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Messaggi - Ipazia

#736
Citazione di: Phil il 28 Marzo 2024, 11:57:01 AML'etica si presenta come una collezione di universali privi di referente, sempre se non si scambia l'agente etico per oggetto etico (ossia confondere il pennello con l'opera d'arte). L'etica non è fatta di uomini, ma dagli uomini (così come il quadro non è fatto di pennelli, ma da pennelli, e non solo...). Chiaro che senza uomini non c'è etica, ma ragionare sull'etica comporta fare un passo oltre la semplice constatazione di esistenza dell'uomo (che poi è il passo di astrazioni e convenzioni che lo allontanano dalla ferinità fatta di istinto, e sarei ben cauto nel proiettare nel comportamento animale le nostre categorie di bene e male; gli uomini tendono sempre a sovrainterpretare tutto ciò che li circonda, è la "condanna alla complessità" dell'animale semantico).

Appunto, il referente è: le relazioni umane, semantiche anzichenò.

Concordo sulla proiezione etica specista per quanto, con gli animali a noi più prossimi, indubbiamente si instaurano relazioni etiche trans-speciste, spesso molto educative anche per la specie egemone.

CitazioneCon lo sviluppo della tecnica cambiano (e si complicano) le questioni etiche, ma non gli universali che vengono chiamati in causa (giustizia e altri valori vari).

In ciò sta la bellezza del gioco etico: cambiare le regole in corso d'opera. E vinca il migliore. Col cambiamento si modificano pure gli universali (se non vogliamo considerarli scatole vuote): è il nostro precipuo modo di modificare la realtà antropologica.

CitazioneL'etica del rapporto di relazione con l'altro non è una gnoseologia; dunque esistono gli enti umani che si relazionano fra loro, ma l'etica non è fatta da universali rispetto all'esistere di tali enti (che hanno universali appunto gnoseologici), ma rispetto alle relazioni fra tali enti. Le relazioni non sono enti (né referenti oggettuali, semioticamente parlando), ma eventi.

Anche gli eventi hanno una loro gnoseologia. Si chiama: Storia. Rammento, en passant, che un filosofo disse che il mondo è costituito di fatti, non di cose.

CitazioneGli "universali etici" sono quindi "ante rem" o "post rem"? Se non c'è un'ontologia dell'etica (essendo fatta di relazioni, non semplicemente di enti in sé), si tratta di una falsa questione (se così impostata); oppure platonicamente esiste l'idea di giustizia che le etiche cercano di ricordare (a se stesse e agli uomini), oppure si tratta piuttosto di un "per rem", uno pseudo-universale "durante e per l'uomo" (per-durante la cosa-uomo, per dirla in postmodernese)?

Oppure si tratta di universali che si trasformano post-rem, anche molto tecnicamente condizionati, e, per quanto l'animale semantico sia refrattario all'apprendimento etico, certamente non lo fa per via ante-rem, se non nel suo vacuo immaginario.


#737
Attualità / Re: Guerra in Ucraina III
28 Marzo 2024, 13:34:07 PM
Vedo che la retorica atlantica non demorde. Eppure anche un buffone della disinformazione di regime, dopo lo canoniche contumelie al follecriminale Putin, riesce a portare acqua al mulino della Verità.



#738
Se la tecnica non esiste non se ne fa alcun uso. Se esiste l'uso può essere etico o non etico. Il rapporto nella dimensione antropologica tra tecnica ed etica è indissolubile. A prova di ogni tentativo di dissociazione logica.

La decisione di utilizzo di risorse sanitarie limitate per salvare tizio piuttosto che caio sono un ottimo esempio di dilemma etico tecnodipendente. In assenza di tecnologia sanitaria il dilemma non si pone e la natura segue il suo corso.
#739
Si vis pacem, para bellum, dicevano coloro che con la guerra hanno costruito un impero. Poi, come in tutte le cose umane, il boomerang è sempre dietro l'angolo. La pace in astratto è una buffonata in un contesto universale di guerra imperialistica e di classe. Più proficuo avere buoni signori della guerra, che conoscono pure il valore della pace. E della diplomazia.

