assenza di morale (il "laisser aller") è bene? ...E che questo significa essere al di là del bene e del male?
Quanto si può essere stupidi per sostenere simili assurdità?

(1) Al di la del bene e del male, fr. 188
#737
Citazione di: Phil il 21 Luglio 2018, 17:46:59 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 21 Luglio 2018, 17:19:46 PM
Con Nietzsche è lo stesso: è una sega di filosofo,

PHIL
Chissà come mai lo intrufolano sempre di soppiatto nei libri di filosofia, e persino fra i più rilevanti... questi storici della filosofia sono proprio incompetenti!  ;D

CARLO
Certo, Nietzsche è un personaggio storico rilevante come lo sono stati Caligola, Attila, Al Capone, Hitler,  Stalin, Amin Dada, ecc., ciascuno con la propria filosofia di vita. Vogliamo eliminarli dalla Storia?
Citazione di: Phil il 21 Luglio 2018, 17:46:59 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 21 Luglio 2018, 17:19:46 PMInfatti non sono deplorevoli per tutti quelli che soffrono della stessa mutilazione soggettiva ( ;) ) di Nietzsche: l'assenza di scrupoli etici (disonesti, truffatori, mafiosi, nazisti,  stupratori, sfruttattori, ecc., oppure gente sciocca e superficiale che non è in grado di capire la mostruosità del suo pensiero).

PHIL
Allora forse dovremmo bandire i suoi libri, bruciarli tutti, perpetrano il male in terra... e io che parlavo di ermeneutica ;D

CARLO
Al contrario: dovrebbero essere massimamente diffusi come ottimi esempi delle aberrazioni a cui può giungere il pensiero umano.
#738
Citazione di: Phil il 21 Luglio 2018, 15:56:26 PM
L'importante, secondo me, è che tu dica che la pancetta era rancida, senza parlare a priori anche dell'uovo e degli spaghetti.
CARLO
Chi mi propina una carbonara con i vermi è sicuramente una sega di chef, quindi, nel suo ristorante non ci metto più piede. Con Nietzsche è lo stesso: è una sega di filosofo, anche se ogni dodici ore segna l'orario giusto, come tutti gli orologi guasti.

PHIL
Poi potremmo anche uscire dalla metafora ed osservare come la pancetta rancida faccia male a tutti, mentre i passi di Nietzsche non siano oggettivamente ( ;) ) deplorevoli per tutti

CARLO
Infatti non sono deplorevoli per tutti quelli che soffrono della stessa mutilazione soggettiva ( ;) ) di Nietzsche: l'assenza di scrupoli etici (disonesti, truffatori, mafiosi, nazisti,  stupratori, sfruttattori, ecc., oppure gente sciocca e superficiale che non è in grado di capire la mostruosità del suo pensiero).
#739
Citazione di: sgiombo il 21 Luglio 2018, 15:46:29 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 21 Luglio 2018, 13:54:11 PM
Citazione di: Jacopus il 21 Luglio 2018, 13:34:32 PM
Per Carlo. La posizione di Sgiombo sul determinismo e sulla sua connessione con l'etica e il libero arbitrio, per quanto discutibile, mi sembra chiara. Perche' dovrebbe continuare a ripeterla?


CARLO
A me non sembra affatto chiara, perché confonde l'idea di "determinismo" con l'impossibilità (precisata da Laplace) di giungere ad una "equazione del Tutto" (come la chiamava Hawking che, invece, la riteva possibile). Una tale possibilità/impossibilità non c'entra con il significato in sé di "determinismo" - chiamato anche "meccanicismo" o "principio causale" - il quale semplicemente postula (senza alcuna prova) che <<in Natura tutti i fenomeni sono collegati causalmente l'un l'altro secondo un ordine necessario e invariabile>>.

SGIOMBO
...anche in caso di libero arbitrio, che con il determinismo é logicamente incompatibile, contraddittorio)

CARLO
Ecco, era proprio questo che volevo sentirti dire: che il determinismo è incompatibile con il libero arbitrio e che, quindi, se vogliamo sostenere l'esistenza del libero arbitrio, come ho già scritto: <<dobbiamo contestare la validità del determinismo, o, quantomeno, limitarne il dominio di validità, magari ai soli fenomeni fisici e negarne l'estensione alla dimensione psichica (che è quello che che sostengo io)>>. Ci voleva tanto ?

