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Messaggi - Sariputra

#736
Giangiorgio Pasqualotto
E' incredibile che ancora oggi, nel 2018, venga del tutto ignorata nell'insegnamento la filosofia orientale ( almeno dei rudimenti base dovrebbero essere insegnati a scuola, anche in funzione comparativa...).
#737
Mah!...Io però non ne farei una specie di riflessione statistica. La stessa sofferenza e malattia si presenta ed è diversa nella capacità di sopportazione da individuo ad individuo. C'è chi convive da quasi 50 anni con la sclerosi multipla e con gli ultimi 10 da completamente paralizzato, senza inveire contro la vita ( mia zia Luigina...), e chi corre dal dottore  per un attacco di emorroidi, che  ritiene insopportabile... :(
Pertanto, essendo così variabile e soggettiva la sensazione del soffrire, lo è inevitabilmente anche quella di valutarla come sopportabile oppure insopportabile e degna dell'intenzione di darsi la morte per questo... 
La poesia del Leopardi è bella ma:
Nessuno nasce a fatica . La fatica la prova la madre...
Si è a rischio di morte sì... ma non si è affatto consapevoli di questo...
Prova pena e tormento per prima cosa. Leopardi per caso ricordava di aver provato pena e tormento? Io no...
In sul principio lo prendon a consolar dell'essere nato. In realtà lo attacchi alla tetta per farlo smettere di piangere...e, anche qui, non mi sovvien di ricordar d'esser stato tanto infelice al momento...anzi, ancora adesso , di fronte ad una bella t.... una strana e piacevole "tensione verso" m'incatena... :) ;D
#738
Citazione di: 0xdeadbeef il 15 Luglio 2018, 13:56:39 PMA Giulio (Sgiombo) come a tutti. A scanso di equivoci e per farla breve sono convinto, come Nietzsche, che il valore morale non possa avere altro fondamento se non la divinità. Sì, anche per coloro che lo sentono "dentro di sè", e allo stesso tempo dichiarano di non credere, il valore morale altro non è se non una "religiosità inconscia". Perchè quella del valore morale non può essere altro che una metafisica. La scimmia che digrigna i denti nel tentativo di emettere la prima parola (nella sua trasformazione in essere umano) e che dice gutturalmente: "io sono il creatore" (non mi ricordo mai in quale opera di Nietzsche si trovi...), potrebbe indifferentemente dire di amare il prossimo come di odiarlo. Sarebbe appunto totalmente e definitivamente indifferente che si pronunci per l'una o per l'altra cosa, e laddove noi "osassimo" pronunciarsi per un qualcosa che fondi un'affermazione piuttosto che l'altra non faremmo che pronunciare un articolo di fede (certo, anche se ci si pronunciasse per il "male" e per l'odio sarebbe la medesima cosa). Ritengo sia questo che Nietzsche vuol dirci quando ci parla di un "aldilà del bene e del male". La ricerca del proprio utile e piacere come "essere" dell'uomo; come sua "sostanza unitaria nella sua molteplicità"; non ammette considerazioni sulla bontà o sulla malvagità di questa stessa ricerca. Probabilmente sono io ad essere eccessivamente affascinato (ma farei meglio ad usare il termine "atterrito"...) da questa riflessione, che non trovo quindi per nulla banale. Certo che c'è un appiattimento fra aspirazioni altruistiche ed egoistiche: come fai a non vederlo (o come faccio io a vederlo)? "Non uccidere" (non rubare; non sfruttare etc.): e chi l'ha detto? L'ha forse detto la scimmia nel suo diventare uomo quando nella sua ricerca del piacere e dell'utile ha stabilito cos'è "sacro"? E che mi importa di quello che ha detto: io cercherò, seguendo il mio utile e il mio piacere, di essere più potente di lui, e sovvertirò quel che lui ha detto. saluti PS Ti ho risposto su quella cosa della conoscenza, forse ti è sfuggito

Al contrario io, come mi par di capire Sgiombo, ritengo che il senso etico e morale sia innato nell'uomo e fa parte di quella qualità spontanea che i greci definivano come sympatheia e i buddhisti come karuna. Ossia è la capacità che ha l'uomo di soffire con gli altri : sia come capacità di condividere i dolori altrui pur non essendone colpiti direttamente, sia come possibilità di sopportare insieme ad altri i medesimi dolori. E non appare come 'imposto' dall'affermarsi del senso del sacro nella storia umana, ma proprio il senso del sacro scaturisce da questa innata peculiarità umana ( e in misura diversa di altri esseri senzienti...). Il contrario della sympatheia è quindi l'avversione, l'odio e l'antipatia, che è espressione di un 'Io' centrato esclusivamente su se stesso e che può sfociare in un'intelligenza cinica o in una sorta di bulimia del desiderio, che è una forma di ignoranza del carattere interdipendente e impermanente di ogni cosa e di ogni essere. L'innata qualità morale invece si afferma e si rafforza riducendo questa ignoranza con l'aumentare della conoscenza e consapevolezza di questo carattere della realtà..  :)
#739
Citazione di: Freedom il 14 Luglio 2018, 23:15:46 PMQuesto topic, forse, avrebbe avuto sede più appropriata nella sezione "Tematiche culturali e sociali" oppure, se esistesse, nella sezione "Educazione civica". Mi pare, infatti, il non bestemmiare religione alcuna, comportamento di pura educazione. Dettato anche, per chi ce l'ha, dalla sensibilità. C'è tuttavia un aspetto, a ben guardare, che può concernere la spiritualità: la volgarità in senso lato è del tutto contraria ad essa. Più si acquisisce sensibilità spirituale più una serie di cose diventa urticante se non insopportabile. Almeno così penso.