Restando al contesto europeo, trovo sorprendente che i "pacifisti" siano così embedded nelle organizzazioni di partito e coalizioni di governo e militari guerrafondaie: dissonanza cognitiva ?
#740
La scienza persegue sempre il perchè causale, preferibilmente senza trucchi e inganni. Si astiene pudicamente dal perchè finale, lasciandolo ai filosofi, con esiti talvolta esilaranti. Ma talaltra preziosi per la crescita della coscienza umana.
#741
Attualità / Re: Il nuovo kippur
28 Marzo 2024, 10:00:11 AM
Non è detto. "Fuck the EU" vale più della Russia nel mercato globale. Si tratta solo di consolidare il risultato che non va certo nella direzione nazidem euroatlantica. Perfino l'impero del male nordcoreano è riuscito a disinnescare il pragmatico Trump. Vedo molte affinità culturali tra Trump e Putin e questo può favorire una coesistenza pacifica, spolpando EU da est ed ovest. Un accordo Ribbentrov-Molotov sulla pelle del continente cojone, neppure risparmiato dar cannone. Mentre una trentina di polli manzoniani blaterano di armamenti congiunti, beccandosi tra loro, pronti a vendersi al migliore offerente e a sgambettare il vicino di casa (Libia).
#742
Citazione di: Pensarbene il 28 Marzo 2024, 08:23:33 AMAd esempio, ogni qual volta che si vogliono misurare le caratteristiche di un onda, questa appare e poi collassa inspiegabilmente, mentre non lo fa in altre situazioni

Perchè, non disturbandola con la misurazione, non sappiamo cosa fa e come si comporta. Per conoscerla dobbiamo disturbarla, con le conseguenze del caso. Tertium non datur.

Non tutte le misure disturbano a tal punto lo stato fisico di un sistema, altrimenti non saremmo in grado di misurare nulla. A livello macroscopico abbiamo strumenti e metodi di misura precisi che non fanno collassare il sistema.

Un esempio di collasso del sistema di misura è dato dalla microscopia ottica quando ci si avvicina a situazioni in cui i materiali distorcono a tal punto i raggi luminosi da impedire la lettura, facendo collassare il sistema di misura: vetrino- microscopio-fisiologia ottica umana.
#743
Citazione di: bobmax il 27 Marzo 2024, 22:38:28 PMSe poi arriviamo al punto di far dipendere l'etica dalla tecnica...
O non si ha idea di cosa sia la tecnica oppure l'etica. O magari entrambe.

"O non si ha idea di cosa sia la tecnica oppure l'etica. O magari entrambe."

O si ha di entrambe un'idea iperuranica. Decisamente inconciliabile con la mia e con la realtà antropologica.

Un esempio facile facile: il disastro etico legato alla guerra (tecnologica fin dalle prime scene di 2001 odissea nello spazio), o alla covidemia, esisterebbe in assenza della tecnica ?
#744
Citazione di: PhyroSphera il 27 Marzo 2024, 20:08:01 PMNon è una cosa, quello che ho detto, che si deduce dalla geologia e dalla storia della vita raccontata dogmaticamente come fai tu, cioè secondo premesse che sono anche ciò che si vorrebbe dimostrare.

Mauro Pastore
Nessun dogma. Si tratta dei riscontri migliori dell'episteme di cui disponiamo. Se ce ne sono di migliori, sono assai interessata a conoscerli.

Evitando possibilmente la fallacia della mancata dimostrazione di tutto ciò che potrebbe esistere, ma di cui non abbiamo alcun riscontro oltre l'immaginazione.
#745
Trovo persino imbarazzante dover spiegare una cosa che era evidente persino ai primi estensori della Bibbia, ovvero come la tecnica abbia reso l'etologia umana incommensurabile con quella di qualsiasi altra specie dell'universo a noi nota.

La tecnica ha stravolto il concetto di bene (salute, libertà,  cibo, vita) e di male (malattia, fame, cattività, morte) inscritti in natura, inventando nuove fattispecie di bene e di male.

Posto che tanto le antiche che le nuove sono perfettamente razionalizzabili in questo mondo.

Nell'iperuranio, non so. Ma io vivo qui.
#746
L'etica ha i suoi fondamenti nell'etologia e riguarda tutte le specie sociali, anche nelle relazione aspeciste. Su questo substrato naturale si innestano comportamenti meno istintivi e più elaborati in rapporto alla complessità delle relazioni sociali. 

L'etica, come filosofia, per quanto se ne possano trarre spunti da animali a noi contigui, generalmente molto più "veridicamente" filosofici di noi, è una elaborazione umana delle relazioni antropologiche, ed è difficilmente assimilabile alle problematiche di altre specie viventi, per il livello di astrazione che si dà e per la necessità di razionalizzare, positivizzandoli (tavole della Legge, codici), i fondamenti condivisi.