SGIOMBO
In particolare nella fattispecie il pregiudizio per il quale affinché una scelta abbia una valenza etica, essa dovrebbe essere, non già (come effettivamente deve) libera da condizionamenti esterni (che confondi con i condizionamenti intrinsecamente determinati dal modo di essere più o meno buono oppure malvagio proprio del suo autore) ma invece per l' appunto libera dal condizionamento intrinseco da parte delle sue qualità morali, ovvero libero arbitrario, ovvero casuale, fortuito: frutto del puro "culo" o della pura "sfiga".

CARLO
Anche quello che hai scritto qui parlando di <<...libera da condizionamenti esterni>> è ambiguo, perché se una azione è *determinata* da condizionamenti esterni (qualcuno che ti butta giù dal balcone sopra un passante che ci rimane secco) essa non è libera, perché non hai avuto scelta. Altra cosa, invece, è ammettere (come ammetto io) che si può essere liberi malgrado i condizionamenti esterni. Se così non fosse non esisterebbero mai rivoluzioni di costumi, cioè, l'originarsi di comportamenti che contraddicono le regole morali vigenti prima della rivoluzione.
Per il resto, non capisco cosa intendi con <<...libera dal condizionamento intrinseco da parte delle sue qualità morali, ovvero libero arbitrario, ovvero casuale, fortuito: frutto del puro "culo" o della pura "sfiga">>.
#740
OXDEADBEEF
Ora, puoi dire che nel tengentista vi siano, innati, altruismo e compassione? Magari sarebbe capace, una volta tornato a
casa, di accarezzare amorevolmente i propri figli (e anche i propri cani...)

CARLO
Chi si dedica alla politica lo fa perché ha uno straccio di scala di valori e di sentimenti di giustizia. E quando rinnega i propri stessi valori, nonché la fiducia di chi lo ha eletto, non sarà mai orgoglioso di sé quanto lo è chi lotta quotidianamente per realizzare ciò che ritiene giusto. E il fatto che l'uomo possa nascondere a se stesso e agli altri la vergogna per la propria ignobiltà d'animo, non significa che questa vergogna non esista e che la qualità della sua vita sia la stessa di chi esprime pienamente la propria volontà di potenza, cioè la volontà di realizzare le proprie istanze più profonde.
E' un falso mito quello del criminale che "si gode la vita" come può godersela chi sa di combattere in nome di ciò a cui più profondamente aspira. I desideri di ricchezza e di successo spesso sono solo dei tentativi (vani) di compensare la povertà interiore di chi non dà voce ai propri ideali più profondi o di chi li tradisce. Quando si uccide o si calpesta il Dio che è in noi, diventiamo schiavi di dèi minori fuori di noi, come il dio denaro, il dio sesso e il dio potere, cioè, di falsi dèi che non riempiono l'anima, ma la svuotano più di quanto non lo sia già.
#741
PHIL
Tuttavia, se hai davanti un piatto di carbonara e assaggi solo la pancetta/guanciale, non potrai certo sapere se la pasta è scotta o troppo salata... giudicare male un autore da pochi frammenti significa mangiare la pancetta/guanciale e dire "questi spaghetti fanno schifo!" (magari bisogna accertarsi di aver provato anche gli spaghetti, no?). 

CARLO
Se la pancetta di cui sopra è rancida e ha i vermi (sofritti), me ne frego di sapere se la pasta è al dente: allontano il piatto e denuncio il padrone del ristorante!   >:(
#742
Citazione di: Jacopus il 21 Luglio 2018, 13:34:32 PM
Per Carlo. La posizione di Sgiombo sul determinismo e sulla sua connessione con l'etica e il libero arbitrio, per quanto discutibile, mi sembra chiara. Perche' dovrebbe continuare a ripeterla?


CARLO
A me non sembra affatto chiara, perché confonde l'idea di "determinismo" con l'impossibilità (precisata da Laplace) di giungere ad una "equazione del Tutto" (come la chiamava Hawking che, invece, la riteva possibile). Una tale possibilità/impossibilità non c'entra con il significato in sé di "determinismo" - chiamato anche "meccanicismo" o "principio causale" - il quale semplicemente postula (senza alcuna prova) che <<in Natura tutti i fenomeni sono collegati causalmente l'un l'altro secondo un ordine necessario e invariabile>>.

