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Messaggi - Apeiron

#736
Percorsi ed Esperienze / Re:L'insoddisfazione
01 Agosto 2017, 10:25:35 AM
https://en.wikipedia.org/wiki/World_Happiness_Report (parametri: PIL pro-capite, supporto sociale, aspettativa di vita in buona salute, libertà di poter fare le scelte importanti nella vita, generosità, fiducia e altro(?)). In inglese, purtroppo non riesco a trovare una fonte italiana che descriva meglio se non per esempio cose come http://www.felicitapubblica.it/2017/03/21/i-paesi-della-felicita-la-classifica-world-happiness-report-2017/

Secondo il "World Happiness Report" i tre paesi più felici sono Norvegia, Danimarca e Islanda. Noi siamo al quarantottesimo posto. In genere l'Africa è molto "infelice", sorprende invece quanto il Sud-America risulti essere "felice" (Brasile e Argentina hanno un coefficiente migliore di Francia, Italia, Spagna...).

Tuttavia io potrei pensare ad uno studio "invertito" (ovviamente NON è possibile realizzarlo): ossia scambiando i parametri come cambierebbe la classifica? Ad esempio se l'economia italiana all'improvviso crollasse ai livelli dei paesi centraficani riusciremo ad essere "felici"? In sostanza questi studi ci fanno passare l'idea che il felice si trova tra chi ha di più e chi si trova nelle condizioni migliori (ossia questione di "fortuna" o in ultima analisi di "privilegio")... e se invece fosse che chi è felice è colui che sa vivere con meno e sa essere felice nelle condizioni peggiori? Secondo voi come cambierebbe la classifica?

Può la (in)soddisfazione essere misurata?
#737
In ogni caso non avevo intenzione di "mostrarmi" più di così, ma probabilmente ho davvero ecceduto. (ovviamente l'ho fatto per la questione dell'anonimato e non mi sembrava più  un "mettermi a nudo" di quanto ha fatto Sariputra nel suo thread del "sono un essere inadeguato").
 

Comunque l'ho scritto in modo che il tutto non risultasse troppo personale e non mi sembra davvero di averlo fatto sinora (ovviamente ciò che ho scritto è insicidibile dalla mia persona) ma potesse in qualche modo parlare di stati mentali su cui riflettere (in linea generale), senza aspettarmi consigli ecc. Modificherei un paio di frasi comunque dopo questo tuo intervento dove mi rendo conto di aver "esagerato" :)  
Grazie di avermelo fatto notare :)


Ormai non è più modificabile  ::) uff
#738
Percorsi ed Esperienze / Re:L'insoddisfazione
31 Luglio 2017, 22:30:53 PM
Penso che il mio messaggio precedente è andato toppo off-topic, oltre che rimarcare un po' inutilmente i soliti pensieri di "ribellione". Unica cosa che dico: ho usato solo il "caso Nietzsche" per dare un esempio, ossia per far capire che in una società in cui si è persa la tendenza di pensare a "realtà superiori" oppure "incondizionate" finisce che la gente che è più portata a questo tipo di "voli pindarici" finisca per perdersi ancora di più nel gioco di "attaccamento-avversione"... ossia chi ne parla e mette in luce la problematicità spesso è più "nel fango" di chi non ne parla.

Ripeto tuttavia che se uno non contempla questo tipo di concetti non potrà davvero capire che la visione più negativa delle cose può sfociare nella visione più positiva di esse (un po' come il - falso - detto secondo cui "la notte è più oscura subito prima dell'alba"... diciamo che ciò è vero per gli insonni  ;D  e non a caso è proprio tra gli insonni che questi proliferano).