Tale opera di esplicitazione necessita di artefici di esclusiva pertinenza umana. Può non piacere, ma così funziona l'universo antropologico.
#747
Citazione di: Koba II il 27 Marzo 2024, 16:41:05 PMIl realismo in filosofia ha un significato specifico e assai diverso da quello che ha nel senso comune.
Il realismo ritiene di poter esprimere la struttura oggettiva della realtà; quindi il suo operare non può essere descritto come "convenzionale categorizzazione".
Naturalmente i concetti che decide di usare per descrivere le forme oggettive della realtà sono evidentemente segni linguistici convenzionali, ma questi segni rimandano a forme oggettive, e tali forme si trovano sia nella realtà che nella testa del ricercatore, diciamo così.
Convenzionali sono le parole "dna" o i segni della formula chimica di esso e via dicendo. Ma l'idea di dna, della sua struttura generale, no.
Per questo motivo il realismo moderno è affine a quello medievale, ed entrambi sono affini al platonismo. Perché rimandano a forme originarie, a essenze vere della realtà.

Ed è per questo che sono entrambi superati dalla visione epistemologica moderna che dà ragione ai nominalisti ponendo le idee post rem. L'ostinarsi della filosofia idealistica di voler dominare coi suoi mezzi l'ontologia è ritenuta inaccettabile fin dalla critica ottocentesca all'idealismo hegeliano ad oggi.

CitazioneMentre l'anti-realismo, che a sua volta rimanda al nominalismo, esprime una convenzionalità forte nel senso che al di là dell'ovvia arbitrarietà dei segni linguistici utilizzati, i suoi contenuti sono modelli esplicativi che hanno solo la pretesa di essere strumenti utili alle previsioni e alle manipolazioni, non certo la capacità di rimandare alle forme autentiche della realtà.

Che tutta l'epistemologia moderna ha dimostrato non essere criticamente sostenibili. Non è questione di convenzionalismo forte: la realtà esiste indipendentemente dalle convenzioni con cui la si manipola e alcuni postulati hanno un carattere paradigmatico forte, ma nessuno si sogna più di mettere le mani e la reputazione sulle "forme autentiche della realtà", che fanno rientrare la cosa-in-sè dalla finestra, dopo averla cacciata dalla porta dell'episteme. E dell'epistemologia.

Questo relativismo non porta alla notte ontologica in cui tutte le vacche sono nere, ma circoscrive rigorosamente il campo di esistenza (dicibile) in cui un paradigma è valido. Fino a prova (sperimentale) contraria. Inclusi i margini, più o meno accettabili e gestibili, di indeterminatezza.
#748
Citazione di: Koba II il 27 Marzo 2024, 11:19:24 AMInvece il realismo contemporaneo è perfettamente in linea con quello medievale e quindi con il platonismo. Infatti mettendo da parte la questione dell'esistenza iperuranica delle idee, la questione metafisica essenziale espressa dal platonismo è l'esistenza di una rete di universali che hanno priorità ontologica nei confronti delle cose. In questa prospettiva, nell'ascesa al sapere, il soggetto non arriva alla verità tramite generalizzazione dell'esperienza, ma scoprendo nelle cose reali il loro approssimarsi imperfetto alle essenze eterne.

Non mi sono espressa compiutamente, evidentemente: per "realismo" moderno intendo una visione post-rem, quindi il contrario del realismo scolastico, platonismo e "essenze eterne", ma solo una convenzionale categorizzazione della realtà. Basata su caratteristiche oggettive, quali il dna, organico-inorganico, struttura chimica della materia, ma pur sempre ordinate convenzionalmente in strutture linguistiche post-rem.

CitazioneIl realista ingenuo dei nostri giorni non capisce che se la verità della cosa, essendo espressa da un concetto universale, non viene formata dal soggetto (come in Kant dalle forme a priori, o come nel relativismo dallo sviluppo della cultura), deve essere costituita da qualcosa di essenziale che c'è già da sempre nella cosa.

"Realista" in senso scolastico, concordo, ma dubito ve ne siano ancora dopo Hegel.

CitazioneIl nominalismo medievale è invece in linea con posizioni epistemologiche alla Feyerabend, per intenderci.

Non così approfondite. Si limitavano a dire che le idee sono post-rem. Pensando al contempo che ci fosse un elemento in-re che Kant chiamerà noumeno.

CitazioneQuesta non è una disputa solo epistemologica. Riguarda l'essenza della realtà, quindi anche l'essenza della realtà umana, quindi, necessariamente l'etica.
Infatti alla domanda "cos'è la giustizia?" le risposte si differenziano innanzitutto a partire da come si intende tale concetto: qualcosa che ha un fondamento eterno, indipendente dalla storia, attinente l'essenza dell'umanità, o al contrario nozione da costruire in uno sforzo necessariamente influenzato dal proprio tempo e dalla propria civiltà.