Ma, comunque, se a te sembra tanto chiara la definizione di Sgiombo, potresti sintetizzarmela in poche righe, come ho fatto io con la mia?
#743
Citazione di: sgiombo il 21 Luglio 2018, 12:46:16 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 21 Luglio 2018, 12:11:36 PM


CARLO
Tagliamo la testa al ...topo: dammi  la tua definizione di "determinismo", altrimenti non facciamo altro che discutere vanamente sulle parole, come piace tanto a te e come, invece, non piace affatto a me.
Chiedo a moderatori e webmaster come mi devo comportare dal momento che mi sembra che l' interlocutore sia tornato al battibecco anzichè proporre un intervento più articolato (anche perché mi sembra ovvio che per "determinismo" ho sempre inteso ciò di cui parla dice Laplace nel passo citato).

CARLO
Se non ci intendiamo sul significato preciso del termine "determinismo" ogni discussione diventa vana. Per cui io ti do la mia definizione sintetica:

<<Determinismo: concezione della realtà secondo la quale tutti i fenomeni del mondo sono collegati l'un l'altro e si verificano secondo un ordine necessario e invariabile (il che esclude la presenza del libero arbitrio)>>.

...e se tu mi dai la tua definizione, altrettanto sintetica, la discussione può continuare tranquillamente, senza alcuna polemica.
#744
Citazione di: sgiombo il 21 Luglio 2018, 11:56:50 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 20 Luglio 2018, 18:47:42 PM
Riassumiamo:

SGIOMBO
Se il mondo fosse retto da un regime deterministico (in senso laplaciano), ogni nostra azione sarebbe auto-determinata dalle nostre qualità morali

CARLO
Scrive Laplace:
<<Noi dobbiamo riguardare il presente stato dell'universo come l'effetto del suo stato precedente e come la causa di quello che seguirà. Ammesso per un istante che una mente possa tener conto di tutte le forze che animano la natura, assieme alla rispettiva situazione degli esseri che la compongono, se tale mente fosse sufficientemente vasta da poter sottoporre questi dati ad analisi, essa abbraccerebbe nella stessa formula i moti dei corpi più grandi dell'universo assieme a quelli degli atomi più leggeri. Per essa niente sarebbe incerto ed il futuro, così come il passato, sarebbe presente ai suoi occhi>>. [Pierre Simon de Laplace: "Essai philosophique sur les probabilites"]

Scrive il Dizionario Treccani:
<<Determinismo: concezione della realtà secondo la quale tutti i fenomeni del mondo sono collegati l'un l'altro e si verificano secondo un ordine necessario e invariabile (il che esclude la presenza del libero arbitrio)>>.
http://www.treccani.it/enciclopedia/determinismo_%28Dizionario-di-filosofia%29/


Quello che volevo dire (pensavo fosse chiaro) è che il Diz. Treccani non fa altro che confermare quanto già affermato da Laplace, poiché la possibilità di descrivere l'intero Mondo per mezzo di <<una formula (matematica) che abbraccia i moti dei corpi più grandi dell'universo assieme a quelli degli atomi più leggeri>> significa un Mondo già *determinato* univocamente, fin dalle sue origini, dalle leggi che lo governano e all'interno del quale non esiste dunque alcuna possibilità di modificare il corso degli eventi (l'antico concetto di "Fato", o di "destino"). E' evidente che in un tale Mondo i concetti di "etica" di "responsabilità" o di "colpevolezza" non avrebbero alcun significato perché, come ribadisce il dizionario Treccani, il determinismo esclude per definizione l'esistenza del libero arbitrio che è la conditio-sine-qua-non dell'etica.
Pertanto, se vogliamo sostenere che, invece, nella realtà concreta *esistono* margini di libertà e che l'uomo *ha* la possibilità di scegliere una azione piuttosto che un'altra, allora dobbiamo contestare la validità del determinismo, o, quantomeno, limitarne il dominio di validità, magari ai soli fenomeni fisici e negarne l'estensione alla dimensione psichica (che è quello che che sostengo io).
Insomma, non si può pretendere (come fa Sgiombo) che il Mondo sia governato da un regime deterministico (in senso laplaciano) e, nello stesso tempo, sostenere che le nostre qualità morali ci permettono di cambiare il corso degli eventi. O l'una, o l'altra cosa; tertium non datur.
CitazioneInnanzitutto il brano anche da te citato da Laplace continua con la precisazione (che come quasi tutti gli altri antilaplaciani ti guardi bene dal citare) che