E io la penso proprio come te, Freedom.
E' un gesto di maleducazione che urta la sensibilità e non fa certo onore a chi lo pronuncia.
#740
Il che, peraltro, è confermato pure dalla BIBBIA, nella quale troviamo scritto: "Il giorno della morte è molto meglio del giorno della nascita" (Qoèlet 7:1-29).

Non sono d'accordo.
Il giorno della nascita tutti sono felici e , dopo l'iniziale piantino, anche il neonato è felice, manda gridolini di gioia, sbuffa, fa le boccacce, si diverte insomma...e , finchè non si 'solidifica' il senso dell'Io/mio che poi genererà tutti i problemi e le melanconie della vita, è la persona più felice del mondo: si mangia i piedini, ti piscia in faccia quando lo cambi, ride gorgogliando a crepapelle, tenta di mangiarsi di tutto, usa abilmente il pianto per succhiarsi delle belle tette grosse... ;D
Viceversa, il giorno della morte tutti sono infelici: piangono, sono depressi, si sentono abbandonati da chi li amava, provano pena e sgomento per lui e per se stessi, ne avvertono già l'assenza...
Visto così mi pare che il giorno della nascita sia molto migliore di quello della morte, checchè ne dicano Sofocle o quel corvaccio dell'autore del Qoelet.. :)
Di più, non conoscendo con assoluta sicurezza cosa c'è, e se c'è qualcosa dopo la morte non mi sbilancerei troppo, ché si potrebbe finire dalla padella nella brace...in mondi terribilmente più spaventosi di questo, dov'è pianto e stridor di denti (per es. essere costretti a spalar carbone nelle caldaie del solito messer Satanasso... :-X ).
Tu sei certo che non c'è nulla dopo la morte, mentre io non son certo di nulla e quindi...ti lascio la rivoltella!
#741
Caro Eutidemo, più ti leggo e più mi fai venir voglia di spararmi ;D  ;D !!
Ma non sarebbe invece più razionale dire, come Tex Willer al fido pard Kit Carson:
"C'è sempre tempo per andar a far compagnia a messer satanasso?"
Visto che dobbiamo morire...perché affrettarsi?
C'è sì il rischio, attendendo, di far una brutta fine. Ma mio papà, per esempio, è morto in brevissimo tempo e con poca sofferenza. Che ne sappiamo di quel che ci succederà?...
#742
Concordo con Sgiombo sulla differenza tra egoismo e altruismo e sull'assurdità di definire come egoismo la soddisfazione che si prova nell'essere altruisti. La sua spiegazione mi piace così tanto che me la sono stampata... ;D
La volontà è la facoltà e la capacità di volere (Treccani); è il fatto di volere.
Ma volere significa sempre volere qualcosa. Non esiste un volere astratto. Il volere è sempre in relazione all'oggetto del volere.
Nel caso della volontà di potenza si vuole potenza.
Ora...io possiedo un'auto sgangherata che dispone di soli 71 hp di potenza. Proprio ieri salivo arrancando i tornanti di Passo Rolle con tale fatica , a causa della poca potenza, che mi si è formata alle terga una colonna di giganteschi Suv, pieni di potenza, che reclamavano la mia decisione di voler fermarmi per farli passare ( cosa che naturalmente non faccio mai...). Confesso che, in quei momenti, anch'io volevo potenza, desideravo ardentemente con la mia volontà di aver più potenza. Ma non è bastato volerlo... :(
Direi quindi che la volontà di potenza di N. non è la semplice volontà di ottenere qualcosa di ottenibile in quel dato momento e in quel contesto, ma un desiderio di potere di più...lui ha creduto di individuare nei valori dell'Occidente quello che gli negava di potere di più, come io ho individuato nella scarsa potenza del mio motore  la possibilità che mi veniva negata di poter di più (salire più velocemente e far mangiare la mia polvere ai  strapotenti Suv... ;D ).