Spiega meglio, per favore.

Spiego meglio: mischiare la "giustizia" con la realtà naturale mi pare porti solo confusione. Non esiste una giustizia para "noumenica" come può essere il dna o la struttura atomica nei loro rispettivi ambiti di senso. L'etica appartiene all'universo antropologico, non a quello naturale, per quanto su questo debba necessariamente appoggiare i suoi postulati: fossimo immortali non esisterebbe l'omicidio. Ma non basta la natura per produrre una legislazione etica. Ethos e physis restano entità distinte anche ontologicamente e quindi epistemicamente.
#749
Citazione di: green demetr il 25 Marzo 2024, 18:24:57 PMIl problema degli universali è che sono sempre dentro una società.
Chi affibbia cosa a qualcosa o peggio ancora a qualcuno?
Il soggetto come vediamo ampiamente, e in maniera inequivocabile drammaticamente dopo il 2020, è ALTAMENTE influenzabile.
Così la scienza funesto servitore dei padroni.
La filosofia manualistica su queste cose si tappa gli occhi, le orecchie e sopratutto in maniera miserabile la bocca.
Il grido del giovane Hegel è un grido anarchico disperato contro la scienza.
Poi, si dice, si narra, oscurato dal bonapartismo.
E' vero che scrive male, ma non così tanto da volerlo far passare per l'"oscuro", oscuri sono tutti questi miserabili, nemici di Platone manco a dire.


Ma non era il nominalismo a pretendere che l'universale fosse solo nelle parole?
Mentra il realismo a credere che l'universale fosse nel singolare fisico?
Occam vs Scoto?
Boh  :D ;)

La disputa sugli universali , lungi dall'essere questione di lana caprina medioevale, si trascina attraverso la modernità neoqualcosa fino ai nostri giorni e continua ad alimentare differenti visioni della realtà.

Le soluzioni proposte dai medioevali sono tutte interessanti e, togliendo il nume ante-rem di tutte le cose, un po' si legittima epistemologicamente, ma continua ad infrangersi contro il muro dello scetticismo che informa di sè la postmodernità, ballonzolante intorno a sovraestesi principi metafisici di indeterminazione.

Almeno sulle definizioni storiche non dovrebbero esserci ambiguità: i "realisti" ponevano l'idea ante-rem, i "nominalisti" post-rem. Quindi il contrario di quello che pensava green e che pare più logico a noi moderni e post.

La soluzione alla disputa la dà Tommaso col suo "veritas est adaequatio rei et intellectum". Ma lascia democristianamente in sospeso la questione di chi si adegua a chi.

Non è che Kant ed Hegel abbiano detto molto di più di antichi e medioevali. Kant è un aristotelico tomista che sposta il focus (essenza) sul noumeno (in-re). Hegel un idealista-platonico, "realista" in senso scolastico (ante-rem) e inesorabilmente più teista di Kant. Anche la mathesis universalis di Galileo prefigura un ante-rem idealistico neoplatonico che arriva fino ad Einstein e, sotto influsso di Hume, a iano, e di Kierkegaard e Jaspers a bobmax.

Tutte le visioni idealistiche si fondano su un ente universalistico ante-rem, più o meno personalizzato. Prescindendo dal nume, anche la Genesi parla chiaro: prima vengono le cose e poi l'intelletto (privilegiato) che dà loro un nome. Il quale nome non può avere pretese ontologiche che vadano oltre la sua convenzionalità.

Secondo me il nodo da sciogliere sta nel dualismo tra universo naturale e antropologico, formato intorno allo strumento tecnico del linguaggio.

La confusione diventa inestricabile quando si coinvolge l'etica in una diatriba che dovrebbe essere essenzialmente epistemologica e non a caso la confusione ontologica è maggiormente presente nella visione neo-platonica ante-rem. Un buon motivo per essere nominalisti in senso scolastico e realisti in senso moderno. Come Guglielmo di Baskerville:

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.

#750
Attualità / Re: Il nuovo kippur
26 Marzo 2024, 21:27:16 PM
Informo green che l'Islam è una galassia molto più complessa della sua amata patria sionista. Per cui: bando alle generalizzazioni. Sono soprattutto islamici coloro che hanno combattuto contro i tagliagole Isis, partoriti dalla CIA nazidem di Obama e Clinton, e trattati con riguardo pure dai sionisti. Riciclati alfine, dopo la batosta in medio oriente, dal regime neonazista di Kiev per le azioni più turpi contro la Russia. Addestrati nell'Ucraina testa di ponte dell'impero canaglia Nato.

Eterno ritorno del pattume nella stessa discarica della Storia.