"Con la perfezione che ha saputo conferire alla astronomia, l' ingegno umano offre un limitato esempio di tale Intelligenza. Le sue scoperte in meccanica e in geometria, aggiunte a quella della gravitazione universale, l' hanno reso capace di abbracciare nelle medesime espressioni analitiche gli stati presenti e futuri del sistema del mondo. Applicando lo stesso metodo agli oggetti della sua conoscenza, l' intelletto umano è riuscito a ricondurre i fenomeni osservati a leggi generali e a prevedere quelli che vengono prodotti da determinate circostanze. Tutti questi sforzi nella ricerca della verità tendono ad avvicinarlo continuamente alla grande Intelligenza sopra nominata, dalla quale, però, resterà sempre infinitamente lontano. Siffatta tendenza, tipica della specie umana, è ciò che ci rende superiori agli animali, e il progresso in tal senso distingue nazioni ed epoche e ne costituisce la vera gloria" (evidenziazioni in grassetto mie).

Dunque
Laplace, contrariamente a ciò che spessimo gli viene falsamente attribuito (anche qui da parte tua), non afferma affatto la pretesa della "possibilità di descrivere l'intero Mondo per mezzo di <<una formula (matematica) che abbraccia i moti dei corpi più grandi dell'universo assieme a quelli degli atomi più leggeri>>".


Inoltre é evidente che solo in un mondo deterministico "a là Laplace", checcé ne dica la Treccani,
i concetti di "etica" di "responsabilità" o di "colpevolezza" hanno un significato perché il determinismo esclude per definizione l'esistenza del libero arbitrio che è incompatibile con l' etica.


Tu (e forse anche la Treccani) confondi la assenza di coercizioni estrinseche, la quale é incompatibile con l' eticità di chi costringe ad agire contro la sua propria volontà determinata intrinsecamente dalle -e sicura dimostrazione delle- sue proprie qualità morali), con l' assenza di determinazioni  intrinseche (ovvero il libero arbitrio) la quale farebbe sì che il comportamento (umano) sarebbe meramente casuale, fortuito e non conseguente qualità morali (ma invece conseguente il mero caso fortuito), non etico: nessuno agirebbe come agirebbe per il fatto di essere più o meno buono oppure malvagio ma casomai solo per il fatto di essere più o meno fortunato oppure sfortunato.

Dunque
l'esistenza del libero arbitrio é inclusa  nell' indeterminismo, il quale è per definizione l' esclusione della -la conditio-sine-qua-non della non esistenza- dell'etica.


Pertanto, se vogliamo sostenere che, invece, nella realtà concreta *esistono* margini di libertà da coercizioni estrinseche e che l'uomo *ha* la necessità di scegliere (deterministicamente) una azione piuttosto che un'altra (in conseguenza di come é, delle sue qualità morali) anziché essere costretto da altri, da "cause di forza maggiore" estrinseche alla sua volontà, ad agire come agisce, allora dobbiamo affermare la validità del determinismo (e limitarne il dominio di validità, magari ai soli fenomeni fisici e negarne l'estensione alla dimensione psichica si può, coerentemente con la credenza nella verità della conoscenza scientifica dei fenomeni fisici stessi che ne impone come una conditio sine qua non la "chiusura causale", solo se si afferma che non vi é interferenza fra fisico-materiale e mentale (ma casomai, come sostengo io, corrispondenza biunivoca).


Insomma, non si può pretendere (come fa Carlo Pierini) che il mondo sia governato da un regime indeterministico (in senso antilaplaciano, ovvero che implichi il libero arbitrio) e, nello stesso tempo, sostenere che le nostre azioni sono sintomo di reali nostre qualità morali nel determinare il corso degli eventi anziché del puro caso. O l'una, o l'altra cosa; tertium non datur.