Per Phil grazie a te invece la tua alternativa è davvero interessante e molto più facilmente praticabile. Diciamo che la tua via di mezzo tra la via di mezzo ("madhyamaka") e l'edonismo può salvare capra - la realtà incondizionata - e cavoli, ossia non passare la vita per trascendere il mondo. Quello che si fa in sostanza è la moderazione, tendendo verso il non-attaccamento (magari preso come ideale irraggiungibile). Ripeto: Chaung-tzu parlava di "uomini perfetti senza io" ma allo stesso tempo lui sembra che avesse avuto una famiglia (un tipo di vita impossibile - o quasi - per chi vuole raggiungere lo stato del non-attaccamento).
#739
Riflessioni sull'Arte / Re:Cos'è per voi l'arte?
31 Luglio 2017, 13:25:48 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 31 Luglio 2017, 01:26:54 AMMi sembra che corri il rischio di spiegare obscura per obscuriora, cioè idee oscure attraverso idee di cui non ti accorgi che sono ancora più oscure di quelle alla cui spiegazione dovrebbero servire. Questo nonostante tu abbia tentato di spiegare cos'è l'ispirazione: la mia sensazione è che hai sommato tante definizioni, che nella loro molteplicità non producono alcuna visione d'insieme. Questo è il difetto tipico delle enciclopedie: contengono molteplicità, ma non contengono visioni d'insieme, ed è anche giusto che un'enciclopedia sia così. Ma noi non siamo enciclopedie. Per dare senso alle parole bisogna creare attorno ad esse un contesto di idee che abbia una qualche organicità, una qualche unitarietà, altrimenti esse non significano nulla. Se vogliamo parlare del significato della parola "arte" dobbiamo vedere in quale contesto di idee intendiamo situarla; non servirebbe fare una lista dei vari significati che la parola arte può avere. Nel mio contesto di idee legate alla ricerca sulla spiritualità, c'è arte quando un lavoro qualsiasi viene curato in maniera estrema con lo scopo di comunicare la propria personalità o qualche aspetto esperienziale di essa. Da qui consegue che, se voglio fruire un'opera come opera d'arte, dovrò ascoltare, assorbire tale opera cercando di riconoscere in essa la comunicazione di una personalità o di esperienze di essa. Un computer può produrre opere belle, ma non saranno opere d'arte, perché il computer non possiede una personalità da comunicare. L'arte non va confusa con il capolavoro, che è solo un aspetto di essa. Tutti siamo artisti, ma non tutti siamo in grado di creare capolavori. Il capolavoro, per essere tale, deve possedere, per quanto io riesco ad intravedere e definire, quattro caratteristiche: 1) deve contenere una ricchezza, una molteplicità di messaggi: se un'opera contiene un solo messaggio, un solo contenuto, non potrà pretendere di essere apprezzata come capolavoro; 2) questi messaggi devono toccare sensibilità collettive: se un'opera riesce a toccare soltanto la sensibilità di due o tre persone, non può essere considerata capolavoro; 3) questi messaggi devono essere armonizzati tra di loro in maniere apprezzabili dalla sensibilità umana: se i messaggi di un'opera risultano sconnessi, disarmonici, non ben relazionati l'uno all'altro, l'opera non sarà percepita dalla società umana come capolavoro; 4) l'opera deve esprimere la tappa di un cammino impegnato e significativo. Vorrei sottolineare l'importanza del 4° punto, che aiuta a capire alcune cose altrimenti incomprensibili: un disegno fatto da un bambino possiede le prime tre caratteristiche, ma manca della quarta: esso è bello e ricco di messaggi armonici, ma manca della partecipazione a qualche cammino dell'umanità significativo della sua epoca; in altre parole, un bambino non riesce a fare un disegno capace di far parte consapevolmente di una corrente artistica, come per esempio l'impressionismo, o il romanticismo, oppure di crearne una; il capolavoro di un artista sì. Lo stesso vale per un'opera creata da un computer. Al contrario, lo scarabocchio di un artista riesce ad essere capolavoro, rispetto agli scarabocchi che faccio io, perché l'artista riesce a situare la sua opera all'interno di un cammino umano di ricerca che può essere individuato come sensibilità di un'epoca, corrente culturale di un periodo storico; lo scarabocchio mio, o di un bambino, o di un computer, no.

Rileggendo quello che ho scritto mettendomi nei panni di un'altra persona ho avuto la tua stessa impressione dell'oscurità del mio messaggio.  Comunque più o meno apprezzo quello che scrivi sia sulla distinzione capolavoro-arte e sul fatto che tutti siamo artisti (conoscendo il fatto che sono d'accordo con quasi tuttto quello che hai scritto, forse ti sembrerà un attimo più chiaro il mio messaggio). In genere metterei però anche la distinzione tra opera d'arte e capolavoro, specie quello della ricezione altrui (sia chiaro considero che al 99,9%, però è possibile che certi capolavori non vengano apprezzati subito e quindi vengano dimenticati).

Nella mia "testa" c'è una visione d'insieme, purtroppo non saprei comunicarla molto meglio di così. Provo a fare esempio dei sette esempi:
1) bello: guardare una forma molto bella senza imporre i nostri desideri di essa. Ad esempio ammirare la spirale logaritmica...
2) sublime: guardare la potenza dell'eruzione di un vulcano o di un uragano. Oppure contemplare l'infinito.
3)"mono no aware". L'esempio potrebbe essere questo, tra l'altro molto attuale: vedere un bellissimo prato che giorno dopo giorno viene arso dalla siccità.
4) ispirazione che ci induce la produzione: può essere spontanea oppure ad esempio leggi un libro e sei così preso da scrivere un libro tu stesso.
5)a differenza del sublime questo è proprio uno shock che mette in moto una volontà di cambiare la situazione dopo un iniziale "rapimento" (se vogliamo è come la fusione di "2" e "4" ma con una connotazione negativa)
6) a differenza del bello, in questo caso ti perdi, è tipo il senso oceanico, come quando in piscina su un materassino guardi il cielo e pe un po' non sai più chi sei.

Qual è il senso comune? L'ispirazione. Il fatto che tutte queste esperienze sono "segnanti".

