Citazione di: fabriba il 02 Settembre 2025, 16:22:03 PMUna contingenza che posso provare a mettere sul "tavolo degli imputati" è la domocratizzazione dell'influenzaRaccolgo al volo questo tuo refuso, forse persino più fertile e significativo di quanto potesse essere la parola che intendevi scrivere, «democratizzazione». Domo-cratizzazione, mischiando greco e latino, è il potere (kratos in greco, traducibile anche come governo) della casa (domus, in latino).
L'illuminismo ha costruito i luoghi ufficiali del "libero pensiero", della razionalità e del sapere, con le università che andavano pian piano a scalzare i monasteri come centri di cultura e ricerca, le scuole e i giornali che iniziavano a "ingranare la marcia" e la stampa che diventava un po' più rapida e libera da censure, anche se non ovunque (vado a memoria, ma dovrebbero essere tutti processi, se non nati, almeno ispirati e potenziati dallo spirito illuminista). Il post-illuminismo di fine millennio, sovverte questa "sacralità laica" dei luoghi ufficiali del sapere, in favore di una elaborazione "casalinga", o appunto "domocratica": sia in termini di religioni e opinioni "fatte in casa", sia in termini di raggiungere e "formare" l'opinione pubblica, anche su tematiche settoriali, arrivando direttamente a casa, prima con la TV poi con Internet (con le dovute differenze autoriali e autorevoli). La casa va intesa qui come luogo generalista, in cui l'uomo non pratica un lavoro in cui è competente (non me ne vogliano le casalinghe), come sfera privata da cui si guarda e ascolta il mondo. E così, ascoltando le avventure scientifiche, opinioni più o meno informate, successi e fallimenti, si scopre (dal divano di casa e in coerente sviluppo del crescente mood postmoderno di cui sopra) che la scienza non è perfetta. Mentre nell'illuminismo la si credeva infallibile, portentosa, omniesplicativa e priva di angoli ciechi, dopo il novecento è diventato sempre più di dominio pubblico che non è sempre così, che anche la scienza ha i suoi tempi lunghi (a chi piace aspettare per una soluzione?) e i suoi passi falsi; come in fondo è da sempre, con la differenza che ora ne parlano tutti e tutti lo sanno, anche coloro che, spostati con la macchina del tempo a due secoli fa, non se ne sarebbero minimamente interessati o curati.
Come è noto, dal disincanto (la scienza non è il nuovo Dio) alla sfiducia il passo è breve, ma andrebbe quantomeno tenuta presente la complessità, tecnica oltre che concettuale, di alcune questioni che la scienza si trova ad affrontare. E sarebbe una leggerezza sostenere che anche nei tempi passati la scienza affrontava sfide parimenti impegnative proporzionalmente a quei tempi, perché la possibilità di errore in procedure che richiedono molti passaggi, molti strumenti, molti calcoli e poco controllo diretto, non è a mio avviso paragonabile a quella di studi meno articolati, pur se basati su conoscenze meno approfondite e strumenti più primitivi.