Ma perché io volevo salire più velocemente? E perché N. voleva più potenza, più libertà di soddisfazione del suo desiderare? Perché questo serve a "solidificare" il senso dell'Io/mio che sempre ci sentiamo minacciati da ciò che ci circonda e dal divenire di ogni cosa...è una profonda debolezza che sogna di farsi forza...
Namaste a tutti tra il serio e il faceto
#743
Io vedo in  Nietzsche un  filosofo soprattutto distruttivo, (egli stesso sostiene di praticare una filosofia "a colpi di martello" mi ricordo di aver letto...), in cui la parte distruttiva ha un enorme sviluppo rispetto alla parte costruttiva. Se guardiamo vediamo che tutti i grandi filosofi, da Socrate con il suo dubbio, per passare a Cartesio, a Kant, a Hegel, a Marx, ai grandi filosofi dell'Oriente, presentano sempre da una parte un elemento di critica, una parte distruttiva, e dall'altra una costruttiva, una proposta, un elemento costruttivo. In Nietzsche invece la distruzione è enormemente sovrasviluppata rispetto alla  costruzione. La parte distruttiva ha il sopravvento in quanto questa filosofia presenta come unico sbocco positivo l'affermazione della volontà di potenza. In questo si manifesta, a mio modestissimo parere di non-filosofo, una notevole debolezza del pensiero di Nietzsche: per Nietzsche tutta la storia è stata una storia di progressivo annientamento della vitalità in nome di valori che sono falsi, ipocriti, ma tutto questo evidentemente deve essere frutto della volontà di potenza, perché se la volontà di potenza è il cuore della realtà, come sostiene N.,tutte le manifestazioni che hanno portato all'annientamento della vita, paradossalmente per lui... sono espressioni della volontà di potenza. Nietzsche, per me, è contraddittorio in questo: tutte queste manifestazioni che sono da respingere, che hanno ammalato l'uomo, che lo hanno devitalizzato, sono esse stesse frutto della volontà di potenza. E di che cosa se no?...Se il cuore della realtà è la volontà di potenza, non lo è pure l'ipocrisia? :o
C'è in N. un completo fraintendimento del rapporto fra istinto e intelletto, come se l'intelletto avesse un pericolosissimo predominio sull'altro e si dovesse salvare quest'ultimo dall'altro. Però, se osserviamo con serenità e senza "furore nicciano" la realtà, vediamo che, nella maggior parte della gente la volontà, l'istinto e l'interesse dominano e assoggettano   quasi completamente la ragione, il sentimento del giusto. Per questo l'opinione che si debba 'dominare' l'intelletto appare come qualcosa di assurdo. E qui , secondo me, N. fa più poesia che filosofia.
Il secondo errore , sempre secondo me,è di mettere su un piano sbagliato il rapporto della vita con la morale, trattando questo rapporto come un contrasto, mentre l'etica è un "bastone", un sostegno della vita ( un aiuto a sopravvivere anche...quindi una necessità proprio della supposta volontà di potenza).
Poi, nel suo odio verso il Cristianesimo, in pratica N.  lo rimprovera di aver troppo "elevato" l'uomo...così che non lo si possa più sacrificare... :(
Spero di aver argomentato, nei miei limiti, le obiezioni al baffone e non solo di aver spalato letame... ;D