P.S. Anche stavolta non sono stato chiarissimo ma mi pare di aver fatto capire che il leit-motiv di tutto questo sia una sorta di "sommovimento dello spirito" :)
#740
Percorsi ed Esperienze / Re:L'insoddisfazione
31 Luglio 2017, 13:07:29 PM
Citazione di: baylham il 31 Luglio 2017, 12:00:07 PMIl senso dei miei interventi era di relativizzare lo stato di in/soddisfazione a ciascun uomo, escludendo uno stato permanente di insoddisfazione o di soddisfazione, entrambi impossibili. Ciascuno avrà un proprio grado normale di in/soddisfazione, che può variare nel corso della vita. Nel mio caso la maturità mi ha portato ad una maggiore accettazione, soddisfazione e consapevolezza della straordinarietà della vita.
Citazione di: Apeiron il 28 Luglio 2017, 23:00:59 PMLa mia filosofia però si ferma qui: vede il mondo con NIENTE di incondizionato, ossia vede la vita come "tragedia" che non è una demonizzazione ma anzi mi rende ancora più "vicino" agli esseri, per quanto uno che è un po' fuori di testa possa esserlo [......] Così vedo il mondo che "manca di sostanza" e mi chiedo: si può trovare qualcosa che dia riposo a tutto questo, qualcosa che dia pace? Budda dice "Nirvana". Ma oggi questi ahrant dove sono? questi uomini dalla "pace incondizionata" dove sono? L'esistenza dell'incondizionato (qualunque cosa sia) ora più che mai sembra un delirio di qualche antico. Forse lo è...
Per me comprendere che ogni cosa è transitoria, condizionata è un risultato che non mi spinge a considerare la vita una tragedia, ma alla sua realistica accettazione, sapendo che non ho il potere di conoscere e controllare interamente la vita. Porsi il fine della pace eterna, della felicità eterna significa appunto porsi fini impossibili, da cui non si potrà ottenere che delusione ed insoddisfazione. Ho già scritto della necessità biologica del dolore e del male, per cui non sono attratto da filosofie e religioni che promettono o desiderano la loro abolizione.
Citazione di: Sariputra il 29 Luglio 2017, 22:19:16 PMSi potrebbe senz'altro dire che, il mondo come lo conosciamo, è l'espressione di questa potentissima forza creatrice che è l'insoddisfazione. Cosa ha permesso il successo e il giogo planetario del capitalismo se non l'insoddisfazione perenne degli uomini ( gli uni a spese degli altri...)?
La differenza del mio atteggiamento è proprio su questo punto: non è l'insoddisfazione perenne che alimenta l'azione creativa, ma la soddisfazione dell'agire, del creare. Non credo che Leopardi o Schopenhauer o Cioran fossero insoddisfatti scrivendo le loro opere, forse la riflessione sull'insoddisfazione è stata uno stimolo, ma era la soddisfazione a farli insistere a scrivere, altrimenti avrebbero smesso dopo le prime righe.

Vedere la vita come tragedia può essere a volte... valorizzarla  ;D  voglio dire guarda Nietzsche con il suo titanismo. Eraclito, era andato oltre, aveva addirittura divinizzato la guerra, aveva divinizzato il conflitto ecc. Ora Eraclito mi è sempre sembrato un genio folle proprio per questo e così come Schopy: se sei arrabbiato con tutto finisci come dice il Sari in un certo senso "all'inferno". In realtà la visione dell'imperfezione della natura e della tragedia dell'esistenza dovrebbe far sorgere in noi da un lato la compassione verso gli esseri viventi (specie chi tra loro è più sensibile alla sofferenza, ossia gli uomini) e al tempo stesso ridurre le nostre ambizioni, perchè d'altronde dovremmo capire che più cerchiamo di afferrare più perdiamo le cose. Il non-attaccamento, vedere la realtà del "dukkha", la rinuncia alle brame per raggiungere il Dao, il Nirvana o quello che è non dovrebbe né farti glorificare il conflitto né farti rimanere incavolato con le cose, col destino, con Dio, con i peccatori ecc. Semplicemente  dovrebbe in realtà dare un senso di pace e farti amare le cose per quello che sono (a questo proposito consiglio il "metta sutta"). Quello che avviene è che curiosamente chi è "preso" dalla "visione cosmica" finisce o per incavolarsi col mondo, o per raggiungere stati di esaltazone o per essere depresso. Perché? semplice... i suoi pensieri non li vuole conoscere più nessuno e finiscono per trovare stimolo proprio nella scrittura. Per esempio un Nietzsche arrivò a scrivere in una lettera a Gast:

Oh amico, talora mi passa per la testa che io vivo una vita pericolosissima, e che appartengo a quella specie di macchine che possono esplodere! L'intensità dei miei sentimenti mi fa rabbrividire e ridere – già un paio di volte non potei lasciare la camera per la ridicola ragione che i miei occhi erano tutti arrossati – e perché? Tutte e due le volte, la vigilia, durante i miei vagabondaggi, avevo troppo pianto, e non già lacrime sentimentali, ma lacrime di giubilo; e piangendo cantavo, dicevo follie, pieno della nuova visione che si è manifestata a me prima che a tutti gli altri mortali  (notare che la data è 14 agosto 1881, ossia  ben sette anni prima di quando a Torino vagava per le strade pensando di aver riscritto la storia. Qui si vede il pericolo dell'essere sia creativi che isolati.)

