https://en.wikipedia.org/wiki/World_Happiness_Report (parametri: PIL pro-capite, supporto sociale, aspettativa di vita in buona salute, libertà di poter fare le scelte importanti nella vita, generosità, fiducia e altro(?)). In inglese, purtroppo non riesco a trovare una fonte italiana che descriva meglio se non per esempio cose come http://www.felicitapubblica.it/2017/03/21/i-paesi-della-felicita-la-classifica-world-happiness-report-2017/
Secondo il "World Happiness Report" i tre paesi più felici sono Norvegia, Danimarca e Islanda. Noi siamo al quarantottesimo posto. In genere l'Africa è molto "infelice", sorprende invece quanto il Sud-America risulti essere "felice" (Brasile e Argentina hanno un coefficiente migliore di Francia, Italia, Spagna...).
Tuttavia io potrei pensare ad uno studio "invertito" (ovviamente NON è possibile realizzarlo): ossia scambiando i parametri come cambierebbe la classifica? Ad esempio se l'economia italiana all'improvviso crollasse ai livelli dei paesi centraficani riusciremo ad essere "felici"? In sostanza questi studi ci fanno passare l'idea che il felice si trova tra chi ha di più e chi si trova nelle condizioni migliori (ossia questione di "fortuna" o in ultima analisi di "privilegio")... e se invece fosse che chi è felice è colui che sa vivere con meno e sa essere felice nelle condizioni peggiori? Secondo voi come cambierebbe la classifica?
Può la (in)soddisfazione essere misurata?
Secondo il "World Happiness Report" i tre paesi più felici sono Norvegia, Danimarca e Islanda. Noi siamo al quarantottesimo posto. In genere l'Africa è molto "infelice", sorprende invece quanto il Sud-America risulti essere "felice" (Brasile e Argentina hanno un coefficiente migliore di Francia, Italia, Spagna...).
Tuttavia io potrei pensare ad uno studio "invertito" (ovviamente NON è possibile realizzarlo): ossia scambiando i parametri come cambierebbe la classifica? Ad esempio se l'economia italiana all'improvviso crollasse ai livelli dei paesi centraficani riusciremo ad essere "felici"? In sostanza questi studi ci fanno passare l'idea che il felice si trova tra chi ha di più e chi si trova nelle condizioni migliori (ossia questione di "fortuna" o in ultima analisi di "privilegio")... e se invece fosse che chi è felice è colui che sa vivere con meno e sa essere felice nelle condizioni peggiori? Secondo voi come cambierebbe la classifica?
Può la (in)soddisfazione essere misurata?