CARLO
Tagliamo la testa al ...topo: dammi  la tua definizione di "determinismo", altrimenti non facciamo altro che discutere vanamente sulle parole, come piace tanto a te e come, invece, non piace affatto a me.
#745
Citazione di: Kobayashi il 21 Luglio 2018, 11:36:42 AM ...Il vero discepolo di Cristo deve andare al di là del bene e del male nel senso che deve avere la forza di valutare ogni cosa, di non lasciare che qualsiasi regola o legge si presenti a lui come un vincolo, che finirebbe per soffocarlo, per abbassarlo ad un'esistenza in cui sono dominanti le reazioni di tristezza o di condanna anche nei confronti delle manifestazioni vitali (l'uomo del risentimento).

Prima di pensare alla possibilità di una nuova etica comunitaria a mio giudizio bisogna pensare a come realizzare il nuovo individuo, ovvero bisogna domandarsi qual'è la formazione e la cultura adatte alla costruzione di questo uomo realmente capace di amare.


CARLO
Vuoi dire che è bene <<...non lasciare che qualsiasi regola diventi un vincolo soffocante per l'uomo>>? E che è un male <<...la condanna delle manifestazioni vitali dell'uomo>>?
Ti sembra che questo tuo giudizio sia un <<andare al di là del bene e del male>>?

Quando dici che <<...Il vero discepolo di Cristo deve...>>, o che  <<...bisogna pensare a come realizzare il nuovo individuo>> esprimi degli "imperativi morali". L'etica è il "dover essere" tanto odiato da Nietzsche.
#746
La "coincidentia oppositorum", ovvero, l'accordo di punti di vista opposti:

<<Non dobbiamo mai dimenticare le nostre premesse storiche: solo da poco più di mille anni siamo andati a cadere dai rozzi principi del politeismo in una religione orientale evolutissima, che ha elevato lo spirito immaginoso del semiselvaggio a un'altezza non corrispondente al livello del suo sviluppo spirituale. Per mantenersi in un modo o in un altro a tale altezza, era inevitabile che si dovesse rimuovere largamente la sfera degli istinti. Per questo la pratica religiosa e la morale assumono un carattere decisamente violento, anzi, quasi maligno. Gli istinti rimossi non si evolvono in maniera naturale, ma continuano a vegetare nell'inconscio sotto forma della barbarie primigenia. Cosicché, noi vorremmo raggiungere le vette di una religione filosofica, ma in realtà non ne siamo capaci. Tutt'alpiù possiamo "crescere" fin lassù>>.  [JUNG: Il segreto del fiore d'oro - pg.56]
 
<<La fede cristiana è fin da principio sacrificio, sacrificio di ogni libertà, di ogni orgoglio, di ogni coscienza di sé dello spirito e contemporaneamente assoggettamento e mortificazione e mutilazione di sé. [...] Non era esistita mai e in nessun luogo una simile audacia nel rovesciamento di tutti gli antichi valori. E' l'Oriente, il profondo Oriente, lo schiavo orientale che in questo modo prende la sua vendetta su Roma e sulla sua aristocratica e frivola tolleranza, la vendetta del "cattolicesimo" romano della fede. [...]
Ovunque la nevrosi religiosa si è presentata fino ad ora sulla terra, la ritroviamo collegata a tre pericolose prescrizioni dietetiche: solitudine, digiuno, e castità>>.  [NIETZSCHE: Al di là del bene e del male, fr. 46-47]
#747
Tematiche Filosofiche / Nietzsche è ...junghiano!
21 Luglio 2018, 10:23:35 AM
<<L'erotismo è per sua natura ambiguo e lo sarà sempre. [...] Esso appartiene da un lato all'originaria natura animale dell'uomo, la quale sopravvivrà fin quando l'uomo avrà un corpo animale; dall'altro lato l'erotismo è apparentato con le forme più alte dello spirito: ma fiorisce soltanto quando spirito e istinto trovano il giusto accordo. Se l'uno o l'altro aspetto manca ne deriva uno squilibrio o una unilateralità che degenera facilmente nel morboso. Un eccesso di animalità svisa l'uomo civilizzato, troppa civiltà crea animali ammalati>>. [JUNG: Psicologia dell'inconscio - pg.67]