Perchè succede questo secondo me? semplice: perchè chi ha la "visione cosmica" in mente vede le cose da una prospettiva diversa e molto originale. Ma non doveva dare serenità, compassione, calma e pace? Beh... se d'altronde la gente non si pone più questi problemi e nemmeno li considera importanti beh allora sì che va a finire che uno "si stacca" dalla realtà e fa questi "trip". Ne parla in giro e lo guardano come se fosse o un pazzo o comunque "diverso" (quante volte questa cosa mi ha messo a disagio). Lui è catturato, come chi guarda il cielo stellato di notte e contempla. Poi durante la vita di tutti i giorni ne parli in giro e senti "interessante, interessante...". Pensi di aver catturato l'attenzione di qualcuno, pensi ogni tanto qualcuno creda veramente che sia "interessante, interessante...". e poi vedi tutti immersi nella burocrazia, a parlare del più e del meno, a non saper valorizzare le piccole cose (sì il "mono no aware" valorizza le piccole cose, anche se d'altronde è un attaccamento...), tutti a dare importanza all'ultimo gadget ecc. Ma d'altronde la "visione cosmica" ti fa capire quanto tantissime delle ambizioni in cui gli uomini si immergono siano futili. Perchè dunque la "visione cosmica" o la ricerca dell'incondizionato oggi porta spesso a problemi di varia natura? Semplice a nessuno gli importa più e a chi importa solitamante è un pò disadattato dimodoché oggi con la nostra fissa dell'essere normali (concetto arbitrario che è definito dall'essere "funzionali" nella società) il loro essere disadattato è una conferma del fatto che la "visione cosmica" (qualunque essa sia) è una mera cavolata...

Sinceramente baylham ti invidio per il tuo equilibrio, dovrei imparare. Però sinceramente a me sembra veramente un "peccato" ( ;D ) rinunciare alla "visione cosmica". D'altronde senza la "visione cosmica" oltre a Budda, Schopy, Cioran, Nietzsche non avremo Zhuangzi, Platone, Gesù.... ma anche non avremo Beethoven, Dalì... ossia non avremo nulla che di "interessante, interessante...". A me la "visione cosmica" da soddisfazione. Non mi da soddisfazione vedere che ahimé tra le mie limitazioni (paura, pirgrizia...) e il generale disinteresse (come si fa ad essere più interessati dico io alla partita di calcio rispetto alla contemplazione del cielo? a me sembra che il 90%  della popolazione non sia "normale"...) purtroppo non sono nemmeno in grado di gustarmela. Ma ripeto qualsiasi visione cosmica di per sé NON porta alla frustrazione... è la nostra attitudine rispetto ad essa.

Ovviamente apprezzare il "non-attaccamento" ha senso solo se si crede nell'incondizionato (almeno come possibilità teorica magari irrealizzabile). Altrimenti la discussione può andare avanti all'infinito senza alcun modo per trovare un accordo... perchè è come parlare due lingue diverse. Uno può d'altronde essere "all'interno" "taoista" (ossia credere nell'incondizionato o ritenere che come possibilità o concetto è importante) e  all'esterno "confuciano" (ossia una persona equilibrata e di tutto rispetto ma che non pensa all'incondizionato...anche se Confucio aveva la sua nozione di condizionato, uso questo modo di dire cinese per dire che si può trovare un accordo) - ovviamente uno cheesclude la possibilità del taoismo non può capire queste cose, viceversa un "taoista" che non trova l'equilibrio è un disadattato :D
#741
Riflessioni sull'Arte / Cos'è per voi l'arte?
31 Luglio 2017, 00:15:38 AM
Oggi stavo meditando su cosa sia l'arte, finchè ho avuto un'intuizione. Dopo che io e L. abbiamo fatto "partire" l'inno alla Gioia di Beethoven, l'Halleluyah di Messiah e "Thus Spake Zarathustra" di Strauss mi è balzata in mente quest'idea: l'arte per essere tale non deve avere particolari contenuti o forme. Mesi fa avevo provocatoriamente citato lo Zhuangzi secondo il quale il Tao (l'Assoluto) si trova anche negli... escrementi (capitolo 22). Vedete qual è il problema: forme e contenuti sono in realtà solo il mezzo di cui si serve l'arte. No... l'arte non è di un tipo o di un altro tipo: non possiamo dire che l'arte classica è la vera arte o l'arte indù è la vera arte. NO... l'arte è ciò che crea in noi ispirazione. Ecco cos'è l'arte: ispirazione. E l'opera d'arte è ciò che ispira l'osservatore. Il genio artistico è colui che è propenso all'ispirazione quando vede le opere altrui e colui che sa ispirare con le proprie opere (il critico d'arte per essere tale deve essere solo ispirato). Quindi ecco che con questa definizione l'arte si trova nella pittura, nella scultura, nella musica, nella scrittura, nella filosofia, nella matematica, nella scienza... ma anche nella vita di tutti i giorni, nelle piccole cose quotidiane (lo Zhaung-zi d'altronde ci dice che il Tao lo possiamo trovare anche nella...  ;D ). Anche questa idea la reputo alquanto folle, eppure NESSUNA definizione di arte finora letta mi ha mai soddisfatto e questa devo dire che è la prima che mi soddisfa.

