Citazione di: iano il 07 Febbraio 2019, 23:30:03 PM
È possibile che usi termini in modo improprio e da qui nasca la nostra inconprensione.
Non so cosa sia la visione cieca .
So' che non vediamo a volte ciò che c'è e vediamo ciò che non c'è, in seguito a una elaborazione dei dati sensibili che noi non decidiamo coscientemente.
Ad esempio dovremmo vedere al centro di ogni nostra visione un cerchietto nero, corrispondente al punto dove si innesta il nervo ottico nell'occhio .
Non solo non lo vediamo , ma al suo posto vediamo cose che non esistono, seppure congruenti al contesto.
Si può provare a dare una spiegazione sul perché il cervello faccia ciò, ma ciò che fa' non coinvolge la nostra coscienza.
Non siamo noi a decidere ciò.Citazione
Questa osservazione mi induce a pensare (al fine di intenderci "intertraducendoci" i concetti che impieghiamo) che tu per "coscienza" intenda il "pensare intenzionalmente, deliberatamente, volontariamente"; mentre io ho sempre inteso (in particolare in questa discussione) l' "essere in atto di percezioni (volute o meno, materiali o mentali)".
La visione cieca (alla quale pensavo tu alludessi) sono fenomeni nei quali non si é coscienti di vedere qualcosa, ma "si impara ugualmente" l' esistenza di tali cose (se si deve compiere una scelta successiva, senza sapere perché, si compie la scelta "giusta", conforme all' esistenza di tale cosa in un certo senso "vista" ma non consapevolmente).
Per me non si tratta propriamente di "visione" e più generalmente sensazione o percezione, perché attribuisco questa natura solo a fenomeni di cui si ha consapevolezza (apparenti, secondo l' etimologia della parola, alla coscienza).
Al contrario, seppur coscienti di tale " errore" , non siamo in grado di correggere la nostra sensazione visiva.
Quindi anche se uso i termini in modo improprio , dovrebbe essere chiaro cosa intendo da questo esempio , quando dico che la coscienza non interviene sempre nella percezione.Citazione
Dunque effettivamente tu intendi per "percezione" determinati eventi neurofisiologici, mentre io intendo l' accadere di sensazioni coscienti (a tali eventi neurofisiologici -che però sono altre cose accadenti nell' ambito di altre, diverse esperienze fenomeniche coscienti- necessariamente corrispondenti, salvo eccezioni come quella costituita dalla visione cieca).
Ma di tutto ciò che percepiamo sensibilmente l "esse est percipi" (Berkeley e Huime): sono "femoneni", ovvero cose reali unicamente come apparenze sensibili coscienti se e quando accadono come tali. Se qualcosa di reale permane anche quando non accadono, allora per non cadere in contraddizione, dobbiamo pensarlo come non apparente (non fenomeno, dal greco e "a là Kant"), ma solo congetturabile (dal greco e a là Kant "noumeno").
Menomazioni accidentali , come quello che porta alla visione cieca , che ben non ho capito , possono aiutarci a comprendere proprio come funziona il sistema percettivo.
Sembra che il cervello non sia molto interessato a vedere la realtà per quel che è,seppur in modo approssimato.
Ma la vede per quel che serve.
Vedere un cerchio nero al centro di ogni immagine è solo un fastidio.Meglio sostituirlo con qualcosa di così ben artefatto da essere credibile.
Questa è una possibile spiegazione , ma non l'unica , del fenomeno del punto cieco, che cieco non appare.
Il cervello ,sia come sia ,non sembra assecondarci nella nostra aspirazione a vedere la realtà per quel che è , ma per quel che serve.
Se l'evoluzione ha preso questa strada un motivo ci sarà.
L'evoluzione ha tolto gli arti ai serpenti quando questi non gli sono serviti più.
Se gli stretti dettami economici della vita , ai fini del suo mantenimento, fanno si che un arto di troppo non sia tollerabile, parimenti una conoscenza in se' , da contemplare, senza farne uso , è un puro abuso filosofico , slegato da quella realtà stessa a cui si aspira.
Se poi a noi viene naturale tendere alla conoscenza in se' , come anche a me viene , allora anche questo assomiglia ad un "errore " che avrà un suo buon perché , ma che sia un errore , un punto cieco della nostra mente , dovrebbe essere chiaro.Citazione
Concordo che la fisiologia delle sensazioni ha portato a "deformazioni" delle afferenze percettive agli organi di senso e lungo le vie nervose centripete (solitamente tali da essere utili al meglio comportarsi adattivamente, per esempio aumentando la risoluzione spaziale e di contrasto fra gli oggetti o consentendo una rapida visione di oggetti in movimento potenzialmente dannosi oppure utili).
Analogamente al fatto che a volte una caricatura ci dice di più di un personaggio che una semplice riproduzione realisticamente "fotografica" delle sue parvenze .
Dissento invece dalle tue considerazioni a mio parere "etremistiche" sulla selezione naturale, che secondo me consente di sopravvivere a chi non abbia caratteristiche troppo antiadattive e non solo a chi abbia solo caratteristiche "iperadattive": contrariamente alla selezione artificiale degli allevatori, la selezione naturale non fa riprodurre solo i "superadatti" (a un ambiente in costante mutamento" nel quale ben presto potrebbero diventare troppo inadatti), ma anche tutti quelli "non troppo inadatti".
Altrimenti non si spiegherebbero tante cose. Ad esempio il sublime piacere della musica nell' uamanità: mentre sei distratto da una bella melodia sei più facile preda dei grossi carnivori, eppure (per fortuna nostra)...