<<Il cristianesimo fece bere a Eros il veleno: in realtà egli non ne morì, ma degenerò in vizio>>. [NIETZSCHE: Al di là del bene e del male, fr. 168]
#748
Citazione di: Jacopus il 20 Luglio 2018, 22:35:19 PM
Dare una interpretazione del genere al mito del labirinto e' estremamente riduttivo. Nel mito entrano a pieno titolo figure mitologiche cariche di significato. Se volessi potrei dare una interpretazione specularmente opposta alla tua. Il minotauro non e' altro che l'effige della cultura minoica primordiale e il suo idolo monoteistico a cui si ribellano le forze politeiste e relativiste di Atene. Infatti al minotauro dovevano essere dati in pasto 20 ateniesi. Il minotauro fu il risultato della volutta' di Pasifae che volle accoppiarsi con il grande toro bianco. E non possiamo scordarci che Zeus spesso si e' trasformato in toro bianco, come nel mito del rapimento di Europa. Anche in questo caso il toro rappresenta l'Asia mentre Europa e' il simbolo del nuovo mondo greco, relativista e aperto al mondo, a differenza del toro, chiuso nel suo labirinto.
Ma il labirinto fu costruito da Dedalo e Icaro. Cioe' dalla tecnica contrapposta alle forze selvagge della natura. E Dedalo per sfuggirvi costrui' delle ali ma mori in questo tentativo. Per non parlare di Teseo che sconfisse il minotauro ma poi tradi' Arianna che si impicco' per questo.
Tralascio la storia della vela nera che provoco' il suicidio di Egeo. Come puoi ben vedere il mito del minotauro non e' altro che un grande inno al relativismo e al polimorfismo dell'animo umano.
Ps. Accostare arbitrariamente relativismo-ateismo-materialismo mi evoca una sorta di mostro a tre teste che vive pero' solo nella tua mente. Speriamo che sopraggiunga un novello Teseo in questo Forum per sconfiggerlo.

CARLO
Come ho accennato nella breve introduzione, i simboli sono come dei palinsesti, cioè celano (o rivelano) una molteplicità di significati compiuti e relativamente indipendenti tra loro. Io ne ho colto solo UNO, ma non il solo.
E, comunque, al Minotauro (figlio di Pasifae e di un toro bianco donato a Minosse dal dio Poseidone) venivano immolati periodicamente sette fanciulli e sette fanciulle. Poi, com'è noto, certe figure simboliche davano spesso origine a una molteplicità di miti, saghe e leggende di contorno.

P.S.
Riguardo al suicidio di Teseo, non lo starai confondendo con ...Giuda? :)
#749
Tematiche Filosofiche / Biancaneve e la scienza
20 Luglio 2018, 21:55:14 PM
Scrive lo storico delle religioni W. Williamson:

<<Nelle sue investigazioni la Scienza ha portato una sincera devozione alla verità, un giudizio chiaro, una mente assolutamente libera da ogni pregiudizio e da ogni parzialità. Ma quando nello studio della scala ascendente della vita essa raggiunge l'uomo, lo spirito con cui continua le sue investigazioni cambia completamente. Fin da principio essa vede l'uomo governato da forze che le riescono nuove e si trova subito in conflitto con una delle più potenti di queste forze: le credenze religiose. Le azioni dell'uomo sono dominate da sanzioni strane che essa non riconosce; e intanto gli eventi connessi a queste credenze occupano una gran parte della vita dell'uomo ed esercitano una grande influenza sulla sua storia: crescono e si sviluppano con lui. (...)
Che cosa sono dunque questi sistemi religiosi che occupano un posto così importante nella vita e nella storia dell'uomo? Qual è il loro significato, quale la loro funzione nello sviluppo sociale? A queste domande la Scienza cade in uno strano silenzio: essa non ha e non cerca risposte. Perché?>>.
[W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 5]

La risposta, che Williamson non dà, è semplice: perché nel campo della cosiddetta "fenomenologia dello spirito" il metodo scientifico (descrizione matematica e verifica sperimentale) si rivela assolutamente inadeguato e inutile. Pertanto, qualunque investigazione tesa a dare risposte alle domande di cui sopra, metterebbe in chiara luce la non universalità del metodo scientifico e la limitatezza del suo dominio di competenza. In definitiva, scoprirebbe gli altarini della provincialità della scienza, il suo essere regina NON del Sapere, ma solo di UNA delle DUE polarità di esso, quella fisica.
La scienza, cioè, è la Regina "parvenue" della favola di Biancaneve: fin quando si specchia nella Materia si sente "la più bella del reame", ma da un certo momento in poi avverte che il suo titolo di Miss-Conoscenza è minacciato da una fanciulla, lei sì di stirpe regale, la Metafisica-Biancaneve, che lei stessa aveva spodestato, esiliato con la prepotenza e cercato di uccidere (si veda il "Circolo di Vienna":
https://www.skuola.net/filosofia-contemporanea/manifesto-circolo-vienna.html  )