Ma cos'è l'ispirazione? Ne vedo di vari tipi, per esempio: 1) l'ispirazione del senso del bello ( l'io per un istante diventa per un istante un soggetto contemplativo - dimenticandosi del resto - e ammiriamo l'oggetto in questione), 2) l'ispirazione del senso del sublime (confrontiamo noi stessi per contemplare qualcosa molto "più grande/potente" di noi... da notare che a differenza del bello può essere un'esperienza non proprio piacevole), 3) l'ispirazione del senso del "mono no ware" (termine giapponese che indica un senso di ammirazione della bellezza di una cosa transiente, unita ad una forte consapevolezza della transienza di tale bellezza - contiene la nostra sensazione del "nostalgico") 4) l'ispirazione che induce in noi una sorta di ossessione o che ci fa produrre idee (cosa che può essere dovuta alla visione di un'opera d'arte ma può venire dal nulla) 5) l'ispirazione di un senso di estrema paura (tipo il samvega buddista che è stato definito lo "shock estetico" che abbiamo quando con la visione cosmica vediamo e comprendiamo la realtà del dolore, della morte ecc) 6) l'ispirazione di un senso di pace (in questo caso è come se la nostra mente si fermi e raggiunge la pace perdendo ogni preoccupazione individuale - se questo fosse uno stato incondizionato potrebbe somigliare al nirvana) 7) di libertà ecc   

Cos'è per voi l'arte?
#742
Percorsi ed Esperienze / Re:Prigioniera
30 Luglio 2017, 23:50:26 PM
Duc... Duc!

Se ci leggi ancora ti devo ringraziare per le discussioni che abbiamo fatto (e di avermi sopportato e supportato).  :D



Spero che questo tardivo ringraziamento non sia arrivato troppo... tardi.


Pace & Bene


(Grazie all'amico Jean per averlo fatto notare, in effetti come uscita è piuttosto artistica...)
#743
Varie / Re:Varie
30 Luglio 2017, 23:44:59 PM
Buone ferie sgiombo (abbiamo un argomento in sospeso  8)  - visto che sarò in piena sessione d'esami credo che ne discuteremo ad ottobre)! :D :D :D
#744
Ah dimenticavo di dire che "nevrosi" per me significa "qualcosa che va contro il normale funzionamento sociale. Ossia una cosa che può essere d'impedimento nella quotidianità, nelle relazioni....". Ossia definizione da manuale di psicologia. In ogni caso per esempio da una settimana OGNI GIORNO passo svariate ore a macinare idee su idee, è una cosa al contempo veramente piacevole ma ahimé pericolosa. Per questo motivo sto provando a evitare gli eccessi sia in su che in giù utilizzando due pratiche: la meditazione da seduto buddista che mi rende più consapevole dei miei stati mentali e una sorta di analisi della giornata, in cui ripercorro quello che ho fatto per vedere se ho "sforato". Se fosse per me in ogni caso vorrei avere mille di giorni come questi, però il problema è che rischio l'eccesso (esempio dire cavolate che secondo me sono cose "profonde"  [spero di non averlo fatto qui sul forum in questi giorni] ::)  ... come quella convinzione di non "essere dimenticato" che ho specialmente in questi periodi  ::) la mia ipotesi è che questa convinzione sottenda la paura di essere dimenticato. Per ora la tratto come uno stato mentale come un altro senza giudicarlo, cercare di distruggerlo ecc - idem sto continuando a mandare mail ad amici con la speranza che leggano quello che scrivo è che la mia mente è troppo veloce perchè qualcuno ci stia dietro  ::) ) e dopo rischio di "attaccarmi troppo" a questo stato mentale, dimodochè quando finisce ne sentirò in modo eccessivo la mancanza (anche gli stati mentali possono essere una droga, non a caso le droghe vere e proprie sono le conseguenze delle droghe stesse). Cerco di contenere tutto con le pratiche suddette, per ora stanno funzionando anche se la mente ha "ispirazioni" dal nulla e non riesce a concentrarsi su nient'altro se non quelle ispirazioni - è da anni che mi capita di avere questi periodi. Così come è da anni che mi capitano robe che io stesso considero nevrosi, ossia cose che non voglio (ansia, OCD, depressioni ecc). In ogni caso è difficile trovare uno che sia sempre gioioso senza cadere nella depressione, secondo me è come pretendere la luce senza l'ombra. Il principale difetto di questa fase è che il tempo vola via più rapidamente del solito e gli altri mi sembrano tipo più "lenti" ("lenti", non meno intelligenti sia chiaro) con a generare e recepire le idee.

Il tuo paragone con la bicicletta è fantastico, grazie. Certe volte mi domande dove le trovi queste idee  ;D  ;D  ;D simpaticissimo il discorso del medio  ;D  ;D  ;D a riguardo dello squilibrio: uno che si mette a parlare di "crisi esistenziali" dovute alla "visione cosmica" molto probabilmente è un po' squilibrato.



Sì concordo con te che quei tentativi ossessivi alla fine nascondo il desiderio di controllo. Il problema è sempre quello d'altronde.
#745
Percorsi ed Esperienze / Re:L'insoddisfazione
30 Luglio 2017, 20:06:19 PM
Nella forma completa, Phil, le nostre concezioni non sono compatibili: il non-attaccamento in "toto" è incompatibile con quando affermi tu.