@Socrate78

Però è pure una bella forma di autogiustificazione del proprio, di egoismo, che si ottiene svalutando l' operato altrui. Se tutti sono ipocriti sono ben giustificato ad esserlo anch'io. E questo è un ottimo mezzo per evitare la fatica di cambiare, di 'crescere'...e di essere meno ipocriti. ;)
Namaste a tutti
#744
Caro Eutidemo
io amo tutta la letteratura ottocentesca e a volte mi piace usare termini ormai desueti (anche nel parlare, per lo sconforto dei miei, il che mi fa apparire molto 'superato' dai tempi...e lo sono in verità :) ). Credo che molti dovrebbero tornare a leggere i grandi classici...Ed è una cosa molto utile soprattutto per gli studenti. Son riuscito a convincere mia figlia di leggersi alcuni romanzi della Austen...beh! Non ci crederai ma, dal sei risicato in italiano con il quale navigava di solito, è uscita a giugno con il nove e i complimenti del professore... ;)
#745
Esiste, esiste...io l'ho incontrato proprio ieri  percorrendo un sentiero nel bosco. E' un tipo all'apparenza molto gentile, quasi affabile direi e , scambiandoci quattro parole, giusto per tirare il fiato, mi è sembrato pure assai ragionevole. L'unico problema è che inizia , un pò alla volta, a parlare di tutte le ingiustizie che circolano per il mondo e poi a chiederti se ti sembra giusto che Dio permetta tutto questo...e continua a rincarare la dose, finchè trovi un pò stucchevole il tutto e, giusto per cambiar discorso, non te ne esci, per esempio, con una frase tipo: "E' vero...ma guarda che meravigliosa mattina e che luce filtra tra questi abeti silenziosi...oggi mi sento proprio buono con tutti". Allora sbuffa, quasi ringhia direi, e se ne va di malumore...
#746
Mah!...Quando lessi Nietzsche ( non tutto...mi bastò Ecce Home e l?anticristo, mi par di ricordare) dissi tra me e me: "Questo è puro letame grondante rabbia o odio". Chiaro che, per le persone ( e forse sono la maggioranza di questi ultimi due secoli... :( ) piene di rabbia e odio verso la vita e il mondo appaia come un maestro e questo letame come della cioccolata , sostanzialmente perché metteva per iscritto tutta la rabbia e l'odio che volevano urlare e che si trattenevano dal fare... ;) Poi che piaccia ai filosofi non è indicativo di qualunque tipo di grandezza...a meno di voler ritenere i filosofi una specie umana " 4 stelle superior"...ma non lo sono! ... ;D
Ciao...torno nel bosco!
#747
Ragazzi, guardate che , quelle di Nietzsche e di Leopardi ( e di molti altri...), sono "filosofie dell'insoddisfazione" ( non è un caso forse che ambedue abbiano avuto così scarso successo con le donne... ;D).
Siccome nulla appaga il proprio desiderio,  si ritiene che nulla abbia valore. Il metro usato per dare 'valore' alla vita è la sua capacità di dare soddisfazione al desiderio umano. Il nichilismo nasce dal fatto di non riuscire a soddisfarsi 'pienamente' e si imputa questa mancanza ad un Dio che non c'è...Ma perché la vita dovrebbe 'soddisfare' i desideri ? Che necessità c'è di soddisfare tutto il desiderare? Questo desiderio che nasce nella mente che s'attacca alle sensazioni piacevoli così intensamente da arrivare a bearsi della sensazione stessa di desiderare, non importa nemmeno se poi viene appagato. Alla fine tutta la mente non diventa che desiderio, l'abito mentale è il desiderio stesso...e siccome poi questo desiderare viene continuamente frustrato dalla realtà...ecco che la vita è vana, nulla, solo dolore, ecc...
La vita è anche sofferenza, ma è pure altro dalla sofferenza. Nel momento in cui la mente 'molla la presa' dal continuo desiderare c'è spazio per qualcosa non toccato dal desiderio... :)
#748
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
08 Luglio 2018, 10:46:46 AM
Boschi e valli
richiamano alla mente
selve di pensieri
e ombre di morte.

Il muschio intriso
di gelida pioggia
verdeggia a Nord,
tra le radici contorte.

Silenzio senza tempo,
respiro di vita,
sibilo tra gli abeti
incendiati dal tramonto.

Un lutto del cuore
sprofonda nella solitudine,
cercata e mai trovata,
veramente lontana.

(Foresta di Paneveggio)
#749
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
29 Giugno 2018, 15:34:48 PM
Sono così inadeguato..
inadeguato persino a placare la mia sete.
E cos'è questa sete che mi tormenta,
che tormenta la mia vita?
Da dove viene?
Dove vorrebbe condurmi?...

Infinita è la mia sete di silenzio,
infinito è il mio bisogno di pace.
Come scacciare la fretta dalla mia vita?
Come estirparne il frastuono?
Ho camminato nella notte,
fino a morirne,
ho guadato i torrenti,
ho scalato ripidi sentieri,
ho sofferto la pioggia
e il freddo.
Sfinito ho incontrato la foresta di abeti rossi.
Spossato...mi sono fatto foresta,
son divenuto albero.
Amavo la mia corteccia rugosa, in un'apocalisse minerale,
una pietrificazione vegetale.
Le mia braccia erano rami,
i miei piedi radici affondate nel muschio.
L'intera volta celeste vibrava
come fosforescenze nella notte.
Ed ero perduto...
O Bontà! O Senza Nome!
Eri nel mio cuore,
ed io ero nel cuore di questa Bontà.

La casa non è fuori,
è dentro;
non è il mondo, siamo noi.
Solo io posso riempire  la casa del silenzio.
Il silenzio riposa, pacifica, guarisce, consola.
Il silenzio protegge la vita,
aiuta a pensare,
rende migliori.

Il silenzio è una terra di leggenda,
e di gloria.
E' un paese fermo a mezza strada tra la terra e il cielo.
Ha voci d'acqua e di bronzo,
dolce e duro,
giovane e vecchio.
E' un paese taciturno,
poichè il canto delle acque...
non è che un eccesso di silenzio.
Una cantilena di dolcezza,
sussurrata in cadenza.

(Foresta di Paneveggio- Sari e V. in vacanza)
#750
Ciao SalvoM anche da parte mia. Scrivi tanto, mi raccomando... :)