Ma alla fine sarà proprio Biancaneve la vera regina, grazie al bacio di un Princip...e che la risveglierà dal sonno velenoso procuratole dalla matrigna malvagia e strega.

http://viralpirate.com/wp-content/uploads/2016/11/open-uri20150608-27674-2jpkv8_4b1e0c23.jpeg

Si noti che tra i sette nani c'è anche C.G. Jung: è Dotto, quello con gli occhialini, il primo sulla destra in entrambe le immagini:  :)
http://assets.podomatic.net/ts/bf/3c/91/etc-jambi/1400x1400_11068719.jpg
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e1/Hall_Freud_Jung_in_front_of_Clark_1909.jpg
#750
Il Labirinto, come tutti i grandi simboli della tradizione, non ha solo un significato né una sola variante mitica. Sono molti, infatti, i miti e le leggende, anche non europee, in cui si parla di labirinti che l'eroe deve percorrere per raggiungere una meta importante, un tesoro prezioso.
In genere questo simbolo esprime l'idea di difesa di un «centro» e l'ingresso ha un valore iniziatico. Il labirinto può difendere una città, una tomba, o un santuario, cioè uno spazio magico-religioso che si vuole rendere inviolabile dai "non-eletti", dai "non-iniziati". Simbolizza, cioè, ogni sorta di viaggio iniziatico, da quello filosofico il cui centro si identifica con la Verità, a quello psicologico nel quale la meta è la profondità del Sé, a quello religioso che trova la sua conclusione in Dio. Per esempio, nel Medioevo, percorrere il labirinto tracciato sul pavimento di alcune chiese era considerato sostitutivo del pellegrinaggio in Terra Santa. E in questo senso ogni viaggio mitico rappresenta una variante del tema del labirinto: il viaggio di Ulisse, Ercole al centro della Terra, gli Argonauti alla conquista del Vello d'oro, Gilgamesh alla ricerca dell'erba dell'immortalità, ecc.
Il labirinto del mito greco, da questo punto di vista, può sembrare anomalo, visto che alla fine del viaggio non troviamo un tesoro, ma un mostro: il Minotauro. Ma in realtà anch'esso rientra nel grande archetipo dell'impresa eroica che ha come fine la conquista di una meta ambita protetta da ogni sorta di mostri: draghi, cerberi, leoni, serpenti, ecc., che devono essere uccisi; e in questo caso la mèta è la salvezza dei fanciulli che venivano periodicamente immolati al Minotauro.
La cosa singolare, tuttavia, è che il Minotauro si discosta dai mostri classici essendo l'incrocio tra un umano e un animale. E' nello stesso tempo un toro che ha il corpo di un umano, e quindi anche la sua fragilità, e un umano che ha l'intelligenza di un animale. Fa pensare, cioè, che il nemico da vincere non sia una tipica forza bruta della natura, ma una qualche mostruosità di origine umana dovuta alla primitività animale della sua testa, cioè della sua componente superiore. Non può che riferirsi, dunque, all'uomo che è carente o privo dei valori superiori che lo distinguono dalla bestia: la verità, l'eticità, la sacralità, la religiosità. Chi altri, allora, se non il relativista-ateo-materialista radicale, la cui ideologia non ammette né verità, né etica, né religione e che considera l'uomo niente più che una delle specie appartenenti al regno animale?
Ma perché, tra tanti animali proprio il toro? Perché le corna simbolizzano la dualità contraddittoria che caratterizza l'intera ideologia materialista-relativista (negazione della verità/pretesa di dire il vero; negazione dell'etica/pretesa di essere trattati secondo l'etica; negazione della libertà/pretesa di essere liberi, affermazione dell'animalità umana, pretesa di non essere trattati come animali, ecc.).
Conclusione: l'ateismo-relativismo-materialismo è il nemico da sconfiggere, se non vogliamo più che i nostri giovani siano sacrificati al Minotauro, cioè, al disorientamento etico, al disinteresse per la verità, all'ignoranza del sacro.