In ogni caso ritengo la tua "alternativa" praticabile e molto interessante. Significa d'altronde essere moderati ed evitare l'eccesso. Esplorerò la tua alternativa. Grazie della discussione  ;D
#746
Tao: benché la filosofia del Tao sia alquanto misteriosa perchè né Chuang-tzu né il leggendario Laozi hanno davvero lasciato una scuola ritengo che i due scritti in questione (ossia il TaoTeCing e il Chuang-tzu) siano tra i gioielli della filosofia mondiale. Anzitutto vorrei far notare quanto la concezione "positiva" di questo mondo che girava tra i cinesi ha fatto in modo che queste filosofie fossero una ricerca dell'immortalità, cosa a mio avviso paradossale visto che per Laozi il "saggio non desidera desiderare", "chi è senza desideri vede il mistero", "restituire il mandato è eternità", "il saggio non ha un cuore per sé", "il saggio non agisce", "il saggio segue la semplicità senza nome", "bisogna mirare alla vacuità e alla immobilità" mentre per Chuang-tzu "l'uomo perfetto è senza io", "come so che amare la vita non sia un delirio? e come so che odiare la morte non sia quella stessa cosa che fa in modo che il bimbo si perda e non riesca a tornare a casa?", "l'uomo perfetto è indifferente alla vita e alla morte" ecc. Ma il taoismo è LA filosofia dei paradossi quindi non mi stupirebbe se dicessero "si ottiene la vita eterna quando non la si desidera più". In ogni caso: il Tao probabilmente è l'unico tipo di "assoluto" che potrebbe essere permesso dai buddisti visto che "non si vede, è senza nome, è vuoto ecc". Essendo indeterminato, indefinito, illimitato (Apeiron  ::) ), indefinito se si cerca di definirlo si finisce per scambiare il Tao per ciò che non è. La natura del Tao è priva di distinzioni, oltre ogni concetto e per questo è "senza nome": è semplice come "pu", un blocco di legno non modellato e proprio per questo la sua potenzialità è infinita (il foglio bianco d'altronde è l'opera d'arte). Il non-essere perciò non viene visto come assenza ma come potenzialità. Inoltre chi non ha niente ha davvero tutto perchè "non agisce" e "non pretende" (non a caso il taoismo e il buddismo, specie quello cinese sono MOLTO simili), il saggio taoista "agisce senza agire" perchè le sue azioni sono senza pretesa, non costringe nessuna delle diecimila creature a seguire i suoi passi e proprio per questo le creature lo seguono perchè sono libere. La cosa interessante è che a differenza del buddismo, specie theravada, per il taoismo NON è necessario l'ascetismo - Chuang-tzu era povero ma aveva a quanto sembra una famiglia. Quello che è richiesto è tornare alla sapienza antica e liberarsi, svuotarsi, la mente dai pregiudizi e dalla prospettiva personale egocentrica in modo da liberarsi come nel buddismo dall'attaccamento-avversione liberando sé e al contempo gli altri. Gli opposti poi sono correlati perchè ad esempio cercare ossessivamente il "bene" significa condannare ciò che viene ritenuto essere "male" ossia si finisce per auto-ingabbiarsi nelle convenzioni e nelle leggi scambiandoli per assoluti, il vero "bene" ("la virtù somma non si mostra come virtuosa perciò è virtuosa") è invece essere rifugio sia per l'uomo buono che per l'uomo non buono, cosa garantita se si ritorna alla semplicità senza nome del Tao (qui ci sono fortissime somiglianze con la "natura di Budda").

Filosofia Vedanta (specie la variante Adviata e quella "panenteistica"): il nostro modo di vedere le cose con i nostri piaceri e dispiaceri individuali è il Velo di Maya. Il bene e il male sono come il giorno e la notte: ma il giorno e la notte ci sono finché la nostra vista del Sole (il bene) è parziale dovuta al movimento della Terra...se andiamo nello spazio vediamo 24ore/24 il Sole direttamente e ora non c'è più nessun analogo alla notte, quindi visto che il sommo Bene si oppone sia al bene che al male relativi, il somme Bene non è un bene e per questo è chiamato "Sommo Bene". Nuovamente siamo chiamati ad avere una visione che ci trascende, che vede le cose con una prospettiva trascendente ecc. Finiamo per vedere il vero "Bene" Brahman come la natura più profonda di tutti gli esseri (sic! di nuovo!) che è Nirguna ossia trascendente ogni distinzione e ogni concetto. Non siamo più mossi dall'egoismo e quindi abbiamo ottenuto il "vero io" (che visto che non ha più niente di personale è molto simile all'anatman/anatta del Buddha) riconoscendo che "Tam Tvam Asi" (tu sei quello). Nuovamente si vede che buddismo, taoismo e molte scuole vedanta sono filosofie della liberazione: non sono una ribellione alle rappresentazioni e alle convenzioni quanto invece sono prese di conoscenza che sono relative e arbitrarie quindi non ha senso attaccarsi. Questo comune obbiettivo serve per liberarci del giogo del nostro attaccamento-avversione che imprigiona noi e gli altri.
#747
Percorsi ed Esperienze / Re:L'insoddisfazione
30 Luglio 2017, 09:48:14 AM
@ Sari mi sbatterebbero fuori a calci anche a me per la poca disciplina  ;D sono d'accordo che né Buddha né Laozi né Chuang-Tzu si definirebbero "buddisti" o "daoisti" (in particolare il daoismo cominciò a formarsi attorno al 100 a.c. e divenne organizzato attorno al 100-200 d.c., mentre la coppia Tao-Te-Ching e Zhuangzi giravano ormai da un secolo). Perciò sono d'accordo che a volte è meglio camminare da soli, anche perchè come dicevo prima di Arhant non se ne vedono e nemmeno di Laozi che volano a oltre i quattro mari cavalcando un drago (è un po' una battuta delle mie che non fanno ridere  :( ). Anzi troppo spesso l'essere inquadrati porta alla chiusura mentale.


Per Phil: il non attaccamento sembra insensibilità e distacco dalle cose. Sembra sentito così che l'obbiettivo sia fare come fa chi si droga per fare il "trip mentale".  In realtà il non-attaccamento è vedere che tu non hai nessun diritto di possesso sulle cose, che a priori le cose non sono "tue".



Prova a considerare questo esempio. Ti innamori di una ragazza. "Non attaccarsi" significa: avere un rapporto sano con lei, ossia non pretendere che segua le tue pretese e i tuoi desideri, lasciarla libera. In questo modo anche tu sei libero da tutte le sofferenze che comporta la prospettiva egoista mentre lei è ovviamente libera dalle tue pretese. Poi mi pare ovvio che se la ragazza si comporta liberamente in modo favorevole a te siete più felici entrambi.


Quindi: il non-attaccamento significa liberarsi dal gioco attaccamento-avversione e liberare gli altri (cose inaninimate) dalla volontà personale di possesso, di dominio, di controllo. Significa vedere che NIENTE è scontato. In tal modo apprezzi di più le piccole cose perchè d'altronde a questo punto le vedi quasi come un dono.
#748
Grazie Angelo!

se vuoi il problema è che la filosofia diventa "il tutto", i.e. l'assoluto. Sono peraltro d'accordo che il nevrotico non riesce ad uscire dalla "sua mente" - quindi anche se a parole dice di non esserlo è pure egoista, narcisista ecc. In sostanza è come se il nevrotico fosse (con o contro volontà) intrappolato nella sua mente.

Sul "dare importanza"... di nuovo era sottointeso il "troppo". Però anche qui percepisco una sottile linea tra il "troppo" e il "niente" e se devo sceglliere scelgo il "troppo": meglio essere iper-responsabili e soffrirne che essere troppo permissivi. Questo nella parte ossessivo-ansiosa (poi fai conto che certi pensieri intrusivi spesso sono contrari alle proprie credenze. Esempio scemo: non credo davvero che se non controllo 1000 volte di aver chiuso la macchina rimane aperta, ma lo faccio "perchè altrimenti non lo so neanche io").

Per il resto: semmai è interessante vedere il connubbio originalità-nevrosi (ritengo che l'apofenia in dosi "sane" per esempio possa aiutare da questo punto di vista) e nevrosi-conversioni, ossia quanto l'insoddisfazione nobile (per esempio) possa essere fondamentale per un radicale cambio della vita o della visione delle cose :)

Quindi sì: la filosofia causa la nevrosi se la si fa male (nessuno però è nato maestro, quindi affinché ciò non accada ci vuole un lungo cammino), viceversa la nevrosi secondo me può portare ad alcune intuizioni :)

Altra cosa: perchè secondo te succede che uno è attratto da un certo tipo di vita (cosa che impara con la filosofia) e finisce per fallire miseramente nella pratica? Voglio dire il tuo concetto di persona "umile" mi attrae molto e quando provo a metterlo in pratica succedono due cose: o non ci riesco e cado nella frustrazione oppure credo di riuscirci e a tutti gli effetti mi comporto nel modo contrario. Perchè parlo tanto di "abbandonarsi alla corrente", non essere egoista, e poi quando non sto attento e credo di essere egoista lo sono ai massimi livelli e quando sto attento di non esserlo fallisco in modo umiliante. Posso poi meditare, studiare me stesso e cercare di applicare ciò che so e cado negli stessi errori, poi lascio andare il controllo e finisco per fare azioni di cui mi pento. Uffa ahahaha
#749
Inversamente la nevrosi (o la psicosi ma fortunatamente la psicosi non mi è mai capitata  ::) ) può causare la ricerca filosofica.
Depressione: si è scontenti del mondo, della vita in generale, si vede tutto problematico e si cerca di pensare ad una soluzione. Da qui nasce l'idea di fantasticare sul mondo, si creano utopie, idealità ecc
Euforia: in questo caso si è pieni di energia e spesso si tende ad essere interessati alla spiritualità. Ovviamente è uno stato molto seducente e quindi se si legge che "Platone dice che la filosofia porta alla gioia" si finisce per continuare a leggere e ri-leggere libri filosofici.
Dissociazione: in questo caso si è distaccati dalla realtà e paradossalmente o si finisce per essere ancora più distaccati filosofando oppure si usa la filosofia come terapia per tornare al mondo "normale". Se poi la dissociazione ha tratti della "fantasia" allora si creano mondi, ci si interessa di miti, di romanzi ecc e la narrativa è molto legata alla filosofia.
Noia: cosa c'è di meglio per mettersi a pensare ad un problema filosofico - tra cui la noia stessa - quando si è annoiati  8)
Ansia: ecco l'ansia porta alla ricerca della stabilità, della certezza e della sicurezza. Questa intollerranza dell'incertezza che causa anche l'OCD spesso porta al perfezionismo. Si cerca di fare i bravi perchè altrimenti non si è persone degne, si cerca di sapere la verità altrimenti si crede al falso ecc. Si pensa alla morte più di altre persone ecc
Isolamento: l'isolamento porta ad avere interessi ancora più isolanti e la ricerca filosofica d'altronde è isolante.
"Apofenia": se si è predisposti a vedere "pattern", regolarità e a provare piacere nel farlo allora cosa c'è di meglio di una bella e inconcludente ricerca della teoria metafisica (o fisica) del tutto  8)  ovviamente questa apofenia può far avere intuizioni senza senso.


Alcuni individui psicotici spesso sviluppano interesse per la numerologia, la religione, la spiritualità ecc (e molte esperienze spirituali-religiose di ogni tipo possono essere spiegate con la psicosi). Chi ci dice ad esempio che Platone non ha intuito il "mondo vero" con un'esperienza psicotica e poi la teoria delle idee è stato un tentativo di spiegare ciò (lui stesso tra l'altro parla di una forma di "mania divina")?

Quindi epicurus, direi che ho già scritto abbastanza sul supposto legame tra filosofia e nevrosi.
#750
In questa discussione https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/qual-e-il-vostro-scopo-di-torri-d'avorio-e-strade-da-percorrere/ io e l'utente epicurus abbiamo avuto una discussione che reputo molto interessante sul rapporto filosofia e vita. Nel tentativo di spiegare perchè secondo me filosofia (seria) e nevrosi sono quasi inscindibili ho megalomanicalmente messo l'esempio di quanto succede a me (e ancora più megalomanicalmente ho assocciato il mio nome con quello di gente varia tipo Platone, Plotino, Nietzsche, Budda, Wittgenstein e vari altri), Ovviamente la mia è l'esperienza personale ma secondo me c'è davvero uno stretto legame tra la nevrosi e lo spirito filosofico. Possiamo anzi dire che la nevrosi è l'effetto indisiderato della filosofia e la filosofia spesso nasce dalla nevrosi.

Per capire un po' meglio di cosa si tratta riporto ancora il mio esempio. Anzitutto: come la filosofia causa la nevrosi (non necessariamente la cosa è da prendersi negativamente). Facile (OCD= disturbo ossessivo compulsivo nel quale vengono in continuazione proposti pensieri intrusivi che creano ansia):
Dare importanza all'etica, ai principi morali: si finisce per sviluppare una forte conscienziosità, un forte senso di colpa, una umiltà quasi patologica nel confronto con "l'uomo ideale", ci si sente peccatori, si finisce per avere l'OCD di responsabilità o morale (continuare a chiedersi SE si è buone persone o no, chedersi ossessivamente se le proprie azioni possono essere un danno per se o per gli altri o no, mirare all'impossibile traguardo dell'infallibilità etica).
Dare importanza alla ricerca della verità: OCD esistenziale-filosofico nel quale ci si chiede in continuazione se il mondo esiste, se l'io esiste, se Dio esiste, qual è la verità. Poi si arriva a continuare a leggere e ri-leggere libri per scoprire teorie nuove, per testare le nostre concezioni sul mondo, per continuare a confrontarsi. Rischio: da una parte la depressione perchè il compito è impossibile e isolante, dall'altro si rischia di auto-esaltarsi per intuizioni più o meno fondate.
Dare importanza alla filosofia della religione-spiritualità: nuovamente OCD religioso e/o scrupolosità (pensare ossessivamente al senso della vita, chiedersi ossessivamente ad esempio se Dio ci manderà all'inferno o no, chiedersi se si rischia di reincarnarsi in qualche reame basso, continuare a pensare alla morte e spaventarsi dinanzi all'Oblio ecc), OCD esistenziale (come sopra, qui aggiungo col continuare a soffermarsi sulla quantità di sofferenza che esiste nel mondo, continuare a essere terrorizzati dalla condizionalità dell'esistenza ecc), dissociazione nella quale visto che si è più o meno gli unici a essere colpiti da queste ossessioni alla fine ci si "distacca" dalla realtà, stati di grande euforia (sentirsi uniti col Tutto, sentirsi liberi e leggeri come l'aria in modo da non riuscire nemmeno a fare le mansioni quotidiane per un sacco di tempo, sentirsi estremamente creativi e essere contenti delle proprie intuzioni più o meno fondate). Non io ma ho letto che molte persone con deliri di grandezza o paranoia o forte depressione sono anche molto predisposti ad essere interessati alla spiritualità.
In generale essere più consapevoli delle cose, quindi fare caso a problemi che altri non vedono. Avere pensieri a mille, essere dei sognatori ad occhi aperti, vedere che le cose possono essere meglio e avere forte tendenze idealistiche. Sicuramente altre cose che non mi vengono in mente

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